Le disuguaglianze della sanità Latina 3 ott 2018Franco Brugnola
La sanità in provincia di Latina a distanza di 50 anni dalla riforma ospedaliera e a 40 da quella sanitaria. Nonostante gli anni trascorsi ci sono ancora profonde diseguaglianze e i cittadini non godono dello stesso livello dei servizi della Capitale, ma ci sono profonde diseguaglianze legate alle condizioni economico sociali, all'istruzione, all'età, alle distanze, ecc.
Le disuguaglianze della sanità Latina 3 ott 2018Franco Brugnola
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Un analisi dei numeri. Ecco cosa rappresenta questa presentazione. Leggendo questi dati, possiamo farci un'idea sicuramente più autentica di quali siano le necessità e di come affrontare le spese.
Sbilanciamoci Tour. Il bilancio della Regione Basilicata raccontato ai ragazz...Michele Franzese
Il bilancio regionale smontato e raccontato ai ragazzi con disegni e infografiche. Un viaggio reale nelle scuole della Basilicata per spiegarlo e renderlo fruibile.
Fondi europei: l'impegno della Regione in provincia di FrosinoneRegioneLazio
La Regione ha investito 2,2 miliardi da bilancio 2013-2015 a enti pubblici e amministrazioni locali della provincia di Frosinone. Tanti gli interventi programmati
Abolito il ticket regionale, più giustizia per le personeRegioneLazio
Dal 1° gennaio 2017 i cittadini del Lazio non dovranno più pagare il contributo fisso aggiuntivo al ticket nazionale, e potranno risparmiare 20 milioni di euro. Dopo anni di sacrifici sulle spalle delle famiglie, abbiamo invertito rotta. È stato possibile solo grazie al percorso di risanamento che stiamo portando avanti
Intervento di Mariano Bella, Direttore Ufficio Studi Confcommercio-Imprese per l'Italia, al convegno "Meno tasse, meno spesa. Binomio della ripresa" - 22 luglio 2015
marco stradiotto del pd analizza l'imu pagata nel 2012 nei diversi capoluoghi d'italia e giunge alla conclusione che le rendite catastali sperequate e i coefficienti e le detrazioni uguali per tutti hanno determinato una situazione di ingiustizia e di iniquità. e proprio da questa anilisi si dovrebbe partire per riformare l'imu
Seminario Istat, Aula Magna, Roma 18.11.19
Disuguaglianze nella mortalità: cosa possiamo
sapere in più dall’integrazione delle fonti?
via Cesare Balbo 16
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Il Progetto di una maggiore autonomia nell’alveo culturale della sussidiarieta e del pragmatismo, superando le amnesie storico-politiche ed il populismo venetista
2. LE RAGIONI E I LIMITI DEL
DECENTRAMENTO POLITICO
1. La diversità della “domanda” di servizi e di intervento
pubblico sul territorio che trae origini da specificità:
• culturali: linguistiche, sociali, storiche….
• territoriali: insularità, montagna,…
2. La migliore capacità di governo e amministrazione su scala
locale
LE PREMESSE:
LE ATTESE:
1. Più efficienza in termini di rapporto fra domanda e offerta
locale per livelli, qualità e composizione delle politiche
pubbliche
2. Possibilità di sperimentare soluzioni innovative
3. Creazione di un contesto “competitivo” fra i diversi governi
3. I LIMITI:
1. Potenziale eterogeneità negli esiti dell’intervento pubblico
per livelli, composizione e qualità fra territori
2. Complessità del finanziamento di sistemi di governo su più
livelli – imposte locali, tariffe, trasferimenti
3. Possibili conflitti fra istituzioni
4. Problemi di coordinamento
5. Costi maggiori di funzionamento per la presenza di una
molteplicità di istituzioni – costi della politica e
dell’amministrazione
LE RAGIONI E I LIMITI DEL
DECENTRAMENTO POLITICO
4. L’AUTONOMIA REGIONALE NELLA COSTITUZIONE
Art.116
……………..
Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117
e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione
della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della
Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princIpi di cui all’articolo 119. La legge e` approvata dalle
Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.
(le materie a legislazione concorrente– ragionevoli (?) in rosso)
Ex art. 116: Giudici di pace; determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e
sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; norme generali sull’istruzione
Ex art. 117:
Rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del lavoro;
istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione dell’istruzione e della formazione
professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi;
tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e
aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto
e distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza
pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di
attivita` culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario
e agrario a carattere regionale.
(le modalità)
Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione
dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato
5. EQUITÀ DELLA SPESA E DEL PRELIEVO PUBBLICO:
LE IMPLICAZIONI TERRITORIALI
1. Equità previdenziale:
• i contributi sociali e le prestazioni previdenziali risulteranno più elevati della media nei territori
con un mercato del lavoro più favorevole, ovvero dove il reddito aggregato risulta più elevato;
• le esigenze di tutela dei soggetti più deboli (art.38), comporteranno una spesa di carattere
assistenziale - a garanzia dei livelli essenziali e a carico dello Stato e della fiscalità generale ( art.
117, lettera m) - relativamente più elevata nei territori economicamente meno sviluppati.
2. Equità territoriale:
• il prelievo locale sarà maggiore dove gli imponibili sono relativamente più elevati e, a parità di
imponibili, dove la volontà locale richiederà un prelievo relativamente maggiore ( art.119,
comma 1 e 2 )o più corretti saranno i comportamenti fiscali (evasione);
• la spesa locale sarà superiore ai livelli garantiti dallo Stato ( art. 117, lettera m) per effetto di
un reperimento locale di risorse relativamente maggiore e per il diverso ricorso al debito;
3. Equità nazionale:
• il prelievo erariale sarà più elevato nelle regioni dove maggiori sono gli imponibili (art.53);
• la spesa statale risulterà indipendente dal prelievo e unicamente condizionata dai fabbisogni
(art. 3);
• a parità di altre condizioni territoriali, le esigenze connesse alla perequazione, allo sviluppo
(art. 119, comma 3 e 5 ) e alla garanzia dei livelli essenziali ( art. 117, lettera m)
comporteranno una spesa statale a carattere redistributivo in favore delle aree svantaggiate.
6. EQUITA’ NAZIONALE CON ASSETTI
ISTITUZIONALI DIFFERENZIATI
1. In una “normale”regione a statuto ordinario, la spesa statale sul
territorio avrà una componente di intervento diretto e una di devoluzioni
e trasferimenti ai governi locali che, a parità di fabbisogni, tenderà ad
essere la stessa in tutte le realtà comparabili;
2. In una regione a statuto differenziato, con le stesse caratteristiche e
fabbisogni rilevanti di una ordinaria, avremo invece un intervento diretto
dello Stato di minore entità, associato ad un più grande volume di
devoluzioni e/o trasferimenti in favore dell’autonomia regionale;
3. Il totale della spesa statale per interventi diretti, per trasferimenti e
devoluzioni dovrà essere comunque lo stesso in tutte le realtà
considerate simili per fabbisogni;
4. Una comunità potrà avere una spesa più elevata solo se questa verrà
alimentata da un corrispondente flusso di risorse generato da decisioni
locali in merito a tributi regionali e comunali, oppure alle tariffe dei
servizi.
11. UNA SPIEGAZIONE PIU’ PRECISA
Stastiche di Regressione Spesa statale Centro Nord 1
R 0,97452
Quadrato R 0,94969
Quadrato di R adattato 0,92957
Errore Standard 104,84353
Numero Totale dei Casi 8
SPESA PC netto previdenza = 3368,2214 - 0,0917 * POPOLAZIONE + 1338,7434 * Montagna
Coefficienti
Errore
Standard LCL UCL t Stat Livello p
H0 (2%)
rifiutato?
Segmento 3.368,2 91,45383 3.060,48565 3.675,95709 36,82975 0, Sì
POPOLAZIONE -0,091 0,01466 -0,14107 -0,0424 -6,2566 0,00153 Sì
Montagna 1.338,7 288,10058 369,3051 2.308,18168 4,64679 0,0056 Sì
Stastiche di Regressione Spesa statale Centro Nord 2
R 0,93853
Quadrato R 0,88083
Quadrato di R adattato 0,83317
Errore Standard 161,3638
Numero Totale dei Casi 8
SPESA PC netto previdenza = 2310,2367 + 105,6067 * SUPERF./POPOL + 2298,1882 * Montagna
Coefficienti
Errore
Standard LCL UCL t Stat Livello p
H0 (2%)
rifiutato?
Segmento 2.310,2 182,57371 1.695,8889 2.924,5844 12,65372 0,00005 Sì
SUPERF./POPOL 105,6 28,5988 9,37369 201,83962 3,6927 0,01411 Sì
Montagna 2.298,2 421,12184 881,14264 3.715,2337 5,4573 0,00281 Sì
12. LE IMPLICAZIONI
La spesa per la produzione dei servizi risulta al 90% influenzata anche dall’estensione
e dalla natura del territorio, e non solo dal numero degli abitanti.
Pertanto, in base a quanto osservato nei territori delle regioni ordinarie del centro-
nord (Lazio escluso), la spesa pro capite:
1. è superiore di un importo fra i 1.300 (modello1) e i 2.300 euro (modello 2) per
ogni residente in zone di montagna;
2. è più elevata nei territori meno abitati: una regione con 1 milione di abitanti in
meno rispetto alla regione media, vede crescere la spesa statale pro capite di 90
euro per residente (modello 1); per ogni km quadrato in più ogni 1000 abitanti, la
spesa cresce di 105 euro pro capite (modello 2).
Una regione come la Liguria, che ha il 50% della popolazione che risiede in montagna
avrà un fabbisogno di spesa fra i 600 e i 1.100 euro in più per abitante; l’Umbria che è
una regione relativamente estesa ma poco abitata, avrà invece un maggior fabbisogno
di 600 euro pro capite. Per contro il Veneto, densamente abitato e con poca
popolazione di montagna, ha un risparmio di circa 600 euro pro capite, rispetto alla
media del centro nord.
13. SPESA EFFETTIVA E SPESA STANDARD : SE TUTTI – speciali
comprese- FOSSERO TRATTATI COME I TERRITORI DELLE
REGIONI ORDINARIE DEL CENTRO-NORD
SPESA
EFFETTIVA
CORRETT.
1 ( pop. e
montagna)
CORRETT.
2(densità e
montagna)
SPESA
STANDARD 1
SPESA
STANDARD 2
DIFF. 1 pro
capte
DIFF. 2 pro
capte
Abruzzo 12.865.891 -727.932 -917.142 12.015.979 12.205.190 641 498
Basilicata 5.512.219 -488.736 -1.190.344 5.370.622 6.072.230 247 -976
Calabria 20.512.600 -822.781 -1.028.013 17.591.055 17.796.287 1.483 1.378
Campania 50.870.724 918.199 2.452.026 48.869.983 47.336.156 342 604
Emilia Romagna 33.051.951 240.204 782.710 37.611.578 37.069.072 -1.025 -903
Friuli Venezia Giulia 12.897.406 -312.447 12.343 10.704.480 10.379.690 1.796 2.062
Lazio 58.841.003 1.016.288 2.211.192 49.092.042 47.897.138 1.656 1.859
Liguria 16.089.582 -1.296.923 -1.110.340 14.665.899 14.479.316 906 1.025
Lombardia 56.874.350 4.814.823 3.143.760 80.351.863 82.022.926 -2.346 -2.513
Marche 13.204.247 -382.985 13.565 13.519.642 13.123.091 -204 53
Molise 3.207.841 -289.387 -568.162 2.944.601 3.223.375 844 -50
P.A. di Bolzano 5.943.181 -827.105 -1.565.612 5.259.660 5.998.167 1.312 -106
P.A. di Trento 5.622.268 -853.770 -1.460.236 5.433.813 6.040.279 350 -777
Piemonte 37.543.328 -186.295 -235.247 37.664.508 37.713.460 -28 -39
Puglia 37.604.615 300.538 1.210.787 34.394.367 33.484.117 787 1.011
Sardegna 18.555.176 -318.970 -1.333.008 14.429.001 15.443.039 2.488 1.877
Sicilia 50.830.032 1.927 -85.420 43.177.821 43.265.169 1.508 1.491
Toscana 31.937.564 -496.765 -552.772 32.359.960 32.415.966 -113 -128
Umbria 8.366.717 -381.139 -493.959 7.964.700 8.077.521 451 325
Valle D'aosta 1.525.576 -206.778 -530.783 1.290.293 1.614.297 1.848 -697
Veneto 34.381.117 300.034 1.244.654 41.525.519 40.580.900 -1.454 -1.261
ITALIA 516.237.386 -0 -0 516.237.386 516.237.386 -0 -0
Spesa standard: pro capite uguale in tutte le regioni + correttivo fabbisogni
14. MAGGIORE O MINORE SPESA EFFETTIVA SU SPESA
STANDARD 1 E 2 migliaia Euro
-OVVERO IL COSTO DEL SOSTEGNO AL SUD E DEI SERVIZI CENTRALI-
CIRCOSCRIZIONI
SU SPESA
STANDARD 1
SU SPESA
STANDARD 2
MEDIA PRO
CAPITE
NORD -30.578.856 -31.969.350 -1.127
CENTRO (netto Lazio) -335.774 -108.050 -36
SUD e ISOLE 30.914.630 32.077.400 1.319
LAZIO/ROMA 9.748.961 10.943.865 171
15. LA SPESA STATALE IN VENETO:
ALTA, BASSA O GIUSTA?
VALORI ASSOLUTI
milioni di euro
PRO CAPITE
euro
1 SPESA STANDARD MEDIA 41.053 8.352
2 SOSTEGNO SUD 5.538 1.127
3 LAZIO/ROMA 838 171
5=1-2-
3
SPESA STANDARD CORRETTA 34.676 7.055
4 SPESA OSSERVATA 34.381 6.995
5-4 DIFFERENZA 296 60
16. DAL DIRITTO ALLAUTONOMIA AL DIRITTO ALL’ ATTUAZIONE:
LE AUTONOMIE SPECIALI E IL CASO DEL TRENTINO ALTO ADIGE
Gli statuti delle regioni a Statuto speciale prevedono l'emanazione di norme di attuazione delle competenze
statutarie e stabiliscono la procedura da seguire in merito. Sono emanate con decreti del Presidente della
Repubblica, sentita una commissione paritetica e dopo la relativa deliberazione del Consiglio dei ministri. Per il
Trentino A.A. detta commissione si compone di dodici elementi, di cui sei in rappresentanza dello Stato, due in
rappresentanza del Consiglio regionale, due del Consiglio della Provincia autonoma di Trento e due del Consiglio
della Provincia autonoma di Bolzano. Tre componenti devono appartenere al gruppo linguistico tedesco.
All'interno di questa Commissione dei Dodici, che è competente per tutte le questioni concernenti le due Province
di Bolzano e Trento oppure la Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, vi è una commissione speciale per le norme di
attuazione riferite alle materie di competenza della Provincia di Bolzano. Dette commissioni non si limitano a un
mero esame delle bozze di norme di attuazione elaborate dagli organismi governativi competenti, ma hanno un
ruolo attivo nella loro preparazione.
Le norme di attuazione avrebbero dovuto essere emanate entro due anni dall'entrata in vigore dello Statuto di
autonomia, ma vista la complessità della materia non è stato possibile. Per questo motivo, il periodo di tempo nel
quale sono state emanate delle norme di attuazione va dal 1973 ad oggi e sulla base del concetto di "autonomia
dinamica" nonché vista la necessità o l'opportunità di modificare norme di attuazione già emanate, questo
processo non può dirsi mai concluso.
I componenti della commissione sono normalmente scelti fra parlamentari ed esponenti politici.
Dal 1948 al 2017: 182 norme di attuazione relative a 198 argomenti
Esempio Norme di attuazione della competenza in materia di Istruzione: d.p.r. 10 febbraio 1983, n. 89; d.p.r. 26
ottobre 1987, n. 510; d.p.r.15 luglio 1988, n. 301; d.p.r. 15 luglio 1988, n. 405; d.lgs. 16 marzo 1992, n. 265; d.lgs.
16 marzo 1992, n. 267 - art. 14; d.lgs. 16 dicembre 1993, n. 592 - art. 2; d.lgs. 24 luglio 1996, n. 433; d.lgs. 24 luglio
1996, n. 434; d.lgs. 25 luglio 2006, n. 245; d.lgs. 25 luglio 2006, n. 250; d.lgs. 18 luglio 2011, n. 142
17. QUALE MODELLO DI FINANZIAMENTO:
devoluzione dei tributi erariali versus trasferimenti
ART. 119
Ipotesi 1: La devoluzione dei gettiti:
( Le Regioni ) Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile
al loro territorio.
Quali tributi scegliere
Come quantificare il gettito riferibile al territorio
Quote di compartecipazione uniformi e differenziate per tipo di tributo
Revisione periodica o valori immutati nel medio-lungo termine?
Meccanismi di salvaguardia nel caso di crisi economica locale?
Ipotesi 2: I trasferimenti
…. per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato
destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinat(e)
Regioni.
• Trasferimenti quantificati in base alla spesa storica o ai costi standard
• Fissati di anno in anno dalla legge di Bilancio dello Stato?
18. LA QUANTIFICAZIONE ORIENTATIVA DELLE SPESE E DELLE
COMPARTECIPAZIONI PER IL VENETO
SPESE STATALI TRASFERIBILI ALLA REGIONE
Trasf. a imprese 268
Istruzione 3.644
di cui personale 2.711
Cultura 154
Università 542
Trasporti 295
Ambiente 45
Abitazioni 435
VV.FF. 122
Invalidi civili 850
TOTALE 6.355
TRASFERIMENTI DA TRASFORMARE IN COMPARTECIPAZIONI
Trasferimenti alla Regione 6.320
Trasferimenti ai Comuni 1.173
TOTALE NUOVE COMPETENZE 13.848
GETTITI TRIBUTI ERARIALI
Irpef 13.939
Indirette 15.700
Altre 29.640
TOTALE GETTITI 39.948
QUOTA COMPARTECIPAZIONI (competenze/gettiti) 35%
19. LE EFFETTIVE COMPARTECIPAZIONI IN TRENTINO
DOPO LE REVISIONI DEI RAPPORTI CON LO STATO*
2015
Gettiti tributi statali 4.159.486
Compartecipazioni lorde 3.775.328
Quota compartecipazioni lorde 90%
Solidarietà nazionale -452.500
Compartecipazioni riscosse 3.322.828
gettiti arretrati -433.420
riserve all'erario 105.983
Compartecipazioni nette 2.995.391
Spese nette competenze statali extra-statuto -282.372
Opere idrauliche, motorizzazione civile, viabilità ANAS, ecc. -250.000
Università –FFO -82.372
Comuni di confine -40.000
Trasferimenti statali per deleghe 50.000
Compartecipazioni corrette 2.673.019
Quota compartecipazioni 64%
Correttivi – media 1 e 2 -1.157.003
Quota compartecipazioni corretta 36%
* Accordo di Milano 2009 e Patto di Garanzia 2014; Non si tiene conto degli oneri relativi a competenze –
es. Istat e Tavolare – che non sono previste come assegnabili alle regioni ordinarie ex art. 116
20. PERCHÉ LO STATO DOVREBBE RINUNCIARE AI
PROPRI POTERI IN FAVORE DELLA REGIONE?
Scala nazionale:
1. La gestione centralizzata/statale dell’intervento pubblico non è garanzia di uniformità degli
esiti in tutti i territori ( es. scuola, giustizia, università);
2. Se una gestione locale risulta migliore di quella statale, l’efficienza complessiva della nazione
aumenta;
3. Nel lungo termine localmente si genera una crescita economico/sociale più elevata, con
evidenti benefici in termini di risorse finanziarie a vantaggio anche della comunità nazionale.
Scala locale:
1. La volontà locale è condizione necessaria ma non sufficiente: chi non vorrebbe più
autonomia?
2. Le imposte pagate localmente “coprono” totalmente i fabbisogni di spesa trasferita;
3. Particolare struttura sociale e culturale – capitale sociale;
4. Preferenze locali in materia di intervento pubblico sensibilmente diverse da quelle altrove
osservate e lontane da quelle “nazionali”;
5. Presupposti oggettivi da cui emerga una capacità amministrativa locale superiore alla media:
• Innovazione nelle politiche;
• Fare meglio con le stesse risorse degli altri;
• Più soddisfazione da parte dei cittadini
IL PATTO: L’autonomia non è per sempre; Se nel medio-lungo termine i risultati locali
“abbassano” la media nazionale, lo Stato deve riappropriarsi dei propri poteri
21. UN BILANCIO DI LUNGO PERIODO
DELL’AUTONOMIA IN TRENTINO ALTO ADIGE
LA SITUAZIONE DEL 1951
22. 22
L’EVOLUZIONE ECONOMICA
UN BILANCIO DI LUNGO PERIODO
DELL’AUTONOMIA IN TRENTINO ALTO ADIGE
PRO CAPITE VALORI ASSOLUTI
1938* 1951* 1971* 2015 2015/1938 2015/1951 2015/1971 2015/1938 2015/1971
TRENTO 85,7 99 98,2 127,9 149,3 129,2 130,3 151,4 146,6
BOLZANO 108,6 113,4 104,5 152,1 140,1 134,1 145,6 171,5 164,6
TAA 95,1 105,8 101,3 139,8 146,8 132,2 138 164,3 155,7
FRIULI V.GIULIA 118,7 111,4 100,3 107,8 90,8 96,7 107,5 69,8 96,4
VALLE D'AOSTA - 158 135,4 126,8 - 80,3 93,7 - 112,9
SICILIA 71,8 58,1 70,1 63,1 87,9 108,6 90 98,3 86,9
SARDEGNA 82,6 63 84,8 71,4 86,4 113,3 84,2 76,7 84,4
PIEMONTE 138,8 146,7 121 106,8 76,9 72,8 88,2 69,4 78,3
LIGURIA 167,9 161,6 116,2 112,6 67 69,6 96,9 50,1 73,1
LOMBARDIA 139 153,1 133,8 132,7 95,5 86,7 99,2 114,2 103,9
VENETO 84 98,1 99,4 114 135,8 116,3 114,7 131,1 122
EMILIA ROMAGNA 104,1 111,8 114 124,1 119,2 111 108,9 110,9 112
CAMPANIA 82 69,2 71,2 63,6 77,5 91,8 89,3 85,6 92,1
PUGLIA 71,8 65 75,1 63,5 88,4 97,7 84,5 95,2 85,7
ITALIA 100 100 100 100 100 100 100 100 100
* Dati elaborati su fonte: A. Brunetti, E. Felice, G. Vecchi, Reddito in G. Vecchi, In ricchezza e in povertà il benessere degli italiani dall'Unità ad oggi, il
Mulino, Bologna 2011. La stima dei valori provinciali di Trento e Bolzano per il 1938, il 1951 e il 1971 è avvenuta ripartendo il PIL della regione Trentino
Alto Adige in base alla composizione e al numero di attivi ai censimenti dell'epoca.
23. Incremento
popolazione
1971-2015
Variazione % pop.
in montagna
1971-2015
Tasso di
mortalità 2015
Speranza di vita alla
nascita 2015
Distribuzione
del reddito
Indice Gini
Trentino A. Adige 111,5 25,4 82,7 101,1 85,7
Trento 111,8 25,6 84,6 101,4 82,5
Bolzano 111,2 25,2 80,8 100,9 89,0
Valle d'Aosta 104,9 17,5 107,7 98,4 85,0
Lombardia 104,1 10,8 91,3 100,6 97,2
Liguria 76,6 -23,1 132,7 99,8 96,6
Veneto 106,3 -4,3 82,7 100,7 84,7
Friuli V. Giulia 90,3 -18,6 111,5 99,8 84,0
Emilia Romagna 103,1 -11,7 106,7 101 93,3
Sicilia 96,9 -8,3 100 99,1 114,7
Italia 100,0 -3,5 100,0 100,0 100,0
UN BILANCIO DI LUNGO PERIODO
DELL’AUTONOMIA IN TRENTINO ALTO ADIGE
DEMOGRAFIA E CONDIZIONE SOCIALE
24. REGIONI
Variazione
incidenza Pil
1971-2011
Gettiti tributi erariali
2014/15
Quota relativa a
diversa crescita Pil
Idem pro capite
Valle d'Aosta 12,90% 1.022.388 116.818 917
Trentino 46,60% 4.159.486 1.322.183 2.457
Alto Adige 64,60% 4.795.973 1.882.259 3.614
Friuli Ven.Giulia -3,60% 8.683.515 -324.281 -266
Sicilia -13,10% 19.170.034 -2.889.844 -570
Sardegna -15,60% 7.264.396 -1.342.708 -810
Piemonte -21,70% 31.229.396 -8.654.890 -1.965
Liguria -26,90% 11.982.537 -4.409.443 -2.807
Lombardia 3,90% 87.340.529 3.278.422 328
Veneto 22,00% 35.454.351 6.393.408 1.301
Emilia Romagna 12,00% 34.977.358 3.747.574 843
Campania -7,90% 23.069.913 -1.978.852 -338
Puglia -14,30% 14.461.813 -2.413.115 -592
Italia - 384.137.760 - -
UN BILANCIO DI LUNGO PERIODO
DELL’AUTONOMIA REGIONALE
GLI EFFETTI SULLE ENTRATE TRIBUTARIE STATALI
29. F. SABATINI - Il capitale sociale nelle regioni italiane: un’analisi comparata
RIVISTA DI POLITICA ECONOMICA APRILE-GIUGNO 2009
30. F. SABATINI - Il capitale sociale nelle regioni italiane: un’analisi comparata
31. 40
50
60
70
80
90
100
110
120
130
140
0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35%
NUMEROINDICEPILPERABITANTE-ITALIA100
TASSO DI ANALFABETISMO AL CENSIMENTO 1951
REGIONI ITALIANE - TASSO DI ANALFABETISMO 1951
E MEDIA PIL PER ABITANTE 2009
TRENTINOA.A.
LOMBARDIA
PIEMONTE
FRIULI
LIGURIA
VENETO
EMILIA R.
LAZIO
TOSCANA
MARCHE
UMBRIA
ABRUZZO
MOLISE
SARDEGNA
CAMPANIA
PUGLIA
SICILIA
BASILICATA
CALABRIA
REGIONI ITALIANE – TASSO DI ANALFABETISMO NEL
1951 E PIL PER ABITANTE NEL 2011
PILPROCAPITE
36. ITALIA 815.701 744.437 71.264
DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA
CONTO CONSOLIDATO DELLE
AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE
Anno 2015 – milioni di euro
Incassi finali 806.502
Pagamenti finali 858.510
Saldo -52.008
+71.264
37. ITALIA 815.701 744.437 71.264
DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA
CONTO CONSOLIDATO DELLE
AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE
Anno 2015 – milioni di euro
Incassi finali 806.502
Pagamenti finali 858.510
Saldo -52.008
Il debito pubblico italiano diminuisce di
71,26 miliardi di euro – secondo la
stessa fonte – CONTI PUBBLICI
TERRITORIALI - i conti pubblici italiani
sono in avanzo da 20 anni e dunque… il
debito pubblico italiano non solo non
esiste ma lo Stato presta soldi ad altri!
Il debito pubblico italiano nel 2015
aumenta di 52 miliardi di euro