1. Lele Rozza <lelerozza@gmail.com> - Queste slide sono rilasciate
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stesso modo 2.5 Italia
mercoledì 28 aprile 2010
2. Se vidicono che è
semplice non
credeteci.
Se vi dicono che è
difficile, sfidateli.
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3. La storia dell’uomo è accompagnata
ordinare il
da metodi per
mondo fisico. Ordinare il mondo
fisico è una necessità per
superare la paura
ignoto
dell’ .
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4. La società “Fordista” permetteva
un racconto liscio, con categorie
larghe ed omnicomprensive, un racconto
estremamente lineare e rassicurante.
L’era Fordista è terminata
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5. La società della
conoscenza si caratterizza per una
notevole specializzazione,
complessità, insicurezza, le cose
cambiano rapidamente, è difficile cogliere
il racconto complessivo.
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6. “In quanto essere umani
riusciamo a gestire solo una limitata
quantità di informazioni
senza esserne travolti”
M.Gladwell “The tipping point”
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7. società della
Nella
conoscenza tutti molto
specializzati, tutti flessibili, tutto
liquido, niente certezze,
diventa
niente disegno complessivo
comprensibile.
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8. specializzazione dei
Il grado di
“professionisti” li rende dei novelli
“stregoni”, c’è una
compartimentizzazione delle
conoscenze, ci si accontenta di
conoscenze rassicuranti,
distanti dal reale.
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9. Modelli (rassicuranti) di
rappresentazione della realtà finiscono per
complicare i processi.
Spesso si creano procedure per
distribuire responsabilità, non per
risolvere effettivamente i problemi.
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10. Il valore è quello
percepito. E’ necessario
diventare portatori di
valore , per i clienti, per i
partner, per i datori di lavoro
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11. Il cliente, spesso, non
sa cosa può ottenere,
non sa quanto vale
quello che gli serve.
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12. Le richieste si basano su
desiderata che non sono
chiari (al cliente per primo), e non sono
problema
risolutivi rispetto al
posto.
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13. a ciascuno il suo
valore
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14. Va creato un punto di
contatto, va individuato un
terreno comune, e va deciso un
linguaggio condiviso,
per arrivare all’obiettivo.
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15. “care givers”
analizziamo una situazione attiviamo
un percorso
condiviso per
sciogliere i nodi. Ci
occupiamo delle esigenze dei
committenti.
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16. Si analizzano ed affrontano I problemi un pezzo
per volta, si lavora per iterazioni successive, ogni
volta che c’è valore si mette a disposizione per il test. I
test portano a cambiare rotta, rivedere passaggi,
riconsiderare scelte già fatte. In questo modo possiamo agire
con tempestività, in questo modo non ci sono
difficoltà a reinterpretare i progetti, possiamo ottenere
delle soluzioni per le esigenze di chi ci commissiona le
attività.
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17. L’imperfezione è una
fonte di ricchezza, non “chiudere”
la conoscenza, valuta
l’ intercomplessità”, ovvero le
interazioni che avvengono tra i vari
attori.
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18. Il valore deriva dalla conoscenza
verticale dei professionisti che incontra e
dalla conoscenza verticale di chi deve
utilizzare un’applicazione per delle
esigenze e specifiche
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19. Ripristinare un ordine, sembra
rendere il mondo abitabile,
non è così se l’ordine è
sovrastrutturale e complicante. Una
gerarchia rigida e definita è
rassicurante, se non crea più
problemi di quanti non ne risolve.
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20. Meglio un mondo
“ordinato”
(tranquillizzante); oppure una
descrizione effettiva della
realtà (una soluzione ai reali
problemi)?
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21. Una mappa ordinata
nasconde più cose di quante non
ne mostri. E spesso molte persone
finiscono per ascoltare gli echi
amplificati delle loro voci,
convinti che il mondo intero sia
quella cosa che ascoltano.
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22. La conversazione è un processo
bilaterale (polilaterale) che funziona se la
disposizione all’ascolto è compiuta.
Funziona se il modello di partenza è
sufficientemente poco prescrittivo da
poter essere messo in discussione. E’ molto
difficile, forse è possibile.
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23. Ogni progetto è un viaggio che
ha una meta e una strada tutta da scoprire.
Costruire un progetto comporta
discutere, provare, fare errori e gestirli, e
quanto più chi commissiona il progetto e chi lo
sviluppa stanno dalla stessa parte e, tanto
risultato
prima, si arriverà ad un
soddisfacente.
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24. “Recintare la conoscenza nella
società
dell’informazione
diminuisce il nostro potere, perché
diminuisce la nostra
presenza.”
(D. Weinenberg, Elogio del disordine”)
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