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Sindacato Lavoratori Comunicazione
Roma, 8 Novembre 2016
A Tutte le strutture
Area Servizi
Leggiamo sulla stampa, specializzata e non, dell'offerta che si sta perfezionando in questi
giorni di acquisto di Pioneer da parte di Poste Italiane.
Poste, Anima e Cdp, parrebbero intenzionati, insieme, ad offrire 3,4 miliardi per l'acquisto e
l'offerta dovrà essere approvata in consiglio di amministrazione il 9 novembre in vista della
scadenza per la presentazione delle offerte vincolanti (10 novembre).
Per completare l'operazione i tre potenziali acquirenti costituirebbero una società ad hoc
lasciando un 10% di azioni a disposizione di un altro socio, Aberdeen, società di gestione
patrimoniale.
Ed allora ci sorgono dubbi e preoccupazioni, gli stessi che abbiamo reiteratamente posto
all'attenzione dell'Amministratore delegato del Gruppo.
La prima domanda la facemmo a ridosso dell'acquisizione del 10,3 % di azioni di Anima.
Ne chiedemmo la ratio, avendo già all'interno del Gruppo Poste una SGR ( società di gestione
del risparmio). Non sarà un aiuto improprio a MPS, pensammo?
Ci fu risposto, con la supponenza di chi sa, che si trattava di una operazione industriale.
Può darsi che noi si capisca poco di mercati finanziari ma i conti li sappiamo fare e come
leggere i progetti industriali è il nostro abbecedario: la quota detenuta da Poste in Anima vale
in Borsa la metà rispetto a quando venne acquistata dal Monte dei Paschi di Siena per 215
milioni.
E allora ci chiediamo dove sia stato l'errore di valutazione.
Vabbè, almeno si sarà realizzata una " sinergia industriale "... Forse, ma non se ne ha contezza
alcuna.
L'unica cosa certa è che Poste ha svalutato di 2 milioni la partecipazione in Anima.
La seconda domanda la ponemmo alle prime avvisaglie di acquisto di Pioneer.
Non sarà per caso un aiuto ad Unicredit, che deve ricapitalizzare?
A questa seconda domanda l'AD ha preferito non dare risposte. Ma noi siamo curiosi e
leggiamo che" Pioneer ha attività piuttosto diversificate geograficamente: oltre che sul
mercato italiano, opera negli Stati Uniti, in Irlanda, Polonia mentre in Lussemburgo sono
raccolti i depositi. Il tutto in un contesto regolamentare che è molto diversificato da Paese a
Paese e questo amplifica i rischi connessi a questo tipo di attività. "
Ed in virtù dei precedenti recenti siamo un po' più che preoccupati da questa nuova operazione
che di industriale non ha nulla ma di finanziario parecchio.
La terza era rivolta al Governo, in merito al conferimento azionario del Gruppo in CDP ed al
palese conflitto di interesse che si sarebbe costituito. Ma a chi interessa il conflitto se tramite
CDP ed in sinergia con il Gruppo Poste si possono pianificare operazioni finanziarie
raffinate?
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A dire il vero, e per onore di cronaca, obiettammo anche sui due versamenti da 75 mln
effettuati per " salvare" Alitalia, seppure li una possibilità vera di sinergia industriale
c'era....bastava provare a disegnarla.
Ad oggi non abbiamo nè una nuova piattaforma integrata di trasporto e, ahimè, neanche un
positivo ritorno dell'investimento.
Ed intanto il titolo del Gruppo perde ( -11%).
No, non siamo grandi esperti di mercati finanziari, ma siamo obbligati a tenerci informati,
siamo curiosi, e non ci convince affatto la piega che il Gruppo sta prendendo.
E, dato che il Governo non ha ancora "svenduto" l'ultimo pacchetto di azioni che possiede, a
lui domandiamo che mostri chiaramente al Paese il vestito che ha confezionato per il Gruppo
Poste.
Conosciamo bene la storia della finanziarizzazione delle aziende del Paese, conosciamo la
storia, tra le altre, di Telecom, di Alitalia, di Seat PG, e sappiamo chi ne ha pagato il prezzo e
chi ci ha guadagnato.
Quella storia è inscritta nelle profonde ferite dell'Italia e nessuno che non sia in malafede la
può dimenticare. Non il Governo, non il parlamento, non il management di un'azienda come
Poste, di certo non il sindacato.
Roma, 7 Novembre 2016
La Segreteria Area Servizi