1. Delfina e il mare di Gianluca Molinari
Erano partiti da circa quindici minuti e già le era venuta fame.
Chiese a Toni se ci fosse da mangiare e lui le rispose: “Ce n’è a
volontà, dobbiamo andare in cambusa. Che pesce ti piace?”
“Persico, tonno, sardine”. “Ottimo”, rispose Toni. Uscirono dalla
cambusa e arrivarono sul pontile dove c’erano dei marinai che
issavano le vele. Ci provò anche Delfina, ma a differenza di quelle
della barchetta erano più dure. Quasi svenne dallo sforzo. Il Pirata
le chiese di controllare se nei pesci ci fossero vermi o robe simili.
Dopo circa tre ore dalla partenza si radunarono in poppa per un
discorso del capitano: “Eccoci qua equipaggio, sono lieto di voi,
lavorate sodo. Ora preparatevi alla furia del mare, da Sud-Est
arriveranno forti venti e onde molto alte. La barca potrebbe essere
in pericolo, facciamo rotta verso le Baleari, staremo in quella zona
per due giorni fino a che il vento e le onde non si calmeranno”. Toni
e Delfina si guardarono negli occhi. Per i giorni seguenti
l’equipaggio si annoiò senza nulla da fare. “Cosa facciamo?”
Chiese Delfina a Toni. “Ti mostro la nave”. “Ok”. Rispose Delfina.
Nella notte, erano le 23.50, sentì lo scoppio del motore. “Partiamo”
pensò. Nel frattempo Toni le chiese di suo padre. “Mi porta sempre
centinaia di libri su barche, pirati, mare e un libro sulla sua barca”.
Gli disse. Passarono la notte svegli come tutto l’equipaggio. All’alba
il marinaio di vedetta gridò: “Terra, terra in vista”. Tutti si
sorpresero: “Siamo già in Africa?” Chiesero al Pirata: “No” urlò
“Siamo in Sicilia, zona ricca di tonni e sardine”. “Reti in mare!” urlò
qualcuno. Al successivo pasto mancavano tredici minuti e le reti
erano vuote. “Non abbiamo da mangiare” disse il veterano
pescatore. Controllarono cinque minuti dopo, senza grande
ottimismo. La rete a destra era metà piena e quella di sinistra piena
zeppa di pesci che nessuno sapeva classificare, ma era comunque
una pietanza deliziosa. Per due giorni non accadde niente, fino a
quando avvistarono la “Savoldenise” barca che pareva familiare a
Delfina. “Ma certo, è la barca di Pietro!” disse Delfina. Pietro però
2. non si vedeva. Stava sempre sul ponte, ma stavolta non c’era. Tre
ore dopo arrivarono a Cartagine, vicino a Tunisi, dove si rifornirono
di pesce. A Tripoli concessero a Delfina e a Toni di andare pure a
riposarsi perché erano lì da tutta notte. Sul pontile del porto della
Tripolitania c’era Pietro! Che gioia per Delfina, parlarono per un’ora
e mezza e poi lo presentò al Pirata, che lo accolse con questa
frase: “Marinaio d’un marinaio chi siete?” “Sono il padre di Delfina,
marinaio da tredici anni e sette mesi, pescatore di sardine e
capitano della “Savoldenise”. Pietro tornò a casa con loro ma, a due
ore da Alessandria d’Egitto, una tempesta investì la nave e fece
vomitare Delfina. “Rallentate il motore e tenete strette le vele,
reggete l’albero maestro e reggetevi voi”. Urlò il Pirata. “Bisogna
rallentare” urlò ancora. Delfina e Toni andarono nella loro stanza
dove faceva più caldo e non arrivava il vento. Toni la rassicurò
dicendo: “Stai tranquilla se hai vomitato, dormi che devo andare a
tenere l’albero maestro con Tim, Scott e Darwin. Ti giuro che sarò
da te passata la tempesta”. Otto ore, dodici ore, la tempesta non
finì ma…una luce entrò dall’oblò, due, tre”. “Forse la tempesta è
passata” disse Delfina. “Si, ce l’abbiamo fatta” disse Scott. “Terra”
urlò il marinaio di vedetta”. “E’ il nostro paese, guarda Pietro!” disse
Delfina con gioia. Sbarcarono e finalmente andarono a casa. Il
viaggio durò poco rispetto alle aspettative di Delfina. Rividero
Esther e Timmy in giardino. E’ stata un’avventura coi fiocchi,
bellissima. Non poteva credere di aver mangiato pesce su un
peschereccio.