Estratto della tesi di Laurea sulla sostituzione della Tarsu (tassa sui rifiuti) con la Tia (tariffa calcolata sulla quantità di rifiuti prodotta) in Italia. Sono state considerate le esperienze in alcune regioni del centro-nord Italia. Discussione arricchita con alcune considerazioni sulla situazione in Germania, Olanda, Regno Unito.
1. RIDUZIONE DEI RIFIUTI IN DISCARICA:
ECOTASSA E TARIFFA PER LA RACCOLTA IN ITALIA
Perin Daniele
Estratto: In questa breve presentazione sono presentati alcuni dati riguardanti l’utilizzo in Italia di
strumenti fiscali per la riduzione dei rifiuti in discarica. Verranno riportate l’esperienze relative
all’introduzione della tariffa per l’igiene urbana e la cosiddetta “Ecotassa” (tributo speciale sui
conferimenti in discarica). Alla luce di quanto rilevato, quindi, sarà possibile immaginare alcune
tendenze riguardanti tali strumenti di politica fiscale.
Parole chiave: Rifiuti, discariche, esternalità negative, tasse ambientali, tariffa per la raccolta dei
rifiuti.
1. INTRODUZIONE
Il mondo degli scarti ricopre da anni ormai una posizione privilegiata nel dibattito pubblico,
almeno in Italia. La “pericolosità” di tale argomento risiede sopratutto nel fatto che è un problema
strisciante, che talvolta riemerge, facendo gridare allo scandalo. Negli ultimi anni molto è stato fatto,
per cercare di dare una seconda vita ai rifiuti (attraverso il recupero e il riciclo), oppure per cercare di
ridurne l'ingombro, magari ottenendo anche una fonte energetica rinnovabile (attraverso
l'incenerimento con recupero di energia termica), ma la strada sembra ancora lunga. Le discariche
verranno proposte come una perdita di risorse, non sostenibile nel medio-lungo periodo. Per ridurre
l'utilizzo di tale strumento, bisognerebbe agire su tre leve: un calo nella convenienza delle stesse, la
riduzione della produzione dei rifiuti indifferenziati e una maggiore efficienza dal punto di vista
sistemico.
In questa trattazione, saranno messe in evidenza le dinamiche del problema e come possano
esistere degli strumenti in mano all'autorità pubblica per ridurne la portata. Dato che si tratta di una
tesi di Economia Pubblica 1, mi sono concentrato su come le imposte possano condizionare i
comportamenti dei consumatori e dei gestori del servizio d’igiene ambientale. La ricerca di una
soluzione è stata incoraggiata, oltre che da una nascente coscienza ecologica nell'opinione pubblica
(già affermata in nazioni al di fuori dall'Italia), dalle direttive sovranazionali in materia. Una
maggiore attenzione viene attribuita a due strumenti ritenuti, anche in sede europea, particolarmente
1
2. efficaci: la tariffazione della raccolta dei rifiuti e il tributo sul conferimento dei rifiuti in discarica o,
come viene definita in Italia, l'Ecotassa. L'elenco completo sarebbe stato molto più lungo (basti
pensare a quanto potrebbe fare una tassazione sulle materie prime oppure un fondo per il sostegno
all'acquisto di materie prime secondarie e via dicendo).
2. IL PROBLEMA DEI RIFIUTI
Per descrivere in maniera più efficace l'oggetto della trattazione, e in modo più approfondito i
rifiuti urbani, è importante partire da cosa sono i rifiuti. Essi sono, nell’accezione generale, qualsiasi
scarto prodotto da cicli naturali o da attività umana destinato all’abbandono.
Risulta facile osservare come siano potuti diventare un problema in seguito alla rivoluzione
industriale. Le motivazioni sono note, si può pensare all'aumento della disponibilità dei beni e quindi
alla riduzione dei prezzi dei beni industriali (ad esempio si può parlare del mercato dei telefoni
cellulari e di altri beni che prevedano l’utilizzo di macchinari). A queste dinamiche si sono aggiunte
l'aumentato potere d'acquisto per i consumatori e lo sviluppo di strumenti di marketing come il
packaging, che ha comportato l’aumento dell’importanza e quindi della quantità delle confezioni dei
beni
SERIE STORICA PRODUZIONE RIFIUTI URBANI IN ITALIA (t/a)
An no 2000 An no 2002 Var. %le An no 2004 Var. %le An no 2006 Var. %le An no 2007 Var. %le
Nord 13.275.677 13.632.315 2,62% 14.028.000 2,82% 14.601.854 3,93% 14.616.674 0,10%
Centro 6.213.645 6.549.344 5,13% 6.941.000 5,64% 7.363.978 5,74% 7.352.259 -0,16%
Sud 9.469.224 9.637.069 1,74% 10.181.000 5,34% 10.556.818 3,56% 10.578.610 0,21%
Italia 28.958.546 29.818.728 2,88% 31.150.000 4,27% 32.522.650 4,22% 32.547.543 0,08%
Fonte: ISPRA Rapporto rifiuti 2009
Tab. 2.1
Valutando i dati riportati nella Tab. 2.1, si può notare come, nonostante un andamento tutto
sommato costante per il 2007, in soli 7 anni si è registrato un aumento dell’11,45% della quantità
totale. Il rischio costante potrebbe quindi essere quello di un esaurimento della capacità di
smaltimento.
3. MODALITÀ DI TRATTAMENTO
LA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI IN ITALIA (2007)
Incidenza tipo di gestione
Rifiuti Urbani
su tot. produzione
Produzione 32.547.543 100 %
Raccolta diff./ recupero 8.958.206 28 %
Compostaggio 2.368.302 7 %
Biostabilizzazione e produzione Cdr 8.757.152 27 %
Incenerimento 2.975.127 9 %
Discarica 17.866.917 55 %
Fonte: Elaborazione su dati ISPRA 2009
2
3. Tab. 3.1
Questa mole in continua crescita, deve pur essere smaltita in qualche modo. Dai dati inseriti
nella Tab. 3.1, si può notare come in Italia la modalità preferita rimanga la discarica. L’interramento
degli scarti risulta sicuramente vantaggioso dal
punto di vista dei costi industriali, in quanto
presuppone degli investimenti iniziali tutto
sommato sostenibili. Trattandosi solitamente di
cave in disuso è facile intuire il motivo di tale
convenienza.
Il problema principale risiede comunque nel
fatto che tale disponibilità di smaltimento è da
considerarsi una risorsa scarsa. Non per la
mancanza di cave esaurite, ma per le difficoltà
che le amministrazioni pubbliche devono
affrontare ogniqualvolta si paventi l'ipotesi di una nuova discarica. In questo modo ci si potrebbe
aspettare, una volta esaurita la disponibilità di spazio, un aumento dei costi per tale strumento. Questa
prospettiva è tanto più preoccupante quanto il sistema di smaltimento è sbilanciato verso l’utilizzo
delle discariche, come può essere la situazione nell’Italia meridionale sopra descritta.
Di fianco a questo, va considerato come esistano delle esternalità negative che possono costituire
fonte di malessere per le popolazioni limitrofe, come ad esempio l'incremento del traffico pesante,
emissioni di cattivi odori e di sostanze pericolose come il metano.
4. COSA DICE LA TEORIA ECONOMICA?
Per l'economia, quindi, una discarica comporta un livello non ottimale di benessere sociale.
Questa perdita di benessere può essere dovuta sia alle già citate esternalità negative, che alla
definizione di un prezzo della discarica che non consideri una remunerazione per la scarsità. Non
essendo il prezzo sufficientemente elevato, la domanda per tale strumento continuerebbe a crescere,
facendo correre il rischio di un'esplosione del prezzo in un secondo momento. Tale situazione si
potrebbe evitare pianificando delle alternative, ma con l'interramento vantaggioso in termini di costi
mancherebbe uno stimolo alla costituzione di alternative come l'incenerimento. Da alcune rilevazione
sulle discariche in Friuli Venezia Giulia, si può notare come la tendenza all’aumento dei costi delle
discariche sia legata soprattutto all’aumento dei costi per i gestori dovuti agli adempimenti seguenti
alla chiusura dell’impianto. Ciò comunque non sembra sufficiente.
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4. Ci si potrebbe aspettare l'intervento dello Stato per definire i giusti incentivi e disincentivi all'utilizzo
dell'interramento degli scarti. Tali stimoli possono essere di natura fiscale o possono riguardare il
sistema in cui operano i gestori dei rifiuti.
Gli strumenti qui indagati più a fondo sono quelli legati all'imposizione fiscale: la tariffa per la
raccolta dei rifiuti (Tariffa d'igiene ambientale) e la tassazione ambientale, rappresentata dalla tassa
sui conferimenti in discarica. Quest’ultima, in particolare, permetterebbe di raggiungere un doppio
dividendo, ossia una tendenza al calo dell’utilizzo delle discariche ed una fonte di entrate pubbliche.
5. TARIFFE PER LA RACCOLTA DEI RIFIUTI
Le tariffe per la raccolta dei rifiuti sono una novità piuttosto recente nell'ordinamento italiano,
introdotte in un primo momento dal D.Lgs. 22/97. Essa risponde all'esigenza di legare l'importo da
pagare per il servizio d'igiene ambientale all'effettiva produzione di rifiuti. Con la Tarsu,
precedentemente applicata, il presupposto sarebbe stato solo legato al possesso di un'abitazione e ai
metri quadrati della stessa, oltre che la composizione del nucleo familiare. L’importo della tassa,
quindi, non sarebbe stato in alcun modo collegato all’effettiva produzione di rifiuti. Con la novità
introdotta nel 1997, invece, sarebbe diventato possibile, almeno nelle intenzioni, colpire
maggiormente chi produce un quantitativo elevato di rifiuti.
Si può comunque notare come l'adozione della tariffa risulti marginale, in Italia (solo l’11% dei
comuni) e in Friuli Venezia Giulia (in un numero pari a 35 comuni sui 219 totali).
5.1 I RISULTATI OTTENUTI DALLA TARIFFA
Verranno di seguito riportati alcuni dati che sono stati raccolti grazie alla collaborazione con la
Regione Friuli Venezia Giulia, e possono fornire un quadro generale su come l’introduzione della
tariffa possa influire sulla gestione dei rifiuti.
Fig. 5.1
4
5. Utilizzando i dati forniti dalla Regione e dall'Arpa, è stato possibile valutare come la tariffa possa
influire positivamente nell'aumento della raccolta differenziata. Nella Fig. 5.1, che suddivide i
comuni tra utilizzatori o meno della tariffa, si può quindi notare come la differenza in termini
percentuali sia di circa il 22%. Chiaramente ciò non può essere legato solamente all'introduzione
della tariffa, ma anche all’utilizzo o meno di una raccolta porta a porta. L’utilizzo di un sistema di
tariffazione potrebbe comunque essere considerato come un valido incentivo alla riduzione dei rifiuti
indifferenziati prodotti, e quindi uno strumento in grado di alleviare la pressione sulle discariche.
Le altre ricadute positive sono legate alla formazione di un rapporto aziendalistico per la prestazione
del servizio di raccolta rifiuti, il che può comportare una più efficace prestazione del servizio, oltre
che una più efficace comunicazione tra utenti e gestori del servizio.
Ci si potrebbe aspettare un miglioramento anche a livello di efficienza di costi. Questo sembrerebbe
vero soprattutto analizzando i dati forniti dal Consorzio Priula, operante in Veneto, che, anche in virtù
di un elevato valore di raccolta differenziata, è in grado di fornire i propri servizi a 135,83 € a
famiglia, contro una media nel resto del nord Italia di 216,63 € a famiglia.
5.2 TARIFFA PUNTUALE E PRESUNTIVA
La tariffazione viene applicata con due modalità diverse: attraverso una stima puntuale e una
stima presuntiva.
La tariffa presuntiva comporta differenze principalmente contabili, ricercando la copertura dei costi
con le entrate tariffarie. Questa si basa su indici statistici di produzione dei rifiuti, spesso definiti
dalla normativa nazionale, il che presenta questa modalità come una via intermedia tra la Tarsu e la
tariffazione come pensata dal pubblico decisore nel 1997.
La tariffa puntuale, invece, mette in correlazione la parte variabile all'effettiva produzione dei rifiuti,
ferma restando la necessità di coprire la totalità dei costi. Questo obiettivo può essere raggiunto
attraverso varie modalità di controllo:
STRUMENTI PER L'APPLICAZIONE DELLA TARIFFA PUNTUALE
Descrizione Pro Contro
Utilizzo di contenitori dedicati (il - Viene responsabilizzato il cittadino - Il presupposto per tale soluzione
gestore si preoccuperà di associare affinché riduca il quantitativo di sarebbe il passaggio ad un sistema di
ad ogni utente un determinato rifiuti prodotti in prima persona. raccolta porta a porta, con tutti i costi
raccoglitore, attraverso etichetta o - Riduzione del numero di volte in legati al disegno di tale modalità.
transponder) e valutazione di peso o cui vengono esposti i bidoni - Con date di raccolta definite
del volume dei conferimenti (si (verrebbero esposti solo una volta rigidamente, alcuni cittadini
suddivide il peso del camion alla fine riempiti). potrebbero non essere in grado di
del turno per il volume conferito). predisporre il proprio contenitore
fuori dall'abitazione nelle giornate
stabilite (per motivi di lavoro o
altro).
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6. STRUMENTI PER L'APPLICAZIONE DELLA TARIFFA PUNTUALE
Utilizzo di sacchi o lacci per - Per il cittadino risulterebbe ancora - Bisognerebbe valutare un volume
contenitori rigidi pre-acquistati (la più evidente il principio secondo cui standard e predisporre rivenditori
parte variabile viene modulata a più sacchi si comprano più si paga. autorizzati.
seconda del consumo degli stessi). - La tariffa verrebbe riscossa - Incremento dei costi legati alla
automaticamente all'acquisto del gestione delle scorte e il ritiro degli
sacco, riducendo i rischi di evasione. incassi.
- Basso rischio di elusione
(attribuzione d'ufficio di un certo
numero di sacchetti, ecc.)
Sistemi di raccolta con cadenza - Ci sarebbe una spinta alla - Sistema piuttosto complesso da
predefinita (l'utente può scegliere razionalizzazione nelle necessità di definire su vasta scala, finora
all'interno di un range di opzioni la svuotamento, fornendo comunque utilizzato per utenze aziendali in
cadenza dello svuotamento, a una certa elasticità. Italia e in qualche caso estero per
frequenza elevata corrisponderà una utenze domestiche.
quota variabile elevata).
Utilizzo di contenitori stradali dotati - Possono venire utilizzati in centri - Costi più elevati per quanto
di un sistema di identificazione del storici o per aree in cui non è facile riguarda la fornitura di lettori di
singolo utente o l'utilizzo di punti di effettuare la raccolta porta a porta schede e le schede stesse, senza
raccolta il cui accesso viene regolato (condomini, ecc.). contare le spese per la formazione
attraverso una tessera di della cittadinanza.
riconoscimento.
Pesatura del cassonetto stradale e - Gli stessi pregi del caso precedente. - Mancherebbe uno stimolo
ripartizione della tariffa variabile su - In questo modo la tariffa sarebbe abbastanza forte per la riduzione dei
un determinato numero di utenze. semplice da valutare. rifiuti apportati.
- Ci sarebbe la possibilità di - Per evitare che i rifiuti vengano
coinvolgere gruppi più numerosi di portati altrove, ci sarebbe la necessità
abitazioni in programmi di riduzione di predisporre sistemi di
dei rifiuti. riconoscimento dei conferitori,
- Non ci sarebbe la necessità di comportando costi simili a quelli
implementare un sistema di raccolta descritti sopra.
porta a porta.
Utilizzo di strutture adeguatamente - Utilizzo di un incentivo anziché di - Costi legati alla predisposizione e
attrezzate, in grado di ricevere e un aggravio di costi per la riduzione alla messa a regime di strutture del
quantificare materiali riciclabili degli apporti di materiali non genere.
(verranno offerti sgravi in tariffa per riciclabili. - Andrebbero valutati i costi per i
i soggetti, in base alla quantità di - Raccolta differenziata di migliore cittadini per spostarsi verso il punto
materiali riciclabili apportati). qualità. di raccolta.
- Emergerebbe la necessità di
predisporre una rete capillare di tali
strutture, specialmente per aree
urbane piuttosto vaste.
Raccogliendo i dati relativi ai comuni che utilizzino la tariffa e suddividendo gli stessi a seconda
delle modalità di determinazione della parte variabile, è stato possibile osservare le seguenti
performances.
DIFFERENZE DI PERFORMANCES IN REGIONE FVG (2007)
Tariffa Presuntiva Tariffa Puntuale
Comuni in cui si applicano 17 18
Percentuale r.d. 56,64% 68,97%
Costi pro-capite (€) 116,30 65,62
Fonte: Dati Regione FVG
Tab. 5.1
Si può osservare nella Tab. 5.1, come la percentuale di raccolta differenziata sia a favore della tariffa
puntuale (anche in base al presupposto di predisporre una raccolta di tipo domiciliare). I costi pro
6
7. capite, ottenuti dalle dichiarazioni dei comuni, dimostrano una maggiore convenienza in un sistema
di raccolta puntuale. Tale valore potrebbe essere legato al fatto che tra i comuni che applichino
un’aliquota presuntiva si consideri anche Udine, che deve sopportare elevati costi fissi per l’impianto
di selezione, oltre che per una presunta maggiore efficienza di costi per le amministrazioni locali che
utilizzino una tariffa puntuale.
Tutti i dati raccolti, quindi, indicano come risulti preferibile, sia dal punto di vista ambientale che
economico, adottare un sistema di tariffazione che leghi in maniera stretta la produzione dei rifiuti
alla definizione delle aliquote.
5.3 I PERCHÉ DEL BASSO UTILIZZO DELLA TARIFFAZIONE
Ma se i riscontri sono tutto sommato positivi, come mai la tariffazione è ancora così poco
applicata?
Alcune amministrazioni comunali potrebbero avere il timore di un incremento dei costi. Questo
risulterebbe infondato, alla luce di una regressione multipla sui dati relativi ai costi raccolti per le
provincie di Udine e Pordenone. Dal database sono stati esclusi quei comuni che presentavano valori
inverosimili o che applicassero il servizio di raccolta rifiuti in economia.
Tab. 6.1
Il modello di regressione era tutto sommato semplice, ma è evidente una sostanziale ininfluenza della
variabile relativa all'applicazione o meno delle tariffe, denominata da Tarsu. Questo risulta
osservando la Tab. 6.1. Nella quarta colonna, infatti, è stato effettuato un test p, in cui una variabile
era significativa solamente se il valore in questa colonna era inferiore a 0,05. Le altri variabili,
maggiormente significative, erano la popolazione e l’introduzione o meno di un servizio di raccolta
porta a porta, oltre che la costante.
Si può inoltre pensare alla mancanza di metodi di contrasto all'elusione e di controllo dei rifiuti
effettivamente prodotti. Risulta probabilmente più importante una motivazione di tipo “politico”.
Applicando una tariffa, infatti, ci sarebbe un minore controllo nell'aliquota applicabile, dato il vincolo
della copertura dei costi. Con la tassa i comuni potrebbero ridurre le aliquote, per creare consenso
presso i cittadini, ma tali costi andranno prima o poi coperti, raccogliendo i fondi per finanziare il
servizio di raccolta rifiuti da altre voci di bilancio oppure riducendo la spesa pubblica.
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8. 6. L’ECOTASSA ALL’ESTERO
Per approfondire lo studio sulla definizione di un'aliquota adeguata per l'ecotassa, ho valutato
alcuni casi esteri: il Regno Unito e l'Olanda, che applicano tale strumento e la Germania, che non lo
applica.
Tab 6.1
L'Olanda ha l'aliquota più elevata in Europa, e tali aliquote si applicano ai rifiuti combustibili, in
modo da incentivarne l'incenerimento. L’aliquota riportata si riferisce infatti ai rifiuti combustibili. In
questa nazione, infatti, grazie alla tassa sui conferimenti in discarica, l’incenerimento assume una
maggiore convenienza (Dati Institute for Environmental Studies, Amsterdam). I risultati sono una
percentuale di rifiuti in discarica intorno al 2%.
Il Regno Unito, anche se si è
verificato un aumento delle aliquote,
la riduzione dei conferimenti è la
meno elevata, nonostante interventi
come quelli dei permessi negoziabili1.
Tale situazione non molto positiva
potrebbe essere collegata all’aumento
solo recente delle aliquote applicate.
Un risultato positivo è sicuramente
quello tedesco, in cui, nonostante non
si colpiscano economicamente gli
apporti in discarica, vi è un calo del 25%. Questo è stato possibile grazie a dei processi di
smaltimento maggiormente equilibrati, dato che in questa nazione i disincentivi all'utilizzo delle
discariche nascono dal sistema stesso (notevole riduzione del numero delle discariche, da poco più di
8200 nel 1990 a 160 solamente quindici anni dopo, oltre che un prezzo per l'incenerimento non di
1
Ogni contea riceve un certo numero di certificati, erogati in maniera tale da costituire il limite massimo di rifiuti producibili dalla
stessa, calcolato su dati storici. Nel primo anno di funzionamento (2005) I permessi coprivano 15,6 milioni di tonnellate di rifiuti,
mentre alla fine del piano (2020) saranno distribuiti permessi per 5,2 milioni di tonnellate. Ad ogni conferimento, il gestore della
discarica dovrà richiedere la quantità di certificati corrispondenti. Le contee più virtuose hanno la facoltà di vendere i permessi in
sovrappiù a quelle che non hanno rispettato i limiti. Se nel complesso i permessi non fossero sufficienti, sono previste multe pari a
£150 alla tonnellata. In questo modo, c'è un controllo sulla quantità di rifiuti immessi nel sistema, e un forte incentivo dal mercato per
la loro riduzione. Nel primo anno di introduzione sono stati venduti circa 455.000 permessi ad un prezzo di 9,6 milioni di Sterline, con
un prezzo medio di £21, pressappoco l'aliquota applicata sui conferimenti in discarica nel 2006.
8
9. molto superiore rispetto a quello dell'interramento – Dati Eurostat).
La nazione con una riduzione più significativa è l'Italia, anche se bisogna dire che tale risultato è
stato reso possibile grazie alle performances registrate nelle regioni settentrionali, in quanto nel
meridione vi sono delle evidenti carenze infrastrutturali. Oltre a questo, bisogna considerare come in
Italia la situazione di partenza fosse stata fortemente sbilanciata verso l’interramento, per cui vi erano
maggiori margini di miglioramento rispetto, ad esempio, la situazione olandese.
Ritornando alla situazione tedesca, nonostante ci siano dei risultati “ecologicamente” positivi, il
mancato utilizzo dell'ecotassa ha fatto sì che questo Stato non possa approfittare delle entrate da tale
tassa.
Fig. 6.1
Negli stati che applichino la tassa sui conferimenti, ci sarà comunque un aumento delle entrate
pubbliche. Si può valutare come il gettito nel Regno Unito sia molto elevato rispetto agli altri due
casi e, data la non eccessiva riduzione dei conferimenti e l'aumento delle aliquote, il gettito ha anche
un trend positivo. Vi è da dire come in questo stato attraverso il gettito ottenuto si sia cercato di
ridurre la pressione tributaria in altri ambiti, come ad esempio nella previdenza sociale.
In Italia e Olanda vi è invece un tendenziale calo delle entrate, con una dinamica più decisa in
Olanda, dove in seguito di un picco nelle entrate dovuto all'innalzamento delle aliquote, vi è un
costante calo delle entrate. In questo modo si può notare come effettivamente esista la possibilità di
creare gettito, ma come tale flusso sia destinato a calare, qualora ci sia una riduzione dell'utilizzo
delle discariche. Questo conferma come, nella definizione delle aliquote per la tassa sui conferimenti
in discarica, bisogni considerare il trade off tra raccolta di gettito fiscale e disincentivo all’utilizzo
delle discariche. All’aumento delle aliquote si dovrebbe quindi assommare un calo nello sfruttamento
dell’interramento e una tendenza al calo delle entrate nel medio-lungo periodo.
9
10. 7. ECOTASSA: LA SITUAZIONE ITALIANA
La situazione in Italia non è di facile lettura, poiché tale tributo, introdotto dalla legge 549 del
1995, assume carattere regionale, e ogni
regione può definire autonomamente le
aliquote da applicare, all'interno del range
definito per legge. In questa breve
trattazione sono stati raccolti i dati relativi ad un campione di 7 regioni (Friuli Venezia Giulia,
Veneto, Lombardia, Bolzano, Trento, Liguria, Emilia Romagna, Toscana).
Tab. 7.1
Dopo aver riportato i dati forniti dalle regioni considerate riguardo alle aliquote applicate, si
metteranno in relazione le aliquote applicate con le performances ambientali.
Tab. 7.2
Nella tabella 7.2, si può notare come, a parte la Lombardia, di cui si parlerà in seguito, nelle regioni
con una media nelle aliquote più elevata (Veneto ed Emilia Romagna) vi è stata la riduzione più
marcata nei conferimenti in discarica, dimostrando una certa capacità nell'essere distorsiva.
In regioni come la Liguria, in cui vi è una media aliquote inferiore, si è registrato un decremento
10
11. nell'interramento pari a circa solamente il 2%, mentre in Toscana, nonostante una media tutto
sommato elevata, vi è un aumento del ricorso alle discariche.
Va tenuto presente come ad esempio in regioni come la Lombardia, il prezzo delle discariche sia già
elevato, facendo risultare l'ecotassa come marginale. Al contrario, in Toscana, un mancato riscontro a
livello di riduzione dell’interramento, potrebbe essere collegato ad un prezzo delle discariche ancora
troppo poco elevato.
Tab. 7.3
Osservando questa tabella sulla presenza di alternative alle discariche (identificate con la presenza di
impianti di incenerimento), si può valutare come solitamente riducendo la capacità delle discariche,
predisponendo un numero sufficiente di altri impianti per lo smaltimento e applicando aliquote
abbastanza distorsive, si arrivi a risultati come quelli di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Friuli
Venezia Giulia.
Nonostante la riduzione della capacità delle discariche e un numero tutto sommato elevato di
impianti di incenerimento, la Toscana appare ancora indietro, forse ci sarebbe bisogno di aliquote
maggiormente distorsive.
Tab. 7.4
Oltre al punto di vista della gestione sostenibile dei rifiuti, sembrerebbe utile valutare come tale
tributo possa costituirsi come un’opzione percorribile per ottenere delle entrate. Osservando la tabella
7.4, si può notare come Emilia Romagna e Toscana siano riuscite ad ottenere delle cospicue entrate,
11
12. la prima per le aliquote elevate, e la seconda per un utilizzo ancora elevato delle discariche.
Per le altre regioni c'è un calo nelle entrate dovuto ad una riduzione dei conferimenti, da notare il
caso della Liguria in cui, nonostante un utilizzo elevato dell'interramento dei rifiuti, ci siano entrate
poco elevate dovute ad un'aliquota minore. In questa regione la situazione risulta quella con una più
difficile riduzione dei conferimenti.
Tale tributo, quindi, potrebbe costituirsi come una voce d'entrata, ma bisogna valutare come le entrate
siano destinate a calare per la diminuzione della base imponibile costituita dai rifiuti apportati in
discarica, anche sotto la spinta delle normative comunitarie. Le entrate dal tributo in parola, quindi,
potrebbero costituirsi come un’integrazione per le altre imposte regionali, ma avrebbero delle
difficoltà nel sostituire altre voci d’entrata con un andamento maggiormente costante.
Il rischio, poi, sarebbe quello di una mancanza di equità di tale strumento, dato che per le aree con
una minore presenza di impianti alternativi ci potrebbe essere un maggiore carico tributario. Bisogna
ricordare le difficoltà che possono esistere, a livello di opinione pubblica, nel cercare di predisporre
impianti di incenerimento.
8. CONCLUSIONI
Da quanto è emerso, la tariffa sarebbe in grado di ridurre i rifiuti indifferenziati. Questo se
fosse disegnata in modo da premiare chi riduce la produzione di rifiuti, ossia predisponendo una
quota fissa non troppo elevata e una parte variabile maggiormente elevata. Bisogna comunque
ricordare come una parte fissa elevata si renderebbe necessaria qualora le pubbliche autorità non
fossero in grado di contrastare efficacemente fenomeni di elusione gettando i rifiuti in luoghi
diversi dalla propria abitazione. Se non si fosse in grado di definire una parte variabile
adeguatamente discorsiva, almeno si arriverebbe ad una gestione maggiormente aziendalistica e
quindi più attenta alla copertura dei costi.
Per quanto riguarda l'ecotassa, in Italia tale strumento non sembra essere in grado di ridurre il
ricorso alle discariche, in quanto ci sarebbe bisogno di un sistema maggiormente slegato dalla
discarica. Tali presupposti sarebbero presenti solo nel nord Italia.
Si potrebbero poi legare i fondi non solamente alla salvaguardia ambientale, ma anche alla
compensazione delle popolazioni che abbiano sul proprio suolo una discarica. In questo modo si
potrebbe allontanare il rischio di esaurimento delle capacità di smaltimento, contribuendo alla
mitigazione della riduzione nel calo del benessere sociale.
Per favorire la riduzione dei rifiuti in discarica, si potrebbero aumentare le aliquote e utilizzare il
maggiore gettito in due direzioni differenziate tali da soddisfare le esigenze e ridurre i problemi
12
13. per il nord e per il sud. Per il sud si potrebbe collegare il gettito alla creazione di un fondo per la
costruzione di impianti alternativi alle discariche, mentre per il nord si potrebbe studiare una
riduzione della pressione fiscale.
13
14. BIBLIOGRAFIA
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