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Corso di Teoria e analisi del cinema 2010-2011




4. Cinema e videoclip
            prof. Matteo Asti
Il videoclip




  Il videoclip è una tipologia di testo audiovisivo nato
  nel periodo a cavallo tra la fine degli anni Settanta e
  i primi anni Ottanta e costituito dalla congiunzione
  di due elementi: un brano musicale preso nella sua
  interezza e un insieme di immagini unite a esso. La
  durata del videoclip è normalmente sancita dalla
  lunghezza della traccia musicale.
Il videoclip

  Il videoclip è una forma espressiva ibrida che da vita
  ad uan sintesi tra sistemi di significazione distinti
  (suoni, immagini, parole) in grado di attingere a:
  - un serbatoio preesistente di testi
  - architetture narative
  - stili di regia
  - strategie di montaggio

  E proponendo nuove forme di contaminazione,
  spostando più in là le distinzioni di genere,
  rimettendo in moto la semiosfera del linguaggio
  audiovisivo.

  (Peverini 2009 p. 163)
Il videoclip


  I videoclip utilizzano differenti forme stilistiche ed
  espressive per commentare visivamente il brano
  musicale: molti di essi si compongono della
  semplice riproduzione filmica del cantante o del
  gruppo musicale che performano il brano; altri
  creano minifilm con trama (recitati talvolta dagli
  stessi componenti del gruppo) oppure non narrativi
  e si possono avvalere di sequenze animate o di
  immagini documentaristiche.
Definizioni di videoclip
        «qualunque cosa di visivo messo su una canzone»
        (Chion)
        «un’opera video di pochi minuti che traduce in
        immagini un brano musicale» (Di Marino)
        «un cortometraggio televisivo che presenta un
        brano musicale con accompagnamento di immagini»
        «un breve testo audiovisivo, della durata media di
        tre/quattro minuti, in cui si mette in scena per
        immagini una canzone, in modo da poterla
        programmare in televisione» (Devoto - Oli)
        «una forma breve della comunicazione audiovisiva il
        cui linguaggio nasce e si sviluppa in relazione
        all’esigenza di promuovere un bene di
        consumo effimero e immateriale, la musica»
        (Sibilla)
Precedenti: Tonbilder
       In realtà il videoclip era stato un terreno che aveva
       avuto una prima e infeconda incursione con il
       Tonbilder. Si tratta di brevi filmati, che vennero
       prodotti e distribuiti maggiormente in Germania tra
       il 1903 e il 1913, destinati a illustrare estratti di
       opere liriche, accompagnati dai dischi: "Verso il
       1908 non c’era più quasi un’opera famosa di cui non
       fossero state filmate delle singole scene per illustrare i
       relativi dischi" (Simeon).
       Anche se si trattava di due apparecchi tecnici distinti
       (fonografo e proiettore), predecessori comunque
       dell’unione che avverrà con il televisore, e anche se
       riguardavano opere liriche anziché "canzonette" più
       accessibili alla massa, i Tonbilder appaiono essere
       un interessante connubio tra immagini e musica in
       cui il rapporto di potere è invertito.
I soundies


 Un precedente più significativo erano stati i
 Soundies prodotti tra il 1940 e il 1946. I Soundies
 erano dei brevi filmati associati a musiche
 funzionavano attraverso il Panorama, una sorta di
 videojukebox che trovava posto in bar, ristoranti,
 nightclub e si avvaleva di un retroproiettore 16
 mm. La fruizione ricordava un po' il kinetophone di
 Edison ma i testi erano qualcosa a metà tra il
 musical e il videoclip e il peep show.
 Un simile testo basato su altre tecnologie avrà
 seguito negli anni '60 in Francia (Scopitone) e in
 Italia (Cinebox).
Cinema e Tv

  Un altro precedente a partire dagli anni '50 è
  rappresentato dalle sequenze musicali prodotte per
  essere inserite all'interno di film (p.e. Tommy degli
  Who e in genere i musical) e di programmi
  televisivi (p.e. Top of the Pop, Ed Sullivan Show)
  che al loro interno prevedevano esibizione di gruppi
  di ballo o gruppi musicali. Ci sono poi i rock movies
  e i documentari rock.
  In precedenza occorre ricordare la presenza di un
  filone di cinema sperimentale (dadaismo tedesco in
  particolare) che aveva lavorato in termini di ricerca
  sulla musicalità delle immagini, senza però
  approdare a prodotti destinati alla circolazione
  commerciale.
Il videoclip


  Forme vicine al videoclip contemporaneo vennero
  realizzate da registi di fama dalla fine degli anni
  sessanta: ad esempio il video musicale del brano
  Subterranean Homesick Blues di Bob Dylan girato
  dal documentarista D.A. Pennebaker, che si avvalse
  della presenza del poeta Allen Ginsberg.
  Nel 1975 i Queen realizzarono però quello che
  viene considerato da molti il primo videoclip della
  storia, tratto dal loro brano Bohemian Rhapsody per
  il programma televisivo Top of the pops, mentre gli
  ABBA affidarono al regista Lasse Hallström una
  serie di clip promozionali dei loro successi.
Il videoclip



  A partire dal 1981 nasce un canale tv (MTV) per la
  programmazione di videoclip. Da questo momento
  il videoclip ottiene un suo riconoscimento formale
  di prodotto mediale autonomo.
  Nascono anche artisti (registi) che vi si dedicano
  alternando spesso queste produzioni con lavori in
  ambito cinematografico e utilizzando il videoclip sia
  in termini di fonte di guadagno che di
  sperimentazione linguistica.
Il videoclip

  Secondo diversi teorici la novità del videoclip
  consiste nella possibilità di far fruire in modo
  nuovo, più ampio e ormai istituzionalizzato la
  musica (quindi è una forma di musica): il
  destinatario non prende più contatto con il brano
  musicale attraverso il solo senso “auditivo”, ma
  anche attraverso il senso visivo (di conseguenza
  attraverso media che coinvolgono, in aggiunta al
  senso uditivo, quello visivo).
  Le immagini che accompagnano la traccia musicale
  permettono a quest’ultima di mostrarsi, di “darsi a
  vedere”, di diventare musica per gli occhi oltre che
  per le orecchie. Le immagini quindi costituiscono
  un valore aggiunto rispetto alla musica.
Generi

Si possono individuare almeno tre generi (Sibilla
1999):
- Performance: rappresentazione di un gruppo o
cantante che esegue la canzone
- Narrativo: si rappresenta una sequenza di eventi
connessi in base ad una trama individuabile dallo
spettatore
- Concettuale: propone un’immagine concettuale e
la collega alla musica senza però seguire una
struttura consequenziale (ripresa immagini,
emozioni, elementi sonori)
Il videoclip



  Michel Chion, uno dei massimi studiosi
  contemporanei degli audiovisivi afferma: "(…) il
  videoclip ci fa ritrovare il cinema muto, il che sembra un
  paradosso, perché si tratta di una forma costruita sulla
  musica. Ma è proprio nella misura in cui vi è una musica
  alla base, e non vi è narrazione sostenuta da un dialogo,
  che l’immagine è totalmente slegata dalla linearità
  imposta dal suono"
Il videoclip

  Ma l'aspetto più affascinante a livello di teorie è che
  il videoclip mette finalmente in pratica alcune
  posizioni che erano state assunte all'indomani della
  nascita dei film d'avanguardia nei quali si era visto
  un primo tentativo di far scaturire le immagini a
  partire dalla musica.
  Rileggendo le parole di Arturo Sebastiano Luciani
  (anni '20) si ritrova una sorta di definizione estetica
  ante litteram di questa forma di audiovisivo: «È dal
  mondo dei suoni che si sale in quello delle immagini. E se
  si tenta il contrario (…) la musica non integra più la
  visione, ma o la disturba o ci distrae da essa». Fino ad
  arrivare a diventare «immagini da sentire e suoni da
  vedere».
Il videoclip



  Sempre Luciani dice che: «Il cinematografo col gesto
  silenzioso e suggestivo può raggiungere l’intensità e la
  vaghezza di espressione che ha soltanto la musica.
  L’accoppiamento istintivo e inevitabile della musica con la
  proiezione cinematografica deriva essenzialmente da
  questa analogia di rapporti. Il cinematografo può e deve
  essere quindi come una musica per gli occhi retta anch’essa
  dal ritmo; ma un ritmo sui generis, che si svolge nel tempo
  e nello spazio che abbiamo appunto chiamato visivo»
Il videoclip



  I ritmi visivi sono relativi a profilmico e filmico.
  Nel profilmico i ritmi si manifestano nei
  movimenti delle cose e dei personaggi appartenenti
  all’universo diegetico; nel filmico il ritmo si
  manifesta nel montaggio e nei movimenti di
  camera. Abbiamo quindi un ritmo sonoro e un
  ritmo visivo che possono coordinarsi, o svilupparsi
  su strade indipendenti (cfr. Mickeymousing).
Around the world (1997)

        Nel videoclip il regista Michel Gondry ha voluto
        creare una precisa corrispondenza fra ciascuno degli
        strumenti presenti nel brano musicale e la parte
        visiva del videoclip.
        A ogni strumento ha fatto corrispondere una
        categoria dei personaggi della coreografia, che ha
        caratterizzato visivamente in modo forte: il tutto al
        fine di far distinguere allo spettatore in modo netto
        un personaggio rispetto all’altro.
        Sono cinque gli strumenti che concorrono a creare
        il brano musicale: basso, batteria, sintetizzatore,
        chitarra e vocoder; ognuno di essi ritrova nel
        videoclip un suo corrispettivo visivo.
Around the world (1997)
        Il basso è reso visivamente da dei personaggi molto
        alti e con la testa molto piccola
        La batteria è incarnata da dei personaggi con le
        sembianze di mummie.
        Il suono della chitarra ha richiamato alla mente del
        regista delle seghe elettriche: con delle associazioni
        mentali, egli ha deciso di farvi corrispondere degli
        scheletri.
        Il suono dei sintetizzatori rievoca il periodo delle
        discoteche degli anni Ottanta: il corrispettivo visivo
        sono delle ragazze che devono essere sexy,
        caratterizzate da costumi con strass e lustrini.
        Il vocoder, infine, è la parte cantata, che l’orecchio
        del ricevente percepisce come un suono metallico:
        Gondry ha voluto renderlo facendolo incarnare
        visivamente in dei robot.
Il videoclip


  Il linguaggio visivo del videoclip riesce a integrarsi
  con il linguaggio musicale grazie alla natura ritmica
  che essi hanno in comune (musica e film hanno in
  comune la presenza di un montaggio di elementi
  che da significato nell’insieme, diceva Gianfranco
  Bettettini, e la presenza in un tempo predefinito e
  immutabile di fruizione).
  I tagli di montaggio e i cambiamenti di inquadratura
  corrispondono spesso al ritmo dettato dal brano
  musicale. Ma lo stesso vale per i movimenti della
  macchina da presa e i movimenti del profilmico.
Un cinema «musicale»

      Lo stesso accade sempre più spesso anche se in
      modo meno totalizzante (vista la finalità comunque
      narrativa del medium) anche nei film.
      Tra cinema e musica il rapporto agisce a livello
      testuale e nello stile, ma con un punto di partenza
      che è radicalmente nuovo. C'è «una riconsiderazione
      tecnica ed estetica della colonna sonora come struttura
      portante, unitamente a quella visiva, del testo filmico»
      (Rondolino).
      Nascono così registi che pensano musicalmente
      (come per primi avevano fatto Leone e Kubrick o
      prima ancora Leger o Eisenstein) ma spesso la
      musica da cui traggono ispirazione è quella che fa
      parte dei ricordi mediali e di quelli dei loro
      spettatori.
Un cinema «musicale»
      La corrente teorica musicalista degli anni '20
      (Boschi) trova così conferma nel cinema stesso oltre
      che nel videoclip, nel cinema che rinegozia il
      rapporto tra visivo e sonoro all'insegna di nuovi
      spettatori e nuove forme testuali.
      Ma già Adorno e Eisler sostenevano che il discorso
      incentrato sull’analogia musicale "scivola facilmente
      nel dilettantismo", poiché si limita a porre l’accento
      su alcune vaghe affinità tra cinema e musica
      passando sotto silenzio le differenze sostanziali fra i
      due mezzi di espressione. Un'idea che poggia a sua
      volta sulla convinzione che la percezione visiva e
      quella sonora funzionino in modo analogo. Organo
      visivo e uditivo, invece, come osservano in seguito
      Jean Mitry e Michel Chion, hanno proprietà
      specifiche e diverse le une dalle altre: la vista ad
      esempio percepisce in modo più preciso lo spazio,
      mentre l’orecchio è più acuto nel percepire il
      tempo, la durata dei fenomeni acustici.
Un cinema «musicale»



      Eppure si verifica comunque una nuova sintesi.
      Giorgio De Vincenti dice che in epoca
      contemporanea «il film appare generato dalla musica.
      Non è un paradosso: negli ultimi anni la musica informa
      sempre più intimamente la cultura dello spettacolo, e nel
      cinema contemporaneo appare come ribaltato il ruolo
      tradizionale che la relega al ruolo di accompagnamento
      delle immagini».
      Secondo Vincenzo Buccheri «il gioco ritmico e formale
      prevale sulle ragioni del senso e della sintassi».
Un cinema «musicale»


      Per lo studioso francese Laurent Jullier gli indici
      stilistici del cinema contemporaneo (postmoderno)
      sono il riciclaggio di figure, le allusioni e strizzatine
      d'occhio allo spettatore e la sollecitazione di
      sensazioni forti attraverso l'adozione del "film
      concerto", caratterizzato dalla presenza decisiva della
      musica come principio fondamentale della sua
      costruzione, e da figure stilistiche (e non
      obbligatoriamente diegetiche) che hanno come
      scopo quello di provocare nello spettatore un bagno
      di emozioni.
Un cinema «musicale»



      Una canzone come ogni altra forma di colonna
      sonora può giocare in termini molti differenti con le
      immagini della pellicola. Sempre secondo Buccheri
      può essere un leit-motiv che accompagna alcune
      situazioni o personaggi nel corso del film. Una fuga
      in cui la musica prende il sopravvento ed è la vera
      padrona di immagini che di per se dicono poco (un
      personaggio che cammina). Un contrappunto che
      accompagna e offre una diversa chiave interpretativa
      delle azioni.
Il videoclip: caratteri estetici dominanti

                 - Dominio del sonoro (musica) sul visivo

                 SONORO
                 - Musica over e “pulita”
                 - Assenza di altri piani sonori

                 VISIVO
                 - Contenuti di performance di musica o danza o che
                 rimandano a quanto narrato nei lyrics
                 - Coincidenza ritmo sonoro con ritmo profilmico
                 (coreografia), mdp e stacchi di montaggio
                 - Montaggio non sempre basato su raccordi visivi e
                 con inquadrature di breve durata e frequenti salti di
                 campo
                 - Deformazioni della temporalità (velocizzazioni e
                 rallenty)
I video dei registi di cinema



          Michelangelo Antonioni (Fotoromanza)
          Derek Jarman (Smiths)
          John Landis (Thriller - Michael Jackson)
          Martin Scorsese (Bad – Michael Jackson)
          Gus van Sant (Under The Bridge - Red Hot Chili
          Pepper)
I video tratti dai film




       Mouline Rouge (Paul Hunter)
       La finestra di fronte (Fernand Ozpeteck)
Il cinema dei registi di videoclip




             David Fincher
             Michael Bay
             Michel Gondry
             Spike Jonze
             Sofia Coppola
Il “cineclip”



  Martin Scorsese
  Quentin Tarantino
  Guy Ritchie
  Steven Soderbergh
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Teoria e analisi del cinema 4. Cinema e videoclip

  • 1. Corso di Teoria e analisi del cinema 2010-2011 4. Cinema e videoclip prof. Matteo Asti
  • 2. Il videoclip Il videoclip è una tipologia di testo audiovisivo nato nel periodo a cavallo tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta e costituito dalla congiunzione di due elementi: un brano musicale preso nella sua interezza e un insieme di immagini unite a esso. La durata del videoclip è normalmente sancita dalla lunghezza della traccia musicale.
  • 3. Il videoclip Il videoclip è una forma espressiva ibrida che da vita ad uan sintesi tra sistemi di significazione distinti (suoni, immagini, parole) in grado di attingere a: - un serbatoio preesistente di testi - architetture narative - stili di regia - strategie di montaggio E proponendo nuove forme di contaminazione, spostando più in là le distinzioni di genere, rimettendo in moto la semiosfera del linguaggio audiovisivo. (Peverini 2009 p. 163)
  • 4. Il videoclip I videoclip utilizzano differenti forme stilistiche ed espressive per commentare visivamente il brano musicale: molti di essi si compongono della semplice riproduzione filmica del cantante o del gruppo musicale che performano il brano; altri creano minifilm con trama (recitati talvolta dagli stessi componenti del gruppo) oppure non narrativi e si possono avvalere di sequenze animate o di immagini documentaristiche.
  • 5. Definizioni di videoclip «qualunque cosa di visivo messo su una canzone» (Chion) «un’opera video di pochi minuti che traduce in immagini un brano musicale» (Di Marino) «un cortometraggio televisivo che presenta un brano musicale con accompagnamento di immagini» «un breve testo audiovisivo, della durata media di tre/quattro minuti, in cui si mette in scena per immagini una canzone, in modo da poterla programmare in televisione» (Devoto - Oli) «una forma breve della comunicazione audiovisiva il cui linguaggio nasce e si sviluppa in relazione all’esigenza di promuovere un bene di consumo effimero e immateriale, la musica» (Sibilla)
  • 6. Precedenti: Tonbilder In realtà il videoclip era stato un terreno che aveva avuto una prima e infeconda incursione con il Tonbilder. Si tratta di brevi filmati, che vennero prodotti e distribuiti maggiormente in Germania tra il 1903 e il 1913, destinati a illustrare estratti di opere liriche, accompagnati dai dischi: "Verso il 1908 non c’era più quasi un’opera famosa di cui non fossero state filmate delle singole scene per illustrare i relativi dischi" (Simeon). Anche se si trattava di due apparecchi tecnici distinti (fonografo e proiettore), predecessori comunque dell’unione che avverrà con il televisore, e anche se riguardavano opere liriche anziché "canzonette" più accessibili alla massa, i Tonbilder appaiono essere un interessante connubio tra immagini e musica in cui il rapporto di potere è invertito.
  • 7. I soundies Un precedente più significativo erano stati i Soundies prodotti tra il 1940 e il 1946. I Soundies erano dei brevi filmati associati a musiche funzionavano attraverso il Panorama, una sorta di videojukebox che trovava posto in bar, ristoranti, nightclub e si avvaleva di un retroproiettore 16 mm. La fruizione ricordava un po' il kinetophone di Edison ma i testi erano qualcosa a metà tra il musical e il videoclip e il peep show. Un simile testo basato su altre tecnologie avrà seguito negli anni '60 in Francia (Scopitone) e in Italia (Cinebox).
  • 8. Cinema e Tv Un altro precedente a partire dagli anni '50 è rappresentato dalle sequenze musicali prodotte per essere inserite all'interno di film (p.e. Tommy degli Who e in genere i musical) e di programmi televisivi (p.e. Top of the Pop, Ed Sullivan Show) che al loro interno prevedevano esibizione di gruppi di ballo o gruppi musicali. Ci sono poi i rock movies e i documentari rock. In precedenza occorre ricordare la presenza di un filone di cinema sperimentale (dadaismo tedesco in particolare) che aveva lavorato in termini di ricerca sulla musicalità delle immagini, senza però approdare a prodotti destinati alla circolazione commerciale.
  • 9. Il videoclip Forme vicine al videoclip contemporaneo vennero realizzate da registi di fama dalla fine degli anni sessanta: ad esempio il video musicale del brano Subterranean Homesick Blues di Bob Dylan girato dal documentarista D.A. Pennebaker, che si avvalse della presenza del poeta Allen Ginsberg. Nel 1975 i Queen realizzarono però quello che viene considerato da molti il primo videoclip della storia, tratto dal loro brano Bohemian Rhapsody per il programma televisivo Top of the pops, mentre gli ABBA affidarono al regista Lasse Hallström una serie di clip promozionali dei loro successi.
  • 10. Il videoclip A partire dal 1981 nasce un canale tv (MTV) per la programmazione di videoclip. Da questo momento il videoclip ottiene un suo riconoscimento formale di prodotto mediale autonomo. Nascono anche artisti (registi) che vi si dedicano alternando spesso queste produzioni con lavori in ambito cinematografico e utilizzando il videoclip sia in termini di fonte di guadagno che di sperimentazione linguistica.
  • 11. Il videoclip Secondo diversi teorici la novità del videoclip consiste nella possibilità di far fruire in modo nuovo, più ampio e ormai istituzionalizzato la musica (quindi è una forma di musica): il destinatario non prende più contatto con il brano musicale attraverso il solo senso “auditivo”, ma anche attraverso il senso visivo (di conseguenza attraverso media che coinvolgono, in aggiunta al senso uditivo, quello visivo). Le immagini che accompagnano la traccia musicale permettono a quest’ultima di mostrarsi, di “darsi a vedere”, di diventare musica per gli occhi oltre che per le orecchie. Le immagini quindi costituiscono un valore aggiunto rispetto alla musica.
  • 12. Generi Si possono individuare almeno tre generi (Sibilla 1999): - Performance: rappresentazione di un gruppo o cantante che esegue la canzone - Narrativo: si rappresenta una sequenza di eventi connessi in base ad una trama individuabile dallo spettatore - Concettuale: propone un’immagine concettuale e la collega alla musica senza però seguire una struttura consequenziale (ripresa immagini, emozioni, elementi sonori)
  • 13. Il videoclip Michel Chion, uno dei massimi studiosi contemporanei degli audiovisivi afferma: "(…) il videoclip ci fa ritrovare il cinema muto, il che sembra un paradosso, perché si tratta di una forma costruita sulla musica. Ma è proprio nella misura in cui vi è una musica alla base, e non vi è narrazione sostenuta da un dialogo, che l’immagine è totalmente slegata dalla linearità imposta dal suono"
  • 14. Il videoclip Ma l'aspetto più affascinante a livello di teorie è che il videoclip mette finalmente in pratica alcune posizioni che erano state assunte all'indomani della nascita dei film d'avanguardia nei quali si era visto un primo tentativo di far scaturire le immagini a partire dalla musica. Rileggendo le parole di Arturo Sebastiano Luciani (anni '20) si ritrova una sorta di definizione estetica ante litteram di questa forma di audiovisivo: «È dal mondo dei suoni che si sale in quello delle immagini. E se si tenta il contrario (…) la musica non integra più la visione, ma o la disturba o ci distrae da essa». Fino ad arrivare a diventare «immagini da sentire e suoni da vedere».
  • 15. Il videoclip Sempre Luciani dice che: «Il cinematografo col gesto silenzioso e suggestivo può raggiungere l’intensità e la vaghezza di espressione che ha soltanto la musica. L’accoppiamento istintivo e inevitabile della musica con la proiezione cinematografica deriva essenzialmente da questa analogia di rapporti. Il cinematografo può e deve essere quindi come una musica per gli occhi retta anch’essa dal ritmo; ma un ritmo sui generis, che si svolge nel tempo e nello spazio che abbiamo appunto chiamato visivo»
  • 16. Il videoclip I ritmi visivi sono relativi a profilmico e filmico. Nel profilmico i ritmi si manifestano nei movimenti delle cose e dei personaggi appartenenti all’universo diegetico; nel filmico il ritmo si manifesta nel montaggio e nei movimenti di camera. Abbiamo quindi un ritmo sonoro e un ritmo visivo che possono coordinarsi, o svilupparsi su strade indipendenti (cfr. Mickeymousing).
  • 17. Around the world (1997) Nel videoclip il regista Michel Gondry ha voluto creare una precisa corrispondenza fra ciascuno degli strumenti presenti nel brano musicale e la parte visiva del videoclip. A ogni strumento ha fatto corrispondere una categoria dei personaggi della coreografia, che ha caratterizzato visivamente in modo forte: il tutto al fine di far distinguere allo spettatore in modo netto un personaggio rispetto all’altro. Sono cinque gli strumenti che concorrono a creare il brano musicale: basso, batteria, sintetizzatore, chitarra e vocoder; ognuno di essi ritrova nel videoclip un suo corrispettivo visivo.
  • 18. Around the world (1997) Il basso è reso visivamente da dei personaggi molto alti e con la testa molto piccola La batteria è incarnata da dei personaggi con le sembianze di mummie. Il suono della chitarra ha richiamato alla mente del regista delle seghe elettriche: con delle associazioni mentali, egli ha deciso di farvi corrispondere degli scheletri. Il suono dei sintetizzatori rievoca il periodo delle discoteche degli anni Ottanta: il corrispettivo visivo sono delle ragazze che devono essere sexy, caratterizzate da costumi con strass e lustrini. Il vocoder, infine, è la parte cantata, che l’orecchio del ricevente percepisce come un suono metallico: Gondry ha voluto renderlo facendolo incarnare visivamente in dei robot.
  • 19. Il videoclip Il linguaggio visivo del videoclip riesce a integrarsi con il linguaggio musicale grazie alla natura ritmica che essi hanno in comune (musica e film hanno in comune la presenza di un montaggio di elementi che da significato nell’insieme, diceva Gianfranco Bettettini, e la presenza in un tempo predefinito e immutabile di fruizione). I tagli di montaggio e i cambiamenti di inquadratura corrispondono spesso al ritmo dettato dal brano musicale. Ma lo stesso vale per i movimenti della macchina da presa e i movimenti del profilmico.
  • 20. Un cinema «musicale» Lo stesso accade sempre più spesso anche se in modo meno totalizzante (vista la finalità comunque narrativa del medium) anche nei film. Tra cinema e musica il rapporto agisce a livello testuale e nello stile, ma con un punto di partenza che è radicalmente nuovo. C'è «una riconsiderazione tecnica ed estetica della colonna sonora come struttura portante, unitamente a quella visiva, del testo filmico» (Rondolino). Nascono così registi che pensano musicalmente (come per primi avevano fatto Leone e Kubrick o prima ancora Leger o Eisenstein) ma spesso la musica da cui traggono ispirazione è quella che fa parte dei ricordi mediali e di quelli dei loro spettatori.
  • 21. Un cinema «musicale» La corrente teorica musicalista degli anni '20 (Boschi) trova così conferma nel cinema stesso oltre che nel videoclip, nel cinema che rinegozia il rapporto tra visivo e sonoro all'insegna di nuovi spettatori e nuove forme testuali. Ma già Adorno e Eisler sostenevano che il discorso incentrato sull’analogia musicale "scivola facilmente nel dilettantismo", poiché si limita a porre l’accento su alcune vaghe affinità tra cinema e musica passando sotto silenzio le differenze sostanziali fra i due mezzi di espressione. Un'idea che poggia a sua volta sulla convinzione che la percezione visiva e quella sonora funzionino in modo analogo. Organo visivo e uditivo, invece, come osservano in seguito Jean Mitry e Michel Chion, hanno proprietà specifiche e diverse le une dalle altre: la vista ad esempio percepisce in modo più preciso lo spazio, mentre l’orecchio è più acuto nel percepire il tempo, la durata dei fenomeni acustici.
  • 22. Un cinema «musicale» Eppure si verifica comunque una nuova sintesi. Giorgio De Vincenti dice che in epoca contemporanea «il film appare generato dalla musica. Non è un paradosso: negli ultimi anni la musica informa sempre più intimamente la cultura dello spettacolo, e nel cinema contemporaneo appare come ribaltato il ruolo tradizionale che la relega al ruolo di accompagnamento delle immagini». Secondo Vincenzo Buccheri «il gioco ritmico e formale prevale sulle ragioni del senso e della sintassi».
  • 23. Un cinema «musicale» Per lo studioso francese Laurent Jullier gli indici stilistici del cinema contemporaneo (postmoderno) sono il riciclaggio di figure, le allusioni e strizzatine d'occhio allo spettatore e la sollecitazione di sensazioni forti attraverso l'adozione del "film concerto", caratterizzato dalla presenza decisiva della musica come principio fondamentale della sua costruzione, e da figure stilistiche (e non obbligatoriamente diegetiche) che hanno come scopo quello di provocare nello spettatore un bagno di emozioni.
  • 24. Un cinema «musicale» Una canzone come ogni altra forma di colonna sonora può giocare in termini molti differenti con le immagini della pellicola. Sempre secondo Buccheri può essere un leit-motiv che accompagna alcune situazioni o personaggi nel corso del film. Una fuga in cui la musica prende il sopravvento ed è la vera padrona di immagini che di per se dicono poco (un personaggio che cammina). Un contrappunto che accompagna e offre una diversa chiave interpretativa delle azioni.
  • 25. Il videoclip: caratteri estetici dominanti - Dominio del sonoro (musica) sul visivo SONORO - Musica over e “pulita” - Assenza di altri piani sonori VISIVO - Contenuti di performance di musica o danza o che rimandano a quanto narrato nei lyrics - Coincidenza ritmo sonoro con ritmo profilmico (coreografia), mdp e stacchi di montaggio - Montaggio non sempre basato su raccordi visivi e con inquadrature di breve durata e frequenti salti di campo - Deformazioni della temporalità (velocizzazioni e rallenty)
  • 26. I video dei registi di cinema Michelangelo Antonioni (Fotoromanza) Derek Jarman (Smiths) John Landis (Thriller - Michael Jackson) Martin Scorsese (Bad – Michael Jackson) Gus van Sant (Under The Bridge - Red Hot Chili Pepper)
  • 27. I video tratti dai film Mouline Rouge (Paul Hunter) La finestra di fronte (Fernand Ozpeteck)
  • 28. Il cinema dei registi di videoclip David Fincher Michael Bay Michel Gondry Spike Jonze Sofia Coppola
  • 29. Il “cineclip” Martin Scorsese Quentin Tarantino Guy Ritchie Steven Soderbergh Danny Boyle Wachowski brothers