2. Indice:
Pag. 1 __ Titolo.
Pag. 2__ Indice.
Pag. 3__ Descrizione generale di Input e Output.
Pag. 4__ Continuo descrizione generale e inizio rapporto sull’Input.
Pag. 5__ Fine descrizione di Input.
Pag. 6__ Schema riguardante Input e Output e inizio rapporto su Output.
Pag. 7__ Continuo rapporto dettagliato su Input.
Pag. 8__ Fine della ricerca con un immagine finale sugli argomenti
affrontati.
Pag. 9__ Input e Output in economia con schema finale.
Pag. 10__ Ringraziamenti e motivazioni della ricerca.
3. IMPUT E OUTPUT
In informatica con il termine input/output o I/O si intendono tutte le
interfacce messe a disposizione dal sistema operativo, o più in generale
da qualunque sistema di basso livello, ai programmi per effettuare uno
scambio di dati o segnali con altri programmi, con l'utente (a livello
sensoriale), col computer o con lo stesso sistema. Sono anche i due
componenti fondamentali del lavoro effettuato. Collegate a queste
interfacce nell'interazione con l'utente ci sono le varie periferiche di
I/O.
Gli input sono i dati che il programma riceve in ingresso mentre
gli output sono i dati che il programma trasmette verso un soggetto
terzo. Anche i dati salvati su disco rigido sono output dato che vengono
inviati al gestore delle periferiche che provvede a memorizzarli
4. nella memoria magnetica. Anche l'utente utilizza dispositivi di I/O
infatti, per esempio ilmouse, la tastiera, il gamepad e il microfono sono
dispositivi di Input mentre il monitor, la stampante e le casse audio sono
dispositivi di Output.
Oltre a dispositivi di carattere fisico i programmi e il sistema operativo
hanno dei dispositivi di I/O che sono a loro volta dei componenti
software. Questi consentono lacomunicazione tra processi e quindi
consentono agli applicativi di scambiarsi dati e di sincronizzarsi se
necessario.
In elettronica questo termine viene usato per designare
dei pin dei circuiti integrati (ed in particolar modo dei microprocessori)
che hanno funzioni sia di ingressi che di uscite.
IMPUT: Input è un termine inglese con significato di "immettere" che
in campo informatico definisce una sequenza di dati o informazioni,
immessi per mezzo di una "periferica di input" e successivamente
elaborati. Il termine, approdato in Italia con la
prima informatica degli anni sessanta indicava al contempo i dati di
entrata e i supporti che li contenevano.
Successivamente, in particolare con l'avvento delle metodologie
di gestione per processo, si è diffuso in quasi tutti le discipline, anche non
tecniche, nel senso più generale diinsieme di elementi in entrata, per
realizzare o produrre qualcosa.
Nel linguaggio corrente, input è divenuto sinonimo di impulso o direttiva
che consenta l'avvio di qualche opera, iniziativa o azione, spesso usato
anche nella forma italianizzata di "imput".
La fortuna del termine, insieme al suo opposto output, è stata la sua
sinteticità e il fatto che era molto semplice schematizzare un qualsiasi
processo (non necessariamente fisico, ma anche ad esempio decisionale)
con tre soli simboli: una freccia in entrata, un riquadro, una freccia in
uscita.
Dati di input
5. Nei primi elaboratori il più semplice dato di input era il bit, che conteneva
un'informazione binaria: zero oppure uno. Era fornito con l'impostazione
di un interruttore (switch) o un pulsante. Successivamente diventava un
carattere quando all'elaboratore veniva connessa una tastiera; la
pressione del singolo tasto veniva convertita in una serie di bit
(inizialmente 5 (codice Baudot), poi 7 e 8 (codice ASCII). Altro passo in
avanti fu l'avvento delle schede perforate che permettevano di
introdurre 80 caratteri alla volta. Prima delle schede perforate i dati di
input erano indifferentemente istruzioni o dati di lavoro. Con l'avvento
delle schede perforate si iniziò a distinguere le istruzioni dai dati di
lavoro, soprattutto per il fatto che le istruzioni (di fatto il programma)
erano (quasi sempre) le stesse, mentre i dati di lavoro, per loro natura,
cambiavano ad ogni elaborazione. Nacque quindi il termine libreria dei
programmi, ad indicare la residenza di questo specifico tipo di input. La
residenza era un nastro magnetico, poi un disco magnetico.
Comandi e istruzioni interattive
Con l'avvento delle interfacce video, prima testuali poi grafiche, è
nato un nuovo tipo di input, il comando diretto. Quando il cursore è
posizionato su una determinata zona del video, la pressione di un
tasto, il click o doppio click del mouse o il puntamento dello stilo di
un palmare, attivano una procedura di elaborazione predeterminata,
che può essere di qualunque natura, anche molto complessa. La zona
video può essere testuale (come i classici link HTML) e può essere
un'immagine ben delimitata come un pulsante o una iconaattiva. Un
insieme organizzato di caselle su una o più righe costituisce
un menù di scelta delle operazioni da compiere.
6. Questo schema riassume un po’ il meccanismo:
OUTPUT:
Il termine output, dall'inglese messo fuori, indica in senso stretto il
risultato di una elaborazione ed in senso più ampio il risultato o l'insieme
dei risultati prodotti.
In Italia il termine cominciò ad essere utilizzato con la
prima informatica degli anni 60 indicava al contempo i dati in uscita e
i supporti che li contenevano.
Successivamente, in particolare con l'avvento delle metodologie
di gestione per processo, si è diffuso in quasi tutte le discipline, anche
non tecniche, nel senso più generale diinsieme di elementi in uscita,
come risultato o prodotto anche immateriale di un trattamento fisico o di
una attività intellettuale di qualsiasi natura.
7. La fortuna del termine, insieme al suo opposto input, è stata la sua
sinteticità e il fatto che era molto semplice schematizzare un qualsiasi
processo (non necessariamente fisico, ma per esempio decisionale) con tre
soli simboli: una freccia in entrata, un riquadro, una freccia in uscita.
Dati di output [modifica]
Agli inizi erano dati elementari forniti dall'elaboratore mediante
l'accensione o meno di mini lampadine (i led non esistevano) organizzate in
file orizzontali sul pannello di controllo dell'elaboratore. Erano in pratica
file di bit, da interpretare in esadecimale oppure ottale, secondo la casa
costruttrice dell'elaboratore.
Un rapido passo avanti fu l'adozione della consolle (sorta
di telescrivente), come unità di input e di output, con la quale iniziò l'era
del colloquio uomo-macchina.
Il salto di qualità fu l'avvento delle stampatrici (poi pian piano denominate
stampanti), che, a differenza della consolle, che pure stampava, erano in
grado di produrre volumi notevoli di output stampato, nei classici formati
a striscia continua, in pacchi da 1000 o duemila fogli.
Questo per quanto riguarda l'output finale, quello che è immediatamente
interpretabile dall'essere umano.
Non va dimenticato infatti che esisteva (ed esiste), l'output interno, ad
esempio destinato alla memorizzazione stabile su nastri o dischi
magnetici, ed anche l'output intermedio, destinato a diventare input in
successive elaborazioni.
Con l'avvento del monitor video e successivamente delle interfacce
grafiche è nato l'output visuale diretto, prima solo testo, poi grafica ed
immagine fissa, ed infine immagine in movimento.
Con gli sviluppi delle tecniche audio (di per sé più antiche
dell'informatica) è arrivato anche l'output sonoro (da non confondere con
i beep del cicalino montato sui primi personal computer).
Supporti e strumenti
Il nastro perforato, già in dotazione alle telescriventi, è stato il primo
supporto permanente delle informazioni di output. Conteneva le stesse
8. informazioni via via stampate dalla telescrivente ed era adatto ad essere
conservato come documento storico. La carta è stato il primo supporto di
output di grande diffusione e grande consumo. Intorno agli anni novanta si
iniziava a parlare di società paperless, visto che per scambiarsi
informazioni bastava connettersi o scambiarsi un dischetto (allora si
diceva così). Questo però valeva solo per documenti che non avevano
carattere formale o legale. In realtà il trend del consumo di carta ha
smesso di salire solo quando le Istituzioni Pubbliche hanno iniziato ad
ammettere e accettare scambio di informazioni su supporto diverso dalla
carta. Oggi il consumo di carta tende effettivamente a diminuire, anche
se è aumentato quello di carte speciali, ad esempio per le fotografie
(l'output delle fotocamere digitali).
9. INPUT E OUTPUT IN ECONOMIA
- In ambito macro-economico l'input/output è l'oggetto di analisi
statistica dell'interazione tra le aziende della stessa nazione e tra
diverse nazioni. In questo caso sottintende beni e servizi scambiati
nelle operazioni di acquisto/vendita e importazione/ esportazione.
- in ambito economico-sociale come output si intendono anche le
innovazioni tecnologiche, le influenze sui rapporti di potere, i
mutamenti della struttura sociale, l'impatto ecologico e i modelli
culturali.
- In ambito aziendale si intende l'insieme di risultati prodotti
dall'impresa (finanziari, materiali, immateriali) visti in ottica di
sistema produttivo.
- Stesso significato di risultati ottenuti quando ci si riferisce
all'output di un processo produttivo.
10. HO SVOLTO QUESTA RICERCA ASSEGNATACI DALLA
PROFESSORESSA SU I MECCANISMI INPUT E
OUTPUT.
QUESTA RICERCA CI E’ SERVITA A CAPIRE CERTI
MECCANISMI CHE PRIMA CON SAPEVAMO.
PENSO QUINDI CHE SIA STATA UNA RICERCA
MOLTO UTILE PER LE NOSTRE CAPACITA’ E PER IL
NOSTRO APPRENDIMENTO.
SPERO TANTO CHE VI SIA PIACIUTA E SPERO CHE
VI HO RESI INTERESSATI SU QUESTI ARGOMENTI.
Grazie!
Frattini matteo
1^c