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Riflessioni sulla peculiarità della relazione biunivoca fra uomo e intelligenza artificiale
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I principi base dell’intelligenza artificiale spiegata ai non tecnici
Agosto 2022
Riflessioni sulla peculiarità della relazione
biunivoca fra uomo e intelligenza
artificiale
Invito alla lettura di Massimo Chiriatti, Incoscienza artificiale. Come fanno le
macchine a prevedere per noi, Luiss University Press, 2021
L’AI fa parte della famiglia di strumenti creati dall’uomo per espandere le proprie capacità.
Una volta creato, fra uomo e strumento si innesca una relazione che non porta solo al miglioramento
continuo dello strumento, ma anche al cambiamento del comportamento umano. Nel suo Papyrus.
L’infinito in un giunco (2019), Irene Vallejo illustra in modo esemplare il cambiamento del comportamento
delle persone al diffondersi della scrittura e dei testi letterari scritti: la prosa si affianca alla poesia (metrica
e musicalità del verso ne aiutano la memorizzazione, necessaria alla trasmissione orale); gli autori iniziano
ad affrontare temi astratti, poiché il testo scritto permette al lettore di riflettervi ad agio; le strutture
sintattiche si evolvono verso forme maggiormente complesse; grazie alla maggiore persistenza del testo
scritto, si diffondono anche idee non mainstream che avrebbero avuto più difficoltà a imporsi nella
tradizione orale, ecc.
Gli strumenti sono classificabili in semplici, usati dall’uomo; automatici, capaci di eseguire da soli i compiti
per cui sono stati progettati; autonomi, in cui rientrano le forme di AI dotate della capacità di apprendere
da sole, cioè di scoprire regolarità e relazioni processando i dati che vengono loro sottoposti, e di migliorare
iterativamente senza la necessità di una programmazione esplicita a priori.
L’AI è lo strumento creato dall’uomo per ridurre l’incertezza del futuro, per sapere che cosa è
statisticamente più probabile a fronte dell’insipienza delle risposte a domande in contesti in cui sono in
gioco volumi, velocità e varietà notevoli di dati, che l’uomo non è abile a processare.
Nella relazione fra uomo e AI, noi influenziamo la AI fornendole determinati dati relativi al nostro
comportamento e all’ambiente reso digitalmente leggibile, nonché le domande che orientano le attività
della AI; viceversa, la AI ci influenza indicandoci correlazioni e fornendoci previsioni statistiche che si
frappongono fra noi e il reale, e che condizionano il nostro processo di formazione del giudizio (che può
richiedere anche l’individuazione di nessi causali), di presa di decisione e di azione.
L’autonomia rende però la AI uno strumento particolare, simile più a un soggetto con cui ci relazioniamo,
che a un oggetto che usiamo (in prima persona o attivando il meccanismo del suo funzionamento
automatico).
In quest’ottica Massimo Chiriatti propone di espandere il modello di Daniel Kahneman, affiancando al
Sistema 1 e 2, ai nostri pensieri veloci e lenti, istintivi e razionali, reattivi e riflessivi, il Sistema 0, proprio
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I principi base dell’intelligenza artificiale spiegata ai non tecnici
Agosto 2022
della AI, che media fra la realtà e il nostro Sistema 1, in prima battuta, e il nostro Sistema 2, quando
necessario.
Il primo ambito di riflessione è dunque: come cambia il comportamento umano nel contesto della relazione
con le applicazioni dotate di AI? Come cambia il nostro modo di prendere decisioni quando consultiamo
preventivamente agenti digitali creati per fornirci previsioni in un determinato ambito? Quanto siamo
consapevoli non solo della distinzione fra previsione e decisione, ma anche della natura statistica,
quantitativa della previsione, e del suo processo di formazione?
Questi quesiti conducono a un secondo nucleo tematico, proposto da Luciano Floridi nella prefazione: il
tempo. Luciano Floridi afferma che il digitale, e la AI in particolare, hanno reso enormemente più veloce il
comunicare, il manipolare e l’ottenere, producendo simultaneamente una compressione e una espansione
del tempo. La velocità di comunicazione e manipolazione trasforma la AI in una macchina del tempo,
capace di inferire statisticamente dai dati del presente/passato le previsioni probabilistiche del futuro che
vi si assumono inscritte. Come cambia il comportamento umano a fronte della possibilità di far computare
alla AI, in modo sufficientemente veloce, risposte statisticamente probabili a quesiti di cui non conosciamo
la risposta (corretta)? Quanto siamo consapevoli del fatto che l’assunta linearità fra passato/presente e
futuro non può valere in tutti i contesti?
Riflettendo sulle qualità della relazione fra uomo e AI, e fra AI e uomo, Massimo Chiriatti ci conduce al tema
centrale del libro: le AI con cui ci relazioniamo attualmente sono simili soggetti, ma sono soggetti non
coscienti. Non statuiscono il fine delle loro elaborazioni e previsioni; seguono tracce contenute nei dati che
noi sottoponiamo loro; non hanno contezza del perché delle loro attività... eppure, processando dati
creano regole, modelli, previsioni e, in ultima analisi, rappresentazioni del mondo con cui le persone si
confrontano e che fanno rientrare nei loro processi decisioni. Dato che ogni rappresentazione del mondo
ha risvolti non solo tecnico-pratici, ma anche sociali (in particolare su libertà, salute e temi etici), Massimo
Chiriatti ritiene che “la presenza dell’essere umano è centrale, fondamentale e non eludibile”, proponendo
una via “non solo tecnica, ma anche auspicabilmente umanistica e filosofica” all’AI.
All’incoscienza della AI e alla necessità di un’etica per la AI Luciano Floridi ha dedicato di recente il suo Etica
dell’intelligenza artificiale. Sviluppi, opportunità, sfide (Roma, Luiss University Press, 2022) su cui abbiamo
relazionato in un precedente post (https://www.blogdikea.it/2022/06/22/che-cosa-hanno-in-comune-la-
cara-vecchia-lavatrice-e-lintelligenza-artificiale/).
Autore: Petra Dal Santo | dalsanto@keanet.it