Numerose leggende polinesiane dormivano tra le pagine dei libri d’etnologia o di folklore, come fiori tra le pagine di un erbario. Abitante dell’isola di Pasqua, Céline Ripoll ha potuto accedere alle fonti e raccogliere alcune di queste storie tuttora vive dalla bocca degli Anziani, sentirne il respiro, i canti, cogliere negli occhi la malizia o la determinazione del guerriero. Ricca di questa materia, l’autrice ha voluto restituire colore e poesia a leggende poco note, se non inedite, accanto ad altre stranamente simili a certe nostre leggende europee. I Racconti dei saggi della Polinesia celebrano con finezza e umorismo le saggezze della Nuova Zelanda, delle isole Marchesi, dell’isola di Pasqua, delle isole Hawaii, di Tahiti, Bora-Bora, per offrire al lettore una sorta di “traduzione”, una prima porta su questo mondo, forse più facile da aprire per chi ne ignora i codici o i termini, e che spesso vi vede solo dei paesaggi meravigliosi.
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Gli amori
di Papa e Rangi
Mito della Nuova Zelanda
Era la prima notte del mondo. Nell’o-
scuritàrisuonavano i sussurri amorosi
di Papa e Rangi.
Papa, la Terra, e Rangi, il Cielo, erano
i primi amanti del mondo: innamorati,
si amavano senza sosta. Rangi sposava
deliziosamente le forme di Papa tanto
da impedire alla luce di raggiungere
il mondo. Dalla loro divorante pas-
sione e dal loro caldo amplesso erano
nati sei figli: Rongo Matane, padre delle
patate dolci, Haumia Tiketike, padre
delle bacche selvatiche e delle radici di
felce, Tangaroa, padre degli oceani,
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posò sugli scogli per rispondere agli abi-
tanti del mare:
– Nessuno, nemmeno il vento, potrà mai
imporci qualcosa. Niente può fermarci,
possiamo andare dove ci pare, siamo i
padroni del mondo. Dall’alto vediamo
tutto quello che succede sulla terra e nel
mare. Tutto quello che sorvoliamo è ormai
Il discorso fu accolto con grandi schiocchi
di becco. Dopo avere orinato sulla testa
dei pesci, gli uccelli volarono via e
tennero consiglio nella foresta. Tra gli
alberi regnava una grande agitazione:
volavano piume, risuonavano nomi di
pesci. Alla fine, un gruppo guidato da un
uccello dalle lunghe e aguzze ali nere si
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tre notti dopo la luna piena. E ora va:
ai pesci volanti ci penso io.
Turi ringraziò lo zio e tornò a casa
perplesso.
tuoi antenati. Chiedi loro di far maturare
un frutto lucente come un pesce volante sui
tronchi di tutti i banani secchi sul fianco
della montagna. Continua a cantare per
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L’urto fu tremendo. Tea’a, che non aveva
fatto caso al legno sotto il braccio del
fratello, vi sbatté con violenza contro.
La ferita sanguinava abbondantemente,
la testa era spaccata.
– Ahi! Che fai, fratello? Non uccidermi!
– Sei tu che non mi hai visto, io stavo solo
riportando a casa il bilanciere. È inutile che
io vada a pesca, tanto non prendo niente:
i pesci mi prendono in giro, proprio come
fai tu.
La madre, che aveva visto tutta la scena,
accorse.
– Madre, mormorò Tea’a, curami!
La madre strinse la testa del figlio contro
il petto.
– Posso fasciarti la testa, ma non guarirla.
Le mie mani e la mia scienza non hanno
potere contro una ferita del genere. L’unico
capace di aiutarti è un uomo il cui sapere
provenga dal mondo nel quale brilla il
sole nero.
– E dove lo trovo un uomo del genere?
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La principessa
dal dolce profumo
Leggenda di Tahiti
Non temere il vento freddo
e la schiuma delle onde.
Nel sole levante sorge l’isola il cui
profumo più dolce non nasce da un fiore,
ma da una principessa
dal corpo splendente d’olio.
Erano in molti ad avere sentito parlare
di quella bellezza: Huri-i-te-mono’i-
a-’are-vahine. In molti si erano imbarcati
contro i venti alla ricerca di quell’isola per
unirsi a colei il cui nome era un ordine:
« Versa l’olio profumato sull’onda della
donna ». La si diceva bellissima. Gli effluvi
vendere un pezzo di terreno. Ma una volta
messa insieme la somma, bollite le piastre e
applicati gli impacchi, nel giro di due giorni
le pustole scoppiarono come predetto da
Tiurai, e la pelle gli tornò come prima.
Quella guarigione era stata l’opera di un
mago, di un ciarlatano o di un medico?
Tiurai sapeva che nel tempo necessario a
radunare il denaro le pustole sarebbero
maturate da sole, che l’acqua calda avrebbe
ammorbidito le croste e che tutto si sarebbe
rapidamente risolto. « Anche bollito, com-
mentò il vecchio, il denaro finisce sempre
per buttar fuori il lato peggiore degli
uomini ».
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dentro. Da allora tossisco. Vedo i miei amici
ridere di me: adesso loro ne portano dieci,
mentre io forse non ne porterò mai più.
– Figlio mio, disse affettuosamente Tiurai
posandogli una mano sulla spalla, ora torna
a casa e domani riposati. Dopodomani
cammina fino alla cresta dove spunta l’apiri.
Scegli il ramo più profumato, coglilo e
È così forte che riesce a portarne diciotto
dal fondo della valle, mentre per andare
a venderle in città ci vuole una macchina!
Prima di ammalarmi andavo con lui e riu-
scivo a portarne sei, e anche grossi! Ma un
giorno, togliendomi il carico davanti a casa,
ho sentito come uno schianto nel petto.
È stato lì che la malattia mi è entrata
7. R ACCONTI DEI SAGGI DELLA POLINESIA
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fratello: diventerà geloso e questo senti-
mento farà rivivere il suo animo guerriero.
Le dee si recarono senza indugio dalla
bella. Quando la videro, ne rimasero
soggiogate. Aveva un viso chiaro come la
sabbia dell’isola, gli occhi brillanti e dolci
come l’acqua della laguna e le spalle dritte
e forti come la montagna della sua isola.
– Grandi dee luminose, quale missione
vi conduce fino a me? chiese la giovane
principessa.
Le sorelle le spiegarono che cosa cercassero.
– È bello, questo vostro fratello?
Le dee risposero che non esisteva figlio di
capo o di guerriero capace di uguagliarne
la statura e l’eterna giovinezza.
A quelle parole Vairumati non esitò e
accettò seduta stante di diventare la moglie
di ‘Oro, il dio della guerra, ‘Oro dio della
fecondità e figlio di Ta’aroa, dio degli dèi.
Quando ‘Oro udì la descrizione della
giovane principessa che aveva accettato
di diventare sua moglie ne fu felice e fece
nascere un arcobaleno.