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…Secondo quanto emerge dalle numerose indagini,
dagli studi e dalle audizioni della commissione
antimafia, le organizzazioni criminali hanno
sviluppato un forte orientamento a privilegiare
l'insediamento e la penetrazione al nord nei piccoli
comuni. Questa tendenza è dovuta a svariati fattori. In
primo luogo l'inesistenza o la debole presenza di
presidi delle forze dell'ordine, e il basso interesse
riservato alle vicende dei comuni minori dalla grande
stampa e dalle stesse istituzioni politiche nazionali.
Non secondaria la facilità di accesso alle
amministrazioni locali grazie alla disponibilità di un
piccolo numero di preferenze, specie in contesti in cui
il ricorso alla preferenza sia poco diffuso tra gli
elettori.
Non secondario è anche l'aspetto di "similitudine
dimensionale" tra comune di origine e comune di
insediamento. In particolare la 'ndrangheta ha radici
nei piccoli comuni e le mette nei piccoli comuni;
stabilisce tendenzialmente un rapporto biunivoco tra
un comune calabrese e un comune del nord o tra un
ristrettissimo gruppo di comuni calabresi (in genere
confinanti) e un ristrettissimo gruppo di comuni
settentrionali (anch'essi in genere confinanti). Modello
questo che tende a replicare anche fuori dal territorio
nazionale, si pensi al Canada come alla Germania e
agli Stati Uniti.
Le 'ndrine tendono a "replicare" un modello: il luogo
della massima concentrazione conosciuta di "locali" di
'ndrangheta coincide con la provincia di Milano e
della provincia di Monza-Brianza, ossia con un'area
che presenta una densità demografica decupla rispetto
alla media nazionale.
L'elevata densità demografica corrisponde in genere a
migrazioni storiche e l'alta densità demografica
implica maggiore mimetizzazione sociale e più
favorevoli opportunità di costruzione di relazioni
sociali e professionali anonime. Infine l'alta densità
demografica si associa a una elevata percentuale di
cementificazione del territorio, processo che implica
una esaltazione delle opportunità di inserimento delle
imprese mafiose.
Secondo l'Istat (2012) le provincie più cementificate
di Italia risultano nel 2011,
Le ragioni per cui si è sviluppato un forte orientamento
a privilegiare i comuni minori sono già state indicate in
altra sede1
, ma vale qui la pena sottolineare in
particolare l’inesistenza o la debole presenza di presidi
delle forze dell’ordine (p. 10), la quale già di per sé
garantisce a gruppi armati una facilità di esercizio de
facto di una giurisdizione parallela. Né può essere
sottovalutato il cono d’ombra protettivo steso sulle
azioni dei clan dall’interesse oggettivamente ridotto
assegnato alle vicende dei comuni minori dalla grande
stampa e dalle stesse istituzioni politiche nazionali (p.
11). Come non si può sottovalutare, nei centri minori, la
facilità di accesso alle amministrazioni locali grazie alla
disponibilità di un piccolo numero di preferenze, specie
in contesti in cui il ricorso alla preferenza sia poco
diffuso tra gli elettori.
La ‘ndrangheta ha dunque radici fitte nei piccoli
comuni e le mette nei piccoli comuni (p. 11),
ovviamente senza che questo debba portare a
sottovalutarne le presenze nei grandi capoluoghi. Di
più: stabilisce tendenzialmente un rapporto biunivoco
tra un comune calabrese e un comune del nord o tra un
ristrettissimo gruppo di comuni calabresi (in genere
confinanti) e un ristrettissimo gruppo di comuni
settentrionali (anch’essi in genere confinanti) (p. 11),
secondo un modello di sfere di influenza che essa
sembra applicare anche in Germania. In particolare si
deve notare come il luogo della massima
concentrazione conosciuta di “locali” di ‘ndrangheta
coincida con l’area complessiva della provincia di
Milano e della provincia di Monza Brianza, ossia con
un’area che presenta una densità demografica decupla
rispetto alla media nazionale (p. 12).
L’alta densità demografica implica poi una maggiore
possibilità di mimetizzazione sociale e più favorevoli
opportunità di costruzione di relazioni sociali e
professionali anonime… l’alta densità demografica si
associa a una elevata percentuale di cementificazione
del territorio, processo che implica una esaltazione delle
opportunità di inserimento delle imprese mafiose (p.
12). Non è senza significato in tal senso che secondo
l’Istat (2012) le provincie più cementificate di Italia
risultino nel 2011
“Il tabù infranto” di Michele di
Salvo	
  
Prima rapporto trimestrale Cross
	
  
  	
  
nell'ordine, Monza-Brianza (54 per cento di superfici
edificate), Napoli (43), Milano (37) e Varese (29), e
non è un caso che tutte e quattro le provincie si
caratterizzino per una forte presenza, antica o
espansiva, degli interessi di stampo mafioso. La
formula ideale del successo sembra essere quindi
"piccoli comuni-alta densità demografica".
Sottovalutazione del fenomeno e rimozione, talvolta
sfociante in un vero e proprio negazionismo, vanno di
pari passo con l'inadeguatezza del grado di
informazione sui fenomeni malavitosi e di contrasto
all'attività del crimine organizzato. Del resto il modus
operandi dei gruppi mafiosi è notevolmente flessibile.
Possono avvantaggiarsi dell'alta o della bassa densità
demografica, della abbondanza di risorse o della crisi
(usura, gioco d'azzardo), dei servizi sociali evoluti o
del degrado urbano, del servizio pubblico o
dell'economia privata; e nella scelta della propria
rappresentanza politica non presentano predilezioni a
priori per l'uno o l'altro schieramento. Le
organizzazioni mafiose, pur influenti, non sembrano
tuttavia disporre di amplissimi "pacchetti" di consensi.
Ciò indica che il grado di organizzazione del consenso
non si è ancora sviluppato, nelle regioni a maggior
presenza mafiosa, come nelle realtà più
tradizionali. Sia le inchieste lombarde sia quelle
piemontesi rivelano la presenza di un alto numero di
esponenti dei clan nati nelle regioni di nuova
residenza, perfettamente orientati a riprodurre gli
schemi di condotta praticati dalle rispettive
organizzazioni nei luoghi di origine.
nell’ordine, Monza-Brianza (54 per cento di superfici
edificate), Napoli (43), Milano (37) e Varese (29), e che
tutte e quattro le provincie si caratterizzino per una forte
presenza, antica o espansiva, degli interessi di stampo
mafioso. La formula ideale del successo sembra essere
quindi “piccoli comuni-alta densità demografica” (p.
12).
….Essi possono avvantaggiarsi dell’alta o della bassa
densità demografica, della abbondanza di risorse o della
crisi (usura, gioco d’azzardo), dei servizi sociali evoluti
o del degrado urbano, del servizio pubblico o
dell’economia privata (p. 194); e oltre a ciò presentano
un’alta spregiudicatezza nella scelta della propria
rappresentanza politica, senza predilezioni a priori per
l’uno o l’altro schieramento (p. 194).
..le organizzazioni mafiose, pur influenti sulla vita
pubblica e capaci di interferire con il momento
elettorale, non sembrano tuttavia disporre di amplissimi
“pacchetti” di consensi. Ciò indica che il grado di
organizzazione del consenso non si è ancora sviluppato,
nelle regioni a maggior presenza mafiosa, come nelle
realtà più tradizionali (p. 194). Sia le inchieste
lombarde sia quelle piemontesi rivelano la presenza di
un alto numero di esponenti dei clan nati nelle regioni
di nuova residenza, perfettamente orientati a riprodurre
gli schemi di condotta praticati dalle rispettive
organizzazioni nei luoghi di origine (pp. 194-195).
 

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Inchiesta repubblica-2

  • 1.     …Secondo quanto emerge dalle numerose indagini, dagli studi e dalle audizioni della commissione antimafia, le organizzazioni criminali hanno sviluppato un forte orientamento a privilegiare l'insediamento e la penetrazione al nord nei piccoli comuni. Questa tendenza è dovuta a svariati fattori. In primo luogo l'inesistenza o la debole presenza di presidi delle forze dell'ordine, e il basso interesse riservato alle vicende dei comuni minori dalla grande stampa e dalle stesse istituzioni politiche nazionali. Non secondaria la facilità di accesso alle amministrazioni locali grazie alla disponibilità di un piccolo numero di preferenze, specie in contesti in cui il ricorso alla preferenza sia poco diffuso tra gli elettori. Non secondario è anche l'aspetto di "similitudine dimensionale" tra comune di origine e comune di insediamento. In particolare la 'ndrangheta ha radici nei piccoli comuni e le mette nei piccoli comuni; stabilisce tendenzialmente un rapporto biunivoco tra un comune calabrese e un comune del nord o tra un ristrettissimo gruppo di comuni calabresi (in genere confinanti) e un ristrettissimo gruppo di comuni settentrionali (anch'essi in genere confinanti). Modello questo che tende a replicare anche fuori dal territorio nazionale, si pensi al Canada come alla Germania e agli Stati Uniti. Le 'ndrine tendono a "replicare" un modello: il luogo della massima concentrazione conosciuta di "locali" di 'ndrangheta coincide con la provincia di Milano e della provincia di Monza-Brianza, ossia con un'area che presenta una densità demografica decupla rispetto alla media nazionale. L'elevata densità demografica corrisponde in genere a migrazioni storiche e l'alta densità demografica implica maggiore mimetizzazione sociale e più favorevoli opportunità di costruzione di relazioni sociali e professionali anonime. Infine l'alta densità demografica si associa a una elevata percentuale di cementificazione del territorio, processo che implica una esaltazione delle opportunità di inserimento delle imprese mafiose. Secondo l'Istat (2012) le provincie più cementificate di Italia risultano nel 2011, Le ragioni per cui si è sviluppato un forte orientamento a privilegiare i comuni minori sono già state indicate in altra sede1 , ma vale qui la pena sottolineare in particolare l’inesistenza o la debole presenza di presidi delle forze dell’ordine (p. 10), la quale già di per sé garantisce a gruppi armati una facilità di esercizio de facto di una giurisdizione parallela. Né può essere sottovalutato il cono d’ombra protettivo steso sulle azioni dei clan dall’interesse oggettivamente ridotto assegnato alle vicende dei comuni minori dalla grande stampa e dalle stesse istituzioni politiche nazionali (p. 11). Come non si può sottovalutare, nei centri minori, la facilità di accesso alle amministrazioni locali grazie alla disponibilità di un piccolo numero di preferenze, specie in contesti in cui il ricorso alla preferenza sia poco diffuso tra gli elettori. La ‘ndrangheta ha dunque radici fitte nei piccoli comuni e le mette nei piccoli comuni (p. 11), ovviamente senza che questo debba portare a sottovalutarne le presenze nei grandi capoluoghi. Di più: stabilisce tendenzialmente un rapporto biunivoco tra un comune calabrese e un comune del nord o tra un ristrettissimo gruppo di comuni calabresi (in genere confinanti) e un ristrettissimo gruppo di comuni settentrionali (anch’essi in genere confinanti) (p. 11), secondo un modello di sfere di influenza che essa sembra applicare anche in Germania. In particolare si deve notare come il luogo della massima concentrazione conosciuta di “locali” di ‘ndrangheta coincida con l’area complessiva della provincia di Milano e della provincia di Monza Brianza, ossia con un’area che presenta una densità demografica decupla rispetto alla media nazionale (p. 12). L’alta densità demografica implica poi una maggiore possibilità di mimetizzazione sociale e più favorevoli opportunità di costruzione di relazioni sociali e professionali anonime… l’alta densità demografica si associa a una elevata percentuale di cementificazione del territorio, processo che implica una esaltazione delle opportunità di inserimento delle imprese mafiose (p. 12). Non è senza significato in tal senso che secondo l’Istat (2012) le provincie più cementificate di Italia risultino nel 2011 “Il tabù infranto” di Michele di Salvo   Prima rapporto trimestrale Cross  
  • 2.     nell'ordine, Monza-Brianza (54 per cento di superfici edificate), Napoli (43), Milano (37) e Varese (29), e non è un caso che tutte e quattro le provincie si caratterizzino per una forte presenza, antica o espansiva, degli interessi di stampo mafioso. La formula ideale del successo sembra essere quindi "piccoli comuni-alta densità demografica". Sottovalutazione del fenomeno e rimozione, talvolta sfociante in un vero e proprio negazionismo, vanno di pari passo con l'inadeguatezza del grado di informazione sui fenomeni malavitosi e di contrasto all'attività del crimine organizzato. Del resto il modus operandi dei gruppi mafiosi è notevolmente flessibile. Possono avvantaggiarsi dell'alta o della bassa densità demografica, della abbondanza di risorse o della crisi (usura, gioco d'azzardo), dei servizi sociali evoluti o del degrado urbano, del servizio pubblico o dell'economia privata; e nella scelta della propria rappresentanza politica non presentano predilezioni a priori per l'uno o l'altro schieramento. Le organizzazioni mafiose, pur influenti, non sembrano tuttavia disporre di amplissimi "pacchetti" di consensi. Ciò indica che il grado di organizzazione del consenso non si è ancora sviluppato, nelle regioni a maggior presenza mafiosa, come nelle realtà più tradizionali. Sia le inchieste lombarde sia quelle piemontesi rivelano la presenza di un alto numero di esponenti dei clan nati nelle regioni di nuova residenza, perfettamente orientati a riprodurre gli schemi di condotta praticati dalle rispettive organizzazioni nei luoghi di origine. nell’ordine, Monza-Brianza (54 per cento di superfici edificate), Napoli (43), Milano (37) e Varese (29), e che tutte e quattro le provincie si caratterizzino per una forte presenza, antica o espansiva, degli interessi di stampo mafioso. La formula ideale del successo sembra essere quindi “piccoli comuni-alta densità demografica” (p. 12). ….Essi possono avvantaggiarsi dell’alta o della bassa densità demografica, della abbondanza di risorse o della crisi (usura, gioco d’azzardo), dei servizi sociali evoluti o del degrado urbano, del servizio pubblico o dell’economia privata (p. 194); e oltre a ciò presentano un’alta spregiudicatezza nella scelta della propria rappresentanza politica, senza predilezioni a priori per l’uno o l’altro schieramento (p. 194). ..le organizzazioni mafiose, pur influenti sulla vita pubblica e capaci di interferire con il momento elettorale, non sembrano tuttavia disporre di amplissimi “pacchetti” di consensi. Ciò indica che il grado di organizzazione del consenso non si è ancora sviluppato, nelle regioni a maggior presenza mafiosa, come nelle realtà più tradizionali (p. 194). Sia le inchieste lombarde sia quelle piemontesi rivelano la presenza di un alto numero di esponenti dei clan nati nelle regioni di nuova residenza, perfettamente orientati a riprodurre gli schemi di condotta praticati dalle rispettive organizzazioni nei luoghi di origine (pp. 194-195).
  • 3.