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Iran tra tradizione e modernità
Viaggio attraverso i percorsi storici di un’antica civiltà, per
comprendere le possibili modalità di uno sviluppo economico in
contesto di pace.
Una Finestra sull’Iran


Ero perso con lo sguardo verso il mare
Ero perso con lo sguardo nell'orizzonte,
tutto e tutto appariva come uguale;
poi ho scoperto una rosa in un angolo di mondo,
ho scoperto i suoi colori e la sua disperazione
di essere imprigionata fra le spine
non l'ho colta ma l'ho protetta con le mie mani,
non l'ho colta ma con lei ho condiviso e il profumo e le spine tutte quante.
Ah, stenderei il mio cuore come un tappeto sotto i tuoi passi,
ma temo per i tuoi piedi le spine di cui lo trafiggi.

Hafez



“(…)L'Iran, nonostante la sottoscrizione della Convenzione Internazionale per i Diritti del
Fanciullo -prosegue Sbai continua a non rispettare gli accordi presi e si conferma un regime
estremista, razzista, intollerante e patriarcale, capace di macchiarsi giorno dopo giorno di sangue
innocente, soprattutto di donne. Mi chiedo che valore abbia la sottoscrizione di diversi trattati da
parte di uno stato come l'Iran il cui presidente ha fatto dichiarazioni incontestabilmente estremiste
in sede internazionale. Non ci resta che fare appello a tutti gli studenti, uomini e donne, a
ribellarsi, ad alzare la voce, a non stare zitti. La morte di Delara deve essere ricordata e
commemorata. E dopo il lutto bisogna agire: non e' piu' accettabile, accettare questo genocidio
femminile”.

COMUNICATO STAMPA DELL'ON. SUAD SBAI SULL'IMPICCAGIONE DI DELARA
DARABI
Profili economici dell’Iran tra tradizione e modernità




L‘Iran è la culla della nostra civiltà, un paese dove convivono culture e tradizioni diverse in uno
stesso luogo ed è intatta un‘identità . Andare in Iran è come fare un viaggio tra tradizione e
modernità .Una leggenda Greca narra che sul portale della tomba di Ciro a Persepoli vi fosse
scritto:

―IO SONO CIRO FONDATORE DEGLI ACHEMENIDI. TU UOMO, FORSE UN GIORNO

VERRAI QUI A TROVARMI, MA TI PREGO, NON INVIDIARMI PER QUESTO PEZZO DI

TERRA‖


e che quando Alessandro Magno visitò questa tomba s‘inginocchiò e, chiedendo perdono, pianse

per quello che aveva fatto.


L'antica Persia era la linea di confine tra Asia e Europa, lungo la storica via della seta, attraverso la

quale entravano in contatto Oriente ed Occidente. Nel corso dei secoli, il ruolo geopolitico dell'Iran

è diventato sempre più cruciale. Quando Mohammad Mosaddeq, dopo aver vinto le elezioni, nel

1951 nazionalizzò l'industria petrolifera, il rancore tra il governo e lo Scià andarono peggiorando,

fino a quando quest'ultimo non fu costretto a lasciare il paese e cercare riparo in Europa. A partire

dal 1963, lo Scià lanciò la Rivoluzione Bianca, un programma sociale e politico che avrebbe dovuto

trasformare l'economia e la società iraniana. In questo modo, il governo ridistribuì i terreni a 2

milioni e mezzo di iraniani, intensificando il processo di scolarizzazione e migliorando le

condizioni sanitarie nelle aree più rurali del paese.
La riforma, d‘altro canto, non apportò sufficiente ricchezza ai piccoli coltivatori che si riversarono

in massa nelle grandi città in cerca di una vita migliore. Inoltre, la Rivoluzione Bianca attirò a sé le

ire degli ulema, i leader spirituali, poiché molte delle terre confiscate appartenevano alle vaqf, le

associazioni caritatevoli che erano amministrate proprio da quest'ultimi.


Tra i capi religiosi che si opponevano alle politiche dello Scià, apparve Ruhollah Musawi

Khomeini, insignito, per la sua battaglia politico-religiosa col titolo di Ayatollah, ovvero il titolo più

elevato per il clero sciita (in arabo, "segni di Allah‖).


Una moltitudine di studenti islamici scesero per le strade di Teheran a cominciare dal gennaio 1978,

per contestare le accuse mosse contro Khomeini sui quotidiani della capitale. La risposta dello Scià,

che era ormai da tempo malato di cancro, fu piuttosto confusa. Inizialmente le milizie regali

repressero nel sangue le proteste, causando un'inevitabile recrudescenza della violenza e dello

scontento contro la famiglia reale.


Quando però nel 1979 le sue condizioni di salute si aggravarono, lo Scià cercò riparo negli Stati

Uniti per ricevere un trattamento medico adeguato, lasciando il paese nel caos. Nonostante il

diniego da parte di Washington (per non prendere parte diretta nella difficile situazione politica

iraniana), l'episodio ebbe un'eco molto pesante all'interno del movimento rivoluzionario iraniano, e

con molta probabilità fu la scintilla che portò al rapimento dei 55 diplomatici americani. Ad un

anno dalle prime insurrezioni, Mohammad Reza Pahlavi lasciò l'Iran, per riparare prima in Iraq e

poi in Egitto, dove morì.


Il governo di Teheran, ad oggi, rappresenta uno dei principali interlocutori per pacificare la

tormentata regione Mediorientale. Tra il 1980 ed il 1988, l'Iran ha combattuto una sanguinosa

guerra contro l'Iraq, per il possesso di territori contesi. Le problematiche che caratterizzano la

situazione attuale iraniana, riguardano principalmente il tentativo di accogliere le influenze
modernizzanti provenienti dall'estero e la possibilità di riconciliare il controllo clericale del regime

con la partecipazione popolare al governo del Paese e con la diffusa richiesta di riforme.
L'Iran contemporaneo


Nel gennaio del 2005, il conservatore Mahmoud Ahmadinejad, ex sindaco di Teheran, vinse le

elezioni sconfiggendo l'ex premier Hashemi Rafsanjani e come prima cosa, vietò dalla televisione e

dalla radio statale la musica considerata "indecente". Nei primi anni, Ahmadinejad              dovette

scontrarsi con l'inflazione e l'alto tasso di disoccupazione che non accennarono a diminuire. Il

Premier decise di rispondere alle difficoltà economiche del paese aumentando gli investimenti nel

programma nucleare.


L'arricchimento dell'uranio, secondo quando dichiarato dal governo di Teheran, sarebbe servito a

scopi civili, per diversificare l'economia iraniana, e diminuire la dipendenza dal petrolio, anche se il

paese rimane uno dei maggiori produttori di oro nero ma non è in grado di effettuare il processo di

raffinazione in autonomia.


Il contestato programma nucleare iraniano che è da anni ormai al centro delle tensioni tra Teheran e

Washington, rese ancora più ostili le relazioni tra i due paesi, in particolare negli otto anni

dell'amministrazione Bush. A più riprese l'ex presidente Usa accusò Teheran di sostenere le

organizzazioni islamiche fondamentaliste, attive soprattutto in Palestina (come per esempio Hamas)

e Libano (Hezballah), inserendo l'Iran nel noto "asse del male".


Nel corso della conferenza contro il razzismo di Ginevra (nominata Durban 2), organizzata nel

marzo del 2009 dalle Nazioni Unite, Ahmadinejad accusò lo stato ebraico, pur senza mai

nominarlo, di essere razzista e di perpetuare lo sterminio delle popolazioni palestinesi.

In seguito a tali dichiarazioni, i delegati dell'Unione Europea abbandonarono l'aula, creando

ulteriori tensioni nelle relazioni diplomatiche con il governo di Teheran.
Un segnale di distensione arrivò con la liberazione della giornalista iraniano-americana Roxana

Saberi, ex corrispondente per la CNN da Teheran, accusata nel gennaio del 2009 di spionaggio e

condannata a 6 anni di reclusione. In seguito ad una serie di dure proteste da parte della comunità

internazionale, il regime di Teheran dopo 4 mesi rilasciò la giornalista, con la motivazione, rimasta

alla storia, che "gli Stati Uniti non costituiscono una nazione ostile".
Lo stato dell’economia iraniana


L‘Iran ha avuto tra il 1960 e il 1977 un processo di industrializzazione finanziato dai proventi del

petrolio, a cui però non fece seguìto, un adeguato aumento delle infrastrutture ed un paritetico

sviluppo dell'agricoltura. A tale annosa situazione si aggiunse l‘aggravarsi delle tensioni politiche e

religiose ed ai conseguenti moti di protesta, la guerra con l'Iraq e il crollo del prezzo del petrolio,

accentuando le difficoltà della giovane nazione.


L‘Iran anche se occupa il secondo posto mondiale per le sue riserve petrolifere, ha una tale scarsa

disponibilità di raffinare il prodotto, come precedentemente accennato, da spendere eccessivamente

nell'importazione di combustibile.


Il 30% della popolazione iraniana vive d‘agricoltura, praticata su un territorio coltivato solo per il

10%, le principali coltivaioni sono: pistacchio, cereali, orzo, cotone, che viene esportato, tabacco,

barbabietola e canna da zucchero. Largamente diffuso è l'allevamento bovino nelle zone di pascoli,

ovino e caprino in quelle più aride. Accanto al petrolio, di cui l'Iran è uno dei principali produttori

mondiali, le risorse minerarie annoverano gas naturale, ferro, rame, carbone; anche gli altri

idrocarburi rappresentano una buon risorsa. Sono sorte alcune industrie nel settore petrolchimico in

alcune città tra cui Teheran, in quello siderurgico a Isfahan e Bandar-Abbas e in quelli metallurgico

e meccanico. Ai settori tessile e alimentare si sono aggiunte industrie per la produzione di beni di

consumo ed elettrodomestici, di macchinari, automobilistiche, di materiali da costruzione,

farmaceutiche, cosmetiche, della pelle, elettriche e di elettronica. Importante è il settore

dell'artigianato, rappresentato soprattutto dalla produzione e dall'esportazione di tappeti.
Notevoli sforzi sono stati compiuti durante la presidenza di Rafsanjani per tornare ad un'economia

di pace e modernizzare le strutture produttive, aprendo al mercato e ai capitali stranieri, ma la nuova

linea di politica economica ha portato a una grave crisi nei primi anni Novanta, con pesanti costi

sociali: rialzo dell'inflazione, difficoltà dell'industria nazionale e tutta una serie di problemi che

hanno reso difficile la ripresa economica. A tutto ciò si aggiungono i problemi causati dall'ideologia

religiosa che ha impedito la privatizzazione di alcuni settori dell'economia iraniana: la costituzione

islamica, infatti, vieta gli investimenti stranieri. I tassi di prestito sono comunque alti: nella prima

metà del 2007 hanno superato il 14% per le banche statali ed il 17% per quelle private. Anche

l'inflazione è alta e gli investimenti si sono rivolti prevalentemente al mercato immobiliare.


Nel gennaio 2008 il governo iraniano ha annunciato che avrebbe aperto la Iranian Oil Bourse (IOB,

Borsa Iraniana del Petrolio) nel periodo tra l'1 e 11 febbraio successivo. Il 30 gennaio 2008, però,

una serie di danni ai cavi di fibra ottica sottomarini isola quasi completamente l'Iran dalla rete

Internet (oltre all'Iran, rallentamenti e disguidi si sono avuti negli altri Paesi del Golfo, oltre che in

Egitto e in India), rendendo di fatto impossibile l'eventuale apertura della Iranian Oil Bourse.


Il 17 febbraio 2008 il governo iraniano ha inaugurato l'Iranian Oil Bourse per commerciare petrolio

e prodotti petroliferi. La moneta usata nelle transazioni sarà il Riyal iraniano.


A febbraio 2009, il tentativo di vendere al pubblico iraniano il 5% di Banca Mellat ha fallito. Gli

investitori nel mercato dei capitali di Teheran non hanno dimostrato fretta di acquistare le quote. Il

governo ha offerto agli investitori un totale di 656 milioni di azioni della sua banca. La ragione

principale del fallimento della privatizzazione è stata la scelta del momento, dato che la borsa di

Teheran e' in seria crisi negli ultimi mesi alla luce del calo dei prezzi del petrolio nel mercato

mondiale.


Dopo l'annuncio di un boicottaggio di tutte le imprese che hanno connessioni con il regime

"sionista" le autorità iraniane chiedono spiegazioni ad una società locale di bibite. Secondo fonti
iraniane, il Ministro iraniano dell'Industria e delle miniere, Ali Akbar Mehragian ha convocato i

dirigenti della società iraniana Khoshgovar al fine di ottenere un chiarimento sulla natura del loro

rapporto con la società americana Coca Cola. La società iraniana paga circa $ 1,5 milioni di dollari

l'anno per la licenza e per l'utilizzo del marchio Coca Cola. L'attuale campagna contro la Coca Cola

in Iran è stata accelerata dal recente conflitto nella Striscia di Gaza iniziato nel dicembre 2008.


Crisi Economica e Petrolio


Il calo del prezzo del petrolio che si è verificando nel mercato mondiale ha provocando ingenti

danni all‘economia iraniana. Tale tendenza avrebbe potuto danneggiare gravemente l‘industria

petrolifera iraniana.


Tuttavia l‘economia iraniana, contrariamente a quella del mondo occidentale, non si trova in una

fase di recessione. Secondo le stime dell‘Economist, l‘Iran crescerà di mezzo punto nel corso del

2009, distanziandosi così dalle perdite che faranno segnare paesi come il Giappone (-6,4), la Russia

(-5,0%), gli Stati Uniti (-3,2) e la stessa Italia (-4,6). La crisi si è comunque fatta sentire anche

all‘interno dei confini della Repubblica Islamica, che ha rallentato la sua corsa rispetto agli anni

passati. Grazie anche all‘elevato prezzo del petrolio, il PIL iraniano era cresciuto alla media del

5,8% annuo nel periodo 2000-08, con un picco del 7,8% nel 2007.


Nonostante lo sviluppo continuativo degli ultimi anni, diversi fattori limitano ancora la crescita

dell‘economia iraniana. Il primo di questi impedimenti è stata sicuramente l‘inflazione, che si

ritiene abbia toccato il suo culmine nel corso del 2008, con la percentuale del 28%. Grazie

probabilmente all‘approssimarsi delle elezioni, questa cifra sta scendendo e secondo le stime

dell‘Economist dovrebbe raggiungere il 19% al termine del 2009. L‘alto tasso di inflazione ha

creato molti problemi alla popolazione iraniana, soprattutto nella loro vita di tutti i giorni. In pochi

anni i prezzi dei beni di prima necessità e degli immobili sono cresciuti vertiginosamente ed gli

iraniani che fino a qualche tempo addietro potevano permettersi di comprare una casa si sono
ritrovati improvvisamente senza il denaro sufficiente per farlo. La classe sociale più colpita dal

fenomeno inflattivo è stata probabilmente la piccola borghesia urbana, che si è ritrovata

improvvisamente senza i risparmi necessari per aumentare il proprio benessere.


Un altro impedimento che limita l‘ulteriore sviluppo dell‘economia iraniana è il problema dei

sussidi. Lo stato infatti paga i produttori per mantenere artificialmente bassi i prezzi di diversi

prodotti di largo consumo, tra cui il pane e la benzina. Questi finanziamenti si sono dimostrati

particolarmente onerosi per le casse dello stato e non potranno essere mantenuti per molto tempo se

il prezzo del petrolio dovesse scendere sotto una certa soglia. Per dare un‘idea del costo di tali

politiche, nel 2005/06 il governo ha speso circa 5 miliardi di dollari in sussidi e 3 miliardi di dollari

in importazioni di benzina. Sono alcune stime, queste cifre sono attualmente raddoppiate e tendono

a crescere in modo sempre più deciso. I sussidi hanno avuto poi un effetto negativo generale sul

livello di produttività del sistema, che è diminuito a causa della mancata competizione, e sul livello

di consumo di tali prodotti, che è aumentato in breve tempo oltre ogni aspettativa. L‘Iran ha

oltretutto subito in questi anni un crescente isolamento economico da parte dell‘Occidente, dovuto

sia alle sanzioni approvate delle Nazioni Unite, sia alla pressione esercitata da Washington nei

confronti dei suoi alleati europei ed asiatici. Teheran ha risposto a questa chiusura aumentando le

proprie relazioni con alcuni paesi dell‘Asia Orientale e del Medio Oriente, ampliando i propri

rapporti commerciali con paesi come Turchia e Cina. Fino ad ora tale strategia si è dimostrata

vincente nell‘evitare l‘isolamento. Nel 2009, Pechino ha siglato due accordi miliardari con la

Repubblica Islamica in ambito energetico. In gennaio i cinesi hanno concluso un accordo per lo

sviluppo dei campi petroliferi del North Azadegan, mentre il 4 giugno, a pochi giorni dalle elezioni

presidenziali, la China National Petroleum Corporation (CNPC) ha ufficialmente sostituito la

compagnia francese della Total per lo sviluppo del giacimento di gas del South Pars.
La ratio della politica di Ahmadinejad

La crescita dell‘inflazione in Iran era un evento atteso da molti esperti finanziari. Già nel 2007,

quando Ahmadinejad ha impedito l‘aumento dei tassi di interesse per bilanciare l‘enorme afflusso

di denaro derivante dal petrolio, in molti avevano previsto l‘incremento dell‘inflazione e la fuga

degli investimenti dalla borsa ai beni immobili. Ahmadinejad era probabilmente ben consapevole

delle conseguenze delle sue scelte e secondo il parere di alcuni analisti ha evitato di dare troppo

ascolto alle parole degli economisti per rincorrere invece i propri interessi politici. Se avesse alzato

il tasso di interesse, come gli consigliavano gli esperti, non avrebbe potuto rispettare la promessa di

―portare sulle tavole degli iraniani i soldi del petrolio‖ ed avrebbe creato delle difficoltà a buona

parte della popolazione che aveva bisogno di liquidità. Secondo alcuni analisti, gli alti tassi di

interesse avrebbero poi penalizzato i finanziatori della sua campagna elettorale, che dovevano

ancora sistemare i prestiti contratti qualche anno prima con diversi istituti di credito. A spingere

Ahmadinejad a non preoccuparsi troppo dei contraccolpi economici della sua decisione ha

probabilmente giocato un ruolo anche la storia dell‘inflazione all‘interno dei confini della

Repubblica islamica. Già dal 1991 al 1996 il tasso era stato costantemente superiore al 20% ed

aveva toccato la quota record di 49,1% nel 1995. Anche nel recente passato, nel periodo compreso

tra il 1997 ed il 2006, l‘inflazione era stata sotto il 15% nel 1999/2000 e nel 2005/2006.


Le politiche economiche di Ahmadinejad, contrariamente a quanto può sembrare, comunque, non

sono la conseguenza diretta di una cattiva gestione delle risorse economiche del paese, ma sono il

frutto di una strategia che mira a rafforzare i rapporti del presidente con alcuni gruppi di potere e

con le classi sociali a lui più vicine. L‘attuale presidente, conscio delle caratteristiche da ―prima

repubblica‖ vigenti all‘interno del sistema politico iraniano, ha preferito rafforzare i legami con i

propri sostenitori più che adottare politiche previdenti per il bene collettivo della comunità. Questo

consolidamento di alleanze e di legami clientelari potrebbero avvantaggiarlo nel corso delle
prossime elezioni presidenziali, poiché il suoi principale sfidante, Mousavi, ha deciso di sostenere il

principio della liberalizzazione economica, che trova ancora molte resistenze all‘interno del paese. I

risultati delle elezioni del 12 giugno saranno perciò il banco di prova della gestione del potere da

parte di Ahmadinejad, che potrebbe essere premiato in virtù della sua ―realpolitik‖, oppure essere

punito dalla popolazione per bruciato l‘enorme quantità di ricchezza piovuta in Iran dopo l‘aumento

del prezzo del petrolio.


Tuttavia, mentre gli iraniani festeggiano il 30° anniversario della Rivoluzione Islamica, la politica

sarà oscurata dalle difficoltà economiche, sorte in parte a causa del crollo dei prezzi del petrolio e in

parte a causa della crisi finanziaria mondiale.
L’Iran e le sanzioni


Nel 2008, il Consiglio di Sicurezza dell‘Onu ha approvato due ulteriori risoluzioni sul programma

nucleare iraniano e sulle sanzioni internazionali, portando a cinque il numero totale di risoluzioni da

quando ebbe inizio l‘impasse con l‘Occidente.


Mahmud Ahmadinejad, il presidente iraniano, ha continuato a mantenere un tono di sfida dicendo:

―Emettete tutte le risoluzioni che volete. Approvate risoluzioni fino a quando la vostra ‗borsa di

risoluzioni‘ non scoppierà‖. L‘Organizzazione per l‘Energia Atomica dell‘Iran ha annunciato che

stava pianificando di installare 6.000 centrifughe al fine di raddoppiare la sua capacità di

arricchimento dell‘uranio rispetto agli anni passati. Mentre le sanzioni non sono riuscite ad

obbligare Tehran a tenere a freno il suo programma nucleare, esse hanno protetto l‘economia

iraniana dalla recessione economica globale – ma solo momentaneamente.


Circa cinque anni di prezzi petroliferi alle stelle avevano aiutato l‘Iran ad aumentare la spesa

pubblica nel tentativo di proteggere l‘economia locale dal tracollo finanziario globale. Tuttavia,

questa politica è stata duramente criticata da molti economisti, che hanno messo in guardia contro

l‘aumento dell‘inflazione, e hanno invitato a una maggiore disciplina in campo economico, e a

ridurre la spesa.Malgrado gli ammonimenti, Ahmadinejad ha continuato a portare avanti i suoi

controversi piani economici, che prevedevano fra l‘altro l‘obbligo delle banche di abbassare i loro

tassi di interesse e di offrire prestiti a buon mercato alle piccole imprese.


Ciò ha portato a un alto numero di dimissioni all‘interno della squadra economica del governo.

Tahmasb Mazaheri, il governatore della Banca Centrale dell‘Iran (CBI), che era riuscito con

successo a controllare la crescita vertiginosa della liquidità, si è dimesso a settembre.
Egli era stato in carica per circa un anno, e le sue dimissioni hanno fatto esplodere i contrasti

economici già esistenti fra i conservatori al potere.


I conservatori, che avevano sempre lodato i successi di Ahmadinejad sulla scena internazionale e la

sua abilità di far marciare le masse contro la volontà delle potenze mondiali di affondare le

ambizioni nucleari dell‘Iran, hanno preso le distanze dai suoi piani economici.Ahmadinejad è

diventato sempre più solo nella sua battaglia economica.


Politiche economiche dannose


Le defezioni hanno posto una sfida ad Ahmadinejad, che in precedenza aveva goduto di un

appoggio quasi incondizionato in materia di politiche economiche.


Dopo le elezioni, molti deputati conservatori hanno detto che le sue politiche economiche erano

dannose. Ciò ha spinto coloro che avevano espresso queste critiche verso posizioni più vicine a

quelle dei loro rivali riformisti, e il risultato è stato l‘elezione di Ali Larijani, l‘ex capo negoziatore

nucleare dell‘Iran, alla presidenza del parlamento.


Larijani si era dimesso dal suo incarico di capo negoziatore a seguito di alcuni contrasti con

Ahmadinejad su come gestire la prolungata disputa del Paese con l‘Occidente.


Sebbene egli non avesse mai criticato apertamente Ahmadinejad, le sue dimissioni segnalavano la

comparsa di una fazione conservatrice più moderata.


Il 4 novembre scorso, il parlamento iraniano ha dato inizio allo scontro con Ahmadinejad dando il

benservito al ministro degli Interni. Ali Kordan, che era stato nominato solo 90 giorni prima, è stato

destituito con voto unanime perché aveva presentato un falso certificato di laurea dell‘Università di

Oxford per ottenere la conferma parlamentare.


I membri del parlamento lo hanno definito una disgrazia per il conservatorismo iraniano.
Il parlamento ha poi approvato il nuovo candidato presentato da Ahmadinejad per quella carica, il

suo stretto alleato Sadeq Mahsouli, in una dimostrazione di unità con il governo, ma la spaccatura

stava cominciando a scuotere la fiducia dei legislatori nel fatto che il Paese fosse incamminato nella

giusta direzione.Ahmadinejad spera che il parlamento approverà un piano di ―rivoluzione

economica‖ che dovrebbe eliminare gran parte dei sussidi governativi rimpiazzandoli con dei

contributi di 40-70 dollari mensili a persona.Un giornale riformista ha recentemente rivelato che

questo piano è in effetti una copia della raccomandazione della Banca Mondiale di risparmiare gli

introiti petroliferi iraniani per progetti di sviluppo di cui vi è urgente bisogno.


Pur potendo sembrare strano per un governo che ha costantemente criticato le politiche della Banca

Mondiale, forse esso non ha avuto altra scelta.I prezzi del petrolio che erano schizzati a oltre 140

dollari al barile a luglio, sono ora scesi sotto i 50 dollari.Saeed Leylaz, analista economico e aspro

critico delle politiche monetarie di Ahmadinejad, ha dichiarato che il governo attualmente deve far

fronte a un deficit di 100 milioni di dollari al giorno. Il governo è obbligato a tagliare le spese,

inclusi i 90 miliardi di dollari annualmente erogati in sussidi. Altri esperti ritengono che il ―piano di

rivoluzione economica‖ accrescerà l‘inflazione almeno sul breve periodo; ariani ha affermato che il

parlamento bloccherà qualsiasi piano, legge o provvedimento che alimenti l‘inflazione.
Minacce Future


Ci si attende che la frattura tra i conservatori seduti in parlamento e quelli che compongono il

governo si aggraverà nel prossimo anno. Coloro che criticano Ahmadinejad dicono che il suo piano

di rivoluzione economica è soltanto un modello populista per guadagnare voti in vista delle elezioni

presidenziali del 12 giugno. Egli ha ripetutamente respinto questa accusa, affermando che questo

piano non farà che danneggiare la sua popolarità.Ironicamente, il crollo dei prezzi del petrolio

potrebbe riportare in primo piano la questione nucleare. Privato di una parte importante dei suoi

introiti, l‘Iran non può permettersi di rimanere isolato dal resto del mondo.Il governo potrebbe

sentirsi obbligato a ritornare al tavolo dei negoziati con le potenze mondialiCiò, a sua volta,

potrebbe costare caro al governo in vista delle elezioni.Ahmadinejad, che era giunto al potere con la

promessa di migliorare il tenore di vita dei poveri, e che aveva mantenuto la sua popolarità sfidando

le potenze mondiali nello scontro nucleare fra l‘Iran e l‘Occidente, corre il rischio di perdere su

entrambi i fronti. Il suo piano di rivoluzione economica potrebbe essere una via d‘uscita. L‘impatto

del piano economico sulla popolarità di Ahmadinejad rimane da vedersi, ma vi sono pochi dubbi sul

fatto che la sua posizione tra i suoi alleati conservatori sia in declino dopo la sua vittoria elettorale

del 2005.
Le Risorse Minerarie


L'Iran è il secondo produttore mondiale di gas naturali dopo la Russia, con 28 trilioni di mc stimati

che rappresentano circa il 18% dell'intera riserva mondiale. Bisogna altresì dire che le riserve di gas

non costituiscono, in termini di sfruttamento, un'opportunità commerciale della portata del

comparto petrolifero. Attualmente è in fase di realizzazione un ambizioso progetto per lo sviluppo

del vasto giacimento del South Pars, tale progetto è sostenuto dal Governo sia per contenere

l'eccessivo consumo interno di petrolio sia per consentire una rilevante esportazione di gas verso la

Grecia.


Gran parte dei giacimenti minerari resta tuttora inesplorata, anche se sono stati già identificati

depositi di carbone, ferro, rame, piombo, zinco (di cui l'Iran è al primo posto nel mondo per riserve)

e cromite, argento, manganese, sale, magnesite e zolfo alimentano l‘industria estrattiva.


In Iran la produzione industriale su larga scala si sviluppò negli anni Settanta e oggi il settore

contribuisce per il 44,6% alla formazione del PIL.Le industrie più importanti sono quelle

petrolchimiche, tessili, alimentari, di attrezzatura elettronica, laterizi, acciaio, autoveicoli.Il 30%

della popolazione attiva è impiegato nell‘industria. In forte ascesa è il settore automobilistico

(+29%) anche grazie alla tutela del regime protezionistico caratterizzato dall'esistenza di due

aziende parastatali: Iran Khodro e Saipa.Importante è il settore dell'artigianato, rappresentato

soprattutto dalla produzione e dall'esportazione dei tappeti, tessuti e annodati, e degli scialli di seta.
Le esportazioni


Le esportazioni iraniane sono rappresentate per l'80% dal petrolio (quarto produttore mondiale e

secondo in ambito OPEC); anche il gas naturale incide notevolmente sulle esportazioni essendo

L'Iran il secondo produttore mondiale dopo la Russia.


Per quanto riguarda i prodotti non-oil esportati possiamo annoverare: tappeti annodati a mano,

prodotti chimici e petrolchimici, prodotti dell'agricoltura (frutta secca), prodotti industriali

(macchinari, equipaggiamento per trasporti) inclusi quelli di base (acciaio e ferro).


Nell'ambito dell'export iraniano non-oil, l'Italia si colloca al 5° posto dopo Emirati Arabi, Germania,

Giappone e Azerbaijan, con un peso - sull'export totale – pari al 5%.


Nel 2003 le esportazioni complessive del Paese raggiunsero 33.788 milioni di dollari USA, a fronte

di importazioni per 25.638 milioni di dollari USA.I principali prodotti importati dall‘Iran, invece,

sono in prevalenza macchinari e attrezzature, macchine elettriche, ferro e acciaio e prodotti

dell'agricoltura, in particolare frumento).La Germania resta il primo fornitore con una quota del

10.45%, al secondo posto gli Emirati Arabi con il 9.16% e terza l'Italia con una quota del 6.8% che

equivale ad un incremento del 1.33% rispetto al 2000. I principali partner commerciali sono il

Giappone, la Germania, la Francia, l‘Italia, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e i Paesi Bassi. L‘unità

monetaria iraniana è il rial, suddiviso in 100 dinar ed emesso dalla Banca Markazi, fondata nel 1960

e controllata dal governo.
Interscambio fra Iran e Italia


Per quanto riguarda l‘interscambio tra Iran ed Italia, i dati parziali del secondo bimestre 2006

rivelano un saldo favorevole all'Italia, in quanto l'Iran ha visto diminuire, in termini assoluti, le sue

esportazioni verso l'Italia fino a raggiungere quota 0 nel 2006, con una variazione di -100% rispetto

al 2005.


Nel 2006, comunque, la prima voce dell‘import italiano dall‘Iran continua ad essere il petrolio

greggio e gas naturale (oltre 3 miliardi di euro). Seguono, per valori molto inferiori, il rame

esemilavorati, i prodotti della siderurgia (in calo rispetto al 2004), frutta, piante e spezie.


Un notevole incremento si è registrato in vari comparti, quali: materie plastiche in forme primarie;

altri prodotti chimici di base organici e pietre ornamentali. In calo, invece, le importazioni di

prodotti chimici vari per uso industriale; tessuti di filati di cotone e carburanti per motori,

combustibili minerali e gassosi, i quali dopo la ripresa registrata nel 2005, hanno raggiunto

nuovamente quota 0, come nel 2004.


La composizione dell‘export nazionale verso l‘Iran è costituita per gran parte da prodotti

dell‘industria meccanica, in particolare turbine idrauliche e termiche ed altre macchine che

producono energia meccanica; macchine per la lavorazione delle materie plastiche e della gomma e

macchine per impieghi speciali; macchine da miniera, cava e cantiere. Si tratta comunque di

prodotti in calo rispetto agli anni precedenti; come è avvenuto per i seguenti comparti: autoveicoli;

parti e accessori per autoveicoli; prodotti della siderurgia e macchine per impiego generale ed altro

materiale meccanico.
In forte aumento, invece, l'interscambio di pompe e compressori e sistemi idraulici, macchine per la

metallurgia, che nel 2006 registra un incremento in valore di oltre 248 e 135 milioni di €,

rispettivamente.


Interscambio   Italia   -
                            2003 (in €)            2004 (in €)             2005 (in €)
Iran
Importazioni                2.178.952.820          2.946.330.049           3.880.919.911
Esportazioni                2.157.232.754          2.255.805.983           1.838.572.388
Saldo                       -21.720.066            -690.524.066            -2.042.347.523

Fonte: dati Istat Gen-Dic 2005 (agg. 01/06/2006)
Principali trattati tra Italia ed Iran

Accordo Italia-Iran sulla reciproca promozione e Firmato a Roma il 10 marzo 1999 e ratificato
protezione degli investimenti                         con Legge 11 luglio 2002, n. 171
                                                      Firmato a Roma il 25.7.1990: nel mese di
Accordo Italia-Iran per i trasporti internazionali su dicembre 1992 è stato ratificato da parte
strada                                                iraniana. Non è in vigore in mancanza della
                                                      ratifica italiana.
                                                      Nell‘ottobre `96 è stato firmato il programma
                                                      esecutivo dell‘Accordo culturale fra Italia ed
Accordo di cooperazione scientifica                   Iran per gli anni 1996-99. Esso prevede il
                                                      rilancio della cooperazione culturale, scientifica
                                                      e tecnologica tra i due paesi.
                                                      Raggiunto tra SACE, MEDIOCREDITO e
Accordo per il l‘effetto di scadenza del debito       Banca Centrale iraniana su base privatistica in
                                                      data 28.7.1994.
Accordo per l‘effetto di scadenza delle quote di
                                                      Raggiunto tra MEDIOCREDITO e Bank Tejarat
scoperto assicurativo di crediti assicurati ―Credit
                                                      e Bank Markazi a Roma in data 27.6.95.
Extension Agreement‖

Fonte: Mondimprese marzo 2008
Conclusioni


Quella iraniana è un'economia ancora in gran parte da ricostruire, soprattutto tenendo conto della

scelta che il paese ha fatto optando per la differenziazione delle fonti del proprio reddito nazionale.

La volontà di sviluppare in maniera particolare il comparto manifatturiero, apre alle PMI italiane

nuovi orizzonti, anche alla luce del rinnovato interesse con cui i principali istituti di credito

nazionali guardano alla repubblica islamica.


Il settore tessile, dell'automobile, del turismo e della manifattura, rappresentano i settori trainanti di

un sistema che non vuole più dipendere esclusivamente dagli introiti petroliferi e ha deciso di

puntare sul rinnovamento e sulla modernizzazione della propria base tecnologica e infrastrutturale.

In questo senso, la volontà di Teheran di privilegiare le importazioni di componentistica e di beni

intermedi rispetto a quelle di prodotti di consumo, offre agli operatori italiani un ulteriore atout.


Un mercato in espansione e un'ottima collocazione geografica, fanno dell'Iran, non solo un

importante mercato di sbocco, ma anche una via privilegiata attraverso cui accedere ai mercati del

Golfo Persico e del medio asiatico. Il basso costo del lavoro, l'ampia disponibilità di risorse

energetiche ad un prezzo contenuto, la buona dotazione infrastrutturale, ne rafforzano ulteriormente

l'appetibilità per gli investitori occidentali.


Occorre sempre ricordare però che l'Iran sta attraversando una fase di gravi ristrettezze finanziarie,

dovute al debito pregresso e al basso prezzo del greggio sui mercati internazionali. Anche la rigida

politica monetaria e le complesse procedure che regolano la concessione delle licenze agli operatori

stranieri possono avere un effetto disincentivante.
Infine, nonostante il governo stia cercando di normalizzare le proprie relazioni con l'Occidente, la

repubblica islamica continua ad essere un paese politicamente sensibile e, potenzialmente, soggetto

a improvvise turbolenze.


Affinché il viaggio alla sua scoperta sia quindi aziendalmente proficuo, nella valigia sono

indispensabili una generale conoscenza del paese e della sua cultura, nell'obiettivo prioritario di

evitare spiacevoli gaffe interculturali che potrebbero pregiudicare contatti ed approcci, oltre alle

principali indispensabili nozioni in materia tributaria, giuridica e valutaria.


In base a un piano di riforma agraria iniziato in Iran negli anni Cinquanta, furono ridistribuiti tra i

contadini circa 800.000 ettari di terreni.Il 30% della popolazione vive ancora di agricoltura,

praticata su un territorio coltivato solo per il 10%, coltivando soprattutto pistacchi, cereali, orzo

patate, riso, miglio, cotone (che viene esportato) tabacco, barbabietola e canna da zucchero.


Tra i prodotti principali si annoverano anche pomodori, tè, datteri, olive, agrumi e semi

oleosi.Diffuso è l‘allevamento bovino nelle zone di pascoli, ovino e caprino in quelle più aride. Si

allevano inoltre equini, cammelli, bufali e volatili da cortile.Dalle uova di storione pescato nel Mar

Caspio si ricava una pregiata qualità di caviale.L'allevamento è una risorsa fondamentale sia per

l'industria e sia per il settore alimentare (latte e derivati), per il tessile (lana) e per il cuoio.Il pellame

iraniano è il migliore sul mercato internazionale per il tipo di grasso sottopelle degli animali.


L'Italia è uno dei maggiori importatori di pellame iraniano; vengono importate ogni anno circa 22

milioni di pelli di pecora e 8-10 milioni di pelli di vitello e capra. Altro settore noto e

particolarmente fiorente è rappresentato da petrolio e gas; questo è il settore trainante dell'economia

iraniana, da cui dipende circa l'80% degli introiti delle esportazioni. L‘Iran è tra i principali

produttori petroliferi del mondo: i principali giacimenti di petrolio, che si concentrano all‘estremità

del Golfo Persico, nella regione sudoccidentale del Paese, vengono stimati tra i più grandi del

pianeta e sono sufficienti a mantenere i livelli attuali di produzione per i prossimi settant‘anni. Nel
2004 la produzione fu di 1.367 milioni di barili di petrolio. L‘Iran, nazionalizzò l‘industria

petrolifera nel 1951 e da allora la produzione viene controllata dal Ministero del Petrolio.


Il futuro dell'Iran, come quello della maggior parte degli altri paesi che esportano petrolio, verrà

determinato sia dalla geologia del suo sottosuolo che dall'ideologia dei suoi leader. Tuttavia, i

responsabili delle decisioni politiche possono scegliere la loro ideologia, ma non hanno molta

libertà di azione per quanto concerne la geologia. L'Iran ha molto petrolio e questo fatto geologico

inevitabile ha determinato e continuerà a determinare le scelte politiche a disposizione dei

governanti. Oggi il petrolio e il gas rappresentano circa il 25 per cento dell'economia iraniana, l'80

per cento dei ricavi delle esportazioni e l'85 per cento di tutte le entrate governative. L'Iran è il

quarto maggiore esportatore mondiale di petrolio e il suo sottosuolo contiene le terze maggiori

riserve di petrolio del mondo. Cina, Giappone, India, Corea del Sud, Turchia, Italia e Francia sono

solo alcuni dei paesi che dipendono in larga misura dal petrolio iraniano. Esistono molte incertezze

sul futuro dell'Iran, ma una cosa è innegabile: il petrolio continuerà a essere la principale attività

economica della nazione e probabilmente assumerà ancora più importanza poiché nessun altro

settore può essere così competitivo a livello internazionale, può crescere così rapidamente e può

essere così redditizio. L'Iran, quindi, è e continuerà ad essere un cosiddetto "petro-state".


Le elezioni iraniane, lo sviluppo dell'energia nucleare, le posizioni verso Israele e il ruolo in Iraq e

in Medio Oriente in generale, le ambizioni in America Latina, le tensioni tra le aspirazioni della

popolazione giovane e le rigidità della struttura politica ed economica dell'Iran sono tutte questioni

controverse. Queste ed altre controversie alimentano il già ampio dibattito sul tipo di paese che

l'Iran si appresta a divenire nel prossimo decennio. Nessuno lo sa. Ma ciò che si sa è che le

caratteristiche dell'Iran quale petrostate determineranno la risposta a tale domanda ma anche, o

forse soprattutto, le sue lotte tra fazioni, le sue ambizioni internazionali e il suo programma

nucleare. Tutti i petro-state sono paesi ricchi di petrolio afflitti da istituzioni deboli, da un settore

pubblico che non funziona adeguatamente e da un'alta concentrazione di potere e ricchezza. Le loro
popolazioni sono perennemente frustrate dalla mancanza di proporzioni tra la ricchezza di petrolio

della nazione e la loro diffusa povertà. La Nigeria e il Venezuela sono ottimi esempi. Lo stesso

dicasi della Russia. E, naturalmente, dell'Iran. Il fatto che l'Iran abbia il petrolio non è una novità.

La novità è rappresentata dai profondi mutamenti che sono avvenuti nei mercati globali degli

idrocarburi e nella situazione del settore petrolifero iraniano. Molte nazioni produttrici di petrolio

hanno approfittato dell'impennata del prezzo del petrolio negli anni ‗90 per rafforzare la loro

industria petrolifera. Molte, ma non tutte. L'Iran è uno dei paesi produttori di petrolio che a seguito

delle sue politiche economiche, della sua situazione politica e delle reazioni internazionali di

ritorsione alle sue politiche sta entrando nel secondo decennio del Ventunesimo secolo con

un'industria petrolifera debole. Come si sa, le sanzioni internazionali hanno limitato le attività e gli

investimenti di importanti aziende petrolifere in Iran. Eppure, nonostante le agitazioni politiche, le

sanzioni internazionali e le inadeguate politiche energetiche, l'Iran continuerà ad attrarre compagnie

petrolifere straniere, che sanno come operare con profitto in paesi con deboli diritti di proprietà e

una politica instabile. Di conseguenza, la politica incerta dell'Iran e gli attriti internazionali

potrebbero temporaneamente fare fuggire alcuni investitori, ma la sua allettante geologia continuerà

ad attrarre società energetiche che non possono permettersi di essere escluse dalle riserve di petrolio

più ricche del mondo.




Dati economici


Informazioni Generali
Superficie: 163.6 km2

Popolazione: ca. 68.200.000 (stima 2003); 71,2 milioni (stime FMI fine
anno 2007.)

Principali città e rispettivi abitanti (stime ufficiali 2007)
Tehran (capitale): 7.705.000 abitanti;
Mashhad: 2.411.000;
Isfahan: 1.583.000;
Tabriz: 1.379.000;
Shiraz: 1.205.000.

Lingua La lingua ufficiale del paese è il Persiano (Farsi.)

Religione
l'Iran è un Paese musulmano a maggioranza sciita (90%). Sono presenti
importanti comunità di musulmani sunniti nel sud ovest del Paese, di
armeni e, in misura minore, di cattolici ed ebrei, cui è consentita libertà
di culto.

Moneta
L’unità monetaria dell’Iran è il Rial (IRR). 10 Rial = 1 toman (mentre
tutte le statistiche governative utilizzano il rial, in circostanze non
ufficiali, gli iraniani utilizzano i toman come riferimento).
Il sistema di cambi multipli è stato sostituito da un cambio unico all’inizio
dell’anno fiscale 2002.
Il tasso di cambio ad ottobre 2008 è di IRR 13145.4:1€.
Il tasso di cambio nel 2008 è di IRR :1€.

Calendario
L’anno iraniano inizia il 21 marzo; i primi sei mesi sono di 31 giorni, i
successivi cinque sono di 30 ed il 12esimo ne ha 29 (30 ogni quattro
anni). Il calendario iraniano parte dal viaggio di Maometto a La Mecca
nel 622 A.C., ma a differenza del calendario islamico, segue gli anni
solari.


Principali indicatori economici


            DATA AND CHARTS: ANNUAL DATA AND FORECAST


                     2007a 2008b 2009c 2010c
PIL
PIL nominale in
                   286.058329.480387.017461.877
(US$ bn)
PIL nominale ( IR
                    2.655 3.012 3.606 4.350
trn)
Crescita reale del
                      7.8   6.5    3.8    4.5
PIL (%)
Spesa sul PIL
(% reale)
Consumi privati       9.1   8.5    6.1    6.2
Consumi del
                     -4.3   5.0    4.0    5.0
Governo
Investimenti lordi
                      6.0   5.8    5.0    5.5
fissi
Export di beni e
                      6.0   4.0    2.0    3.0
servizi
Import di beni e
                      8.3   9.0   10.0   10.5
servizi
Origine del PIL
(% reale)
Agricultura           6.2   3.0    4.6    4.5
Industia              7.9   4.5    4.5    4.3
Servizi               6.8   5.8    3.1    4.7
Demografia e
reddito
Popolazione
                  71.2   72.1   72.9   73.8
(mln)
PIL pr-capite
                 10.781 11.711 12.367 13.046
(US$ a PPP)
Tasso di
disoccupazione
(media %)
Indicatori
fiscali (% del
PIL)
Reddito del
                  35.7   38.6   30.3   29.3
Governo centrale
Spesa del
                    25   29.9    28    26.7
Governo centrale
Bilancio di
                   -6.6  11.2   -9.5   -8.8
Governo
Debito netto
                  22.2    25    25.3   25.1
pubblico
Prezzi e
indicatori
finanziari
Tasso di cambio
                  9.281 9.143 9.319 9.417
IR:US$ (media)
Prezzi al
consumo (fine     17.1    28     25    22.5
periodo; %)
Prezzi alla
produzione
(media; %)
Tasso di
interesse di
prestito (media;
%)
Conto corrente
(US$ mln)
Bilancia
                 40.819 38.631 17.603 24.871
commerciale
Merci: export fob 97.401 106.424            97.694
                                   88.650
Merci: import fob -56.582 -67.793 -71.047 -72.823
Bilancia dei
                   -11.230 -13.737 -14.411 -14.745
servizi
Bilancia dei
                    4.638 2.079 2.411 3.511
redditi
Bilancia dei
trasferimenti di     461     498     538     581
conto
Bilancia in conto
                   34.081 27.472 6.140 14.217
corrente
Debito estero
(in US Mld)
Stock del debito 21.020 21.772 21.495 20.992
Debito dei servizi
                    2.420 2.763 2.727 2.743
pagato
Principali
                    1.280 1.542 1.534 1.631
ripagamenti
Interessi           1.140     1.221    1.194   1.112

Riserve
internazionali
(US$ mld)
Totale delle
Riserve            82.059 96.559 88.309 86.060
internazionali


Rischio paese
La SACE colloca l’Iran nella 6a categoria dell'OCSE; condizioni di
assicurabilità: apertura con restrizioni (aggiornato a novembre 2008).


Prospettive future
Gli esperti del settore, hanno dovuto rivedere al ribasso le previsioni
della crescita reale del PIL: nell'anno 2009/2010 ci si aspetta una
diminuzione al 3.8%, mentre nel 2010/2011 al 4.5%.
Nel 2007/08 gli alti prezzi del petrolio hanno fatto salire le entrate
derivanti dall’export di petrolio del 10%, nonostante i volumi dell’export
siano rimasti stabili. Mentre l'import è aumentato, in seguito alla crescita
delle importazioni di benzina, che sono nuovamente salite dopo
l'imposizione del razionamento della benzina.
Di qui si è stimato che il surplus commerciale diminuisca nel 2008/09 a
38,6 miliardi di dollari.
Per tutto il periodo analizzato i volumi di export aumenteranno
leggermente e le importazioni cresceranno, in linea con la crescente
spesa dei consumatori e degli investimenti.
Secondo le stime degli esperti, il surplus commerciale diminuirà a 17,6
miliardi di dollari nel 2009/10, prima di aumentare a 24,9 miliardi di
dollari nel 2010/11. Il deficit non-commerciale dovrebbe aumentare nel
2009/10, prima di diminuire nel 2010/11.
Si stima, dunque, che il surplus dei conti correnti diminuisca all'1,6% del
PIL nel 2009/10, rispetto all'8,3% del 2008/09, prima di aumentare al
3,1% del PIL nel 2010/11.
Secondo la Bank Markazi, alla fine del mese di settembre 2008,
l'inflazione ha raggiunto il 29,4%, rispetto alla media annuale del 17,1%
del 2007. Secondo gli esperti l'inflazione raggiungerà il 28% nel 2008 e
con la diminuzione dei prezzi della prodotti petroliferi e non, ci si aspetta
che l'inflazione annuale diminuirà al 25% nel 2009 e al 22,5% nel 2010.

Indicatore
                                      2006     2007       2008        2009

Tasso di crescita reale (%)           5,8       6,2        6,5        6
Produzione di petrolio ('000
                                      3.885    3.930      4.000       4.150
barili/g)
Esportazioni di petrolio (milioni
                                      62.457,7 69.691,9   82.111,8    77.607,1
di US$)

Inflazione (%)                        14,7       19,5      24         22

Bilancia Commerciale (miliardi di
US$)

Esportazioni                          75.5      84        97.5        93.9
Importazioni                           49,3        53,9        58,5       61,3

Tasso di cambio IR$:US$
                                      9.170,9      9.281,2     9.026,7     9.166,2
(media)
Debito estero (fine anno-
                                        13,7         13,8          12,9    11,7
miliardi di US$)

Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report May 2008




Settori produttivi
La struttura dell’economia iraniana negli ultimi 40 anni si è basata
prevalentemente sul petrolio. Produttore di petrolio greggio dalla prima
decade del secolo, l’Iran ha attraversato periodi di boom e di
depressione dipendenti dagli aumenti e dai crolli del prezzo del petrolio
sui mercati internazionali. Piani troppo ambiziosi di sviluppo, seguenti
all’esplosione dei prezzi del 1973, hanno determinato una maggiore
concentrazione del potere nelle mani del settore pubblico, mentre la
nazionalizzazione di molte grandi società nel periodo post-rivoluzionario
e la ristrutturazione post-bellica negli anni ’80, hanno rafforzato il
processo. La quota del settore petrolifero sul PIL totale è scesa dal 30-
40% negli anni ’70 al 10-20%, soprattutto a causa dei danni di guerra
alle strutture produttive ed ai limiti di quota imposti dall’OPEC.
Comunque, i guadagni collegati al petrolio forniscono ancora l’80% dei
guadagni delle esportazioni e tra il 40 ed il 70% delle entrate
governative, tanto che il settore degli idrocarburi ha la parte del leone
nella destinazione degli investimenti interni ed esteri. La crescita del
settore industriale non petrolifero è stata ostacolata dall’incerta
realizzazione del processo di privatizzazione, insieme alla soppressione
delle importazioni imposta durante gran parte degli anni ’90. Dal 2000,
comunque, ci sono stati dei piccoli cambiamenti di rotta, in parte grazie
al programma di riforme economiche del governo, seppur molto cauto, in
campo commerciale. Anche l’incremento degli investimenti nel settore
pubblico e privato ha iniziato a registrare qualche successo nelle
industrie ad energia intensiva, come la produzione petrolchimica e
dell’acciaio.
Il settore dei servizi ha registrato la maggiore crescita di lungo periodo,
in termini di quota del PIL, ma le restrizioni valutarie, l’eccessiva
burocrazia e l’incertezza della pianificazione di lungo termine ne hanno
fatto un settore volatile.
Il settore agricolo è stato oggetto di investimenti statali per una
espansione dello stesso: la liberalizzazione della produzione ed il
miglioramento dell’imballaggio e del marketing hanno contribuito a
sviluppare nuovi mercati di esportazione. I progetti di irrigazione su
larga scala, unitamente ad una più ampia produzione di prodotti agricoli
basati sull’export, come datteri, fiori e pistacchi, hanno fatto
dell’agricoltura il settore con il tasso di crescita più veloce di tutti i settori
negli anni ’90, nonostante le gravi siccità del 1999, 2000 e 2001. Da
allora, però, il settore è in forte ripresa, restando uno dei maggiori datori
di lavoro (con il 22% dei posti di lavoro, secondo un censimento del
1991).
L’Iran ha una topografia ed un clima diversificati: quasi due quinti dalla
superficie terrestre (circa 61 milioni di ettari) è sufficientemente bagnata
dalle piogge ed è classificata come coltivabile; le montagne che
circondano l’altopiano centrale forniscono, grazie alle grandi nevicate,
acqua che irriga i raccolti primaverili. I terreni sono profondi e fertili in
aree abbastanza estese, anche se a volte danneggiati dall’erosione. Di
recente, alcune zone sono state colpite dalla siccità. Tuttavia, la terra e
le risorse acquifere disponibili non sono utilizzate pienamente: nel 2002,
solo 17,1 milioni di ettari risultano permanentemente coltivati, rispetto ai
19 milioni nel 1995. Il declino in parte potrebbe riflettere le recenti
cattive condizioni climatiche, anche se i rapidi tassi di urbanizzazione
dell’Iran rende difficile ottenere un incremento nella terra coltivata. La
terra irrigata fornisce quasi l’80% della produzione alimentare non
zootecnica, anche se rappresenta meno del 40% della superficie
coltivata. Gran parte dell’agricoltura iraniana è basata su piccole fattorie
con bassa produttività, ad eccezione di alcuni complessi su larga scala
sviluppatisi all’epoca dello scià: quattro fattorie su cinque, comunque,
sono sotto gli 11 ettari.

Gli sforzi intrapresi dal Governo di una maggiore diversificazione
economica, si concentrano su alcuni settori per i quali si prevedono
buone possibilità di espansione, tra questi il petrolchimico e l`industria
dell`acciaio.
Contributo dei settori produttivi alla formazione
del PIL (%)
Settore                               2007
Servizi                               5.2

Industria                             4.8

Agricoltura                           3.0
Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report may 2008



Interscambio
Per quanto riguarda l’interscambio tra Italia ed Iran, i dati aggiornati del
2007 rivelano un saldo negativo, anche se rispetto al 2006 si è avuto un
sostanziale aumento dell’export (+23,59%), ed un calo dell’import (-
24,35%); con una variazione del saldo del -66,64%.
Nel 2007, la prima voce dell’import italiano dall’Iran continua ad essere il
petrolio greggio e gas naturale (oltre 3 miliardi di euro). Seguono, per
valori inferiori, il rame e semilavorati, i prodotti della siderurgia (in calo
rispetto al 2006), frutta, piante e spezie, Carne, non di volatili e prodotti
della macellazione. Un notevole incremento si è registrato per Piombo,
zinco e stagno greggi e semilavorati altri prodotti chimici di base
organici. In calo, invece, le importazioni di fibre sintetiche artificiali,
materie plastiche in forme primarie Altra frutta, anche a guscio; piante
utilizzate per la preparazione di bevande e spezie.
La composizione dell’export nazionale verso l’Iran è costituita per gran
parte da prodotti dell’industria meccanica, in particolare turbine
idrauliche e termiche ed altre macchine che producono energia
meccanica; macchine per la lavorazione delle materie plastiche e della
gomma e macchine per impieghi speciali; macchine da miniera, cava e
cantiere. Si tratta comunque di prodotti in calo rispetto agli anni
precedenti; come è avvenuto per i seguenti comparti: autoveicoli;
Pompe e compressori e sistemi idraulici.
In forte aumento, invece, l'interscambio di Parti e accessori per
autoveicoli e motori, altre macchine utensili e Macchine automatiche per
la dosatura, la confezione e l'imballaggio.
Interscambio commerciale

Interscambio Italia - Iran                                      2007           2006           2005
Trend 2007-2006-2005                                      valore in €    valore in €    valore in €
Esportazioni                                          1.825.214.997 1.856.328.537 2.170.454.487
Importazioni                                          3.894.899.277 4.158.123.937 3.920.827.114
Saldo                                                -2.069.684.280 -2.301.795.400 -1.750.372.627
Fonte dati Istat Gen-Dic 2007 (agg. novembre 2007)


Principali trattati




Accordo Italia-Iran sulla reciproca
                                                     Firmato a Roma il 10 marzo 1999 e ratificato con
promozione e protezione degli
                                                     Legge 11 luglio 2002, n. 171
investimenti


                                                     Firmato a Roma il 25.7.1990: nel mese di
Accordo Italia-Iran per i trasporti                  dicembre 1992 è stato ratificato da parte
internazionali su strada                             iraniana. Non è in vigore in mancanza della
                                                     ratifica italiana.


                                                     Nell`ottobre `96 è stato firmato il programma
                                                     esecutivo dell`Accordo culturale fra Italia ed Iran
Accordo di cooperazione scientifica                  per gli anni 1996-99. Esso prevede il rilancio
                                                     della cooperazione culturale, scientifica e
                                                     tecnologica tra i due paesi.


                                                     Raggiunto tra SACE, MEDIOCREDITO e Banca
Accordo per il riscadenzamento del
                                                     Centrale iraniana su base privatistica in data
debito
                                                     28.7.1994.



Accordo per il riscadenzamento delle
                                          Raggiunto tra MEDIOCREDITO e Bank Tejarat e
quote di scoperto assicurativo di crediti
                                          Bank Markazi a Roma in data 27.6.95.
assicurati “Credit Extension Agreement”
Investimenti esteri e tecnologia


Lo scorso maggio, infatti, Seifollah Jashnsaz, direttore della National Iranian Oil Co., ha detto

all'agenzia stampa Mehr in Iran che lo scorso anno il paese ha attratto investimenti esteri per circa

10 miliardi di dollari. Nessun altro settore è in grado di attrarre così tanti investimenti e tanta

tecnologia estera nel paese. Facendo troppo affidamento sulle esportazioni di idrocarburi, il

problema è che, quando i ricavi del petrolio inondano una nazione con un fragile sistema di

controlli e contrappesi democratici, ne derivano una politica e un'economia inefficienti ed emerge

un petro-state. La forza della democrazia e l'efficienza del settore pubblico spiegano perché il

petrolio non abbia sconvolto la Norvegia così come è successo alla Nigeria o all'Iran. La differenza

basilare sta nel fatto che la Norvegia aveva uno stato e istituzioni democratiche ben funzionanti

prima dell'avvento della sua grande e importante industria petrolifera. Quando il petrolio viene

scoperto in paesi con istituzioni deboli, diventa difficile rafforzarle. Grandi quantità di petrolio unite

a istituzioni pubbliche deboli producono povertà, ineguaglianza e corruzione. Inoltre, minano la

democrazia. Nessun petrostate è riuscito a trasformare il petrolio in prosperità per la maggior parte

della sua popolazione. Un'economia che si affida perlopiù alle esportazioni di petrolio finisce

inevitabilmente con un tasso di cambio che rende i beni importati meno cari e le esportazioni più

costose. Questo sopravvalutato tasso di cambio rende altri settori — l'agricoltura, l'attività

industriale, il turismo — meno competitivi dal punto di vista internazionale e ostacola la loro

crescita. I petro-state, inoltre, soffrono di disoccupazione e hanno una crescita economica volatile. Il

petrolio genera ricavi dalle esportazioni e tasse per lo stato, ma crea pochi posti di lavoro.

Nonostante la sua importanza economica, l'industria iraniana del petrolio e del gas impiega solo una

piccola parte della forza lavoro totale della nazione, che ammonta a 29 milioni. Inoltre, poiché il

prezzo internazionale del petrolio è volatile, i petro-state soffrono di costanti e debilitanti cicli
economici di boom-bust, ossia di espansione-contrazione. Le contrazioni portano alle crisi bancarie

e a tagli del budget pubblico che danneggiano i poveri, i quali dipendono largamente dai programmi

governativi. In questo momento l'Iran sta subendo questo effetto poiché il precipitoso crollo del

prezzo del petrolio ha portato a gravi squilibri economici. Un effetto molto importante, comune a

tutti i petro-state, è la tendenza, difficile da cambiare, a contenere al massimo il prezzo della

benzina e di altri prodotti degli idrocarburi. Nei petro-state la benzina tende a essere il prodotto

meno caro. Inevitabilmente, ingenti incentivi stimolano il consumo e peggiorano gli squilibri e le

deformazioni economiche dei paesi. I petro-state, inoltre, soffrono di una ristretta base fiscale

poiché il grosso delle entrate governative proviene da poche grandi aziende che operano nel settore

del petrolio e sono di proprietà dello stato. La fragile affidabilità governativa è il tipico effetto

collaterale di questa dipendenza, poiché il legame tra l'elettorato e la spesa pubblica è indiretto e

inconsistente.
Bibliografia

  * Cirillo, Il Medio Oriente, Roma, Ardesia Edizioni, 2006;

  *Daniele Durigon. ―La vita è un viaggio e viaggiare è vivere due volte‖

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contemporaneo, Roma, Aracne Editrice, 2007 ISBN 978-88-548-1217-8;

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potere in Iran, Bologna, Odoya, 2008 ISBN 978-88-6288-000-8;

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Andrea Duranti e Matteo Tuveri), Milano, Aquilegia Edizioni, 2007 ISBN 978-88-87692-17-4;

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8326-7;

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1999)

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profeti, Luni, Milano-Trento 1999; vol.II: Il maestro sufi e la bella cristiana. Poetica della
perversione nella Persia medievale, Carocci, Roma 2005

  * A. Bausani, I persiani, Sansoni, Milano 1960

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2003

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vol. 2, Laterza, Bari 1972, pp. 110-177 (in seguito ristampato)
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  * P. Du Breuil, Zarathustra e la trasfigurazione del mondo, tr. it., ECIG, Genova 1990

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Firenze, 1990.

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  * G. Schweizer, I persiani: da Zarathustra a Khomeini, Milano, 1986

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Milano, 2004.

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  * http://italian.irib.ir/ La redazione italiana de "La Voce della R.I.Iran

  *http://www.oilonline.it/oilportal/topic/view.do?contentType=1&contentId=12732

  * http://it.icro.ir/ L'organizzazione della cultura e delle relazioni islamiche

  * http://www.shia-islam.org/ Il Sito italiano dei sostenitori della Shia

  * Presidency of the Islamic Republic of Iran: sito ufficiale del Presidente dell'Iran

  * Wilayah: sito ufficiale dell'Ayatollah Khamenei.

  * Persepolis Recreated - Documentary Movie - Reconstruction of Persepolis

  * Cinque capitoli gratuiti dal libro "Oltre il Chador: Ira

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  • 1. Iran tra tradizione e modernità Viaggio attraverso i percorsi storici di un’antica civiltà, per comprendere le possibili modalità di uno sviluppo economico in contesto di pace.
  • 2. Una Finestra sull’Iran Ero perso con lo sguardo verso il mare Ero perso con lo sguardo nell'orizzonte, tutto e tutto appariva come uguale; poi ho scoperto una rosa in un angolo di mondo, ho scoperto i suoi colori e la sua disperazione di essere imprigionata fra le spine non l'ho colta ma l'ho protetta con le mie mani, non l'ho colta ma con lei ho condiviso e il profumo e le spine tutte quante. Ah, stenderei il mio cuore come un tappeto sotto i tuoi passi, ma temo per i tuoi piedi le spine di cui lo trafiggi. Hafez “(…)L'Iran, nonostante la sottoscrizione della Convenzione Internazionale per i Diritti del Fanciullo -prosegue Sbai continua a non rispettare gli accordi presi e si conferma un regime estremista, razzista, intollerante e patriarcale, capace di macchiarsi giorno dopo giorno di sangue innocente, soprattutto di donne. Mi chiedo che valore abbia la sottoscrizione di diversi trattati da parte di uno stato come l'Iran il cui presidente ha fatto dichiarazioni incontestabilmente estremiste in sede internazionale. Non ci resta che fare appello a tutti gli studenti, uomini e donne, a ribellarsi, ad alzare la voce, a non stare zitti. La morte di Delara deve essere ricordata e commemorata. E dopo il lutto bisogna agire: non e' piu' accettabile, accettare questo genocidio femminile”. COMUNICATO STAMPA DELL'ON. SUAD SBAI SULL'IMPICCAGIONE DI DELARA DARABI
  • 3. Profili economici dell’Iran tra tradizione e modernità L‘Iran è la culla della nostra civiltà, un paese dove convivono culture e tradizioni diverse in uno stesso luogo ed è intatta un‘identità . Andare in Iran è come fare un viaggio tra tradizione e modernità .Una leggenda Greca narra che sul portale della tomba di Ciro a Persepoli vi fosse scritto: ―IO SONO CIRO FONDATORE DEGLI ACHEMENIDI. TU UOMO, FORSE UN GIORNO VERRAI QUI A TROVARMI, MA TI PREGO, NON INVIDIARMI PER QUESTO PEZZO DI TERRA‖ e che quando Alessandro Magno visitò questa tomba s‘inginocchiò e, chiedendo perdono, pianse per quello che aveva fatto. L'antica Persia era la linea di confine tra Asia e Europa, lungo la storica via della seta, attraverso la quale entravano in contatto Oriente ed Occidente. Nel corso dei secoli, il ruolo geopolitico dell'Iran è diventato sempre più cruciale. Quando Mohammad Mosaddeq, dopo aver vinto le elezioni, nel 1951 nazionalizzò l'industria petrolifera, il rancore tra il governo e lo Scià andarono peggiorando, fino a quando quest'ultimo non fu costretto a lasciare il paese e cercare riparo in Europa. A partire dal 1963, lo Scià lanciò la Rivoluzione Bianca, un programma sociale e politico che avrebbe dovuto trasformare l'economia e la società iraniana. In questo modo, il governo ridistribuì i terreni a 2 milioni e mezzo di iraniani, intensificando il processo di scolarizzazione e migliorando le condizioni sanitarie nelle aree più rurali del paese.
  • 4. La riforma, d‘altro canto, non apportò sufficiente ricchezza ai piccoli coltivatori che si riversarono in massa nelle grandi città in cerca di una vita migliore. Inoltre, la Rivoluzione Bianca attirò a sé le ire degli ulema, i leader spirituali, poiché molte delle terre confiscate appartenevano alle vaqf, le associazioni caritatevoli che erano amministrate proprio da quest'ultimi. Tra i capi religiosi che si opponevano alle politiche dello Scià, apparve Ruhollah Musawi Khomeini, insignito, per la sua battaglia politico-religiosa col titolo di Ayatollah, ovvero il titolo più elevato per il clero sciita (in arabo, "segni di Allah‖). Una moltitudine di studenti islamici scesero per le strade di Teheran a cominciare dal gennaio 1978, per contestare le accuse mosse contro Khomeini sui quotidiani della capitale. La risposta dello Scià, che era ormai da tempo malato di cancro, fu piuttosto confusa. Inizialmente le milizie regali repressero nel sangue le proteste, causando un'inevitabile recrudescenza della violenza e dello scontento contro la famiglia reale. Quando però nel 1979 le sue condizioni di salute si aggravarono, lo Scià cercò riparo negli Stati Uniti per ricevere un trattamento medico adeguato, lasciando il paese nel caos. Nonostante il diniego da parte di Washington (per non prendere parte diretta nella difficile situazione politica iraniana), l'episodio ebbe un'eco molto pesante all'interno del movimento rivoluzionario iraniano, e con molta probabilità fu la scintilla che portò al rapimento dei 55 diplomatici americani. Ad un anno dalle prime insurrezioni, Mohammad Reza Pahlavi lasciò l'Iran, per riparare prima in Iraq e poi in Egitto, dove morì. Il governo di Teheran, ad oggi, rappresenta uno dei principali interlocutori per pacificare la tormentata regione Mediorientale. Tra il 1980 ed il 1988, l'Iran ha combattuto una sanguinosa guerra contro l'Iraq, per il possesso di territori contesi. Le problematiche che caratterizzano la situazione attuale iraniana, riguardano principalmente il tentativo di accogliere le influenze
  • 5. modernizzanti provenienti dall'estero e la possibilità di riconciliare il controllo clericale del regime con la partecipazione popolare al governo del Paese e con la diffusa richiesta di riforme.
  • 6. L'Iran contemporaneo Nel gennaio del 2005, il conservatore Mahmoud Ahmadinejad, ex sindaco di Teheran, vinse le elezioni sconfiggendo l'ex premier Hashemi Rafsanjani e come prima cosa, vietò dalla televisione e dalla radio statale la musica considerata "indecente". Nei primi anni, Ahmadinejad dovette scontrarsi con l'inflazione e l'alto tasso di disoccupazione che non accennarono a diminuire. Il Premier decise di rispondere alle difficoltà economiche del paese aumentando gli investimenti nel programma nucleare. L'arricchimento dell'uranio, secondo quando dichiarato dal governo di Teheran, sarebbe servito a scopi civili, per diversificare l'economia iraniana, e diminuire la dipendenza dal petrolio, anche se il paese rimane uno dei maggiori produttori di oro nero ma non è in grado di effettuare il processo di raffinazione in autonomia. Il contestato programma nucleare iraniano che è da anni ormai al centro delle tensioni tra Teheran e Washington, rese ancora più ostili le relazioni tra i due paesi, in particolare negli otto anni dell'amministrazione Bush. A più riprese l'ex presidente Usa accusò Teheran di sostenere le organizzazioni islamiche fondamentaliste, attive soprattutto in Palestina (come per esempio Hamas) e Libano (Hezballah), inserendo l'Iran nel noto "asse del male". Nel corso della conferenza contro il razzismo di Ginevra (nominata Durban 2), organizzata nel marzo del 2009 dalle Nazioni Unite, Ahmadinejad accusò lo stato ebraico, pur senza mai nominarlo, di essere razzista e di perpetuare lo sterminio delle popolazioni palestinesi. In seguito a tali dichiarazioni, i delegati dell'Unione Europea abbandonarono l'aula, creando ulteriori tensioni nelle relazioni diplomatiche con il governo di Teheran.
  • 7. Un segnale di distensione arrivò con la liberazione della giornalista iraniano-americana Roxana Saberi, ex corrispondente per la CNN da Teheran, accusata nel gennaio del 2009 di spionaggio e condannata a 6 anni di reclusione. In seguito ad una serie di dure proteste da parte della comunità internazionale, il regime di Teheran dopo 4 mesi rilasciò la giornalista, con la motivazione, rimasta alla storia, che "gli Stati Uniti non costituiscono una nazione ostile".
  • 8. Lo stato dell’economia iraniana L‘Iran ha avuto tra il 1960 e il 1977 un processo di industrializzazione finanziato dai proventi del petrolio, a cui però non fece seguìto, un adeguato aumento delle infrastrutture ed un paritetico sviluppo dell'agricoltura. A tale annosa situazione si aggiunse l‘aggravarsi delle tensioni politiche e religiose ed ai conseguenti moti di protesta, la guerra con l'Iraq e il crollo del prezzo del petrolio, accentuando le difficoltà della giovane nazione. L‘Iran anche se occupa il secondo posto mondiale per le sue riserve petrolifere, ha una tale scarsa disponibilità di raffinare il prodotto, come precedentemente accennato, da spendere eccessivamente nell'importazione di combustibile. Il 30% della popolazione iraniana vive d‘agricoltura, praticata su un territorio coltivato solo per il 10%, le principali coltivaioni sono: pistacchio, cereali, orzo, cotone, che viene esportato, tabacco, barbabietola e canna da zucchero. Largamente diffuso è l'allevamento bovino nelle zone di pascoli, ovino e caprino in quelle più aride. Accanto al petrolio, di cui l'Iran è uno dei principali produttori mondiali, le risorse minerarie annoverano gas naturale, ferro, rame, carbone; anche gli altri idrocarburi rappresentano una buon risorsa. Sono sorte alcune industrie nel settore petrolchimico in alcune città tra cui Teheran, in quello siderurgico a Isfahan e Bandar-Abbas e in quelli metallurgico e meccanico. Ai settori tessile e alimentare si sono aggiunte industrie per la produzione di beni di consumo ed elettrodomestici, di macchinari, automobilistiche, di materiali da costruzione, farmaceutiche, cosmetiche, della pelle, elettriche e di elettronica. Importante è il settore dell'artigianato, rappresentato soprattutto dalla produzione e dall'esportazione di tappeti.
  • 9. Notevoli sforzi sono stati compiuti durante la presidenza di Rafsanjani per tornare ad un'economia di pace e modernizzare le strutture produttive, aprendo al mercato e ai capitali stranieri, ma la nuova linea di politica economica ha portato a una grave crisi nei primi anni Novanta, con pesanti costi sociali: rialzo dell'inflazione, difficoltà dell'industria nazionale e tutta una serie di problemi che hanno reso difficile la ripresa economica. A tutto ciò si aggiungono i problemi causati dall'ideologia religiosa che ha impedito la privatizzazione di alcuni settori dell'economia iraniana: la costituzione islamica, infatti, vieta gli investimenti stranieri. I tassi di prestito sono comunque alti: nella prima metà del 2007 hanno superato il 14% per le banche statali ed il 17% per quelle private. Anche l'inflazione è alta e gli investimenti si sono rivolti prevalentemente al mercato immobiliare. Nel gennaio 2008 il governo iraniano ha annunciato che avrebbe aperto la Iranian Oil Bourse (IOB, Borsa Iraniana del Petrolio) nel periodo tra l'1 e 11 febbraio successivo. Il 30 gennaio 2008, però, una serie di danni ai cavi di fibra ottica sottomarini isola quasi completamente l'Iran dalla rete Internet (oltre all'Iran, rallentamenti e disguidi si sono avuti negli altri Paesi del Golfo, oltre che in Egitto e in India), rendendo di fatto impossibile l'eventuale apertura della Iranian Oil Bourse. Il 17 febbraio 2008 il governo iraniano ha inaugurato l'Iranian Oil Bourse per commerciare petrolio e prodotti petroliferi. La moneta usata nelle transazioni sarà il Riyal iraniano. A febbraio 2009, il tentativo di vendere al pubblico iraniano il 5% di Banca Mellat ha fallito. Gli investitori nel mercato dei capitali di Teheran non hanno dimostrato fretta di acquistare le quote. Il governo ha offerto agli investitori un totale di 656 milioni di azioni della sua banca. La ragione principale del fallimento della privatizzazione è stata la scelta del momento, dato che la borsa di Teheran e' in seria crisi negli ultimi mesi alla luce del calo dei prezzi del petrolio nel mercato mondiale. Dopo l'annuncio di un boicottaggio di tutte le imprese che hanno connessioni con il regime "sionista" le autorità iraniane chiedono spiegazioni ad una società locale di bibite. Secondo fonti
  • 10. iraniane, il Ministro iraniano dell'Industria e delle miniere, Ali Akbar Mehragian ha convocato i dirigenti della società iraniana Khoshgovar al fine di ottenere un chiarimento sulla natura del loro rapporto con la società americana Coca Cola. La società iraniana paga circa $ 1,5 milioni di dollari l'anno per la licenza e per l'utilizzo del marchio Coca Cola. L'attuale campagna contro la Coca Cola in Iran è stata accelerata dal recente conflitto nella Striscia di Gaza iniziato nel dicembre 2008. Crisi Economica e Petrolio Il calo del prezzo del petrolio che si è verificando nel mercato mondiale ha provocando ingenti danni all‘economia iraniana. Tale tendenza avrebbe potuto danneggiare gravemente l‘industria petrolifera iraniana. Tuttavia l‘economia iraniana, contrariamente a quella del mondo occidentale, non si trova in una fase di recessione. Secondo le stime dell‘Economist, l‘Iran crescerà di mezzo punto nel corso del 2009, distanziandosi così dalle perdite che faranno segnare paesi come il Giappone (-6,4), la Russia (-5,0%), gli Stati Uniti (-3,2) e la stessa Italia (-4,6). La crisi si è comunque fatta sentire anche all‘interno dei confini della Repubblica Islamica, che ha rallentato la sua corsa rispetto agli anni passati. Grazie anche all‘elevato prezzo del petrolio, il PIL iraniano era cresciuto alla media del 5,8% annuo nel periodo 2000-08, con un picco del 7,8% nel 2007. Nonostante lo sviluppo continuativo degli ultimi anni, diversi fattori limitano ancora la crescita dell‘economia iraniana. Il primo di questi impedimenti è stata sicuramente l‘inflazione, che si ritiene abbia toccato il suo culmine nel corso del 2008, con la percentuale del 28%. Grazie probabilmente all‘approssimarsi delle elezioni, questa cifra sta scendendo e secondo le stime dell‘Economist dovrebbe raggiungere il 19% al termine del 2009. L‘alto tasso di inflazione ha creato molti problemi alla popolazione iraniana, soprattutto nella loro vita di tutti i giorni. In pochi anni i prezzi dei beni di prima necessità e degli immobili sono cresciuti vertiginosamente ed gli iraniani che fino a qualche tempo addietro potevano permettersi di comprare una casa si sono
  • 11. ritrovati improvvisamente senza il denaro sufficiente per farlo. La classe sociale più colpita dal fenomeno inflattivo è stata probabilmente la piccola borghesia urbana, che si è ritrovata improvvisamente senza i risparmi necessari per aumentare il proprio benessere. Un altro impedimento che limita l‘ulteriore sviluppo dell‘economia iraniana è il problema dei sussidi. Lo stato infatti paga i produttori per mantenere artificialmente bassi i prezzi di diversi prodotti di largo consumo, tra cui il pane e la benzina. Questi finanziamenti si sono dimostrati particolarmente onerosi per le casse dello stato e non potranno essere mantenuti per molto tempo se il prezzo del petrolio dovesse scendere sotto una certa soglia. Per dare un‘idea del costo di tali politiche, nel 2005/06 il governo ha speso circa 5 miliardi di dollari in sussidi e 3 miliardi di dollari in importazioni di benzina. Sono alcune stime, queste cifre sono attualmente raddoppiate e tendono a crescere in modo sempre più deciso. I sussidi hanno avuto poi un effetto negativo generale sul livello di produttività del sistema, che è diminuito a causa della mancata competizione, e sul livello di consumo di tali prodotti, che è aumentato in breve tempo oltre ogni aspettativa. L‘Iran ha oltretutto subito in questi anni un crescente isolamento economico da parte dell‘Occidente, dovuto sia alle sanzioni approvate delle Nazioni Unite, sia alla pressione esercitata da Washington nei confronti dei suoi alleati europei ed asiatici. Teheran ha risposto a questa chiusura aumentando le proprie relazioni con alcuni paesi dell‘Asia Orientale e del Medio Oriente, ampliando i propri rapporti commerciali con paesi come Turchia e Cina. Fino ad ora tale strategia si è dimostrata vincente nell‘evitare l‘isolamento. Nel 2009, Pechino ha siglato due accordi miliardari con la Repubblica Islamica in ambito energetico. In gennaio i cinesi hanno concluso un accordo per lo sviluppo dei campi petroliferi del North Azadegan, mentre il 4 giugno, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali, la China National Petroleum Corporation (CNPC) ha ufficialmente sostituito la compagnia francese della Total per lo sviluppo del giacimento di gas del South Pars.
  • 12. La ratio della politica di Ahmadinejad La crescita dell‘inflazione in Iran era un evento atteso da molti esperti finanziari. Già nel 2007, quando Ahmadinejad ha impedito l‘aumento dei tassi di interesse per bilanciare l‘enorme afflusso di denaro derivante dal petrolio, in molti avevano previsto l‘incremento dell‘inflazione e la fuga degli investimenti dalla borsa ai beni immobili. Ahmadinejad era probabilmente ben consapevole delle conseguenze delle sue scelte e secondo il parere di alcuni analisti ha evitato di dare troppo ascolto alle parole degli economisti per rincorrere invece i propri interessi politici. Se avesse alzato il tasso di interesse, come gli consigliavano gli esperti, non avrebbe potuto rispettare la promessa di ―portare sulle tavole degli iraniani i soldi del petrolio‖ ed avrebbe creato delle difficoltà a buona parte della popolazione che aveva bisogno di liquidità. Secondo alcuni analisti, gli alti tassi di interesse avrebbero poi penalizzato i finanziatori della sua campagna elettorale, che dovevano ancora sistemare i prestiti contratti qualche anno prima con diversi istituti di credito. A spingere Ahmadinejad a non preoccuparsi troppo dei contraccolpi economici della sua decisione ha probabilmente giocato un ruolo anche la storia dell‘inflazione all‘interno dei confini della Repubblica islamica. Già dal 1991 al 1996 il tasso era stato costantemente superiore al 20% ed aveva toccato la quota record di 49,1% nel 1995. Anche nel recente passato, nel periodo compreso tra il 1997 ed il 2006, l‘inflazione era stata sotto il 15% nel 1999/2000 e nel 2005/2006. Le politiche economiche di Ahmadinejad, contrariamente a quanto può sembrare, comunque, non sono la conseguenza diretta di una cattiva gestione delle risorse economiche del paese, ma sono il frutto di una strategia che mira a rafforzare i rapporti del presidente con alcuni gruppi di potere e con le classi sociali a lui più vicine. L‘attuale presidente, conscio delle caratteristiche da ―prima repubblica‖ vigenti all‘interno del sistema politico iraniano, ha preferito rafforzare i legami con i propri sostenitori più che adottare politiche previdenti per il bene collettivo della comunità. Questo consolidamento di alleanze e di legami clientelari potrebbero avvantaggiarlo nel corso delle
  • 13. prossime elezioni presidenziali, poiché il suoi principale sfidante, Mousavi, ha deciso di sostenere il principio della liberalizzazione economica, che trova ancora molte resistenze all‘interno del paese. I risultati delle elezioni del 12 giugno saranno perciò il banco di prova della gestione del potere da parte di Ahmadinejad, che potrebbe essere premiato in virtù della sua ―realpolitik‖, oppure essere punito dalla popolazione per bruciato l‘enorme quantità di ricchezza piovuta in Iran dopo l‘aumento del prezzo del petrolio. Tuttavia, mentre gli iraniani festeggiano il 30° anniversario della Rivoluzione Islamica, la politica sarà oscurata dalle difficoltà economiche, sorte in parte a causa del crollo dei prezzi del petrolio e in parte a causa della crisi finanziaria mondiale.
  • 14. L’Iran e le sanzioni Nel 2008, il Consiglio di Sicurezza dell‘Onu ha approvato due ulteriori risoluzioni sul programma nucleare iraniano e sulle sanzioni internazionali, portando a cinque il numero totale di risoluzioni da quando ebbe inizio l‘impasse con l‘Occidente. Mahmud Ahmadinejad, il presidente iraniano, ha continuato a mantenere un tono di sfida dicendo: ―Emettete tutte le risoluzioni che volete. Approvate risoluzioni fino a quando la vostra ‗borsa di risoluzioni‘ non scoppierà‖. L‘Organizzazione per l‘Energia Atomica dell‘Iran ha annunciato che stava pianificando di installare 6.000 centrifughe al fine di raddoppiare la sua capacità di arricchimento dell‘uranio rispetto agli anni passati. Mentre le sanzioni non sono riuscite ad obbligare Tehran a tenere a freno il suo programma nucleare, esse hanno protetto l‘economia iraniana dalla recessione economica globale – ma solo momentaneamente. Circa cinque anni di prezzi petroliferi alle stelle avevano aiutato l‘Iran ad aumentare la spesa pubblica nel tentativo di proteggere l‘economia locale dal tracollo finanziario globale. Tuttavia, questa politica è stata duramente criticata da molti economisti, che hanno messo in guardia contro l‘aumento dell‘inflazione, e hanno invitato a una maggiore disciplina in campo economico, e a ridurre la spesa.Malgrado gli ammonimenti, Ahmadinejad ha continuato a portare avanti i suoi controversi piani economici, che prevedevano fra l‘altro l‘obbligo delle banche di abbassare i loro tassi di interesse e di offrire prestiti a buon mercato alle piccole imprese. Ciò ha portato a un alto numero di dimissioni all‘interno della squadra economica del governo. Tahmasb Mazaheri, il governatore della Banca Centrale dell‘Iran (CBI), che era riuscito con successo a controllare la crescita vertiginosa della liquidità, si è dimesso a settembre.
  • 15. Egli era stato in carica per circa un anno, e le sue dimissioni hanno fatto esplodere i contrasti economici già esistenti fra i conservatori al potere. I conservatori, che avevano sempre lodato i successi di Ahmadinejad sulla scena internazionale e la sua abilità di far marciare le masse contro la volontà delle potenze mondiali di affondare le ambizioni nucleari dell‘Iran, hanno preso le distanze dai suoi piani economici.Ahmadinejad è diventato sempre più solo nella sua battaglia economica. Politiche economiche dannose Le defezioni hanno posto una sfida ad Ahmadinejad, che in precedenza aveva goduto di un appoggio quasi incondizionato in materia di politiche economiche. Dopo le elezioni, molti deputati conservatori hanno detto che le sue politiche economiche erano dannose. Ciò ha spinto coloro che avevano espresso queste critiche verso posizioni più vicine a quelle dei loro rivali riformisti, e il risultato è stato l‘elezione di Ali Larijani, l‘ex capo negoziatore nucleare dell‘Iran, alla presidenza del parlamento. Larijani si era dimesso dal suo incarico di capo negoziatore a seguito di alcuni contrasti con Ahmadinejad su come gestire la prolungata disputa del Paese con l‘Occidente. Sebbene egli non avesse mai criticato apertamente Ahmadinejad, le sue dimissioni segnalavano la comparsa di una fazione conservatrice più moderata. Il 4 novembre scorso, il parlamento iraniano ha dato inizio allo scontro con Ahmadinejad dando il benservito al ministro degli Interni. Ali Kordan, che era stato nominato solo 90 giorni prima, è stato destituito con voto unanime perché aveva presentato un falso certificato di laurea dell‘Università di Oxford per ottenere la conferma parlamentare. I membri del parlamento lo hanno definito una disgrazia per il conservatorismo iraniano.
  • 16. Il parlamento ha poi approvato il nuovo candidato presentato da Ahmadinejad per quella carica, il suo stretto alleato Sadeq Mahsouli, in una dimostrazione di unità con il governo, ma la spaccatura stava cominciando a scuotere la fiducia dei legislatori nel fatto che il Paese fosse incamminato nella giusta direzione.Ahmadinejad spera che il parlamento approverà un piano di ―rivoluzione economica‖ che dovrebbe eliminare gran parte dei sussidi governativi rimpiazzandoli con dei contributi di 40-70 dollari mensili a persona.Un giornale riformista ha recentemente rivelato che questo piano è in effetti una copia della raccomandazione della Banca Mondiale di risparmiare gli introiti petroliferi iraniani per progetti di sviluppo di cui vi è urgente bisogno. Pur potendo sembrare strano per un governo che ha costantemente criticato le politiche della Banca Mondiale, forse esso non ha avuto altra scelta.I prezzi del petrolio che erano schizzati a oltre 140 dollari al barile a luglio, sono ora scesi sotto i 50 dollari.Saeed Leylaz, analista economico e aspro critico delle politiche monetarie di Ahmadinejad, ha dichiarato che il governo attualmente deve far fronte a un deficit di 100 milioni di dollari al giorno. Il governo è obbligato a tagliare le spese, inclusi i 90 miliardi di dollari annualmente erogati in sussidi. Altri esperti ritengono che il ―piano di rivoluzione economica‖ accrescerà l‘inflazione almeno sul breve periodo; ariani ha affermato che il parlamento bloccherà qualsiasi piano, legge o provvedimento che alimenti l‘inflazione.
  • 17. Minacce Future Ci si attende che la frattura tra i conservatori seduti in parlamento e quelli che compongono il governo si aggraverà nel prossimo anno. Coloro che criticano Ahmadinejad dicono che il suo piano di rivoluzione economica è soltanto un modello populista per guadagnare voti in vista delle elezioni presidenziali del 12 giugno. Egli ha ripetutamente respinto questa accusa, affermando che questo piano non farà che danneggiare la sua popolarità.Ironicamente, il crollo dei prezzi del petrolio potrebbe riportare in primo piano la questione nucleare. Privato di una parte importante dei suoi introiti, l‘Iran non può permettersi di rimanere isolato dal resto del mondo.Il governo potrebbe sentirsi obbligato a ritornare al tavolo dei negoziati con le potenze mondialiCiò, a sua volta, potrebbe costare caro al governo in vista delle elezioni.Ahmadinejad, che era giunto al potere con la promessa di migliorare il tenore di vita dei poveri, e che aveva mantenuto la sua popolarità sfidando le potenze mondiali nello scontro nucleare fra l‘Iran e l‘Occidente, corre il rischio di perdere su entrambi i fronti. Il suo piano di rivoluzione economica potrebbe essere una via d‘uscita. L‘impatto del piano economico sulla popolarità di Ahmadinejad rimane da vedersi, ma vi sono pochi dubbi sul fatto che la sua posizione tra i suoi alleati conservatori sia in declino dopo la sua vittoria elettorale del 2005.
  • 18. Le Risorse Minerarie L'Iran è il secondo produttore mondiale di gas naturali dopo la Russia, con 28 trilioni di mc stimati che rappresentano circa il 18% dell'intera riserva mondiale. Bisogna altresì dire che le riserve di gas non costituiscono, in termini di sfruttamento, un'opportunità commerciale della portata del comparto petrolifero. Attualmente è in fase di realizzazione un ambizioso progetto per lo sviluppo del vasto giacimento del South Pars, tale progetto è sostenuto dal Governo sia per contenere l'eccessivo consumo interno di petrolio sia per consentire una rilevante esportazione di gas verso la Grecia. Gran parte dei giacimenti minerari resta tuttora inesplorata, anche se sono stati già identificati depositi di carbone, ferro, rame, piombo, zinco (di cui l'Iran è al primo posto nel mondo per riserve) e cromite, argento, manganese, sale, magnesite e zolfo alimentano l‘industria estrattiva. In Iran la produzione industriale su larga scala si sviluppò negli anni Settanta e oggi il settore contribuisce per il 44,6% alla formazione del PIL.Le industrie più importanti sono quelle petrolchimiche, tessili, alimentari, di attrezzatura elettronica, laterizi, acciaio, autoveicoli.Il 30% della popolazione attiva è impiegato nell‘industria. In forte ascesa è il settore automobilistico (+29%) anche grazie alla tutela del regime protezionistico caratterizzato dall'esistenza di due aziende parastatali: Iran Khodro e Saipa.Importante è il settore dell'artigianato, rappresentato soprattutto dalla produzione e dall'esportazione dei tappeti, tessuti e annodati, e degli scialli di seta.
  • 19. Le esportazioni Le esportazioni iraniane sono rappresentate per l'80% dal petrolio (quarto produttore mondiale e secondo in ambito OPEC); anche il gas naturale incide notevolmente sulle esportazioni essendo L'Iran il secondo produttore mondiale dopo la Russia. Per quanto riguarda i prodotti non-oil esportati possiamo annoverare: tappeti annodati a mano, prodotti chimici e petrolchimici, prodotti dell'agricoltura (frutta secca), prodotti industriali (macchinari, equipaggiamento per trasporti) inclusi quelli di base (acciaio e ferro). Nell'ambito dell'export iraniano non-oil, l'Italia si colloca al 5° posto dopo Emirati Arabi, Germania, Giappone e Azerbaijan, con un peso - sull'export totale – pari al 5%. Nel 2003 le esportazioni complessive del Paese raggiunsero 33.788 milioni di dollari USA, a fronte di importazioni per 25.638 milioni di dollari USA.I principali prodotti importati dall‘Iran, invece, sono in prevalenza macchinari e attrezzature, macchine elettriche, ferro e acciaio e prodotti dell'agricoltura, in particolare frumento).La Germania resta il primo fornitore con una quota del 10.45%, al secondo posto gli Emirati Arabi con il 9.16% e terza l'Italia con una quota del 6.8% che equivale ad un incremento del 1.33% rispetto al 2000. I principali partner commerciali sono il Giappone, la Germania, la Francia, l‘Italia, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e i Paesi Bassi. L‘unità monetaria iraniana è il rial, suddiviso in 100 dinar ed emesso dalla Banca Markazi, fondata nel 1960 e controllata dal governo.
  • 20. Interscambio fra Iran e Italia Per quanto riguarda l‘interscambio tra Iran ed Italia, i dati parziali del secondo bimestre 2006 rivelano un saldo favorevole all'Italia, in quanto l'Iran ha visto diminuire, in termini assoluti, le sue esportazioni verso l'Italia fino a raggiungere quota 0 nel 2006, con una variazione di -100% rispetto al 2005. Nel 2006, comunque, la prima voce dell‘import italiano dall‘Iran continua ad essere il petrolio greggio e gas naturale (oltre 3 miliardi di euro). Seguono, per valori molto inferiori, il rame esemilavorati, i prodotti della siderurgia (in calo rispetto al 2004), frutta, piante e spezie. Un notevole incremento si è registrato in vari comparti, quali: materie plastiche in forme primarie; altri prodotti chimici di base organici e pietre ornamentali. In calo, invece, le importazioni di prodotti chimici vari per uso industriale; tessuti di filati di cotone e carburanti per motori, combustibili minerali e gassosi, i quali dopo la ripresa registrata nel 2005, hanno raggiunto nuovamente quota 0, come nel 2004. La composizione dell‘export nazionale verso l‘Iran è costituita per gran parte da prodotti dell‘industria meccanica, in particolare turbine idrauliche e termiche ed altre macchine che producono energia meccanica; macchine per la lavorazione delle materie plastiche e della gomma e macchine per impieghi speciali; macchine da miniera, cava e cantiere. Si tratta comunque di prodotti in calo rispetto agli anni precedenti; come è avvenuto per i seguenti comparti: autoveicoli; parti e accessori per autoveicoli; prodotti della siderurgia e macchine per impiego generale ed altro materiale meccanico.
  • 21. In forte aumento, invece, l'interscambio di pompe e compressori e sistemi idraulici, macchine per la metallurgia, che nel 2006 registra un incremento in valore di oltre 248 e 135 milioni di €, rispettivamente. Interscambio Italia - 2003 (in €) 2004 (in €) 2005 (in €) Iran Importazioni 2.178.952.820 2.946.330.049 3.880.919.911 Esportazioni 2.157.232.754 2.255.805.983 1.838.572.388 Saldo -21.720.066 -690.524.066 -2.042.347.523 Fonte: dati Istat Gen-Dic 2005 (agg. 01/06/2006)
  • 22. Principali trattati tra Italia ed Iran Accordo Italia-Iran sulla reciproca promozione e Firmato a Roma il 10 marzo 1999 e ratificato protezione degli investimenti con Legge 11 luglio 2002, n. 171 Firmato a Roma il 25.7.1990: nel mese di Accordo Italia-Iran per i trasporti internazionali su dicembre 1992 è stato ratificato da parte strada iraniana. Non è in vigore in mancanza della ratifica italiana. Nell‘ottobre `96 è stato firmato il programma esecutivo dell‘Accordo culturale fra Italia ed Accordo di cooperazione scientifica Iran per gli anni 1996-99. Esso prevede il rilancio della cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra i due paesi. Raggiunto tra SACE, MEDIOCREDITO e Accordo per il l‘effetto di scadenza del debito Banca Centrale iraniana su base privatistica in data 28.7.1994. Accordo per l‘effetto di scadenza delle quote di Raggiunto tra MEDIOCREDITO e Bank Tejarat scoperto assicurativo di crediti assicurati ―Credit e Bank Markazi a Roma in data 27.6.95. Extension Agreement‖ Fonte: Mondimprese marzo 2008
  • 23. Conclusioni Quella iraniana è un'economia ancora in gran parte da ricostruire, soprattutto tenendo conto della scelta che il paese ha fatto optando per la differenziazione delle fonti del proprio reddito nazionale. La volontà di sviluppare in maniera particolare il comparto manifatturiero, apre alle PMI italiane nuovi orizzonti, anche alla luce del rinnovato interesse con cui i principali istituti di credito nazionali guardano alla repubblica islamica. Il settore tessile, dell'automobile, del turismo e della manifattura, rappresentano i settori trainanti di un sistema che non vuole più dipendere esclusivamente dagli introiti petroliferi e ha deciso di puntare sul rinnovamento e sulla modernizzazione della propria base tecnologica e infrastrutturale. In questo senso, la volontà di Teheran di privilegiare le importazioni di componentistica e di beni intermedi rispetto a quelle di prodotti di consumo, offre agli operatori italiani un ulteriore atout. Un mercato in espansione e un'ottima collocazione geografica, fanno dell'Iran, non solo un importante mercato di sbocco, ma anche una via privilegiata attraverso cui accedere ai mercati del Golfo Persico e del medio asiatico. Il basso costo del lavoro, l'ampia disponibilità di risorse energetiche ad un prezzo contenuto, la buona dotazione infrastrutturale, ne rafforzano ulteriormente l'appetibilità per gli investitori occidentali. Occorre sempre ricordare però che l'Iran sta attraversando una fase di gravi ristrettezze finanziarie, dovute al debito pregresso e al basso prezzo del greggio sui mercati internazionali. Anche la rigida politica monetaria e le complesse procedure che regolano la concessione delle licenze agli operatori stranieri possono avere un effetto disincentivante.
  • 24. Infine, nonostante il governo stia cercando di normalizzare le proprie relazioni con l'Occidente, la repubblica islamica continua ad essere un paese politicamente sensibile e, potenzialmente, soggetto a improvvise turbolenze. Affinché il viaggio alla sua scoperta sia quindi aziendalmente proficuo, nella valigia sono indispensabili una generale conoscenza del paese e della sua cultura, nell'obiettivo prioritario di evitare spiacevoli gaffe interculturali che potrebbero pregiudicare contatti ed approcci, oltre alle principali indispensabili nozioni in materia tributaria, giuridica e valutaria. In base a un piano di riforma agraria iniziato in Iran negli anni Cinquanta, furono ridistribuiti tra i contadini circa 800.000 ettari di terreni.Il 30% della popolazione vive ancora di agricoltura, praticata su un territorio coltivato solo per il 10%, coltivando soprattutto pistacchi, cereali, orzo patate, riso, miglio, cotone (che viene esportato) tabacco, barbabietola e canna da zucchero. Tra i prodotti principali si annoverano anche pomodori, tè, datteri, olive, agrumi e semi oleosi.Diffuso è l‘allevamento bovino nelle zone di pascoli, ovino e caprino in quelle più aride. Si allevano inoltre equini, cammelli, bufali e volatili da cortile.Dalle uova di storione pescato nel Mar Caspio si ricava una pregiata qualità di caviale.L'allevamento è una risorsa fondamentale sia per l'industria e sia per il settore alimentare (latte e derivati), per il tessile (lana) e per il cuoio.Il pellame iraniano è il migliore sul mercato internazionale per il tipo di grasso sottopelle degli animali. L'Italia è uno dei maggiori importatori di pellame iraniano; vengono importate ogni anno circa 22 milioni di pelli di pecora e 8-10 milioni di pelli di vitello e capra. Altro settore noto e particolarmente fiorente è rappresentato da petrolio e gas; questo è il settore trainante dell'economia iraniana, da cui dipende circa l'80% degli introiti delle esportazioni. L‘Iran è tra i principali produttori petroliferi del mondo: i principali giacimenti di petrolio, che si concentrano all‘estremità del Golfo Persico, nella regione sudoccidentale del Paese, vengono stimati tra i più grandi del pianeta e sono sufficienti a mantenere i livelli attuali di produzione per i prossimi settant‘anni. Nel
  • 25. 2004 la produzione fu di 1.367 milioni di barili di petrolio. L‘Iran, nazionalizzò l‘industria petrolifera nel 1951 e da allora la produzione viene controllata dal Ministero del Petrolio. Il futuro dell'Iran, come quello della maggior parte degli altri paesi che esportano petrolio, verrà determinato sia dalla geologia del suo sottosuolo che dall'ideologia dei suoi leader. Tuttavia, i responsabili delle decisioni politiche possono scegliere la loro ideologia, ma non hanno molta libertà di azione per quanto concerne la geologia. L'Iran ha molto petrolio e questo fatto geologico inevitabile ha determinato e continuerà a determinare le scelte politiche a disposizione dei governanti. Oggi il petrolio e il gas rappresentano circa il 25 per cento dell'economia iraniana, l'80 per cento dei ricavi delle esportazioni e l'85 per cento di tutte le entrate governative. L'Iran è il quarto maggiore esportatore mondiale di petrolio e il suo sottosuolo contiene le terze maggiori riserve di petrolio del mondo. Cina, Giappone, India, Corea del Sud, Turchia, Italia e Francia sono solo alcuni dei paesi che dipendono in larga misura dal petrolio iraniano. Esistono molte incertezze sul futuro dell'Iran, ma una cosa è innegabile: il petrolio continuerà a essere la principale attività economica della nazione e probabilmente assumerà ancora più importanza poiché nessun altro settore può essere così competitivo a livello internazionale, può crescere così rapidamente e può essere così redditizio. L'Iran, quindi, è e continuerà ad essere un cosiddetto "petro-state". Le elezioni iraniane, lo sviluppo dell'energia nucleare, le posizioni verso Israele e il ruolo in Iraq e in Medio Oriente in generale, le ambizioni in America Latina, le tensioni tra le aspirazioni della popolazione giovane e le rigidità della struttura politica ed economica dell'Iran sono tutte questioni controverse. Queste ed altre controversie alimentano il già ampio dibattito sul tipo di paese che l'Iran si appresta a divenire nel prossimo decennio. Nessuno lo sa. Ma ciò che si sa è che le caratteristiche dell'Iran quale petrostate determineranno la risposta a tale domanda ma anche, o forse soprattutto, le sue lotte tra fazioni, le sue ambizioni internazionali e il suo programma nucleare. Tutti i petro-state sono paesi ricchi di petrolio afflitti da istituzioni deboli, da un settore pubblico che non funziona adeguatamente e da un'alta concentrazione di potere e ricchezza. Le loro
  • 26. popolazioni sono perennemente frustrate dalla mancanza di proporzioni tra la ricchezza di petrolio della nazione e la loro diffusa povertà. La Nigeria e il Venezuela sono ottimi esempi. Lo stesso dicasi della Russia. E, naturalmente, dell'Iran. Il fatto che l'Iran abbia il petrolio non è una novità. La novità è rappresentata dai profondi mutamenti che sono avvenuti nei mercati globali degli idrocarburi e nella situazione del settore petrolifero iraniano. Molte nazioni produttrici di petrolio hanno approfittato dell'impennata del prezzo del petrolio negli anni ‗90 per rafforzare la loro industria petrolifera. Molte, ma non tutte. L'Iran è uno dei paesi produttori di petrolio che a seguito delle sue politiche economiche, della sua situazione politica e delle reazioni internazionali di ritorsione alle sue politiche sta entrando nel secondo decennio del Ventunesimo secolo con un'industria petrolifera debole. Come si sa, le sanzioni internazionali hanno limitato le attività e gli investimenti di importanti aziende petrolifere in Iran. Eppure, nonostante le agitazioni politiche, le sanzioni internazionali e le inadeguate politiche energetiche, l'Iran continuerà ad attrarre compagnie petrolifere straniere, che sanno come operare con profitto in paesi con deboli diritti di proprietà e una politica instabile. Di conseguenza, la politica incerta dell'Iran e gli attriti internazionali potrebbero temporaneamente fare fuggire alcuni investitori, ma la sua allettante geologia continuerà ad attrarre società energetiche che non possono permettersi di essere escluse dalle riserve di petrolio più ricche del mondo. Dati economici Informazioni Generali Superficie: 163.6 km2 Popolazione: ca. 68.200.000 (stima 2003); 71,2 milioni (stime FMI fine anno 2007.) Principali città e rispettivi abitanti (stime ufficiali 2007) Tehran (capitale): 7.705.000 abitanti; Mashhad: 2.411.000; Isfahan: 1.583.000; Tabriz: 1.379.000;
  • 27. Shiraz: 1.205.000. Lingua La lingua ufficiale del paese è il Persiano (Farsi.) Religione l'Iran è un Paese musulmano a maggioranza sciita (90%). Sono presenti importanti comunità di musulmani sunniti nel sud ovest del Paese, di armeni e, in misura minore, di cattolici ed ebrei, cui è consentita libertà di culto. Moneta L’unità monetaria dell’Iran è il Rial (IRR). 10 Rial = 1 toman (mentre tutte le statistiche governative utilizzano il rial, in circostanze non ufficiali, gli iraniani utilizzano i toman come riferimento). Il sistema di cambi multipli è stato sostituito da un cambio unico all’inizio dell’anno fiscale 2002. Il tasso di cambio ad ottobre 2008 è di IRR 13145.4:1€. Il tasso di cambio nel 2008 è di IRR :1€. Calendario L’anno iraniano inizia il 21 marzo; i primi sei mesi sono di 31 giorni, i successivi cinque sono di 30 ed il 12esimo ne ha 29 (30 ogni quattro anni). Il calendario iraniano parte dal viaggio di Maometto a La Mecca nel 622 A.C., ma a differenza del calendario islamico, segue gli anni solari. Principali indicatori economici DATA AND CHARTS: ANNUAL DATA AND FORECAST 2007a 2008b 2009c 2010c PIL PIL nominale in 286.058329.480387.017461.877 (US$ bn) PIL nominale ( IR 2.655 3.012 3.606 4.350 trn) Crescita reale del 7.8 6.5 3.8 4.5 PIL (%) Spesa sul PIL (% reale) Consumi privati 9.1 8.5 6.1 6.2 Consumi del -4.3 5.0 4.0 5.0 Governo Investimenti lordi 6.0 5.8 5.0 5.5 fissi Export di beni e 6.0 4.0 2.0 3.0 servizi Import di beni e 8.3 9.0 10.0 10.5 servizi Origine del PIL (% reale) Agricultura 6.2 3.0 4.6 4.5 Industia 7.9 4.5 4.5 4.3 Servizi 6.8 5.8 3.1 4.7
  • 28. Demografia e reddito Popolazione 71.2 72.1 72.9 73.8 (mln) PIL pr-capite 10.781 11.711 12.367 13.046 (US$ a PPP) Tasso di disoccupazione (media %) Indicatori fiscali (% del PIL) Reddito del 35.7 38.6 30.3 29.3 Governo centrale Spesa del 25 29.9 28 26.7 Governo centrale Bilancio di -6.6 11.2 -9.5 -8.8 Governo Debito netto 22.2 25 25.3 25.1 pubblico Prezzi e indicatori finanziari Tasso di cambio 9.281 9.143 9.319 9.417 IR:US$ (media) Prezzi al consumo (fine 17.1 28 25 22.5 periodo; %) Prezzi alla produzione (media; %) Tasso di interesse di prestito (media; %) Conto corrente (US$ mln) Bilancia 40.819 38.631 17.603 24.871 commerciale Merci: export fob 97.401 106.424 97.694 88.650 Merci: import fob -56.582 -67.793 -71.047 -72.823 Bilancia dei -11.230 -13.737 -14.411 -14.745 servizi Bilancia dei 4.638 2.079 2.411 3.511 redditi Bilancia dei trasferimenti di 461 498 538 581 conto Bilancia in conto 34.081 27.472 6.140 14.217 corrente Debito estero (in US Mld) Stock del debito 21.020 21.772 21.495 20.992 Debito dei servizi 2.420 2.763 2.727 2.743 pagato Principali 1.280 1.542 1.534 1.631 ripagamenti
  • 29. Interessi 1.140 1.221 1.194 1.112 Riserve internazionali (US$ mld) Totale delle Riserve 82.059 96.559 88.309 86.060 internazionali Rischio paese La SACE colloca l’Iran nella 6a categoria dell'OCSE; condizioni di assicurabilità: apertura con restrizioni (aggiornato a novembre 2008). Prospettive future Gli esperti del settore, hanno dovuto rivedere al ribasso le previsioni della crescita reale del PIL: nell'anno 2009/2010 ci si aspetta una diminuzione al 3.8%, mentre nel 2010/2011 al 4.5%. Nel 2007/08 gli alti prezzi del petrolio hanno fatto salire le entrate derivanti dall’export di petrolio del 10%, nonostante i volumi dell’export siano rimasti stabili. Mentre l'import è aumentato, in seguito alla crescita delle importazioni di benzina, che sono nuovamente salite dopo l'imposizione del razionamento della benzina. Di qui si è stimato che il surplus commerciale diminuisca nel 2008/09 a 38,6 miliardi di dollari. Per tutto il periodo analizzato i volumi di export aumenteranno leggermente e le importazioni cresceranno, in linea con la crescente spesa dei consumatori e degli investimenti. Secondo le stime degli esperti, il surplus commerciale diminuirà a 17,6 miliardi di dollari nel 2009/10, prima di aumentare a 24,9 miliardi di dollari nel 2010/11. Il deficit non-commerciale dovrebbe aumentare nel 2009/10, prima di diminuire nel 2010/11. Si stima, dunque, che il surplus dei conti correnti diminuisca all'1,6% del PIL nel 2009/10, rispetto all'8,3% del 2008/09, prima di aumentare al 3,1% del PIL nel 2010/11. Secondo la Bank Markazi, alla fine del mese di settembre 2008, l'inflazione ha raggiunto il 29,4%, rispetto alla media annuale del 17,1% del 2007. Secondo gli esperti l'inflazione raggiungerà il 28% nel 2008 e con la diminuzione dei prezzi della prodotti petroliferi e non, ci si aspetta che l'inflazione annuale diminuirà al 25% nel 2009 e al 22,5% nel 2010. Indicatore 2006 2007 2008 2009 Tasso di crescita reale (%) 5,8 6,2 6,5 6 Produzione di petrolio ('000 3.885 3.930 4.000 4.150 barili/g) Esportazioni di petrolio (milioni 62.457,7 69.691,9 82.111,8 77.607,1 di US$) Inflazione (%) 14,7 19,5 24 22 Bilancia Commerciale (miliardi di US$) Esportazioni 75.5 84 97.5 93.9
  • 30. Importazioni 49,3 53,9 58,5 61,3 Tasso di cambio IR$:US$ 9.170,9 9.281,2 9.026,7 9.166,2 (media) Debito estero (fine anno- 13,7 13,8 12,9 11,7 miliardi di US$) Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report May 2008 Settori produttivi La struttura dell’economia iraniana negli ultimi 40 anni si è basata prevalentemente sul petrolio. Produttore di petrolio greggio dalla prima decade del secolo, l’Iran ha attraversato periodi di boom e di depressione dipendenti dagli aumenti e dai crolli del prezzo del petrolio sui mercati internazionali. Piani troppo ambiziosi di sviluppo, seguenti all’esplosione dei prezzi del 1973, hanno determinato una maggiore concentrazione del potere nelle mani del settore pubblico, mentre la nazionalizzazione di molte grandi società nel periodo post-rivoluzionario e la ristrutturazione post-bellica negli anni ’80, hanno rafforzato il processo. La quota del settore petrolifero sul PIL totale è scesa dal 30- 40% negli anni ’70 al 10-20%, soprattutto a causa dei danni di guerra alle strutture produttive ed ai limiti di quota imposti dall’OPEC. Comunque, i guadagni collegati al petrolio forniscono ancora l’80% dei guadagni delle esportazioni e tra il 40 ed il 70% delle entrate governative, tanto che il settore degli idrocarburi ha la parte del leone nella destinazione degli investimenti interni ed esteri. La crescita del settore industriale non petrolifero è stata ostacolata dall’incerta realizzazione del processo di privatizzazione, insieme alla soppressione delle importazioni imposta durante gran parte degli anni ’90. Dal 2000, comunque, ci sono stati dei piccoli cambiamenti di rotta, in parte grazie al programma di riforme economiche del governo, seppur molto cauto, in campo commerciale. Anche l’incremento degli investimenti nel settore pubblico e privato ha iniziato a registrare qualche successo nelle industrie ad energia intensiva, come la produzione petrolchimica e dell’acciaio. Il settore dei servizi ha registrato la maggiore crescita di lungo periodo, in termini di quota del PIL, ma le restrizioni valutarie, l’eccessiva burocrazia e l’incertezza della pianificazione di lungo termine ne hanno fatto un settore volatile. Il settore agricolo è stato oggetto di investimenti statali per una espansione dello stesso: la liberalizzazione della produzione ed il miglioramento dell’imballaggio e del marketing hanno contribuito a sviluppare nuovi mercati di esportazione. I progetti di irrigazione su larga scala, unitamente ad una più ampia produzione di prodotti agricoli basati sull’export, come datteri, fiori e pistacchi, hanno fatto dell’agricoltura il settore con il tasso di crescita più veloce di tutti i settori negli anni ’90, nonostante le gravi siccità del 1999, 2000 e 2001. Da allora, però, il settore è in forte ripresa, restando uno dei maggiori datori di lavoro (con il 22% dei posti di lavoro, secondo un censimento del 1991). L’Iran ha una topografia ed un clima diversificati: quasi due quinti dalla superficie terrestre (circa 61 milioni di ettari) è sufficientemente bagnata dalle piogge ed è classificata come coltivabile; le montagne che circondano l’altopiano centrale forniscono, grazie alle grandi nevicate, acqua che irriga i raccolti primaverili. I terreni sono profondi e fertili in
  • 31. aree abbastanza estese, anche se a volte danneggiati dall’erosione. Di recente, alcune zone sono state colpite dalla siccità. Tuttavia, la terra e le risorse acquifere disponibili non sono utilizzate pienamente: nel 2002, solo 17,1 milioni di ettari risultano permanentemente coltivati, rispetto ai 19 milioni nel 1995. Il declino in parte potrebbe riflettere le recenti cattive condizioni climatiche, anche se i rapidi tassi di urbanizzazione dell’Iran rende difficile ottenere un incremento nella terra coltivata. La terra irrigata fornisce quasi l’80% della produzione alimentare non zootecnica, anche se rappresenta meno del 40% della superficie coltivata. Gran parte dell’agricoltura iraniana è basata su piccole fattorie con bassa produttività, ad eccezione di alcuni complessi su larga scala sviluppatisi all’epoca dello scià: quattro fattorie su cinque, comunque, sono sotto gli 11 ettari. Gli sforzi intrapresi dal Governo di una maggiore diversificazione economica, si concentrano su alcuni settori per i quali si prevedono buone possibilità di espansione, tra questi il petrolchimico e l`industria dell`acciaio. Contributo dei settori produttivi alla formazione del PIL (%) Settore 2007 Servizi 5.2 Industria 4.8 Agricoltura 3.0 Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report may 2008 Interscambio Per quanto riguarda l’interscambio tra Italia ed Iran, i dati aggiornati del 2007 rivelano un saldo negativo, anche se rispetto al 2006 si è avuto un sostanziale aumento dell’export (+23,59%), ed un calo dell’import (- 24,35%); con una variazione del saldo del -66,64%. Nel 2007, la prima voce dell’import italiano dall’Iran continua ad essere il petrolio greggio e gas naturale (oltre 3 miliardi di euro). Seguono, per valori inferiori, il rame e semilavorati, i prodotti della siderurgia (in calo rispetto al 2006), frutta, piante e spezie, Carne, non di volatili e prodotti della macellazione. Un notevole incremento si è registrato per Piombo, zinco e stagno greggi e semilavorati altri prodotti chimici di base organici. In calo, invece, le importazioni di fibre sintetiche artificiali, materie plastiche in forme primarie Altra frutta, anche a guscio; piante utilizzate per la preparazione di bevande e spezie. La composizione dell’export nazionale verso l’Iran è costituita per gran parte da prodotti dell’industria meccanica, in particolare turbine idrauliche e termiche ed altre macchine che producono energia meccanica; macchine per la lavorazione delle materie plastiche e della gomma e macchine per impieghi speciali; macchine da miniera, cava e cantiere. Si tratta comunque di prodotti in calo rispetto agli anni precedenti; come è avvenuto per i seguenti comparti: autoveicoli; Pompe e compressori e sistemi idraulici. In forte aumento, invece, l'interscambio di Parti e accessori per autoveicoli e motori, altre macchine utensili e Macchine automatiche per la dosatura, la confezione e l'imballaggio.
  • 32. Interscambio commerciale Interscambio Italia - Iran 2007 2006 2005 Trend 2007-2006-2005 valore in € valore in € valore in € Esportazioni 1.825.214.997 1.856.328.537 2.170.454.487 Importazioni 3.894.899.277 4.158.123.937 3.920.827.114 Saldo -2.069.684.280 -2.301.795.400 -1.750.372.627 Fonte dati Istat Gen-Dic 2007 (agg. novembre 2007) Principali trattati Accordo Italia-Iran sulla reciproca Firmato a Roma il 10 marzo 1999 e ratificato con promozione e protezione degli Legge 11 luglio 2002, n. 171 investimenti Firmato a Roma il 25.7.1990: nel mese di Accordo Italia-Iran per i trasporti dicembre 1992 è stato ratificato da parte internazionali su strada iraniana. Non è in vigore in mancanza della ratifica italiana. Nell`ottobre `96 è stato firmato il programma esecutivo dell`Accordo culturale fra Italia ed Iran Accordo di cooperazione scientifica per gli anni 1996-99. Esso prevede il rilancio della cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra i due paesi. Raggiunto tra SACE, MEDIOCREDITO e Banca Accordo per il riscadenzamento del Centrale iraniana su base privatistica in data debito 28.7.1994. Accordo per il riscadenzamento delle Raggiunto tra MEDIOCREDITO e Bank Tejarat e quote di scoperto assicurativo di crediti Bank Markazi a Roma in data 27.6.95. assicurati “Credit Extension Agreement”
  • 33. Investimenti esteri e tecnologia Lo scorso maggio, infatti, Seifollah Jashnsaz, direttore della National Iranian Oil Co., ha detto all'agenzia stampa Mehr in Iran che lo scorso anno il paese ha attratto investimenti esteri per circa 10 miliardi di dollari. Nessun altro settore è in grado di attrarre così tanti investimenti e tanta tecnologia estera nel paese. Facendo troppo affidamento sulle esportazioni di idrocarburi, il problema è che, quando i ricavi del petrolio inondano una nazione con un fragile sistema di controlli e contrappesi democratici, ne derivano una politica e un'economia inefficienti ed emerge un petro-state. La forza della democrazia e l'efficienza del settore pubblico spiegano perché il petrolio non abbia sconvolto la Norvegia così come è successo alla Nigeria o all'Iran. La differenza basilare sta nel fatto che la Norvegia aveva uno stato e istituzioni democratiche ben funzionanti prima dell'avvento della sua grande e importante industria petrolifera. Quando il petrolio viene scoperto in paesi con istituzioni deboli, diventa difficile rafforzarle. Grandi quantità di petrolio unite a istituzioni pubbliche deboli producono povertà, ineguaglianza e corruzione. Inoltre, minano la democrazia. Nessun petrostate è riuscito a trasformare il petrolio in prosperità per la maggior parte della sua popolazione. Un'economia che si affida perlopiù alle esportazioni di petrolio finisce inevitabilmente con un tasso di cambio che rende i beni importati meno cari e le esportazioni più costose. Questo sopravvalutato tasso di cambio rende altri settori — l'agricoltura, l'attività industriale, il turismo — meno competitivi dal punto di vista internazionale e ostacola la loro crescita. I petro-state, inoltre, soffrono di disoccupazione e hanno una crescita economica volatile. Il petrolio genera ricavi dalle esportazioni e tasse per lo stato, ma crea pochi posti di lavoro. Nonostante la sua importanza economica, l'industria iraniana del petrolio e del gas impiega solo una piccola parte della forza lavoro totale della nazione, che ammonta a 29 milioni. Inoltre, poiché il prezzo internazionale del petrolio è volatile, i petro-state soffrono di costanti e debilitanti cicli
  • 34. economici di boom-bust, ossia di espansione-contrazione. Le contrazioni portano alle crisi bancarie e a tagli del budget pubblico che danneggiano i poveri, i quali dipendono largamente dai programmi governativi. In questo momento l'Iran sta subendo questo effetto poiché il precipitoso crollo del prezzo del petrolio ha portato a gravi squilibri economici. Un effetto molto importante, comune a tutti i petro-state, è la tendenza, difficile da cambiare, a contenere al massimo il prezzo della benzina e di altri prodotti degli idrocarburi. Nei petro-state la benzina tende a essere il prodotto meno caro. Inevitabilmente, ingenti incentivi stimolano il consumo e peggiorano gli squilibri e le deformazioni economiche dei paesi. I petro-state, inoltre, soffrono di una ristretta base fiscale poiché il grosso delle entrate governative proviene da poche grandi aziende che operano nel settore del petrolio e sono di proprietà dello stato. La fragile affidabilità governativa è il tipico effetto collaterale di questa dipendenza, poiché il legame tra l'elettorato e la spesa pubblica è indiretto e inconsistente.
  • 35. Bibliografia * Cirillo, Il Medio Oriente, Roma, Ardesia Edizioni, 2006; *Daniele Durigon. ―La vita è un viaggio e viaggiare è vivere due volte‖ * P. L. Petrillo, Iran, Bologna, Il Mulino, 2008; * M. Croce, Oltre il Chador: Iran in Bianco e Nero, Milano, Editrice Medusa, 2006; * A. Duranti, Il rosso e il nero e la rivoluzione della modernità. Breve storia del pensiero iraniano contemporaneo, Roma, Aracne Editrice, 2007 ISBN 978-88-548-1217-8; * M. Emiliani - M. Ranuzzi de' Bianchi - E. Atzori, Nel nome di Omar. Rivoluzione, clero e potere in Iran, Bologna, Odoya, 2008 ISBN 978-88-6288-000-8; * Ryszard Kapuściński, Shahinshah, Milano, Giangiacomo Feltrinelli Editore; * K. Navid, Dinamite dello spirito, martirio Islam e Nichilismo, (traduzione e introduzione di Andrea Duranti e Matteo Tuveri), Milano, Aquilegia Edizioni, 2007 ISBN 978-88-87692-17-4; * F. Sabahi, Storia dell'Iran, Milano, Bruno Mondadori, 2006 ISBN 88-424-9129-2; * R. Guolo, La via dell'Imam. L'Iran da Khomeini e Ahmadinejad, Laterza, 2007 ISBN 88-420- 8326-7; * I. M. Lapidus, Storia delle società islamiche, Vol. III ("I popoli musulmani"); * A. Hourani, Storia dei popoli arabi, p. IV e V. * A. Bausani, Persia religiosa, Saggiatore, Milano 1959 (nuova edizione, Lionello Giordano 1999) * A. Pagliaro-A. Bausani, La letteratura persiana, Sansoni-Accademia, Firenze-Milano 1968 * A. M. Piemontese, Storia della letteratura persiana, 2 voll., Fratelli Fabbri, Milano 1970 * C. Saccone, Storia tematica della letteratura persiana classica vol. I: Viaggi e visioni di re sufi profeti, Luni, Milano-Trento 1999; vol.II: Il maestro sufi e la bella cristiana. Poetica della perversione nella Persia medievale, Carocci, Roma 2005 * A. Bausani, I persiani, Sansoni, Milano 1960 * M. Bernardini, Storia del mondo islamico, vol. 2: Il mondo iranico e turco, Einaudi, Torino 2003 * J. Duchesne-Guillemin, L'Iran antico e Zoroastro, in H. C. Puesch (cur.), Storia delle religioni, vol. 2, Laterza, Bari 1972, pp. 110-177 (in seguito ristampato)
  • 36. * P. Du Breuil, Lo zoroastrismo, tr. it., Melangolo, Genova 1993 * P. Du Breuil, Zarathustra e la trasfigurazione del mondo, tr. it., ECIG, Genova 1990 * I. Benedetti Martig, Studi sulla guerra persiana nell'orazione funebre per Giuliano di Libanio, Firenze, 1990. * R. Ghirshman, Storia della Persia antica, tr. it., Einaudi, Torino 1972 (in seguito ristampato) * M. Colledge, L'impero dei Parti, tr. it., Newton Compton, Roma 1979 * A. Olmstead, L'impero persiano, tr. it., Newton Compton, Roma 1982 * R. Zaehner, Zarathustra e la fantasia religiosa, tr. it., Saggiatore, Milano 1962 * G. Schweizer, I persiani: da Zarathustra a Khomeini, Milano, 1986 * A. Taheri, Khomeini e la rivoluzione islamica, Ponte delle grazie, Firenze 1989 * A. Nesi (a cura), Laboratorio Iran. Cultura, religione, modernità in Iran, Franco Angeli, 2003 * M. Khatami, Religione, libertà e democrazia, prefazione di L. Violante, Laterza, Bari 1999 * J. Wiesehöfer, La Persia antica, Bologna, Il Mulino, 2003 * S. Salzani, Iran. Religione, rivoluzione, democrazia, Elledici, Torino 2004 * S. R. Canby - J. Thompson, A caccia in Paradiso: arte di corte nella Persia del Cinquecento, Milano, 2004. * G. Vercellin, Iran e Afghanistan, Editori Riuniti, Roma 1986 * P. L. Petrillo, Iran, Mulino, Bologna 2008 (sull‘ordinamento giuridico e costituzionale odierno) Fonti web * http://italian.irib.ir/ La redazione italiana de "La Voce della R.I.Iran *http://www.oilonline.it/oilportal/topic/view.do?contentType=1&contentId=12732 * http://it.icro.ir/ L'organizzazione della cultura e delle relazioni islamiche * http://www.shia-islam.org/ Il Sito italiano dei sostenitori della Shia * Presidency of the Islamic Republic of Iran: sito ufficiale del Presidente dell'Iran * Wilayah: sito ufficiale dell'Ayatollah Khamenei. * Persepolis Recreated - Documentary Movie - Reconstruction of Persepolis * Cinque capitoli gratuiti dal libro "Oltre il Chador: Ira