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GIOIA SULLE ALPI
Poco più di una ventina di anni fa, un facoltoso imprenditore Gioiese che vive e lavora da molti anni in un
paesino sul Lago di Varese, uno di quei paesi che si specchiano nell’acqua e che credi di poter vedere solo
nelle cartoline, in occasione della Festa Patronale del luogo pensò di fare un omaggio a quella cittadina che
ormai considerava la sua seconda casa, facendo allestire a proprie spese una “Cassarmonica” (cosa assai
rara da quelle parti) per ospitare il famoso Concerto Bandistico della città di “Gioia del Colle.
Per tutta “riconoscenza” il giorno dopo dell’evento i giornali locali tuonarono fulmini e saette contro il
nostro “galantuomo imprenditore”: ….UNA CAFONATA!!.…LE SUE TRADIZIONI SE LE TENGA PURE AL SUO
PAESE.… NOI QUI NON LE VOGLIAMO, ecc. ecc. ecc.
E’ sbalorditivo vedere come i “fratelli d’Italia” settentrionali sfiorino volentieri il senso del disprezzo verso
tutto ciò che non appartenga alla propria cultura, in special-modo se è “meridionale, tranne quando “come
è avvenuto nel 1861” quel che è “meridionale” debba essere da loro “predato senza ritegno” per far
aumentare le loro fortune… (fortune?).
Provate a fare un giro nel centro storico di Gioia, come anche in tutti gli altri vicoli della Gioia vecchia,
guardando in alto noterete che le terrazze e le terrazzine che si vedevano fino a qualche anno fa stanno
ormai scomparendo, per lasciare il posto a dei piccoli, pseudo “chalet di montagna” di “legno scuro” che
servono da “veranda” o da semplice tettoia, che se non fosse per la restante parte dell’architettura del
borgo sembrerebbe di essere in Valle d’Aosta o in Trentino alto Adige. Nel giro di pochi anni la fisionomia
“storico architettonica” del nostro Borgo antico è cambiata senza che nessuno di competenza abbia “credo
mai” sollevato il problema, forse perché ancora una volta questo genere di cose “per noi” non ha mai
rappresentato un problema, … chissà perché, visto che “al contrario” c’è chi muore d’orgoglio per la propia
terra!
Si potrebbe obiettare che è troppo facile parlare di “estetica” delle abitazioni altrui, quando non si vive ed
abita in una piccola casa come quelle del centro storico, bensì in un comodo appartamento dotato di ben
altri “spazi”, si potrebbe ancora obiettare che quella delle “soluzioni in legno” è l’unico modo per coniugare
l’esigenza di chi abita quelle case ed i vincoli “storico paesaggistici” ed “urbanistici” che vietano ulteriori
edificazioni stabili in “mattoni e cemento”.
Io credo che a queste “apparenti giustificazioni” si potrebbe contro-obiettare che nella stragrande
maggioranza dei casi quelle verande e quelle tettoie “Tirolesi” non sono altro che frutto della voglia di
“emulazione e di invidia per il vicino” che per primo ha abbellito la propia casa in quel modo, anche senza
che vi fosse una vera esigenza abitativa, ma solo un’esigenza “narcisistico-speculativa”. Se poi la
giustificazione è il rispetto del divieto di edificare con calce e mattoni, allora con quella soluzione “in
legno”, come al solito si è riusciti a buttare via”l’acqua sporca con il bambino dentro”, dato che in tal modo
si è rispettato il vincolo paesaggistico “in un certo modo”, ma lo si è ignorato in un modo addirittura
peggiore, cioè quello di far somigliare le nostre case a quelle distanti da noi almeno mille chilometri, e che
appartengono gelosamente a chi “odia tutto ciò che è diverso da casa loro”.
Credo che sia inutile sperare in una rimozione di quei piccoli “chalet”, tanto si sa come vanno le cose,se
mai quelle modifiche fossero riconosciute “turbative”, il massimo che potrebbe capitare sarebbe
l’ennesimo condono, con buona pace di chi invece di “controllare” ha anteposto la libera professione ad
ogni altra “funzione”. Dobbiamo sperare invece che questa ondata di “pseudo” amore per la montagna che
ha pervaso molti gioiesi non passi dalla “parte alta” del centro storico anche nella “parte bassa”. Sarebbe
sconcertante vedere le vecchie rimesse dove i nostri nonni tenevano la mula o il cavallo murgese
trasformate in “rifugi alpini”, dove il “nonno di Heidy” terrebbe al riparo “un cervo ed un cane San
Bernardo”, mentre nel sottano affianco venderebbe “formaggi alle erbe e fiaschette di grappa barricata”.
Tutto questo credo che sia dovuto ad un vizio ormai storico, la mancanza di “amor proprio”, la convinzione
cioè che dobbiamo sempre essere noi ad imitare gli altri, mai gli altri a prendere esempio da noi, con anche
un’aggravante, quella del “chi disprezza compra” e spesso anche “ruba”. Per quanto le nostre cose siano
disprezzate, c’è sempre il rovescio della medaglia a dimostrare la vera realtà, e purtroppo la realtà e che
ciò che più ci appartiene come gli “ulivi secolari” o “le chianche delle antiche masserie” “le mangiatoie in
pietra” e tutti i simboli più rappresentativi della nostra “antica Murgia” da qualche anno a questa parte
sono oggetto di “ avido saccheggio” da parte di gente senza scrupoli, che nella maggioranza dei casi ha
come ”committenti” ricchi signori del nord-Italia, che come già sottolineato riescono ad apprezzare “le cose
dei meridionali” solo quando è data loro la possibilità “depredarli”.
E così mentre la vera storia dell’unità d’Italia tra un po’ verrà ad insegnarcela qualche Professore
americano, visto che il libro di Pino Aprile “Terroni” è stato studiato ed adottato da alcune Università
statunitensi, a Gioia del Colle probabilmente questa estate dopo il “Rockfestival” di Piazza livia, sotto il
patrocinio “disinteressato” del geometra-assessore e di Povia (…che 4000 voti di Masi non butta via!!) il
“nonno di Heidy” potrebbe organizzare a dispetto della mozzarella, la Sagra del formaggio CAMOSCIO
D’ORO.
L’ultima obiezione di chi pensa : “vivi e lascia vivere”, potrebbe essere che quelle tettoie Tirolesi tutto
sommato non guastano anzi sono “belline” ed aggiungono un tocco di fascino al centro storico,…certo,… ed
io sfido chiunque a dire che un Trullo di Alberobello non sarebbe bello anche sul lago di Varese, o sul
Monterosa, peccato però che i nostri “fratelli” del nord-Italia ne sanno sempre una più di noi su come fare a
salvare la faccia, o meglio “LA BELLA FACCIATA”.
Leonardo Girardi

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Gioia sulle alpi

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  • 2. sconcertante vedere le vecchie rimesse dove i nostri nonni tenevano la mula o il cavallo murgese trasformate in “rifugi alpini”, dove il “nonno di Heidy” terrebbe al riparo “un cervo ed un cane San Bernardo”, mentre nel sottano affianco venderebbe “formaggi alle erbe e fiaschette di grappa barricata”. Tutto questo credo che sia dovuto ad un vizio ormai storico, la mancanza di “amor proprio”, la convinzione cioè che dobbiamo sempre essere noi ad imitare gli altri, mai gli altri a prendere esempio da noi, con anche un’aggravante, quella del “chi disprezza compra” e spesso anche “ruba”. Per quanto le nostre cose siano disprezzate, c’è sempre il rovescio della medaglia a dimostrare la vera realtà, e purtroppo la realtà e che ciò che più ci appartiene come gli “ulivi secolari” o “le chianche delle antiche masserie” “le mangiatoie in pietra” e tutti i simboli più rappresentativi della nostra “antica Murgia” da qualche anno a questa parte sono oggetto di “ avido saccheggio” da parte di gente senza scrupoli, che nella maggioranza dei casi ha come ”committenti” ricchi signori del nord-Italia, che come già sottolineato riescono ad apprezzare “le cose dei meridionali” solo quando è data loro la possibilità “depredarli”. E così mentre la vera storia dell’unità d’Italia tra un po’ verrà ad insegnarcela qualche Professore americano, visto che il libro di Pino Aprile “Terroni” è stato studiato ed adottato da alcune Università statunitensi, a Gioia del Colle probabilmente questa estate dopo il “Rockfestival” di Piazza livia, sotto il patrocinio “disinteressato” del geometra-assessore e di Povia (…che 4000 voti di Masi non butta via!!) il “nonno di Heidy” potrebbe organizzare a dispetto della mozzarella, la Sagra del formaggio CAMOSCIO D’ORO. L’ultima obiezione di chi pensa : “vivi e lascia vivere”, potrebbe essere che quelle tettoie Tirolesi tutto sommato non guastano anzi sono “belline” ed aggiungono un tocco di fascino al centro storico,…certo,… ed io sfido chiunque a dire che un Trullo di Alberobello non sarebbe bello anche sul lago di Varese, o sul Monterosa, peccato però che i nostri “fratelli” del nord-Italia ne sanno sempre una più di noi su come fare a salvare la faccia, o meglio “LA BELLA FACCIATA”. Leonardo Girardi