Corso tenuto presso l'Università per la Formazione Permanente degli Adulti GIOVANNA BOSI MARAMOTTI, Ravenna (2012).
Le due facce dell'epoca d'oro dell'arte italiana: il pieno Rinascimento. A fianco delle straordinarie ed esplosive esperienze dei tre grandi geni (Leonardo, Michelangelo e Raffaello) scopriremo quello che la critica chiama “antirinascimento”, ossia una serie di correnti anticlassiche (manieriste, espressioniste, allegoriche e simboliche) che nel panorama culturale del '500 convivono e si intrecciano con le meglio conosciute espressioni del “classicismo” e dell'ordine razionale.
E sorge anche una nuova e inconsueta immagine dell'artista, inteso come personaggio eccentrico e “marginale”, la cui dote creativa è, secondo l'astrologia, ascritta all'influsso di un pianeta capriccioso e caratteriale: Saturno.
Approfondiremo quindi le tematiche del Rinascimento e dell'“antirinascimento”, dei grandi artisti del panorama “ufficiale” e dei meno conosciuti, ma non meno interessanti, artisti “saturnini”, portatori di aspetti eccentrici e trasgressivi del capriccioso, del grottesco, del mostruoso e del deforme che hanno popolato l'immaginazione del Cinquecento.
IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
Saturno contro. All’ombra dei giganti del Rinascimento. 2. Michelangelo
1. Saturno contro.
All’ombra dei giganti del
Rinascimento
Corso di Antichità Medievali
Università per la Formazione
Permanente degli Adulti “Bosi
Maramotti”, Ravenna
LEZIONE 2:
MICHELANGELO BUONARROTI
14. Il canone classico
Policleto (V sec. a.C.) a sinistra:
il Doriforo (portatore di lancia)
Lisippo (IV sec. a.C.) a destra:
Apoxyòmenos (colui che si deterge con
lo strigile)
15. Michelangelo Buonarroti
Pietà,
1498-1499, per il Card. Lagranlos,
ambasciatore di Carlo VIII presso
Alessandro VI
Ispirata ai gruppi statuari nordici
Prima opera in marmo di Carrara
21. Michelangelo Buonarroti
Tondo Doni,
1503-1504
Manifesto della pittura michelangiolesca: la migliore
pittura è quella che maggiormente si avvicina alla
scultura, cioè quella che possedeva il più elevato
grado di plasticità possibile
63. Michelangelo, Rime e lettere
Se ’l mie rozzo martello i duri sassi
forma d’uman aspecto or questo or quello,
dal ministro che ’l guida, iscorgie e tiello,
prendendo il moto, va con gli altrui passi.
Ma quel divin che in cielo alberga e stassi,
altri, e sé più, col propio andar fa bello;
e·sse nessun martel senza martello
si può far, da quel vivo ogni altro fassi.
E perché ’l colpo è di valor più pieno
quant’alza più se stesso alla fucina,
sopra ’l mie questo al ciel n’è gito a volo.
Onde a me no finito verrà meno,
s’or non gli dà la fabbrica divina
aiuto a farlo, ch’al mondo era solo.
il sonetto può essere interpretato come
una parabola della perfezione
impossibile dell’arte: il martello è
guidato dall’artista, che a sua volta è
guidato da Dio; poiché l’opera è più
valida quanto più l’ispirazione si leva a
Dio, il martello sfugge, finisce in cielo, e
l’opera rimane “non finita” (e solo Dio la
può finire, in cielo).