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[Liberazione] T.Bucci, Come ti rieduco la classe operaia - 19.01.11
1. mercoledì 19 | gennaio 2011 | 1
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cultura
> Catena di montaggio
allo stabilimento Fiat di Ranjangaon, 1
90 chilometri a est di Mumbai
> foto Reuters/Danish Ismail culture@liberazione.it
La lunga transizione droni e operai. «La vicenda del sito
italiana campano ha reso tangibile la ratio del-
al neoliberismo la riorganizzazione del lavoro»:
«sfruttamento senza controllo e neu-
è giunta all’apice. tralizzazione politica». Prendere o la-
A Pomigliano sciare. Fabbrica Italia non è un accor-
e Mirafiori è in gioco do, ma un progetto Fiat non concor-
un brutale dato con le parti sociali, una sorta di
programma intensivo di rieducazio-
disciplinamento ne del paese alle sfide della competi-
del lavoro: tività globale che viene calato all’in-
la rinuncia ai diritti terno della fabbrica, sulla pelle dei la-
in nome della voratori. «Nel vivo dell’organizzazio-
ne del lavoro il mantra della flessibi-
competitività lità spinta e del World Class Manufac-
del sistema-paese turing nasconde dispositivi multipli e
nel mercato globale. sotterranei di intesificazione della
“Prendere o lasciare” prestazione lavorativa e di depoten-
ziamento politico degli operai». Nuo-
va turnistica, nuova metrica, nuove
Tonino Bucci regole per pause e straordinari rappre-
sentano, nel loro insieme, una inedi-
E vai a vedere che tocca pure ringra- ta tecnica di estrazione di pluslavoro.
ziare Marchionne. Per opera sua, que- E, se non bastasse, «nella Fiat imma-
stioni che si ritenevano seppellite as- ginata da Marchionne non c’è sinda-
sieme a un lessico d’altri tempi - il cato, né il diritto dei lavoratori a coa-
conflitto di classe, la questione ope- lizzarsi», «il conflitto è inibito con il
raia, il capitale - hanno occupato pa- consenso alla retorica aziendale o
gine di giornali e programmi televisi- con la minaccia di sanzioni discipli-
vi. Erano anni che non accadeva. nari o licenziamenti».
Chiaro, è una provocazione. Solo E’ lui, però, Marchionne, il personag-
una boutade, nient’altro. gio «da studiare», ormai un protago-
Anche perché con quello che è suc- La strategia della Fiat di Marchionne analizzata da un gruppo di ricercatori del Crs nista politico della vicenda naziona-
cesso tra Pomigliano e Mirafiori c’è le. «Un politico fuori del Palazzo» -
poco da scherzare. Se volessimo ca-
varcela con un immagine cinemato-
grafica è come se in questi giorni
avessimo visto a Mirafiori un flash
Come ti rieduco scrive Tronti - che «non viene perce-
pito come un esponente della socie-
tà civile». Marchionne è piuttosto «il
rappresentante di un’antipolitica, di-
back, un corto circuito tra il presente
e il passato, tra i diktat di Marchion-
ne e la famigerata marcia dei quaran-
tamila dell’80, quan-
la classe operaia ciamo così, nobile, comunque non
plebea, sicuramente non populista.
E’ lui il vero uomo del fare. Il suo ma-
glioncino d’ordinanza è più che un
do un’epoca finì vezzo: blu, come le tute dei suoi ope-
e un’altra iniziò, rai». Il colpo d’occhio è a effetto. An-
per protrarsi in tuzione è sempre quella, estremo di un capitale che svuota dal- mentre 22000 lavoratori italiani pro- che dal punto di vista simbolico il
una lunga transi- ma nei fatti, nei rapporti l’interno leggi, regole, norme e costi- ducono soltanto 650mila unità an- personaggio pubblico è costruito per
zione, in un len- materiali dell’esistenza tuzione materiale. La continuità del- nue, quindi bisogna intensificare il li- essere percepito come l’archetipo del-
to, inarrestabile (soprattutto in quelli di la storia è innegabile, scrive Tronti, vello di competizione nel mondo in l’imprenditore, l’incarnazione del
capovolgersi di forza) è un’altra Costi- «pur tra immani salti in avanti e gira- un contesto di crisi. La filosofia che «manager globale» avvezzo a muo-
egemonia, da sini- tuzione a valere, a misu- volte all’indietro». «C’è da ribaltare il sottende il piano è chiara: la lotta di versi nel mondo e non nelle ristret-
stra verso destra, ra dell’impresa e dei tavolo del senso comune intellettua- classe è finita, gli interessi di padroni tezze provinciali dell’Italietta. E, an-
da un movimento suoi interessi. Ha il pre- le, che pone una cesura “epocale” tra e operai non possono che converge- cora, uomo d’azione che agisce al di
operaio cresciuto gio, questo libro, di in- il prima e il dopo, tra il Novecento e re «per salvaguardare la tenuta dei si- fuori delle istituzioni, estraneo ai gio-
di lotta in lotta a serire la vicenda di Po- noi. Qualcosa dovrebbe dire ai culto- stemi-Paese in un quadro di brutale chi di potere della politica. «Mar-
uno strapotere (in- migliano e il piano in- ri del “tutto è nuovo” il fatto che pro- competizione internazionale, tutta chionne è quello che ai bei tempi del-
contrastato) del ca- dustriale della Fiat di prio a Pomigliano sia scattata nel cer- giocata sulla competitività tra territo- l’operaismo chiamavamo il capitali-
pitale quale stiamo Marchionne in una vello padronale l’idea controriformi- ri per attrarre investimenti di capita- sta collettivo», la personificazione di
sperimentando. Tra storia lunga, senza sta del “dopo-Cristo”. E’ un fatto: che le». Per la presidente di Confindustria determinati rapporti e di determinati
allora e oggi è cam- perdere di vista le dif- nulla sarà come prima lo dice oggi Marcegaglia, Marchionne ha il pregio interessi di classe, direbbe Marx. An-
biato il mondo, c’è ferenze specifiche del chi comanda sui processi». di ricordarci cos’è il mercato globale che il capitale - che è accumulazione
stato il neoliberismo, presente rispetto al Chi comanda i processi materiali ha e come ci si deve stare. Fuori da infin- di lavoro vivo in lavoro morto - ha
la globalizzazione, il passato. «A chiudere a propria disposizione anche un eser- gimenti, la tenuta del sistema esige «bisogno di soggettivarsi, di personi-
primato della finan- l’era delle lotte operaie in Italia fu lo cito di think thank, opinionisti, edi- che la «brutalizzazione del lavoro» di- ficarsi». Molto è cambiato dai tempi
za, insomma, una forma di capitali- scontro del 1980 alla Fiat di Mirafio- torialisti, conduttori di trasmissioni venga «socialmente accettabile», ri- di Gianni Agnelli, quando la proprie-
smo che si è imposta sulle rovine del ri. Ieri Romiti come oggi Marchion- politiche, specialisti della comunica- nuncia volontaria ai diritti in cambio tà era predominante rispetto al mana-
precedente modello di accumulazio- ne, è l’amministratore delegato Fiat a zione. Fin dalle prime formulazioni della promessa di investimenti - di gement. «Oggi la proprietà è più opa-
ne keynesiano. Un «potente progetto scrivere di proprio pugno gli accordi del piano industriale Fiat per il nostro questo si tratta nella vicenda di Pomi- ca, e anonima, meno immediaata-
di ricomposizione dell’egemonia del della capitolazione operaia, determi- paese - più o meno nel dicembre gliano e nell’accordo di Mirafiori. mente visibile». Il manager è il vero
capitale» dopo la stagione «dei con- nando il riassetto delle relazioni indu- 2009 - la narrazione ufficiale che lo ac- Non a torto di Pomigliano s’è detto e mattatore sulla scena pubblica. Ma
flitti sulla natura dell’accumulazio- striali per l’intero sistema-Paese». Fin compagna è confezionata nei minimi scritto che rappresenta un caso para- non è tutto. «La stessa figura del capi-
ne», per dirla con le parole di un qui, tutto chiaro, Marchionne è nel- dettagli. Seimilacento lavoratori po- digmatico, un passaggio “costituen- talista collettivo si è globalizzata. La
gruppo di ricercatori del Centro per l’onda lunga del neoliberismo, l’esito lacchi producono seicentomila auto, te” nelle relazioni industriali tra pa- nuova figura, e la persona fisica, del
la riforma dello Stato, autori del sag- manager sta molto meno a corso
gio Nuova Panda schiavi in mano (De- Marconi che sugli aerei che lo porta-
riveApprodi edizioni, a cura del no in giro per il mondo». Del resto,
Gruppo lavoro del Crs, saggio con- Marchionne ha imparato il mestiere
clusivo di Mario Tronti, pp. 168, eu- nella finanza e come si sa, la sfera del
ro 12). «Fuor di retorica, Marchionne denaro non ha confini né nazionali-
punta dritto il dito verso quella tran- tà, prima ancora dell’industria. Oggi,
sizione al neoliberismo che nel no- la legittimazione politica non è più il
stro Paese non è ancora stata comple- governo italiano a concederla, è il
tata», a differenza che negli Usa, in «grazie Sergio» pronunciato da Oba-
Gran Bretagna o in Canada. Si capi- ma la chiave dell’accreditamento
sce bene perché la transizione sia sta- presso l’opinione pubblica e gli ope-
ta così lunga (e tutto sommato non ratori di mercato. Se nel Novecento
ancora scontata, perlomeno non del era il movimento operaio a detenere
tutto), «per via degli ostacoli frappo- il monopolio dell’internazionalismo,
sti dai diritti e dalle libertà costituzio- oggi vale il contrario, «c’è un capita-
nali, dalle conquiste guadagnate sul le-mondo» da un lato e «lavoratori
campo da un fortissimo movimento sul cosiddetto territorio» dall’altro.
dei lavoratori, dalla storica forza del- «Da una parte il padrone globale, dal-
le sinistre e dalle fragilità stesse dello l’altra gli operai di Pomigliano, di
Stato italiano». Nei trent’anni trascor- Melfi, di Termini Imerese, al più di
si da quando Berlinguer un giorno si Mirafiori, che arriva ancora a evocare
presentò davanti ai cancelli della fab- Torino». Il no di pomigliano e quello
brica occupata di Mirafiori («il parti- di Mirafiori sono un segnale di resi-
to è con voi» disse agli operai) è cam- stenza e, più ancora, una lezione per
biata persino la forma della Repubbli- la politica. «La partita non è chiusa.
ca, che oggi rispetto ad allora chia- Queste partite qui non si chiudono
miamo Seconda. Sulla carta la Costi- mai».