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Moneta elettronica o contante?
A cura di Alfredo Liberatori
Dirigente di Ricerca CNR
Associato presso
Istituto di Ricerca sulle Acque (CNR)
Giugno 2011
1
Indice
1. Introduzione
2. Impatto ambientale delle banconote
2.1 Il punto di vista della Banca Centrale Europea
2.1.1 Valutazione del ciclo di vita
2.1.2 Valutazione sanitaria e di sicurezza
2.2 Riflessioni sull’indagine
2.2.1 Il costo del lavoro
2.2.2 Le risorse utilizzate
2.2.3 Trattamento e smaltimento
2.2.4 L’inquinamento
3. Conclusioni
2
1 Introduzione
Lo scopo di questo lavoro è la raccolta di informazioni relative alle
possibilità di impiego della moneta elettronica al posto della banconota,
dei vantaggi che ne derivano e degli svantaggi che ne ostacolano la
diffusione.
E’ innegabile che l’uso della moneta elettronica ha assunto negli ultimi
anni una diffusione sempre maggiore in tutti i paesi del mondo in
particolare in quelli maggiormente sviluppati; ciò è avvenuto anche in
Italia anche se con un certo ritardo rispetto agli altri paesi europei.
Secondo i dati diffusi dalla Banca centrale europea, dal 2002 le
transazioni cashless sono cresciute a un ritmo del 7 per cento annuo,
sfiorando il totale di 74 miliardi di euro. Al primo posto ci sono le carte
di credito, con circa il 40 per cento del totale, seguite dai bonifici e dagli
addebiti diretti. Ma questi strumenti sono legati a spese di una certa
entità; per le spese da pochi euro il contante è lo strumento più
utilizzato.
Ma è conveniente utilizzare strumenti sostitutivi del contante anche per
spese molto piccole? Nel seguito cercheremo di evidenziare i vantaggi e
gli svantaggi.
3
2 Impatto ambientale delle banconote
2.1 Il punto di vista della Banca Centrale Europea
Nel seguito sono riportati i risultati di uno studio effettuato nel 2007
dalla Banca Centrale Europea che è l’istituzione preposta al processo di
produzione e approvvigionamento delle banconote in euro; lo studio
concerne:
 Valutazione del ciclo di vita
 Valutazione sanitaria e di sicurezza
2.1.1 Valutazione del ciclo di vita
Nel 2003 la BCE aveva già svolto una valutazione tesa a individuare
l’impatto ambientale delle banconote in euro e possibili soluzioni per il
miglioramento del prodotto e dei processi da tale punto di vista. L’uso
dei biglietti in euro, in quanto parte della vita di ogni giorno, è stato
confrontato con altre attività quotidiane: guidare un autoveicolo
privato e alimentare una lampadina da 60 W.
4
Dalla valutazione è emerso che l’impatto ambientale delle banconote in
euro nel corso del loro intero ciclo di vita equivale a quello derivante da
1 km percorso in automobile o da una lampadina da 60 W tenuta accesa
per mezza giornata da ciascun cittadino europeo.
Lo studio, effettuato in conformità con lo standard internazionale ISO
14040 e segg., ha tenuto conto dell’intero ciclo di vita dei biglietti, dalla
produzione all’immagazzinaggio, alla circolazione, fino allo
smaltimento finale.
La valutazione si è fondata sui dati di processo raccolti presso un totale
di 31 fornitori nella catena di approvvigionamento delle banconote in
euro, su informazioni specifiche in merito alle materie prime impiegate
e sulla letteratura concernente i processi standard, quali l’erogazione di
energia elettrica e il trasporto, tratti prevalentemente dalla banca dati
Ecoinvent 2000. La base di calcolo è stata rappresentata dal volume di
biglietti prodotto nel 2003, per un totale di circa 3 miliardi di unità nei
sette tagli e un peso complessivo intorno alle 2.500 tonnellate.
2.1.2 Valutazione sanitaria e di sicurezza
Le banconote in euro sembrano sicure. Test condotti da enti
indipendenti ne attestano la conformità alla normativa UE per
numerose sostanze chimiche contenute. Tutte le sostanze riscontrate
hanno evidenziato concentrazioni nettamente inferiori a qualsiasi
limite.
Prima della loro introduzione, nel gennaio 2002, i biglietti in euro erano
già stati sottoposti a test per l’individuazione di possibili rischi connessi
a tossicità orale acuta, irritazione cutanea e genotossicità. In assenza di
una disciplina specifica in materia di banconote, i test sono stati
condotti con riferimento allo standard ISO 10993, Parte III. Gli esami
hanno confermato che i biglietti in euro non presentano i rischi
menzionati.
La BCE ha inoltre valutato i rischi generali per la sicurezza e la salute
umana collegati alla fabbricazione e all’utilizzo delle banconote in euro.
5
Approfonditi esami di laboratorio su campioni rappresentativi hanno
dimostrato che non esistono indicazioni riguardo alla presenza di
numerose sostanze pericolose nei biglietti in euro oppure ne hanno
riscontrato concentrazioni molto ridotte oltre i limiti legali, ad esempio
quelli applicabili ai generi alimentari e a prodotti di uso quotidiano
destinati a entrare in contatto con il corpo umano.
Dal 2001 l’Eurosistema è stato chiamato a rispondere in merito a una
serie di sostanze (cfr. elenco di seguito riportato). In tutti i casi la
sostanza è risultata del tutto assente o presente in concentrazione
minima, tale da non comportare rischi per la salute umana.
Tributilstagno
Nel febbraio 2002 la rivista tedesca Öko-Test ha pubblicato un articolo
sulla presenza di composti organostannici nelle banconote in euro,
indicando le seguenti concentrazioni:
 690,0 μg/Kg di monobutilstagno (MBT)
 29,5 μg/Kg di dibutilstagno (DBT)
 7,5 μg/Kg di tributilstagno (TBT)
Il TBT, contenuto in molti prodotti di uso quotidiano, è un noto
stabilizzante per materiali plastici, ritenuto tossico in concentrazioni
elevate. Per un essere umano la dose giornaliera ammissibile (DGA) è
pari a 0,25 μg per kg di peso corporeo. Pertanto, una persona di 75 kg
dovrebbe ingerire diverse migliaia di banconote ogni giorno nel corso
della sua intera vita per assorbire un ammontare di TBT prossimo alla
DGA. Pur trattandosi di un’ipotesi irrealistica, nel 2002 la BCE ha
comunque deciso l’eliminazione del TBT da tutte le materie prime
utilizzate per la produzione delle banconote in euro in modo da
rassicurare il pubblico riguardo all’assenza di elementi tossici.
6
Cotone geneticamente modificato
Nel 2003 la stampa ha riportato che la carta delle banconote in euro
conteneva un’alta concentrazione di fibre di cotone geneticamente
modificato.
I biglietti in euro sono fabbricati con carta cellulosa al 100%; le fibre di
cotone delle banconote sono le stesse che vengono impiegate per la
produzione di capi di vestiario. Tutte le cartiere coinvolte nel processo
di fabbricazione utilizzano cascami di cotone come materia prima;
poiché questi vengono acquistati sul mercato (direttamente
dall’industria tessile, come residui della filatura, oppure da cascamifici
e altri intermediari), è possibile che il materiale usato per la produzione
della carta delle banconote, analogamente a quello destinato
all’industria dell’abbigliamento, contenga fibre di cotone geneticamente
modificato.
Tuttavia, il processo di fabbricazione della carta dei biglietti in euro
prevede una serie di trattamenti chimici e fisici atti a rimuovere le
proteine interessate da manipolazione genetica. Da approfonditi esami
di laboratorio è emerso che la carta impiegata per i biglietti in euro e le
stesse banconote in euro non contengono tracce riscontrabili di
organismi geneticamente modificati.
Colofonia
Nel 2003 una banca centrale nazionale dell’Eurosistema ha ricevuto
una richiesta riguardo a una possibile reazione allergica alla colofonia,
sostanza che sarebbe stata contenuta nelle banconote in euro. La
colofonia è comunemente utilizzata per migliorare le caratteristiche
della carta per stampa e per ufficio. Successivi test di laboratorio hanno
confermato che non vi sono indicazioni circa la presenza di colofonia
nei biglietti in euro.
P-fenilendiammina
Nel 2005 una banca centrale nazionale dell’Eurosistema è stata
contattata circa una possibile reazione allergica alla p-fenilendiammina
7
presente nelle banconote in euro. Tale sostanza è, fra l’altro, utilizzata
quale componente nelle tinture per capelli e a base di hennè.
Esami di laboratorio svolti in seguito ne hanno evidenziato una
concentrazione massima di 0,182 mg/kg nelle banconote in euro, pari a
1/300.000 della concentrazione massima consentita ai sensi della
legislazione dell’UE applicabile ai cosmetici. Gli esperti consultati al
riguardo hanno dichiarato che per un quantitativo così limitato si può
escludere qualsiasi impatto sulla salute umana.
Glutarale
Nel 2006 una banca centrale nazionale dell’Eurosistema è stata
interrogata in merito a una possibile reazione allergica al glutarale
(dialdeide glutarica), sostanza che sarebbe stata contenuta nelle
banconote in euro. La dialdeide glutarica è utilizzata come disinfettante
e conservante con efficacia a lunga durata. Da un’indagine molto
attenta è emerso che non vi erano indicazioni circa la presenza di
glutarale nei biglietti in euro.
Solfato di nichel
Nel 2002 la BCE è stata contattata riguardo a una possibile reazione
allergica al solfato di nichel presente nelle banconote in euro.
La struttura chimica del nichel e dei suoi derivati rende assai arduo
svolgere un esame specifico sul solfato di nichel. È stato dunque
analizzato il contenuto di nichel complessivo e di prodotti derivati del
nichel. La concentrazione totale rilevata nei biglietti non ancora
immessi in circolazione è stata di 2,4 mg per kg di banconote.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato una dose giornaliera
tollerabile di 0,005 mg di nichel per kg di peso corporeo. Questa
indicazione molto rigida comporta che una persona del peso di 75 kg
potrebbe ingerire oltre cento banconote in euro al giorno e il
quantitativo di nichel complessivo introdotto nell’organismo resterebbe
comunque inferiore alla dose tollerabile.
8
2.2 Riflessioni sull’indagine
I dati forniti dalla Banca Centrale Europea si riferiscono ovviamente
alle banconote uscite dalla Zecca; si tratta di dati non allarmanti ma
che richiedono un approfondimento poiché comunque presentano
svantaggi e pericoli:
• Il costo del lavoro
• L’utilizzo di risorse che possono essere risparmiate
• Il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti
• La presenza di inquinamenti che, sebbene dovuti a sostanze in
concentrazioni basse, possono essere evitati. Ma soprattutto ci si
pongono alcune domande:
• l’elenco delle sostanze prese in considerazione dalla BCE è
esaustivo?
• Le analisi fatte a distanza di tempo non possono presentare
inquinanti inizialmente non previsti?
2.2.1 Il costo del lavoro
Lo stesso ciclo di lavorazione prevede un tempo di quaranta giorni per
la fabbricazione della banconota con costi che costituiscono una parte
non eccessivamente rilevante sul bilancio della Banca Centrale ma che
corrispondono o sono superiori ai bilanci di Enti di Ricerca o Enti di
pubblica utilità.
2.2.2 Le risorse utilizzate
Il numero delle banconote in euro attualmente in circolazione è
costituito da oltre 11 miliardi di pezzi per un peso complessivo di oltre
9000 tonnellate come è riportato nella tabella che segue:
9
Taglio Banconote in
circolazione
(milioni di pezzi)
500 € 451
200 € 155
100 € 1176
50 € 4127
20 € 2257
10 € 1800
5 € 1346
Totale 11312
Ci si domanda quanto potrebbe essere rilevante l’impatto sull’uso delle
risorse che sono state impiegate per la fabbricazione delle banconote, i
materiali utilizzati, le loro quantità e i loro scarti che sono importanti
soprattutto se confrontati all’assenza quasi totale di materiali che
comporta l’utilizzo di sistemi elettronici.
Per quanto concerne l’utilizzo delle risorse idriche, in un processo di
fabbricazione delle banconote in Italia, è facilmente ipotizzabile
l’utilizzazione di qualche decina di metri cubi al giorno; in impianti di
queste dimensioni risulterebbe un consumo di ossigeno di circa 500 kg
al giorno simile a quello di un agglomerato urbano di 8000-10000
abitanti. Si tratta certamente di un impatto sopportabile ma certamente
non indifferente soprattutto se tale impatto può essere evitato.
2.2.2 Il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti
• Materiali cartacei di scarto (discarica)
• Bidoni di inchiostro (discariche autorizzate)
• Sostanze organiche, pigmenti e coloranti, trattamento con soda e
flocculante produce fango (discarica)
10
2.2.3 Inquinamento
La banconota, passando di mano in mano, raccoglie le tracce più
disparate di sostanze (pericolose o non pericolose), spesso è stata e
continua ad essere a contatto con persone che avremmo imbarazzo non
solo a toccare ma anche soltanto a frequentare.
Cocaina
Per meglio capire che cosa può accadere alla banconota nel suo
percorso si è deciso di riferire il caso fino ad ora studiato meglio: si
tratta dell’assunzione della cocaina da parte del biglietto.
Se dubitate di avere cocaina nei vostri portafogli o borsette, leggete i
dati mostrati al 238° Meeting Nazionale della American Chemical
Society che riguardano un campione di 5 Paesi:
Circa il 90% delle banconote esaminate sul territorio degli Stati Uniti
riporta tracce di cocaina. In alcune zone degli USA, come Boston e
Detroit, la percentuale sale, fino a raggiungere il 95% di Washington
D.C.
Il campione esaminato si basa su 30 città di Stati Uniti, Canada, Brasile,
Cina e Giappone.
Gli Stati Uniti ed il Canada detengono il record, con una media che va
dall' 85 al 90% delle banconote; Cina e Giappone invece inseguono con il
loro misero 12-20%, spiegabile sia attraverso ragioni culturali che
economiche (in Cina ad esempio, non molti possono permettersi della
cocaina.
I dati sono ancora più allarmanti se si considera che uno studio simile
condotto due anni fa il tasso di contaminazione da cocaina delle
banconote era inferiore del 20%. Elaborando i dati delle città U.S.A. prese
a campione, si può calcolare che circa il 67% fra TUTTE le banconote
americane contenga tracce di cocaina.
In Europa la situazione non sembra diversa: come riporta la BBC su un
articolo che parla dell' analisi delle banconote di Londra, sono state
esaminate più di 500 banconote di diversi "tagli" (quattro). Il risultato
è stato che solo 4 delle oltre 500 banconote risultavano pulite (99% di
11
contaminazione), e più del 4% delle banconote conteneva tracce
massicce di cocaina.
In Italia, su un campione di 100 banconote da 20 Euro prelevate a
Roma, la presenza di cocaina supera il 90% . In Spagna la situazione è
molto simile con una percentuale del 94%.
La presenza di cocaina nelle banconote, oltre ad essere allarmante per il
fenomeno in sé e per la sua diffusione su scala mondiale, induce a
pensare che, come la cocaina, anche altre sostanze possono essere
adsorbite dai materiali che costituiscono la banconota e accumularsi nel
tempo; sostanze innocue, sostanze inquinanti e sostanze molto
inquinanti.
Per questo motivo abbiamo deciso di raccogliere ulteriori informazioni
e analizzare alcune banconote allo scopo di verificare se e in quale
misura fossero presenti altri tipi di inquinanti e ritenendo che
l’inquinamento prevalente fosse dovuto al contatto fisico l’esame è stato
circoscritto alla presenza di sostanze grasse di natura organica.
Presenza di virus
A volte oggetti all’apparenza sicuri nascondono delle minacce per la
salute. Un nuovo studio elvetico ha messo sotto accusa nientemeno che
le banconote: sembra che sulla loro superficie il virus dell’influenza
possa sopravvivere per ben 17 giorni.
I ricercatori dell'ospedale dell'Università di Ginevra vanno però cauti
sull'effettivo rischio di contagio. "La trasmissione del virus tramite il
contatto con il denaro non è automatica e sarà oggetto di ulteriori studi
- ha precisato il responsabile del Centro nazionale influenza Yves
Thomas -. La resistenza del virus influenzale sulle banconote dipende
da diverse condizioni: gli esperimenti effettuati hanno dimostrato che il
fattore determinante è la concentrazione dell'agente patogeno, ma a
giocare un ruolo importante sulla durata di vita del virus sono anche
una certa dose di umidità, unitamente a una temperatura inferiore a 10
gradi e alla presenza di muco”.
12
Nella ricerca, commissionata da una banca ginevrina curiosa di sapere
quanti e quali rischi corresse il suo personale, "è stata constatata la
stabilità del virus su supporti inerti, non la sua trasmissibilità – ha
puntualizzato l’esperto - Per determinare quale percentuale del virus
possa passare dalle banconote alle dita, quale porzione sia poi messa in
contatto con le mucose delle vie respiratorie superiori e, infine, quale
dose sia necessaria per contagiare una persona, occorrerà un'ulteriore
ricerca", che però al momento non è ancora stata avviata.
13
3 Conclusioni
I risultati che emergono da questa relazione, anche se non possono
essere considerati esaustivi, forniscono però in merito all’utilizzazione o
meno della moneta elettronica in luogo del contante alcune importanti
riflessioni che vado ad elencare nel seguito:
• Per quanto riguarda gli inquinanti gli studi delle Banche centrali
mostrano una situazione non allarmante in termini di sicurezza e
di salute. Tuttavia, come detto in precedenza, è persino banale
considerare che una diminuzione della produzione non può che
avere un riflesso positivo per la salute e per l’ambiente. Occorre
inoltre considerare quegli inquinanti non considerati nelle
indagini delle banche centrali: in letteratura sono stati trovati
studi su altri inquinanti in dosi rilevanti. Sarebbe utile effettuare
ulteriori indagini su metalli, sostanze organiche e microrganismi.
• L’impatto delle risorse impiegate per la fabbricazione delle
banconote risulta anche più rilevante; si possono citare gli
impatti dovuti ai materiali cartacei di scarto (discarica), ai
bidoni di inchiostro (discariche autorizzate), alle sostanze
organiche, pigmenti e coloranti, (discarica dopo trattamento con
soda e flocculante) e soprattutto l’utilizzo di acqua
corrispondente al consumo di una cittadina di 8-10 mila persone.
• Infine si ritiene opportuno sottolineare un fatto che certamente
esula dalle valutazioni finora fatte relativamente all’ambiente.
In particolare è utile considerare che la soppressione del
contante rappresenterebbe un colpo mortale alla criminalità.
Tuttavia, ritenendo illusoria, almeno nell’immediato,
l’abolizione assoluta del contante, potrebbe essere vantaggioso
almeno sopprimere i biglietti di grosso taglio come è avvenuto in
passato in vari paesi del mondo quali Regno Unito, Stati Uniti,
Paesi Bassi e Confederazione Elvetica.
14

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  • 1. Moneta elettronica o contante? A cura di Alfredo Liberatori Dirigente di Ricerca CNR Associato presso Istituto di Ricerca sulle Acque (CNR) Giugno 2011 1
  • 2. Indice 1. Introduzione 2. Impatto ambientale delle banconote 2.1 Il punto di vista della Banca Centrale Europea 2.1.1 Valutazione del ciclo di vita 2.1.2 Valutazione sanitaria e di sicurezza 2.2 Riflessioni sull’indagine 2.2.1 Il costo del lavoro 2.2.2 Le risorse utilizzate 2.2.3 Trattamento e smaltimento 2.2.4 L’inquinamento 3. Conclusioni 2
  • 3. 1 Introduzione Lo scopo di questo lavoro è la raccolta di informazioni relative alle possibilità di impiego della moneta elettronica al posto della banconota, dei vantaggi che ne derivano e degli svantaggi che ne ostacolano la diffusione. E’ innegabile che l’uso della moneta elettronica ha assunto negli ultimi anni una diffusione sempre maggiore in tutti i paesi del mondo in particolare in quelli maggiormente sviluppati; ciò è avvenuto anche in Italia anche se con un certo ritardo rispetto agli altri paesi europei. Secondo i dati diffusi dalla Banca centrale europea, dal 2002 le transazioni cashless sono cresciute a un ritmo del 7 per cento annuo, sfiorando il totale di 74 miliardi di euro. Al primo posto ci sono le carte di credito, con circa il 40 per cento del totale, seguite dai bonifici e dagli addebiti diretti. Ma questi strumenti sono legati a spese di una certa entità; per le spese da pochi euro il contante è lo strumento più utilizzato. Ma è conveniente utilizzare strumenti sostitutivi del contante anche per spese molto piccole? Nel seguito cercheremo di evidenziare i vantaggi e gli svantaggi. 3
  • 4. 2 Impatto ambientale delle banconote 2.1 Il punto di vista della Banca Centrale Europea Nel seguito sono riportati i risultati di uno studio effettuato nel 2007 dalla Banca Centrale Europea che è l’istituzione preposta al processo di produzione e approvvigionamento delle banconote in euro; lo studio concerne:  Valutazione del ciclo di vita  Valutazione sanitaria e di sicurezza 2.1.1 Valutazione del ciclo di vita Nel 2003 la BCE aveva già svolto una valutazione tesa a individuare l’impatto ambientale delle banconote in euro e possibili soluzioni per il miglioramento del prodotto e dei processi da tale punto di vista. L’uso dei biglietti in euro, in quanto parte della vita di ogni giorno, è stato confrontato con altre attività quotidiane: guidare un autoveicolo privato e alimentare una lampadina da 60 W. 4
  • 5. Dalla valutazione è emerso che l’impatto ambientale delle banconote in euro nel corso del loro intero ciclo di vita equivale a quello derivante da 1 km percorso in automobile o da una lampadina da 60 W tenuta accesa per mezza giornata da ciascun cittadino europeo. Lo studio, effettuato in conformità con lo standard internazionale ISO 14040 e segg., ha tenuto conto dell’intero ciclo di vita dei biglietti, dalla produzione all’immagazzinaggio, alla circolazione, fino allo smaltimento finale. La valutazione si è fondata sui dati di processo raccolti presso un totale di 31 fornitori nella catena di approvvigionamento delle banconote in euro, su informazioni specifiche in merito alle materie prime impiegate e sulla letteratura concernente i processi standard, quali l’erogazione di energia elettrica e il trasporto, tratti prevalentemente dalla banca dati Ecoinvent 2000. La base di calcolo è stata rappresentata dal volume di biglietti prodotto nel 2003, per un totale di circa 3 miliardi di unità nei sette tagli e un peso complessivo intorno alle 2.500 tonnellate. 2.1.2 Valutazione sanitaria e di sicurezza Le banconote in euro sembrano sicure. Test condotti da enti indipendenti ne attestano la conformità alla normativa UE per numerose sostanze chimiche contenute. Tutte le sostanze riscontrate hanno evidenziato concentrazioni nettamente inferiori a qualsiasi limite. Prima della loro introduzione, nel gennaio 2002, i biglietti in euro erano già stati sottoposti a test per l’individuazione di possibili rischi connessi a tossicità orale acuta, irritazione cutanea e genotossicità. In assenza di una disciplina specifica in materia di banconote, i test sono stati condotti con riferimento allo standard ISO 10993, Parte III. Gli esami hanno confermato che i biglietti in euro non presentano i rischi menzionati. La BCE ha inoltre valutato i rischi generali per la sicurezza e la salute umana collegati alla fabbricazione e all’utilizzo delle banconote in euro. 5
  • 6. Approfonditi esami di laboratorio su campioni rappresentativi hanno dimostrato che non esistono indicazioni riguardo alla presenza di numerose sostanze pericolose nei biglietti in euro oppure ne hanno riscontrato concentrazioni molto ridotte oltre i limiti legali, ad esempio quelli applicabili ai generi alimentari e a prodotti di uso quotidiano destinati a entrare in contatto con il corpo umano. Dal 2001 l’Eurosistema è stato chiamato a rispondere in merito a una serie di sostanze (cfr. elenco di seguito riportato). In tutti i casi la sostanza è risultata del tutto assente o presente in concentrazione minima, tale da non comportare rischi per la salute umana. Tributilstagno Nel febbraio 2002 la rivista tedesca Öko-Test ha pubblicato un articolo sulla presenza di composti organostannici nelle banconote in euro, indicando le seguenti concentrazioni:  690,0 μg/Kg di monobutilstagno (MBT)  29,5 μg/Kg di dibutilstagno (DBT)  7,5 μg/Kg di tributilstagno (TBT) Il TBT, contenuto in molti prodotti di uso quotidiano, è un noto stabilizzante per materiali plastici, ritenuto tossico in concentrazioni elevate. Per un essere umano la dose giornaliera ammissibile (DGA) è pari a 0,25 μg per kg di peso corporeo. Pertanto, una persona di 75 kg dovrebbe ingerire diverse migliaia di banconote ogni giorno nel corso della sua intera vita per assorbire un ammontare di TBT prossimo alla DGA. Pur trattandosi di un’ipotesi irrealistica, nel 2002 la BCE ha comunque deciso l’eliminazione del TBT da tutte le materie prime utilizzate per la produzione delle banconote in euro in modo da rassicurare il pubblico riguardo all’assenza di elementi tossici. 6
  • 7. Cotone geneticamente modificato Nel 2003 la stampa ha riportato che la carta delle banconote in euro conteneva un’alta concentrazione di fibre di cotone geneticamente modificato. I biglietti in euro sono fabbricati con carta cellulosa al 100%; le fibre di cotone delle banconote sono le stesse che vengono impiegate per la produzione di capi di vestiario. Tutte le cartiere coinvolte nel processo di fabbricazione utilizzano cascami di cotone come materia prima; poiché questi vengono acquistati sul mercato (direttamente dall’industria tessile, come residui della filatura, oppure da cascamifici e altri intermediari), è possibile che il materiale usato per la produzione della carta delle banconote, analogamente a quello destinato all’industria dell’abbigliamento, contenga fibre di cotone geneticamente modificato. Tuttavia, il processo di fabbricazione della carta dei biglietti in euro prevede una serie di trattamenti chimici e fisici atti a rimuovere le proteine interessate da manipolazione genetica. Da approfonditi esami di laboratorio è emerso che la carta impiegata per i biglietti in euro e le stesse banconote in euro non contengono tracce riscontrabili di organismi geneticamente modificati. Colofonia Nel 2003 una banca centrale nazionale dell’Eurosistema ha ricevuto una richiesta riguardo a una possibile reazione allergica alla colofonia, sostanza che sarebbe stata contenuta nelle banconote in euro. La colofonia è comunemente utilizzata per migliorare le caratteristiche della carta per stampa e per ufficio. Successivi test di laboratorio hanno confermato che non vi sono indicazioni circa la presenza di colofonia nei biglietti in euro. P-fenilendiammina Nel 2005 una banca centrale nazionale dell’Eurosistema è stata contattata circa una possibile reazione allergica alla p-fenilendiammina 7
  • 8. presente nelle banconote in euro. Tale sostanza è, fra l’altro, utilizzata quale componente nelle tinture per capelli e a base di hennè. Esami di laboratorio svolti in seguito ne hanno evidenziato una concentrazione massima di 0,182 mg/kg nelle banconote in euro, pari a 1/300.000 della concentrazione massima consentita ai sensi della legislazione dell’UE applicabile ai cosmetici. Gli esperti consultati al riguardo hanno dichiarato che per un quantitativo così limitato si può escludere qualsiasi impatto sulla salute umana. Glutarale Nel 2006 una banca centrale nazionale dell’Eurosistema è stata interrogata in merito a una possibile reazione allergica al glutarale (dialdeide glutarica), sostanza che sarebbe stata contenuta nelle banconote in euro. La dialdeide glutarica è utilizzata come disinfettante e conservante con efficacia a lunga durata. Da un’indagine molto attenta è emerso che non vi erano indicazioni circa la presenza di glutarale nei biglietti in euro. Solfato di nichel Nel 2002 la BCE è stata contattata riguardo a una possibile reazione allergica al solfato di nichel presente nelle banconote in euro. La struttura chimica del nichel e dei suoi derivati rende assai arduo svolgere un esame specifico sul solfato di nichel. È stato dunque analizzato il contenuto di nichel complessivo e di prodotti derivati del nichel. La concentrazione totale rilevata nei biglietti non ancora immessi in circolazione è stata di 2,4 mg per kg di banconote. L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato una dose giornaliera tollerabile di 0,005 mg di nichel per kg di peso corporeo. Questa indicazione molto rigida comporta che una persona del peso di 75 kg potrebbe ingerire oltre cento banconote in euro al giorno e il quantitativo di nichel complessivo introdotto nell’organismo resterebbe comunque inferiore alla dose tollerabile. 8
  • 9. 2.2 Riflessioni sull’indagine I dati forniti dalla Banca Centrale Europea si riferiscono ovviamente alle banconote uscite dalla Zecca; si tratta di dati non allarmanti ma che richiedono un approfondimento poiché comunque presentano svantaggi e pericoli: • Il costo del lavoro • L’utilizzo di risorse che possono essere risparmiate • Il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti • La presenza di inquinamenti che, sebbene dovuti a sostanze in concentrazioni basse, possono essere evitati. Ma soprattutto ci si pongono alcune domande: • l’elenco delle sostanze prese in considerazione dalla BCE è esaustivo? • Le analisi fatte a distanza di tempo non possono presentare inquinanti inizialmente non previsti? 2.2.1 Il costo del lavoro Lo stesso ciclo di lavorazione prevede un tempo di quaranta giorni per la fabbricazione della banconota con costi che costituiscono una parte non eccessivamente rilevante sul bilancio della Banca Centrale ma che corrispondono o sono superiori ai bilanci di Enti di Ricerca o Enti di pubblica utilità. 2.2.2 Le risorse utilizzate Il numero delle banconote in euro attualmente in circolazione è costituito da oltre 11 miliardi di pezzi per un peso complessivo di oltre 9000 tonnellate come è riportato nella tabella che segue: 9
  • 10. Taglio Banconote in circolazione (milioni di pezzi) 500 € 451 200 € 155 100 € 1176 50 € 4127 20 € 2257 10 € 1800 5 € 1346 Totale 11312 Ci si domanda quanto potrebbe essere rilevante l’impatto sull’uso delle risorse che sono state impiegate per la fabbricazione delle banconote, i materiali utilizzati, le loro quantità e i loro scarti che sono importanti soprattutto se confrontati all’assenza quasi totale di materiali che comporta l’utilizzo di sistemi elettronici. Per quanto concerne l’utilizzo delle risorse idriche, in un processo di fabbricazione delle banconote in Italia, è facilmente ipotizzabile l’utilizzazione di qualche decina di metri cubi al giorno; in impianti di queste dimensioni risulterebbe un consumo di ossigeno di circa 500 kg al giorno simile a quello di un agglomerato urbano di 8000-10000 abitanti. Si tratta certamente di un impatto sopportabile ma certamente non indifferente soprattutto se tale impatto può essere evitato. 2.2.2 Il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti • Materiali cartacei di scarto (discarica) • Bidoni di inchiostro (discariche autorizzate) • Sostanze organiche, pigmenti e coloranti, trattamento con soda e flocculante produce fango (discarica) 10
  • 11. 2.2.3 Inquinamento La banconota, passando di mano in mano, raccoglie le tracce più disparate di sostanze (pericolose o non pericolose), spesso è stata e continua ad essere a contatto con persone che avremmo imbarazzo non solo a toccare ma anche soltanto a frequentare. Cocaina Per meglio capire che cosa può accadere alla banconota nel suo percorso si è deciso di riferire il caso fino ad ora studiato meglio: si tratta dell’assunzione della cocaina da parte del biglietto. Se dubitate di avere cocaina nei vostri portafogli o borsette, leggete i dati mostrati al 238° Meeting Nazionale della American Chemical Society che riguardano un campione di 5 Paesi: Circa il 90% delle banconote esaminate sul territorio degli Stati Uniti riporta tracce di cocaina. In alcune zone degli USA, come Boston e Detroit, la percentuale sale, fino a raggiungere il 95% di Washington D.C. Il campione esaminato si basa su 30 città di Stati Uniti, Canada, Brasile, Cina e Giappone. Gli Stati Uniti ed il Canada detengono il record, con una media che va dall' 85 al 90% delle banconote; Cina e Giappone invece inseguono con il loro misero 12-20%, spiegabile sia attraverso ragioni culturali che economiche (in Cina ad esempio, non molti possono permettersi della cocaina. I dati sono ancora più allarmanti se si considera che uno studio simile condotto due anni fa il tasso di contaminazione da cocaina delle banconote era inferiore del 20%. Elaborando i dati delle città U.S.A. prese a campione, si può calcolare che circa il 67% fra TUTTE le banconote americane contenga tracce di cocaina. In Europa la situazione non sembra diversa: come riporta la BBC su un articolo che parla dell' analisi delle banconote di Londra, sono state esaminate più di 500 banconote di diversi "tagli" (quattro). Il risultato è stato che solo 4 delle oltre 500 banconote risultavano pulite (99% di 11
  • 12. contaminazione), e più del 4% delle banconote conteneva tracce massicce di cocaina. In Italia, su un campione di 100 banconote da 20 Euro prelevate a Roma, la presenza di cocaina supera il 90% . In Spagna la situazione è molto simile con una percentuale del 94%. La presenza di cocaina nelle banconote, oltre ad essere allarmante per il fenomeno in sé e per la sua diffusione su scala mondiale, induce a pensare che, come la cocaina, anche altre sostanze possono essere adsorbite dai materiali che costituiscono la banconota e accumularsi nel tempo; sostanze innocue, sostanze inquinanti e sostanze molto inquinanti. Per questo motivo abbiamo deciso di raccogliere ulteriori informazioni e analizzare alcune banconote allo scopo di verificare se e in quale misura fossero presenti altri tipi di inquinanti e ritenendo che l’inquinamento prevalente fosse dovuto al contatto fisico l’esame è stato circoscritto alla presenza di sostanze grasse di natura organica. Presenza di virus A volte oggetti all’apparenza sicuri nascondono delle minacce per la salute. Un nuovo studio elvetico ha messo sotto accusa nientemeno che le banconote: sembra che sulla loro superficie il virus dell’influenza possa sopravvivere per ben 17 giorni. I ricercatori dell'ospedale dell'Università di Ginevra vanno però cauti sull'effettivo rischio di contagio. "La trasmissione del virus tramite il contatto con il denaro non è automatica e sarà oggetto di ulteriori studi - ha precisato il responsabile del Centro nazionale influenza Yves Thomas -. La resistenza del virus influenzale sulle banconote dipende da diverse condizioni: gli esperimenti effettuati hanno dimostrato che il fattore determinante è la concentrazione dell'agente patogeno, ma a giocare un ruolo importante sulla durata di vita del virus sono anche una certa dose di umidità, unitamente a una temperatura inferiore a 10 gradi e alla presenza di muco”. 12
  • 13. Nella ricerca, commissionata da una banca ginevrina curiosa di sapere quanti e quali rischi corresse il suo personale, "è stata constatata la stabilità del virus su supporti inerti, non la sua trasmissibilità – ha puntualizzato l’esperto - Per determinare quale percentuale del virus possa passare dalle banconote alle dita, quale porzione sia poi messa in contatto con le mucose delle vie respiratorie superiori e, infine, quale dose sia necessaria per contagiare una persona, occorrerà un'ulteriore ricerca", che però al momento non è ancora stata avviata. 13
  • 14. 3 Conclusioni I risultati che emergono da questa relazione, anche se non possono essere considerati esaustivi, forniscono però in merito all’utilizzazione o meno della moneta elettronica in luogo del contante alcune importanti riflessioni che vado ad elencare nel seguito: • Per quanto riguarda gli inquinanti gli studi delle Banche centrali mostrano una situazione non allarmante in termini di sicurezza e di salute. Tuttavia, come detto in precedenza, è persino banale considerare che una diminuzione della produzione non può che avere un riflesso positivo per la salute e per l’ambiente. Occorre inoltre considerare quegli inquinanti non considerati nelle indagini delle banche centrali: in letteratura sono stati trovati studi su altri inquinanti in dosi rilevanti. Sarebbe utile effettuare ulteriori indagini su metalli, sostanze organiche e microrganismi. • L’impatto delle risorse impiegate per la fabbricazione delle banconote risulta anche più rilevante; si possono citare gli impatti dovuti ai materiali cartacei di scarto (discarica), ai bidoni di inchiostro (discariche autorizzate), alle sostanze organiche, pigmenti e coloranti, (discarica dopo trattamento con soda e flocculante) e soprattutto l’utilizzo di acqua corrispondente al consumo di una cittadina di 8-10 mila persone. • Infine si ritiene opportuno sottolineare un fatto che certamente esula dalle valutazioni finora fatte relativamente all’ambiente. In particolare è utile considerare che la soppressione del contante rappresenterebbe un colpo mortale alla criminalità. Tuttavia, ritenendo illusoria, almeno nell’immediato, l’abolizione assoluta del contante, potrebbe essere vantaggioso almeno sopprimere i biglietti di grosso taglio come è avvenuto in passato in vari paesi del mondo quali Regno Unito, Stati Uniti, Paesi Bassi e Confederazione Elvetica. 14