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Dopo folle, misantropo, istrionico, meticoloso, sagace, contorto, provocatore, saccente, artista,
incompreso, filosofo, poeta, dannato, bigotto, sognatore, megalomane e chissà quale altro sarà il mio
prossimo appellativo.

La gente cerca sempre di trovarti un etichetta nel tentativo di semplificare l'idea che ha della tua persona.
quasi mai questo è possibile. Siamo tutti semplicemente contorti. Illusi dall'idea di poter essere noi stessi
ma spesso incapaci di una tale coerenza. Molteplici sono le distrazioni, le tentazioni e i trabocchetti che la
collettività pone dinnanzi a noi nel tentativo di renderci apersonali e omologati in ogni contesto, sempre
portati a fare una scelta tra ciò che vogliamo e ciò che è necessario, tra ciò che andrebbe fatto e ciò che
conviene fare. Sempre spronati ad abbandonare qualsiasi coerente sentiero in ragione di una + sibillina
scorciatoia, al prezzo di una piccola parte di noi, di quel buon senso che a volte decidiamo di sacrificare
rinunciando per un attimo, a testa bassa, alla nostra dignità, sempre giustificati dall'idea che lo fanno tutti,
che non siamo i soli, frenati dalla consapevolezza che se non prendi certe strade sei visto come un
anticonformista, un pazzo, un illuso, o un debole.

Non capiamo invece che è proprio la volontà di perseverare nell'essere noi stessi la vera forza, la capacità di
scegliere autonomamente, di provare la strada meno battuta convinti di poter raggiungere la meta ambita.

Perchè nella nostra società per vincere e realizzarsi più di ogni altra cosa è necessaria la determinazione: fa
la differenza tra il forte e il debole a prescindere dai contesti difficili nei quali siamo portati a volte a
trovarci. Tutti abbiamo una testa e i mezzi sufficienti per vivere nel decoroso rispetto delle nostre razionali
ambizioni. Anche nella condizioni + sfavorevoli, seppur con difficoltà maggiori, siamo in grado di riuscire se
decidiamo di agire. Ce lo inegna la vita.

Tali leggi esistono anche in natura, se non con la differenza che la legge della giungla non prevede
assistenzialismi; le leggi naturali sono chiare, coincise, asettiche, prive di quelle insignificanti congetture che
la ragione umana introduce per giustificare il suo fallimentare operato.

Nella vita vince sempre la forza di volontà, la volontà di impegnarsi. La rassegnazione e il compianto non
servono a nulla. Viviamo in un mondo votato al collasso per la sua visione accomodante e rassegnata,
ipocrita e assistenzialista, incapace di dare quando serve e di riconoscere chi ne sa davvero approfittare.

Perché quindi assecondare questa visione del collettivo e il suo comprovato dissesto; perchè giustificare i
vizi e le veniali debolezze di chi accusa gli altri della propria condizione, di chi nn merità un aiuto perchè nn
lo cerca innanzitutto da se stesso. apprezzo di gran lunga chi sceglie di cadere consapevole fautore del
proprio destino, chi, seppur nell'incapacità di ravvedersi, ha la forza e il coraggio di destare gli altri dal
commettere gli stessi errori. non siamo soli..

trovo giusto che la società organizzata, senza cadere nella volgare banalità di assurdi cliché xenofobi e
razzisti, debba condurre una selezione darwiniana di individui capaci di meritare quello che la moderna
civiltà ci offre semplicemente avendo qualcosa da offrire.

Sarò anche premuroso e attento alle esigenze di chi necessita assistenza, di chi volutamente chiede il mio
aiuto per migliorarsi e crescere ma nn accetto la compassione fine a se stessa, la commozione mossa
perchè volta al raggiungimento di uno scopo. E’ un emozione e come tale il mio modo di agire deve poter
prescindere da essa. Se solo cercassimo di dare ogni tanto alle cose il valore che meritano parlare di
paradiso nn avrebbe più senso.
Nash, padre dell'economia moderna, nella teoria dell'equilibrio sulle Dinamiche Dominanti definì che "il
risultato migliore si ottiene quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé e per il gruppo".

Puntare al miglioramento di se stessi è il primo passo per la crescita del collettivo se si realizza nel rispetto
di ciò che è costruttivo. Così considero tutto un dono prezioso e raro ma decido di convogliare le mie
limitate energie verso chi di fatto si dimostri capace di valorizzare i miei circoscritti sforzi.

Per migliorare il nostro sistema oggi non bisogna guardare in alto. Bisogna toccare con mano ciò che hai
attorno. Basta un sorriso per regalare entusiasmo, raccogliere un rifiuto non tuo per trasformare il mondo;
regalarci un abbraccio, un ti penso, un ti cerco.. esistono infiniti gesti tanto piccoli quanto capaci di
sconvolgere gli equilibri, dirompenti in chi non è abituato a viverli e si ritrova, seppur con scetticismo a
coglierli.

Sarò anche un sognatore e le mie saranno anche solo parole, ma ho imparato sulla mia pelle, nel mio
piccolo che il cambiamento è possibile e non è affatto difficile. bisogna solo accettare gli errori, imparare ad
ascoltare, maturare una propria coscienza critica e accettare il concetto che tutto ciò che comodo e
accomodante è intrinsecamente sbagliato. accompagnasse le mie scelte grande sarà stata la gratificazione
nel veder raggiunti gli obbiettivi tanto agognati e perseguiti. Avrò avuto modo di cogliere la vera differenza
tra vivere e morir dentro.

Considera che è una bozza di un pezzo del mio libro che ho scritto tempo fà e nn ho più ricorretto.. quindi
perdona qualche errore di grammatica e non solo.

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  • 1. Dopo folle, misantropo, istrionico, meticoloso, sagace, contorto, provocatore, saccente, artista, incompreso, filosofo, poeta, dannato, bigotto, sognatore, megalomane e chissà quale altro sarà il mio prossimo appellativo. La gente cerca sempre di trovarti un etichetta nel tentativo di semplificare l'idea che ha della tua persona. quasi mai questo è possibile. Siamo tutti semplicemente contorti. Illusi dall'idea di poter essere noi stessi ma spesso incapaci di una tale coerenza. Molteplici sono le distrazioni, le tentazioni e i trabocchetti che la collettività pone dinnanzi a noi nel tentativo di renderci apersonali e omologati in ogni contesto, sempre portati a fare una scelta tra ciò che vogliamo e ciò che è necessario, tra ciò che andrebbe fatto e ciò che conviene fare. Sempre spronati ad abbandonare qualsiasi coerente sentiero in ragione di una + sibillina scorciatoia, al prezzo di una piccola parte di noi, di quel buon senso che a volte decidiamo di sacrificare rinunciando per un attimo, a testa bassa, alla nostra dignità, sempre giustificati dall'idea che lo fanno tutti, che non siamo i soli, frenati dalla consapevolezza che se non prendi certe strade sei visto come un anticonformista, un pazzo, un illuso, o un debole. Non capiamo invece che è proprio la volontà di perseverare nell'essere noi stessi la vera forza, la capacità di scegliere autonomamente, di provare la strada meno battuta convinti di poter raggiungere la meta ambita. Perchè nella nostra società per vincere e realizzarsi più di ogni altra cosa è necessaria la determinazione: fa la differenza tra il forte e il debole a prescindere dai contesti difficili nei quali siamo portati a volte a trovarci. Tutti abbiamo una testa e i mezzi sufficienti per vivere nel decoroso rispetto delle nostre razionali ambizioni. Anche nella condizioni + sfavorevoli, seppur con difficoltà maggiori, siamo in grado di riuscire se decidiamo di agire. Ce lo inegna la vita. Tali leggi esistono anche in natura, se non con la differenza che la legge della giungla non prevede assistenzialismi; le leggi naturali sono chiare, coincise, asettiche, prive di quelle insignificanti congetture che la ragione umana introduce per giustificare il suo fallimentare operato. Nella vita vince sempre la forza di volontà, la volontà di impegnarsi. La rassegnazione e il compianto non servono a nulla. Viviamo in un mondo votato al collasso per la sua visione accomodante e rassegnata, ipocrita e assistenzialista, incapace di dare quando serve e di riconoscere chi ne sa davvero approfittare. Perché quindi assecondare questa visione del collettivo e il suo comprovato dissesto; perchè giustificare i vizi e le veniali debolezze di chi accusa gli altri della propria condizione, di chi nn merità un aiuto perchè nn lo cerca innanzitutto da se stesso. apprezzo di gran lunga chi sceglie di cadere consapevole fautore del proprio destino, chi, seppur nell'incapacità di ravvedersi, ha la forza e il coraggio di destare gli altri dal commettere gli stessi errori. non siamo soli.. trovo giusto che la società organizzata, senza cadere nella volgare banalità di assurdi cliché xenofobi e razzisti, debba condurre una selezione darwiniana di individui capaci di meritare quello che la moderna civiltà ci offre semplicemente avendo qualcosa da offrire. Sarò anche premuroso e attento alle esigenze di chi necessita assistenza, di chi volutamente chiede il mio aiuto per migliorarsi e crescere ma nn accetto la compassione fine a se stessa, la commozione mossa perchè volta al raggiungimento di uno scopo. E’ un emozione e come tale il mio modo di agire deve poter prescindere da essa. Se solo cercassimo di dare ogni tanto alle cose il valore che meritano parlare di paradiso nn avrebbe più senso.
  • 2. Nash, padre dell'economia moderna, nella teoria dell'equilibrio sulle Dinamiche Dominanti definì che "il risultato migliore si ottiene quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé e per il gruppo". Puntare al miglioramento di se stessi è il primo passo per la crescita del collettivo se si realizza nel rispetto di ciò che è costruttivo. Così considero tutto un dono prezioso e raro ma decido di convogliare le mie limitate energie verso chi di fatto si dimostri capace di valorizzare i miei circoscritti sforzi. Per migliorare il nostro sistema oggi non bisogna guardare in alto. Bisogna toccare con mano ciò che hai attorno. Basta un sorriso per regalare entusiasmo, raccogliere un rifiuto non tuo per trasformare il mondo; regalarci un abbraccio, un ti penso, un ti cerco.. esistono infiniti gesti tanto piccoli quanto capaci di sconvolgere gli equilibri, dirompenti in chi non è abituato a viverli e si ritrova, seppur con scetticismo a coglierli. Sarò anche un sognatore e le mie saranno anche solo parole, ma ho imparato sulla mia pelle, nel mio piccolo che il cambiamento è possibile e non è affatto difficile. bisogna solo accettare gli errori, imparare ad ascoltare, maturare una propria coscienza critica e accettare il concetto che tutto ciò che comodo e accomodante è intrinsecamente sbagliato. accompagnasse le mie scelte grande sarà stata la gratificazione nel veder raggiunti gli obbiettivi tanto agognati e perseguiti. Avrò avuto modo di cogliere la vera differenza tra vivere e morir dentro. Considera che è una bozza di un pezzo del mio libro che ho scritto tempo fà e nn ho più ricorretto.. quindi perdona qualche errore di grammatica e non solo.