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Simone Mattioli
Industry 4.0: sfide e opportunità nella
gestione delle risorse umane
Luglio 2020 - Corso di Laurea in Relazioni Pubbliche e Comunicazione d’Impresa
Università IULM di Milano
INDICE
INTRODUZIONE…………………………………………………………………..1
1. La Quarta Rivoluzione Industriale…………………………...........3
1.1 Il contesto storico………………………………………………………...3
1.1.1 Come iniziò la rivoluzione industriale in Inghilterra……………….4
1.1.2 Quarta Rivoluzione Industriale: una prima definizione…………....7
1.2 Prospettive future e nuovi scenari……………………………………….10
1.2.2 Covid-19: una palestra 4.0………………………………………..12
1.3 Disuguaglianze sociali: una sfida sistemica………………………….….14
2. La Trasformazione Digitale nelle Imprese………….…………..19
2.1 Le tecnologie dell’industria 4.0…………………………………………19
2.1.1 Internet of Things (IoT)…………………………………………..23
2.1.2 Big Data…………………………………………………………..25
2.1.3 Additive Manufacturing………………………………………….28
2.1.4 Robot di nuova generazione………………………………………33
2.1.5 Realtà aumentata………………………………………………….35
2.1.6 Digital Manufacturing……………………………………………38
2.2 Industria e lavoro nell’era 4.0…………………………………………...40
2.2.1 La digitalizzazione delle imprese…………………………………46
2.2.2 Catastrofisti e innovatori militanti………………………………..48
2.2.3 Smaterializzazione del lavoro e smart working…………………...51
3. Italia 4.0……………………………………………………………...….55
3.1 Sviluppo e innovazione: una strada da percorrere……………………….55
3.2 Industria e artigianalità………………………………………………….63
3.2.1 Moda 4.0: fra tradizione ed innovazione………………………….67
3.2.2 La posizione dell’Italia nello scenario globale……………………73
3.3 Il ruolo del sindacato e l’importanza della partecipazione……………...77
3.4 Formazione e cultura 4.0………………………………………………..83
4. Valorizzazione e Gestione delle Risorse Umane…………….....87
4.1 Il capitale umano………………………………………………………..87
4.1.1 Dimensione relazionale ed empowerment………………………..89
4.1.2 La ripartenza dei team…………………………………………….92
4.2 Organizzazione del lavoro e risorse umane……………………………100
4.2.1 Modelli organizzativi 4.0 e change management………………..106
4.2.2 Leadership 4.0: da manager a leader…………………………….117
4.2.3 Direzione HR: un nuovo business partner……………………….122
4.3 Dal saper fare al saper essere: talenti e competenze 4.0………………..125
CONCLUSIONI…………………………………………………………………..135
BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………....139
1
INTRODUZIONE
La presente tesi intende fornire un’ampia visione rispetto al fenomeno della quarta
rivoluzione industriale e delle sue tecnologie caratterizzanti, le quali coprono un ampio
raggio di campi: intelligenza artificiale (AI), robotica, internet delle cose (IoT), veicoli
autonomi, stampa 3D, nanotecnologia, biotecnologia ed altri ancora. Esse rappresentano
il volano di un cambiamento epocale già in atto che modificherà profondamente tutti i
settori nei loro sistemi di produzione, consumo, trasporto e consegna.
Sul fronte sociale, un cambio paradigmatico è in corso nel modo in cui comunichiamo,
nonché nel come ci esprimiamo, informiamo e passiamo il nostro tempo libero. Allo
stesso modo, governi ed istituzioni vengono rimodellate, così come le imprese che
avranno bisogno di nuovi modelli organizzativi in cui sarà sempre più fondamentale la
partecipazione delle persone; quest’ultime costituiranno, infatti, l’elemento più
innovativo di questa rivoluzione industriale sicché, a differenza del passato, sarà richiesta
la loro centralità all’interno dei nuovi processi di sviluppo organizzativi. Nuovi stili di
leadership e competenze dovranno essere definite, il tutto per valorizzare al meglio il
capitale più prezioso: quello umano. Tutto ciò completa un quadro che manifesta delle
modifiche storiche in termini di dimensioni, velocità e scopi raggiunti e raggiungibili, che
mai prima d’ora l’umanità aveva potuto esperire.
Alla luce di queste considerazioni, questa tesi intende analizzare come il lato umano si
relazionerà con il cambiamento, osservando, raccontando ed ipotizzando i nuovi
paradigmi che la rivoluzione produrrà e che potrebbe fare emergere; questo delineando
un’intensa contrapposizione tra fattori di progresso ed innovazione contro altri
caratterizzanti un’incertezza ed un decadimento sociale che rischiano di costituire il lato
oscuro della quarta rivoluzione industriale.
In particolare, nel primo capitolo si ripercorrerà il cammino lungo la storia delle
rivoluzioni industriali sino ai giorni d’oggi, ponendo particolare attenzione alle radici
storiche da cui la nascita del capitalismo deriva, quest’ultimo indicato in questa tesi come
il principale propellente delle rivoluzioni industriali; si andranno poi a delineare i nuovi
scenari che la quarta rivoluzione industriale farà sviluppare, terminando poi con una
valutazione dei rischi legati alle disuguaglianze sociali che potrebbero emergere nel
2
nuovo ambiente e con una trattazione in merito alla situazione vissuta per via del Covid-
19 nella nostra contemporaneità, che mette in luce vecchie e nuove questioni legate
all’utilizzo del digitale e delle nuove tecnologie.
Il secondo capitolo sarà dedicato alla definizione e alla comprensione dei maggiori trend
tecnologici che caratterizzano la quarta rivoluzione industriale, insieme alle innovazioni
che questi porteranno nelle organizzazioni e nella vita quotidiana delle persone.
Successivamente si osserveranno le caratteristiche e gli elementi che contraddistinguono
le nuove imprese e lavoratori 4.0, trattando le nuove forme e modalità d’impiego che li
riguardano; concludendo poi con un’analisi degli impatti sul lavoro e sulla polarizzazione
delle opinioni in merito agli sviluppi socio-economici previsti a seguito dei cambiamenti
intercorsi.
Il terzo capitolo sarà dedicato alla trattazione degli argomenti relativi alla situazione
dell’Italia rispetto alle sfide lanciate dalla quarta rivoluzione industriale, osservando in
quale misura la nazione si sta dimostrando pronta ad affrontare il cambiamento in corso.
Nello specifico si analizzerà il tessuto imprenditoriale e sociale del paese, il cambiamento
del ruolo dei sindacati, il Piano Nazionale Industria 4.0 e le altre iniziative poste in essere
dal governo, il tutto per poter decifrare al meglio lo scenario futuro che si potrebbe
prefigurare per la nazione.
Nel quarto capitolo si entrerà nel mondo delle risorse umane, soffermandosi su come il
settore sia evoluto in questi anni e sulla centralità che questo avrà all’interno delle
organizzazioni figlie della quarta rivoluzione industriale. Sarà posta attenzione sul nuovo
ruolo delle persone nei processi aziendali, sulle nuove competenze richieste loro, sui
modelli organizzativi e gli stili di leadership necessari per meglio operare nel nuovo
contesto, sulla strategicità dell’empowerment e dell’engagement delle persone al fine di
raggiungere le migliori performance aziendali.
Il metodo di lavoro utilizzato per la stesura della presente tesi è consistito in una raccolta
dati attraverso fonti di vario genere tra cui: libri, citazioni da testi, articoli di periodici e
quotidiani, siti web e altre pubblicazioni scientifiche. E sulla base di questa ampia
rassegna della letteratura accademica e divulgativi si è provato a ricostruire possibili
chiavi di lettura circa gli sviluppi che il fenomeno indagato, l’Industry 4.0, potrebbe
assumere nel prossimo futuro.
3
1. La Quarta Rivoluzione Industriale
1.1 Il contesto storico
La parola “rivoluzione” indica un cambiamento improvviso e radicale. Le rivoluzioni si
verificano nel corso della storia quando nuove tecnologie e nuovi modi di percepire il
mondo riescono ad innescare un profondo cambiamento nei sistemi economici e sociali.
Nella cornice di riferimento della storia, cambiamenti di questa natura, possono richiedere
anni per svolgersi a pieno.
Il primo grande cambiamento che segnò per sempre la direzione del nostro modo di vivere
fu la transizione dalla ricerca del cibo all’agricoltura e all’allevamento, avvenuto circa
10.000 anni fa. La rivoluzione agraria ha unito gli sforzi degli animali con quelli degli
umani incentivando di fatto la produzione, il trasporto e la comunicazione. A poco a poco
la produzione alimentare è migliorata sensibilmente, stimolando la crescita della
popolazione e consentendo la creazione di insediamenti umani più grandi; alla fine ciò
portò all’urbanizzazione e all’ascesa delle città.
La rivoluzione agraria è stata seguita da una serie di rivoluzioni industriali iniziate nella
seconda metà del diciottesimo secolo. Queste segnarono il passaggio da una società dove
si privilegiava il lavoro fisico ad una dove le potenze motrici più utilizzate sono di tipo
meccanico, evolvendo fino all’odierna quarta rivoluzione industriale, che è
contraddistinta da un potenziato uso del potere cognitivo, il quale, nello scenario che va
figurandosi, fungerà da principale propellente per l’aumento della produzione umana.
La prima rivoluzione industriale si sviluppò circa tra il 1760 ed il 1840. Ad innescarla
furono la costruzione massiccia di ferrovie e l’invenzione del motore a vapore, che ha
inaugurato la produzione meccanica. La seconda rivoluzione industriale, iniziata alla fine
del diciannovesimo secolo, rese possibile la produzione di massa, favorita dall’avvento
dell’elettricità e dai modelli di lavoro a catena di montaggio. La terza rivoluzione
industriale ebbe inizio negli anni ’60. Spesso indicata come la rivoluzione digitale sicché
4
è stata catalizzata dallo sviluppo di semiconduttori, mainframe computing, personal
computing e da Internet.1
1.1.1 Come iniziò la rivoluzione industriale in Inghilterra
Questo paragrafo è basato sugli studi svolti dal Professore di storia e studi internazionali
Michael Andrew Zmolek contenuti nel suo libro Rethinking The Industrial Revolution
scritto nel 2013.
La storia delle rivoluzioni industriali è un insieme di scoperte e testimonianze provenienti
da paesi diversi, seppur in realtà, la scintilla che diede nascita a questa serie di rivoluzioni
scoccò in un paese ben specifico: l’Inghilterra.
Il sistema capitalista inglese fu creato attraverso una trasformazione delle relazioni di
proprietà dei terreni in cui l'appropriazione del surplus contadino da parte dei signori
feudali fu gradualmente sostituita da un nuovo sistema di appropriazione eccedentaria che
coinvolse potenti proprietari terrieri che affittarono terreni a inquilini-agricoltori che, a
loro volta, assunsero lavoratori agricoli da un gruppo crescente di contadini e poveri delle
campagne.
Laddove una volta i contadini potevano godere del possesso diretto della terra, un numero
crescente di questi stava perdendo l’accesso diretto ai mezzi di sussistenza e diventando,
quindi, dipendente dai mercati per l’approvvigionamento ai beni essenziali. Allo stesso
tempo, i loro datori di lavoro divennero dipendenti dai mercati per accedere ai componenti
necessari del processo di produzione, sui quali godettero di un controllo senza precedenti
in quanto proprietari dei mezzi della produzione stessa. Questo controllo conferì loro i
diritti esclusivi sull'eccedenza derivante da quella proprietà, radicata in un nuovo sistema
di relazioni di proprietà specificamente capitalistico, sotto forma di profitti.
Nel perseguire l'estensione di questo nuovo sistema di appropriazione arbitraria ai suoi
fini, i proprietari e gli inquilini-agricoltori facilitarono l'espansione del campo di
applicazione delle regole del mercato e quindi anche la crescente pressione della
concorrenza, che rese sempre più indispensabile la trasformazione della produzione.
1
Klaus Schwab, 2016 The Fourth Industrial Revolution, pp. 6 e 7.
5
L'espansione del capitalismo agrario fu tuttavia un processo lungo ed i nuovi proprietari
terrieri hanno affrontato una diffusa resistenza dei precedenti produttori diretti che
rivendicarono l’accesso ai mezzi di sussistenza. Affinché il capitalismo agricolo
continuasse a svilupparsi, questa resistenza doveva essere soppressa.
I produttori diretti, minacciati dalla perdita all’accesso diretto ai mezzi di sussistenza,
furono coloro che principalmente guidarono le lotte per resistere all'imposizione di un
tale sistema, anche se non furono molto organizzate ed erano generalmente sporadiche ed
episodiche.
Entro la seconda metà del diciannovesimo secolo, proprio mentre i sindacati crebbero in
forza e numero, assistiamo all'espressione di un'opposizione di massa nella forma della
presentazione da parte dei cartisti di milioni di firme sulle petizioni al Parlamento,
chiedendo il suffragio universale maschile. Il Cartismo2
rifletteva una nuova mentalità,
che cercava di espandere i diritti politici dei lavoratori i quali si erano ormai arresi alle
lotte per i diritti economici. La sconfitta del Cartismo fu seguita da una diffusa
sistemazione del capitalismo tra i lavoratori britannici.
Pertanto, la prima rivoluzione industriale deve il suo pedigree a una serie di processi che
portarono ad una trasformazione delle relazioni di proprietà sociale con conseguente
ampia dipendenza dal mercato e regolamentazione del mercato dell'economia. Mentre
l'intero processo comportò una lotta di classe sotto forma di resistenza da parte dei
produttori diretti, che cercarono di evitare la perdita di accesso ai mezzi di sussistenza e
la perdita di controllo sul processo lavorativo, esso richiese la soppressione attiva di tale
resistenza da parte degli appropriatori del surplus.
Questa enfasi sulla soppressione "attiva" della resistenza non è da intendere nel senso che
i proprietari, gli inquilini o i decisori politici statali fossero consapevoli durante tutto il
processo che ne sarebbero derivate le conseguenze a lungo termine delle loro azioni in
una società capitalista e una rivoluzione industriale. Difficilmente gli inglesi potettero
avere in mente qualcosa che si avvicinasse alla società industriale e alla tecnologia
contemporanea.
2
Cartismo: movimento popolare inglese del diciannovesimo secolo, contemplava sei punti: suffragio
universale, uguaglianza nei collegi, voto segreto, eleggibilità dei non proprietari, retribuzione ai membri
eletti e parlamento annuo (fonte: L’Enciclopedia, Repubblica 2003).
6
Le nuove forme di possesso e le relazioni di proprietà si evolverono in modo tale che
anche le stesse classi appropriate si resero dipendenti dal mercato in modi imprevisti: le
loro scelte furono modellate in base al modo in cui scelsero di rispondere agli imperativi
del mercato, che resero sempre più un ambiente competitivo e dipendente dalla capacità
di trasformare la produzione. Mentre sul piano delle idee, la caratteristica fondamentale
era data da un indirizzo utilitaristico e meccanicistico e da una forte e progressiva
inclinazione verso la misurazione quantitativa e la sperimentazione.
L’emergere di questo nuovo fenomeno sociale, prima ancora che economico, quale il
capitalismo, precedette la prima rivoluzione industriale e ne fu la causa scatenante; il
motivo per cui la prima rivoluzione industriale ebbe inizio in Inghilterra è perché il
capitalismo ebbe origine proprio in quel paese3
.
Senza che nessuno degli attori economici chiamati in causa se ne rese conto, si costruirono
le prime fondamenta non solo delle rivoluzioni industriali che poi si susseguirono, ma
anche di una nuova società fondata sulla ricerca frenetica di innovazione e miglioramento
delle tecniche produttive, allocative ed organizzative.
Ogni rivoluzione industriale ha avuto delle tecnologie e dei processi innovativi che
l’hanno caratterizzata e che, allo stesso tempo, hanno costituito il terreno da cui le nuove
tecnologie e tecniche produttive sono derivate. Nella prima rivoluzione industriale, si
ricorse per la prima volta ad un massiccio utilizzo dell’energia a vapore; nella seconda
rivoluzione industriale l’invenzione principale che generò più innovazione fu l’elettricità,
seguita dall’utilizzo del petrolio e di prodotti chimici; nella terza rivoluzione industriale
si introdussero l’elettronica e le Information Technologies (IT) che contribuirono ad
un’ulteriore automazione della produzione; ad oggi, nella quarta rivoluzione industriale,
le tecnologie trainanti sono macchine intelligenti, dispositivi interconnessi tra loro e, allo
stesso tempo, connessi ad Internet, che, insieme a molte altre tecnologie che verranno
meglio approfondite successivamente, rappresentano le protagoniste della rivoluzione
digitale in atto.
3
Michael Andrew Zmolek, 2013 Rethinking the Industrial Revolution.
7
4
(Figura 1, Le Rivoluzioni Industriali)
1.1.2 Quarta rivoluzione Industriale: una prima definizione
Nel corso degli anni, quel capitalismo che vide piantare le sue radici in Inghilterra, si è
evoluto: la sua espansione, pervasa all’interno del tessuto socio-economico mondiale, ha
profondamente cambiato i nostri comportamenti e modi di pensare. E ad essere influenzati
non sono stati solo i nostri modelli comportamentali, ma anche e soprattutto i nostri
modelli produttivi ed allocativi delle risorse, i quali hanno perseguito negli anni obiettivi
sempre più focalizzati su l’aumento dell’efficienza e dell’efficacia produttiva, creando
così esigenze sempre più stringenti rispetto all’innovazione dei processi produttivi, e di
conseguenza quelli aziendali ed organizzativi; il tutto per poter fronteggiare da un lato
una concorrenza sempre più agguerrita e dall’altro una domanda sempre più grande ed
esigente.
Oggi ci troviamo di fronte all'inizio di una quarta rivoluzione industriale. È iniziata a
cavallo di questo secolo ed è scaturita grazie ad un’altra rivoluzione: quella digitale. I
pilastri che la caratterizzano sono una rete Internet molto più onnipresente e mobile,
sensori più piccoli e più potenti che sono diventati più economici e l’intelligenza
4
Quaratino L., 2019 Le ultime frontiere dell’organizzazione del lavoro, Università IULM.
8
artificiale e l’apprendimento automatico. Le tecnologie digitali che hanno l'hardware, il
software e le reti al centro non sono nuove ma, in rottura con la terza rivoluzione
industriale, stanno diventando più sofisticate e integrate e, di conseguenza, stanno
trasformando le società e l'economia globale.
L'età mondiale è in un punto di svolta in cui l'effetto di queste tecnologie digitali si
manifesterà con piena forza attraverso l'automazione e la realizzazione di grandi progressi
nel campo delle tecnologie digitali. Tutto ciò porterà verso un’epoca che non solo sarà
diversa, ma sarà probabilmente anche migliore da un punto di vista del volume e della
varietà del consumo che aumenterà. Ad oggi consumiamo informazione tramite libri ed
amici, divertimento fornito da grandi star e dilettanti, esperienza da insegnanti e dottori
ed innumerevoli altre cose che non sono prodotte completamente da macchine. La
tecnologia della quarta rivoluzione industriale può offrirci più possibilità di scelta e
perfino più libertà. Quando questi beni vengono digitalizzati in tanti bit archiviabili su un
computer e inviabili in rete, sono soggetti ad un’economia diversa in cui l’abbondanza, e
non la scarsità, è la norma.
Il progresso tecnico potrà senz’altro contribuire al miglioramento del mondo fisico
attraverso le sue innovazioni, ma potrebbe celare un lato più oscuro e spinoso quando lo
si osserva da un punto di vista dei cambiamenti che genererà nel mondo del lavoro. Ogni
rivoluzione industriale ha portato con sé conseguenze sgradevoli da gestire, la città di
Londra ne è stata un esempio calzante: durante le rivoluzioni industriali del passato è stata
luogo di sfruttamenti minorili e di cieli pieni di fuliggine dovuti proprio alle nuove
condizioni industriali createsi. La quarta rivoluzione industriale porterà probabilmente
devastazioni economiche5
più che ambientali dovute al fatto che, diventando i computer
sempre più potenti, le aziende avranno meno bisogno di certi tipi di dipendenti. Nella sua
corsa il progresso tecnologico, come è sempre accaduto nella storia, lascerà
momentaneamente molte persone senza un lavoro, mentre avvantaggerà quei lavoratori
specializzati ed istruiti che costituiranno la forza lavoro portante. Non c’è quasi
certamente mai stato un momento storico peggiore per quelle fasce di lavoratori che
hanno da offrire soltanto capacità manuali o ordinarie, sicché i robot ed altre tecnologie
5
Eric Brynjolfsson, Andrew McAfee, 2017 La nuova rivoluzione delle macchine.
9
digitali stanno acquisendo le medesime capacità e competenze ad una considerevole
velocità.
Tutto ciò rivoluzionerà l'organizzazione delle catene del valore globali, abilitando un
nuovo tipo di industria denominata: “Industry 4.0". Il termine è stato usato per la prima
volta nel 2011 alla Fiera di Hannover, in Germania, come ipotesi di progetto da cui è
partito un gruppo di lavoro che nel 2012 ha presentato al governo federale tedesco una
serie di raccomandazioni per l’implementazione di un piano industria 4.0, al quale è
ispirato il piano industria 4.0 del nostro Paese, finanziato dal ministero dello sviluppo
economico6
. La quarta rivoluzione industriale sta creando un mondo in cui i sistemi di
produzione virtuali e fisici cooperano globalmente tra loro ed in modo flessibile. Tuttavia,
non riguarda solo macchine intelligenti e connesse e sistemi intelligenti: si verificano,
infatti, simultaneamente ondate di ulteriori scoperte in aree che vanno dal sequenziamento
genico alle nanotecnologie, dall’energie rinnovabili al calcolo quantistico. È la fusione di
queste tecnologie e la loro interazione tra i domini fisici, digitali e biologici che rendono
la quarta rivoluzione industriale fondamentalmente diversa dalle precedenti rivoluzioni.
In questa rivoluzione, le tecnologie emergenti e l'innovazione ad ampio raggio si stanno
diffondendo molto più rapidamente e in modo più ampio rispetto a quelli precedenti, che
continuano a svilupparsi in alcune parti del mondo. La seconda rivoluzione industriale
deve ancora essere pienamente sperimentata dal 17% del mondo, poiché quasi 1,3
miliardi di persone non hanno ancora accesso all'elettricità. Ciò vale anche per la terza
rivoluzione industriale, con oltre la metà della popolazione mondiale (4 miliardi di
persone) cui la maggior parte della quale vive nei paesi in via di sviluppo, senza accesso
a Internet. Il fuso per filare, segno distintivo della prima rivoluzione industriale, ha
impiegato quasi 120 anni per diffondersi al di fuori dell'Europa, al contrario Internet ha
attraversato il mondo in meno di un decennio. La misura in cui la società abbraccia
l'innovazione tecnologica è un fattore determinante per il progresso.
Alla luce di questa nuova prospettiva, saranno necessari “una comprensione dei
cambiamenti in atto in tutti i settori, un ripensamento dei sistemi economici, sociali ed
6
La Repubblica, novembre 2019 L’automazione è “preistoria”, ora il futuro è la connettività.
10
industriali e una narrazione coerente, positiva e comune che delinei le opportunità e le
sfide della quarta rivoluzione industriale” (Schwab K., 2016).
1.2 Prospettive future e nuovi scenari
La tecnologia e la digitalizzazione rivoluzioneranno le nostre vite. In altri termini, le
principali innovazioni tecnologiche stanno per alimentare un cambiamento epocale che
impatterà su tutto il mondo, inevitabilmente. La velocità dell'innovazione in termini sia
di sviluppo sia di diffusione è più rapida che mai. Molte tra le grandi aziende di oggi
erano relativamente sconosciute solo pochi anni fa. Il celebre smartphone prodotto dalla
Apple Inc. chiamato IPhone, è stato lanciato per la prima volta nel 2007, eppure, dopo
appena 8 anni dalla sua uscita, ben 2 miliardi di questi smartphone erano tra le mani dei
consumatori. A destare sorpresa non è solo la velocità con cui prodotti ed aziende si
espandono, ma anche i ritorni di scala che queste generano sono altrettanto sbalorditivi.
Digitalizzazione significa automazione, il che a sua volta significa che le aziende non
incorrono tendenzialmente in rendimenti di scala decrescenti. A sostegno di ciò è utile
osservare come i livelli occupazionali dei GAFA7
sono nettamente inferiori rispetto alle
aziende che hanno dominato il mercato prima di loro. Nel 1990, le tre più grandi società
automobilistiche di Detroit avevano registrato complessivamente ricavi nominali per 250
miliardi di dollari, una capitalizzazione di mercato di 36 miliardi di dollari e 1,2 milioni
di dipendenti; nel 2014 i tre più grandi player nella Silicon Valley hanno avuto un
fatturato di 247 miliardi di dollari, hanno capitalizzato più di mille miliardi di dollari, ma
avevano solo 137 mila dipendenti sui loro libri paga8
.
Il fatto che oggi si crei un'unità di ricchezza con molti meno lavoratori rispetto a qualche
decennio fa è possibile perché le imprese digitali hanno costi marginali che tendono allo
zero. Inoltre, la realtà dell'era digitale è che molte nuove aziende forniscono "beni di
informazione" con costi di archiviazione, trasporto e replica praticamente nulli. Ciò
comporta il fatto che per molte aziende tecnologiche entrare nel mercato non richiede
7
GAFA: acronimo di Google, Apple, Facebook, Amazon (fonte: Webnews.it).
8
Simi L., 2018 Mille miliardi di dollari.
11
grossi sacrifici finanziari. Nel complesso, questo mostra come i ritorni di scala
influenzano il cambiamento in interi sistemi9
.
A parte la velocità e l'ampiezza, la quarta rivoluzione industriale è unica a causa della
crescente armonizzazione e integrazione di così tante diverse discipline e scoperte. Le
innovazioni tangibili che derivano dalle interdipendenze tra le diverse tecnologie non
sono più fantascienza. Oggi, ad esempio, le tecnologie di fabbricazione digitale possono
interagire con il mondo biologico. Alcuni designer e architetti stanno già mescolando
progettazione computazionale, produzione additiva, ingegneria dei materiali e biologia
sintetica e ciò implica l'interazione tra microrganismi, i nostri corpi, i prodotti che
consumiamo e persino gli edifici che abitiamo. In tal modo, stanno realizzando oggetti
che sono continuamente mutabili e adattabili, proprio come fanno gli esseri viventi del
regno vegetale e animale.
I computer sono così abili che è praticamente impossibile prevedere per quali applicazioni
potrebbero essere utilizzati in pochi anni10
: l'intelligenza artificiale che ci circonda, dalle
auto a guida autonoma ai droni, dagli assistenti virtuali ai software di traduzione, sta
trasformando la nostra vita e ha anche compiuto progressi notevoli, guidati da aumenti
esponenziali della potenza di calcolo, dalla disponibilità di grandi quantità di dati, da
software utilizzati per scoprire nuovi farmaci, dagli algoritmi che prevedono i nostri
interessi culturali ed altro ancora. Molti di questi algoritmi apprendono dalle tracce dei
dati, anche i più apparentemente trascurabili, che lasciamo nel mondo digitale. Ciò si
traduce in nuovi tipi di apprendimento automatico e scoperta automatizzata che
consentono a robot e computer intelligenti di autoprogrammare e trovare soluzioni
ottimali in maniera completamente autonoma.
Applicazioni come Siri di Apple offrono un assaggio della potenza dei nuovi assistenti
intelligenti nel campo generale dell’intelligenza artificiale, ormai in rapido avanzamento.
Solo pochi anni fa stavano iniziando ad emergere i primi assistenti personali intelligenti
ed oggi il riconoscimento vocale e l'intelligenza artificiale stanno progredendo così
rapidamente che parlare con i computer, molto probabilmente, diventerà presto la norma,
creando ciò che viene definito ambient computing, ovvero un computer che si disperde
9
Klaus Schwab, 2016 The Fourth Industrial Revolution.
10
Eric Brynjolfsson, Andrew McAfee, 2017 La nuova rivoluzione delle macchine.
12
nell’ambiente diventandone parte. Il device potrebbe non essere più un qualcosa di fisico
da toccare, ma semplicemente un ambiente che potremmo controllare con la voce o
addirittura con il pensiero. In molti casi la tecnologia potrà sparire completamente, in
attesa di essere attivata, per esempio, da un comando vocale, da una persona in una stanza
o da un cambiamento climatico.
Molto probabilmente tutti gli spazi che siamo abituati a frequentare saranno adibiti da
sensori in grado di supportarci in caso di bisogno. Si tratta quindi di una tecnologia
invisibile, ma allo stesso tempo sempre presente, in grado di entrare in contatto con le
persone in differenti momenti della giornata, attraverso gli oggetti che vengono usati nella
quotidianità, in cui gli assistenti personali robotici saranno costantemente disponibili per
prendere appunti e rispondere alle domande degli utenti.11
I nostri dispositivi
diventeranno un ecosistema personale, ascoltandoci, anticipando le nostre esigenze e
aiutandoci quando richiesto ed anche quando non lo facciamo.
1.2.1 Covid-19: una palestra 4.0
Il 9 gennaio 2020 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che le
autorità sanitarie cinesi hanno individuato un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato
prima nell'uomo, provvisoriamente chiamato 2019-nCoV e classificato in seguito
ufficialmente con il nome di SARS-CoV-2. Il virus è associato a un focolaio di casi di
polmonite registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan, nella Cina
centrale. L'11 febbraio, l'OMS ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal
nuovo coronavirus è stata chiamata Covid-19. Il 30 gennaio, l'Istituto Superiore di Sanità
(ISS) ha confermato i primi due casi di infezione da Covid-19 in Italia e il 21 febbraio ha
confermato il primo caso autoctono in Italia.12
Le righe sopra citate sono opera del lavoro svolto dall’Istituto Superiore della Sanità
italiana, il quale spiega gli iniziali sviluppi del fenomeno che ha costretto allo stato di
isolamento molti territori del mondo, cambiandone radicalmente la vita all’interno. Gli
avvenimenti collegati al Covid-19 contraddistingueranno il 2020 nella storia, ed è anche
11
Senese, 2017 Ambient Computing: la tecnologia che scompare.
12
Istituto Superiore della Sanità, 2020 ISS per Covid-19.
13
ragionevole aspettarsi che non sarà l’unico anno ad avvertirne le conseguenze. Il Covid-
19 non ha generato solo una crisi sanitaria: le conseguenze ad esso collegate hanno,
infatti, pervaso tutti i settori e gli ambiti della vita umana, trasformando abitudini,
comportamenti, modelli di business, modi di comunicare e molto altro ancora.
Nel contesto di questa tesi risulta interessante porre attenzione ad alcune analogie esistenti
tra il Covid-19 e la quarta rivoluzione industriale, sotto il punto di vista delle conseguenze
che i fenomeni generano. Entrambi i casi, infatti, hanno generato cambiamenti radicali
nella vita quotidiana delle persone e hanno costituito, e continuano a farlo, un potente
propellente per l’uso delle tecnologie digitali.
Senz’altro la quarta rivoluzione industriale è un fenomeno storico molto più lento nei suoi
sviluppi rispetto al Covid-19 che, per la sua velocità di contagio, ha messo alle strette
molti paesi del mondo. Le imprese e i consumatori hanno dovuto rispondere al fulminio
cambiamento e alle misure a cui i governi si sono trovati costretti a ricorrere per
fronteggiarlo. L’isolamento ha fatto crescere la familiarità dei consumatori con il mondo
di Internet, spingendo i retailer a potenziare infrastrutture, operations e strategie
omnichannel. È possibile osservare difatti come, ad esempio, il mercato italiano dell’e-
commerce sia cresciuto molto per via degli impatti che l’emergenza Covid-19 ha
generato. Le vendite online sono alimentate dalle strategie del governo mirate al
contenimento dei contagi tramite severe limitazioni agli spostamenti e chiusure di molti
negozi e attività. Cresce anche il ricorso ai pagamenti digitali per l’Italia che, tra gli
omologhi europei, ha ancora bassi livelli di utilizzo del commercio elettronico e,
soprattutto, della moneta virtuale. La situazione fornisce anche un prezioso insegnamento
per le aziende del retail: questo difficile periodo può essere di stimolo ad un rinnovato
impegno sulle strategie omnichannel.
Il Food & Grocery è il settore che più ha beneficiato del boom di vendite online e il trend
è iniziato in Lombardia, Veneto e Emilia Romagna, le tre regioni più colpite dal
coronavirus. Con l’entrata in vigore, il 10 marzo, del decreto che ha reso l’intera Italia
zona protetta, l’impennata dell’e-commerce dei beni di prima necessità ha raggiunto tutto
il paese. Le aziende che vendono online, durante questo incremento della domanda, hanno
sperimentato i limiti dei loro sistemi informativi e delle operations; difatti sono emerse
esigenze circa la necessità di server più potenti per gestire l’aumento di traffico e di
14
operations più numerose per assecondare la domanda. Tant’è che i volumi distribuiti sono
cresciuti, ma molto meno rispetto alla domanda che si è rivelata troppo massiccia per
essere smaltita totalmente. I vincoli delle aziende sono però comprensibili: non tutto il
personale è disponibile, chi lavora deve rispettare le distanze di sicurezza e il
funzionamento dei trasporti, cosi come i tempi di consegna, non sono quelli standard.13
I
segmenti dell’e-commerce per prodotti non food, invece, stanno vivendo una situazione
diametralmente opposta. Si evince infatti che i consumatori, in questo periodo, tendono a
privilegiare i panieri di beni di sussistenza piuttosto che quelli relativi ai bisogni
secondari.
Le persone hanno dovuto cambiare anche il loro modo di comunicare, utilizzando sempre
più piattaforme digitali che permettano loro di dialogare a distanza. Allo stesso modo le
imprese, per continuare le loro attività, si sono viste costrette a dover compiere un enorme
passo verso tecnologie e forme di lavoro innovative (entrambe saranno approfondite nei
capitoli successivi) che potessero permettergli di dare continuità alle attività. In generale
le organizzazioni si sono trovate in una cornice completamente nuova che le ha
catapultate in una realtà dove a sopravvivere non è il più forte, ma il più digitalizzato; le
attività maggiormente smaterializzabili e conducibili da remoto hanno subito meno il
contraccolpo da Covid-19, al contrario di quelle le cui occupazioni principali si basano
sulle interazioni fisiche tra persone.
Questo fenomeno sociale ed economico si potrebbe definire come una palestra per il
nuovo mondo 4.0, in cui gli individui e le organizzazioni stanno sperimentando molti
aspetti della vita e del lavoro che potrebbero caratterizzare presto una realtà molto più
consolidata, figlia della quarta rivoluzione industriale che è ormai alle porte.
1.3 Disuguaglianze sociali: una sfida sistemica
Le disuguaglianze della quarta rivoluzione industriale sono difficili da quantificare così
come è complesso comprendere se la loro influenza condizionerà positivamente o
negativamente i nostri standard di vita e benessere. Al momento attuale, il consumatore
sembra essere il soggetto che ne beneficia di più. La quarta rivoluzione industriale ha reso
13
Digital4marketing, 2020 L’impennata dell’e-commerce e dei pagamenti digitali nell’emergenza.
15
possibili nuovi prodotti e servizi che aumentano praticamente a costo zero l'efficienza
della nostra vita personale come consumatori. Chiamare un taxi, trovare un volo,
acquistare un prodotto, effettuare un pagamento, ascoltare musica o guardare una serie
televisiva: ognuna di queste attività può ora essere eseguita in remoto. I vantaggi della
tecnologia per tutti noi che consumiamo sono irreprensibili. Di fatto, le sfide create dalla
quarta rivoluzione industriale sembrano interessare principalmente il lato dell'offerta nel
mondo del lavoro e della produzione.
La distribuzione globale del reddito da lavoro è sbilanciata: i lavoratori appartenenti al
10% di quelli a più alta retribuzione guadagnano l’equivalente di 7.445 dollari americani
al mese (a parità del potere d’acquisto - PPA), mentre i lavoratori appartenenti al 10% di
quelli meno retribuiti guadagnano l’equivalente mensile di 22 dollari americani. La
convergenza economica tra India e Cina sta riducendo le diseguaglianze globali, anche se
la diseguaglianza non sta diminuendo all’interno di questi due paesi.14
La disuguaglianza retributiva globale nell’epoca della quarta rivoluzione industriale è
molto alta e i grandi beneficiari di ciò sono i fornitori di capitale intellettuale o fisico, gli
investitori e gli azionisti; il che spiega il crescente divario di ricchezza tra coloro che
dipendono dal loro lavoro e coloro che possiedono un capitale che produca reddito al
posto loro.
Tutto questo in aggiunta a molte convinzioni condivise fra tanti lavoratori in merito al
fatto che il loro reddito reale potrebbe non aumentare nel tempo e che i loro figli
potrebbero non avere una vita migliore della loro. Per impedire la concentrazione di
valore e potere in poche mani, è necessario trovare il modo di bilanciare i benefici e i
rischi derivanti dalle nuove tecnologie e tutti i cambiamenti ad esse collegati, garantendo
l'apertura e l’opportunità ad un’innovazione collaborativa. È doveroso garantire un
insieme di valori comuni nel guidare le scelte politiche ed attuare i cambiamenti che
renderanno la quarta rivoluzione industriale un'opportunità per tutti.
Le nuove tecnologie cambieranno radicalmente la natura del lavoro in tutti i settori e le
professioni: l'incertezza fondamentale ha a che fare con la misura in cui l'automazione
sostituirà il lavoro. Come esseri umani, abbiamo una straordinaria capacità di adattamento
14
Dipartimento di statistiche dell’OIL, 2019 La quota del lavoro nel reddito globale e la sua distribuzione.
16
e ingegnosità, ma la chiave qui è la tempistica e la comprensione della misura in cui la
sostituzione avverrà.
Molte diverse categorie di lavoro, in particolare quelle che implicano un lavoro manuale
e meccanicamente ripetitivo, sono già state automatizzate. Molte altre seguiranno, poiché
la potenza di calcolo continua a crescere esponenzialmente. Prima del previsto, il lavoro
di professionisti come avvocati, analisti finanziari, medici, giornalisti, commercialisti,
assicuratori o bibliotecari potrà essere parzialmente o, addirittura, completamente
automatizzato.
“L’effetto più probabile di questa rivoluzione sulla società è una polarizzazione sia su
scala intra-nazionale (tra poveri e ricchi) che su scala internazionale (tra paesi più poveri
e paesi più ricchi). Il grado del processo di sostituzione della tecnologia al lavoro, e quindi
di polarizzazione, sarà inoltre differente tra le nazioni: paesi in via di sviluppo con una
grande matrice manifatturiera e non automatizzata saranno maggiormente interessati
rispetto a paesi con una economia fondata su servizi non altamente automatizzabili.”
(Benediky Frey C., 2017).
Con il progresso della tecnologia, i lavoratori scarsamente qualificati dovranno essere
ridistribuiti in compiti non suscettibili all'informatizzazione, ovvero compiti che
richiedono intelligenza creativa e interrelazioni sociali. I lavoratori, però, dovranno
acquisire competenze creative e sociali.15
È quasi inevitabile che la quarta rivoluzione
industriale avrà un impatto notevole sui mercati del lavoro di tutto il mondo, ma ciò non
significa che si debba affrontare un dilemma uomo contro macchina. La rivoluzione
digitale servirà a migliorare il lavoro umano; sarà però necessario accompagnare a questo
fenomeno strategie sistemiche e piani di lavoro comuni nazionali ed internazionali, il che
significa che i leader devono preparare la forza lavoro e sviluppare modelli educativi per
lavorare insieme alle macchine.
La quarta rivoluzione industriale porta con sé cambiamenti per alcuni versi drastici e ciò
non deve spaventare, ma piuttosto incoraggiare la società, il mondo delle imprese e i
governi ad abbracciare questo importante cambiamento, senza resistergli. Di fatto questa
grande rivoluzione sistemica può rappresentare una grande opportunità di rinnovamento,
15
Benedit Frey C., Osborne M., 2013 L’impatto dell’automazione nella dimensione lavoro nel futuro.
17
efficientamento e miglioramento dei processi di lavoro, benessere, sicurezza, sostenibilità
ambientale e molto altro ancora. Un’evoluzione di tale portata, un cambiamento epocale
così rilevante nella storia dell’uomo, non può non essere accolto con entusiasmo, basta
che tale energia viaggi in parallelo con un’attenzione verso quelle porzioni di popolazione
che potrebbero subire, invece, la rivoluzione. L’informazione giocherà un ruolo cruciale
nell’accesso al mondo 4.0: sarà fondamentale, infatti, comunicare e raccontare la
direzione che la società, e soprattutto il mercato del lavoro, sta prendendo, condividendo
con tutti le informazioni circa le competenze che saranno più importanti, i lavori più
richiesti e quelli che invece sono destinati a scomparire.
18
19
2. La Trasformazione Digitale
2.1 Le tecnologie dell’industria 4.0
Il suffisso 4.0 corrisponde alla tappa dell’evoluzione industriale attuale.
Dall’introduzione della macchina a vapore all’uso sempre più pervasivo
dell’automazione, dall’informatizzazione alla digitalizzazione, il passaggio alla quarta
rivoluzione industriale traghetta le imprese verso una dimensione bimodale, perché
costituita da un ecosistema di risorse fisiche e virtuali che interagiscono tra di loro. La
digital transformation, che sta progressivamente cambiando usi e costumi nella vita
sociale, sta entrando ora nell’industria rinnovando i processi e i sistemi di produzione ed
inserendo negli apparati organizzativi nuove regole di comunicazione e di servizio.
Il fondale su cui si staglia l'industria 4.0 è il nuovo rapporto che si può realizzare tra il
mondo fisico degli esseri umani (gli attori del sistema economico-sociale, cioè
imprenditori, lavoratori, consumatori) e il mondo del digitale (i computer, i sensori, il
mondo virtuale delle simulazioni e così via). L'unione dei due mondi è molto complicata
e si stanno studiando le interfacce più idonee per ottenerla, ma le sinergie e i vantaggi che
si ricaverebbero sono elevatissimi in quanto si riuscirebbe a sfruttare tutto l'enorme
potenziale delle tecnologie digitali, oggi impiegato in minima parte, per fare notevoli
passi avanti nel miglioramento dei sistemi produttivi e sociali.
Da questa fusione si ottiene ciò che viene denominato sistema cyber-fisico, un mondo
composto da una complessa rete di macchine, beni fisici, oggetti virtuali, strutture di
calcolo e di memorizzazione, device di comunicazione (video, sonora, anche olfattiva),
contenitori di energia, che interagiscono tra loro e con gli operatori economici. L'obiettivo
dell'industria 4.0 è impiegare questo sistema per migliorare i processi industriali e
distribuitivi, sia nel senso di ottenere più efficienza, quindi una riduzione dei costi che
garantisca minori prezzi di vendita e più domanda finale da parte dei consumatori, sia nel
senso di aggiungere nuovi prodotti e nuovi servizi, oggi impossibili da realizzare per le
limitazioni presenti nell'uso delle tecnologie.
Non è ancora del tutto chiaro come possano venire utilizzati i dati che l'industria 4.0 potrà
raccogliere e organizzare traendoli dalle nuove potenti macchine, cosi come quelli
20
trasmessi dai beni finali intelligenti consegnati ai consumatori dai dispositivi wearable.
Offrendo una risposta a questi interrogativi, l'industria 4.0 viene descritta come una
rivoluzione industriale e una tecnologia disruptive (Bowen e Christensen, 1995), cioè
un'innovazione radicale che cambia le regole del gioco e il funzionamento dei mercati.16
A caratterizzare lo sviluppo della quarta rivoluzione industriale, c’è un ventaglio di nuove
tecnologie tutte da scoprire che si stanno progressivamente facendo strada all’interno
delle aziende di tutto il mondo, queste ultime destinate, almeno apparentemente, ad essere
cambiate per sempre proprio da queste nuove invenzioni che potrebbero stravolgere interi
settori, così come la vita quotidiana di ciascuno di noi. La lista delle tecnologie che
abiliteranno l’affermazione di questa rivoluzione industriale è lunga ed in costante
aggiornamento; in questa tesi si andranno ad approfondire alcune tra le principali di
queste tecnologie, quali:
 Internet of Things (IoT).
 Big Data.
 Additive Manufacturing.
 Realtà Aumentata.
 Robot di nuova generazione.
 Digital Manufacturing.
Per ciascuna delle tecnologie sopracitate, sarà dedicata di seguito una trattazione specifica
per definirne funzioni, utilizzi e per comprenderne gli impatti attuali e futuri sulla vita e
sul lavoro delle persone.
Ognuno dei trend tecnologici dell’era 4.0 può essere inquadrato dentro una cornice
comune costituita dall’intelligenza artificiale (AI), la quale rappresenta alcune delle
caratteristiche contenute nelle tecnologie sopracitate.
L’intelligenza artificiale, nonostante sia una tecnologia molto chiacchierata soprattutto
negli ultimi anni, fu trattata già nel lontano 1956, durante la conferenza del Dartmouth
College (Hannover, New Hampshire), organizzata dal ricercatore John McCarthy, che fu
il primo a parlare del concetto di “intelligenza artificiale”. L’attuale popolarità
dell’intelligenza artificiale è dovuta al più facile accesso a quantità incredibili di dati
16
Magone A. Mazali T., 2016 Industria 4.0 Uomini e Macchine nella Fabbrica Digitale.
21
creati, ad algoritmi complessi e miglioramenti generali nella potenza di calcolo delle
macchine.
La definizione dell’intelligenza artificiale nasce dal fatto che l’obiettivo era quello di
creare un’intelligenza umana simulata nelle macchine, per pensare come un umano e
imitare il modo in cui una persona agisce. La caratteristica fondamentale dell’intelligenza
artificiale è la sua capacità di analizzare i dati ed intraprendere azioni che garantiscano le
migliori possibilità di raggiungere un obiettivo prefissato.
Grazie ad un momento di straordinaria accelerazione tecnologica, tutto quello che prima
si riferiva ad applicazioni dell’intelligenza artificiale sembra ora essere non appropriato
o addirittura obsoleto. Ad esempio, le macchine che calcolano le funzioni di base o
riconoscono il testo attraverso metodi come il riconoscimento ottimale dei caratteri, non
sembrano più applicazioni di intelligenza artificiale, dal momento che queste funzioni
sono ora diffuse e facilmente reperibili all’interno di un computer, tuttavia si tratta dello
stesso medesimo funzionamento.
Analizzare i dati in suo possesso, fare tantissimi calcoli diversi ed indicare il risultato più
probabile, questo fa un’intelligenza artificiale.
Alcuni esempi, più o meno diffusi, di macchine con intelligenza artificiale includono oggi
computer che giocano meglio degli esseri umani a tantissimi giochi diversi (come scacchi
e poker) o auto a guida autonoma. Ma se andiamo ad osservare meglio e con più
attenzione possiamo vedere che l’intelligenza artificiale è entrata nella psicologia, nella
medicina diagnostica e predittiva, nella finanza, nei trasporti, negli aeroporti e perfino in
casa nostra con servizi come Netflix o Facebook.
Ad esempio, utilizzando Gmail, possiamo usufruire della funzionalità di filtro della posta
elettronica automatica che impara giorno dopo giorno quali sono le email più importanti
per noi e ce le segnala. La cosa molto interessante è che tutte queste funzioni hanno
sempre di più la capacità di apprendere autonomamente, questa funzione prende il nome
di machine learning ed è una branca dell’intelligenza artificiale che mira a dare alle
macchine la possibilità di apprendere un’attività senza che sia necessariamente tutto
scritto e spiegato nel codice preesistente.17
17
Impactschool.com, Intelligenza artificiale.
22
Il machine learning permette a un sistema di imparare dai dati piuttosto che attraverso la
programmazione esplicita. Poiché gli algoritmi assimilano i dati di addestramento, è
possibile produrre modelli più precisi basati su tali dati. Un modello di machine learning
è l'output generato quando si addestra il proprio algoritmo di machine learning con i dati.
Dopo l'addestramento, quando si fornisce un input a un modello, verrà generato un output.
Ad esempio, un algoritmo predittivo creerà un modello predittivo; quando poi si
forniscono i dati al modello predittivo, si riceverà una previsione basata su quelli che
hanno addestrato il modello.
Alcuni modelli sono online e continui. Questo processo iterativo dei modelli online porta
ad un miglioramento dei tipi di associazioni effettuate tra gli elementi di dati; dopo che il
modello è stato addestrato, può essere utilizzato in tempo reale per l'apprendimento degli
stessi. I miglioramenti dell'accuratezza sono il risultato del processo formativo e
dell'automazione che fanno parte del machine learning.
Le tecniche di machine learning sono necessarie per migliorare l'accuratezza dei modelli
predittivi. A seconda della natura del problema aziendale che si deve affrontare, ci sono
approcci diversi basati sul tipo e sul volume dei dati:
 Apprendimento supervisionato: generalmente inizia con una serie stabilita di
dati e una certa comprensione di come questi siano classificati. Questi dati
hanno funzioni etichettate che ne definiscono il significato.
 Apprendimento non supervisionato: viene utilizzato quando il problema
richiede una quantità enorme di dati non etichettati. Ad esempio, le
applicazioni di social media, come Twitter, Instagram e Snapchat, hanno tutti
grandi quantità di dati non etichettati. Capire il significato dietro a questi dati
richiede algoritmi che li classifichino in base ai modelli o ai cluster rilevati.
 Apprendimento per rinforzo: il sistema impara attraverso la prova e l'errore.
Quindi, una sequenza di decisioni di successo determinerà il rafforzamento del
processo, in quanto riesce subito a risolvere il problema al meglio.
 Deep learning: metodo specifico di machine learning che incorpora reti neurali
in strati successivi per imparare dai dati in modo iterativo. Esso è
particolarmente utile quando si cerca di apprendere i modelli da dati non
strutturati. Le reti neurali complesse di deep learning sono progettate per
23
emulare il funzionamento del cervello umano, così i computer possono essere
addestrati ad occuparsi di astrazioni e problemi mal definiti.18
2.1.1 Internet of Things (IoT)
Questa definizione include l'insieme di componenti e dispositivi tecnologici (sensori,
GPS ed altri) incorporabili in oggetti fisici e macchinari, che assicurano l'interfaccia tra
mondo fisico e digitale e consentono di comunicare attraverso Internet con altri oggetti,
di scambiare informazioni, di modificare il comportamento in base agli input ricevuti, di
memorizzare istruzioni e, dunque, di apprendere dall'interazione. È un campo che
presenta soluzioni inedite, oltre le possibilità dell'ICT come l'abbiamo finora conosciuta.
Lo sviluppo dell'IoT ha ovvie conseguenze sulla fabbrica digitale ed effetti dirompenti.
Tra gli esiti più rilevanti ci sarà la diffusione su larga scala di prodotti e oggetti
intelligenti, smart, con applicazioni potenzialmente sconfinate, poiché ogni oggetto o
prodotto fisico in teoria può essere dotato di terminali in grado di trasferire informazioni
e ricevere istruzioni, anche a distanza. È un effetto di ciò che viene chiamato
“servitizzazione” della manifattura, ossia l'integrazione profonda tra prodotti e servizi che
favorisce formule imprenditoriali radicalmente modificate rispetto al passato.
All'interno dell'industria 4.0, l'Internet of Things è la componente più affascinante per il
futuro dei consumatori, poiché porta nel mondo digitale anche gli oggetti e le cose, e non
più solo i computer, consentendoci per esempio di dialogare con i nostri elettrodomestici,
con l'automobile e con i vari servizi di cui facciamo quotidianamente uso come trasporti,
sanità, finanza e altro ancora. Ma la realizzazione dell'architettura tecnologica necessaria
a rendere l'IoT un sistema diffuso non è un problema semplice da risolvere. In primo
luogo gli oggetti connessi necessitano di un indirizzo IP unico, da cui discende la
necessità di attivare un numero elevatissimo di IP, il che non era possibile con il sistema
di generazione del protocollo IPV4,19
ma grazie al nuovo protocollo IPV6, la sfida sembra
più a portata di mano.
18
IBM, Cos’è il machine learning?
19
Magone A. Mazali T., 2016 Industria 4.0 Uomini e Macchine nella Fabbrica Digitale.
24
Con un aumento della potenza di calcolo e una riduzione dei prezzi dell'hardware, è
economicamente fattibile connettere letteralmente qualsiasi cosa a Internet e i sensori
intelligenti sono già disponibili a prezzi molto competitivi. Tutte le “cose” saranno
intelligenti e connesse a Internet, consentendo una maggiore comunicazione e nuovi
servizi data-driven basati su maggiori capacità di analisi.
Uno studio20
ha esaminato come i sensori possano essere utilizzati per monitorare la salute
e il comportamento degli animali. Esso dimostra come i sensori collegati ai bovini
possano comunicare tra loro attraverso una rete di telefonia mobile e possano fornire dati
in tempo reale sulle condizioni dei bovini da qualsiasi luogo. Gli esperti suggeriscono
che, in futuro, ogni prodotto fisico potrebbe essere collegato ad un'infrastruttura di
comunicazione onnipresente e che ci saranno sensori ovunque che consentiranno alle
persone di percepire pienamente il loro ambiente.21
I mercati combinati dell'Internet of Things cresceranno a circa 520 miliardi di dollari nel
2021, più del doppio dei 235 miliardi di dollari spesi nel 2017. Il data center e le analisi
saranno il segmento IoT in più rapida crescita, raggiungendo un CAGR (Compound
Annual Growth Rate) del 50% dal 2017 al 2021. Integrazione di sistemi, data center e
analitica, rete, dispositivi di consumo, connettori (o cose) e sistemi integrati legacy sono
le sei aree tecnologiche e di soluzione principali del mercato IoT. Il seguente grafico
confronta il CAGR di ciascuna area oltre a definire le entrate mondiali per ciascuna
categoria.
20
Mayer K., Ellis K., Taylor K., 2004 Cattle Health Monitoring Using Wireless Sensor Networks.
21
Schwab K., 2016 The Fourth Industrial Revolution, Penguin Random House.
25
22
(Figura 2, IoT e Analytics Revenue)
2.1.2 Big Data
Questo paragrafo trae i suoi spunti dalla pubblicazione del sito web Digital4: Big Data:
come sono e come le aziende competono con i Big Data analytics, scritta dalla giornalista
Laura Zanotti il 22 settembre 2019.
Il termine “Big data” viene utilizzato per sintetizzare l'insieme di tecnologie che
permettono di raccogliere ed elaborare la grande massa di informazioni che transitano
attraverso Internet, e descrivono per esempio i trend del mercato, le abitudini dei
consumatori, la reputazione dei marchi, la domanda di beni e altro ancora. Il maggiore
problema nello sviluppo dei big data è probabilmente rappresentato dalla difficoltà di
elaborare i dati al fine di ottenere risultati utili a prendere decisioni.
Certamente per gestire informazioni in crescita e in continua espansione, provenienti da
numerose fonti, in volumi molto elevati e con varietà diverse (immagini, file di log, file
di testo), strutturati e multi-strutturati, non si possono impiegare le soluzioni tecnologiche
del passato, troppo costose o limitate. Occorrono invece metodologie più complesse e
22
Columbus L., IoT Market Predicted to double by 2021, reaching $580B.
26
differenti da quelle comunemente impiegate nei data warehouse, nuove configurazioni
hardware più veloci e più performanti.
Al di là dei flussi di dati prodotti dai sistemi informatici e dalle infrastrutture a supporto
della produzione, della distribuzione e dell’erogazione dei servizi, i big data sono un
fenomeno associato a un’evoluzione massiva degli usi e delle abitudini della gente. Ogni
volta che usiamo un computer, accendiamo lo smartphone o apriamo un’app, sempre e
comunque lasciamo una nostra impronta digitale fatta di dati.
Nel 2001, Doug Laney descrisse in un report il modello che rappresenta in modo sintetico
i big data con 3V: Volume, Velocità e Varietà. Un modello semplice per definire i nuovi
dati generati dell’aumento delle fonti informative e più in generale dall’evoluzione delle
tecnologie. Oggi il paradigma di Laney è stato arricchito dalle variabili di Veridicità e
Variabilità e per questo si parla di 5V.
I big data, infatti, vengono anche dalla multimedialità sempre più spinta che ha origine
dal proliferare di dispositivi fissi e mobili che usiamo per vivere e per lavorare. La
familiarità con il videosharing e una cultura dell’immagine che porta le persone a
condividere ogni tipo di scatto fotografico, aiuterà chi saprà gestire questa mole di dati a
capire ancora meglio gusti e tendenze, orientando meglio le decisioni. I big data vengono
anche dai social media, e da tutto il traffico di opinioni e di pensieri che transita nei vari
sistemi di CRM (Customer Relationship Management), dalla cassa di un supermercato
che striscia una carta fedeltà a una telefonata che arriva ad un reparto di call center. A
differenza di molte mode tecnologiche, i big data non sono un trend ma una necessità
gestionale; e lo sono per qualsiasi tipo di organizzazione. Quei data set crescenti che
sembrano far esplodere i database aziendali saranno le chiavi della competitività, della
crescita del business e dell’innovazione.
La maggior parte delle persone ha solo una vaga idea di quanto Google abbia una
conoscenza profonda di tutto quello che cerchiamo online, oppure di quanto Facebook
conosca su amici, sentimenti, preferenze, sogni e bisogni della sua community. Google
sa riconoscere le nostre generalità, profilandoci in base alle nostre modalità di
navigazione per proporci pubblicità assolutamente mirate da rasentare la
personalizzazione su misura. Mentre Twitter dispone di dati non strutturati, scandagliati
grazie a nuove tecniche di sentiment analysis, che riescono a capire le emozioni contenute
27
nelle informazioni testuali, aiutando i decisori (aziendali e politici) a capire dove il vento
dell’opinione pubblica sta andando. Ma non sono solo Google, Facebook o Twitter a
tracciare qualsiasi nostra azione digitale: i Big Data sono la linfa del business anche per
Bing, per Yahoo, per Amazon e per qualsiasi Internet Provider che in ogni momento
conosce le pagine che visitiamo (anche quando crediamo di farlo in modalità nascosta).
La digitalizzazione dei dati ed il loro utilizzo, sono diventati centrali e strategici per le
aziende di ogni settore, come in quello del recruitment dove, grazie ai dati, è possibile
efficientare di molto i processi di ricerca e selezione dei candidati per le aziende. Un
esempio virtuoso in tal senso è costituito dalla start up italiana CVING che offre un’app
in grado di far risparmiare ore di tempo dedicate al setaccio dei profili per arrivare
direttamente ai migliori candidati. Nel dettaglio, per chi cerca lavoro, l’app permette di
caricare il proprio curriculum, in base al quale un algoritmo notifica le posizioni aperte.
Per le aziende che offrono lavoro, invece, viene creato un portale ad hoc. La vera
innovazione è il primo passaggio della selezione, un video colloquio che è attuabile in
qualsiasi momento e in qualunque posto. Una volta che la risorsa si candida per un lavoro,
dovrà fare una video intervista, rispondendo a cinque domande che i selezionatori hanno
deciso di voler porre a tutti i candidati per quel ruolo. Alla fine il selezionatore avrà a
disposizione i video da cui poter estrapolare i dati utile per la selezione, come il livello di
intelligenza emotiva, in modo veloce e più efficace rispetto alle tradizionali analisi dei
curriculum vitae.23
23
Balestreri G., Il curriculum non basta più.
28
24
(Figura 3, Corporate Big Data)
Stanno nascendo piattaforme per aggregare e indicizzare le banche dati presenti sul web.
La mossa riflette la volontà di mettere a disposizione i dati a pagamento, fornendo così la
materia prima necessaria per sviluppare e addestrare gli algoritmi più innovativi. Si parla
quindi dei dati come uno strumento strategico e di una nuova figura emergente nel
mercato costituita dagli Information Provider.
Data literacy, significa saper interpretare correttamente i dati e raccontare un fenomeno
attraverso di essi. L’importanza di questa competenza è sempre più chiara alle aziende,
in particolar modo ai ruoli manageriali, ai quali viene richiesto di costruire un processo
decisionale data-driven. La diffusione della data literacy passa attraverso una maggiore
diffusione delle figure professionali legate ai dati e dei corsi di studio per formarli. Si
diffondono anche strumenti che permettono all’utente di business di gestire in autonomia
il processo d’interrogazione dei dati (Self-Service Data Analytics).
2.1.3 Additive Manufacturing
Il mondo del web ha assunto una posizione predominante nelle nostre menti, a tal punto
da essere considerato tal volta più importante del mondo fisico. Questa è però solo una
24
Zanotti L., Big Data: come sono e come le aziende competono con i Big Data analytics
29
distorsione della realtà creata dalla nostra percezione delle cose, in quanto gli ambienti in
cui viviamo e gli oggetti con cui interagiamo sono prima di tutto fisici. Siamo circondati
da beni materiali la maggior parte dei quali realizzati da un’economia manifatturiera che
nel corso dell’ultimo secolo è stata trasformata in molti modi, ad eccezione di uno: non è
stata mai accessibile a tutti. A causa dell’esperienza, delle attrezzature e dei costi richiesti
dalla produzione di beni su larga scala, la manifattura è stata per lo più appannaggio di
grandi aziende e professionisti addestrati. Ma tutto ciò sta per cambiare, poiché la
produzione degli oggetti sta diventando sempre più digitale. Ora gli oggetti possono
prendere vita come disegni su uno schermo, e questi disegni possono essere facilmente
condivisi online sotto forma di file. Quello che è avvenuto nelle fabbriche e negli studi di
progettazione nelle ultime decadi sta ora accadendo anche sui personal computer. Quando
un settore diventa digitale viene mutato in modo profondo: in questo caso la
trasformazione più grande non riguarderà il modo in cui le cose verranno fatte, ma chi le
farà, in quanto, una volta che gli oggetti possono essere prodotti tramite un personal
computer, chiunque diventa capace di farlo.25
Per additive manufacturing, in italiano manifattura additiva, si intende una tecnica di
produzione che permette di ottenere prodotti dalla generazione e successiva addizione di
strati di materiale. Si tratta di una netta inversione di tendenza rispetto alle tecnologie di
produzione tradizionali che si basano sulla tecnica della sottrazione, dove si parte da un
blocco solido e si procede modellandolo per sottrazione di materiale, come avviene ad
esempio con la fresatura o la tornitura. Con questo nuovo modo di produrre si è compiuta
una considerevole digitalizzazione dell’attività manifatturiera, realizzata grazie al dialogo
continuo tra computer e impianti produttivi, ottenuto anche grazie allo sviluppo di
internet.
25
Anderson C., 2013 Makers, Crown Business New York.
30
(Figura 4, Il Processo di Produzione
Additiva)
Il processo di produzione additiva ha
come input di partenza la
realizzazione del modello 3D
dell’oggetto, a cui segue la
conversione del file in un formato
STL e poi, attraverso un processo
semi-automatico svolto da un
software di modellazione, si giunge
alla scomposizione dell’oggetto in
strati stampabili dalle stampanti 3D,
(le quali possono trovarsi anche a grandi distanze rispetto al luogo di progettazione) che
vengono poi fusi e aggregati l’uno con l’altro, creando il prodotto finale. Infine, a seconda
delle finalità del prodotto, sono tal volta necessarie attività di post-produzione e finitura,
per ottenere adeguati livelli di finitura e specifiche proprietà meccaniche dell’oggetto.26
Se fino a qualche anno fa le tecnologie relative alla stampa additiva erano solo sotto
l’attenzione di pochi, oggi l'evoluzione delle tecniche e delle caratteristiche dei materiali
di stampaggio sta favorendo maggiori considerazioni anche da parte di una consistente
porzione del mondo industriale. Seppure questa tecnologia è ancora lontana da una
diffusione su larga scala all'interno delle fabbriche, si stima che la sua presenza produrrà
effetti importanti in ambiti come la prototipazione (dove consentirebbe vantaggi di
efficienza e risparmio di tempo), la produzione di componenti e la filiera dei ricambi.
In realtà il dibattito sull'effettivo potenziale industriale della manifattura additiva, che nel
2012 The Economist salutò come alfiere della terza rivoluzione industriale, è più che mai
aperto, ma potenzialmente si tratta di una tecnologia con possibilità di applicazione in
tutti i settori industriali.
La stampa 3D determina un cambiamento di paradigma per diverse ragioni: perché
consente la personalizzazione di massa del prodotto, la produzione di forme complesse
26
Bacchetti A., Zanardini M., Additive Manufacturing: cos’è e come funziona la manifattura additiva.
31
che non possono essere costruite con i limiti tecnici imposti dallo stampo, la flessibilità
nell'uso della stessa linea produttiva per produzioni diverse, la veloce risposta ai
cambiamenti di un mercato sempre più volatile che costringe le imprese a modificare
velocemente quantità e tipologia della produzione. Fra i vantaggi indicati, vale la pena
soffermarsi sul primo, poiché richiama un complesso di ragionamenti che coinvolgono a
pieno titolo il Made in Italy. La personalizzazione di massa del prodotto consiste nella
possibilità di realizzare un pezzo su misura per il singolo consumatore, senza dover fare
uno stampo unico, ad un costo che renderebbe il prodotto finale molto caro e destinato a
una fascia alta di mercato: con la stampa 3D questo segmento di consumo, che fa
riferimento ad una forma di esclusività destinata a pochi, viene ampliato a dismisura e
quasi tutti potranno accedere a prodotti altamente personalizzati.
Questa tecnologia è pertanto lo snodo di un cambiamento che riguarda non soltanto la
produzione, ma anche la progettazione flessibile: l'industria 4.0 e la additive
manufacturing enfatizzano la possibilità di co-progettare il prodotto in modo parallelo e
sinergico, con l'apporto di più imprese, ognuna specializzata in una piccola fase del ciclo
produttivo realizzato successivamente con la stampa 3D. Consentendo inoltre la
produzione di forme complesse che non possono essere costruite con lo stampo, la stampa
3D genera opportunità per ideare nuovi prodotti oppure per inserire creatività nei prodotti
attuali, facilitando l'emergere delle imprese che hanno nel design industriale il punto di
forza.
La stampa 3D esercita un effetto sulla struttura dei costi di produzione. In un articolo
pubblicato nel 2013 sulla rivista Research Technology Management, l'economista Irene
Patrick propone di affiancare al concetto di economie di scala un altro concetto di
produzione indicato come economies of ones, ovvero i vantaggi ottenuti dall'impresa
grazie alla personalizzazione di massa, derivanti dalla riduzione dei costi fissi a vantaggio
dei costi variabili, e dalla riduzione delle barriere all'entrata nei nuovi business con
aumento della concorrenza e delle opportunità per le imprese artigiane di estendere la
propria specializzazione di nicchia ai nuovi segmenti di mercato. La nuova struttura
organizzativa che l'articolo descrive, più focalizzata sulla gestione dei costi marginali,
potrebbe consentire una rivitalizzazione delle organizzazioni del lavoro basate sul
decentramento produttivo e sulle relazioni orizzontali del network costituito dall'impresa-
rete, una delle soluzioni più tipiche dei distretti industriali.
32
È probabile che nei nostri sistemi produttivi continueranno a essere importanti le
economie di scala e quelle di scopo, in quanto la personalizzazione di massa vale solo per
alcune tipologie di beni. Perciò si può supporre che la stampante 3D non sostituisca il
vecchio sistema produttivo ma bensì lo integri, lo allarghi e lo completi, permettendo di
ottenere beni personalizzati laddove ce n’è richiesta, laddove le forme complesse non
sono compatibili con le vecchie tecnologie dello stampaggio e della forgiatura, laddove
infine le materie prime sono costose ed inducono a risparmiare sugli sfridi di lavorazione.
In generale, la maggiore differenziazione di prodotto che le nuove organizzazioni
consentono, diventa un elemento favorevole alla specializzazione.27
L’uso di una stampante 3D permette, perciò, di diminuire vari costi di produzione:
stampando un prodotto già assemblato si riducono, infatti, immediatamente i costi della
manodopera che, in una filiera produttiva tradizionale, avrebbe dovuto procedere
all’assemblaggio dei semilavorati. Inoltre, altro elemento da non sottovalutare, è
l’eliminazione dei costi di trasporto del prodotto: quest’ultimo infatti verrà inviato in
modalità telematica al cliente che procederà alla stampa 3D in totale autonomia. Ma i
vantaggi della manifattura additiva non terminano qui. Le applicazioni di additive
manufacturing permettono di diminuire il Time to Market. Grazie a questa tecnica si
arriva ad una prototipazione rapida del prodotto che, in pochi esemplari, può essere
immesso sul mercato, raccogliendo preziosi feedback dai clienti, apportando così le
modifiche necessarie per iniziare poi successivamente la produzione su larga scala. Altri
vantaggi per le aziende manifatturiere per prodotti sono rappresentati dalla flessibilità e
dalla competitività. Nel primo caso, infatti, sarà possibile creare all’interno di produzioni
su larga scala dei prodotti con caratteristiche personalizzate in base alle richieste del
cliente senza sostenere costi aggiuntivi. Questo comporta che un’azienda che basa la sua
produzione sulla digitalizzazione per il manifatturiero si caratterizzerà per una maggiore
efficienza e per essere molto più competitiva rispetto ai suoi competitor.
I vantaggi dell’additive manufacturing stanno, inoltre, iniziando a farsi strada anche in
ambito privato, dove grazie all’uso di una stampante 3D è possibile realizzare in totale
autonomia piccoli oggetti per la casa, i giochi per i bambini e molto altro. Questo potrebbe
27
Magone A. Mazali T., 2016 Industria 4.0 Uomini e Macchine nella Fabbrica Digitale.
33
nel lungo periodo rappresentare una difficoltà seria per le aziende manifatturiere in quanto
i clienti potrebbe far calare gli ordinativi per dedicarsi all’autoproduzione.28
2.1.4 Realtà Aumentata
Per realtà aumentata, o augmented reality (AR), si fa riferimento a una famiglia di
tecnologie più che a un singolo dispositivo; in genere dispositivi indossabili o comunque
in grado di incrementare le informazioni a disposizione dell'utente in ambienti reali, il che
la differenzia dalla realtà virtuale che, invece, viene utilizzata dentro dei laboratori
digitali. Le applicazioni industriali delle tecnologiche AR sono in una importante fase di
sviluppo, così come il loro potenziale di mercato relativo agli usi dei consumatori, ma
hanno ancora ampi margini di crescita soprattutto in settori come le manutenzioni e le
riparazioni guidate, i magazzini e i centri logistici.
Per meglio comprendere cosa si intende quando si parla di realtà aumentata è utile fare
un esempio: immaginiamo di inquadrare con un tablet o uno smartphone un oggetto
qualunque, potendo poi visualizzare sul display qualsiasi tipo di informazione aggiuntiva:
testi, immagini, filmati dal vero o in animazione. Un principio della realtà aumentata,
infatti, è quello dell’overlay, ovvero la capacità della fotocamera di leggere l’oggetto
nell’inquadratura e del sistema di riconoscerlo, attivando un nuovo livello di
comunicazione che si va a sovrapporre ed a integrare perfettamente alla realtà,
potenziando la quantità di dati di dettaglio in relazione a quell’oggetto.
Alcuni dei brand del retail che sono stati dei precursori nell’utilizzo dell’augmented
reality sono stati Lego e Tesco. Ad esempio, per evitare che i clienti più curiosi aprissero
le confezioni e per far capire meglio l’utilizzo del gioco contenuto, Lego usa la realtà
aumentata come forma di smart packaging: in uno spazio dedicato, inquadrando una
confezione dal monitor si può vedere partire una sorta di trailer con i personaggi in
animazione coinvolti in una gag. Tesco, invece, aveva iniziato a utilizzare la realtà
aumentata su dei flyer di promozioni. Da casa l’utente al pc poteva così inquadrare il
marker che corrispondeva all’oggetto e questo gli compariva tra le mani, dando la
possibilità di visualizzare, ad esempio, un televisore come se si fosse davvero in negozio
28
Bacchetti A., Zanardini M., Additive Manufacturing: cos’è e come funziona la manifattura additiva.
34
davanti all’oggetto reale. Era un modo per aggiungere alla digital experience una serie di
informazioni aggiuntive importanti (volume del dispositivo e quindi il suo ingombro, le
tipologie di ingressi per gli accessori e via dicendo).
29
(Figura 5, Realtà Virtuale e
Aumentata)
Nel grafico di fianco si evince come
il settore dei videogames sarà il
beneficiario maggiore delle
tecnologie dell’AR, a seguire altri
settori come l’ingegneria, la sanità e
l’immobiliare.
In ambito industriale lo scenario tecnologico della realtà aumentata abilita ampi e
numerosi orizzonti applicativi: ad esempio è possibile presentare un macchinario
industriale dettagliando le spiegazioni e i manuali di istruzioni grazie al supporto di
contenuti che in tempo reale, compaiono sullo schermo mostrando sia l’esterno sia
l’interno di ogni componente, video che spiegano il funzionamento di ingranaggi e
sistemi, la dinamica dei processi e delle specificità. Con le soluzioni di realtà aumentata,
le aziende del settore manifatturiero possono ridurre i tempi di fermo macchina non
pianificati, comprimendo i costi di esercizio e di manutenzione che hanno un notevole
impatto sul ritorno dell’investimento, perché a essi va sommata la mancata produzione.
Nelle officine meccaniche il controllo delle parti del motore o dell’impianto elettrico per
tutte le attività di monitoraggio e manutenzione può essere risolto grazie all’AR, che
offre informazioni dettagliate in overlay rispetto a ogni singola parte su cui si devono
effettuare controlli o interventi. Queste informazioni possono essere fisse e apparire come
cartelli pop up a fianco delle componenti di cui si necessita ulteriore spiegazione, oppure
come videotutorial che, attraverso un filmato in overlay, mostra un tecnico che esegue in
modo corretto le procedure di intervento sul macchinario. La realtà aumentata può essere
29
Papagiannis H., 3 ways Augmented Reality can have a positive impact on society.
35
utilizzata anche dalle realtà museali e dalle pubbliche amministrazioni per comunicare
con i cittadini informazioni importanti in modo innovativo.30
La realtà aumentata coniuga in sé tre caratteristiche che, messe assieme, costituiscono il
suo valore: visualizzazione, annotazione e storytelling. Infatti, l’AR è un potente
strumento di visualizzazione che permettete di vedere immagini e particolari che
sfuggirebbero al nostro occhio; guida le persone nel completamento di compiti e nel
muoversi in ambienti sconosciuti grazie a descrizioni in tempo reale; infine permette di
creare nuovi modi per comunicare introducendo nuove prospettive, modi di raccontare e
condividere storie ed informazioni (Helen Papagiannis, 2020).
2.1.5 Robot di nuova generazione
Sono tra le tecnologie più in auge dentro l'industria 4.0: robot capaci di lavorare a fianco
degli uomini senza barriere, definiti anche con il termine cobot dove il suffisso “co” vuole
essere una sottolineatura della loro natura collaborativa. Questi robot possono essere
addestrati a cooperare su piccola scala anche per operazioni molto semplici, impiegati per
eseguire i lavori più pesanti e pericolosi dentro gli impianti produttivi; diventano molto
importanti nelle fabbriche che affrontano un forte aumento dell’età media della
manodopera operaia, poiché l'anzianità demografica comporta vari limiti funzionali nelle
mansioni più faticose. I nuovi robot vengono quindi definiti “collaborativi”, in quanto
vivono una profonda interazione con gli operatori umani, comportandosi come una sorta
di assistente personale, al punto da aprire le porte a nuovi modelli di organizzazione del
lavoro in fabbrica. Ma al tempo stesso stanno rivoluzionando le attività della logistica,
soprattutto nei magazzini automatizzati come quello notissimo di Amazon, in quanto
riescono ad eseguire tutte le operazioni di magazzino.
L'effetto esercitato dalla tecnologia dei nuovi robot sul fattore lavoro è molto complesso,
anche se sinteticamente si può intravedere un’azione in parte sostituiva (non solo per il
lavoro manuale e ripetitivo, ma anche nel lavoro qualificato) e in parte complementare,
nel senso che aiuterà la creazione di attività nuove e diverse. In quasi tutti i settori,
un'ampia gamma di queste tecnologie può aumentare l'accuratezza e liberare gli esseri
30
Digital4.biz, Realtà aumentata: cos’è, come funziona e ambiti applicativi in Italia.
36
umani dal pericolo o da lavori fisicamente usuranti. I robot possono però anche
disumanizzare il lavoro e le relazioni, aumentare le perturbazioni economiche e dare
origine ad altre conseguenze negative per l'uomo. L'ampiezza delle attività, la varietà dei
contesti e la velocità dei progressi contribuiscono tutti a un grande cambiamento nel modo
in cui le persone si relazioneranno con la robotica.31
Tutte le tecnologie della quarta rivoluzione industriale porteranno, e molte lo stanno già
facendo, grandi sconvolgimenti nella distribuzione del lavoro e sui tassi di occupazione.
Il tema legato ai robot, però, merita una trattazione a parte in quanto risulterebbe essere
particolarmente delicato.
Innanzitutto i robot diventano ogni anno sempre più economici, permettendo così di poter
essere acquistati da un numero di imprenditori man mano sempre più grande; in secondo
luogo, dati i progressi nell'ingegneria del software, nella visione artificiale e in altri
componenti, i robot stanno diventando sempre più capaci ogni anno; in terzo luogo, anche
se gli aumenti salariali sono stati minimi, il continuo aumento dell'assicurazione sanitaria
e delle altre spese sostenute per i lavoratori umani, significa che le persone stanno
diventando più costosi ogni anno; in quarto ed ultimo luogo, i robot non devono replicare
le prestazioni umane, ma devono solo essere abbastanza bravi per svolgerle. Tutto ciò
porta con sé il dato di fatto che i robot potrebbero potenzialmente rivoluzionare il mercato
del lavoro, obbligando una parte dei lavoratori ad aggiornare le loro competenze, di modo
da poter lavorare fianco a fianco con gli stessi, e un’altra parte a rimanere
momentaneamente senza occupazione perché da loro sostituiti.
Lavorando a fianco dei robot, gli umani impareranno come utilizzare al meglio i loro
punti di forza e come coprire al meglio le loro debolezze. Mentre i lavoratori scaleranno
la curva di apprendimento, i processi aziendali saranno riprogettati attorno ai rispettivi
punti di forza degli umani e dei robot. Le previsioni più ottimistiche sostengono che c'è
sempre stato abbastanza da fare per tenere occupata la maggior parte della forza lavoro e
che i robot verranno utilizzati per i lavori che le persone non volevano fare comunque.
L'esperienza lo conferma: ci sono stati test e schieramenti riusciti di robot nello
31
Magone A. Mazali T., 2016 Industria 4.0 Uomini e Macchine nella Fabbrica Digitale.
37
smaltimento di bombe, sforzi di salvataggio durante un disastro simile a Fukushima,
attività ripetitive in catena di montaggio, ed altro.
Lasciare che i robot prendano il controllo, permettendo loro di fare alcuni dei lavori che
gli esseri umani hanno sempre fatto, potrebbe liberare le persone e concedergli una libertà
mai avuta prima, potendo così dedicare il tempo liberato ad esprimere i loro interessi e
talenti. In più, la prospettiva che si presenta lascia intravedere che, non solo i robot
possono fare dei lavori al posto nostro, ma che potrebbero anche farli in modo più
efficiente ed efficace e, addirittura, essere utilizzati per svolgere lavori che noi umani non
ci saremmo mai immaginati di condurre da soli e che magari non esistono ancora.
Credere che la forza lavoro sarà totalmente sostituita dall’ingresso dei robot di nuova
generazione appare comunque improbabile: anche quando i prodotti sono realizzati da
robot, la fabbricazione di questi deve ancora essere supportata da processi umani, come
approvvigionamento, contabilità, riparazione e marketing che per ora sono ancora di
esclusiva competenza umana. Le competenze che vengono sostituite sono spesso legate
a lavori che hanno fatto poco per migliorare la dignità umana, ma almeno garantivano
un’occupazione. Nel nuovo scenario, il percorso dallo spostamento alla ricollocazione
non appare, però, ben definito. I datori di lavoro invocano spesso un divario di
competenze ed esercitano pressioni su scuole ed università affinché aggiornino i
programmi di studio.
L’effetto della robotica sull'occupazione avrà molte ripercussioni, ancora poco chiare, e
sarà difficile ottenere risposte su ciò che potrebbe accadere. Lo scenario solleva una
domanda spinosa: come entreranno a far parte del nuovo mondo, contraddistinto dalla
partnership uomo-robot, le persone che perderanno il lavoro a causa della robotica 4.0 e
che, spesso, hanno solo un'istruzione di scuola superiore? Tali domande diventeranno più
urgenti molto presto.32
32
Jordan, John M., 2016 Robots.
38
2.1.6 Digital Manufacturing
Per digital manufacturing si indica un processo produttivo che utilizza le innovazioni
prodotte dall'incrocio delle molte tecnologie fin ora trattate, prime fra tutte la stampa
additiva, l’Internet delle cose ed i big data, tutte sommate a strumenti di simulazione,
visualizzazione tridimensionale e produzione assistita. La peculiarità del metodo è che
consente di simulare l'intero processo produttivo prima del suo reale avvenimento. Lo
scopo ultimo è verificare le possibilità di migliorie e aumentare l'efficienza, nel senso che
questi sistemi consentono di creare la definizione completa del processo produttivo in un
ambiente virtuale, simulando il comportamento dei singoli attori: le macchine, i
lavoratori, le materie prime, i semilavorati e i componenti. Il digital manufacturing integra
le funzioni aziendali facilitando lo scambio di informazioni, per esempio tra l'area
progettazione e l'area produzione, relativamente al prodotto e alle modalità di produzione;
una volta avviata, quest’ultima garantisce il feedback dalle attività fornendo informazioni
che vengono reimmesse nella progettazione per sfruttare i dati raccolti in fabbrica.33
Un'industria manifatturiera digitale è caratterizzata da una catena del valore aperta e
flessibile e da un vasto ecosistema di fornitori e partner. Nella produzione digitale ogni
processo, dalla creazione al consumo, è digitalizzato e le informazioni sono gestite
utilizzando una piattaforma digitale comune che consente a tutti gli stakeholder di
accedere a qualsiasi tipo di informazione da qualsiasi luogo ed in qualsiasi momento.
Diventare un produttore digitale richiede l'uso della tecnologia digitale per aumentare
l’efficienza produttiva, produrre prodotti migliori, ridurre i cicli di vita dei prodotti,
diminuire l’impegno sostenuto con i partner commerciali e, in definitiva, soddisfare i
consumatori digitali.
La figura seguente suddivide il ciclo di vita di un prodotto in fasi componenti. Mentre le
attività del ciclo di vita possono variare per ogni settore dell'industria manifatturiera,
alcune delle attività comuni, relative al ciclo di vita di un prodotto, sono organizzabili in
egual modo, come la progettazione e la prototipazione di nuovi prodotti, la produzione,
la logistica e la distribuzione, il coinvolgimento dei consumatori, le vendite e il mercato
post-vendita ed i servizi e supporto. In ogni fase del ciclo di vita di un prodotto, ci sono
33
Magone A. Mazali T., 2016 Industria 4.0 Uomini e Macchine nella Fabbrica Digitale
39
diverse tecnologie che generano diversi tipi di informazioni. Tutte queste preziose
informazioni vengono scambiate da varie fonti ed in vari formati e devono essere gestite
ordinatamente per massimizzare l’output, e le performance. Perché le informazioni
generate siano utili, devono essere accurate, sicure ed accessibili. Solo allora possono
essere utilizzate per sviluppare garanzie a supporto delle vendite al dettaglio e del
marketing, ad esempio, o per rilasciare le certificazioni appropriate durante il mercato
post-vendita e del servizio e supporto. In un'organizzazione di produzione digitale, questi
processi sono semplificati e tutte le informazioni associate possono essere acquisite,
gestite, archiviate e rese accessibili.
34
(Figura 6, Processi del Digital Manufacturing)
Vi sono ovviamente molti altri campi d'innovazione tecnologica che potrebbero trovare
in futuro applicazioni industriali importanti. La grande sfida dell'automazione risiede nel
campo della neuro-informatica e della neuro-robotica: la posta in palio è l'ulteriore
accorciamento delle distanze tra elaborazione informatica e processi cognitivi umani,
attraverso il potenziamento della capacità di apprendimento delle macchine chiamate a
34
Barrenechea M., 2018 Jenkis T., Digital Manufacturing, Open Text Corporation, Canada.
40
prendere decisioni in tempi rapidissimi. Già oggi, strumenti di intelligenza artificiale sono
utilizzati per le attività di decision-making, ad esempio nel settore finanziario, nella
valutazione del rischio degli investimenti e nello sviluppo delle soluzioni di business
intelligence. Inoltre, la ricerca tecnologica continua ad andare avanti esplorando nuovi
fronti, quali: nuovi materiali, nanotecnologie, biotecnologie industriali e droni.
La ricostruzione delle maggiori famiglie tecnologiche proposta ha lo scopo di richiamare
l'attenzione sul fatto che industria 4.0 non significa adottare questa o quella tecnologia,
ma saper integrare le varie tecnologie con un approccio che consentirà di far interagire il
mondo digitale con quello umano, sia all'interno della fabbrica sia fuori da essa.
2.2 Industria e lavoro e nell’era 4.0
Nel contesto della quarta rivoluzione industriale emerge il tema della
reindustrializzazione, che mette all’ordine del giorno discussioni su una società
postindustriale e liquida. La fine del modello fordista non è solo la crisi di un modello di
produzione, ma anche quella di una società, costruita coerentemente sulla produzione
industriale di massa, che è venuta meno senza che nessun altro modello la sostituisse. Che
l’industria 4.0 possa costituire sia l’occasione di una nuova crescita industriale, sia quella
dell’affermazione di un nuovo tipo di società, dipenderà dalla volontà politico-sociale e
dalle capacità culturali e progettuali degli attori chiamati in causa. La fabbrica non sarà
più vista come un luogo rimandante al passato, ma al futuro. L’importanza della
reindustrializzazione è riconosciuta anche dai sindacati, che insistono sulle numerose
conseguenze negative, sociali ed economiche, di una innovazione non opportunamente
governata. Il tempo a disposizione è breve, la rivoluzione tecnologica e la trasformazione
dei modelli di business mettono in gioco temi importanti come la coesione sociale, ed è
una responsabilità dei nostri tempi quella di ricercare un nuovo compromesso sociale che
assicuri una gestione dei processi in corso. Nella quarta rivoluzione industriale risiede
un’occasione per fronteggiare la necessità di ripensare a un vero progetto di politica
industriale, di sviluppo produttivo e di evoluzione qualitativa del lavoro.35
35
Cipriani A., Gramolati A., Mari G., 2018 Lavoro 4.0: la Quarta rivoluzione industriale e le
trasformazioni delle attività lavorative.
41
Sono molte le realtà che hanno intrapreso il percorso di integrazione del digitale
all’interno della propria organizzazione, tuttavia gli approcci adottati per catturare valore
differiscono in misura significativa. In alcune aziende il top management partecipa
attivamente all’implementazione di questa trasformazione. La maggior parte delle
aziende, invece, adotta un approccio tecnico e incrementale, applicando le tecnologie
presenti sul mercato con uno scarso coordinamento tra impianti produttivi o unità di
business, e senza considerare l’importanza del cambio culturale necessario per sfruttare
appieno le potenzialità offerte dai nuovi sistemi.
Ѐ necessario sia sviluppare nuovi talenti, sia creare le giuste condizioni affinché le nuove
tecnologie possano essere inserite in azienda nel rispetto della cultura esistente, per
evitare reazioni di rifiuto da parte degli operatori e del middle management.
La creazione di competenze rappresenta una delle direttrici strategiche su cui è necessario
puntare per il nuovo mondo del lavoro. È necessario creare centri di formazione in grado
di diffondere nelle imprese una cultura dell’innovazione e consentire di ripensare in ottica
digitale i propri modelli di business. In questa direzione si è mossa, ad esempio, la Lean
Experience Factory (LEF), nata nel 2011 a Pordenone su iniziativa di McKinsey, insieme
ad altre istituzioni locali per accompagnare le imprese nel processo di produzione snella.
La Factory è stata completamente digitalizzata trasformandosi in LEF 4.0: un laboratorio
formativo esperienziale che ospita le migliori tecnologie digitali ad oggi disponibili sul
mercato. Un luogo dove è possibile conoscere i benefici del passaggio da un processo non
ottimizzato ad uno ottimizzato e successivamente digitalizzato facendo leva sulle
innovazioni tipiche del mondo 4.0.
Questi strumenti digitali, in parallelo alla produzione, consentono la raccolta e
l’elaborazione automatica dei dati in tempo reale che vengono utilizzati per
l’aggiornamento delle performance, aiutando così manager e capi reparto a prendere
decisioni più consapevoli e tempestive rispetto all’andamento della produzione e ai target
operativi e strategici prefissati.36
Il tema del nesso tra rivoluzione tecnologica e cambiamenti del mercato del lavoro, in
particolare il problema della disoccupazione tecnologica, è senza dubbio una delle grandi
questioni che abbiamo di fronte. Da un lato vi è la questione dell’impatto delle attività
36
Bettoli A., Industria 4.0: cresce l’ottimismo, ma è tempo di passare all’azione, 2017.
42
meccaniche, sempre più in grado di produrre oggetti e servizi, sulle attività umane
finalizzate alle stesse produzioni, nonché delle politiche che dovrebbero accompagnare
questi cambiamenti; dall’altro è necessario condurre l’analisi delle trasformazioni in
corso nella struttura del mercato del lavoro. In entrambi i casi si tratta di compiere delle
previsioni fondate su dati in continua evoluzione e, quindi, molto incerte. Per quanto
riguarda l’occupazione occorre fare distinzione tra diverse faccende: i lavori i cui risultati
possono essere interamente perseguiti da macchine, la questione della sostituzione del
lavoro da parte delle macchine, i lavori che sono solo parzialmente compiuti anche dalle
macchine ed infine i nuovi lavori richiesti dalle innovazioni tecnologiche e organizzative.
Tutto ciò solleva la questione del saldo occupazionale, tra lavori persi, nuovi e
trasformati.
Una necessità a cui bisognerà andare incontro è quella di implementare politiche attive
(in particolare formative) finalizzate al governo della transizione dai vecchi ai nuovi
lavori (che nel breve e medio tempo costituisce il problema principale) e di un
atteggiamento attento alla transizione verso i nuovi lavori. Alla fine i posti di lavoro
perduti saranno probabilmente più numerosi rispetto ai posti che la quarta rivoluzione
industriale creerà, in linea con la ripresa senza aumento di impieghi accaduta in questi
ultimi anni. Una previsione che apre il dibattito sui caratteri futuri di una società dal
lavoro declinante, sul nesso tra tempo di lavoro e tempo libero e sul valore, la natura e il
significato stesso del lavoro.
Parallelamente emerge il problema della polarizzazione del mercato del lavoro tra attività
ad alte qualifiche ed attività a basse qualifiche. Appare come la forma più caratteristica
in cui il mercato del lavoro fuoriesce dal fordismo, cui corrispondono frammentazioni e
polarizzazioni del lavoro a livello internazionale. Non sembra trattarsi neanche di un
fenomeno passeggero, o che prevedibilmente possa attenuarsi; si tende piuttosto a pensare
ad un suo aggravamento almeno in proporzione alla richiesta di conoscenze e competenze
più elevate. Vi sono segnali sempre più evidenti che alla base della polarizzazione
retributiva della rivoluzione digitale vi sia soprattutto una polarizzazione cognitiva: tra
coloro che saranno in grado di progettare e lavorare con i nuovi sistemi tecnologici e
coloro che saranno privi delle conoscenze, i quali dovranno giocoforza partecipare a
relazioni socio-economiche asimmetriche.
43
Ma la frattura tra alte e basse qualifiche, e quindi tra stipendi, accade anche nei nuovi
lavori promossi dai modelli di business incardinati sulle piattaforme di oggi. Non tutto il
nuovo lavoro, prodotto dalla digitalizzazione delle filiere, ha contenuti complessi e lascia
autonomia all’intelligenza di chi lo presta. Man mano che le filiere della produzione on
demand diventano flessibili, la parte di lavoro non qualificato in esse prestato viene svolta
in condizioni di precariato e di bassa remunerazione (ad esempio i corrieri che
consegnano a domicilio prodotti commissionati da aziende digitali). A questo proposito
si osserva come la società potrebbe essere ancora più polarizzata, con la coesistenza
fianco a fianco di ricchezza e povertà, anche come aggregati sociali, magari fisicamente
vicini ma assolutamente privi di interazione.
La società industriale, nei suoi caratteri maturi e diffusi, nasce molti decenni dopo
l’affermazione, all’inizio dell’Ottocento, della fabbrica fondata sulle grandi macchine. Il
fordismo, come già ricordato, non è solo una forma di lavoro, ma una maniera di vivere
e di organizzare, secondo determinate forme di inclusione ed esclusione sociale, il lavoro,
il consumo e il tempo libero, l’esistenza individuale e collettiva. Rispetto al processo che
ha condotto alla moderna società del lavoro, il lavoro 4.0 sembra presentarsi
contemporaneamente nell’industria e nella società. La digitalizzazione appare senza
confini e le trasformazioni che essa determina nei processi produttivi dei beni fisici
appaiono della stessa natura di quelle della produzione di servizi e beni immateriali: stesse
piattaforme, stesse filiere sempre più intrecciate, ecc. La distinzione tra prodotti materiali
e immateriali, tra settore primario, secondario e terziario appaiono (come quelle tra lavoro
subordinato e autonomo), sempre più sottili ed in certi casi quasi indistinguibili.
Le tradizionali separazioni tra lavori manuali, tecnico-cognitivi e intellettuali si sono
assottigliate o rimangono, o addirittura sono aumentate? Oppure entrambe le cose? C’è
qualcosa che accomuna tutti questi lavori e che li possa far rubricare sotto il nome di
lavoro 4.0? Il lavoro 4.0 è destinato a prendere il posto del lavoro manuale? E con quali
effetti sociali? Non è semplice rispondere a queste domande, importanti perché la
moderna società del lavoro ci ha insegnato che la base dell’ordine sociale è costituita dalla
separazione ordinata e stabile dei lavori e del loro tempo libero.
Il punto da cui partire è rappresentato dal fatto che nell’ambiente 4.0 (cyber-fisico),
attraverso l’Internet delle cose e i sensori, qualsiasi cosa è connettibile con qualsiasi cosa,
44
facendo superare al lavoratore il ruolo di controllore della macchina e modificando i
cronotipi fordisti del lavoro: turni, orari, processi, interazioni uomo-macchina.37
“Nel panorama economico attuale non conta tanto che cosa fai o chi conosci, ma dove
vivi” (questa frase è ripresa dal testo La nuova geografia del lavoro di Enrico Moretti,
così come i prossimi paragrafi che concluderanno il capitolo).
Una grande divergenza, infatti, si sta ampliando tra aree in ascesa, perché capaci di
generare innovazione e incrementi di produttività, e aree in agonia, incatenate ad attività
che in passato le avevano rese floride ma che oggi sono in via di obsolescenza. Nella
copertina dell’edizione americana del libro, Moretti evidenzia questa prospettiva, con un
cartogramma degli Stati Uniti sul quale le principali città si collegano graficamente con
circonferenze nelle quali sono inscritte diverse professioni. Queste ultime sono disposte
in modo sostanzialmente gerarchico, in modo da simboleggiare la centralità di quelle
innovative (computer scientist, medical researcher, geneticist ecc.), attorno alle quali
sono disposte sia quelle più tradizionali e meno specializzate
(secretary, carpenter, barber ecc.) che quelle che, pur specializzate non sono considerate
particolarmente connesse all’innovazione (architect, doctor, therapist ecc.).
Tra le città degli USA, così come per quelle di altri paesi, stanno sorgendo forti differenze;
secondo Moretti l’elemento su cui puntare è il capitale umano; una buona misura dello
stesso è l’alta formazione (ad esempio in termini di numero di laureati, i quali dovrebbero
anche godere di salari più elevati).
La diseguaglianza spaziale dagli anni Ottanta appare infatti connessa all’istruzione,
poiché da quel decennio l’economia statunitense ha iniziato a focalizzarsi più
sull’innovazione che sulla manifattura. Al loro interno gli Stati Uniti, dal punto di vista
del successo economico, potrebbero essere suddivisi in tre tipologie: al top i brain hubs,
ovvero le città nelle quali si concentra l’innovazione; all’estremo opposto le città con
forza lavoro non specializzata, impiegata per lo più nei settori industriali tradizionali; in
condizione intermedia le città la cui evoluzione si profila orientata verso uno degli
estremi. Queste “tre Americhe” si stanno sempre più diversificando tra loro sotto molti
37
Cipriani A., Gramolati A., Mari G., 2018 Lavoro 4.0: la Quarta rivoluzione industriale e le
trasformazioni delle attività lavorative.
Tesi di laurea   simone mattioli
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Tesi di laurea simone mattioli

  • 1. Simone Mattioli Industry 4.0: sfide e opportunità nella gestione delle risorse umane Luglio 2020 - Corso di Laurea in Relazioni Pubbliche e Comunicazione d’Impresa Università IULM di Milano
  • 2.
  • 3. INDICE INTRODUZIONE…………………………………………………………………..1 1. La Quarta Rivoluzione Industriale…………………………...........3 1.1 Il contesto storico………………………………………………………...3 1.1.1 Come iniziò la rivoluzione industriale in Inghilterra……………….4 1.1.2 Quarta Rivoluzione Industriale: una prima definizione…………....7 1.2 Prospettive future e nuovi scenari……………………………………….10 1.2.2 Covid-19: una palestra 4.0………………………………………..12 1.3 Disuguaglianze sociali: una sfida sistemica………………………….….14 2. La Trasformazione Digitale nelle Imprese………….…………..19 2.1 Le tecnologie dell’industria 4.0…………………………………………19 2.1.1 Internet of Things (IoT)…………………………………………..23 2.1.2 Big Data…………………………………………………………..25 2.1.3 Additive Manufacturing………………………………………….28 2.1.4 Robot di nuova generazione………………………………………33 2.1.5 Realtà aumentata………………………………………………….35 2.1.6 Digital Manufacturing……………………………………………38 2.2 Industria e lavoro nell’era 4.0…………………………………………...40 2.2.1 La digitalizzazione delle imprese…………………………………46 2.2.2 Catastrofisti e innovatori militanti………………………………..48 2.2.3 Smaterializzazione del lavoro e smart working…………………...51 3. Italia 4.0……………………………………………………………...….55 3.1 Sviluppo e innovazione: una strada da percorrere……………………….55 3.2 Industria e artigianalità………………………………………………….63 3.2.1 Moda 4.0: fra tradizione ed innovazione………………………….67 3.2.2 La posizione dell’Italia nello scenario globale……………………73 3.3 Il ruolo del sindacato e l’importanza della partecipazione……………...77
  • 4. 3.4 Formazione e cultura 4.0………………………………………………..83 4. Valorizzazione e Gestione delle Risorse Umane…………….....87 4.1 Il capitale umano………………………………………………………..87 4.1.1 Dimensione relazionale ed empowerment………………………..89 4.1.2 La ripartenza dei team…………………………………………….92 4.2 Organizzazione del lavoro e risorse umane……………………………100 4.2.1 Modelli organizzativi 4.0 e change management………………..106 4.2.2 Leadership 4.0: da manager a leader…………………………….117 4.2.3 Direzione HR: un nuovo business partner……………………….122 4.3 Dal saper fare al saper essere: talenti e competenze 4.0………………..125 CONCLUSIONI…………………………………………………………………..135 BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………....139
  • 5. 1 INTRODUZIONE La presente tesi intende fornire un’ampia visione rispetto al fenomeno della quarta rivoluzione industriale e delle sue tecnologie caratterizzanti, le quali coprono un ampio raggio di campi: intelligenza artificiale (AI), robotica, internet delle cose (IoT), veicoli autonomi, stampa 3D, nanotecnologia, biotecnologia ed altri ancora. Esse rappresentano il volano di un cambiamento epocale già in atto che modificherà profondamente tutti i settori nei loro sistemi di produzione, consumo, trasporto e consegna. Sul fronte sociale, un cambio paradigmatico è in corso nel modo in cui comunichiamo, nonché nel come ci esprimiamo, informiamo e passiamo il nostro tempo libero. Allo stesso modo, governi ed istituzioni vengono rimodellate, così come le imprese che avranno bisogno di nuovi modelli organizzativi in cui sarà sempre più fondamentale la partecipazione delle persone; quest’ultime costituiranno, infatti, l’elemento più innovativo di questa rivoluzione industriale sicché, a differenza del passato, sarà richiesta la loro centralità all’interno dei nuovi processi di sviluppo organizzativi. Nuovi stili di leadership e competenze dovranno essere definite, il tutto per valorizzare al meglio il capitale più prezioso: quello umano. Tutto ciò completa un quadro che manifesta delle modifiche storiche in termini di dimensioni, velocità e scopi raggiunti e raggiungibili, che mai prima d’ora l’umanità aveva potuto esperire. Alla luce di queste considerazioni, questa tesi intende analizzare come il lato umano si relazionerà con il cambiamento, osservando, raccontando ed ipotizzando i nuovi paradigmi che la rivoluzione produrrà e che potrebbe fare emergere; questo delineando un’intensa contrapposizione tra fattori di progresso ed innovazione contro altri caratterizzanti un’incertezza ed un decadimento sociale che rischiano di costituire il lato oscuro della quarta rivoluzione industriale. In particolare, nel primo capitolo si ripercorrerà il cammino lungo la storia delle rivoluzioni industriali sino ai giorni d’oggi, ponendo particolare attenzione alle radici storiche da cui la nascita del capitalismo deriva, quest’ultimo indicato in questa tesi come il principale propellente delle rivoluzioni industriali; si andranno poi a delineare i nuovi scenari che la quarta rivoluzione industriale farà sviluppare, terminando poi con una valutazione dei rischi legati alle disuguaglianze sociali che potrebbero emergere nel
  • 6. 2 nuovo ambiente e con una trattazione in merito alla situazione vissuta per via del Covid- 19 nella nostra contemporaneità, che mette in luce vecchie e nuove questioni legate all’utilizzo del digitale e delle nuove tecnologie. Il secondo capitolo sarà dedicato alla definizione e alla comprensione dei maggiori trend tecnologici che caratterizzano la quarta rivoluzione industriale, insieme alle innovazioni che questi porteranno nelle organizzazioni e nella vita quotidiana delle persone. Successivamente si osserveranno le caratteristiche e gli elementi che contraddistinguono le nuove imprese e lavoratori 4.0, trattando le nuove forme e modalità d’impiego che li riguardano; concludendo poi con un’analisi degli impatti sul lavoro e sulla polarizzazione delle opinioni in merito agli sviluppi socio-economici previsti a seguito dei cambiamenti intercorsi. Il terzo capitolo sarà dedicato alla trattazione degli argomenti relativi alla situazione dell’Italia rispetto alle sfide lanciate dalla quarta rivoluzione industriale, osservando in quale misura la nazione si sta dimostrando pronta ad affrontare il cambiamento in corso. Nello specifico si analizzerà il tessuto imprenditoriale e sociale del paese, il cambiamento del ruolo dei sindacati, il Piano Nazionale Industria 4.0 e le altre iniziative poste in essere dal governo, il tutto per poter decifrare al meglio lo scenario futuro che si potrebbe prefigurare per la nazione. Nel quarto capitolo si entrerà nel mondo delle risorse umane, soffermandosi su come il settore sia evoluto in questi anni e sulla centralità che questo avrà all’interno delle organizzazioni figlie della quarta rivoluzione industriale. Sarà posta attenzione sul nuovo ruolo delle persone nei processi aziendali, sulle nuove competenze richieste loro, sui modelli organizzativi e gli stili di leadership necessari per meglio operare nel nuovo contesto, sulla strategicità dell’empowerment e dell’engagement delle persone al fine di raggiungere le migliori performance aziendali. Il metodo di lavoro utilizzato per la stesura della presente tesi è consistito in una raccolta dati attraverso fonti di vario genere tra cui: libri, citazioni da testi, articoli di periodici e quotidiani, siti web e altre pubblicazioni scientifiche. E sulla base di questa ampia rassegna della letteratura accademica e divulgativi si è provato a ricostruire possibili chiavi di lettura circa gli sviluppi che il fenomeno indagato, l’Industry 4.0, potrebbe assumere nel prossimo futuro.
  • 7. 3 1. La Quarta Rivoluzione Industriale 1.1 Il contesto storico La parola “rivoluzione” indica un cambiamento improvviso e radicale. Le rivoluzioni si verificano nel corso della storia quando nuove tecnologie e nuovi modi di percepire il mondo riescono ad innescare un profondo cambiamento nei sistemi economici e sociali. Nella cornice di riferimento della storia, cambiamenti di questa natura, possono richiedere anni per svolgersi a pieno. Il primo grande cambiamento che segnò per sempre la direzione del nostro modo di vivere fu la transizione dalla ricerca del cibo all’agricoltura e all’allevamento, avvenuto circa 10.000 anni fa. La rivoluzione agraria ha unito gli sforzi degli animali con quelli degli umani incentivando di fatto la produzione, il trasporto e la comunicazione. A poco a poco la produzione alimentare è migliorata sensibilmente, stimolando la crescita della popolazione e consentendo la creazione di insediamenti umani più grandi; alla fine ciò portò all’urbanizzazione e all’ascesa delle città. La rivoluzione agraria è stata seguita da una serie di rivoluzioni industriali iniziate nella seconda metà del diciottesimo secolo. Queste segnarono il passaggio da una società dove si privilegiava il lavoro fisico ad una dove le potenze motrici più utilizzate sono di tipo meccanico, evolvendo fino all’odierna quarta rivoluzione industriale, che è contraddistinta da un potenziato uso del potere cognitivo, il quale, nello scenario che va figurandosi, fungerà da principale propellente per l’aumento della produzione umana. La prima rivoluzione industriale si sviluppò circa tra il 1760 ed il 1840. Ad innescarla furono la costruzione massiccia di ferrovie e l’invenzione del motore a vapore, che ha inaugurato la produzione meccanica. La seconda rivoluzione industriale, iniziata alla fine del diciannovesimo secolo, rese possibile la produzione di massa, favorita dall’avvento dell’elettricità e dai modelli di lavoro a catena di montaggio. La terza rivoluzione industriale ebbe inizio negli anni ’60. Spesso indicata come la rivoluzione digitale sicché
  • 8. 4 è stata catalizzata dallo sviluppo di semiconduttori, mainframe computing, personal computing e da Internet.1 1.1.1 Come iniziò la rivoluzione industriale in Inghilterra Questo paragrafo è basato sugli studi svolti dal Professore di storia e studi internazionali Michael Andrew Zmolek contenuti nel suo libro Rethinking The Industrial Revolution scritto nel 2013. La storia delle rivoluzioni industriali è un insieme di scoperte e testimonianze provenienti da paesi diversi, seppur in realtà, la scintilla che diede nascita a questa serie di rivoluzioni scoccò in un paese ben specifico: l’Inghilterra. Il sistema capitalista inglese fu creato attraverso una trasformazione delle relazioni di proprietà dei terreni in cui l'appropriazione del surplus contadino da parte dei signori feudali fu gradualmente sostituita da un nuovo sistema di appropriazione eccedentaria che coinvolse potenti proprietari terrieri che affittarono terreni a inquilini-agricoltori che, a loro volta, assunsero lavoratori agricoli da un gruppo crescente di contadini e poveri delle campagne. Laddove una volta i contadini potevano godere del possesso diretto della terra, un numero crescente di questi stava perdendo l’accesso diretto ai mezzi di sussistenza e diventando, quindi, dipendente dai mercati per l’approvvigionamento ai beni essenziali. Allo stesso tempo, i loro datori di lavoro divennero dipendenti dai mercati per accedere ai componenti necessari del processo di produzione, sui quali godettero di un controllo senza precedenti in quanto proprietari dei mezzi della produzione stessa. Questo controllo conferì loro i diritti esclusivi sull'eccedenza derivante da quella proprietà, radicata in un nuovo sistema di relazioni di proprietà specificamente capitalistico, sotto forma di profitti. Nel perseguire l'estensione di questo nuovo sistema di appropriazione arbitraria ai suoi fini, i proprietari e gli inquilini-agricoltori facilitarono l'espansione del campo di applicazione delle regole del mercato e quindi anche la crescente pressione della concorrenza, che rese sempre più indispensabile la trasformazione della produzione. 1 Klaus Schwab, 2016 The Fourth Industrial Revolution, pp. 6 e 7.
  • 9. 5 L'espansione del capitalismo agrario fu tuttavia un processo lungo ed i nuovi proprietari terrieri hanno affrontato una diffusa resistenza dei precedenti produttori diretti che rivendicarono l’accesso ai mezzi di sussistenza. Affinché il capitalismo agricolo continuasse a svilupparsi, questa resistenza doveva essere soppressa. I produttori diretti, minacciati dalla perdita all’accesso diretto ai mezzi di sussistenza, furono coloro che principalmente guidarono le lotte per resistere all'imposizione di un tale sistema, anche se non furono molto organizzate ed erano generalmente sporadiche ed episodiche. Entro la seconda metà del diciannovesimo secolo, proprio mentre i sindacati crebbero in forza e numero, assistiamo all'espressione di un'opposizione di massa nella forma della presentazione da parte dei cartisti di milioni di firme sulle petizioni al Parlamento, chiedendo il suffragio universale maschile. Il Cartismo2 rifletteva una nuova mentalità, che cercava di espandere i diritti politici dei lavoratori i quali si erano ormai arresi alle lotte per i diritti economici. La sconfitta del Cartismo fu seguita da una diffusa sistemazione del capitalismo tra i lavoratori britannici. Pertanto, la prima rivoluzione industriale deve il suo pedigree a una serie di processi che portarono ad una trasformazione delle relazioni di proprietà sociale con conseguente ampia dipendenza dal mercato e regolamentazione del mercato dell'economia. Mentre l'intero processo comportò una lotta di classe sotto forma di resistenza da parte dei produttori diretti, che cercarono di evitare la perdita di accesso ai mezzi di sussistenza e la perdita di controllo sul processo lavorativo, esso richiese la soppressione attiva di tale resistenza da parte degli appropriatori del surplus. Questa enfasi sulla soppressione "attiva" della resistenza non è da intendere nel senso che i proprietari, gli inquilini o i decisori politici statali fossero consapevoli durante tutto il processo che ne sarebbero derivate le conseguenze a lungo termine delle loro azioni in una società capitalista e una rivoluzione industriale. Difficilmente gli inglesi potettero avere in mente qualcosa che si avvicinasse alla società industriale e alla tecnologia contemporanea. 2 Cartismo: movimento popolare inglese del diciannovesimo secolo, contemplava sei punti: suffragio universale, uguaglianza nei collegi, voto segreto, eleggibilità dei non proprietari, retribuzione ai membri eletti e parlamento annuo (fonte: L’Enciclopedia, Repubblica 2003).
  • 10. 6 Le nuove forme di possesso e le relazioni di proprietà si evolverono in modo tale che anche le stesse classi appropriate si resero dipendenti dal mercato in modi imprevisti: le loro scelte furono modellate in base al modo in cui scelsero di rispondere agli imperativi del mercato, che resero sempre più un ambiente competitivo e dipendente dalla capacità di trasformare la produzione. Mentre sul piano delle idee, la caratteristica fondamentale era data da un indirizzo utilitaristico e meccanicistico e da una forte e progressiva inclinazione verso la misurazione quantitativa e la sperimentazione. L’emergere di questo nuovo fenomeno sociale, prima ancora che economico, quale il capitalismo, precedette la prima rivoluzione industriale e ne fu la causa scatenante; il motivo per cui la prima rivoluzione industriale ebbe inizio in Inghilterra è perché il capitalismo ebbe origine proprio in quel paese3 . Senza che nessuno degli attori economici chiamati in causa se ne rese conto, si costruirono le prime fondamenta non solo delle rivoluzioni industriali che poi si susseguirono, ma anche di una nuova società fondata sulla ricerca frenetica di innovazione e miglioramento delle tecniche produttive, allocative ed organizzative. Ogni rivoluzione industriale ha avuto delle tecnologie e dei processi innovativi che l’hanno caratterizzata e che, allo stesso tempo, hanno costituito il terreno da cui le nuove tecnologie e tecniche produttive sono derivate. Nella prima rivoluzione industriale, si ricorse per la prima volta ad un massiccio utilizzo dell’energia a vapore; nella seconda rivoluzione industriale l’invenzione principale che generò più innovazione fu l’elettricità, seguita dall’utilizzo del petrolio e di prodotti chimici; nella terza rivoluzione industriale si introdussero l’elettronica e le Information Technologies (IT) che contribuirono ad un’ulteriore automazione della produzione; ad oggi, nella quarta rivoluzione industriale, le tecnologie trainanti sono macchine intelligenti, dispositivi interconnessi tra loro e, allo stesso tempo, connessi ad Internet, che, insieme a molte altre tecnologie che verranno meglio approfondite successivamente, rappresentano le protagoniste della rivoluzione digitale in atto. 3 Michael Andrew Zmolek, 2013 Rethinking the Industrial Revolution.
  • 11. 7 4 (Figura 1, Le Rivoluzioni Industriali) 1.1.2 Quarta rivoluzione Industriale: una prima definizione Nel corso degli anni, quel capitalismo che vide piantare le sue radici in Inghilterra, si è evoluto: la sua espansione, pervasa all’interno del tessuto socio-economico mondiale, ha profondamente cambiato i nostri comportamenti e modi di pensare. E ad essere influenzati non sono stati solo i nostri modelli comportamentali, ma anche e soprattutto i nostri modelli produttivi ed allocativi delle risorse, i quali hanno perseguito negli anni obiettivi sempre più focalizzati su l’aumento dell’efficienza e dell’efficacia produttiva, creando così esigenze sempre più stringenti rispetto all’innovazione dei processi produttivi, e di conseguenza quelli aziendali ed organizzativi; il tutto per poter fronteggiare da un lato una concorrenza sempre più agguerrita e dall’altro una domanda sempre più grande ed esigente. Oggi ci troviamo di fronte all'inizio di una quarta rivoluzione industriale. È iniziata a cavallo di questo secolo ed è scaturita grazie ad un’altra rivoluzione: quella digitale. I pilastri che la caratterizzano sono una rete Internet molto più onnipresente e mobile, sensori più piccoli e più potenti che sono diventati più economici e l’intelligenza 4 Quaratino L., 2019 Le ultime frontiere dell’organizzazione del lavoro, Università IULM.
  • 12. 8 artificiale e l’apprendimento automatico. Le tecnologie digitali che hanno l'hardware, il software e le reti al centro non sono nuove ma, in rottura con la terza rivoluzione industriale, stanno diventando più sofisticate e integrate e, di conseguenza, stanno trasformando le società e l'economia globale. L'età mondiale è in un punto di svolta in cui l'effetto di queste tecnologie digitali si manifesterà con piena forza attraverso l'automazione e la realizzazione di grandi progressi nel campo delle tecnologie digitali. Tutto ciò porterà verso un’epoca che non solo sarà diversa, ma sarà probabilmente anche migliore da un punto di vista del volume e della varietà del consumo che aumenterà. Ad oggi consumiamo informazione tramite libri ed amici, divertimento fornito da grandi star e dilettanti, esperienza da insegnanti e dottori ed innumerevoli altre cose che non sono prodotte completamente da macchine. La tecnologia della quarta rivoluzione industriale può offrirci più possibilità di scelta e perfino più libertà. Quando questi beni vengono digitalizzati in tanti bit archiviabili su un computer e inviabili in rete, sono soggetti ad un’economia diversa in cui l’abbondanza, e non la scarsità, è la norma. Il progresso tecnico potrà senz’altro contribuire al miglioramento del mondo fisico attraverso le sue innovazioni, ma potrebbe celare un lato più oscuro e spinoso quando lo si osserva da un punto di vista dei cambiamenti che genererà nel mondo del lavoro. Ogni rivoluzione industriale ha portato con sé conseguenze sgradevoli da gestire, la città di Londra ne è stata un esempio calzante: durante le rivoluzioni industriali del passato è stata luogo di sfruttamenti minorili e di cieli pieni di fuliggine dovuti proprio alle nuove condizioni industriali createsi. La quarta rivoluzione industriale porterà probabilmente devastazioni economiche5 più che ambientali dovute al fatto che, diventando i computer sempre più potenti, le aziende avranno meno bisogno di certi tipi di dipendenti. Nella sua corsa il progresso tecnologico, come è sempre accaduto nella storia, lascerà momentaneamente molte persone senza un lavoro, mentre avvantaggerà quei lavoratori specializzati ed istruiti che costituiranno la forza lavoro portante. Non c’è quasi certamente mai stato un momento storico peggiore per quelle fasce di lavoratori che hanno da offrire soltanto capacità manuali o ordinarie, sicché i robot ed altre tecnologie 5 Eric Brynjolfsson, Andrew McAfee, 2017 La nuova rivoluzione delle macchine.
  • 13. 9 digitali stanno acquisendo le medesime capacità e competenze ad una considerevole velocità. Tutto ciò rivoluzionerà l'organizzazione delle catene del valore globali, abilitando un nuovo tipo di industria denominata: “Industry 4.0". Il termine è stato usato per la prima volta nel 2011 alla Fiera di Hannover, in Germania, come ipotesi di progetto da cui è partito un gruppo di lavoro che nel 2012 ha presentato al governo federale tedesco una serie di raccomandazioni per l’implementazione di un piano industria 4.0, al quale è ispirato il piano industria 4.0 del nostro Paese, finanziato dal ministero dello sviluppo economico6 . La quarta rivoluzione industriale sta creando un mondo in cui i sistemi di produzione virtuali e fisici cooperano globalmente tra loro ed in modo flessibile. Tuttavia, non riguarda solo macchine intelligenti e connesse e sistemi intelligenti: si verificano, infatti, simultaneamente ondate di ulteriori scoperte in aree che vanno dal sequenziamento genico alle nanotecnologie, dall’energie rinnovabili al calcolo quantistico. È la fusione di queste tecnologie e la loro interazione tra i domini fisici, digitali e biologici che rendono la quarta rivoluzione industriale fondamentalmente diversa dalle precedenti rivoluzioni. In questa rivoluzione, le tecnologie emergenti e l'innovazione ad ampio raggio si stanno diffondendo molto più rapidamente e in modo più ampio rispetto a quelli precedenti, che continuano a svilupparsi in alcune parti del mondo. La seconda rivoluzione industriale deve ancora essere pienamente sperimentata dal 17% del mondo, poiché quasi 1,3 miliardi di persone non hanno ancora accesso all'elettricità. Ciò vale anche per la terza rivoluzione industriale, con oltre la metà della popolazione mondiale (4 miliardi di persone) cui la maggior parte della quale vive nei paesi in via di sviluppo, senza accesso a Internet. Il fuso per filare, segno distintivo della prima rivoluzione industriale, ha impiegato quasi 120 anni per diffondersi al di fuori dell'Europa, al contrario Internet ha attraversato il mondo in meno di un decennio. La misura in cui la società abbraccia l'innovazione tecnologica è un fattore determinante per il progresso. Alla luce di questa nuova prospettiva, saranno necessari “una comprensione dei cambiamenti in atto in tutti i settori, un ripensamento dei sistemi economici, sociali ed 6 La Repubblica, novembre 2019 L’automazione è “preistoria”, ora il futuro è la connettività.
  • 14. 10 industriali e una narrazione coerente, positiva e comune che delinei le opportunità e le sfide della quarta rivoluzione industriale” (Schwab K., 2016). 1.2 Prospettive future e nuovi scenari La tecnologia e la digitalizzazione rivoluzioneranno le nostre vite. In altri termini, le principali innovazioni tecnologiche stanno per alimentare un cambiamento epocale che impatterà su tutto il mondo, inevitabilmente. La velocità dell'innovazione in termini sia di sviluppo sia di diffusione è più rapida che mai. Molte tra le grandi aziende di oggi erano relativamente sconosciute solo pochi anni fa. Il celebre smartphone prodotto dalla Apple Inc. chiamato IPhone, è stato lanciato per la prima volta nel 2007, eppure, dopo appena 8 anni dalla sua uscita, ben 2 miliardi di questi smartphone erano tra le mani dei consumatori. A destare sorpresa non è solo la velocità con cui prodotti ed aziende si espandono, ma anche i ritorni di scala che queste generano sono altrettanto sbalorditivi. Digitalizzazione significa automazione, il che a sua volta significa che le aziende non incorrono tendenzialmente in rendimenti di scala decrescenti. A sostegno di ciò è utile osservare come i livelli occupazionali dei GAFA7 sono nettamente inferiori rispetto alle aziende che hanno dominato il mercato prima di loro. Nel 1990, le tre più grandi società automobilistiche di Detroit avevano registrato complessivamente ricavi nominali per 250 miliardi di dollari, una capitalizzazione di mercato di 36 miliardi di dollari e 1,2 milioni di dipendenti; nel 2014 i tre più grandi player nella Silicon Valley hanno avuto un fatturato di 247 miliardi di dollari, hanno capitalizzato più di mille miliardi di dollari, ma avevano solo 137 mila dipendenti sui loro libri paga8 . Il fatto che oggi si crei un'unità di ricchezza con molti meno lavoratori rispetto a qualche decennio fa è possibile perché le imprese digitali hanno costi marginali che tendono allo zero. Inoltre, la realtà dell'era digitale è che molte nuove aziende forniscono "beni di informazione" con costi di archiviazione, trasporto e replica praticamente nulli. Ciò comporta il fatto che per molte aziende tecnologiche entrare nel mercato non richiede 7 GAFA: acronimo di Google, Apple, Facebook, Amazon (fonte: Webnews.it). 8 Simi L., 2018 Mille miliardi di dollari.
  • 15. 11 grossi sacrifici finanziari. Nel complesso, questo mostra come i ritorni di scala influenzano il cambiamento in interi sistemi9 . A parte la velocità e l'ampiezza, la quarta rivoluzione industriale è unica a causa della crescente armonizzazione e integrazione di così tante diverse discipline e scoperte. Le innovazioni tangibili che derivano dalle interdipendenze tra le diverse tecnologie non sono più fantascienza. Oggi, ad esempio, le tecnologie di fabbricazione digitale possono interagire con il mondo biologico. Alcuni designer e architetti stanno già mescolando progettazione computazionale, produzione additiva, ingegneria dei materiali e biologia sintetica e ciò implica l'interazione tra microrganismi, i nostri corpi, i prodotti che consumiamo e persino gli edifici che abitiamo. In tal modo, stanno realizzando oggetti che sono continuamente mutabili e adattabili, proprio come fanno gli esseri viventi del regno vegetale e animale. I computer sono così abili che è praticamente impossibile prevedere per quali applicazioni potrebbero essere utilizzati in pochi anni10 : l'intelligenza artificiale che ci circonda, dalle auto a guida autonoma ai droni, dagli assistenti virtuali ai software di traduzione, sta trasformando la nostra vita e ha anche compiuto progressi notevoli, guidati da aumenti esponenziali della potenza di calcolo, dalla disponibilità di grandi quantità di dati, da software utilizzati per scoprire nuovi farmaci, dagli algoritmi che prevedono i nostri interessi culturali ed altro ancora. Molti di questi algoritmi apprendono dalle tracce dei dati, anche i più apparentemente trascurabili, che lasciamo nel mondo digitale. Ciò si traduce in nuovi tipi di apprendimento automatico e scoperta automatizzata che consentono a robot e computer intelligenti di autoprogrammare e trovare soluzioni ottimali in maniera completamente autonoma. Applicazioni come Siri di Apple offrono un assaggio della potenza dei nuovi assistenti intelligenti nel campo generale dell’intelligenza artificiale, ormai in rapido avanzamento. Solo pochi anni fa stavano iniziando ad emergere i primi assistenti personali intelligenti ed oggi il riconoscimento vocale e l'intelligenza artificiale stanno progredendo così rapidamente che parlare con i computer, molto probabilmente, diventerà presto la norma, creando ciò che viene definito ambient computing, ovvero un computer che si disperde 9 Klaus Schwab, 2016 The Fourth Industrial Revolution. 10 Eric Brynjolfsson, Andrew McAfee, 2017 La nuova rivoluzione delle macchine.
  • 16. 12 nell’ambiente diventandone parte. Il device potrebbe non essere più un qualcosa di fisico da toccare, ma semplicemente un ambiente che potremmo controllare con la voce o addirittura con il pensiero. In molti casi la tecnologia potrà sparire completamente, in attesa di essere attivata, per esempio, da un comando vocale, da una persona in una stanza o da un cambiamento climatico. Molto probabilmente tutti gli spazi che siamo abituati a frequentare saranno adibiti da sensori in grado di supportarci in caso di bisogno. Si tratta quindi di una tecnologia invisibile, ma allo stesso tempo sempre presente, in grado di entrare in contatto con le persone in differenti momenti della giornata, attraverso gli oggetti che vengono usati nella quotidianità, in cui gli assistenti personali robotici saranno costantemente disponibili per prendere appunti e rispondere alle domande degli utenti.11 I nostri dispositivi diventeranno un ecosistema personale, ascoltandoci, anticipando le nostre esigenze e aiutandoci quando richiesto ed anche quando non lo facciamo. 1.2.1 Covid-19: una palestra 4.0 Il 9 gennaio 2020 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che le autorità sanitarie cinesi hanno individuato un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato prima nell'uomo, provvisoriamente chiamato 2019-nCoV e classificato in seguito ufficialmente con il nome di SARS-CoV-2. Il virus è associato a un focolaio di casi di polmonite registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan, nella Cina centrale. L'11 febbraio, l'OMS ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal nuovo coronavirus è stata chiamata Covid-19. Il 30 gennaio, l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha confermato i primi due casi di infezione da Covid-19 in Italia e il 21 febbraio ha confermato il primo caso autoctono in Italia.12 Le righe sopra citate sono opera del lavoro svolto dall’Istituto Superiore della Sanità italiana, il quale spiega gli iniziali sviluppi del fenomeno che ha costretto allo stato di isolamento molti territori del mondo, cambiandone radicalmente la vita all’interno. Gli avvenimenti collegati al Covid-19 contraddistingueranno il 2020 nella storia, ed è anche 11 Senese, 2017 Ambient Computing: la tecnologia che scompare. 12 Istituto Superiore della Sanità, 2020 ISS per Covid-19.
  • 17. 13 ragionevole aspettarsi che non sarà l’unico anno ad avvertirne le conseguenze. Il Covid- 19 non ha generato solo una crisi sanitaria: le conseguenze ad esso collegate hanno, infatti, pervaso tutti i settori e gli ambiti della vita umana, trasformando abitudini, comportamenti, modelli di business, modi di comunicare e molto altro ancora. Nel contesto di questa tesi risulta interessante porre attenzione ad alcune analogie esistenti tra il Covid-19 e la quarta rivoluzione industriale, sotto il punto di vista delle conseguenze che i fenomeni generano. Entrambi i casi, infatti, hanno generato cambiamenti radicali nella vita quotidiana delle persone e hanno costituito, e continuano a farlo, un potente propellente per l’uso delle tecnologie digitali. Senz’altro la quarta rivoluzione industriale è un fenomeno storico molto più lento nei suoi sviluppi rispetto al Covid-19 che, per la sua velocità di contagio, ha messo alle strette molti paesi del mondo. Le imprese e i consumatori hanno dovuto rispondere al fulminio cambiamento e alle misure a cui i governi si sono trovati costretti a ricorrere per fronteggiarlo. L’isolamento ha fatto crescere la familiarità dei consumatori con il mondo di Internet, spingendo i retailer a potenziare infrastrutture, operations e strategie omnichannel. È possibile osservare difatti come, ad esempio, il mercato italiano dell’e- commerce sia cresciuto molto per via degli impatti che l’emergenza Covid-19 ha generato. Le vendite online sono alimentate dalle strategie del governo mirate al contenimento dei contagi tramite severe limitazioni agli spostamenti e chiusure di molti negozi e attività. Cresce anche il ricorso ai pagamenti digitali per l’Italia che, tra gli omologhi europei, ha ancora bassi livelli di utilizzo del commercio elettronico e, soprattutto, della moneta virtuale. La situazione fornisce anche un prezioso insegnamento per le aziende del retail: questo difficile periodo può essere di stimolo ad un rinnovato impegno sulle strategie omnichannel. Il Food & Grocery è il settore che più ha beneficiato del boom di vendite online e il trend è iniziato in Lombardia, Veneto e Emilia Romagna, le tre regioni più colpite dal coronavirus. Con l’entrata in vigore, il 10 marzo, del decreto che ha reso l’intera Italia zona protetta, l’impennata dell’e-commerce dei beni di prima necessità ha raggiunto tutto il paese. Le aziende che vendono online, durante questo incremento della domanda, hanno sperimentato i limiti dei loro sistemi informativi e delle operations; difatti sono emerse esigenze circa la necessità di server più potenti per gestire l’aumento di traffico e di
  • 18. 14 operations più numerose per assecondare la domanda. Tant’è che i volumi distribuiti sono cresciuti, ma molto meno rispetto alla domanda che si è rivelata troppo massiccia per essere smaltita totalmente. I vincoli delle aziende sono però comprensibili: non tutto il personale è disponibile, chi lavora deve rispettare le distanze di sicurezza e il funzionamento dei trasporti, cosi come i tempi di consegna, non sono quelli standard.13 I segmenti dell’e-commerce per prodotti non food, invece, stanno vivendo una situazione diametralmente opposta. Si evince infatti che i consumatori, in questo periodo, tendono a privilegiare i panieri di beni di sussistenza piuttosto che quelli relativi ai bisogni secondari. Le persone hanno dovuto cambiare anche il loro modo di comunicare, utilizzando sempre più piattaforme digitali che permettano loro di dialogare a distanza. Allo stesso modo le imprese, per continuare le loro attività, si sono viste costrette a dover compiere un enorme passo verso tecnologie e forme di lavoro innovative (entrambe saranno approfondite nei capitoli successivi) che potessero permettergli di dare continuità alle attività. In generale le organizzazioni si sono trovate in una cornice completamente nuova che le ha catapultate in una realtà dove a sopravvivere non è il più forte, ma il più digitalizzato; le attività maggiormente smaterializzabili e conducibili da remoto hanno subito meno il contraccolpo da Covid-19, al contrario di quelle le cui occupazioni principali si basano sulle interazioni fisiche tra persone. Questo fenomeno sociale ed economico si potrebbe definire come una palestra per il nuovo mondo 4.0, in cui gli individui e le organizzazioni stanno sperimentando molti aspetti della vita e del lavoro che potrebbero caratterizzare presto una realtà molto più consolidata, figlia della quarta rivoluzione industriale che è ormai alle porte. 1.3 Disuguaglianze sociali: una sfida sistemica Le disuguaglianze della quarta rivoluzione industriale sono difficili da quantificare così come è complesso comprendere se la loro influenza condizionerà positivamente o negativamente i nostri standard di vita e benessere. Al momento attuale, il consumatore sembra essere il soggetto che ne beneficia di più. La quarta rivoluzione industriale ha reso 13 Digital4marketing, 2020 L’impennata dell’e-commerce e dei pagamenti digitali nell’emergenza.
  • 19. 15 possibili nuovi prodotti e servizi che aumentano praticamente a costo zero l'efficienza della nostra vita personale come consumatori. Chiamare un taxi, trovare un volo, acquistare un prodotto, effettuare un pagamento, ascoltare musica o guardare una serie televisiva: ognuna di queste attività può ora essere eseguita in remoto. I vantaggi della tecnologia per tutti noi che consumiamo sono irreprensibili. Di fatto, le sfide create dalla quarta rivoluzione industriale sembrano interessare principalmente il lato dell'offerta nel mondo del lavoro e della produzione. La distribuzione globale del reddito da lavoro è sbilanciata: i lavoratori appartenenti al 10% di quelli a più alta retribuzione guadagnano l’equivalente di 7.445 dollari americani al mese (a parità del potere d’acquisto - PPA), mentre i lavoratori appartenenti al 10% di quelli meno retribuiti guadagnano l’equivalente mensile di 22 dollari americani. La convergenza economica tra India e Cina sta riducendo le diseguaglianze globali, anche se la diseguaglianza non sta diminuendo all’interno di questi due paesi.14 La disuguaglianza retributiva globale nell’epoca della quarta rivoluzione industriale è molto alta e i grandi beneficiari di ciò sono i fornitori di capitale intellettuale o fisico, gli investitori e gli azionisti; il che spiega il crescente divario di ricchezza tra coloro che dipendono dal loro lavoro e coloro che possiedono un capitale che produca reddito al posto loro. Tutto questo in aggiunta a molte convinzioni condivise fra tanti lavoratori in merito al fatto che il loro reddito reale potrebbe non aumentare nel tempo e che i loro figli potrebbero non avere una vita migliore della loro. Per impedire la concentrazione di valore e potere in poche mani, è necessario trovare il modo di bilanciare i benefici e i rischi derivanti dalle nuove tecnologie e tutti i cambiamenti ad esse collegati, garantendo l'apertura e l’opportunità ad un’innovazione collaborativa. È doveroso garantire un insieme di valori comuni nel guidare le scelte politiche ed attuare i cambiamenti che renderanno la quarta rivoluzione industriale un'opportunità per tutti. Le nuove tecnologie cambieranno radicalmente la natura del lavoro in tutti i settori e le professioni: l'incertezza fondamentale ha a che fare con la misura in cui l'automazione sostituirà il lavoro. Come esseri umani, abbiamo una straordinaria capacità di adattamento 14 Dipartimento di statistiche dell’OIL, 2019 La quota del lavoro nel reddito globale e la sua distribuzione.
  • 20. 16 e ingegnosità, ma la chiave qui è la tempistica e la comprensione della misura in cui la sostituzione avverrà. Molte diverse categorie di lavoro, in particolare quelle che implicano un lavoro manuale e meccanicamente ripetitivo, sono già state automatizzate. Molte altre seguiranno, poiché la potenza di calcolo continua a crescere esponenzialmente. Prima del previsto, il lavoro di professionisti come avvocati, analisti finanziari, medici, giornalisti, commercialisti, assicuratori o bibliotecari potrà essere parzialmente o, addirittura, completamente automatizzato. “L’effetto più probabile di questa rivoluzione sulla società è una polarizzazione sia su scala intra-nazionale (tra poveri e ricchi) che su scala internazionale (tra paesi più poveri e paesi più ricchi). Il grado del processo di sostituzione della tecnologia al lavoro, e quindi di polarizzazione, sarà inoltre differente tra le nazioni: paesi in via di sviluppo con una grande matrice manifatturiera e non automatizzata saranno maggiormente interessati rispetto a paesi con una economia fondata su servizi non altamente automatizzabili.” (Benediky Frey C., 2017). Con il progresso della tecnologia, i lavoratori scarsamente qualificati dovranno essere ridistribuiti in compiti non suscettibili all'informatizzazione, ovvero compiti che richiedono intelligenza creativa e interrelazioni sociali. I lavoratori, però, dovranno acquisire competenze creative e sociali.15 È quasi inevitabile che la quarta rivoluzione industriale avrà un impatto notevole sui mercati del lavoro di tutto il mondo, ma ciò non significa che si debba affrontare un dilemma uomo contro macchina. La rivoluzione digitale servirà a migliorare il lavoro umano; sarà però necessario accompagnare a questo fenomeno strategie sistemiche e piani di lavoro comuni nazionali ed internazionali, il che significa che i leader devono preparare la forza lavoro e sviluppare modelli educativi per lavorare insieme alle macchine. La quarta rivoluzione industriale porta con sé cambiamenti per alcuni versi drastici e ciò non deve spaventare, ma piuttosto incoraggiare la società, il mondo delle imprese e i governi ad abbracciare questo importante cambiamento, senza resistergli. Di fatto questa grande rivoluzione sistemica può rappresentare una grande opportunità di rinnovamento, 15 Benedit Frey C., Osborne M., 2013 L’impatto dell’automazione nella dimensione lavoro nel futuro.
  • 21. 17 efficientamento e miglioramento dei processi di lavoro, benessere, sicurezza, sostenibilità ambientale e molto altro ancora. Un’evoluzione di tale portata, un cambiamento epocale così rilevante nella storia dell’uomo, non può non essere accolto con entusiasmo, basta che tale energia viaggi in parallelo con un’attenzione verso quelle porzioni di popolazione che potrebbero subire, invece, la rivoluzione. L’informazione giocherà un ruolo cruciale nell’accesso al mondo 4.0: sarà fondamentale, infatti, comunicare e raccontare la direzione che la società, e soprattutto il mercato del lavoro, sta prendendo, condividendo con tutti le informazioni circa le competenze che saranno più importanti, i lavori più richiesti e quelli che invece sono destinati a scomparire.
  • 22. 18
  • 23. 19 2. La Trasformazione Digitale 2.1 Le tecnologie dell’industria 4.0 Il suffisso 4.0 corrisponde alla tappa dell’evoluzione industriale attuale. Dall’introduzione della macchina a vapore all’uso sempre più pervasivo dell’automazione, dall’informatizzazione alla digitalizzazione, il passaggio alla quarta rivoluzione industriale traghetta le imprese verso una dimensione bimodale, perché costituita da un ecosistema di risorse fisiche e virtuali che interagiscono tra di loro. La digital transformation, che sta progressivamente cambiando usi e costumi nella vita sociale, sta entrando ora nell’industria rinnovando i processi e i sistemi di produzione ed inserendo negli apparati organizzativi nuove regole di comunicazione e di servizio. Il fondale su cui si staglia l'industria 4.0 è il nuovo rapporto che si può realizzare tra il mondo fisico degli esseri umani (gli attori del sistema economico-sociale, cioè imprenditori, lavoratori, consumatori) e il mondo del digitale (i computer, i sensori, il mondo virtuale delle simulazioni e così via). L'unione dei due mondi è molto complicata e si stanno studiando le interfacce più idonee per ottenerla, ma le sinergie e i vantaggi che si ricaverebbero sono elevatissimi in quanto si riuscirebbe a sfruttare tutto l'enorme potenziale delle tecnologie digitali, oggi impiegato in minima parte, per fare notevoli passi avanti nel miglioramento dei sistemi produttivi e sociali. Da questa fusione si ottiene ciò che viene denominato sistema cyber-fisico, un mondo composto da una complessa rete di macchine, beni fisici, oggetti virtuali, strutture di calcolo e di memorizzazione, device di comunicazione (video, sonora, anche olfattiva), contenitori di energia, che interagiscono tra loro e con gli operatori economici. L'obiettivo dell'industria 4.0 è impiegare questo sistema per migliorare i processi industriali e distribuitivi, sia nel senso di ottenere più efficienza, quindi una riduzione dei costi che garantisca minori prezzi di vendita e più domanda finale da parte dei consumatori, sia nel senso di aggiungere nuovi prodotti e nuovi servizi, oggi impossibili da realizzare per le limitazioni presenti nell'uso delle tecnologie. Non è ancora del tutto chiaro come possano venire utilizzati i dati che l'industria 4.0 potrà raccogliere e organizzare traendoli dalle nuove potenti macchine, cosi come quelli
  • 24. 20 trasmessi dai beni finali intelligenti consegnati ai consumatori dai dispositivi wearable. Offrendo una risposta a questi interrogativi, l'industria 4.0 viene descritta come una rivoluzione industriale e una tecnologia disruptive (Bowen e Christensen, 1995), cioè un'innovazione radicale che cambia le regole del gioco e il funzionamento dei mercati.16 A caratterizzare lo sviluppo della quarta rivoluzione industriale, c’è un ventaglio di nuove tecnologie tutte da scoprire che si stanno progressivamente facendo strada all’interno delle aziende di tutto il mondo, queste ultime destinate, almeno apparentemente, ad essere cambiate per sempre proprio da queste nuove invenzioni che potrebbero stravolgere interi settori, così come la vita quotidiana di ciascuno di noi. La lista delle tecnologie che abiliteranno l’affermazione di questa rivoluzione industriale è lunga ed in costante aggiornamento; in questa tesi si andranno ad approfondire alcune tra le principali di queste tecnologie, quali:  Internet of Things (IoT).  Big Data.  Additive Manufacturing.  Realtà Aumentata.  Robot di nuova generazione.  Digital Manufacturing. Per ciascuna delle tecnologie sopracitate, sarà dedicata di seguito una trattazione specifica per definirne funzioni, utilizzi e per comprenderne gli impatti attuali e futuri sulla vita e sul lavoro delle persone. Ognuno dei trend tecnologici dell’era 4.0 può essere inquadrato dentro una cornice comune costituita dall’intelligenza artificiale (AI), la quale rappresenta alcune delle caratteristiche contenute nelle tecnologie sopracitate. L’intelligenza artificiale, nonostante sia una tecnologia molto chiacchierata soprattutto negli ultimi anni, fu trattata già nel lontano 1956, durante la conferenza del Dartmouth College (Hannover, New Hampshire), organizzata dal ricercatore John McCarthy, che fu il primo a parlare del concetto di “intelligenza artificiale”. L’attuale popolarità dell’intelligenza artificiale è dovuta al più facile accesso a quantità incredibili di dati 16 Magone A. Mazali T., 2016 Industria 4.0 Uomini e Macchine nella Fabbrica Digitale.
  • 25. 21 creati, ad algoritmi complessi e miglioramenti generali nella potenza di calcolo delle macchine. La definizione dell’intelligenza artificiale nasce dal fatto che l’obiettivo era quello di creare un’intelligenza umana simulata nelle macchine, per pensare come un umano e imitare il modo in cui una persona agisce. La caratteristica fondamentale dell’intelligenza artificiale è la sua capacità di analizzare i dati ed intraprendere azioni che garantiscano le migliori possibilità di raggiungere un obiettivo prefissato. Grazie ad un momento di straordinaria accelerazione tecnologica, tutto quello che prima si riferiva ad applicazioni dell’intelligenza artificiale sembra ora essere non appropriato o addirittura obsoleto. Ad esempio, le macchine che calcolano le funzioni di base o riconoscono il testo attraverso metodi come il riconoscimento ottimale dei caratteri, non sembrano più applicazioni di intelligenza artificiale, dal momento che queste funzioni sono ora diffuse e facilmente reperibili all’interno di un computer, tuttavia si tratta dello stesso medesimo funzionamento. Analizzare i dati in suo possesso, fare tantissimi calcoli diversi ed indicare il risultato più probabile, questo fa un’intelligenza artificiale. Alcuni esempi, più o meno diffusi, di macchine con intelligenza artificiale includono oggi computer che giocano meglio degli esseri umani a tantissimi giochi diversi (come scacchi e poker) o auto a guida autonoma. Ma se andiamo ad osservare meglio e con più attenzione possiamo vedere che l’intelligenza artificiale è entrata nella psicologia, nella medicina diagnostica e predittiva, nella finanza, nei trasporti, negli aeroporti e perfino in casa nostra con servizi come Netflix o Facebook. Ad esempio, utilizzando Gmail, possiamo usufruire della funzionalità di filtro della posta elettronica automatica che impara giorno dopo giorno quali sono le email più importanti per noi e ce le segnala. La cosa molto interessante è che tutte queste funzioni hanno sempre di più la capacità di apprendere autonomamente, questa funzione prende il nome di machine learning ed è una branca dell’intelligenza artificiale che mira a dare alle macchine la possibilità di apprendere un’attività senza che sia necessariamente tutto scritto e spiegato nel codice preesistente.17 17 Impactschool.com, Intelligenza artificiale.
  • 26. 22 Il machine learning permette a un sistema di imparare dai dati piuttosto che attraverso la programmazione esplicita. Poiché gli algoritmi assimilano i dati di addestramento, è possibile produrre modelli più precisi basati su tali dati. Un modello di machine learning è l'output generato quando si addestra il proprio algoritmo di machine learning con i dati. Dopo l'addestramento, quando si fornisce un input a un modello, verrà generato un output. Ad esempio, un algoritmo predittivo creerà un modello predittivo; quando poi si forniscono i dati al modello predittivo, si riceverà una previsione basata su quelli che hanno addestrato il modello. Alcuni modelli sono online e continui. Questo processo iterativo dei modelli online porta ad un miglioramento dei tipi di associazioni effettuate tra gli elementi di dati; dopo che il modello è stato addestrato, può essere utilizzato in tempo reale per l'apprendimento degli stessi. I miglioramenti dell'accuratezza sono il risultato del processo formativo e dell'automazione che fanno parte del machine learning. Le tecniche di machine learning sono necessarie per migliorare l'accuratezza dei modelli predittivi. A seconda della natura del problema aziendale che si deve affrontare, ci sono approcci diversi basati sul tipo e sul volume dei dati:  Apprendimento supervisionato: generalmente inizia con una serie stabilita di dati e una certa comprensione di come questi siano classificati. Questi dati hanno funzioni etichettate che ne definiscono il significato.  Apprendimento non supervisionato: viene utilizzato quando il problema richiede una quantità enorme di dati non etichettati. Ad esempio, le applicazioni di social media, come Twitter, Instagram e Snapchat, hanno tutti grandi quantità di dati non etichettati. Capire il significato dietro a questi dati richiede algoritmi che li classifichino in base ai modelli o ai cluster rilevati.  Apprendimento per rinforzo: il sistema impara attraverso la prova e l'errore. Quindi, una sequenza di decisioni di successo determinerà il rafforzamento del processo, in quanto riesce subito a risolvere il problema al meglio.  Deep learning: metodo specifico di machine learning che incorpora reti neurali in strati successivi per imparare dai dati in modo iterativo. Esso è particolarmente utile quando si cerca di apprendere i modelli da dati non strutturati. Le reti neurali complesse di deep learning sono progettate per
  • 27. 23 emulare il funzionamento del cervello umano, così i computer possono essere addestrati ad occuparsi di astrazioni e problemi mal definiti.18 2.1.1 Internet of Things (IoT) Questa definizione include l'insieme di componenti e dispositivi tecnologici (sensori, GPS ed altri) incorporabili in oggetti fisici e macchinari, che assicurano l'interfaccia tra mondo fisico e digitale e consentono di comunicare attraverso Internet con altri oggetti, di scambiare informazioni, di modificare il comportamento in base agli input ricevuti, di memorizzare istruzioni e, dunque, di apprendere dall'interazione. È un campo che presenta soluzioni inedite, oltre le possibilità dell'ICT come l'abbiamo finora conosciuta. Lo sviluppo dell'IoT ha ovvie conseguenze sulla fabbrica digitale ed effetti dirompenti. Tra gli esiti più rilevanti ci sarà la diffusione su larga scala di prodotti e oggetti intelligenti, smart, con applicazioni potenzialmente sconfinate, poiché ogni oggetto o prodotto fisico in teoria può essere dotato di terminali in grado di trasferire informazioni e ricevere istruzioni, anche a distanza. È un effetto di ciò che viene chiamato “servitizzazione” della manifattura, ossia l'integrazione profonda tra prodotti e servizi che favorisce formule imprenditoriali radicalmente modificate rispetto al passato. All'interno dell'industria 4.0, l'Internet of Things è la componente più affascinante per il futuro dei consumatori, poiché porta nel mondo digitale anche gli oggetti e le cose, e non più solo i computer, consentendoci per esempio di dialogare con i nostri elettrodomestici, con l'automobile e con i vari servizi di cui facciamo quotidianamente uso come trasporti, sanità, finanza e altro ancora. Ma la realizzazione dell'architettura tecnologica necessaria a rendere l'IoT un sistema diffuso non è un problema semplice da risolvere. In primo luogo gli oggetti connessi necessitano di un indirizzo IP unico, da cui discende la necessità di attivare un numero elevatissimo di IP, il che non era possibile con il sistema di generazione del protocollo IPV4,19 ma grazie al nuovo protocollo IPV6, la sfida sembra più a portata di mano. 18 IBM, Cos’è il machine learning? 19 Magone A. Mazali T., 2016 Industria 4.0 Uomini e Macchine nella Fabbrica Digitale.
  • 28. 24 Con un aumento della potenza di calcolo e una riduzione dei prezzi dell'hardware, è economicamente fattibile connettere letteralmente qualsiasi cosa a Internet e i sensori intelligenti sono già disponibili a prezzi molto competitivi. Tutte le “cose” saranno intelligenti e connesse a Internet, consentendo una maggiore comunicazione e nuovi servizi data-driven basati su maggiori capacità di analisi. Uno studio20 ha esaminato come i sensori possano essere utilizzati per monitorare la salute e il comportamento degli animali. Esso dimostra come i sensori collegati ai bovini possano comunicare tra loro attraverso una rete di telefonia mobile e possano fornire dati in tempo reale sulle condizioni dei bovini da qualsiasi luogo. Gli esperti suggeriscono che, in futuro, ogni prodotto fisico potrebbe essere collegato ad un'infrastruttura di comunicazione onnipresente e che ci saranno sensori ovunque che consentiranno alle persone di percepire pienamente il loro ambiente.21 I mercati combinati dell'Internet of Things cresceranno a circa 520 miliardi di dollari nel 2021, più del doppio dei 235 miliardi di dollari spesi nel 2017. Il data center e le analisi saranno il segmento IoT in più rapida crescita, raggiungendo un CAGR (Compound Annual Growth Rate) del 50% dal 2017 al 2021. Integrazione di sistemi, data center e analitica, rete, dispositivi di consumo, connettori (o cose) e sistemi integrati legacy sono le sei aree tecnologiche e di soluzione principali del mercato IoT. Il seguente grafico confronta il CAGR di ciascuna area oltre a definire le entrate mondiali per ciascuna categoria. 20 Mayer K., Ellis K., Taylor K., 2004 Cattle Health Monitoring Using Wireless Sensor Networks. 21 Schwab K., 2016 The Fourth Industrial Revolution, Penguin Random House.
  • 29. 25 22 (Figura 2, IoT e Analytics Revenue) 2.1.2 Big Data Questo paragrafo trae i suoi spunti dalla pubblicazione del sito web Digital4: Big Data: come sono e come le aziende competono con i Big Data analytics, scritta dalla giornalista Laura Zanotti il 22 settembre 2019. Il termine “Big data” viene utilizzato per sintetizzare l'insieme di tecnologie che permettono di raccogliere ed elaborare la grande massa di informazioni che transitano attraverso Internet, e descrivono per esempio i trend del mercato, le abitudini dei consumatori, la reputazione dei marchi, la domanda di beni e altro ancora. Il maggiore problema nello sviluppo dei big data è probabilmente rappresentato dalla difficoltà di elaborare i dati al fine di ottenere risultati utili a prendere decisioni. Certamente per gestire informazioni in crescita e in continua espansione, provenienti da numerose fonti, in volumi molto elevati e con varietà diverse (immagini, file di log, file di testo), strutturati e multi-strutturati, non si possono impiegare le soluzioni tecnologiche del passato, troppo costose o limitate. Occorrono invece metodologie più complesse e 22 Columbus L., IoT Market Predicted to double by 2021, reaching $580B.
  • 30. 26 differenti da quelle comunemente impiegate nei data warehouse, nuove configurazioni hardware più veloci e più performanti. Al di là dei flussi di dati prodotti dai sistemi informatici e dalle infrastrutture a supporto della produzione, della distribuzione e dell’erogazione dei servizi, i big data sono un fenomeno associato a un’evoluzione massiva degli usi e delle abitudini della gente. Ogni volta che usiamo un computer, accendiamo lo smartphone o apriamo un’app, sempre e comunque lasciamo una nostra impronta digitale fatta di dati. Nel 2001, Doug Laney descrisse in un report il modello che rappresenta in modo sintetico i big data con 3V: Volume, Velocità e Varietà. Un modello semplice per definire i nuovi dati generati dell’aumento delle fonti informative e più in generale dall’evoluzione delle tecnologie. Oggi il paradigma di Laney è stato arricchito dalle variabili di Veridicità e Variabilità e per questo si parla di 5V. I big data, infatti, vengono anche dalla multimedialità sempre più spinta che ha origine dal proliferare di dispositivi fissi e mobili che usiamo per vivere e per lavorare. La familiarità con il videosharing e una cultura dell’immagine che porta le persone a condividere ogni tipo di scatto fotografico, aiuterà chi saprà gestire questa mole di dati a capire ancora meglio gusti e tendenze, orientando meglio le decisioni. I big data vengono anche dai social media, e da tutto il traffico di opinioni e di pensieri che transita nei vari sistemi di CRM (Customer Relationship Management), dalla cassa di un supermercato che striscia una carta fedeltà a una telefonata che arriva ad un reparto di call center. A differenza di molte mode tecnologiche, i big data non sono un trend ma una necessità gestionale; e lo sono per qualsiasi tipo di organizzazione. Quei data set crescenti che sembrano far esplodere i database aziendali saranno le chiavi della competitività, della crescita del business e dell’innovazione. La maggior parte delle persone ha solo una vaga idea di quanto Google abbia una conoscenza profonda di tutto quello che cerchiamo online, oppure di quanto Facebook conosca su amici, sentimenti, preferenze, sogni e bisogni della sua community. Google sa riconoscere le nostre generalità, profilandoci in base alle nostre modalità di navigazione per proporci pubblicità assolutamente mirate da rasentare la personalizzazione su misura. Mentre Twitter dispone di dati non strutturati, scandagliati grazie a nuove tecniche di sentiment analysis, che riescono a capire le emozioni contenute
  • 31. 27 nelle informazioni testuali, aiutando i decisori (aziendali e politici) a capire dove il vento dell’opinione pubblica sta andando. Ma non sono solo Google, Facebook o Twitter a tracciare qualsiasi nostra azione digitale: i Big Data sono la linfa del business anche per Bing, per Yahoo, per Amazon e per qualsiasi Internet Provider che in ogni momento conosce le pagine che visitiamo (anche quando crediamo di farlo in modalità nascosta). La digitalizzazione dei dati ed il loro utilizzo, sono diventati centrali e strategici per le aziende di ogni settore, come in quello del recruitment dove, grazie ai dati, è possibile efficientare di molto i processi di ricerca e selezione dei candidati per le aziende. Un esempio virtuoso in tal senso è costituito dalla start up italiana CVING che offre un’app in grado di far risparmiare ore di tempo dedicate al setaccio dei profili per arrivare direttamente ai migliori candidati. Nel dettaglio, per chi cerca lavoro, l’app permette di caricare il proprio curriculum, in base al quale un algoritmo notifica le posizioni aperte. Per le aziende che offrono lavoro, invece, viene creato un portale ad hoc. La vera innovazione è il primo passaggio della selezione, un video colloquio che è attuabile in qualsiasi momento e in qualunque posto. Una volta che la risorsa si candida per un lavoro, dovrà fare una video intervista, rispondendo a cinque domande che i selezionatori hanno deciso di voler porre a tutti i candidati per quel ruolo. Alla fine il selezionatore avrà a disposizione i video da cui poter estrapolare i dati utile per la selezione, come il livello di intelligenza emotiva, in modo veloce e più efficace rispetto alle tradizionali analisi dei curriculum vitae.23 23 Balestreri G., Il curriculum non basta più.
  • 32. 28 24 (Figura 3, Corporate Big Data) Stanno nascendo piattaforme per aggregare e indicizzare le banche dati presenti sul web. La mossa riflette la volontà di mettere a disposizione i dati a pagamento, fornendo così la materia prima necessaria per sviluppare e addestrare gli algoritmi più innovativi. Si parla quindi dei dati come uno strumento strategico e di una nuova figura emergente nel mercato costituita dagli Information Provider. Data literacy, significa saper interpretare correttamente i dati e raccontare un fenomeno attraverso di essi. L’importanza di questa competenza è sempre più chiara alle aziende, in particolar modo ai ruoli manageriali, ai quali viene richiesto di costruire un processo decisionale data-driven. La diffusione della data literacy passa attraverso una maggiore diffusione delle figure professionali legate ai dati e dei corsi di studio per formarli. Si diffondono anche strumenti che permettono all’utente di business di gestire in autonomia il processo d’interrogazione dei dati (Self-Service Data Analytics). 2.1.3 Additive Manufacturing Il mondo del web ha assunto una posizione predominante nelle nostre menti, a tal punto da essere considerato tal volta più importante del mondo fisico. Questa è però solo una 24 Zanotti L., Big Data: come sono e come le aziende competono con i Big Data analytics
  • 33. 29 distorsione della realtà creata dalla nostra percezione delle cose, in quanto gli ambienti in cui viviamo e gli oggetti con cui interagiamo sono prima di tutto fisici. Siamo circondati da beni materiali la maggior parte dei quali realizzati da un’economia manifatturiera che nel corso dell’ultimo secolo è stata trasformata in molti modi, ad eccezione di uno: non è stata mai accessibile a tutti. A causa dell’esperienza, delle attrezzature e dei costi richiesti dalla produzione di beni su larga scala, la manifattura è stata per lo più appannaggio di grandi aziende e professionisti addestrati. Ma tutto ciò sta per cambiare, poiché la produzione degli oggetti sta diventando sempre più digitale. Ora gli oggetti possono prendere vita come disegni su uno schermo, e questi disegni possono essere facilmente condivisi online sotto forma di file. Quello che è avvenuto nelle fabbriche e negli studi di progettazione nelle ultime decadi sta ora accadendo anche sui personal computer. Quando un settore diventa digitale viene mutato in modo profondo: in questo caso la trasformazione più grande non riguarderà il modo in cui le cose verranno fatte, ma chi le farà, in quanto, una volta che gli oggetti possono essere prodotti tramite un personal computer, chiunque diventa capace di farlo.25 Per additive manufacturing, in italiano manifattura additiva, si intende una tecnica di produzione che permette di ottenere prodotti dalla generazione e successiva addizione di strati di materiale. Si tratta di una netta inversione di tendenza rispetto alle tecnologie di produzione tradizionali che si basano sulla tecnica della sottrazione, dove si parte da un blocco solido e si procede modellandolo per sottrazione di materiale, come avviene ad esempio con la fresatura o la tornitura. Con questo nuovo modo di produrre si è compiuta una considerevole digitalizzazione dell’attività manifatturiera, realizzata grazie al dialogo continuo tra computer e impianti produttivi, ottenuto anche grazie allo sviluppo di internet. 25 Anderson C., 2013 Makers, Crown Business New York.
  • 34. 30 (Figura 4, Il Processo di Produzione Additiva) Il processo di produzione additiva ha come input di partenza la realizzazione del modello 3D dell’oggetto, a cui segue la conversione del file in un formato STL e poi, attraverso un processo semi-automatico svolto da un software di modellazione, si giunge alla scomposizione dell’oggetto in strati stampabili dalle stampanti 3D, (le quali possono trovarsi anche a grandi distanze rispetto al luogo di progettazione) che vengono poi fusi e aggregati l’uno con l’altro, creando il prodotto finale. Infine, a seconda delle finalità del prodotto, sono tal volta necessarie attività di post-produzione e finitura, per ottenere adeguati livelli di finitura e specifiche proprietà meccaniche dell’oggetto.26 Se fino a qualche anno fa le tecnologie relative alla stampa additiva erano solo sotto l’attenzione di pochi, oggi l'evoluzione delle tecniche e delle caratteristiche dei materiali di stampaggio sta favorendo maggiori considerazioni anche da parte di una consistente porzione del mondo industriale. Seppure questa tecnologia è ancora lontana da una diffusione su larga scala all'interno delle fabbriche, si stima che la sua presenza produrrà effetti importanti in ambiti come la prototipazione (dove consentirebbe vantaggi di efficienza e risparmio di tempo), la produzione di componenti e la filiera dei ricambi. In realtà il dibattito sull'effettivo potenziale industriale della manifattura additiva, che nel 2012 The Economist salutò come alfiere della terza rivoluzione industriale, è più che mai aperto, ma potenzialmente si tratta di una tecnologia con possibilità di applicazione in tutti i settori industriali. La stampa 3D determina un cambiamento di paradigma per diverse ragioni: perché consente la personalizzazione di massa del prodotto, la produzione di forme complesse 26 Bacchetti A., Zanardini M., Additive Manufacturing: cos’è e come funziona la manifattura additiva.
  • 35. 31 che non possono essere costruite con i limiti tecnici imposti dallo stampo, la flessibilità nell'uso della stessa linea produttiva per produzioni diverse, la veloce risposta ai cambiamenti di un mercato sempre più volatile che costringe le imprese a modificare velocemente quantità e tipologia della produzione. Fra i vantaggi indicati, vale la pena soffermarsi sul primo, poiché richiama un complesso di ragionamenti che coinvolgono a pieno titolo il Made in Italy. La personalizzazione di massa del prodotto consiste nella possibilità di realizzare un pezzo su misura per il singolo consumatore, senza dover fare uno stampo unico, ad un costo che renderebbe il prodotto finale molto caro e destinato a una fascia alta di mercato: con la stampa 3D questo segmento di consumo, che fa riferimento ad una forma di esclusività destinata a pochi, viene ampliato a dismisura e quasi tutti potranno accedere a prodotti altamente personalizzati. Questa tecnologia è pertanto lo snodo di un cambiamento che riguarda non soltanto la produzione, ma anche la progettazione flessibile: l'industria 4.0 e la additive manufacturing enfatizzano la possibilità di co-progettare il prodotto in modo parallelo e sinergico, con l'apporto di più imprese, ognuna specializzata in una piccola fase del ciclo produttivo realizzato successivamente con la stampa 3D. Consentendo inoltre la produzione di forme complesse che non possono essere costruite con lo stampo, la stampa 3D genera opportunità per ideare nuovi prodotti oppure per inserire creatività nei prodotti attuali, facilitando l'emergere delle imprese che hanno nel design industriale il punto di forza. La stampa 3D esercita un effetto sulla struttura dei costi di produzione. In un articolo pubblicato nel 2013 sulla rivista Research Technology Management, l'economista Irene Patrick propone di affiancare al concetto di economie di scala un altro concetto di produzione indicato come economies of ones, ovvero i vantaggi ottenuti dall'impresa grazie alla personalizzazione di massa, derivanti dalla riduzione dei costi fissi a vantaggio dei costi variabili, e dalla riduzione delle barriere all'entrata nei nuovi business con aumento della concorrenza e delle opportunità per le imprese artigiane di estendere la propria specializzazione di nicchia ai nuovi segmenti di mercato. La nuova struttura organizzativa che l'articolo descrive, più focalizzata sulla gestione dei costi marginali, potrebbe consentire una rivitalizzazione delle organizzazioni del lavoro basate sul decentramento produttivo e sulle relazioni orizzontali del network costituito dall'impresa- rete, una delle soluzioni più tipiche dei distretti industriali.
  • 36. 32 È probabile che nei nostri sistemi produttivi continueranno a essere importanti le economie di scala e quelle di scopo, in quanto la personalizzazione di massa vale solo per alcune tipologie di beni. Perciò si può supporre che la stampante 3D non sostituisca il vecchio sistema produttivo ma bensì lo integri, lo allarghi e lo completi, permettendo di ottenere beni personalizzati laddove ce n’è richiesta, laddove le forme complesse non sono compatibili con le vecchie tecnologie dello stampaggio e della forgiatura, laddove infine le materie prime sono costose ed inducono a risparmiare sugli sfridi di lavorazione. In generale, la maggiore differenziazione di prodotto che le nuove organizzazioni consentono, diventa un elemento favorevole alla specializzazione.27 L’uso di una stampante 3D permette, perciò, di diminuire vari costi di produzione: stampando un prodotto già assemblato si riducono, infatti, immediatamente i costi della manodopera che, in una filiera produttiva tradizionale, avrebbe dovuto procedere all’assemblaggio dei semilavorati. Inoltre, altro elemento da non sottovalutare, è l’eliminazione dei costi di trasporto del prodotto: quest’ultimo infatti verrà inviato in modalità telematica al cliente che procederà alla stampa 3D in totale autonomia. Ma i vantaggi della manifattura additiva non terminano qui. Le applicazioni di additive manufacturing permettono di diminuire il Time to Market. Grazie a questa tecnica si arriva ad una prototipazione rapida del prodotto che, in pochi esemplari, può essere immesso sul mercato, raccogliendo preziosi feedback dai clienti, apportando così le modifiche necessarie per iniziare poi successivamente la produzione su larga scala. Altri vantaggi per le aziende manifatturiere per prodotti sono rappresentati dalla flessibilità e dalla competitività. Nel primo caso, infatti, sarà possibile creare all’interno di produzioni su larga scala dei prodotti con caratteristiche personalizzate in base alle richieste del cliente senza sostenere costi aggiuntivi. Questo comporta che un’azienda che basa la sua produzione sulla digitalizzazione per il manifatturiero si caratterizzerà per una maggiore efficienza e per essere molto più competitiva rispetto ai suoi competitor. I vantaggi dell’additive manufacturing stanno, inoltre, iniziando a farsi strada anche in ambito privato, dove grazie all’uso di una stampante 3D è possibile realizzare in totale autonomia piccoli oggetti per la casa, i giochi per i bambini e molto altro. Questo potrebbe 27 Magone A. Mazali T., 2016 Industria 4.0 Uomini e Macchine nella Fabbrica Digitale.
  • 37. 33 nel lungo periodo rappresentare una difficoltà seria per le aziende manifatturiere in quanto i clienti potrebbe far calare gli ordinativi per dedicarsi all’autoproduzione.28 2.1.4 Realtà Aumentata Per realtà aumentata, o augmented reality (AR), si fa riferimento a una famiglia di tecnologie più che a un singolo dispositivo; in genere dispositivi indossabili o comunque in grado di incrementare le informazioni a disposizione dell'utente in ambienti reali, il che la differenzia dalla realtà virtuale che, invece, viene utilizzata dentro dei laboratori digitali. Le applicazioni industriali delle tecnologiche AR sono in una importante fase di sviluppo, così come il loro potenziale di mercato relativo agli usi dei consumatori, ma hanno ancora ampi margini di crescita soprattutto in settori come le manutenzioni e le riparazioni guidate, i magazzini e i centri logistici. Per meglio comprendere cosa si intende quando si parla di realtà aumentata è utile fare un esempio: immaginiamo di inquadrare con un tablet o uno smartphone un oggetto qualunque, potendo poi visualizzare sul display qualsiasi tipo di informazione aggiuntiva: testi, immagini, filmati dal vero o in animazione. Un principio della realtà aumentata, infatti, è quello dell’overlay, ovvero la capacità della fotocamera di leggere l’oggetto nell’inquadratura e del sistema di riconoscerlo, attivando un nuovo livello di comunicazione che si va a sovrapporre ed a integrare perfettamente alla realtà, potenziando la quantità di dati di dettaglio in relazione a quell’oggetto. Alcuni dei brand del retail che sono stati dei precursori nell’utilizzo dell’augmented reality sono stati Lego e Tesco. Ad esempio, per evitare che i clienti più curiosi aprissero le confezioni e per far capire meglio l’utilizzo del gioco contenuto, Lego usa la realtà aumentata come forma di smart packaging: in uno spazio dedicato, inquadrando una confezione dal monitor si può vedere partire una sorta di trailer con i personaggi in animazione coinvolti in una gag. Tesco, invece, aveva iniziato a utilizzare la realtà aumentata su dei flyer di promozioni. Da casa l’utente al pc poteva così inquadrare il marker che corrispondeva all’oggetto e questo gli compariva tra le mani, dando la possibilità di visualizzare, ad esempio, un televisore come se si fosse davvero in negozio 28 Bacchetti A., Zanardini M., Additive Manufacturing: cos’è e come funziona la manifattura additiva.
  • 38. 34 davanti all’oggetto reale. Era un modo per aggiungere alla digital experience una serie di informazioni aggiuntive importanti (volume del dispositivo e quindi il suo ingombro, le tipologie di ingressi per gli accessori e via dicendo). 29 (Figura 5, Realtà Virtuale e Aumentata) Nel grafico di fianco si evince come il settore dei videogames sarà il beneficiario maggiore delle tecnologie dell’AR, a seguire altri settori come l’ingegneria, la sanità e l’immobiliare. In ambito industriale lo scenario tecnologico della realtà aumentata abilita ampi e numerosi orizzonti applicativi: ad esempio è possibile presentare un macchinario industriale dettagliando le spiegazioni e i manuali di istruzioni grazie al supporto di contenuti che in tempo reale, compaiono sullo schermo mostrando sia l’esterno sia l’interno di ogni componente, video che spiegano il funzionamento di ingranaggi e sistemi, la dinamica dei processi e delle specificità. Con le soluzioni di realtà aumentata, le aziende del settore manifatturiero possono ridurre i tempi di fermo macchina non pianificati, comprimendo i costi di esercizio e di manutenzione che hanno un notevole impatto sul ritorno dell’investimento, perché a essi va sommata la mancata produzione. Nelle officine meccaniche il controllo delle parti del motore o dell’impianto elettrico per tutte le attività di monitoraggio e manutenzione può essere risolto grazie all’AR, che offre informazioni dettagliate in overlay rispetto a ogni singola parte su cui si devono effettuare controlli o interventi. Queste informazioni possono essere fisse e apparire come cartelli pop up a fianco delle componenti di cui si necessita ulteriore spiegazione, oppure come videotutorial che, attraverso un filmato in overlay, mostra un tecnico che esegue in modo corretto le procedure di intervento sul macchinario. La realtà aumentata può essere 29 Papagiannis H., 3 ways Augmented Reality can have a positive impact on society.
  • 39. 35 utilizzata anche dalle realtà museali e dalle pubbliche amministrazioni per comunicare con i cittadini informazioni importanti in modo innovativo.30 La realtà aumentata coniuga in sé tre caratteristiche che, messe assieme, costituiscono il suo valore: visualizzazione, annotazione e storytelling. Infatti, l’AR è un potente strumento di visualizzazione che permettete di vedere immagini e particolari che sfuggirebbero al nostro occhio; guida le persone nel completamento di compiti e nel muoversi in ambienti sconosciuti grazie a descrizioni in tempo reale; infine permette di creare nuovi modi per comunicare introducendo nuove prospettive, modi di raccontare e condividere storie ed informazioni (Helen Papagiannis, 2020). 2.1.5 Robot di nuova generazione Sono tra le tecnologie più in auge dentro l'industria 4.0: robot capaci di lavorare a fianco degli uomini senza barriere, definiti anche con il termine cobot dove il suffisso “co” vuole essere una sottolineatura della loro natura collaborativa. Questi robot possono essere addestrati a cooperare su piccola scala anche per operazioni molto semplici, impiegati per eseguire i lavori più pesanti e pericolosi dentro gli impianti produttivi; diventano molto importanti nelle fabbriche che affrontano un forte aumento dell’età media della manodopera operaia, poiché l'anzianità demografica comporta vari limiti funzionali nelle mansioni più faticose. I nuovi robot vengono quindi definiti “collaborativi”, in quanto vivono una profonda interazione con gli operatori umani, comportandosi come una sorta di assistente personale, al punto da aprire le porte a nuovi modelli di organizzazione del lavoro in fabbrica. Ma al tempo stesso stanno rivoluzionando le attività della logistica, soprattutto nei magazzini automatizzati come quello notissimo di Amazon, in quanto riescono ad eseguire tutte le operazioni di magazzino. L'effetto esercitato dalla tecnologia dei nuovi robot sul fattore lavoro è molto complesso, anche se sinteticamente si può intravedere un’azione in parte sostituiva (non solo per il lavoro manuale e ripetitivo, ma anche nel lavoro qualificato) e in parte complementare, nel senso che aiuterà la creazione di attività nuove e diverse. In quasi tutti i settori, un'ampia gamma di queste tecnologie può aumentare l'accuratezza e liberare gli esseri 30 Digital4.biz, Realtà aumentata: cos’è, come funziona e ambiti applicativi in Italia.
  • 40. 36 umani dal pericolo o da lavori fisicamente usuranti. I robot possono però anche disumanizzare il lavoro e le relazioni, aumentare le perturbazioni economiche e dare origine ad altre conseguenze negative per l'uomo. L'ampiezza delle attività, la varietà dei contesti e la velocità dei progressi contribuiscono tutti a un grande cambiamento nel modo in cui le persone si relazioneranno con la robotica.31 Tutte le tecnologie della quarta rivoluzione industriale porteranno, e molte lo stanno già facendo, grandi sconvolgimenti nella distribuzione del lavoro e sui tassi di occupazione. Il tema legato ai robot, però, merita una trattazione a parte in quanto risulterebbe essere particolarmente delicato. Innanzitutto i robot diventano ogni anno sempre più economici, permettendo così di poter essere acquistati da un numero di imprenditori man mano sempre più grande; in secondo luogo, dati i progressi nell'ingegneria del software, nella visione artificiale e in altri componenti, i robot stanno diventando sempre più capaci ogni anno; in terzo luogo, anche se gli aumenti salariali sono stati minimi, il continuo aumento dell'assicurazione sanitaria e delle altre spese sostenute per i lavoratori umani, significa che le persone stanno diventando più costosi ogni anno; in quarto ed ultimo luogo, i robot non devono replicare le prestazioni umane, ma devono solo essere abbastanza bravi per svolgerle. Tutto ciò porta con sé il dato di fatto che i robot potrebbero potenzialmente rivoluzionare il mercato del lavoro, obbligando una parte dei lavoratori ad aggiornare le loro competenze, di modo da poter lavorare fianco a fianco con gli stessi, e un’altra parte a rimanere momentaneamente senza occupazione perché da loro sostituiti. Lavorando a fianco dei robot, gli umani impareranno come utilizzare al meglio i loro punti di forza e come coprire al meglio le loro debolezze. Mentre i lavoratori scaleranno la curva di apprendimento, i processi aziendali saranno riprogettati attorno ai rispettivi punti di forza degli umani e dei robot. Le previsioni più ottimistiche sostengono che c'è sempre stato abbastanza da fare per tenere occupata la maggior parte della forza lavoro e che i robot verranno utilizzati per i lavori che le persone non volevano fare comunque. L'esperienza lo conferma: ci sono stati test e schieramenti riusciti di robot nello 31 Magone A. Mazali T., 2016 Industria 4.0 Uomini e Macchine nella Fabbrica Digitale.
  • 41. 37 smaltimento di bombe, sforzi di salvataggio durante un disastro simile a Fukushima, attività ripetitive in catena di montaggio, ed altro. Lasciare che i robot prendano il controllo, permettendo loro di fare alcuni dei lavori che gli esseri umani hanno sempre fatto, potrebbe liberare le persone e concedergli una libertà mai avuta prima, potendo così dedicare il tempo liberato ad esprimere i loro interessi e talenti. In più, la prospettiva che si presenta lascia intravedere che, non solo i robot possono fare dei lavori al posto nostro, ma che potrebbero anche farli in modo più efficiente ed efficace e, addirittura, essere utilizzati per svolgere lavori che noi umani non ci saremmo mai immaginati di condurre da soli e che magari non esistono ancora. Credere che la forza lavoro sarà totalmente sostituita dall’ingresso dei robot di nuova generazione appare comunque improbabile: anche quando i prodotti sono realizzati da robot, la fabbricazione di questi deve ancora essere supportata da processi umani, come approvvigionamento, contabilità, riparazione e marketing che per ora sono ancora di esclusiva competenza umana. Le competenze che vengono sostituite sono spesso legate a lavori che hanno fatto poco per migliorare la dignità umana, ma almeno garantivano un’occupazione. Nel nuovo scenario, il percorso dallo spostamento alla ricollocazione non appare, però, ben definito. I datori di lavoro invocano spesso un divario di competenze ed esercitano pressioni su scuole ed università affinché aggiornino i programmi di studio. L’effetto della robotica sull'occupazione avrà molte ripercussioni, ancora poco chiare, e sarà difficile ottenere risposte su ciò che potrebbe accadere. Lo scenario solleva una domanda spinosa: come entreranno a far parte del nuovo mondo, contraddistinto dalla partnership uomo-robot, le persone che perderanno il lavoro a causa della robotica 4.0 e che, spesso, hanno solo un'istruzione di scuola superiore? Tali domande diventeranno più urgenti molto presto.32 32 Jordan, John M., 2016 Robots.
  • 42. 38 2.1.6 Digital Manufacturing Per digital manufacturing si indica un processo produttivo che utilizza le innovazioni prodotte dall'incrocio delle molte tecnologie fin ora trattate, prime fra tutte la stampa additiva, l’Internet delle cose ed i big data, tutte sommate a strumenti di simulazione, visualizzazione tridimensionale e produzione assistita. La peculiarità del metodo è che consente di simulare l'intero processo produttivo prima del suo reale avvenimento. Lo scopo ultimo è verificare le possibilità di migliorie e aumentare l'efficienza, nel senso che questi sistemi consentono di creare la definizione completa del processo produttivo in un ambiente virtuale, simulando il comportamento dei singoli attori: le macchine, i lavoratori, le materie prime, i semilavorati e i componenti. Il digital manufacturing integra le funzioni aziendali facilitando lo scambio di informazioni, per esempio tra l'area progettazione e l'area produzione, relativamente al prodotto e alle modalità di produzione; una volta avviata, quest’ultima garantisce il feedback dalle attività fornendo informazioni che vengono reimmesse nella progettazione per sfruttare i dati raccolti in fabbrica.33 Un'industria manifatturiera digitale è caratterizzata da una catena del valore aperta e flessibile e da un vasto ecosistema di fornitori e partner. Nella produzione digitale ogni processo, dalla creazione al consumo, è digitalizzato e le informazioni sono gestite utilizzando una piattaforma digitale comune che consente a tutti gli stakeholder di accedere a qualsiasi tipo di informazione da qualsiasi luogo ed in qualsiasi momento. Diventare un produttore digitale richiede l'uso della tecnologia digitale per aumentare l’efficienza produttiva, produrre prodotti migliori, ridurre i cicli di vita dei prodotti, diminuire l’impegno sostenuto con i partner commerciali e, in definitiva, soddisfare i consumatori digitali. La figura seguente suddivide il ciclo di vita di un prodotto in fasi componenti. Mentre le attività del ciclo di vita possono variare per ogni settore dell'industria manifatturiera, alcune delle attività comuni, relative al ciclo di vita di un prodotto, sono organizzabili in egual modo, come la progettazione e la prototipazione di nuovi prodotti, la produzione, la logistica e la distribuzione, il coinvolgimento dei consumatori, le vendite e il mercato post-vendita ed i servizi e supporto. In ogni fase del ciclo di vita di un prodotto, ci sono 33 Magone A. Mazali T., 2016 Industria 4.0 Uomini e Macchine nella Fabbrica Digitale
  • 43. 39 diverse tecnologie che generano diversi tipi di informazioni. Tutte queste preziose informazioni vengono scambiate da varie fonti ed in vari formati e devono essere gestite ordinatamente per massimizzare l’output, e le performance. Perché le informazioni generate siano utili, devono essere accurate, sicure ed accessibili. Solo allora possono essere utilizzate per sviluppare garanzie a supporto delle vendite al dettaglio e del marketing, ad esempio, o per rilasciare le certificazioni appropriate durante il mercato post-vendita e del servizio e supporto. In un'organizzazione di produzione digitale, questi processi sono semplificati e tutte le informazioni associate possono essere acquisite, gestite, archiviate e rese accessibili. 34 (Figura 6, Processi del Digital Manufacturing) Vi sono ovviamente molti altri campi d'innovazione tecnologica che potrebbero trovare in futuro applicazioni industriali importanti. La grande sfida dell'automazione risiede nel campo della neuro-informatica e della neuro-robotica: la posta in palio è l'ulteriore accorciamento delle distanze tra elaborazione informatica e processi cognitivi umani, attraverso il potenziamento della capacità di apprendimento delle macchine chiamate a 34 Barrenechea M., 2018 Jenkis T., Digital Manufacturing, Open Text Corporation, Canada.
  • 44. 40 prendere decisioni in tempi rapidissimi. Già oggi, strumenti di intelligenza artificiale sono utilizzati per le attività di decision-making, ad esempio nel settore finanziario, nella valutazione del rischio degli investimenti e nello sviluppo delle soluzioni di business intelligence. Inoltre, la ricerca tecnologica continua ad andare avanti esplorando nuovi fronti, quali: nuovi materiali, nanotecnologie, biotecnologie industriali e droni. La ricostruzione delle maggiori famiglie tecnologiche proposta ha lo scopo di richiamare l'attenzione sul fatto che industria 4.0 non significa adottare questa o quella tecnologia, ma saper integrare le varie tecnologie con un approccio che consentirà di far interagire il mondo digitale con quello umano, sia all'interno della fabbrica sia fuori da essa. 2.2 Industria e lavoro e nell’era 4.0 Nel contesto della quarta rivoluzione industriale emerge il tema della reindustrializzazione, che mette all’ordine del giorno discussioni su una società postindustriale e liquida. La fine del modello fordista non è solo la crisi di un modello di produzione, ma anche quella di una società, costruita coerentemente sulla produzione industriale di massa, che è venuta meno senza che nessun altro modello la sostituisse. Che l’industria 4.0 possa costituire sia l’occasione di una nuova crescita industriale, sia quella dell’affermazione di un nuovo tipo di società, dipenderà dalla volontà politico-sociale e dalle capacità culturali e progettuali degli attori chiamati in causa. La fabbrica non sarà più vista come un luogo rimandante al passato, ma al futuro. L’importanza della reindustrializzazione è riconosciuta anche dai sindacati, che insistono sulle numerose conseguenze negative, sociali ed economiche, di una innovazione non opportunamente governata. Il tempo a disposizione è breve, la rivoluzione tecnologica e la trasformazione dei modelli di business mettono in gioco temi importanti come la coesione sociale, ed è una responsabilità dei nostri tempi quella di ricercare un nuovo compromesso sociale che assicuri una gestione dei processi in corso. Nella quarta rivoluzione industriale risiede un’occasione per fronteggiare la necessità di ripensare a un vero progetto di politica industriale, di sviluppo produttivo e di evoluzione qualitativa del lavoro.35 35 Cipriani A., Gramolati A., Mari G., 2018 Lavoro 4.0: la Quarta rivoluzione industriale e le trasformazioni delle attività lavorative.
  • 45. 41 Sono molte le realtà che hanno intrapreso il percorso di integrazione del digitale all’interno della propria organizzazione, tuttavia gli approcci adottati per catturare valore differiscono in misura significativa. In alcune aziende il top management partecipa attivamente all’implementazione di questa trasformazione. La maggior parte delle aziende, invece, adotta un approccio tecnico e incrementale, applicando le tecnologie presenti sul mercato con uno scarso coordinamento tra impianti produttivi o unità di business, e senza considerare l’importanza del cambio culturale necessario per sfruttare appieno le potenzialità offerte dai nuovi sistemi. Ѐ necessario sia sviluppare nuovi talenti, sia creare le giuste condizioni affinché le nuove tecnologie possano essere inserite in azienda nel rispetto della cultura esistente, per evitare reazioni di rifiuto da parte degli operatori e del middle management. La creazione di competenze rappresenta una delle direttrici strategiche su cui è necessario puntare per il nuovo mondo del lavoro. È necessario creare centri di formazione in grado di diffondere nelle imprese una cultura dell’innovazione e consentire di ripensare in ottica digitale i propri modelli di business. In questa direzione si è mossa, ad esempio, la Lean Experience Factory (LEF), nata nel 2011 a Pordenone su iniziativa di McKinsey, insieme ad altre istituzioni locali per accompagnare le imprese nel processo di produzione snella. La Factory è stata completamente digitalizzata trasformandosi in LEF 4.0: un laboratorio formativo esperienziale che ospita le migliori tecnologie digitali ad oggi disponibili sul mercato. Un luogo dove è possibile conoscere i benefici del passaggio da un processo non ottimizzato ad uno ottimizzato e successivamente digitalizzato facendo leva sulle innovazioni tipiche del mondo 4.0. Questi strumenti digitali, in parallelo alla produzione, consentono la raccolta e l’elaborazione automatica dei dati in tempo reale che vengono utilizzati per l’aggiornamento delle performance, aiutando così manager e capi reparto a prendere decisioni più consapevoli e tempestive rispetto all’andamento della produzione e ai target operativi e strategici prefissati.36 Il tema del nesso tra rivoluzione tecnologica e cambiamenti del mercato del lavoro, in particolare il problema della disoccupazione tecnologica, è senza dubbio una delle grandi questioni che abbiamo di fronte. Da un lato vi è la questione dell’impatto delle attività 36 Bettoli A., Industria 4.0: cresce l’ottimismo, ma è tempo di passare all’azione, 2017.
  • 46. 42 meccaniche, sempre più in grado di produrre oggetti e servizi, sulle attività umane finalizzate alle stesse produzioni, nonché delle politiche che dovrebbero accompagnare questi cambiamenti; dall’altro è necessario condurre l’analisi delle trasformazioni in corso nella struttura del mercato del lavoro. In entrambi i casi si tratta di compiere delle previsioni fondate su dati in continua evoluzione e, quindi, molto incerte. Per quanto riguarda l’occupazione occorre fare distinzione tra diverse faccende: i lavori i cui risultati possono essere interamente perseguiti da macchine, la questione della sostituzione del lavoro da parte delle macchine, i lavori che sono solo parzialmente compiuti anche dalle macchine ed infine i nuovi lavori richiesti dalle innovazioni tecnologiche e organizzative. Tutto ciò solleva la questione del saldo occupazionale, tra lavori persi, nuovi e trasformati. Una necessità a cui bisognerà andare incontro è quella di implementare politiche attive (in particolare formative) finalizzate al governo della transizione dai vecchi ai nuovi lavori (che nel breve e medio tempo costituisce il problema principale) e di un atteggiamento attento alla transizione verso i nuovi lavori. Alla fine i posti di lavoro perduti saranno probabilmente più numerosi rispetto ai posti che la quarta rivoluzione industriale creerà, in linea con la ripresa senza aumento di impieghi accaduta in questi ultimi anni. Una previsione che apre il dibattito sui caratteri futuri di una società dal lavoro declinante, sul nesso tra tempo di lavoro e tempo libero e sul valore, la natura e il significato stesso del lavoro. Parallelamente emerge il problema della polarizzazione del mercato del lavoro tra attività ad alte qualifiche ed attività a basse qualifiche. Appare come la forma più caratteristica in cui il mercato del lavoro fuoriesce dal fordismo, cui corrispondono frammentazioni e polarizzazioni del lavoro a livello internazionale. Non sembra trattarsi neanche di un fenomeno passeggero, o che prevedibilmente possa attenuarsi; si tende piuttosto a pensare ad un suo aggravamento almeno in proporzione alla richiesta di conoscenze e competenze più elevate. Vi sono segnali sempre più evidenti che alla base della polarizzazione retributiva della rivoluzione digitale vi sia soprattutto una polarizzazione cognitiva: tra coloro che saranno in grado di progettare e lavorare con i nuovi sistemi tecnologici e coloro che saranno privi delle conoscenze, i quali dovranno giocoforza partecipare a relazioni socio-economiche asimmetriche.
  • 47. 43 Ma la frattura tra alte e basse qualifiche, e quindi tra stipendi, accade anche nei nuovi lavori promossi dai modelli di business incardinati sulle piattaforme di oggi. Non tutto il nuovo lavoro, prodotto dalla digitalizzazione delle filiere, ha contenuti complessi e lascia autonomia all’intelligenza di chi lo presta. Man mano che le filiere della produzione on demand diventano flessibili, la parte di lavoro non qualificato in esse prestato viene svolta in condizioni di precariato e di bassa remunerazione (ad esempio i corrieri che consegnano a domicilio prodotti commissionati da aziende digitali). A questo proposito si osserva come la società potrebbe essere ancora più polarizzata, con la coesistenza fianco a fianco di ricchezza e povertà, anche come aggregati sociali, magari fisicamente vicini ma assolutamente privi di interazione. La società industriale, nei suoi caratteri maturi e diffusi, nasce molti decenni dopo l’affermazione, all’inizio dell’Ottocento, della fabbrica fondata sulle grandi macchine. Il fordismo, come già ricordato, non è solo una forma di lavoro, ma una maniera di vivere e di organizzare, secondo determinate forme di inclusione ed esclusione sociale, il lavoro, il consumo e il tempo libero, l’esistenza individuale e collettiva. Rispetto al processo che ha condotto alla moderna società del lavoro, il lavoro 4.0 sembra presentarsi contemporaneamente nell’industria e nella società. La digitalizzazione appare senza confini e le trasformazioni che essa determina nei processi produttivi dei beni fisici appaiono della stessa natura di quelle della produzione di servizi e beni immateriali: stesse piattaforme, stesse filiere sempre più intrecciate, ecc. La distinzione tra prodotti materiali e immateriali, tra settore primario, secondario e terziario appaiono (come quelle tra lavoro subordinato e autonomo), sempre più sottili ed in certi casi quasi indistinguibili. Le tradizionali separazioni tra lavori manuali, tecnico-cognitivi e intellettuali si sono assottigliate o rimangono, o addirittura sono aumentate? Oppure entrambe le cose? C’è qualcosa che accomuna tutti questi lavori e che li possa far rubricare sotto il nome di lavoro 4.0? Il lavoro 4.0 è destinato a prendere il posto del lavoro manuale? E con quali effetti sociali? Non è semplice rispondere a queste domande, importanti perché la moderna società del lavoro ci ha insegnato che la base dell’ordine sociale è costituita dalla separazione ordinata e stabile dei lavori e del loro tempo libero. Il punto da cui partire è rappresentato dal fatto che nell’ambiente 4.0 (cyber-fisico), attraverso l’Internet delle cose e i sensori, qualsiasi cosa è connettibile con qualsiasi cosa,
  • 48. 44 facendo superare al lavoratore il ruolo di controllore della macchina e modificando i cronotipi fordisti del lavoro: turni, orari, processi, interazioni uomo-macchina.37 “Nel panorama economico attuale non conta tanto che cosa fai o chi conosci, ma dove vivi” (questa frase è ripresa dal testo La nuova geografia del lavoro di Enrico Moretti, così come i prossimi paragrafi che concluderanno il capitolo). Una grande divergenza, infatti, si sta ampliando tra aree in ascesa, perché capaci di generare innovazione e incrementi di produttività, e aree in agonia, incatenate ad attività che in passato le avevano rese floride ma che oggi sono in via di obsolescenza. Nella copertina dell’edizione americana del libro, Moretti evidenzia questa prospettiva, con un cartogramma degli Stati Uniti sul quale le principali città si collegano graficamente con circonferenze nelle quali sono inscritte diverse professioni. Queste ultime sono disposte in modo sostanzialmente gerarchico, in modo da simboleggiare la centralità di quelle innovative (computer scientist, medical researcher, geneticist ecc.), attorno alle quali sono disposte sia quelle più tradizionali e meno specializzate (secretary, carpenter, barber ecc.) che quelle che, pur specializzate non sono considerate particolarmente connesse all’innovazione (architect, doctor, therapist ecc.). Tra le città degli USA, così come per quelle di altri paesi, stanno sorgendo forti differenze; secondo Moretti l’elemento su cui puntare è il capitale umano; una buona misura dello stesso è l’alta formazione (ad esempio in termini di numero di laureati, i quali dovrebbero anche godere di salari più elevati). La diseguaglianza spaziale dagli anni Ottanta appare infatti connessa all’istruzione, poiché da quel decennio l’economia statunitense ha iniziato a focalizzarsi più sull’innovazione che sulla manifattura. Al loro interno gli Stati Uniti, dal punto di vista del successo economico, potrebbero essere suddivisi in tre tipologie: al top i brain hubs, ovvero le città nelle quali si concentra l’innovazione; all’estremo opposto le città con forza lavoro non specializzata, impiegata per lo più nei settori industriali tradizionali; in condizione intermedia le città la cui evoluzione si profila orientata verso uno degli estremi. Queste “tre Americhe” si stanno sempre più diversificando tra loro sotto molti 37 Cipriani A., Gramolati A., Mari G., 2018 Lavoro 4.0: la Quarta rivoluzione industriale e le trasformazioni delle attività lavorative.