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giugno 2015
ISSN 0030-5979 Mensile - Anno LI - n. 5 - giugno 2015 - Poste Italiane SpA - Sped. in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano5
All’internotrovateleesclusive
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ECMEDUCAZIONE CONTINUA
IN MEDICINA
25 CREDITI NEL 2015 ONLINE
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1st
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Intervista
Ortopedia Viciguerra,
Piacenza
Inchiesta
Un altro passo verso
la dematerializzazione
dei documenti
Attualità
Stampa 3D, nasce
un consorzio ad hoc
Speciale
Prevenzione delle
lesioni da decubito
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Corsetti in
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L’intuito e
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L’azione contenitiva di Lumbopull è il risultato della sinergia tra il
sistema di tiranti-cinghie-carrucole in serie e il tipo di tessuto applicato.
La semplice trazione manuale dei tiranti, anche limitata da debolezza,
aziona una forza equivalente al quadruplo di quella applicata, grazie
alle carrucole in serie. A parità di trazione di un tutore normale,
dunque, questo sistema quadruplica l’efficacia compressiva,
distribuisce le forze in modo omogeneo e garantisce la stabilizzazione.
La localizzazione delle carrucole e lo spazio tra i due supporti
paravertebrali rinforzati consente anche una sensibilissima regolazione
della circonferenza alle diverse altezze in prossimità del giro-vita.
Il tessuto, un accoppiato di rete tridimensionale e tessuto tecnico,
contribuisce all’efficacia compressiva del tutore, pur garantendo
traspirabilità e massimo comfort.
Lumbopull è disponibile nei 2 modelli alto e basso.
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Sede operativa e amministrativa:
Via Comasina, 111 · I-20843 Verano Brianza (MB) · Italia
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Società soggetta a Direzione e Coordinamento (art. 2497bis CC):
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Ortopedici & Sanitari
giugno 20152
SOMMARIO Nº 5 Giugno
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E.C.M.
EDUCAZIONE CONTINUA
IN MEDICINA
25 CREDITI NEL 2015 ONLINE
OPINIONE 4
di Michele Clementi
AGENDA 6
di Roberta Grisotti
INTERVISTA
Il piede tra innovazione
e tradizione 8
di Roberto Tognella
INCHIESTA
Fatturazione elettronica, un ulteriore
passo verso la dematerializzazione
dei documenti 14
di Stefania Somaré
ATTUALITA’
Critiche al decreto sui nuovi Lea 20
di Valentina Sirtori
Stampa 3D.
Nasce un consorzio ad hoc 22
di Aurora Sala
CORSO ECM A DISTANZA
Ausili del tronco nelle varie età
e patologie. Ausili del tronco
nella fragilità ossea 25
di L. Dalle Carbonare, E. Vedovi
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argomenti/tecniche-sanitarie/
ausili-del-tronco-nelle-varie-eta-
e-patologie.html
SPECIALE PREVENZIONE
DELLE LESIONI DA DECUBITO
La cura non si può improvvisare 44
di Elisa Papa
Il taglio della spesa
e le lesioni da decubito 50
di Elisa Papa
ORTOPEDIA
Le patologie
del rachide cervicale 52
di Nicoletta Modenesi
Gonartrosi, patologia frequente
nell’uomo 56
di Patrizia Castellacci
RICERCA APPLICATA
35 anni di amore per le calzature 60
di Stefania Somaré
SeniorDesign,
un progetto rivoluzionario 62
di Aldo Rossi
BARRIERE ARCHITETTONICHE 66
a cura di Silvia Ceruti
PRODOTTI 70
564422
http://www.ortopediciesanitari.it/
Ortopedici & Sanitari
giugno 20154
opinione
Michele Clementi, segretario Assortopedia
Una
riforma
orientata al
risparmio?
B
uona parte della bozza di riforma dell’Assistenza Protesica è
ispirata da necessità economiche. Mettere a gara ausili complessi
non significa, a detta del ministro della Salute, che il risultato della
procedura pubblica saranno dispositivi di livello “basico”, perché
le Regioni e le Asl saranno dotate di opportune linee guida che
consentiranno loro di esperire gare che tengano conto anche della qualità.
Purtroppo l’esperienza quotidiana ci racconta un’altra storia. Le gare sono
quasi sempre una modalità di acquisto che allontana la qualità e che tende,
inutilmente, al risparmio. Spesso ciò che offre punti qualità in una gara è
costituito dal numero di furgoni presenti in azienda, e con ciò ho detto tutto.
Regioni e Asl, che reclamano dal Governo maggiori fondi stanno già applicando alcuni
stralci delle bozze della riforma (ovviamente quelli economicamente vantaggiosi).
Ogni fine anno assistiamo al crollo delle autorizzazioni (sono finiti i soldi). Con la
scusa dell’extraregionalità di alcune aziende, le Asl cercano – invano – di decurtare
i preventivi ricevuti del 20%, solo perché trattasi di aziende di altra Regione. Alcune
Asl rifiutano i preventivi per i plantari destinati a bambini minori di età ma superiori ai
10 anni. C’è una Regione che ha decurtato del 20% gli aggiuntivi riferiti ad alcune
classi di dispositivi. Altre Asl del Triveneto insistono nel richiedere il triplo preventivo su
dispositivi medici dell’elenco 1 o chiedono lo sconto del 5% in nome della spending
review (che in realtà dice altro). Un’Asl della Sicilia autorizza preventivi con diciotto
mesi di ritardo. La quasi totalità delle Asl italiane collauda con ritardi molto forti,
posticipando in tal modo anche il momento della fatturazione. Si fanno ancora gare
su dispositivi su misura (ginocchio elettronico). Si pubblicano gare costose da istruire
on line, con una richiesta massiccia di documenti, per aggiudicare la fornitura di un
rialzino wc pediatrico (alla fine, la procedura di erogazione costa più del bene erogato).
E stendiamo un velo pietoso sui tempi di pagamento e sulla fatturazione elettronica.
Tutto ciò premesso, perché dovremmo credere che questa riforma non
sarà – come sarà – tutta tesa al risparmio e non curante del crollo della
qualità del dispositivo fornito? Quali esempi virtuosi abbiamo per confidare
in un uso intelligente delle gare, visto che l’efficacia del dispositivo fornito
al massimo ribasso (perché così sarà) interessa a pochi soggetti?
Ortopedici & Sanitari
giugno 20156
Agenda
a cura di Roberta Grisotti
3 luglio 2015
Ancona
CORSO TEORICO PRATICO SU FEMORO-ROTULEA
Il Teatro Ridotto delle Muse di Ancona ospiterà il “Corso teorico
pratico su femoro-rotulea”, che sarà suddiviso in quattro sessioni
dedicate ai seguenti argomenti: inquadramento e generalità; inquadramento
di dolore e instabilità; il dolore anteriore di ginocchio; l’instabilità femoro-
rotulea; la cartilagine nel dolore e nell’instabilità; l’artrosi femoro-rotulea.
http://www.ortopediciesanitari.it/91432
25 e 26 settembre 2015
Genova
CONGRESSO NAZIONALE
DI ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA
Il congresso della Società Piemontese,
Ligure e Lombarda di Ortopedia
e Traumatologia (Splott) si pone
come obiettivo la una rivisitazione,
alla luce delle attuali conoscenze
ed esperienze, di alcuni argomenti:
la spondilolistesi, il piede torto, la
chirurgia conservativa dell’anca e
le fratture del femore prossimale.
Ciascuno di essi
sarà il tema
di un panel di
discussione che,
traendo spunto
da una lettura
“storica”, in cui verranno riproposti i
concetti di Francesco Pipino a cui è
dedicato il congresso, vedrà coinvolti
autorevoli relatori impegnati in una
revisione critica degli stessi sulla
base delle acquisizioni più moderne.
http://www.ortopediciesanitari.
it/16222
Dal 4 al 7 ottobre 2015
Ferrara
CONGRESSO NAZIONALE SIMFER
Il congresso nazionale della Simfer, ospitato dalla struttura
Fiere-Congressi di Ferrara, fornirà ai riabilitatori clinici e
ai ricercatori l’opportunità di rivedere i concetti di base e
avanzati relativamente agli strumenti diagnostici e terapeutici della neuroriabilitazione
e acquisire quanto di nuovo è emerso dal rapido sviluppo delle conoscenze in
questo campo. Particolare attenzione sarà dedicata agli strumenti specifici per
misurare l’efficacia dei principi manageriali come il raggiungimento degli outcome
previsti per il paziente, la sostenibilità economica e la soddisfazione degli utenti.
http://www.ortopediciesanitari.it/17346
17 ottobre 2015
Milano
LESIONI TRAUMATICHE E POST TRAUMATICHE DEL POLSO E DELL’AVAMBRACCIO
Si svolgerà presso l’Aula Magna dell’Istituto
Ortopedico Gaetano Pini, il convegno “Lesioni traumatiche e post
traumatiche del polso e dell’avambraccio” dedicato alle seguenti
tematiche: traumi del polso; fratture dell’avambraccio; la membrana
interossea; la radioulnare distale; osteosintesi; protesica.
http://www.ortopediciesanitari.it/18137
Dal 22 al 25 ottobre 2015
Milano
TECNICHE PER LA LOMBALGIA E LA CERVICALGIA
Il corso “Tecniche funzionali e fasciali
per la lombalgia e la cervicalgia”
consente ai partecipanti di avvicinarsi
a tre tecniche manuali (tecnica di
rilasciamento passivo posizionale, tecnica di Sutherland
e tecnica “Facilitated positional release” di Schiowitz),
mettendole a confronto, illustrandone le differenti manovre
manuali per le principali patologie lombari e cervicali.
http://www.ortopediciesanitari.it/05015
Dal 23 al 25 ottobre 2015
Milano
INFILTRAZIONI DELLA COLONNA
Il corso “Infiltrazioni della colonna”, oltre che insegnare la tecnica infiltrativa
di tutte le articolazioni del rachide cervico-dorso-lombare e dell’articolazione
sacro-iliaca, si sofferma sulla metodologia diagnostica clinica, insegnando ai
professionisti a eseguire le infiltrazioni con le indicazioni e controindicazioni, le
quantità e il dosaggio di farmaco. Saranno sviluppate le conoscenze necessarie
a ottenere una certezza di prognosi e di guarigione.Verranno eseguite delle
sessioni di pratica su pezzi anatomici di animali per
imparare il feeling che trasmettono le varie strutture
anatomiche quando vengono infiltrate. La terapia
infiltrativa è un presidio estremamente importante in
medicina dello sport, reumatologia, ortopedia e fisiatria.
http://www.ortopediciesanitari.it/75304
27 e 28 novembre 2015
Salsomaggiore Terme (PR)
ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA
NELL’ANZIANO
“Dalla prevenzione al recupero
funzionale e al contenzioso”
è il tema del 13° Corso di
Ortopedia, Traumatologia
e Medicina Legale che
si svolgerà in concomitanza del sesto Convegno di Traumatologia Clinica e
Forense. Si parlerà di biologia e biomeccanica sulla resistenza
dell’osso; colonna, bacino e arto superiore; patologia ossea
dell’anziano; trauma e riabilitazione nell’athletic young old. È
inoltre previsto un workshop sul dolore cronico nell’anziano.
http://www.ortopediciesanitari.it/67630
Ortopedici & Sanitari
giugno 20158
Intervista
Roberto Tognella
Il piede tra
innovazione
e tradizione
Fiore all’occhiello
dell’Ortopedia Viciguerra
di Piacenza sono le
ortesi plantari che
l’azienda produce ancora
manualmente servendosi
dell’aiuto prezioso della
baropodometria
D
a quasi cinquant’anni
l’Ortopedia Viciguerra è
attiva a Piacenza. Nata
con la produzione e la
vendita di corsetteria,
l’ortopedia ha presto ampliato la sua
offerta coprendo molti ambiti del settore.
L’azienda è oggi condotta da Simona
Viciguerra, tecnico ortopedico, la quale
ha affiancato fin da giovanissima la
madre nell’attività e vanta oggi una
trentennale esperienza nel settore.
Sua madre avviò l’attività nel 1977
«Dopo un’esperienza da dipendente
che durava ormai da una trentina d’anni,
mia madre decise di aprire una piccola
attività in proprio per la produzione e la
vendita di corsetteria su misura, proprio qui
nell’attuale sede in via Cristoforo Colombo
a Piacenza. Per avviare anche l’attività di
ortopedia serviva un’abilitazione, fu così
che abbracciai la professione di tecnico
ortopedico frequentando la scuola a Milano.
Ricordo quei quattro anni da pendolare
tra la mia città e il capoluogo lombardo
ai quali seguirono, dopo il diploma, un
praticantato presso un’ortopedia a Fidenza
e molti corsi di specializzazione in Italia e
all’estero. Acquisii così quelle competenze
che mi permisero di inserirmi nell’ortopedia
di famiglia. Il punto vendita si ampliò
per fare spazio a nuove lavorazioni su
misura, plantari, ortesi e qualche tutore,
tralasciando, invece, la produzione di
protesi e di corsetti per scoliosi».
Produzioni che oggi sono, a
distanza di trent’anni, la specialità
della vostra ortopedia.
«L’Ortopedia Viciguerra punta oggi sia
sulla vendita di articoli sanitari sia sul su
misura. Continua la produzione di busti,
ma l’ortesi plantare è la vera specialità
della nostra officina ortopedica».
Fin dagli studi a Milano il piede
è stata la sua passione…
«Mi ha sempre attratta quest’ambito
dell’ortopedia, perché esso cela un
mondo incredibilmente ampio che spazia
dalla biomeccanica alla posturologia,
ed eterogeneo perché riguarda
pazienti di tutte le età, dal bambino
che muove i primi passi all’anziano
che si trova in difficoltà a deambulare.
Ciascun caso è a sé stante, tutto da
studiare per individuare la soluzione
migliore che lo farà star meglio…».
A proposito di bambini…
«I problemi legati all’appoggio podalico
sono notevolmente diminuiti rispetto al
passato. Forse perché si guarda con un
occhio più attento il piede del bambino.
Lo fa il pediatra, lo fanno i genitori, lo
fa anche la nostra ortopedia…».
In che senso?
«Offriamo per i bambini un esame
baropodometrico gratuito, uno screening
preventivo per individuare eventuali
anomalie del passo o della struttura
anatomica del piede: tipico caso è il
piede piatto. Cerchiamo in questo modo
di collaborare con il pediatra, il medico
di famiglia o il fisiatra. L’esame si svolge
sempre in un clima molto gioioso e
cordiale, spesso per mettere a proprio agio
il piccolo paziente ci togliamo il camice
bianco. Tutto diventa un gioco, qualcosa
di divertente, intrigante per il bambino».
Dai due ai novant’anni, un
plantare per tutte le età…
«Per l’adulto l’approccio è diverso in
relazione all’età, alla patologia da trattare.
Il più complesso è il paziente anziano che
con l’avanzare degli anni incontra sempre
più difficoltà che alterano in qualche modo
la qualità della vita. E questo anche per
L’ortesi plantare è la vera specialità
dell’officina ortopedica
podiferP L A N T A R I
Plantari flebologici,
reumatici e
ammortizzanti
Il plantare Podifer di nuova concezione è la scelta ideale per un
maggior benessere e comfort nella deambulazione. Nonostante una
linea ultra-sottile che lo rende adatto ad ogni calzatura, questo plantare
presenta un’elevata stabilità. Vanta inoltre caratteristiche di lunga
durata e comodità di calzata dovute all’impiego di materiali speciali
quali un rivestimento tessile esterno ed uno strato inferiore in PU.
La parte anteriore può essere adattata a misura.
La scocca rigida conferisce maggiore stabilità all’appoggio del
piede, aumentando la stabilizzazione in prono-supinazione.
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Ortopedici & Sanitari
giugno 201510
Intervista
quanto riguarda il cammino: l’anziano
fatica a camminare bene. Noi dobbiamo
aiutarlo individuando la soluzione più
corretta, nei dovuti modi, cercando un
approccio più psicologico, empatico…».
C’è anche lo sportivo.
«Dopo l’anziano è il cliente più ricorrente.
Parlo dello sportivo amatoriale over
quaranta, runner appassionato piuttosto
che calciatore ociclista. Oggi lo sport lo
si fa spesso oltremodo non riconoscendo
i propri limiti e così se ne pagano le
conseguenze. Il problema che ci troviamo
ad affrontare è molte volte causato da un
eccessivo utilizzo dei piedi in un corpo non
correttamente allenato. Si corre per 25-
30 km quando il fisico ne regge parecchi
meno. A queste prestazioni atletiche non
segue un adeguato recupero: lo sportivo
amatoriale spesso dopo lo sport va a
lavorare. Quindi: problemi da sovraccarico,
ma anche problemi a seguito di patologie
che determinano un appoggio scorretto
del piede poco compatibili quindi con
l’attività sportiva. Il plantare può quindi
correggere in questo caso l’appoggio o
alleviare i problemi da sovraccarico».
La pedana baropodometrica è uno
strumento d’indagine prezioso.
«Una bella invenzione perché consente di
analizzare in profondità con misurazioni,
dati, comparazioni, il piede e le sue
problematiche. Un valido aiuto a quello
che l’occhio non vede. Uno strumento
diagnostico a supporto dell’attività del
tecnico ortopedico, che non può in
alcun modo sostituire l’esperienza e le
competenze di quest’ultimo. Io i plantari li
produco ancora in modo artigianale con
presa d’impronta su calco o su schiuma
fenolica – quando necessaria – non mi
sono lasciata tentare dal cad cam e da
una macchina che il plantare lo fa da
sé. Vecchia scuola, quindi, anche se
con qualche apertura a tecnologie che
in qualche modo possano integrare,
supportare con dati oggettivi la mia
analisi empirica fondata su trent’anni di
esperienza nella costruzione di queste
ortesi. Il cliente a volte ci chiede se
effettuiamo l’analisi computerizzata del
passo. Il riscontro baropodometrico e
la risposta alle molte domande che gli
vengono in mente e che non ha potuto
L’Ortopedia Viciguerra è diretta da Simona Viciguerra, tecnico ortopedico con esperienza trentennale nel settore
La pedana baropodometrica, strumento d’indagine prezioso
Ortopedici & Sanitari
giugno 2015 11
rivolgere al medico nei pochi minuti della
visita, vedo che lo appagano. Il cliente,
sempre più informato, anche grazie
alla rete, esce da noi soddisfatto».
Già… la rete.
«Oggi il paziente si informa, naviga,
partecipa a forum, fa domande e
riceve risposte sul web e questo gli
permette di conoscere a fondo la propria
problematica. Quando arriva da noi è molto
preparato. Questo comporta da parte mia
conoscenze sempre più approfondite:
fortunatamente ho cominciato ad
amare lo studio quando ho iniziato ad
appassionarmi alla mia professione.
Questo mi ha regalato molte soddisfazioni
non ultima quella di partecipare come
relatore a molte conferenze specialistiche,
l’ultima all’Università del Sacro Cuore di
Piacenza sul tema “piede dell’anziano”.
Poter condividere la propria esperienza è
meraviglioso dopo tanti anni di attività».
Nuove tecnologie, ma anche
nuovi materiali…
«Le novità sono continue, molte volte
interessanti. Chiedo quindi spesso la
collaborazione dei pazienti affinché li
testino. Il cliente, soprattutto lo sportivo,
è sempre ben propenso a provare le
novità quando gliele proponiamo. Per
quanto riguarda i materiali ci forniamo
soprattutto da aziende tedesche, a mio
avviso insuperabili in termini di sicurezza,
stabilità in appoggio e garanzia…».
Per completare il piede, la calzatura.
Anche questa tedesca?
«Qui i produttori italiani sono imbattibili.
Anche quando parliamo di piedi complessi
e delicati come quelli dell’anziano,
le calzature italiane sono altamente
performanti con tomaie particolari,
suole biomeccaniche, contrafforti e
predisposizione per il plantare. C’è
stata in questi ultimi anni una notevole
evoluzione in ambito calzaturiero, molte
sono le scarpe dedicate ad attività come
il walking. Spesso, se non i media, è
lo stesso medico a prescrivere una
salutare camminata giornaliera».
Realizzate anche tutori.
«Pochi, a dire il vero, molle peroneali
per lo più. Proponiamo tutori predisposti
mentre, per quanto riguarda quelli
su calco, indichiamo all’utenza le
ortopedie specializzate. Non abbiamo
mai sviluppato questo ambito perché
la richiesta è sempre stata marginale.
Lo specialista indirizza, infatti, i propri
pazienti verso i centri ortopedici della
Romagna che da sempre si occupano
di produrli con competenza».
La realizzazione dei plantari segue i metodi tradizionali
L’Ortopedia Viciguerra prode busti in stoffa fin dal 1977
Ortopedici & Sanitari
giugno 201512
Intervista
La vostra ortopedia nasce
con i busti in stoffa
«Una produzione su misura che non
abbiamo abbandonato. C’è ancora
qualche richiesta, anche se davvero
sporadica rispetto al passato. Me ne
occupo personalmente o Antonella, la mia
brava collaboratrice che lavora con noi
ormai da venticinque anni. Il medico tende,
da diversi anni, a non prescrivere più i busti
tradizionali – per intenderci quelli in stoffa
pesante con bacchette rigide e allacciature
– e a orientarsi verso i preconfezionati.
Busti di ottima qualità, questi ultimi, purché
vengano adeguatamente personalizzati
dal tecnico ortopedico. Grazie alla nostra
notevole competenza in questo ambito,
siamo in grado di effettuare qualsiasi
adattamento al fine di rendere davvero
performante ed efficace l’ortesi. La clientela
questo lo sa, per tale motivo si affida a noi».
C’è poi la sanitaria…
«Abbiamo alleggerito notevolmente
l’offerta di elettromedicali, un mercato oggi
a pannaggio della vendita on-line e dei
negozi specializzati in elettrodomestici ed
elettronica. Non siamo più competitivi in
questo ambito, ma continuiamo a fornire
alcuni elettromedicali specifici anche a
noleggio. Qui il servizio qualificato fornito al
cliente – in termini, per esempio, d’istruzioni
di utilizzo – paga, il cliente è disponibile
a riconoscere a questo servizio quel quid
in più. La sanitaria propone poi l’offerta
classica dai deambulatori, ai bastoni, agli
ausili da passeggio, alle carrozzine, alla
corsetteria, ai letti ortopedici. La vendita di
articoli sanitari è una voce importante per
la nostra ortopedia, c’è richiesta soprattutto
da parte delle persone anziane. Il servizio
sanitario supporta sempre meno l’utente
e quest’ultimo non può aspettare deve
quindi acquistare a sue spese un prodotto
di qualità a un prezzo accessibile».
A proposito di servizio sanitario,
quattro anni fa la decisione di
non fornire più Asl e Inail…
«È stata una decisione sofferta ma
necessaria. Siamo stati convenzionati per
26 anni, ma la situazione era diventata
insostenibile, vuoi per il tariffario inchiodato
su prezzi obsoleti da molti anni, vuoi
per i pagamenti a lungo termine che ci
esponevano in modo non trascurabile con
le banche. Così quattro anni fa abbiamo
comunicato all’Asl la nostra decisione.
I primi tempi, non nascondo, sono stati
preoccupanti, c’è stato un crollo del
lavoro, al quale fortunatamente è seguito
un incremento significativo delle vendite
di carrozzine e di altri ausili. Oggi questa
scelta ha pagato, siamo riusciti a risolvere
situazioni cronicizzate che ci impedivano
di lavorare in totale serenità e l’Ortopedia
ha raggiunto un suo nuovo equilibrio
finanziario che ci permette di guardare
con maggiore serenità al futuro».
Il futuro, appunto…
«Ciò che un po’ mi rattrista è che
quest’attività non avrà un seguito, non ci
sarà un ulteriore passaggio generazionale,
come è stato tra me e mia madre, perché
mio figlio ambisce a tutt’altra attività
professionale. Pensando a un futuro più
vicino, invece, sarà all’insegna dell’ulteriore
crescita professionale: non si finisce mai
d’imparare. Mi piacerebbe, inoltre, investire
su nuove apparecchiature diagnostiche.
Oggi si parla molto di postura, un
ambito davvero intrigante che potrebbe
essere condiviso collaborando con altre
professionalità mediche come l’oculista,
il dentista, il fisioterapista. Sarebbe bello
globalizzare, ma a volte anche no perché è
molto difficile mediare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Oltre al su misura viene proposta un’ampia
offerta di articoli sanitari e ausili
L’Ortopedia dispone di un’ampia e selezionata scelta di calzature di qualità di produzione italiana
Ortopedici & Sanitari
giugno 201514
Inchiesta
Stefania Somaré
Fatturazione elettronica
Un ulteriore passo verso
la dematerializzazione
dei documenti
Dallo scorso 31 marzo
tutte le fatture verso la
Pubblica Amministrazione
devono essere
elettroniche: un ulteriore
passo verso un Paese
più moderno e in linea
con il resto del mondo
C
on l’evolvere delle tecnologie
digitali e informatiche, negli
ultimi anni l’Information
Technology si è pian piano
inserita anche nella Pubblica
Amministrazione, soprattutto grazie a
un processo normativo che di volta in
volta chiede un piccolo sforzo in più non
solo alla Pubblica Amministrazione ma
anche alle aziende che operano con
essa. Le ragioni per trasferire buona parte
della documentazione della Pubblica
Amministrazione, e quindi anche di quella
sanitaria, in un formato digitale sono
tante, prima tra tutte una velocizzazione
dei processi. Accanto a questa possiamo
poi elencare un risparmio di spazio
fisico, sempre meno necessario per
l’archiviazione, e un miglioramento della
qualità che non viene minata da perdite
di documenti, errori di riscrittura e chi
più ne ha più ne metta. Ma vediamo
un po’ di storia del processo. Tutto ha
avuto inizio nel 2005 con l’introduzione
del Codice dell’amministrazione digitale,
voluto dal Decreto Legislativo numero 82,
al cui articolo 42 si legge: «Le pubbliche
amministrazioni valutano in termini di
rapporto tra costi e benefici il recupero
su supporto informatico dei documenti
e degli atti cartacei dei quali sia
obbligatoria o opportuna la conservazione
e provvedono alla predisposizione dei
conseguenti piani di sostituzione degli
archivi cartacei con archivi informatici,
nel rispetto delle regole tecniche
adottate ai sensi dell’articolo 71». Da
quel momento i passaggi verso una
Pubblica Amministrazione completamente
informatizzata sono stati parecchi, ma
ancora non abbiamo raggiunto l’obiettivo,
forse anche perché parte dei dipendenti
che operano negli uffici della Pubblica
Amministrazione sono un po’ restii al
cambiamento. Recentemente un altro
piccolo passo è stato fatto: dallo scorso
31 marzo, infatti, tutte le fatture inviate
alla Pubblica Amministrazione da parte
di aziende e liberi professionisti devono
essere in formato elettronico: una
rivoluzione digitale che ha colpito anche
le officine ortopediche che operano
con la Pubblica Amministrazione. Un
rivoluzione necessaria, se si pensa
che la fatturazione elettronica è già
presente in molti Stati esteri e che
dovrebbe portare parecchi vantaggi ai
diversi fornitori, non ultimo, pagamenti
più veloci. Non mancano però le
Ortopedici & Sanitari
giugno 2015 15
perplessità. Afferma Michele Clementi
di Assortopedia: «la fatturazione
elettronica ha già richiesto una serie
di interventi informatici preparatori da
parte delle aziende fornitrici. I timori
sono proprio legati all’incapacità di
raggiungere i due obiettivi fondamentali
di questa innovazione, che dovrebbero
essere la velocizzazione dei processi
e dei pagamenti e la semplificazione/
trasparenza». Tra i principali dubbi
vi è la possibilità «che ogni azienda
sanitaria, come si teme, adotterà
una propria procedura particolare,
chiedendo adempimenti o piccole
modifiche alla norma del processo,
cosa che ci porterebbe nella tipica
situazione italiana in cui si è sommersi
solo da eccezioni, perché ogni Asl avrà
avanzato richieste procedurali personali
e particolari, obbligando il fornitore a
memorizzare le tante richieste particolari,
ripetendo operazioni già eseguite al
fine di accontentare il proprio cliente».
L’affermazione di Clementi riassume
lo stato dell’arte della questione.
Vediamo ora di approfondire il tutto.
31 marzo: ultima tappa
di una rivoluzione
«L’obbligo della fatturazione elettronica,
in vigore dallo scorso 6 giugno nei
confronti di ministeri, enti nazionali di
previdenza e agenzie fiscali, a partire dal
31 marzo è stato esteso all’intero settore
della Pubblica Amministrazione, senza
eccezioni. Il cambiamento “epocale”
riguarda essenzialmente le modalità
di trasmissione e di archiviazione delle
fatture, piuttosto che il contenuto delle
stesse. La Finanziaria del 2008, in cui è
stata prevista la fatturazione elettronica,
non indica modifiche rispetto al contenuto
informativo della fattura, che resta quello
tradizionale con riferimento al Dpr n.
633/1972 (e successive modifiche e
integrazioni), che riporta le informazioni
obbligatorie poiché rilevanti ai fini fiscali»,
spiega l’avvocato Luigi Moschetti, dello
studio legale associato Ferraro Mirra. «La
vera rivoluzione consiste nell’abolizione
della fattura cartacea, sostituita da un
documento informatico, dal contenuto
non modificabile una volta generato, in
cui l’attestazione della data, l’autenticità
dell’origine e l’integrità del contenuto
sono garantite con la firma elettronica
qualificata dell’azienda. La conseguenza
è che la Pubblica Amministrazione
non riterrà più valide le fatture su
carta, le quali non saranno pagate
I CODICI NECESSARI PER LA FATTURA
La nuova fatturazione elettronica richiede l’inserimento di codici identificativi della Pubblica
Amministrazione cui è diretta che dovrebbero velocizzare tutte le verifiche effettuate dal Sistema
di Interscambio e quindi velocizzare i pagamenti. Sono essenzialmente due: il Codice Univoco
Ufficio e il Codice Identificativo Gara. Il primo “è una informazione obbligatoria della fattura
elettronica e rappresenta l’identificativo univoco che consente al Sistema di Interscambio
(Sdi), gestito dall’Agenzia delle Entrate, di recapitare correttamente la fattura elettronica
all’Ufficio destinatario”: può essere reperito sia sull’ordine, sia sull’apposito sito iPA. Deve
essere poi inserito il codice identificativo di gara (Cig), tranne i casi di esclusione dall’obbligo
di tracciabilità di cui alla legge n. 136 del 13 agosto 2010, che si trova esso pure sull’ordine.
La normativa Iva prevede che
non ci siano salti di numerazione
nell’archivio delle fatture e
quindi, a meno che l’azienda non
decida di trasferire in formato
elettronico anche le fatture
verso privati o enti differenti
dalla Pubblica Amministrazione,
è richiesta la creazione di un
gestionale Iva separato per le
nuove fatture elettroniche
Ortopedici & Sanitari
giugno 201516
Inchiesta
neppure in via parziale fino all’invio del
documento in formato elettronico».
Quella del 31 marzo è stata però una
scadenza anticipata: nella Finanziaria
2008 tale scadenza era stata fissata
al 1° giugno di quest’anno.
«A essere sinceri, la data anticipata
era stata fissata lo scorso giugno,
quindi le aziende fornitrici di beni e
servizi della Pubblica Amministrazione
la conoscevano», interviene Marco
Castaldi, manager di Credit System,
azienda milanese che si occupa di
recupero e gestione del credito pubblico
e privato. Prosegue Castaldi: «C’era
tuttavia la speranza che tale data venisse
posticipata, perché molte aziende non
erano pronte – e non lo sono ancora
– dal momento che aspettavano di
sapere se il formato previsto per la
realizzazione della fattura elettronica
fosse definitivo». L’adeguamento al nuovo
tipo di fatturazione infatti è abbastanza
complesso. Spiega ancora Castaldi:
«Il fatto è che la normativa italiana
ha previsto un formato particolare,
il cui contenuto è strutturato e cui la
trasmissione è vincolata alla presenza
del Codice
Univoco Ufficio, tant’è che molte delle
aziende ancora non allineate sono
multinazionali, spesso caratterizzate
da una minore flessibilità gestionale
interna e che si trovano a dover gestire
le fatture verso la nostra Pubblica
Amministrazione in modo differente
rispetto a quanto accade verso la
Pubblica Amministrazione di altri Paesi.
Vi sono altri aspetti, tuttavia, che hanno
reso difficile la preparazione a questo
passaggio. Innanzitutto, è richiesta
la firma elettronica per garanzia di
autenticità d’origine e l’integrità del
contenuto. Inoltre, la fattura deve
essere conservata nello stesso formato
elettronico con cui è stata inviata
alla Pubblica Amministrazione, il che
comporta l’individuazione di un manager
con caratteristiche
specifiche in
grado di prendersi carico della cosa,
nonché la creazione di un archivio
dedicato. Infine, la normativa Iva prevede
che non ci siano salti di numerazione
nell’archivio delle fatture e quindi, a
meno che l’azienda non decida di
trasferire in formato elettronico anche le
fatture verso privati o enti differenti dalla
Pubblica Amministrazione, è richiesta la
creazione di un gestionale Iva separato
per le nuove fatture elettroniche». In
effetti, concorda Moschetti, «la novità
comporta un differente approccio
nella fase dell’emissione della fattura
e della sua conservazione: le aziende,
fornitrici di beni e servizi alle Pubbliche
Amministrazioni, devono quindi dotarsi di
software dedicati alla gestione dell’intero
ciclo, relativo alle nuove modalità di
fatturazione». Oppure rivolgersi a enti
terzi che gestiscano il tutto per loro.
Vi è poi un ulteriore fatture che rende
peculiare il tutto: la creazione di un
interlocutore ad hoc, che si
pone come passaggio
intermedio tra l’azienda
e la Pubblica
Amministrazione.
Si tratta del
Sistema di
Interscambio,
che è emanazione
dell’Agenzia
delle Entrate.
LA FIRMA DIGITALE E POSTA ELETTRONICA
Per garantire la massima tracciabilità e la massima sicurezza dell’origine, la fattura elettronica deve
essere firmata con firma digitale, capace di garantire l’autenticità e l’integrità di un documento
scambiato e archiviato con mezzo informatico. Per quanto riguarda l’invio, se si decidesse di
effettuare l’invio in azienda, serve la posta elettronica certificata che garantisce ora e data di
spedizione e di ricezione, provenienza e integrità del contenuto. La Pec consente di inviare e
ricevere messaggi con lo stesso valore legale di una raccomandata con avviso di ricevimento.
Ortopedici & Sanitari
giugno 2015 17
Il Sistema di Interscambio
«Un interlocutore assolutamente
nuovo è rappresentato dal Sistema
di Interscambio, gestito dall’Agenzia
delle Entrate e dedicato alla ricezione
dei documenti contabili, al controllo
e allo smistamento verso la Pubblica
Amministrazione destinataria della
fattura. Le modalità di invio al Sistema
di Interscambio», sottolinea Moschetti,
«posso essere diverse: quella più
gettonata è senz’altro l’utilizzo della
propria posta elettronica certificata,
ma è previsto anche l’inoltro attraverso
i portali web di Entratel, Fisconline o
Carta nazionale dei servizi dell’Agenzia
delle Entrate. Una raccomandazione:
qualsiasi modalità si scelga, occorre
sempre inserire il codice identificativo
univoco dell’ufficio destinatario (si trova
all’Indice Pubblica Amministrazione).
In caso di dimenticanza, il documento
non verrà recapitato all’Ente debitore,
vagando senza meta nel Sistema di
Interscambio e senza la possibilità
che l’azienda sia pagata».
Ma perché identificare un soggetto
nuovo per la mediazione tra Pubblica
Amministrazione e fornitori? La risposta è
“semplice”. «Il Sistema di Interscambio è,
come detto, una piattaforma dell’Agenzia
delle Entrate che ha compiti di controllo,
verifica e convalida delle fatture, oltre
alla funzione di monitorare la spesa
pubblica, per cui l’azienda manda la
fattura prima al Sistema di Interscambio
che effettua i controlli e poi la inoltra
all’ufficio destinatario», dice Castaldi.
Tra le criticità legate al nuovo tipo di
fatturazione vi è quella dell’archiviazione
delle fatture elettroniche. Come visto
poco sopra, infatti, «tanto i fornitori
quanto la Pubblica Amministrazione
sono tenuti a conservare le fatture
elettroniche», evidenzia Moschetti.
«L’aspetto più rilevante consiste
nell’indicizzare in modo univoco la
fattura, la quale va poi inserita in un
lotto di conservazione, tanto di una
marca temporale e firma digitale del
responsabile della conservazione. Nel
concreto, la fase di archiviazione sarà
semplificata da soggetti terzi e accreditati
che forniscono questo genere di servizio.
Anche in questo caso un consiglio:
meglio conservare, unitamente alla
fattura, anche le notifiche rilasciate dal
Sistema di Interscambio, considerato
che stiamo parlando della trasmissione
ufficiale delle propri documenti contabili».
Come visto sopra, una scelta possibile
è di trasformare tutte le fatture in
formato elettronico, anche quelle che
hanno come destinatari clienti diversi
dalla Pubblica Amministrazione. E in
effetti questa sembra proprio essere
l’intenzione del Governo, «che ha scelto
di puntare sulla fatturazione elettronica
anche come volano per digitalizzare tutti
i sistemi di archiviazione delle aziende
e andare verso l’“azienda elettronica”,
un’azienda moderna che utilizza al
meglio le tecnologie informatiche a sua
disposizione», ricorda Castaldi. «Le
altre motivazioni sono, ovviamente,
garantire la trasparenza e il monitoraggio
della spesa pubblica. A mio parere
l’idea è buona, ma è difficile far capire
alle aziende straniere perché l’Italia
abbia sempre le sue unicità».
In ogni caso, le criticità sono molte e
occorre stare attenti a non commettere
errori. Anche pensando al Codice
Univoco Ufficio qualcosa da dire c’è:
si dovrebbe infatti trovare nell’apposito
indice, se non fosse che «gli uffici sono
qui archiviati per codice fiscale e non per
partita Iva, mentre di norma le aziende
archiviano i clienti per partita Iva. Sempre
pensando ai Codici Univoci, c’è poi da
sottolineare una forte criticità: la norma
ha infatti lasciato alle Amministrazioni
la possibilità di scegliere se essere
La Pubblica Amministrazione
non riterrà più valide le fatture
su carta, le quali non saranno
pagate neppure in via parziale
fino all’invio del documento
in formato elettronico
Ortopedici & Sanitari
giugno 201518
Inchiesta
identificate da un unico Codice Univoco,
o se averne più d’uno, a seconda
degli uffici. In questo secondo caso,
pare chiaro che identificare il codice
corretto da inserire in fattura è ancora
più difficile. Un consiglio utile è utilizzare
il Codice Univoco Ufficio dell’ordine
emesso dalla Pubblica Amministrazione»,
spiega ancora Castaldi. Insomma, gli
adeguamenti sono tanti e aprono due
prospettive, messe in evidenza da
Moschetti: «l’azienda può adeguare i
propri sistemi contabili per emettere
fatture elettroniche oppure può rivolgersi
a intermediari, quindi a soggetti terzi,
che forniscono strumenti di supporto
per la compilazione, trasmissione e per
la conservazione sostitutiva della fattura
elettronica prevista dalla legge». Ma
vediamo ora quali sono i soggetti che
devono effettuare fattura elettronica.
Fattura elettronica:
una vera rivoluzione?
Quali sono i soggetti che devono fatturare
con la nuova modalità? «Inizialmente
era sembrato che i liberi professionisti
non rientrassero nel novero, poi una nota
del Ministero dell’Economia dello scorso
febbraio ha chiarito, includendo anche
i professionisti. In effetti, la Finanziaria
del 2008, che ha introdotto la fattura in
formato elettronico, prescrive l’obbligo
per qualunque soggetto economico
titolare di partita Iva che entri in rapporto
con la Pubblica Amministrazione. Oltre
alle aziende fornitrici di presidi ortopedici,
dunque, anche il singolo professionista
tecnico ortopedico, se titolare di partita
Iva, è tenuto a osservare le nuove
regole», afferma Moschetti. Concorda
anche Castaldi, che sottolinea però
come «siano previste agevolazioni per
i liberi professionisti che lavorano poco
con la Pubblica Amministrazione».
Fin qui tutto chiaro. Ma quali sono le
tempistiche? «Una volta a regime»,
spiega Castaldi, «potrebbero volerci
circa 24-48 ore dall’invio della fattura al
Sistema di Interscambio all’arrivo della
stessa all’ufficio competente. All’inizio
si sono verificati dei problemi perché
alcuni codici identificativi, pur essendo
corretti, non erano ancora attivi».
Ora la situazione dovrebbe essersi
normalizzata, almeno sotto questo punto
di vista. Ma tanta fatica per adeguarsi alle
nuove modalità porteranno pure qualche
vantaggio alle aziende: vediamo quali.
«Il vantaggio principale dovrebbe essere
che la Pubblica Amministrazione non
dovrebbe avere più scuse per dilungare
i pagamenti, arrivando a pagare ai
famosi sessanta giorni richiesti dalla
legge. Il condizionale è però d’obbligo
perché già in passato alcune norme
sembravano andare in questa direzione,
ma poi si sono trovati “trucchi” per fare
diversamente. In Italia è abbastanza
comune che ci siano libere interpretazioni
delle norme che rendono poi difficili i
pagamenti. Al momento non ci sono
avvisaglie in questa direzione, ma
stiamo su chi va là», sottolinea Castaldi.
«Inoltre in questi primi mesi potrebbero
esserci più svantaggi che vantaggi,
perché è necessario che il rodaggio
del sistema sia concluso. Solo in alcuni
casi delle Pubbliche Amministrazioni,
per poter effettuare dei test veritieri,
hanno anticipato i termini per l’emissione
della fattura elettronica, prevedendo
pagamenti a 30 giorni per le aziende che
partecipavano a questa sperimentazione.
Un fatto è però inequivocabile: quello
della fatturazione elettronica è solo un
primo passo. «Al momento la fattura che
arriva in formato elettronico in un ufficio
della Pubblica Amministrazione deve
sì essere archiviata in questo formato,
ma poi per avere l’ok al pagamento
è necessario che sia stampata,
protocollata e così via, seguendo tutto
l’iter burocratico che c’è sempre stato.
La vera rivoluzione sarebbe andare a
toccare quell’iter e renderlo tecnologico
e snello. Comunque, se anche solo si
arriverà a pagare i creditori entro 60 giorni
in tutte le Regioni d’Italia, sarà già un vero
successo», conclude Castaldi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
FATTURAZIONE ELETTRONICA IN QUATTRO PUNTI
Il sito del Sistema di Interscambio (http://www.fatturapa.gov.it/export/fatturazione/
it/index.htm) riporta una serie di indicazioni per guidare l’azienda e il libero
professionista nella fatturazione elettronica. Proviamo a schematizzare. Per
effettuare la fattura elettronica bisogna compiere quattro passi fondamentali:
predisporre la fattura - fondamentale saperla nominare in modo corretto, il nome della fattura
deve essere composto dal codice paese_identificativo univoco trasmittente_progressivo
univoco del file, dove l’identificativo del trasmittente è in sostanza il codice fiscale;
firmare la fattura attraverso una firma elettronica certificata - per ottenerla è necessario
rivolgersi a uno dei certificatori autorizzati, il cui elenco si trova sul sito http://www.
agid.gov.it/agenda-digitale/infrastrutture-architetture/firme-elettroniche;
inviare la fattura al Sistema di Interscambio tramite uno dei canali possibili;
dopo l’invio il trasmittente può monitorare lo stato di consegna del proprio messaggio.
Qualsiasi modalità si scelga
per l’invio al Sistema di
Interscambio, occorre sempre
inserire il codice identificativo
univoco dell’ufficio destinatario.
In caso di dimenticanza, il
documento non sarà recapitato
all’ente debitore, vagando
senza meta nel Sistema
di Interscambio e senza la
possibilità che l’azienda sia
pagata
Ortopedici & Sanitari
giugno 201520
Attualità
Stefania Somaré
Critiche al Decreto
sui nuovi LEA
Falabella, Fish: ancora una
volta disattesa l’autonomia
decisionale del disabile
S
econdo Vincenzo Falabella,
presidente Fish – Federazione
Italiana per il Superamento
dell’Handicap, «quando si
analizza il testo del Decreto
sui nuovi Lea, per la parte che riguarda
le persone con disabilità, corre
l’obbligo, metodologico e politico, di
raffrontare il corposo testo proposto con
quanto previsto dalla linea di intervento
6 (Salute, diritto alla vita, abilitazione
e riabilitazione) del “Programma di
azione biennale per la promozione dei
diritti e l’integrazione delle persone
con disabilità”, Decreto del Presidente
della Repubblica approvato il 4 ottobre
2013. Pur riconoscendo il notevole
sforzo tecnico e alcuni elementi di
positività – prosegue Falabella – il
nostro movimento rileva che i nuovi
Lea sembrano ignorare largamente
ciò che di fondamentale è accaduto
in termini di produzione scientifica,
di atti internazionali, di elaborazione
italiana su alcuni elementi centrali
per la disabilità, per i diritti umani,
per le pari opportunità. Negli ultimi
anni è cambiato il paradigma stesso
sulla disabilità: da sanitarizzante a
bio-psicosociale. In particolare:
• nel maggio 2001 l’Oms ha pubblicato
l’ICF, la “Classificazione internazionale
Ortopedici & Sanitari
giugno 2015 21
del funzionamento, della salute e della
disabilità”, strumento che consente
da un lato di descrivere funzioni
e strutture corporee, dall’altro le
attività e la partecipazione e infine
i fattori ambientali del disabile.
• il 13 dicembre 2006 a New York è
stata approvata la “Convenzione delle
Nazioni Unite sui diritti delle persone
con disabilità”, ratificata dall’Italia con
la legge 18/2009. Un Atto Internazionale
che indica alcuni principi ai quali le
normative nazionali dovrebbero rifarsi,
primo tra tutti che la persona con
disabilità deve essere protagonista
delle scelte che la riguardano».
Falabella sottolinea come di questi
documenti nulla compaia del testo del
Decreto: «né lo schema del Dpcm né i
“principi per l’erogazione di ausili, ortesi
e protesi”, pongono come riferimento
esplicito alcuna codificazione
internazionale riconosciuta, quale l’ICF
che sarebbe stato uno strumento di
eccezionale efficacia, ad esempio,
negli interventi di natura abilitativa
(riabilitativa), anche per assumere
linguaggi e approcci omogenei e
consentire efficienti comparazioni. E
ancora, riferendoci alla Convenzione
di New York, se leggiamo, solo a
titolo di esempio, la parte del DPCM
che riguarda le “erogazioni di ausili,
protesi, ortesi” non possiamo che
rilevare quanto sia marginale il
ruolo della persona (empowerment)
nella costruzione del progetto
riabilitativo, nella scelta dell’ausilio,
nel controllo della sua efficacia. Si
tratta di una procedura prescrittiva
e autorizzativa, prevalentemente
medica o amministrativa. L’erogazione
di ausili (compresi quelli per la
mobilità), al contrario, dovrebbe
“permettere alle persone con disabilità
di ottenere e conservare la massima
autonomia, le piene facoltà fisiche,
mentali, sociali e professionali, e il
pieno inserimento e partecipazione
in tutti gli ambiti della vita”. (articolo
26, Convenzione Onu). Inoltre, ci
rammarichiamo per la dispersione
di questo patrimonio di elaborazione
internazionale: ciò tradisce ancora una
volta l’adesione italiana a una logica
“sanitarizzante” delle situazioni».
Eppure, riprende Falabella «già nel
2000, con l’articolo 14 della Legge
328, si era espresso molto bene
che alle persone con disabilità la
continuità assistenziale è garantita
attraverso il progetto individuale che
coordini ed implementi interventi
sanitari, sociali e di tutela per l’intero
arco della giornata e per tutti i
giorni dell’anno. Questo cardine
va assunto anche nella così detta
integrazione sociosanitaria. Eppure
questo cardine manca nel Dpcm».
Valutazione della disabilità:
indefinita e insoddisfacente
Se secondo Falabella ci sono molte
mancanze “politiche” nel testo
provvisorio del Decreto, non mancano
alcuni aspetti pratici da cui prendere le
distanze. Prima tra tutti la valutazione
della disabilità, «che ancora una volta
rimane indefinita nei criteri, e soprattutto
nelle finalità... senza dimenticare che
nel Decreto sui Lea alcuni concetti,
quale la “non autosufficienza”, restano
ancora senza definizione». Inoltre
troviamo che la “valutazione diagnostica
multidisciplinare” sia prevista con
estrema genericità dall’articolo dedicato
alla “Assistenza sociosanitaria alle
persone con disabilità”. «Un altro
elemento centrale è quello dell’accesso
ai servizi per la salute», riprende
Falabella, che spiega: «è un ambito in
cui le persone con disabilità soffrono
significative discriminazioni. Intervenire
efficacemente significa assicurare,
innanzitutto, un’informazione adeguata,
integrata e comprensibile. Ciò
imporrebbe, ad esempio, garantire la
presenza di personale appositamente
formato e la predisposizione di percorsi
preferenziali all’interno della sanità, il
tutto nel rispetto dell’articolo 26 della
Convenzione Onu». Conclude quindi
Falabella: «il decreto del Presidente
della Repubblica del 4 ottobre 2013
ha approvato il “Programma di azione
biennale per la promozione dei diritti
e l’integrazione delle persone con
disabilità”, che alla linea di azione n. 6,
prevede molti dei punti qui evidenziati
come impegno di intervento normativo
da parte del Governo e delle Regioni.
Tutto ciò, incomprensibilmente, non
è avvenuto». Quindi il Decreto pare
essere deficitario non solo dal punto
di vista tecnico per la fornitura degli
ausili e le discrepanze tra elenchi del
Nomenclatore, aspetti di cui abbiamo
già parlato, ma anche per la visione
della disabilità che ne deriva.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Vincenzo Falabella
Ortopedici & Sanitari
giugno 201522
Attualità
Stefania Somaré
Stampa 3D
Nasce un consorzio
ad hoc
Pensato per favorire lo
sviluppo della tecnologia
della stampa 3D nel mondo
della tecnica ortopedica, il
Consorzio si propone anche di
favorire il dialogo tra le parti,
sempre con uno sguardo
rivolto anche all’estero.
Q
uella della stampa 3D è
una tecnologia che anche
nel nostro Paese si sta
pian piano affacciando
al mondo della Sanità,
toccando anche il comparto delle ortesi.
Ovviamente non tutti nel mondo della
tecnica ortopedica considerano la
stampa 3D la tecnologia del domani, ma
questo accade per tutte le novità che
possono in un certo senso rivoluzionare
il lavoro di una categoria. Al contrario,
ci sono alcuni che vedono nel 3D
Printing il futuro, non solo del proprio
lavoro, ma anche del mondo delle
protesi. Ma bisogna stare attenti.
Stampa 3D in sanità: servono
esperienza e competenza
«Il mercato della stampa 3D sta
crescendo di anno in anno», sottolinea
Orges Thika, responsabile commerciale
ed esperto di stampa 3D della start
up Plife Technology, operante anche
in ambito protesico. «L’accesso a
sempre più tecnologie permette a tanti
di sperimentarsi o di avviare vere e
proprie attività, anche in ambito medicale
e ortopedico, un settore che ha però
bisogno di competenze ed esperienza.
Infatti, per muoversi in totale sicurezza
serve sapere e conoscere a fondo tutte
le regole che guidano questo ambito, sia
a livello software che a livello tecnico.
Noi abbiamo acquisito tutto questo negli
ultimi anni di lavoro, prima personalmente
e poi con la nostra start up, Plife».
Ma se le informazioni da avere e la
conoscenza da aver sviluppato è così
tanta, come potrà un “semplice” tecnico
ortopedico affacciarsi al mondo della
stampa 3D e magari integrare questa
tecnologia nel proprio lavoro? Proprio
per favorire questo passaggio di
informazioni è nato il Consorzio Stampa
3D, ideato da Sergio Carpenteri del
Centro Ortopedico Essedi di Marnate,
in provincia di Varese. «Il Consorzio»,
interviene Carpenteri, «si occuperà dello
sviluppo e della produzione di prodotti
ortopedici, apportando notevoli vantaggi
e innovazione con le tecnologie digitali».
Ma chi farà parte di questo Consorzio?
Tra i principali partner ci sarà proprio la
start up Plife, che metterà a disposizione
del Consorzio le proprie competenze,
perché i suoi fondatori credono in questo
progetto. Vediamo chi li affiancherà.
Porte aperte ai tecnici interessati
«I principali attori del Consorzio
Stampa 3D sono le persone e le loro
competenze», spiega Carpenteri.
«Quello che farà la differenza sono
proprio le forti capacità e l’eterogeneità
del gruppo. L’intuizione è stata nostra,
ma subito ci siamo mossi per ricercato
le figure tecniche competenti per partire
con il progetto. Fortunatamente il nuovo
fermento che c’è a livello lavorativo
e produttivo ci ha fatto incontrare la
già nominata start up Plife Tecnology,
e in particolare Orges Thika, esperto
di stampanti 3D e di pianificazione
Ortopedici & Sanitari
giugno 2015 23
strategica, insieme a Gabriele Giglio,
digital designer e Andrea Giglio, esperto
di grafica e animazione 3D». Ma il
gruppo non può certamente chiudersi
qui. «Il Consorzio è infatti aperto alle
aziende ortopediche che si assoceranno,
nonostante ancora ci sia molta confusione
e un po’ di timore rispetto a questa nuova
tecnologia, ma siamo sicuri che alla
fine molti aderiranno», spiega ancora
Carpenteri, che evidenzia come «la
parola chiave del progetto è sinergia.
Accanto a questa parola, ce n’è poi
un’altra altrettanto importante: rete o
network, inteso come i legami che si
stanno creando intorno a questo progetto:
la rete sta dimostrando grande interesse,
entusiasmo e incoraggiamento».
Un sostegno al progetto che non
può che far piacere ai fondatori del
Consorzio, soprattutto se si considera
che la stampa 3D scuote dal profondo
la tecnica ortopedica, prevedendo
l’acquisizione di un nuovo paradigma
lavorativo, aprendo quindi la strada a
una sfida: «innovare processi che si
portano avanti da decenni non è una
cosa semplice, ma il fatto di trovare
riscontri positivi ci incoraggia ad andare
avanti su questa strada», sostiene Thika.
«Il mercato continuerà a evolversi e a
portare sempre più tecnologie additive, e
ciò porterà solo valore aggiunto al lavoro
che faremo. Dare la possibilità di avere
prodotti sempre più velocemente e più
precisi migliorerà anche la vita dei nostri
clienti. Credo che questa tecnologia porti
con se davvero una nuova rivoluzione
industriale. Se abbiamo deciso
insieme a Carpenteri di partecipare a
questa iniziativa è anche per questo
e ci interessa sia per un discorso di
collaborazione a livello di competenze
(il nostro ruolo sarà quello di gestione
e formazione di queste tecnologie), sia
perché crediamo in questo cambiamento
potrà trasformarsi in opportunità per
diverse persone». Riprende Carpenteri:
«l’impossibilità di accedere al credito
da parte delle aziende ortopediche
sta bloccando l’innovazione, lo
sviluppo e soprattutto la ricerca.
Per evitare che in futuro avvenga
l’inevitabile collasso, abbiamo cercato
una soluzione… E siamo arrivati a
credere che l’unica soluzione sia la
condivisione e la collaborazione da
parte delle aziende, insieme all’impegno
comune: siamo certi che una più ampia
visione e l’utilizzo di queste tecnologie
potrebbe essere una risposta alla crisi
e alle difficoltà del momento. Certo, è la
“nostra risposta”». Una risposta che si
mostra però in linea con quanto accade
in tanti altri ambiti, in cui la sinergia e la
collaborazione di diversi attori di una rete
riesce a scardinare le difficoltà e ridona
respiro e innovazione. Probabilmente
non è più tempo di muoversi da soli. Ma
come sarà organizzato il Consorzio?
Collaborazione tra aziende,
con un occhio all’estero
«Questa iniziativa porterà diversi
Centri Ortopedici a unirsi e formare
un grande gruppo che lavorerà anche
con le tecnologie digitali e di additive
manufacturing. Mettere insieme diverse
competenze porterà sicuramente ad
avere una “value proposition” più forte.
Poi che cosa potrà portare sarà il tempo
a dircelo», ammette Thika, che assicura
però: «sicuramente vogliamo fare le cose
bene e questo richiederà del tempo.
Fare le cose bene significa soprattutto
condividere assieme una visione e una
filosofia dell’operato che vada anche
al di là del discorso economico. Come
detto, dunque, vogliamo impostare delle
solidi basi perché ciò permetterà poi
a tutti di lavorare meglio. Allo stesso
tempo, però, vogliamo essere concreti
e cercare di partire il prima possibile.
Stiamo parlando con diversi Centri che
stanno dimostrando un interesse verso
questa iniziativa: questo può farci solo
che piacere e stiamo lavorando per
capire quale potrà essere la strada
migliore per tutti». E intanto «stiamo
guardando anche all’estero», aggiunge
Carpenteri. «Al momento stiamo
sviluppando canali che permettano di
arrivare nel mercato tedesco. All’estero le
cose si stanno già muovendo da tempo,
per cui sono un po’ più avanti rispetto
a noi, ma porteremo valore aggiunto
grazie anche al laboratorio di ricerca
e sviluppo». A breve sarà accessibile
un sito web dedicato al settore, che
illustrerà tutte queste iniziative.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sergio Carpenteri
Click anche tu?
www.ortopediciesanitari.it
Ortopedici & Sanitari
giugno 2015 25
RISERVATOAINOSTRIABBONATI
Corso ECM a distanza
n ID 1585-116374, a cura di Tecniche Nuove Spa
costituito da 8 moduli didattici
che eroga 25 crediti ECM per il 2015
Inizio: 01/02/2015 - fine: 31/12/2015
Informazioni utili
Novità 2015: nuova piattaforma
multimediale
http://corsiecm.tecnichenuove.com
• Ottimizzata per dispositivi Mobile
• Facile utilizzo con procedure auto esplicative
che agevolano la fruizione dei corsi
• Manuale d’utilizzo a
disposizione dell’utente
link http://corsi.tecnichenuove.com/
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Modalità di acquisto e fruizione
del corso ECM
1.Collegarsi a http://corsiecm.tecnichenuove.com
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e password scelti nella fase di registrazione
5.Scegliere nel catalogo il pacchetto
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7.Entrare nel corso e svolgere le attività previste
Nota: chi acquista attraverso altri siti, contatto
telefonico, e-mail, otterrà automaticamente
l’accesso al corso nelle ore successive
all’ordine. Appositi messaggi email
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Per ottenere i crediti è necessario completare
il percorso formativo e scaricare l’attestato
entro e non oltre il 31/12/2015
Modulo didattico 5
Ausili del tronco
nella fragilità
ossea
autori:
Luca Dalle Carbonare
dirigente medico, professore aggregato medicina interna, U.O.C. di Medicina Interna D,
Policlinico G.B. Rossi, Università di Verona
Ermes Vedovi
dirigente medico presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona, specializzato in Terapia
Fisica e Riabilitazione, svolge attività di docenza
Il corso deve essere completato tassativamente
entro il 31 dicembre 2015
Ausili del tronco
nelle varie età
e patologie
Responsabile scientifico:
Ermes Vedovi
dirigente medico presso Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona, specializzato in Terapia Fisica
e Riabilitazione, svolge attività di docenza
Tecniche Nuove S.p.A. è provider standard n.
1585 per erogare programmi di formazione
ECM a tutte le professioni sanitarie.
Tecniche Nuove S.p.A. si assume la responsabilità
per i contenuti, la qualità e la correttezza
etica di questa attività formativa ECM.
Ortopedici & Sanitari
giugno 201526
Corso ECM a distanza: modulo didattico 5
1. Introduzione
2. Anatomia e struttura dell’osso
3. Fisologia dell’osso
4. Crescita ossea
5. Controllo del rimodellamento osseo
6. Invecchiamento e menopausa
7. La massa ossea
8. Meccanismi di variazione della densità
scheletrica
9. Ausili del tronco nella fragilità ossea
10. Esempi di fasce ortopediche
11. Ortesi vertebrali rigide
12. Componenti delle ortesi vertebrali
convenzionali (metalliche)
13. Esempi di ortesi rigide: ortesi vertebrali
convenzionali ed equivalenti contemporanei
classificate in base all’orientamento nei piani
spaziali
13.1. LSO: controllo sagittale
13.2. LSO: controllo sagittale-coronale
13.3. LSO: controllo coronale e di estensione
(flessione di Williams)
13.4. TLSO: controllo di flessione
(ortesi per l’iperestensione)
13.5. TLSO: controllo sagittale
13.6. TLSO: controllo sagittale e coronale
13.7. TLSO: controllo triplanare
13.8. TLSO: ortesi tipo “body jacket”
su misura con controllo triplanare
13.9. TLSO: ortesi tipo “body jacket”
per un controllo triplanare leggero
14. Ortesi cervicali
15. Esempi di ortesi cervicali
15.1. CO: cervicale
15.2. CTO: cervico-toracica
16. Ortesi per deformità vertebrali
16.1. Principi e componenti delle ortesi
per le deformità vertebrali
17. Ortesi cervico-dorso-lombo-sacrali (CTLSO)
17.1. Collocazione delle placche
17.2. Triangolo delle forze
17.3. Curve dorsali alte
18. Ortesi dorso-lombo-sacrali (TLSO)
18.1. Adattamento della placca
Ausili del tronco
nelle varie età e patologie
Luca Dalle Carbonare
dirigente medico, professore
aggregato medicina interna, U.O.C.
di Medicina Interna D, Policlinico G.B.
Rossi, Università di Verona
Ermes Vedovi
dirigente medico presso l’Azienda
Ospedaliera Universitaria di Verona,
specializzato in Terapia Fisica e
Riabilitazione, svolge attività di
docenza
Ausili del tronco nella fragilità ossea
1. Introduzione
La fragilità ossea rappresenta una
condizione clinica assai invalidante e
caratterizzata da morbidità e anche
mortalità elevate. Le fratture da fragilità
possono coinvolgere qualsiasi segmento
scheletrico, ma risultano più frequenti
a carico delle ossa in cui la componete
trabecolare è maggiore cioè vertebre, collo
del femore, polso, collo dell’omero, coste.
L’osso spongioso, infatti, ha un maggior
turnover rispetto all’osso corticale per
cui, dopo i 40 anni, per il prevalere del
riassorbimento sulla neoformazione ossea,
si assiste a una riduzione progressiva
della resistenza, per assottigliamento
e perforazione delle trabecole e a
una maggiore incidenza di fratture.
Ortopedici & Sanitari
giugno 2015 27
La sintomatologia delle fratture
da fragilità è la stessa di quelle
traumatiche e dipende dalla sede e
dalla gravità (entità e scomposizione
dei frammenti). Sintomi comuni sono
il dolore e l’impotenza funzionale.
Il dolore rappresenta il più precoce e
invalidante sintomo associato alle fratture.
Pertanto, nella gestione di queste situazioni
cliniche, il controllo del dolore rappresenta
uno degli obbiettivi principali insieme alla
prevenzione di ulteriori episodi fratturativi.
Per comprendere quali siano i presidi
ortesici disponibili e i criteri di scelta
per utilizzarli adeguatamente nelle
diverse situazioni, è necessario e utile
avere i fondamenti della composizione
strutturale dell’osso e dei meccanismi
che portano alla maturazione scheletrica
e le cui alterazioni possono consurre
a un incremento della fragilità.
2. Anatomia e struttura dell’osso
L’osso è un tessuto connettivo specializzato
e dinamico che si rimodella costantemente
durante l’arco della vita e che, insieme
alla cartilagine, costituisce il sistema
scheletrico, con funzione meccanica,
protettiva per gli organi interni e il
midollo, e metabolica, quale riserva per
il calcio, il magnesio, il fosforo, il sodio
e altri ioni necessari per le funzioni
omeostatiche dell’organismo. I suoi
costituenti fondamentali sono, come
in tutti i tessuti connettivi, le cellule e la
matrice extracellulare. Quest’ultima è
costituita da una fase solida minerale
in stretta associazione con una matrice
organica, che per il 90-95% è costituita
da fibre di collagene di tipo I, solitamente
orientate in una direzione preferenziale.
Il preferenziale orientamento delle fibre
collagene è l’alternanza strato per strato,
conferendo all’osso una tipica struttura
lamellare: questa organizzazione delle
fibre permette la maggiore densità di
collagene per unità di volume di tessuto.
L’organizzazione del collagene influenza la
quantità e il tipo di componente minerale
dell’osso: le lamelle, infatti, possono
essere parallele le une alle altre nel caso
in cui si depositino lungo una superficie
piatta nell’osso trabecolare e nel periostio,
o concentriche se sulla superficie di
un canale centrato da uno o più vasi
sanguigni, il canale di Havers, formando gli
osteoni, unità funzionali dell’osso compatto.
Gli osteoni, o sistemi Haversiani, hanno
forma cilindrica con diametro di circa 0,2
mm e lunghezza di alcuni millimetri. Il vaso
sanguigno centrale vascolarizza la struttura
e collega tra loro gli osteoni mediante i
canali perforanti, o di Volkmann. Le lamelle
sono poi circondate da spirali di collagene,
le cui variazioni di verso rinforzano
l’osteone. La componente minerale
dell’osso, costituita da calcio e fosfato,
può essere definita come idrossiapatite
[Ca10
(PO4
)6
(OH)2
] scarsamente
cristallizzata e viene depositata in stretta
relazione con le fibrille collagene, con
una collocazione ben precisa negli spazi
tra le fibrille e nella matrice. La risultante
organizzazione architettonica della parte
minerale e della matrice determina la
formazione di un materiale particolarmente
adatto a sopportare stress meccanici.
La parte non collagenica della matrice,
caratterizzata solo in parte, è eterogenea
ed è rappresentata sia da proteine di
derivazione plasmatica, come l’albumina
e l’ 2
-HS-glicoproteina, sia da numerose
proteine prodotte localmente: queste
comprendono sia proteine di adesione
cellulare e di segnalazione sia proteine
leganti il calcio e proteoglicani; alcune
contribuiscono all’organizzazione di fibrille
collagene e altre regolano il processo
di mineralizzazione e il legame della
componente minerale alla matrice.
All’interno dell’osso, nelle cosiddette
lacune, si trovano delle cellule, gli
osteociti: derivano da cellule formanti
osso, gli osteoblasti, che rimangono
intrappolati all’interno della stessa matrice
da essi prodotta, che successivamente
calcifica. Il giovane osteocita conserva
la maggior parte delle caratteristiche
del suo progenitore, ma presenta sia
minori dimensioni sia un ridotto volume
degli organelli deputati alla sintesi
proteica (reticolo endoplasmatico
rugoso, apparato di Golgi), e questo si
accentua con l’invecchiamento cellulare,
insieme a un accumulo di glicogeno
nel citoplasma. Anche gli osteociti sono
in grado di sintetizzare nuova matrice
ossea sulla superficie delle lacune; il
loro destino sarà poi quello di essere
fagocitati insieme agli altri costituenti
minerali durante il riassorbimento osseo.
Le fratture da fragilità possono
coinvolgere qualsiasi segmento
scheletrico, ma sono più
frequenti a carico delle ossa in
cui la componete trabecolare è
maggiore, cioè vertebre, collo del
femore, polso, collo dell’omero,
coste
Ortopedici & Sanitari
giugno 201528
Corso ECM a distanza: modulo didattico 5
Gli osteociti presentano numerosi e lunghi
processi cellulari ricchi di microfilamenti,
che si mettono in contatto solitamente
tramite gap junctions con quelli di altri
osteociti, o con processi provenienti
direttamente da cellule che si trovano lungo
la superficie ossea (osteoblasti o cellule
dell’endostio o del periostio). Tali processi
si organizzano durante la formazione della
matrice e prima della sua calcificazione:
essi formano una rete di sottili canalicoli
che attraversano l’intera matrice ossea.
Lo spazio compreso tra la membrana
plasmatica degli osteociti e la stessa
matrice ossea, che si trova poi tanto
nelle lacune quanto nei canalicoli, è lo
spazio periosteocitico, riempito di fluido
extracellulare osseo. In tale fluido la
concentrazione di calcio è di 0,5 mmol/l:
il fatto che nel plasma sia superiore, 1,5
mmol/l, sta a rappresentare il costante
flusso di ioni calcio al di fuori dell’osso.
La maggior parte del turnover osseo,
comunque, avviene a livello della
superficie ossea e soprattutto a livello
endostiale; quest’ultima è una superficie
morfologicamente eterogenea e questo
riflette le svariate attività cellulari
coinvolte nel rimodellamento.
3. Fisiologia dell’osso
L’osso è un tessuto metabolicamente
attivo che cresce e si modella sotto
l’influenza di forze meccaniche e stimoli
ormonali e biochimici che con l’età ne
modificano dimensioni e superficie.
La presenza, in questo tessuto di calcio,
sottoforma di cristalli di idrossiapatite,
risulta il 99% della quota circolante
nell’organismo. Infatti, il calcio nella
fisiologia, ricopre diversi ruoli: come
sali di calcio di fornire la struttura dello
scheletro e le ossa, mentre come ione
(Ca++
), a livello extracellulare, interagisce
con numerose reazioni biochimiche come
contrattilità muscolare, cofattore della
cascata della coagulazione in particolare
nel fattore VII, IX, X e protrombina ecc.
Nel siero il calcio si trova in tre forme
differenti: come ione Ca++
, con il 50% del
calcio totale, calcio legato a proteine (nella
quasi totalità albumina) con frequenza
del 40% e calcio complessato con citrato
e ioni fosforo nell’ordine del 10%. Ogni
grammo per decilitro di albumina lega
0,8mg/dl di calcio. Questa regola viene
usata per correggere la calcemia totale
in caso di variazioni delle quantità di
albumina. Riduzioni della concentrazione
dell’albumina sierica condizionano una
diminuzione dei valori di calcio. I gruppi
carbossilici dell’albumina che veicolano,
in maggior percentuale, il calcio risentono
molto delle modificazioni del pH. Infatti in
caso di acidosi acuta, pH basso, il calcio
serico aumenta mentre in un quadro di
alcalosi acuta, pH alto, i valori di calcemia
si ridurranno. Nelle cellule il principale
trasporto di calcio cellulare avviene nel
rivestimento interno della membrana
mitocondriale. In particolari cellule, il calcio
modula il rilascio dei prodotti di secrezione
come per alcuni neurotrasmettitori, nella
secrezione dell’insulina, dell’amilasi
e dell’aldosterone. Questo ruolo di
trasmissione e controllo che il calcio ricopre
a livello cellulare è stato denominato da H.
Rasmussen e collaboratori come secondo
messaggero. Nel bilancio metabolico
del calcio, la funzione di secondo
messaggero, porta sia al controllo come
modulatore cellulare nel rilascio degli
elementi secreti sia la correlazione con
AMP ciclico con un complesso scambio
tra i due sistemi. Il flusso di informazioni
avviene per differenti vie metaboliche la
fosfoinositol C-kinasi e la calmodulina.
L’infanzia e l’adolescenza sono
caratterizzate da un rilevante aumento della
massa ossea insieme a una progressiva
crescita non solo in senso longitudinale,
ma anche nelle dimensioni e nella forma
delle ossa e questo viene attuato grazie al
complesso processo del rimodellamento
osseo. Questo continuo rimodellamento è
il risultato di due opposte attività cellulari,
la neoformazione e il riassorbimento,
attuate rispettivamente dagli osteoblasti
e dagli osteoclasti. Nell’ultimo scenario
della vita, la senescenza, il rimodellamento
osseo è incrementato a vantaggio della
fase di riassorbimento. Ciò determina
un aumento del turnover, riduzione della
massa ossea e calo del calcio corporeo.
Nell’invecchiamento si assiste, perciò, a
un’alterazione dell’omeostasi del calcio,
intracellulare versus extracellulare. In tal
senso sarà necessario, in tale periodo
di vita, un’adeguata dieta con supporto
di calcio stesso. Nel 1994 si era tenuto
una conferenza internazionale: NIH
Consensus Development Conference
on Optimal Calcium Intake, dove furono
date delle linee guida per stabilire il
quantitativo di calcio corretto per soggetti
oltre i 65 anni. Si definì che, generalmente,
nella dieta del soggetto anziano, non
istituzionalizzato, si assiste a un ridotto
apporto della quota calcica alimentare.
Riguardo a tali osservazioni si consigliò
una supplementazione di 1500 mg al
giorno anche se questa indicazione
è ancora oggetto di discussione.
4. Crescita ossea
Durante l’accrescimento, il nuovo
tessuto osseo viene depositato in
quantità maggiore rispetto a quanto ne
viene riassorbito e questo si traduce in
una modifica di massa e volume dello
scheletro, che garantisce lo sviluppo di
una normale architettura, in base alle
esigenze meccaniche e metaboliche.
Questo processo fisiologico, noto con il
termine di “modeling”, oltre a verificarsi
Ortopedici & Sanitari
giugno 2015 29
nell’epoca della crescita, si osserva anche
in alcune situazioni patologiche, come
l’ipoparatiroidismo e l’osteodistrofia renale;
può anche essere indotto da alcuni farmaci
anabolizzanti, come il teriparatide, utilizzati
nel trattamento delle malattie fragilizzanti.
Nell’adulto si ha invece il remodeling,
processo in cui viene depositato tanto
osso quanto ne viene riassorbito, senza
osservare le rilevanti trasformazioni
morfologiche che si verificano durante
la crescita: il perfetto equilibrio tra
riassorbimento e neoformazione, che
garantisce l’integrità scheletrica in
condizioni fisiologiche, si verifica all’interno
delle unità multicellulari di rimodellamento
osseo, le Basic Multicellular Units (BMU).
L’area interessata, detta anche “remodeling
space”, rappresenta il numero di BMU
attivate nell’unità di tempo per superficie
ossea considerata, il quale aumenta
e diminuisce in modo direttamente
proporzionale al turnover osseo.
Il rimodellamento, inoltre, viene attivato
continuamente non solo sulla singola
trabecola, ma su tutta la superficie ossea:
l’accelerazione della sua attività, quindi,
interesserà l’organismo in tutti i distretti
scheletrici, per l’azione multifocale di
diverse BMU, determinando l’entità
del rimaneggiamento dell’osso.
Ciascuna BMU è costituita principalmente
da due tipi cellulari: osteoclasti attivati
che rimuovono l’osso mineralizzato
creando una lacuna e osteoblasti che
andranno a occupare questa cavità
ossea e provvederanno alla sintesi e alla
mineralizzazione dell’osteoide, elemento
costitutivo della matrice. Il risultato
netto del remodeling è la formazione
e il rinnovamento degli osteoni.
Il processo riassorbitivo inizia con la
proliferazione e il differenziamento dei
precursori midollari degli osteoclasti.
Questi hanno la stessa origine dei
macrofagi e la loro sopravvivenza e
maturazione, osteoclastogenesi, richiedono
fattori specifici come Macrophage Colony
Stimulating Factor (M-CSF) e il contatto
con le cellule stromali e gli osteoblasti. Gli
osteoblasti, infatti, producono Receptor
Activator for Nuclear Factor B Ligand
(RANKL), recettore della famiglia del Tumor
Necrosis Factor (TNF), che lega RANK
espresso sugli osteoclasti e ne stimola
la proliferazione e il differenziamento
e l’osteoprotegerina (OPG), che al
contrario inibisce questi processi.
Una volta maturi, gli osteoclasti vanno
incontro ad attivazione: si fondono
formando cellule plurinucleate che
aderiscono alle superfici ossee tramite
integrine, formano un’area dedicata
alla distruzione (ruffled border) della
matrice ossea e attivano un pacchetto
di geni coinvolti nel riassorbimento.
Successivamente intervengono gli
osteoblasti per ricoprire la parte erosa,
richiamati da fattori locali, come il
Tissue Growth Factor- (TGF- ), le
Bone Morphogenetic Proteins (BMP) e il
Fibroblast Growth Factor (FGF), liberati
durante il precedente riassorbimento.
Seguono poi le fasi di proliferazione e
differenziamento in elementi cellulari
in grado di produrre matrice ossea: gli
osteoblasti possono restare intrappolati al
suo interno diventando osteociti, oppure
diventare bone-lining cells nel caso in
cui si trovino sulla superficie della BMU.
Il loro destino sarà poi quello di essere
fagocitati insieme agli altri costituenti
minerali nel corso di successive riattivazioni
del riassorbimento osseo. La rete di
canalicoli che interconnette tra loro gli
osteociti forma un complesso sistema
tridimensionale che funge da sensore per
carichi meccanici e traumi, e trasmette
segnali in superficie in grado di attivare
i processi di modeling e remodeling.
Quando l’attività del complesso
cessa, l’unità morfologica neoformata
viene definita Bone Structural Unit
(BSU): il tempo necessario per
completarla è di circa 3-6 mesi.
La crescita ossea prosegue
approssimativamente fino ai 18 anni
e, dopo una fase di consolidamento,
raggiunge attorno ai 30 anni il suo apice di
compattezza, vale a dire il picco di massa
ossea. La massa ossea incrementa in
maniera sorprendente durante la crescita
ed è ormai assodato come il quantitativo
di osso acquisito durante questa fase della
vita sia uno dei principali determinanti
della futura resistenza alle fratture. La
massa scheletrica aumenta da circa
75-90 g alla nascita fino a 2400-3300 g
nel giovane adulto, nella femmina e nel
maschio rispettivamente, con un contenuto
in calcio che, da circa 25 g nel neonato,
raggiunge nell’adulto 1200 g, con un
turnover giornaliero dell’ordine di 400 mg.
Come già detto, l’adolescenza è il periodo
in cui si concentra la crescita maggiore,
con un incremento che può giungere
sino al 25% del picco di massa ossea nei
due anni in cui la velocità di acquisizione
è più rapida. Tuttavia al momento del
picco di crescita staturale, maschi e
femmine raggiungono il 90% della loro
altezza definitiva ma solo il 57% del loro
contenuto minerale osseo totale, per
arrivare invece al 90% attorno ai 18 anni.
La crescita dei diversi segmenti scheletrici
non è uniforme, in considerazione
del fatto che l’osso trabecolare, che
rappresenta il 15% dell’osso totale e
La sintomatologia delle fratture
da fragilità è la stessa di quelle
traumatiche e dipende dalla
sede e dalla gravità
Ortopedici & Sanitari
giugno 201530
Corso ECM a distanza: modulo didattico 5
l’osso corticale, che costituisce il restante
85%, sono sottoposti a stimoli ormonali
e meccanici molto diversi tra loro.
L’età esatta in cui la massa ossea
raggiunge il suo picco non è ancora nota
ed è verosimile che possa essere diversa
nel distretto trabecolare, maggiormente
rappresentato a livello assiale, rispetto
a quello corticale, che corrisponde allo
scheletro appendicolare. Per il tratto assiale
si ipotizza che il picco di massa ossea si
collochi al termine della seconda decade di
vita e che già nel corso della terza decade
vi possa essere un’iniziale perdita minerale.
Per quanto riguarda, invece, lo scheletro
appendicolare, esistono dati contrastanti
con variazioni anche molto ampie, che
localizzano il picco tra i 18 e i 35 anni.
Maschi e femmine hanno, inoltre, grandi
differenze in termini dimensionali e
strutturali a livello assiale: l’area e la
dimensione dei corpi vertebrali nelle
donne, infatti, sono inferiori a quelle
dell’uomo di pari età, peso e altezza.
L’area di sezione risulta essere di circa
l’11% inferiore nelle ragazze in età pre-
pubere e diventa del 25% confrontando
soggetti adulti: ciò è dovuto al differente
assetto ormonale e può in parte spiegare
la maggiore incidenza di fratture
vertebrali nella donna rispetto all’uomo.
Diversamente, per quanto riguarda
l’osso corticale, non sembrano esserci
significative differenze tra i due sessi:
a pari età, peso e altezza, i parametri
dimensionali e geometrici del femore sono
simili negli uomini e nelle donne, a indicare
che in questo distretto più che il sesso è
il carico meccanico generato dalle forze
muscolari a condizionare forma e struttura.
Oltre a ciò, altri fattori ambientali
permettono di incrementare l’accumulo
di massa ossea durante la crescita:
l’apporto di calcio con la dieta e
l’attività fisica, soprattutto con carico,
che ha un effetto sulla BMD che
permane anche a lungo termine.
Un ulteriore determinante della massa
ossea è rappresentato dall’influenza
genetica: vari studi hanno stimato che
l’ereditarietà rende ragione di circa un 60-
80% della variabilità e che può cambiare
con l’età e da un distretto scheletrico
all’altro. Infine, significative diversità
sono legate alla razza di appartenenza:
sebbene nei bambini prepuberi la BMD
trabecolare sia simile in tutte le razze,
dopo la maturità sessuale essa aumenta
in modo decisamente maggiore in quella
nera rispetto alla bianca (34% contro 11%),
nonostante una sostanziale uguaglianza
dimensionale. Ecco, quindi, la base teorica
della minore resistenza delle vertebre e
la maggiore incidenza di fratture a livello
dello scheletro assiale della popolazione
bianca, anche se non tutti gli studi
concordano sulle differenze razziali della
BMD. Al contrario, a livello corticale, la
razza sembra influenzare maggiormente
l’aspetto dimensionale rispetto a quello
densitometrico: l’area di sezione è
maggiore nella razza nera rispetto alla
bianca, e ciò garantisce un notevole
vantaggio dal punto di vista biomeccanico.
5. Controllo del rimodellamento
osseo
Il controllo del rimodellamento osseo è un
meccanismo complesso atto preservare
l’omeostasi dell’organismo che risulta
dall’interazione tra stimoli meccanici,
ormonali e fattori di regolazione cellulare
prodotti localmente, quali citochine,
prostaglandine e fattori di crescita. Il
nostro corpo è in grado di mantenere,
infatti, costanti i livelli di calcio, magnesio
e fosfato, sia nel compartimento
intracellulare sia nei fluidi extracellulari,
grazie all’azione coordinata dell’intestino,
sito di assorbimento, del rene, sito di
escrezione, e dello scheletro, principale
sede di deposito di tali ioni. I flussi minerali
attraverso questi tre distretti anatomici
sono regolati dal paratormone (PTH) e
dalla 1,25-diidrossivitamina D3
, forma
attiva della vitamina D, cioè il calcitriolo.
La vitamina D è un composto steroideo,
prodotto nella cute dall’azione della luce
del sole, nella banda dei raggi ultravioletti
o assunto per via alimentare come vitamina
D2
che si trova nel lievito o nei vegetali,
o come vitamina D3
, nel pesce grasso
come salmoni, sgombri, nell’olio di fegato
di merluzzo e nel tuorlo d’uovo. Tuttavia
alle nostre latitudini non è sufficiente
l’attivazione a livello cutaneo, tanto più nei
mesi invernali e inoltre l’apporto alimentare
normalmente è carente, soprattutto
il progredire dell’età e in eccesso di
melanina cutanea, risulta quindi necessaria
un’adeguata supplementazione, in
particolare in soggetti affetti da osteoporosi.
La vitamina D è peraltro un composto
inerte che deve essere sottoposto a
due successive idrossilazioni, una a
livello epatico e l’altra a livello renale, per
passare alla forma biologicamente attiva
diidrossilata (calcitriolo), la cui produzione
è a sua volta strettamente regolata dalla
calcemia e dall’azione di fosfati e PTH.
La vitamina D possiede innumerevoli
effetti: inibisce la proliferazione e il
differenziamento di molte tipologie
cellulari, sia normali sia tumorali,
modula il sistema immunitario, aumenta
la produzione di insulina e reprime il
sistema renina-angiotensina-aldosterone,
ma principalmente mantiene la
Riduzioni della concentrazione
dell’albumina sierica
condizionano una diminuzione
dei valori di calcio
Ortopedici & Sanitari
giugno 2015 31
calcemia a valori normali promuovendo
l’assorbimento di calcio a livello
intestinale e attivando il riassorbimento
osseo da parte degli osteoclasti.
In particolare, la concentrazione sierica
di calcio ionizzato Ca2+
, che presiede a
molte funzioni biologiche cellulari, deve
essere mantenuta anche a spese del
contenuto minerale osseo. Per esempio,
per far fronte alla riduzione del Ca2+
,
il PTH agisce attraverso processi con
diversa latenza d’azione: nell’arco di
pochi minuti aumenta il riassorbimento
tubulare renale incrementando la
concentrazione di calcio extracellulare,
successivamente attiva il riassorbimento
osseo mediato da osteoclasti e osteociti
e infine stimola l’assorbimento intestinale
promuovendo la sintesi di calcitriolo a
livello del tubulo prossimale renale.
L’ipercalcemia, invece, inibisce la
secrezione di PTH e stimola i recettori del
nefrone distale, riducendo il riassorbimento
netto di calcio. È stato dimostrato che
il PTH agisce anche sugli osteoclasti,
ma solo in maniera indiretta, tramite le
azioni sulla linea osteoblastica. Tuttavia
i meccanismi con cui il PTH incrementa
la formazione ossea non sono chiari:
sembra aumentare il numero di cellule
osteoprogenitrici e quindi di osteoblasti
che producono fattori di crescita
come IGF-1 e FGF-2, portando a una
maggiore neoformazione ossea.
Anche gli estrogeni giocano un ruolo
importante nel metabolismo calcico e
nel controllo locale del rimodellamento
osseo. In ambito metabolico, infatti, essi
aumentano la concentrazione plasmatica
della vitamina D, modulano la sensibilità
del riassorbimento osseo PTH-indotto,
modificano la secrezione endogena di
calcitonina e sembrano inoltre svolgere
un’azione diretta sulla sintesi dei recettori
intestinali per la 1,25(OH2
)D3
favorendo
così l’assorbimento intestinale di
calcio. Per quanto concerne il turnover
osseo, gli estrogeni sembrano inibire
la produzione di fattori che fungono da
attivatori del riassorbimento (IL-1, IL-6 e
TNF) e possono aumentare localmente
la produzione di fattori stimolanti la
neoformazione (TGF- e IGF-1).
Dal punto di vista ormonale, gli estrogeni
sono i più importanti steroidi sessuali
coinvolti nella maturazione scheletrica,
in quanto anche il testosterone viene
convertito a estrogeno da una specifica
aromatasi presente nelle cellule
osteoblastiche. Squilibri ormonali nel corso
dello sviluppo, ritardi puberali, alterazioni
come l’amenorrea o l’ipogonadismo
ipogonadotropo, deficit del recettore
estrogenico o dell’aromatasi nell’uomo
comportano dunque variazioni nella massa
ossea. Tra gli effetti della menopausa sulla
fisiologia scheletrica il più rilevante è senza
dubbio l’incremento nel turnover osseo,
a favore del riassorbimento; a questo
contribuisce il bilancio negativo del calcio
che si registra normalmente nell’anziano.
Un altro determinante della massa ossea
è rappresentato dal profilo genetico: vari
studi hanno stimato che l’ereditarietà renda
ragione di circa il 60-80% della variabilità
dei livelli di massa ossea soprattutto nei
giovani a carico dello scheletro assiale.
Ulteriore conferma del ruolo della genetica
si è avuta da studi che riportano un
legame tra massa ossea e alcuni geni,
come per esempio quelli codificanti
per il recettore della vitamina D o per il
collagene di tipo I. Infine, alcune diversità
paiono legate alla razza di appartenenza:
la razza sembra infatti influenzare la
massa ossea a livello trabecolare e
l’area di sezione a livello corticale,
garantendo un notevole vantaggio dal
punto di vista biomeccanico nei neri
rispetto ai bianchi. Tra i numerosi fattori
“ambientali” che influenzano la massa
ossea, l’attività fisica soprattutto quella
sotto carico, ha un ruolo preponderante
sulla densità minerale ossea, Bone
Mineral Density (BMD), con effetti che
permangono anche a lungo termine.
Oltre all’attività fisica, tra i fattori ambientali
che influenzano la BMD, vi è l’apporto
di calcio con la dieta, particolarmente
nel periodo di accrescimento.
6. Invecchiamento e menopausa
Numerosi dati in letteratura ci indicano che,
una volta raggiunta la maturità, lo scheletro
va incontro a un processo progressivo
di riduzione della BMD. La donna, per
esempio, nel corso della vita perde il
42% della BMD spinale e il 58% di quella
femorale e curiosamente la velocità di
perdita, in assenza di patologie specifiche,
non varia significativamente fra il periodo
postmenopausale e l’8ª-9ª decade.
Alla base di questa progressiva
riduzione della BMD vi è uno
squilibrio nel remodeling, e cioè una
riduzione netta della neoformazione
ossea rispetto al riassorbimento.
Accanto a questa variazione quantitativa,
si verificano anche cambiamenti qualitativi,
sia macroscopici sia microscopici, legati
al deterioramento della microarchitettura
trabecolare, alle variazioni dimensionali,
alla presenza di micro-rotture, a deficit
di mineralizzazione e all’aumentato
turnover osseo. La presenza di patologie
o di trattamenti farmacologici specifici,
La crescita ossea prosegue
approssimativamente fino ai
18 anni e, dopo una fase di
consolidamento, raggiunge
attorno ai 30 anni il suo apice di
compattezza, vale a dire il picco
di massa ossea
Ortopedici & Sanitari
giugno 201532
Corso ECM a distanza: modulo didattico 5
la malnutrizione, il deficit di vitamina
D, il deficit estrogenico nella donna
e androgenico nell’uomo, il fumo,
variabili genetiche e ambientali possono
ulteriormente accelerare questi processi.
L’apparato scheletrico, tuttavia, è in
grado di mettere in atto meccanismi di
compenso per preservare la propria
resistenza, come per esempio l’ipertrofia
delle trabecole residue e l’aumento
dei diametri dell’osso corticale.
Recenti evidenze hanno anche focalizzato
l’attenzione sulla componente adiposa del
midollo osseo, che aumenta in maniera
significativa con l’avanzare degli anni.
Questo potrebbe determinare un aumento
del differenziamento dei precursori
mesenchimali in senso adipocitico
invece che osteoblastico, con un’ulteriore
riduzione dell’attività neoformativa.
In particolare, per quanto riguarda le
donne, già parecchi anni prima della
menopausa, e cioè durante il periodo di
transizione della perimenopausa, quando
comincia il declino della produzione
ormonale, sono evidenti cambiamenti
nella massa ossea e nel metabolismo
del calcio. Gli estrogeni sono gli ormoni
ovarici che hanno il maggior impatto
sul metabolismo minerale osseo e sul
differenziamento osteoblastico, sebbene
sia i progestinici sia gli androgeni
possano avere un po’ di influenza.
Il maggior effetto è senza dubbio un
incremento nel turnover osseo, a favore
del riassorbimento. Alla perdita ossea
coopera un bilancio negativo del calcio
dovuto a una riduzione dell’assorbimento
di calcio a livello intestinale e del
riassorbimento a livello tubulare renale
cui partecipano anche i ridotti livelli
ematici di vitamina D. La menopausa
può associarsi, dunque, a un periodo
di perdita ossea che proseguirà sino al
termine della vita e che può contribuire
significativamente allo sviluppo di
fratture osteoporotiche in donne anziane,
in particolare in coloro che hanno
avuto un ridotto picco di massa ossea
durante il periodo di accrescimento.
7. La massa ossea
La densità minerale ossea o BMD,
importante dal punto di vista diagnostico
e terapeutico, viene oggi adeguatamente
valutata attraverso l’esecuzione di una
densitometria ossea a raggi X (Dual-Energy
X-Ray Absorptiometry, DEXA), in grado di
quantificare con buona approssimazione
il contenuto minerale e di raggruppare
i pazienti in diverse classi di rischio.
Recenti studi indicano che la BMD
è simile nei due sessi prima della
pubertà, risulta superiore nella donna a
livello della pelvi e del rachide dopo la
maturità sessuale e diventa maggiore
nel maschio in tutto lo scheletro nel
corso della terza decade, periodo in cui
vi è appunto il picco di massa ossea.
Dopo la pubertà, la BMD non correla
più con età, sesso, peso, altezza,
superficie e BMI, ma riflette invece
l’incremento dello spessore trabecolare,
dovuto, almeno in parte, all’azione degli
steroidi sessuali in fase tardo-puberale,
che modificano l’assetto ormonale e il
metabolismo proteico e calcico. Una
volta raggiunta la maturità, lo scheletro
va incontro a una progressiva riduzione
della BMD: la donna, per esempio, nel
corso della vita perde il 42% della BMD
spinale e il 58% di quella femorale.
8. Meccanismi di variazione
della densità scheletrica
Accanto alle variazioni quantitative
descritte, si verificano anche cambiamenti
qualitativi, sia macroscopici sia
microscopici, legati al deterioramento
asse sinistra-destra
(latero-laterale)
asse cranio caudale
piano trasversale
(assiale)
asse anteroposteriore
(dorso-ventrale)
piano sagittalepiano coronale
(frontale)
Figura 1.
Ortopedici & Sanitari
giugno 2015 33
della microarchitettura trabecolare, alle
variazioni dimensionali, alla presenza di
micro-fratture, a deficit di mineralizzazione
e all’aumentato turnover osseo.
Questi processi parafisiologici possono
essere, inoltre, accelerati da situazioni
quali malnutrizione, carenza di Ca++
o vitamina D, deficit estrogenico nella
donna e androgenico nell’uomo, scarsa
attività fisica e fumo. Il turnover dell’osso
viene anche alterato in diverse patologie,
tra le quali troviamo la malattia di Paget
dell’osso, l’iper- e l’ipoparatiroidismo. È
comunque ben noto che anche fattori
esterni come l’utilizzo di corticosteroidi o
l’immobilizzazione protratta comportino
alterazioni del metabolismo osseo.
Tali alterazioni portano a squilibri tra
riassorbimento e formazione ossea e/o a
un’incrementata attivazione delle BMU.
L’apparato scheletrico, tuttavia, è in
grado di mettere in atto meccanismi di
compenso per preservare la propria
resistenza, come per esempio l’ipertrofia
delle trabecole residue e l’aumento
dei diametri dell’osso corticale.
Recenti evidenze hanno anche focalizzato
l’attenzione sulla componente adiposa del
midollo osseo, che aumenta in maniera
significativa con l’avanzare degli anni.
Questo potrebbe determinare un aumento
del differenziamento dei precursori
mesenchimali in senso adipocitico
invece che osteoblastico, con un’ulteriore
riduzione dell’attività neoformativa.
L’osteoporosi è la patologia sistemica
dello scheletro più comune, caratterizzata
da una riduzione nella massa ossea
che si associa a un deterioramento
microarchitetturale del tessuto osseo
responsabile dell’aumento della fragilità
ossea. Questa definizione sottolinea il
concetto che la fragilità ossea non è
conseguenza solo della ridotta BMD, ma
anche del danno architetturale che ne
deriva: infatti sia a livello dell’osso corticale
sia trabecolare la ridotta resistenza
meccanica è sproporzionatamente
più elevata di quanto comporterebbe
la semplice perdita di massa.
La forma più comune è l’osteoporosi
primaria involutiva, suddivisibile in due
sottotipi, la forma postmenopausale, che si
osserva nelle donne dopo la menopausa
e si associa più frequentemente a
fratture vertebrali o del polso e la
forma senile, di uguale frequenza nei
due sessi e che vede come distretto
maggiormente coinvolto il collo femorale.
I fattori di rischio che contribuiscono
all’instaurarsi e all’aggravarsi
dell’osteoporosi sono molteplici. Il sesso
femminile si trova particolarmente esposto
al rischio, sia per la minore massa ossea
sia per il ruolo svolto dagli ormoni sessuali,
in particolare gli estrogeni, nella donna.
La perdita di massa ossea può aversi
prevalentemente a livello corticale,
con rimodellamento endostale e in
corrispondenza dei canali di Havers,
oppure prevalentemente a livello
trabecolare. Il rimodellamento corticale
comporta l’espansione dello spazio
midollare, a scapito della corticale
che va incontro a un progressivo
assottigliamento e trabecolarizzazione:
questo è un processo in genere lento e
costante nel tempo ed è caratteristico
della forma senile. Per quanto riguarda
invece il rimodellamento trabecolare,
esso possiede un turnover maggiore
che lo rende più suscettibile alla perdita
di massa ossea; questo meccanismo
prevale nell’osteoporosi postmenopausale
(dove si assiste a fasi di rapido
riassorbimento trabecolare) e in alcune
forme secondarie, per esempio quella
da glucocorticoidi. L’entità della perdita
di massa ossea dipende sia dalla
durata sia dalla velocità del processo
ed è proprio in rapporto a questo
secondo fattore che si può distinguere
l’osteoporosi ad alto turnover, perdita
di massa ossea con rimaneggiamento
accentuato, da quella a basso turnover,
con rimaneggiamento ridotto.
Come già ampiamente discusso, la densità
scheletrica diminuisce fisiologicamente
con l’età, in entrambi i sessi: la perdita
di massa ossea comincia nell’uomo dal
quarto decennio, con andamento lineare,
mentre nella donna dopo la menopausa.
La caduta degli estrogeni dopo
la menopausa è il momento più
significativo nella patogenesi
dell’osteoporosi nella donna, infatti
la riduzione di massa ossea subisce
una rapida accelerazione non appena
i livelli di gonadotropine plasmatiche
incrementano e quelli di estradiolo si
riducono. Il tasso di perdita tende a
decrescere nel tempo raggiungendo
un plateau dopo circa 10 anni.
Oltre all’azione sul rimodellamento, gli
estrogeni sembrano svolgere un ruolo
importante sull’attività della 1-alfa-idrossilasi
renale, responsabile della conversione
del calcifediolo, metabolita idrossilato
in posizione epatica, in calcitriolo, il
metabolita più attivo nel promuovere
l’assorbimento di calcio a livello intestinale.
A conferma dell’importanza delle variazioni
ormonali, il rischio di osteoporosi aumenta
nelle donne con menopausa precoce e
con periodi di amenorrea durante l’età
Al momento del picco di crescita
staturale, maschi e femmine
raggiungono il 90% della loro
altezza definitiva ma solo il 57%
del loro contenuto minerale
osseo totale, e arrivano al 90%
verso i 18 anni
Ortopedici saniatri giugno 2015
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Ortopedici saniatri giugno 2015

  • 1. giugno 2015 ISSN 0030-5979 Mensile - Anno LI - n. 5 - giugno 2015 - Poste Italiane SpA - Sped. in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano5 All’internotrovateleesclusive paginededicateaimoduli ECMEDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA 25 CREDITI NEL 2015 ONLINE EXPORT OFFICE: Austria - Brazil - Dubai - Germany - Israel - Paraguay - Switzerland - Thailand E-mail. info@bi-international.it www.bi-international.it Tel. +39.02.64.20.047 r.a. - Fax +39.02.66.10.38.09 ITALIAN OFFICE: E-mail. info@intimax.it www.intimax.it www.intimax-shop.it Tel. +39.02.64.20.047 r.a. - Fax +39.02.66.10.38.09 SPRING SUMMER 2016 WORLD PREMIERE 1st JULY2015 Intervista Ortopedia Viciguerra, Piacenza Inchiesta Un altro passo verso la dematerializzazione dei documenti Attualità Stampa 3D, nasce un consorzio ad hoc Speciale Prevenzione delle lesioni da decubito www.ortopediciesanitari.it
  • 2. lumbopull70/72 Corsetti in tessuto rigido, alto e basso. L’intuito e l’ingegneria contro il dolore di schiena. L’azione contenitiva di Lumbopull è il risultato della sinergia tra il sistema di tiranti-cinghie-carrucole in serie e il tipo di tessuto applicato. La semplice trazione manuale dei tiranti, anche limitata da debolezza, aziona una forza equivalente al quadruplo di quella applicata, grazie alle carrucole in serie. A parità di trazione di un tutore normale, dunque, questo sistema quadruplica l’efficacia compressiva, distribuisce le forze in modo omogeneo e garantisce la stabilizzazione. La localizzazione delle carrucole e lo spazio tra i due supporti paravertebrali rinforzati consente anche una sensibilissima regolazione della circonferenza alle diverse altezze in prossimità del giro-vita. Il tessuto, un accoppiato di rete tridimensionale e tessuto tecnico, contribuisce all’efficacia compressiva del tutore, pur garantendo traspirabilità e massimo comfort. Lumbopull è disponibile nei 2 modelli alto e basso. Headquarter: ORTHOSERVICE AG Via Milano 7 · CH-6830 Chiasso (TI) · Switzerland info@orthoservice.com · www.orthoservice.com Niederlassung Deutschland: Orthoservice Deutschland GmbH Flugstraße 7 · D-76532 Baden-Baden · Deutschland info@orthoservice.de · www.orthoservice.de Sede italiana: RO+TEN s.r.l. Sede legale: Via Fratelli Ruffini, 10 · I-20123 Milano (MI) · Italia Sede operativa e amministrativa: Via Comasina, 111 · I-20843 Verano Brianza (MB) · Italia info@roplusten.com · www.roplusten.com Società soggetta a Direzione e Coordinamento (art. 2497bis CC): Orthoservice AG (CH) · 6830 Chiasso (TI) · Switzerland
  • 3. Distributore esclusivo per l’Italia: RO+TEN s.r.l. Sede op. e amm.: Via Comasina, 111 20843 Verano Brianza (MB) tel. +39 039 601 40 94 - fax +39 039 601 42 34 - www.roplusten.com - info@roplusten.com Società soggetta a Direzione e Coordinamento (art. 2497bis CC): Befinor AG (CH) Capitale Sociale sottoscritto e versato da un Unico Socio CALZE ELASTICHE RIPOSANTI JULIET by
  • 4. Ortopedici & Sanitari giugno 20152 SOMMARIO Nº 5 Giugno Se volete contattare rapidamente la redazione, potete utilizzare il telefono: 0239090318 il fax 0239090332 oppure via e-mail: ortopediciesanitari@tecnichenuove.com INTIMAX Via Romolo Bitti, 24 20125 Milano Tel. 02.6420047 Fax 02.66103809 All’internotrovateleesclusive paginededicateaimoduli E.C.M. EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA 25 CREDITI NEL 2015 ONLINE OPINIONE 4 di Michele Clementi AGENDA 6 di Roberta Grisotti INTERVISTA Il piede tra innovazione e tradizione 8 di Roberto Tognella INCHIESTA Fatturazione elettronica, un ulteriore passo verso la dematerializzazione dei documenti 14 di Stefania Somaré ATTUALITA’ Critiche al decreto sui nuovi Lea 20 di Valentina Sirtori Stampa 3D. Nasce un consorzio ad hoc 22 di Aurora Sala CORSO ECM A DISTANZA Ausili del tronco nelle varie età e patologie. Ausili del tronco nella fragilità ossea 25 di L. Dalle Carbonare, E. Vedovi http://www.tecnichenuove.com/ argomenti/tecniche-sanitarie/ ausili-del-tronco-nelle-varie-eta- e-patologie.html SPECIALE PREVENZIONE DELLE LESIONI DA DECUBITO La cura non si può improvvisare 44 di Elisa Papa Il taglio della spesa e le lesioni da decubito 50 di Elisa Papa ORTOPEDIA Le patologie del rachide cervicale 52 di Nicoletta Modenesi Gonartrosi, patologia frequente nell’uomo 56 di Patrizia Castellacci RICERCA APPLICATA 35 anni di amore per le calzature 60 di Stefania Somaré SeniorDesign, un progetto rivoluzionario 62 di Aldo Rossi BARRIERE ARCHITETTONICHE 66 a cura di Silvia Ceruti PRODOTTI 70 564422 http://www.ortopediciesanitari.it/
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  • 6. Ortopedici & Sanitari giugno 20154 opinione Michele Clementi, segretario Assortopedia Una riforma orientata al risparmio? B uona parte della bozza di riforma dell’Assistenza Protesica è ispirata da necessità economiche. Mettere a gara ausili complessi non significa, a detta del ministro della Salute, che il risultato della procedura pubblica saranno dispositivi di livello “basico”, perché le Regioni e le Asl saranno dotate di opportune linee guida che consentiranno loro di esperire gare che tengano conto anche della qualità. Purtroppo l’esperienza quotidiana ci racconta un’altra storia. Le gare sono quasi sempre una modalità di acquisto che allontana la qualità e che tende, inutilmente, al risparmio. Spesso ciò che offre punti qualità in una gara è costituito dal numero di furgoni presenti in azienda, e con ciò ho detto tutto. Regioni e Asl, che reclamano dal Governo maggiori fondi stanno già applicando alcuni stralci delle bozze della riforma (ovviamente quelli economicamente vantaggiosi). Ogni fine anno assistiamo al crollo delle autorizzazioni (sono finiti i soldi). Con la scusa dell’extraregionalità di alcune aziende, le Asl cercano – invano – di decurtare i preventivi ricevuti del 20%, solo perché trattasi di aziende di altra Regione. Alcune Asl rifiutano i preventivi per i plantari destinati a bambini minori di età ma superiori ai 10 anni. C’è una Regione che ha decurtato del 20% gli aggiuntivi riferiti ad alcune classi di dispositivi. Altre Asl del Triveneto insistono nel richiedere il triplo preventivo su dispositivi medici dell’elenco 1 o chiedono lo sconto del 5% in nome della spending review (che in realtà dice altro). Un’Asl della Sicilia autorizza preventivi con diciotto mesi di ritardo. La quasi totalità delle Asl italiane collauda con ritardi molto forti, posticipando in tal modo anche il momento della fatturazione. Si fanno ancora gare su dispositivi su misura (ginocchio elettronico). Si pubblicano gare costose da istruire on line, con una richiesta massiccia di documenti, per aggiudicare la fornitura di un rialzino wc pediatrico (alla fine, la procedura di erogazione costa più del bene erogato). E stendiamo un velo pietoso sui tempi di pagamento e sulla fatturazione elettronica. Tutto ciò premesso, perché dovremmo credere che questa riforma non sarà – come sarà – tutta tesa al risparmio e non curante del crollo della qualità del dispositivo fornito? Quali esempi virtuosi abbiamo per confidare in un uso intelligente delle gare, visto che l’efficacia del dispositivo fornito al massimo ribasso (perché così sarà) interessa a pochi soggetti?
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  • 8. Ortopedici & Sanitari giugno 20156 Agenda a cura di Roberta Grisotti 3 luglio 2015 Ancona CORSO TEORICO PRATICO SU FEMORO-ROTULEA Il Teatro Ridotto delle Muse di Ancona ospiterà il “Corso teorico pratico su femoro-rotulea”, che sarà suddiviso in quattro sessioni dedicate ai seguenti argomenti: inquadramento e generalità; inquadramento di dolore e instabilità; il dolore anteriore di ginocchio; l’instabilità femoro- rotulea; la cartilagine nel dolore e nell’instabilità; l’artrosi femoro-rotulea. http://www.ortopediciesanitari.it/91432 25 e 26 settembre 2015 Genova CONGRESSO NAZIONALE DI ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA Il congresso della Società Piemontese, Ligure e Lombarda di Ortopedia e Traumatologia (Splott) si pone come obiettivo la una rivisitazione, alla luce delle attuali conoscenze ed esperienze, di alcuni argomenti: la spondilolistesi, il piede torto, la chirurgia conservativa dell’anca e le fratture del femore prossimale. Ciascuno di essi sarà il tema di un panel di discussione che, traendo spunto da una lettura “storica”, in cui verranno riproposti i concetti di Francesco Pipino a cui è dedicato il congresso, vedrà coinvolti autorevoli relatori impegnati in una revisione critica degli stessi sulla base delle acquisizioni più moderne. http://www.ortopediciesanitari. it/16222 Dal 4 al 7 ottobre 2015 Ferrara CONGRESSO NAZIONALE SIMFER Il congresso nazionale della Simfer, ospitato dalla struttura Fiere-Congressi di Ferrara, fornirà ai riabilitatori clinici e ai ricercatori l’opportunità di rivedere i concetti di base e avanzati relativamente agli strumenti diagnostici e terapeutici della neuroriabilitazione e acquisire quanto di nuovo è emerso dal rapido sviluppo delle conoscenze in questo campo. Particolare attenzione sarà dedicata agli strumenti specifici per misurare l’efficacia dei principi manageriali come il raggiungimento degli outcome previsti per il paziente, la sostenibilità economica e la soddisfazione degli utenti. http://www.ortopediciesanitari.it/17346 17 ottobre 2015 Milano LESIONI TRAUMATICHE E POST TRAUMATICHE DEL POLSO E DELL’AVAMBRACCIO Si svolgerà presso l’Aula Magna dell’Istituto Ortopedico Gaetano Pini, il convegno “Lesioni traumatiche e post traumatiche del polso e dell’avambraccio” dedicato alle seguenti tematiche: traumi del polso; fratture dell’avambraccio; la membrana interossea; la radioulnare distale; osteosintesi; protesica. http://www.ortopediciesanitari.it/18137 Dal 22 al 25 ottobre 2015 Milano TECNICHE PER LA LOMBALGIA E LA CERVICALGIA Il corso “Tecniche funzionali e fasciali per la lombalgia e la cervicalgia” consente ai partecipanti di avvicinarsi a tre tecniche manuali (tecnica di rilasciamento passivo posizionale, tecnica di Sutherland e tecnica “Facilitated positional release” di Schiowitz), mettendole a confronto, illustrandone le differenti manovre manuali per le principali patologie lombari e cervicali. http://www.ortopediciesanitari.it/05015 Dal 23 al 25 ottobre 2015 Milano INFILTRAZIONI DELLA COLONNA Il corso “Infiltrazioni della colonna”, oltre che insegnare la tecnica infiltrativa di tutte le articolazioni del rachide cervico-dorso-lombare e dell’articolazione sacro-iliaca, si sofferma sulla metodologia diagnostica clinica, insegnando ai professionisti a eseguire le infiltrazioni con le indicazioni e controindicazioni, le quantità e il dosaggio di farmaco. Saranno sviluppate le conoscenze necessarie a ottenere una certezza di prognosi e di guarigione.Verranno eseguite delle sessioni di pratica su pezzi anatomici di animali per imparare il feeling che trasmettono le varie strutture anatomiche quando vengono infiltrate. La terapia infiltrativa è un presidio estremamente importante in medicina dello sport, reumatologia, ortopedia e fisiatria. http://www.ortopediciesanitari.it/75304 27 e 28 novembre 2015 Salsomaggiore Terme (PR) ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA NELL’ANZIANO “Dalla prevenzione al recupero funzionale e al contenzioso” è il tema del 13° Corso di Ortopedia, Traumatologia e Medicina Legale che si svolgerà in concomitanza del sesto Convegno di Traumatologia Clinica e Forense. Si parlerà di biologia e biomeccanica sulla resistenza dell’osso; colonna, bacino e arto superiore; patologia ossea dell’anziano; trauma e riabilitazione nell’athletic young old. È inoltre previsto un workshop sul dolore cronico nell’anziano. http://www.ortopediciesanitari.it/67630
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  • 10. Ortopedici & Sanitari giugno 20158 Intervista Roberto Tognella Il piede tra innovazione e tradizione Fiore all’occhiello dell’Ortopedia Viciguerra di Piacenza sono le ortesi plantari che l’azienda produce ancora manualmente servendosi dell’aiuto prezioso della baropodometria D a quasi cinquant’anni l’Ortopedia Viciguerra è attiva a Piacenza. Nata con la produzione e la vendita di corsetteria, l’ortopedia ha presto ampliato la sua offerta coprendo molti ambiti del settore. L’azienda è oggi condotta da Simona Viciguerra, tecnico ortopedico, la quale ha affiancato fin da giovanissima la madre nell’attività e vanta oggi una trentennale esperienza nel settore. Sua madre avviò l’attività nel 1977 «Dopo un’esperienza da dipendente che durava ormai da una trentina d’anni, mia madre decise di aprire una piccola attività in proprio per la produzione e la vendita di corsetteria su misura, proprio qui nell’attuale sede in via Cristoforo Colombo a Piacenza. Per avviare anche l’attività di ortopedia serviva un’abilitazione, fu così che abbracciai la professione di tecnico ortopedico frequentando la scuola a Milano. Ricordo quei quattro anni da pendolare tra la mia città e il capoluogo lombardo ai quali seguirono, dopo il diploma, un praticantato presso un’ortopedia a Fidenza e molti corsi di specializzazione in Italia e all’estero. Acquisii così quelle competenze che mi permisero di inserirmi nell’ortopedia di famiglia. Il punto vendita si ampliò per fare spazio a nuove lavorazioni su misura, plantari, ortesi e qualche tutore, tralasciando, invece, la produzione di protesi e di corsetti per scoliosi». Produzioni che oggi sono, a distanza di trent’anni, la specialità della vostra ortopedia. «L’Ortopedia Viciguerra punta oggi sia sulla vendita di articoli sanitari sia sul su misura. Continua la produzione di busti, ma l’ortesi plantare è la vera specialità della nostra officina ortopedica». Fin dagli studi a Milano il piede è stata la sua passione… «Mi ha sempre attratta quest’ambito dell’ortopedia, perché esso cela un mondo incredibilmente ampio che spazia dalla biomeccanica alla posturologia, ed eterogeneo perché riguarda pazienti di tutte le età, dal bambino che muove i primi passi all’anziano che si trova in difficoltà a deambulare. Ciascun caso è a sé stante, tutto da studiare per individuare la soluzione migliore che lo farà star meglio…». A proposito di bambini… «I problemi legati all’appoggio podalico sono notevolmente diminuiti rispetto al passato. Forse perché si guarda con un occhio più attento il piede del bambino. Lo fa il pediatra, lo fanno i genitori, lo fa anche la nostra ortopedia…». In che senso? «Offriamo per i bambini un esame baropodometrico gratuito, uno screening preventivo per individuare eventuali anomalie del passo o della struttura anatomica del piede: tipico caso è il piede piatto. Cerchiamo in questo modo di collaborare con il pediatra, il medico di famiglia o il fisiatra. L’esame si svolge sempre in un clima molto gioioso e cordiale, spesso per mettere a proprio agio il piccolo paziente ci togliamo il camice bianco. Tutto diventa un gioco, qualcosa di divertente, intrigante per il bambino». Dai due ai novant’anni, un plantare per tutte le età… «Per l’adulto l’approccio è diverso in relazione all’età, alla patologia da trattare. Il più complesso è il paziente anziano che con l’avanzare degli anni incontra sempre più difficoltà che alterano in qualche modo la qualità della vita. E questo anche per L’ortesi plantare è la vera specialità dell’officina ortopedica
  • 11. podiferP L A N T A R I Plantari flebologici, reumatici e ammortizzanti Il plantare Podifer di nuova concezione è la scelta ideale per un maggior benessere e comfort nella deambulazione. Nonostante una linea ultra-sottile che lo rende adatto ad ogni calzatura, questo plantare presenta un’elevata stabilità. Vanta inoltre caratteristiche di lunga durata e comodità di calzata dovute all’impiego di materiali speciali quali un rivestimento tessile esterno ed uno strato inferiore in PU. La parte anteriore può essere adattata a misura. La scocca rigida conferisce maggiore stabilità all’appoggio del piede, aumentando la stabilizzazione in prono-supinazione. antare ali FotoCopertina:©AnnaOmelchenko-Fotolia.com RO+TEN s.r.l. Sede legale: Via Fratelli Ruffini, 10 I-20123 Milano (MI) · Italia Sede operativa e amministrativa: Via Comasina, 111 · I-20843 Verano Brianza (MB) · Italia info@roplusten.com · www.roplusten.com Società soggetta a Direzione e Coordinamento (art. 2497bis CC): Orthoservice AG (CH) · 6362 Stansstad (NW) · Switzerland Headquarter: ORTHOSERVICE AG Stansstad · Switzerland Niederlassung Deutschland: Orthoservice GmbH · Baden-Baden Numero fax per gli ordini
  • 12. Ortopedici & Sanitari giugno 201510 Intervista quanto riguarda il cammino: l’anziano fatica a camminare bene. Noi dobbiamo aiutarlo individuando la soluzione più corretta, nei dovuti modi, cercando un approccio più psicologico, empatico…». C’è anche lo sportivo. «Dopo l’anziano è il cliente più ricorrente. Parlo dello sportivo amatoriale over quaranta, runner appassionato piuttosto che calciatore ociclista. Oggi lo sport lo si fa spesso oltremodo non riconoscendo i propri limiti e così se ne pagano le conseguenze. Il problema che ci troviamo ad affrontare è molte volte causato da un eccessivo utilizzo dei piedi in un corpo non correttamente allenato. Si corre per 25- 30 km quando il fisico ne regge parecchi meno. A queste prestazioni atletiche non segue un adeguato recupero: lo sportivo amatoriale spesso dopo lo sport va a lavorare. Quindi: problemi da sovraccarico, ma anche problemi a seguito di patologie che determinano un appoggio scorretto del piede poco compatibili quindi con l’attività sportiva. Il plantare può quindi correggere in questo caso l’appoggio o alleviare i problemi da sovraccarico». La pedana baropodometrica è uno strumento d’indagine prezioso. «Una bella invenzione perché consente di analizzare in profondità con misurazioni, dati, comparazioni, il piede e le sue problematiche. Un valido aiuto a quello che l’occhio non vede. Uno strumento diagnostico a supporto dell’attività del tecnico ortopedico, che non può in alcun modo sostituire l’esperienza e le competenze di quest’ultimo. Io i plantari li produco ancora in modo artigianale con presa d’impronta su calco o su schiuma fenolica – quando necessaria – non mi sono lasciata tentare dal cad cam e da una macchina che il plantare lo fa da sé. Vecchia scuola, quindi, anche se con qualche apertura a tecnologie che in qualche modo possano integrare, supportare con dati oggettivi la mia analisi empirica fondata su trent’anni di esperienza nella costruzione di queste ortesi. Il cliente a volte ci chiede se effettuiamo l’analisi computerizzata del passo. Il riscontro baropodometrico e la risposta alle molte domande che gli vengono in mente e che non ha potuto L’Ortopedia Viciguerra è diretta da Simona Viciguerra, tecnico ortopedico con esperienza trentennale nel settore La pedana baropodometrica, strumento d’indagine prezioso
  • 13. Ortopedici & Sanitari giugno 2015 11 rivolgere al medico nei pochi minuti della visita, vedo che lo appagano. Il cliente, sempre più informato, anche grazie alla rete, esce da noi soddisfatto». Già… la rete. «Oggi il paziente si informa, naviga, partecipa a forum, fa domande e riceve risposte sul web e questo gli permette di conoscere a fondo la propria problematica. Quando arriva da noi è molto preparato. Questo comporta da parte mia conoscenze sempre più approfondite: fortunatamente ho cominciato ad amare lo studio quando ho iniziato ad appassionarmi alla mia professione. Questo mi ha regalato molte soddisfazioni non ultima quella di partecipare come relatore a molte conferenze specialistiche, l’ultima all’Università del Sacro Cuore di Piacenza sul tema “piede dell’anziano”. Poter condividere la propria esperienza è meraviglioso dopo tanti anni di attività». Nuove tecnologie, ma anche nuovi materiali… «Le novità sono continue, molte volte interessanti. Chiedo quindi spesso la collaborazione dei pazienti affinché li testino. Il cliente, soprattutto lo sportivo, è sempre ben propenso a provare le novità quando gliele proponiamo. Per quanto riguarda i materiali ci forniamo soprattutto da aziende tedesche, a mio avviso insuperabili in termini di sicurezza, stabilità in appoggio e garanzia…». Per completare il piede, la calzatura. Anche questa tedesca? «Qui i produttori italiani sono imbattibili. Anche quando parliamo di piedi complessi e delicati come quelli dell’anziano, le calzature italiane sono altamente performanti con tomaie particolari, suole biomeccaniche, contrafforti e predisposizione per il plantare. C’è stata in questi ultimi anni una notevole evoluzione in ambito calzaturiero, molte sono le scarpe dedicate ad attività come il walking. Spesso, se non i media, è lo stesso medico a prescrivere una salutare camminata giornaliera». Realizzate anche tutori. «Pochi, a dire il vero, molle peroneali per lo più. Proponiamo tutori predisposti mentre, per quanto riguarda quelli su calco, indichiamo all’utenza le ortopedie specializzate. Non abbiamo mai sviluppato questo ambito perché la richiesta è sempre stata marginale. Lo specialista indirizza, infatti, i propri pazienti verso i centri ortopedici della Romagna che da sempre si occupano di produrli con competenza». La realizzazione dei plantari segue i metodi tradizionali L’Ortopedia Viciguerra prode busti in stoffa fin dal 1977
  • 14. Ortopedici & Sanitari giugno 201512 Intervista La vostra ortopedia nasce con i busti in stoffa «Una produzione su misura che non abbiamo abbandonato. C’è ancora qualche richiesta, anche se davvero sporadica rispetto al passato. Me ne occupo personalmente o Antonella, la mia brava collaboratrice che lavora con noi ormai da venticinque anni. Il medico tende, da diversi anni, a non prescrivere più i busti tradizionali – per intenderci quelli in stoffa pesante con bacchette rigide e allacciature – e a orientarsi verso i preconfezionati. Busti di ottima qualità, questi ultimi, purché vengano adeguatamente personalizzati dal tecnico ortopedico. Grazie alla nostra notevole competenza in questo ambito, siamo in grado di effettuare qualsiasi adattamento al fine di rendere davvero performante ed efficace l’ortesi. La clientela questo lo sa, per tale motivo si affida a noi». C’è poi la sanitaria… «Abbiamo alleggerito notevolmente l’offerta di elettromedicali, un mercato oggi a pannaggio della vendita on-line e dei negozi specializzati in elettrodomestici ed elettronica. Non siamo più competitivi in questo ambito, ma continuiamo a fornire alcuni elettromedicali specifici anche a noleggio. Qui il servizio qualificato fornito al cliente – in termini, per esempio, d’istruzioni di utilizzo – paga, il cliente è disponibile a riconoscere a questo servizio quel quid in più. La sanitaria propone poi l’offerta classica dai deambulatori, ai bastoni, agli ausili da passeggio, alle carrozzine, alla corsetteria, ai letti ortopedici. La vendita di articoli sanitari è una voce importante per la nostra ortopedia, c’è richiesta soprattutto da parte delle persone anziane. Il servizio sanitario supporta sempre meno l’utente e quest’ultimo non può aspettare deve quindi acquistare a sue spese un prodotto di qualità a un prezzo accessibile». A proposito di servizio sanitario, quattro anni fa la decisione di non fornire più Asl e Inail… «È stata una decisione sofferta ma necessaria. Siamo stati convenzionati per 26 anni, ma la situazione era diventata insostenibile, vuoi per il tariffario inchiodato su prezzi obsoleti da molti anni, vuoi per i pagamenti a lungo termine che ci esponevano in modo non trascurabile con le banche. Così quattro anni fa abbiamo comunicato all’Asl la nostra decisione. I primi tempi, non nascondo, sono stati preoccupanti, c’è stato un crollo del lavoro, al quale fortunatamente è seguito un incremento significativo delle vendite di carrozzine e di altri ausili. Oggi questa scelta ha pagato, siamo riusciti a risolvere situazioni cronicizzate che ci impedivano di lavorare in totale serenità e l’Ortopedia ha raggiunto un suo nuovo equilibrio finanziario che ci permette di guardare con maggiore serenità al futuro». Il futuro, appunto… «Ciò che un po’ mi rattrista è che quest’attività non avrà un seguito, non ci sarà un ulteriore passaggio generazionale, come è stato tra me e mia madre, perché mio figlio ambisce a tutt’altra attività professionale. Pensando a un futuro più vicino, invece, sarà all’insegna dell’ulteriore crescita professionale: non si finisce mai d’imparare. Mi piacerebbe, inoltre, investire su nuove apparecchiature diagnostiche. Oggi si parla molto di postura, un ambito davvero intrigante che potrebbe essere condiviso collaborando con altre professionalità mediche come l’oculista, il dentista, il fisioterapista. Sarebbe bello globalizzare, ma a volte anche no perché è molto difficile mediare». © RIPRODUZIONE RISERVATA Oltre al su misura viene proposta un’ampia offerta di articoli sanitari e ausili L’Ortopedia dispone di un’ampia e selezionata scelta di calzature di qualità di produzione italiana
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  • 16. Ortopedici & Sanitari giugno 201514 Inchiesta Stefania Somaré Fatturazione elettronica Un ulteriore passo verso la dematerializzazione dei documenti Dallo scorso 31 marzo tutte le fatture verso la Pubblica Amministrazione devono essere elettroniche: un ulteriore passo verso un Paese più moderno e in linea con il resto del mondo C on l’evolvere delle tecnologie digitali e informatiche, negli ultimi anni l’Information Technology si è pian piano inserita anche nella Pubblica Amministrazione, soprattutto grazie a un processo normativo che di volta in volta chiede un piccolo sforzo in più non solo alla Pubblica Amministrazione ma anche alle aziende che operano con essa. Le ragioni per trasferire buona parte della documentazione della Pubblica Amministrazione, e quindi anche di quella sanitaria, in un formato digitale sono tante, prima tra tutte una velocizzazione dei processi. Accanto a questa possiamo poi elencare un risparmio di spazio fisico, sempre meno necessario per l’archiviazione, e un miglioramento della qualità che non viene minata da perdite di documenti, errori di riscrittura e chi più ne ha più ne metta. Ma vediamo un po’ di storia del processo. Tutto ha avuto inizio nel 2005 con l’introduzione del Codice dell’amministrazione digitale, voluto dal Decreto Legislativo numero 82, al cui articolo 42 si legge: «Le pubbliche amministrazioni valutano in termini di rapporto tra costi e benefici il recupero su supporto informatico dei documenti e degli atti cartacei dei quali sia obbligatoria o opportuna la conservazione e provvedono alla predisposizione dei conseguenti piani di sostituzione degli archivi cartacei con archivi informatici, nel rispetto delle regole tecniche adottate ai sensi dell’articolo 71». Da quel momento i passaggi verso una Pubblica Amministrazione completamente informatizzata sono stati parecchi, ma ancora non abbiamo raggiunto l’obiettivo, forse anche perché parte dei dipendenti che operano negli uffici della Pubblica Amministrazione sono un po’ restii al cambiamento. Recentemente un altro piccolo passo è stato fatto: dallo scorso 31 marzo, infatti, tutte le fatture inviate alla Pubblica Amministrazione da parte di aziende e liberi professionisti devono essere in formato elettronico: una rivoluzione digitale che ha colpito anche le officine ortopediche che operano con la Pubblica Amministrazione. Un rivoluzione necessaria, se si pensa che la fatturazione elettronica è già presente in molti Stati esteri e che dovrebbe portare parecchi vantaggi ai diversi fornitori, non ultimo, pagamenti più veloci. Non mancano però le
  • 17. Ortopedici & Sanitari giugno 2015 15 perplessità. Afferma Michele Clementi di Assortopedia: «la fatturazione elettronica ha già richiesto una serie di interventi informatici preparatori da parte delle aziende fornitrici. I timori sono proprio legati all’incapacità di raggiungere i due obiettivi fondamentali di questa innovazione, che dovrebbero essere la velocizzazione dei processi e dei pagamenti e la semplificazione/ trasparenza». Tra i principali dubbi vi è la possibilità «che ogni azienda sanitaria, come si teme, adotterà una propria procedura particolare, chiedendo adempimenti o piccole modifiche alla norma del processo, cosa che ci porterebbe nella tipica situazione italiana in cui si è sommersi solo da eccezioni, perché ogni Asl avrà avanzato richieste procedurali personali e particolari, obbligando il fornitore a memorizzare le tante richieste particolari, ripetendo operazioni già eseguite al fine di accontentare il proprio cliente». L’affermazione di Clementi riassume lo stato dell’arte della questione. Vediamo ora di approfondire il tutto. 31 marzo: ultima tappa di una rivoluzione «L’obbligo della fatturazione elettronica, in vigore dallo scorso 6 giugno nei confronti di ministeri, enti nazionali di previdenza e agenzie fiscali, a partire dal 31 marzo è stato esteso all’intero settore della Pubblica Amministrazione, senza eccezioni. Il cambiamento “epocale” riguarda essenzialmente le modalità di trasmissione e di archiviazione delle fatture, piuttosto che il contenuto delle stesse. La Finanziaria del 2008, in cui è stata prevista la fatturazione elettronica, non indica modifiche rispetto al contenuto informativo della fattura, che resta quello tradizionale con riferimento al Dpr n. 633/1972 (e successive modifiche e integrazioni), che riporta le informazioni obbligatorie poiché rilevanti ai fini fiscali», spiega l’avvocato Luigi Moschetti, dello studio legale associato Ferraro Mirra. «La vera rivoluzione consiste nell’abolizione della fattura cartacea, sostituita da un documento informatico, dal contenuto non modificabile una volta generato, in cui l’attestazione della data, l’autenticità dell’origine e l’integrità del contenuto sono garantite con la firma elettronica qualificata dell’azienda. La conseguenza è che la Pubblica Amministrazione non riterrà più valide le fatture su carta, le quali non saranno pagate I CODICI NECESSARI PER LA FATTURA La nuova fatturazione elettronica richiede l’inserimento di codici identificativi della Pubblica Amministrazione cui è diretta che dovrebbero velocizzare tutte le verifiche effettuate dal Sistema di Interscambio e quindi velocizzare i pagamenti. Sono essenzialmente due: il Codice Univoco Ufficio e il Codice Identificativo Gara. Il primo “è una informazione obbligatoria della fattura elettronica e rappresenta l’identificativo univoco che consente al Sistema di Interscambio (Sdi), gestito dall’Agenzia delle Entrate, di recapitare correttamente la fattura elettronica all’Ufficio destinatario”: può essere reperito sia sull’ordine, sia sull’apposito sito iPA. Deve essere poi inserito il codice identificativo di gara (Cig), tranne i casi di esclusione dall’obbligo di tracciabilità di cui alla legge n. 136 del 13 agosto 2010, che si trova esso pure sull’ordine. La normativa Iva prevede che non ci siano salti di numerazione nell’archivio delle fatture e quindi, a meno che l’azienda non decida di trasferire in formato elettronico anche le fatture verso privati o enti differenti dalla Pubblica Amministrazione, è richiesta la creazione di un gestionale Iva separato per le nuove fatture elettroniche
  • 18. Ortopedici & Sanitari giugno 201516 Inchiesta neppure in via parziale fino all’invio del documento in formato elettronico». Quella del 31 marzo è stata però una scadenza anticipata: nella Finanziaria 2008 tale scadenza era stata fissata al 1° giugno di quest’anno. «A essere sinceri, la data anticipata era stata fissata lo scorso giugno, quindi le aziende fornitrici di beni e servizi della Pubblica Amministrazione la conoscevano», interviene Marco Castaldi, manager di Credit System, azienda milanese che si occupa di recupero e gestione del credito pubblico e privato. Prosegue Castaldi: «C’era tuttavia la speranza che tale data venisse posticipata, perché molte aziende non erano pronte – e non lo sono ancora – dal momento che aspettavano di sapere se il formato previsto per la realizzazione della fattura elettronica fosse definitivo». L’adeguamento al nuovo tipo di fatturazione infatti è abbastanza complesso. Spiega ancora Castaldi: «Il fatto è che la normativa italiana ha previsto un formato particolare, il cui contenuto è strutturato e cui la trasmissione è vincolata alla presenza del Codice Univoco Ufficio, tant’è che molte delle aziende ancora non allineate sono multinazionali, spesso caratterizzate da una minore flessibilità gestionale interna e che si trovano a dover gestire le fatture verso la nostra Pubblica Amministrazione in modo differente rispetto a quanto accade verso la Pubblica Amministrazione di altri Paesi. Vi sono altri aspetti, tuttavia, che hanno reso difficile la preparazione a questo passaggio. Innanzitutto, è richiesta la firma elettronica per garanzia di autenticità d’origine e l’integrità del contenuto. Inoltre, la fattura deve essere conservata nello stesso formato elettronico con cui è stata inviata alla Pubblica Amministrazione, il che comporta l’individuazione di un manager con caratteristiche specifiche in grado di prendersi carico della cosa, nonché la creazione di un archivio dedicato. Infine, la normativa Iva prevede che non ci siano salti di numerazione nell’archivio delle fatture e quindi, a meno che l’azienda non decida di trasferire in formato elettronico anche le fatture verso privati o enti differenti dalla Pubblica Amministrazione, è richiesta la creazione di un gestionale Iva separato per le nuove fatture elettroniche». In effetti, concorda Moschetti, «la novità comporta un differente approccio nella fase dell’emissione della fattura e della sua conservazione: le aziende, fornitrici di beni e servizi alle Pubbliche Amministrazioni, devono quindi dotarsi di software dedicati alla gestione dell’intero ciclo, relativo alle nuove modalità di fatturazione». Oppure rivolgersi a enti terzi che gestiscano il tutto per loro. Vi è poi un ulteriore fatture che rende peculiare il tutto: la creazione di un interlocutore ad hoc, che si pone come passaggio intermedio tra l’azienda e la Pubblica Amministrazione. Si tratta del Sistema di Interscambio, che è emanazione dell’Agenzia delle Entrate. LA FIRMA DIGITALE E POSTA ELETTRONICA Per garantire la massima tracciabilità e la massima sicurezza dell’origine, la fattura elettronica deve essere firmata con firma digitale, capace di garantire l’autenticità e l’integrità di un documento scambiato e archiviato con mezzo informatico. Per quanto riguarda l’invio, se si decidesse di effettuare l’invio in azienda, serve la posta elettronica certificata che garantisce ora e data di spedizione e di ricezione, provenienza e integrità del contenuto. La Pec consente di inviare e ricevere messaggi con lo stesso valore legale di una raccomandata con avviso di ricevimento.
  • 19. Ortopedici & Sanitari giugno 2015 17 Il Sistema di Interscambio «Un interlocutore assolutamente nuovo è rappresentato dal Sistema di Interscambio, gestito dall’Agenzia delle Entrate e dedicato alla ricezione dei documenti contabili, al controllo e allo smistamento verso la Pubblica Amministrazione destinataria della fattura. Le modalità di invio al Sistema di Interscambio», sottolinea Moschetti, «posso essere diverse: quella più gettonata è senz’altro l’utilizzo della propria posta elettronica certificata, ma è previsto anche l’inoltro attraverso i portali web di Entratel, Fisconline o Carta nazionale dei servizi dell’Agenzia delle Entrate. Una raccomandazione: qualsiasi modalità si scelga, occorre sempre inserire il codice identificativo univoco dell’ufficio destinatario (si trova all’Indice Pubblica Amministrazione). In caso di dimenticanza, il documento non verrà recapitato all’Ente debitore, vagando senza meta nel Sistema di Interscambio e senza la possibilità che l’azienda sia pagata». Ma perché identificare un soggetto nuovo per la mediazione tra Pubblica Amministrazione e fornitori? La risposta è “semplice”. «Il Sistema di Interscambio è, come detto, una piattaforma dell’Agenzia delle Entrate che ha compiti di controllo, verifica e convalida delle fatture, oltre alla funzione di monitorare la spesa pubblica, per cui l’azienda manda la fattura prima al Sistema di Interscambio che effettua i controlli e poi la inoltra all’ufficio destinatario», dice Castaldi. Tra le criticità legate al nuovo tipo di fatturazione vi è quella dell’archiviazione delle fatture elettroniche. Come visto poco sopra, infatti, «tanto i fornitori quanto la Pubblica Amministrazione sono tenuti a conservare le fatture elettroniche», evidenzia Moschetti. «L’aspetto più rilevante consiste nell’indicizzare in modo univoco la fattura, la quale va poi inserita in un lotto di conservazione, tanto di una marca temporale e firma digitale del responsabile della conservazione. Nel concreto, la fase di archiviazione sarà semplificata da soggetti terzi e accreditati che forniscono questo genere di servizio. Anche in questo caso un consiglio: meglio conservare, unitamente alla fattura, anche le notifiche rilasciate dal Sistema di Interscambio, considerato che stiamo parlando della trasmissione ufficiale delle propri documenti contabili». Come visto sopra, una scelta possibile è di trasformare tutte le fatture in formato elettronico, anche quelle che hanno come destinatari clienti diversi dalla Pubblica Amministrazione. E in effetti questa sembra proprio essere l’intenzione del Governo, «che ha scelto di puntare sulla fatturazione elettronica anche come volano per digitalizzare tutti i sistemi di archiviazione delle aziende e andare verso l’“azienda elettronica”, un’azienda moderna che utilizza al meglio le tecnologie informatiche a sua disposizione», ricorda Castaldi. «Le altre motivazioni sono, ovviamente, garantire la trasparenza e il monitoraggio della spesa pubblica. A mio parere l’idea è buona, ma è difficile far capire alle aziende straniere perché l’Italia abbia sempre le sue unicità». In ogni caso, le criticità sono molte e occorre stare attenti a non commettere errori. Anche pensando al Codice Univoco Ufficio qualcosa da dire c’è: si dovrebbe infatti trovare nell’apposito indice, se non fosse che «gli uffici sono qui archiviati per codice fiscale e non per partita Iva, mentre di norma le aziende archiviano i clienti per partita Iva. Sempre pensando ai Codici Univoci, c’è poi da sottolineare una forte criticità: la norma ha infatti lasciato alle Amministrazioni la possibilità di scegliere se essere La Pubblica Amministrazione non riterrà più valide le fatture su carta, le quali non saranno pagate neppure in via parziale fino all’invio del documento in formato elettronico
  • 20. Ortopedici & Sanitari giugno 201518 Inchiesta identificate da un unico Codice Univoco, o se averne più d’uno, a seconda degli uffici. In questo secondo caso, pare chiaro che identificare il codice corretto da inserire in fattura è ancora più difficile. Un consiglio utile è utilizzare il Codice Univoco Ufficio dell’ordine emesso dalla Pubblica Amministrazione», spiega ancora Castaldi. Insomma, gli adeguamenti sono tanti e aprono due prospettive, messe in evidenza da Moschetti: «l’azienda può adeguare i propri sistemi contabili per emettere fatture elettroniche oppure può rivolgersi a intermediari, quindi a soggetti terzi, che forniscono strumenti di supporto per la compilazione, trasmissione e per la conservazione sostitutiva della fattura elettronica prevista dalla legge». Ma vediamo ora quali sono i soggetti che devono effettuare fattura elettronica. Fattura elettronica: una vera rivoluzione? Quali sono i soggetti che devono fatturare con la nuova modalità? «Inizialmente era sembrato che i liberi professionisti non rientrassero nel novero, poi una nota del Ministero dell’Economia dello scorso febbraio ha chiarito, includendo anche i professionisti. In effetti, la Finanziaria del 2008, che ha introdotto la fattura in formato elettronico, prescrive l’obbligo per qualunque soggetto economico titolare di partita Iva che entri in rapporto con la Pubblica Amministrazione. Oltre alle aziende fornitrici di presidi ortopedici, dunque, anche il singolo professionista tecnico ortopedico, se titolare di partita Iva, è tenuto a osservare le nuove regole», afferma Moschetti. Concorda anche Castaldi, che sottolinea però come «siano previste agevolazioni per i liberi professionisti che lavorano poco con la Pubblica Amministrazione». Fin qui tutto chiaro. Ma quali sono le tempistiche? «Una volta a regime», spiega Castaldi, «potrebbero volerci circa 24-48 ore dall’invio della fattura al Sistema di Interscambio all’arrivo della stessa all’ufficio competente. All’inizio si sono verificati dei problemi perché alcuni codici identificativi, pur essendo corretti, non erano ancora attivi». Ora la situazione dovrebbe essersi normalizzata, almeno sotto questo punto di vista. Ma tanta fatica per adeguarsi alle nuove modalità porteranno pure qualche vantaggio alle aziende: vediamo quali. «Il vantaggio principale dovrebbe essere che la Pubblica Amministrazione non dovrebbe avere più scuse per dilungare i pagamenti, arrivando a pagare ai famosi sessanta giorni richiesti dalla legge. Il condizionale è però d’obbligo perché già in passato alcune norme sembravano andare in questa direzione, ma poi si sono trovati “trucchi” per fare diversamente. In Italia è abbastanza comune che ci siano libere interpretazioni delle norme che rendono poi difficili i pagamenti. Al momento non ci sono avvisaglie in questa direzione, ma stiamo su chi va là», sottolinea Castaldi. «Inoltre in questi primi mesi potrebbero esserci più svantaggi che vantaggi, perché è necessario che il rodaggio del sistema sia concluso. Solo in alcuni casi delle Pubbliche Amministrazioni, per poter effettuare dei test veritieri, hanno anticipato i termini per l’emissione della fattura elettronica, prevedendo pagamenti a 30 giorni per le aziende che partecipavano a questa sperimentazione. Un fatto è però inequivocabile: quello della fatturazione elettronica è solo un primo passo. «Al momento la fattura che arriva in formato elettronico in un ufficio della Pubblica Amministrazione deve sì essere archiviata in questo formato, ma poi per avere l’ok al pagamento è necessario che sia stampata, protocollata e così via, seguendo tutto l’iter burocratico che c’è sempre stato. La vera rivoluzione sarebbe andare a toccare quell’iter e renderlo tecnologico e snello. Comunque, se anche solo si arriverà a pagare i creditori entro 60 giorni in tutte le Regioni d’Italia, sarà già un vero successo», conclude Castaldi. © RIPRODUZIONE RISERVATA FATTURAZIONE ELETTRONICA IN QUATTRO PUNTI Il sito del Sistema di Interscambio (http://www.fatturapa.gov.it/export/fatturazione/ it/index.htm) riporta una serie di indicazioni per guidare l’azienda e il libero professionista nella fatturazione elettronica. Proviamo a schematizzare. Per effettuare la fattura elettronica bisogna compiere quattro passi fondamentali: predisporre la fattura - fondamentale saperla nominare in modo corretto, il nome della fattura deve essere composto dal codice paese_identificativo univoco trasmittente_progressivo univoco del file, dove l’identificativo del trasmittente è in sostanza il codice fiscale; firmare la fattura attraverso una firma elettronica certificata - per ottenerla è necessario rivolgersi a uno dei certificatori autorizzati, il cui elenco si trova sul sito http://www. agid.gov.it/agenda-digitale/infrastrutture-architetture/firme-elettroniche; inviare la fattura al Sistema di Interscambio tramite uno dei canali possibili; dopo l’invio il trasmittente può monitorare lo stato di consegna del proprio messaggio. Qualsiasi modalità si scelga per l’invio al Sistema di Interscambio, occorre sempre inserire il codice identificativo univoco dell’ufficio destinatario. In caso di dimenticanza, il documento non sarà recapitato all’ente debitore, vagando senza meta nel Sistema di Interscambio e senza la possibilità che l’azienda sia pagata
  • 21.
  • 22. Ortopedici & Sanitari giugno 201520 Attualità Stefania Somaré Critiche al Decreto sui nuovi LEA Falabella, Fish: ancora una volta disattesa l’autonomia decisionale del disabile S econdo Vincenzo Falabella, presidente Fish – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, «quando si analizza il testo del Decreto sui nuovi Lea, per la parte che riguarda le persone con disabilità, corre l’obbligo, metodologico e politico, di raffrontare il corposo testo proposto con quanto previsto dalla linea di intervento 6 (Salute, diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione) del “Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità”, Decreto del Presidente della Repubblica approvato il 4 ottobre 2013. Pur riconoscendo il notevole sforzo tecnico e alcuni elementi di positività – prosegue Falabella – il nostro movimento rileva che i nuovi Lea sembrano ignorare largamente ciò che di fondamentale è accaduto in termini di produzione scientifica, di atti internazionali, di elaborazione italiana su alcuni elementi centrali per la disabilità, per i diritti umani, per le pari opportunità. Negli ultimi anni è cambiato il paradigma stesso sulla disabilità: da sanitarizzante a bio-psicosociale. In particolare: • nel maggio 2001 l’Oms ha pubblicato l’ICF, la “Classificazione internazionale
  • 23. Ortopedici & Sanitari giugno 2015 21 del funzionamento, della salute e della disabilità”, strumento che consente da un lato di descrivere funzioni e strutture corporee, dall’altro le attività e la partecipazione e infine i fattori ambientali del disabile. • il 13 dicembre 2006 a New York è stata approvata la “Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità”, ratificata dall’Italia con la legge 18/2009. Un Atto Internazionale che indica alcuni principi ai quali le normative nazionali dovrebbero rifarsi, primo tra tutti che la persona con disabilità deve essere protagonista delle scelte che la riguardano». Falabella sottolinea come di questi documenti nulla compaia del testo del Decreto: «né lo schema del Dpcm né i “principi per l’erogazione di ausili, ortesi e protesi”, pongono come riferimento esplicito alcuna codificazione internazionale riconosciuta, quale l’ICF che sarebbe stato uno strumento di eccezionale efficacia, ad esempio, negli interventi di natura abilitativa (riabilitativa), anche per assumere linguaggi e approcci omogenei e consentire efficienti comparazioni. E ancora, riferendoci alla Convenzione di New York, se leggiamo, solo a titolo di esempio, la parte del DPCM che riguarda le “erogazioni di ausili, protesi, ortesi” non possiamo che rilevare quanto sia marginale il ruolo della persona (empowerment) nella costruzione del progetto riabilitativo, nella scelta dell’ausilio, nel controllo della sua efficacia. Si tratta di una procedura prescrittiva e autorizzativa, prevalentemente medica o amministrativa. L’erogazione di ausili (compresi quelli per la mobilità), al contrario, dovrebbe “permettere alle persone con disabilità di ottenere e conservare la massima autonomia, le piene facoltà fisiche, mentali, sociali e professionali, e il pieno inserimento e partecipazione in tutti gli ambiti della vita”. (articolo 26, Convenzione Onu). Inoltre, ci rammarichiamo per la dispersione di questo patrimonio di elaborazione internazionale: ciò tradisce ancora una volta l’adesione italiana a una logica “sanitarizzante” delle situazioni». Eppure, riprende Falabella «già nel 2000, con l’articolo 14 della Legge 328, si era espresso molto bene che alle persone con disabilità la continuità assistenziale è garantita attraverso il progetto individuale che coordini ed implementi interventi sanitari, sociali e di tutela per l’intero arco della giornata e per tutti i giorni dell’anno. Questo cardine va assunto anche nella così detta integrazione sociosanitaria. Eppure questo cardine manca nel Dpcm». Valutazione della disabilità: indefinita e insoddisfacente Se secondo Falabella ci sono molte mancanze “politiche” nel testo provvisorio del Decreto, non mancano alcuni aspetti pratici da cui prendere le distanze. Prima tra tutti la valutazione della disabilità, «che ancora una volta rimane indefinita nei criteri, e soprattutto nelle finalità... senza dimenticare che nel Decreto sui Lea alcuni concetti, quale la “non autosufficienza”, restano ancora senza definizione». Inoltre troviamo che la “valutazione diagnostica multidisciplinare” sia prevista con estrema genericità dall’articolo dedicato alla “Assistenza sociosanitaria alle persone con disabilità”. «Un altro elemento centrale è quello dell’accesso ai servizi per la salute», riprende Falabella, che spiega: «è un ambito in cui le persone con disabilità soffrono significative discriminazioni. Intervenire efficacemente significa assicurare, innanzitutto, un’informazione adeguata, integrata e comprensibile. Ciò imporrebbe, ad esempio, garantire la presenza di personale appositamente formato e la predisposizione di percorsi preferenziali all’interno della sanità, il tutto nel rispetto dell’articolo 26 della Convenzione Onu». Conclude quindi Falabella: «il decreto del Presidente della Repubblica del 4 ottobre 2013 ha approvato il “Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità”, che alla linea di azione n. 6, prevede molti dei punti qui evidenziati come impegno di intervento normativo da parte del Governo e delle Regioni. Tutto ciò, incomprensibilmente, non è avvenuto». Quindi il Decreto pare essere deficitario non solo dal punto di vista tecnico per la fornitura degli ausili e le discrepanze tra elenchi del Nomenclatore, aspetti di cui abbiamo già parlato, ma anche per la visione della disabilità che ne deriva. © RIPRODUZIONE RISERVATA Vincenzo Falabella
  • 24. Ortopedici & Sanitari giugno 201522 Attualità Stefania Somaré Stampa 3D Nasce un consorzio ad hoc Pensato per favorire lo sviluppo della tecnologia della stampa 3D nel mondo della tecnica ortopedica, il Consorzio si propone anche di favorire il dialogo tra le parti, sempre con uno sguardo rivolto anche all’estero. Q uella della stampa 3D è una tecnologia che anche nel nostro Paese si sta pian piano affacciando al mondo della Sanità, toccando anche il comparto delle ortesi. Ovviamente non tutti nel mondo della tecnica ortopedica considerano la stampa 3D la tecnologia del domani, ma questo accade per tutte le novità che possono in un certo senso rivoluzionare il lavoro di una categoria. Al contrario, ci sono alcuni che vedono nel 3D Printing il futuro, non solo del proprio lavoro, ma anche del mondo delle protesi. Ma bisogna stare attenti. Stampa 3D in sanità: servono esperienza e competenza «Il mercato della stampa 3D sta crescendo di anno in anno», sottolinea Orges Thika, responsabile commerciale ed esperto di stampa 3D della start up Plife Technology, operante anche in ambito protesico. «L’accesso a sempre più tecnologie permette a tanti di sperimentarsi o di avviare vere e proprie attività, anche in ambito medicale e ortopedico, un settore che ha però bisogno di competenze ed esperienza. Infatti, per muoversi in totale sicurezza serve sapere e conoscere a fondo tutte le regole che guidano questo ambito, sia a livello software che a livello tecnico. Noi abbiamo acquisito tutto questo negli ultimi anni di lavoro, prima personalmente e poi con la nostra start up, Plife». Ma se le informazioni da avere e la conoscenza da aver sviluppato è così tanta, come potrà un “semplice” tecnico ortopedico affacciarsi al mondo della stampa 3D e magari integrare questa tecnologia nel proprio lavoro? Proprio per favorire questo passaggio di informazioni è nato il Consorzio Stampa 3D, ideato da Sergio Carpenteri del Centro Ortopedico Essedi di Marnate, in provincia di Varese. «Il Consorzio», interviene Carpenteri, «si occuperà dello sviluppo e della produzione di prodotti ortopedici, apportando notevoli vantaggi e innovazione con le tecnologie digitali». Ma chi farà parte di questo Consorzio? Tra i principali partner ci sarà proprio la start up Plife, che metterà a disposizione del Consorzio le proprie competenze, perché i suoi fondatori credono in questo progetto. Vediamo chi li affiancherà. Porte aperte ai tecnici interessati «I principali attori del Consorzio Stampa 3D sono le persone e le loro competenze», spiega Carpenteri. «Quello che farà la differenza sono proprio le forti capacità e l’eterogeneità del gruppo. L’intuizione è stata nostra, ma subito ci siamo mossi per ricercato le figure tecniche competenti per partire con il progetto. Fortunatamente il nuovo fermento che c’è a livello lavorativo e produttivo ci ha fatto incontrare la già nominata start up Plife Tecnology, e in particolare Orges Thika, esperto di stampanti 3D e di pianificazione
  • 25. Ortopedici & Sanitari giugno 2015 23 strategica, insieme a Gabriele Giglio, digital designer e Andrea Giglio, esperto di grafica e animazione 3D». Ma il gruppo non può certamente chiudersi qui. «Il Consorzio è infatti aperto alle aziende ortopediche che si assoceranno, nonostante ancora ci sia molta confusione e un po’ di timore rispetto a questa nuova tecnologia, ma siamo sicuri che alla fine molti aderiranno», spiega ancora Carpenteri, che evidenzia come «la parola chiave del progetto è sinergia. Accanto a questa parola, ce n’è poi un’altra altrettanto importante: rete o network, inteso come i legami che si stanno creando intorno a questo progetto: la rete sta dimostrando grande interesse, entusiasmo e incoraggiamento». Un sostegno al progetto che non può che far piacere ai fondatori del Consorzio, soprattutto se si considera che la stampa 3D scuote dal profondo la tecnica ortopedica, prevedendo l’acquisizione di un nuovo paradigma lavorativo, aprendo quindi la strada a una sfida: «innovare processi che si portano avanti da decenni non è una cosa semplice, ma il fatto di trovare riscontri positivi ci incoraggia ad andare avanti su questa strada», sostiene Thika. «Il mercato continuerà a evolversi e a portare sempre più tecnologie additive, e ciò porterà solo valore aggiunto al lavoro che faremo. Dare la possibilità di avere prodotti sempre più velocemente e più precisi migliorerà anche la vita dei nostri clienti. Credo che questa tecnologia porti con se davvero una nuova rivoluzione industriale. Se abbiamo deciso insieme a Carpenteri di partecipare a questa iniziativa è anche per questo e ci interessa sia per un discorso di collaborazione a livello di competenze (il nostro ruolo sarà quello di gestione e formazione di queste tecnologie), sia perché crediamo in questo cambiamento potrà trasformarsi in opportunità per diverse persone». Riprende Carpenteri: «l’impossibilità di accedere al credito da parte delle aziende ortopediche sta bloccando l’innovazione, lo sviluppo e soprattutto la ricerca. Per evitare che in futuro avvenga l’inevitabile collasso, abbiamo cercato una soluzione… E siamo arrivati a credere che l’unica soluzione sia la condivisione e la collaborazione da parte delle aziende, insieme all’impegno comune: siamo certi che una più ampia visione e l’utilizzo di queste tecnologie potrebbe essere una risposta alla crisi e alle difficoltà del momento. Certo, è la “nostra risposta”». Una risposta che si mostra però in linea con quanto accade in tanti altri ambiti, in cui la sinergia e la collaborazione di diversi attori di una rete riesce a scardinare le difficoltà e ridona respiro e innovazione. Probabilmente non è più tempo di muoversi da soli. Ma come sarà organizzato il Consorzio? Collaborazione tra aziende, con un occhio all’estero «Questa iniziativa porterà diversi Centri Ortopedici a unirsi e formare un grande gruppo che lavorerà anche con le tecnologie digitali e di additive manufacturing. Mettere insieme diverse competenze porterà sicuramente ad avere una “value proposition” più forte. Poi che cosa potrà portare sarà il tempo a dircelo», ammette Thika, che assicura però: «sicuramente vogliamo fare le cose bene e questo richiederà del tempo. Fare le cose bene significa soprattutto condividere assieme una visione e una filosofia dell’operato che vada anche al di là del discorso economico. Come detto, dunque, vogliamo impostare delle solidi basi perché ciò permetterà poi a tutti di lavorare meglio. Allo stesso tempo, però, vogliamo essere concreti e cercare di partire il prima possibile. Stiamo parlando con diversi Centri che stanno dimostrando un interesse verso questa iniziativa: questo può farci solo che piacere e stiamo lavorando per capire quale potrà essere la strada migliore per tutti». E intanto «stiamo guardando anche all’estero», aggiunge Carpenteri. «Al momento stiamo sviluppando canali che permettano di arrivare nel mercato tedesco. All’estero le cose si stanno già muovendo da tempo, per cui sono un po’ più avanti rispetto a noi, ma porteremo valore aggiunto grazie anche al laboratorio di ricerca e sviluppo». A breve sarà accessibile un sito web dedicato al settore, che illustrerà tutte queste iniziative. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sergio Carpenteri
  • 27. Ortopedici & Sanitari giugno 2015 25 RISERVATOAINOSTRIABBONATI Corso ECM a distanza n ID 1585-116374, a cura di Tecniche Nuove Spa costituito da 8 moduli didattici che eroga 25 crediti ECM per il 2015 Inizio: 01/02/2015 - fine: 31/12/2015 Informazioni utili Novità 2015: nuova piattaforma multimediale http://corsiecm.tecnichenuove.com • Ottimizzata per dispositivi Mobile • Facile utilizzo con procedure auto esplicative che agevolano la fruizione dei corsi • Manuale d’utilizzo a disposizione dell’utente link http://corsi.tecnichenuove.com/ index.php/view/manuale-utente Modalità di acquisto e fruizione del corso ECM 1.Collegarsi a http://corsiecm.tecnichenuove.com 2.Registrarsi inserendo e-mail (username), scegliere la password e completare la scheda anagrafica 3.Confermare la registrazione tramite l’e-mail ricevuta al proprio indirizzo 4.Accedere di nuovo alla piattaforma con username e password scelti nella fase di registrazione 5.Scegliere nel catalogo il pacchetto 2015 - OS2015, riservato agli abbonati, cliccare sul tasto “Iscriviti” 6.Effettuare l’acquisto seguendo le indicazioni (Carta di credito, Paypal, Bonifico Bancario) 7.Entrare nel corso e svolgere le attività previste Nota: chi acquista attraverso altri siti, contatto telefonico, e-mail, otterrà automaticamente l’accesso al corso nelle ore successive all’ordine. Appositi messaggi email avviseranno dell’attivazione del corso. Requisiti tecnici per la fruizione dei corsi online • Pc con connessione Internet • Software di navigazione consigliati (Browser): Internet Explorer 8.0 (o superiori); Firefox 4 (o superiori); Chrome • Stampante per stampare gli attestati Per ottenere i crediti è necessario completare il percorso formativo e scaricare l’attestato entro e non oltre il 31/12/2015 Modulo didattico 5 Ausili del tronco nella fragilità ossea autori: Luca Dalle Carbonare dirigente medico, professore aggregato medicina interna, U.O.C. di Medicina Interna D, Policlinico G.B. Rossi, Università di Verona Ermes Vedovi dirigente medico presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona, specializzato in Terapia Fisica e Riabilitazione, svolge attività di docenza Il corso deve essere completato tassativamente entro il 31 dicembre 2015 Ausili del tronco nelle varie età e patologie Responsabile scientifico: Ermes Vedovi dirigente medico presso Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona, specializzato in Terapia Fisica e Riabilitazione, svolge attività di docenza Tecniche Nuove S.p.A. è provider standard n. 1585 per erogare programmi di formazione ECM a tutte le professioni sanitarie. Tecniche Nuove S.p.A. si assume la responsabilità per i contenuti, la qualità e la correttezza etica di questa attività formativa ECM.
  • 28. Ortopedici & Sanitari giugno 201526 Corso ECM a distanza: modulo didattico 5 1. Introduzione 2. Anatomia e struttura dell’osso 3. Fisologia dell’osso 4. Crescita ossea 5. Controllo del rimodellamento osseo 6. Invecchiamento e menopausa 7. La massa ossea 8. Meccanismi di variazione della densità scheletrica 9. Ausili del tronco nella fragilità ossea 10. Esempi di fasce ortopediche 11. Ortesi vertebrali rigide 12. Componenti delle ortesi vertebrali convenzionali (metalliche) 13. Esempi di ortesi rigide: ortesi vertebrali convenzionali ed equivalenti contemporanei classificate in base all’orientamento nei piani spaziali 13.1. LSO: controllo sagittale 13.2. LSO: controllo sagittale-coronale 13.3. LSO: controllo coronale e di estensione (flessione di Williams) 13.4. TLSO: controllo di flessione (ortesi per l’iperestensione) 13.5. TLSO: controllo sagittale 13.6. TLSO: controllo sagittale e coronale 13.7. TLSO: controllo triplanare 13.8. TLSO: ortesi tipo “body jacket” su misura con controllo triplanare 13.9. TLSO: ortesi tipo “body jacket” per un controllo triplanare leggero 14. Ortesi cervicali 15. Esempi di ortesi cervicali 15.1. CO: cervicale 15.2. CTO: cervico-toracica 16. Ortesi per deformità vertebrali 16.1. Principi e componenti delle ortesi per le deformità vertebrali 17. Ortesi cervico-dorso-lombo-sacrali (CTLSO) 17.1. Collocazione delle placche 17.2. Triangolo delle forze 17.3. Curve dorsali alte 18. Ortesi dorso-lombo-sacrali (TLSO) 18.1. Adattamento della placca Ausili del tronco nelle varie età e patologie Luca Dalle Carbonare dirigente medico, professore aggregato medicina interna, U.O.C. di Medicina Interna D, Policlinico G.B. Rossi, Università di Verona Ermes Vedovi dirigente medico presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona, specializzato in Terapia Fisica e Riabilitazione, svolge attività di docenza Ausili del tronco nella fragilità ossea 1. Introduzione La fragilità ossea rappresenta una condizione clinica assai invalidante e caratterizzata da morbidità e anche mortalità elevate. Le fratture da fragilità possono coinvolgere qualsiasi segmento scheletrico, ma risultano più frequenti a carico delle ossa in cui la componete trabecolare è maggiore cioè vertebre, collo del femore, polso, collo dell’omero, coste. L’osso spongioso, infatti, ha un maggior turnover rispetto all’osso corticale per cui, dopo i 40 anni, per il prevalere del riassorbimento sulla neoformazione ossea, si assiste a una riduzione progressiva della resistenza, per assottigliamento e perforazione delle trabecole e a una maggiore incidenza di fratture.
  • 29. Ortopedici & Sanitari giugno 2015 27 La sintomatologia delle fratture da fragilità è la stessa di quelle traumatiche e dipende dalla sede e dalla gravità (entità e scomposizione dei frammenti). Sintomi comuni sono il dolore e l’impotenza funzionale. Il dolore rappresenta il più precoce e invalidante sintomo associato alle fratture. Pertanto, nella gestione di queste situazioni cliniche, il controllo del dolore rappresenta uno degli obbiettivi principali insieme alla prevenzione di ulteriori episodi fratturativi. Per comprendere quali siano i presidi ortesici disponibili e i criteri di scelta per utilizzarli adeguatamente nelle diverse situazioni, è necessario e utile avere i fondamenti della composizione strutturale dell’osso e dei meccanismi che portano alla maturazione scheletrica e le cui alterazioni possono consurre a un incremento della fragilità. 2. Anatomia e struttura dell’osso L’osso è un tessuto connettivo specializzato e dinamico che si rimodella costantemente durante l’arco della vita e che, insieme alla cartilagine, costituisce il sistema scheletrico, con funzione meccanica, protettiva per gli organi interni e il midollo, e metabolica, quale riserva per il calcio, il magnesio, il fosforo, il sodio e altri ioni necessari per le funzioni omeostatiche dell’organismo. I suoi costituenti fondamentali sono, come in tutti i tessuti connettivi, le cellule e la matrice extracellulare. Quest’ultima è costituita da una fase solida minerale in stretta associazione con una matrice organica, che per il 90-95% è costituita da fibre di collagene di tipo I, solitamente orientate in una direzione preferenziale. Il preferenziale orientamento delle fibre collagene è l’alternanza strato per strato, conferendo all’osso una tipica struttura lamellare: questa organizzazione delle fibre permette la maggiore densità di collagene per unità di volume di tessuto. L’organizzazione del collagene influenza la quantità e il tipo di componente minerale dell’osso: le lamelle, infatti, possono essere parallele le une alle altre nel caso in cui si depositino lungo una superficie piatta nell’osso trabecolare e nel periostio, o concentriche se sulla superficie di un canale centrato da uno o più vasi sanguigni, il canale di Havers, formando gli osteoni, unità funzionali dell’osso compatto. Gli osteoni, o sistemi Haversiani, hanno forma cilindrica con diametro di circa 0,2 mm e lunghezza di alcuni millimetri. Il vaso sanguigno centrale vascolarizza la struttura e collega tra loro gli osteoni mediante i canali perforanti, o di Volkmann. Le lamelle sono poi circondate da spirali di collagene, le cui variazioni di verso rinforzano l’osteone. La componente minerale dell’osso, costituita da calcio e fosfato, può essere definita come idrossiapatite [Ca10 (PO4 )6 (OH)2 ] scarsamente cristallizzata e viene depositata in stretta relazione con le fibrille collagene, con una collocazione ben precisa negli spazi tra le fibrille e nella matrice. La risultante organizzazione architettonica della parte minerale e della matrice determina la formazione di un materiale particolarmente adatto a sopportare stress meccanici. La parte non collagenica della matrice, caratterizzata solo in parte, è eterogenea ed è rappresentata sia da proteine di derivazione plasmatica, come l’albumina e l’ 2 -HS-glicoproteina, sia da numerose proteine prodotte localmente: queste comprendono sia proteine di adesione cellulare e di segnalazione sia proteine leganti il calcio e proteoglicani; alcune contribuiscono all’organizzazione di fibrille collagene e altre regolano il processo di mineralizzazione e il legame della componente minerale alla matrice. All’interno dell’osso, nelle cosiddette lacune, si trovano delle cellule, gli osteociti: derivano da cellule formanti osso, gli osteoblasti, che rimangono intrappolati all’interno della stessa matrice da essi prodotta, che successivamente calcifica. Il giovane osteocita conserva la maggior parte delle caratteristiche del suo progenitore, ma presenta sia minori dimensioni sia un ridotto volume degli organelli deputati alla sintesi proteica (reticolo endoplasmatico rugoso, apparato di Golgi), e questo si accentua con l’invecchiamento cellulare, insieme a un accumulo di glicogeno nel citoplasma. Anche gli osteociti sono in grado di sintetizzare nuova matrice ossea sulla superficie delle lacune; il loro destino sarà poi quello di essere fagocitati insieme agli altri costituenti minerali durante il riassorbimento osseo. Le fratture da fragilità possono coinvolgere qualsiasi segmento scheletrico, ma sono più frequenti a carico delle ossa in cui la componete trabecolare è maggiore, cioè vertebre, collo del femore, polso, collo dell’omero, coste
  • 30. Ortopedici & Sanitari giugno 201528 Corso ECM a distanza: modulo didattico 5 Gli osteociti presentano numerosi e lunghi processi cellulari ricchi di microfilamenti, che si mettono in contatto solitamente tramite gap junctions con quelli di altri osteociti, o con processi provenienti direttamente da cellule che si trovano lungo la superficie ossea (osteoblasti o cellule dell’endostio o del periostio). Tali processi si organizzano durante la formazione della matrice e prima della sua calcificazione: essi formano una rete di sottili canalicoli che attraversano l’intera matrice ossea. Lo spazio compreso tra la membrana plasmatica degli osteociti e la stessa matrice ossea, che si trova poi tanto nelle lacune quanto nei canalicoli, è lo spazio periosteocitico, riempito di fluido extracellulare osseo. In tale fluido la concentrazione di calcio è di 0,5 mmol/l: il fatto che nel plasma sia superiore, 1,5 mmol/l, sta a rappresentare il costante flusso di ioni calcio al di fuori dell’osso. La maggior parte del turnover osseo, comunque, avviene a livello della superficie ossea e soprattutto a livello endostiale; quest’ultima è una superficie morfologicamente eterogenea e questo riflette le svariate attività cellulari coinvolte nel rimodellamento. 3. Fisiologia dell’osso L’osso è un tessuto metabolicamente attivo che cresce e si modella sotto l’influenza di forze meccaniche e stimoli ormonali e biochimici che con l’età ne modificano dimensioni e superficie. La presenza, in questo tessuto di calcio, sottoforma di cristalli di idrossiapatite, risulta il 99% della quota circolante nell’organismo. Infatti, il calcio nella fisiologia, ricopre diversi ruoli: come sali di calcio di fornire la struttura dello scheletro e le ossa, mentre come ione (Ca++ ), a livello extracellulare, interagisce con numerose reazioni biochimiche come contrattilità muscolare, cofattore della cascata della coagulazione in particolare nel fattore VII, IX, X e protrombina ecc. Nel siero il calcio si trova in tre forme differenti: come ione Ca++ , con il 50% del calcio totale, calcio legato a proteine (nella quasi totalità albumina) con frequenza del 40% e calcio complessato con citrato e ioni fosforo nell’ordine del 10%. Ogni grammo per decilitro di albumina lega 0,8mg/dl di calcio. Questa regola viene usata per correggere la calcemia totale in caso di variazioni delle quantità di albumina. Riduzioni della concentrazione dell’albumina sierica condizionano una diminuzione dei valori di calcio. I gruppi carbossilici dell’albumina che veicolano, in maggior percentuale, il calcio risentono molto delle modificazioni del pH. Infatti in caso di acidosi acuta, pH basso, il calcio serico aumenta mentre in un quadro di alcalosi acuta, pH alto, i valori di calcemia si ridurranno. Nelle cellule il principale trasporto di calcio cellulare avviene nel rivestimento interno della membrana mitocondriale. In particolari cellule, il calcio modula il rilascio dei prodotti di secrezione come per alcuni neurotrasmettitori, nella secrezione dell’insulina, dell’amilasi e dell’aldosterone. Questo ruolo di trasmissione e controllo che il calcio ricopre a livello cellulare è stato denominato da H. Rasmussen e collaboratori come secondo messaggero. Nel bilancio metabolico del calcio, la funzione di secondo messaggero, porta sia al controllo come modulatore cellulare nel rilascio degli elementi secreti sia la correlazione con AMP ciclico con un complesso scambio tra i due sistemi. Il flusso di informazioni avviene per differenti vie metaboliche la fosfoinositol C-kinasi e la calmodulina. L’infanzia e l’adolescenza sono caratterizzate da un rilevante aumento della massa ossea insieme a una progressiva crescita non solo in senso longitudinale, ma anche nelle dimensioni e nella forma delle ossa e questo viene attuato grazie al complesso processo del rimodellamento osseo. Questo continuo rimodellamento è il risultato di due opposte attività cellulari, la neoformazione e il riassorbimento, attuate rispettivamente dagli osteoblasti e dagli osteoclasti. Nell’ultimo scenario della vita, la senescenza, il rimodellamento osseo è incrementato a vantaggio della fase di riassorbimento. Ciò determina un aumento del turnover, riduzione della massa ossea e calo del calcio corporeo. Nell’invecchiamento si assiste, perciò, a un’alterazione dell’omeostasi del calcio, intracellulare versus extracellulare. In tal senso sarà necessario, in tale periodo di vita, un’adeguata dieta con supporto di calcio stesso. Nel 1994 si era tenuto una conferenza internazionale: NIH Consensus Development Conference on Optimal Calcium Intake, dove furono date delle linee guida per stabilire il quantitativo di calcio corretto per soggetti oltre i 65 anni. Si definì che, generalmente, nella dieta del soggetto anziano, non istituzionalizzato, si assiste a un ridotto apporto della quota calcica alimentare. Riguardo a tali osservazioni si consigliò una supplementazione di 1500 mg al giorno anche se questa indicazione è ancora oggetto di discussione. 4. Crescita ossea Durante l’accrescimento, il nuovo tessuto osseo viene depositato in quantità maggiore rispetto a quanto ne viene riassorbito e questo si traduce in una modifica di massa e volume dello scheletro, che garantisce lo sviluppo di una normale architettura, in base alle esigenze meccaniche e metaboliche. Questo processo fisiologico, noto con il termine di “modeling”, oltre a verificarsi
  • 31. Ortopedici & Sanitari giugno 2015 29 nell’epoca della crescita, si osserva anche in alcune situazioni patologiche, come l’ipoparatiroidismo e l’osteodistrofia renale; può anche essere indotto da alcuni farmaci anabolizzanti, come il teriparatide, utilizzati nel trattamento delle malattie fragilizzanti. Nell’adulto si ha invece il remodeling, processo in cui viene depositato tanto osso quanto ne viene riassorbito, senza osservare le rilevanti trasformazioni morfologiche che si verificano durante la crescita: il perfetto equilibrio tra riassorbimento e neoformazione, che garantisce l’integrità scheletrica in condizioni fisiologiche, si verifica all’interno delle unità multicellulari di rimodellamento osseo, le Basic Multicellular Units (BMU). L’area interessata, detta anche “remodeling space”, rappresenta il numero di BMU attivate nell’unità di tempo per superficie ossea considerata, il quale aumenta e diminuisce in modo direttamente proporzionale al turnover osseo. Il rimodellamento, inoltre, viene attivato continuamente non solo sulla singola trabecola, ma su tutta la superficie ossea: l’accelerazione della sua attività, quindi, interesserà l’organismo in tutti i distretti scheletrici, per l’azione multifocale di diverse BMU, determinando l’entità del rimaneggiamento dell’osso. Ciascuna BMU è costituita principalmente da due tipi cellulari: osteoclasti attivati che rimuovono l’osso mineralizzato creando una lacuna e osteoblasti che andranno a occupare questa cavità ossea e provvederanno alla sintesi e alla mineralizzazione dell’osteoide, elemento costitutivo della matrice. Il risultato netto del remodeling è la formazione e il rinnovamento degli osteoni. Il processo riassorbitivo inizia con la proliferazione e il differenziamento dei precursori midollari degli osteoclasti. Questi hanno la stessa origine dei macrofagi e la loro sopravvivenza e maturazione, osteoclastogenesi, richiedono fattori specifici come Macrophage Colony Stimulating Factor (M-CSF) e il contatto con le cellule stromali e gli osteoblasti. Gli osteoblasti, infatti, producono Receptor Activator for Nuclear Factor B Ligand (RANKL), recettore della famiglia del Tumor Necrosis Factor (TNF), che lega RANK espresso sugli osteoclasti e ne stimola la proliferazione e il differenziamento e l’osteoprotegerina (OPG), che al contrario inibisce questi processi. Una volta maturi, gli osteoclasti vanno incontro ad attivazione: si fondono formando cellule plurinucleate che aderiscono alle superfici ossee tramite integrine, formano un’area dedicata alla distruzione (ruffled border) della matrice ossea e attivano un pacchetto di geni coinvolti nel riassorbimento. Successivamente intervengono gli osteoblasti per ricoprire la parte erosa, richiamati da fattori locali, come il Tissue Growth Factor- (TGF- ), le Bone Morphogenetic Proteins (BMP) e il Fibroblast Growth Factor (FGF), liberati durante il precedente riassorbimento. Seguono poi le fasi di proliferazione e differenziamento in elementi cellulari in grado di produrre matrice ossea: gli osteoblasti possono restare intrappolati al suo interno diventando osteociti, oppure diventare bone-lining cells nel caso in cui si trovino sulla superficie della BMU. Il loro destino sarà poi quello di essere fagocitati insieme agli altri costituenti minerali nel corso di successive riattivazioni del riassorbimento osseo. La rete di canalicoli che interconnette tra loro gli osteociti forma un complesso sistema tridimensionale che funge da sensore per carichi meccanici e traumi, e trasmette segnali in superficie in grado di attivare i processi di modeling e remodeling. Quando l’attività del complesso cessa, l’unità morfologica neoformata viene definita Bone Structural Unit (BSU): il tempo necessario per completarla è di circa 3-6 mesi. La crescita ossea prosegue approssimativamente fino ai 18 anni e, dopo una fase di consolidamento, raggiunge attorno ai 30 anni il suo apice di compattezza, vale a dire il picco di massa ossea. La massa ossea incrementa in maniera sorprendente durante la crescita ed è ormai assodato come il quantitativo di osso acquisito durante questa fase della vita sia uno dei principali determinanti della futura resistenza alle fratture. La massa scheletrica aumenta da circa 75-90 g alla nascita fino a 2400-3300 g nel giovane adulto, nella femmina e nel maschio rispettivamente, con un contenuto in calcio che, da circa 25 g nel neonato, raggiunge nell’adulto 1200 g, con un turnover giornaliero dell’ordine di 400 mg. Come già detto, l’adolescenza è il periodo in cui si concentra la crescita maggiore, con un incremento che può giungere sino al 25% del picco di massa ossea nei due anni in cui la velocità di acquisizione è più rapida. Tuttavia al momento del picco di crescita staturale, maschi e femmine raggiungono il 90% della loro altezza definitiva ma solo il 57% del loro contenuto minerale osseo totale, per arrivare invece al 90% attorno ai 18 anni. La crescita dei diversi segmenti scheletrici non è uniforme, in considerazione del fatto che l’osso trabecolare, che rappresenta il 15% dell’osso totale e La sintomatologia delle fratture da fragilità è la stessa di quelle traumatiche e dipende dalla sede e dalla gravità
  • 32. Ortopedici & Sanitari giugno 201530 Corso ECM a distanza: modulo didattico 5 l’osso corticale, che costituisce il restante 85%, sono sottoposti a stimoli ormonali e meccanici molto diversi tra loro. L’età esatta in cui la massa ossea raggiunge il suo picco non è ancora nota ed è verosimile che possa essere diversa nel distretto trabecolare, maggiormente rappresentato a livello assiale, rispetto a quello corticale, che corrisponde allo scheletro appendicolare. Per il tratto assiale si ipotizza che il picco di massa ossea si collochi al termine della seconda decade di vita e che già nel corso della terza decade vi possa essere un’iniziale perdita minerale. Per quanto riguarda, invece, lo scheletro appendicolare, esistono dati contrastanti con variazioni anche molto ampie, che localizzano il picco tra i 18 e i 35 anni. Maschi e femmine hanno, inoltre, grandi differenze in termini dimensionali e strutturali a livello assiale: l’area e la dimensione dei corpi vertebrali nelle donne, infatti, sono inferiori a quelle dell’uomo di pari età, peso e altezza. L’area di sezione risulta essere di circa l’11% inferiore nelle ragazze in età pre- pubere e diventa del 25% confrontando soggetti adulti: ciò è dovuto al differente assetto ormonale e può in parte spiegare la maggiore incidenza di fratture vertebrali nella donna rispetto all’uomo. Diversamente, per quanto riguarda l’osso corticale, non sembrano esserci significative differenze tra i due sessi: a pari età, peso e altezza, i parametri dimensionali e geometrici del femore sono simili negli uomini e nelle donne, a indicare che in questo distretto più che il sesso è il carico meccanico generato dalle forze muscolari a condizionare forma e struttura. Oltre a ciò, altri fattori ambientali permettono di incrementare l’accumulo di massa ossea durante la crescita: l’apporto di calcio con la dieta e l’attività fisica, soprattutto con carico, che ha un effetto sulla BMD che permane anche a lungo termine. Un ulteriore determinante della massa ossea è rappresentato dall’influenza genetica: vari studi hanno stimato che l’ereditarietà rende ragione di circa un 60- 80% della variabilità e che può cambiare con l’età e da un distretto scheletrico all’altro. Infine, significative diversità sono legate alla razza di appartenenza: sebbene nei bambini prepuberi la BMD trabecolare sia simile in tutte le razze, dopo la maturità sessuale essa aumenta in modo decisamente maggiore in quella nera rispetto alla bianca (34% contro 11%), nonostante una sostanziale uguaglianza dimensionale. Ecco, quindi, la base teorica della minore resistenza delle vertebre e la maggiore incidenza di fratture a livello dello scheletro assiale della popolazione bianca, anche se non tutti gli studi concordano sulle differenze razziali della BMD. Al contrario, a livello corticale, la razza sembra influenzare maggiormente l’aspetto dimensionale rispetto a quello densitometrico: l’area di sezione è maggiore nella razza nera rispetto alla bianca, e ciò garantisce un notevole vantaggio dal punto di vista biomeccanico. 5. Controllo del rimodellamento osseo Il controllo del rimodellamento osseo è un meccanismo complesso atto preservare l’omeostasi dell’organismo che risulta dall’interazione tra stimoli meccanici, ormonali e fattori di regolazione cellulare prodotti localmente, quali citochine, prostaglandine e fattori di crescita. Il nostro corpo è in grado di mantenere, infatti, costanti i livelli di calcio, magnesio e fosfato, sia nel compartimento intracellulare sia nei fluidi extracellulari, grazie all’azione coordinata dell’intestino, sito di assorbimento, del rene, sito di escrezione, e dello scheletro, principale sede di deposito di tali ioni. I flussi minerali attraverso questi tre distretti anatomici sono regolati dal paratormone (PTH) e dalla 1,25-diidrossivitamina D3 , forma attiva della vitamina D, cioè il calcitriolo. La vitamina D è un composto steroideo, prodotto nella cute dall’azione della luce del sole, nella banda dei raggi ultravioletti o assunto per via alimentare come vitamina D2 che si trova nel lievito o nei vegetali, o come vitamina D3 , nel pesce grasso come salmoni, sgombri, nell’olio di fegato di merluzzo e nel tuorlo d’uovo. Tuttavia alle nostre latitudini non è sufficiente l’attivazione a livello cutaneo, tanto più nei mesi invernali e inoltre l’apporto alimentare normalmente è carente, soprattutto il progredire dell’età e in eccesso di melanina cutanea, risulta quindi necessaria un’adeguata supplementazione, in particolare in soggetti affetti da osteoporosi. La vitamina D è peraltro un composto inerte che deve essere sottoposto a due successive idrossilazioni, una a livello epatico e l’altra a livello renale, per passare alla forma biologicamente attiva diidrossilata (calcitriolo), la cui produzione è a sua volta strettamente regolata dalla calcemia e dall’azione di fosfati e PTH. La vitamina D possiede innumerevoli effetti: inibisce la proliferazione e il differenziamento di molte tipologie cellulari, sia normali sia tumorali, modula il sistema immunitario, aumenta la produzione di insulina e reprime il sistema renina-angiotensina-aldosterone, ma principalmente mantiene la Riduzioni della concentrazione dell’albumina sierica condizionano una diminuzione dei valori di calcio
  • 33. Ortopedici & Sanitari giugno 2015 31 calcemia a valori normali promuovendo l’assorbimento di calcio a livello intestinale e attivando il riassorbimento osseo da parte degli osteoclasti. In particolare, la concentrazione sierica di calcio ionizzato Ca2+ , che presiede a molte funzioni biologiche cellulari, deve essere mantenuta anche a spese del contenuto minerale osseo. Per esempio, per far fronte alla riduzione del Ca2+ , il PTH agisce attraverso processi con diversa latenza d’azione: nell’arco di pochi minuti aumenta il riassorbimento tubulare renale incrementando la concentrazione di calcio extracellulare, successivamente attiva il riassorbimento osseo mediato da osteoclasti e osteociti e infine stimola l’assorbimento intestinale promuovendo la sintesi di calcitriolo a livello del tubulo prossimale renale. L’ipercalcemia, invece, inibisce la secrezione di PTH e stimola i recettori del nefrone distale, riducendo il riassorbimento netto di calcio. È stato dimostrato che il PTH agisce anche sugli osteoclasti, ma solo in maniera indiretta, tramite le azioni sulla linea osteoblastica. Tuttavia i meccanismi con cui il PTH incrementa la formazione ossea non sono chiari: sembra aumentare il numero di cellule osteoprogenitrici e quindi di osteoblasti che producono fattori di crescita come IGF-1 e FGF-2, portando a una maggiore neoformazione ossea. Anche gli estrogeni giocano un ruolo importante nel metabolismo calcico e nel controllo locale del rimodellamento osseo. In ambito metabolico, infatti, essi aumentano la concentrazione plasmatica della vitamina D, modulano la sensibilità del riassorbimento osseo PTH-indotto, modificano la secrezione endogena di calcitonina e sembrano inoltre svolgere un’azione diretta sulla sintesi dei recettori intestinali per la 1,25(OH2 )D3 favorendo così l’assorbimento intestinale di calcio. Per quanto concerne il turnover osseo, gli estrogeni sembrano inibire la produzione di fattori che fungono da attivatori del riassorbimento (IL-1, IL-6 e TNF) e possono aumentare localmente la produzione di fattori stimolanti la neoformazione (TGF- e IGF-1). Dal punto di vista ormonale, gli estrogeni sono i più importanti steroidi sessuali coinvolti nella maturazione scheletrica, in quanto anche il testosterone viene convertito a estrogeno da una specifica aromatasi presente nelle cellule osteoblastiche. Squilibri ormonali nel corso dello sviluppo, ritardi puberali, alterazioni come l’amenorrea o l’ipogonadismo ipogonadotropo, deficit del recettore estrogenico o dell’aromatasi nell’uomo comportano dunque variazioni nella massa ossea. Tra gli effetti della menopausa sulla fisiologia scheletrica il più rilevante è senza dubbio l’incremento nel turnover osseo, a favore del riassorbimento; a questo contribuisce il bilancio negativo del calcio che si registra normalmente nell’anziano. Un altro determinante della massa ossea è rappresentato dal profilo genetico: vari studi hanno stimato che l’ereditarietà renda ragione di circa il 60-80% della variabilità dei livelli di massa ossea soprattutto nei giovani a carico dello scheletro assiale. Ulteriore conferma del ruolo della genetica si è avuta da studi che riportano un legame tra massa ossea e alcuni geni, come per esempio quelli codificanti per il recettore della vitamina D o per il collagene di tipo I. Infine, alcune diversità paiono legate alla razza di appartenenza: la razza sembra infatti influenzare la massa ossea a livello trabecolare e l’area di sezione a livello corticale, garantendo un notevole vantaggio dal punto di vista biomeccanico nei neri rispetto ai bianchi. Tra i numerosi fattori “ambientali” che influenzano la massa ossea, l’attività fisica soprattutto quella sotto carico, ha un ruolo preponderante sulla densità minerale ossea, Bone Mineral Density (BMD), con effetti che permangono anche a lungo termine. Oltre all’attività fisica, tra i fattori ambientali che influenzano la BMD, vi è l’apporto di calcio con la dieta, particolarmente nel periodo di accrescimento. 6. Invecchiamento e menopausa Numerosi dati in letteratura ci indicano che, una volta raggiunta la maturità, lo scheletro va incontro a un processo progressivo di riduzione della BMD. La donna, per esempio, nel corso della vita perde il 42% della BMD spinale e il 58% di quella femorale e curiosamente la velocità di perdita, in assenza di patologie specifiche, non varia significativamente fra il periodo postmenopausale e l’8ª-9ª decade. Alla base di questa progressiva riduzione della BMD vi è uno squilibrio nel remodeling, e cioè una riduzione netta della neoformazione ossea rispetto al riassorbimento. Accanto a questa variazione quantitativa, si verificano anche cambiamenti qualitativi, sia macroscopici sia microscopici, legati al deterioramento della microarchitettura trabecolare, alle variazioni dimensionali, alla presenza di micro-rotture, a deficit di mineralizzazione e all’aumentato turnover osseo. La presenza di patologie o di trattamenti farmacologici specifici, La crescita ossea prosegue approssimativamente fino ai 18 anni e, dopo una fase di consolidamento, raggiunge attorno ai 30 anni il suo apice di compattezza, vale a dire il picco di massa ossea
  • 34. Ortopedici & Sanitari giugno 201532 Corso ECM a distanza: modulo didattico 5 la malnutrizione, il deficit di vitamina D, il deficit estrogenico nella donna e androgenico nell’uomo, il fumo, variabili genetiche e ambientali possono ulteriormente accelerare questi processi. L’apparato scheletrico, tuttavia, è in grado di mettere in atto meccanismi di compenso per preservare la propria resistenza, come per esempio l’ipertrofia delle trabecole residue e l’aumento dei diametri dell’osso corticale. Recenti evidenze hanno anche focalizzato l’attenzione sulla componente adiposa del midollo osseo, che aumenta in maniera significativa con l’avanzare degli anni. Questo potrebbe determinare un aumento del differenziamento dei precursori mesenchimali in senso adipocitico invece che osteoblastico, con un’ulteriore riduzione dell’attività neoformativa. In particolare, per quanto riguarda le donne, già parecchi anni prima della menopausa, e cioè durante il periodo di transizione della perimenopausa, quando comincia il declino della produzione ormonale, sono evidenti cambiamenti nella massa ossea e nel metabolismo del calcio. Gli estrogeni sono gli ormoni ovarici che hanno il maggior impatto sul metabolismo minerale osseo e sul differenziamento osteoblastico, sebbene sia i progestinici sia gli androgeni possano avere un po’ di influenza. Il maggior effetto è senza dubbio un incremento nel turnover osseo, a favore del riassorbimento. Alla perdita ossea coopera un bilancio negativo del calcio dovuto a una riduzione dell’assorbimento di calcio a livello intestinale e del riassorbimento a livello tubulare renale cui partecipano anche i ridotti livelli ematici di vitamina D. La menopausa può associarsi, dunque, a un periodo di perdita ossea che proseguirà sino al termine della vita e che può contribuire significativamente allo sviluppo di fratture osteoporotiche in donne anziane, in particolare in coloro che hanno avuto un ridotto picco di massa ossea durante il periodo di accrescimento. 7. La massa ossea La densità minerale ossea o BMD, importante dal punto di vista diagnostico e terapeutico, viene oggi adeguatamente valutata attraverso l’esecuzione di una densitometria ossea a raggi X (Dual-Energy X-Ray Absorptiometry, DEXA), in grado di quantificare con buona approssimazione il contenuto minerale e di raggruppare i pazienti in diverse classi di rischio. Recenti studi indicano che la BMD è simile nei due sessi prima della pubertà, risulta superiore nella donna a livello della pelvi e del rachide dopo la maturità sessuale e diventa maggiore nel maschio in tutto lo scheletro nel corso della terza decade, periodo in cui vi è appunto il picco di massa ossea. Dopo la pubertà, la BMD non correla più con età, sesso, peso, altezza, superficie e BMI, ma riflette invece l’incremento dello spessore trabecolare, dovuto, almeno in parte, all’azione degli steroidi sessuali in fase tardo-puberale, che modificano l’assetto ormonale e il metabolismo proteico e calcico. Una volta raggiunta la maturità, lo scheletro va incontro a una progressiva riduzione della BMD: la donna, per esempio, nel corso della vita perde il 42% della BMD spinale e il 58% di quella femorale. 8. Meccanismi di variazione della densità scheletrica Accanto alle variazioni quantitative descritte, si verificano anche cambiamenti qualitativi, sia macroscopici sia microscopici, legati al deterioramento asse sinistra-destra (latero-laterale) asse cranio caudale piano trasversale (assiale) asse anteroposteriore (dorso-ventrale) piano sagittalepiano coronale (frontale) Figura 1.
  • 35. Ortopedici & Sanitari giugno 2015 33 della microarchitettura trabecolare, alle variazioni dimensionali, alla presenza di micro-fratture, a deficit di mineralizzazione e all’aumentato turnover osseo. Questi processi parafisiologici possono essere, inoltre, accelerati da situazioni quali malnutrizione, carenza di Ca++ o vitamina D, deficit estrogenico nella donna e androgenico nell’uomo, scarsa attività fisica e fumo. Il turnover dell’osso viene anche alterato in diverse patologie, tra le quali troviamo la malattia di Paget dell’osso, l’iper- e l’ipoparatiroidismo. È comunque ben noto che anche fattori esterni come l’utilizzo di corticosteroidi o l’immobilizzazione protratta comportino alterazioni del metabolismo osseo. Tali alterazioni portano a squilibri tra riassorbimento e formazione ossea e/o a un’incrementata attivazione delle BMU. L’apparato scheletrico, tuttavia, è in grado di mettere in atto meccanismi di compenso per preservare la propria resistenza, come per esempio l’ipertrofia delle trabecole residue e l’aumento dei diametri dell’osso corticale. Recenti evidenze hanno anche focalizzato l’attenzione sulla componente adiposa del midollo osseo, che aumenta in maniera significativa con l’avanzare degli anni. Questo potrebbe determinare un aumento del differenziamento dei precursori mesenchimali in senso adipocitico invece che osteoblastico, con un’ulteriore riduzione dell’attività neoformativa. L’osteoporosi è la patologia sistemica dello scheletro più comune, caratterizzata da una riduzione nella massa ossea che si associa a un deterioramento microarchitetturale del tessuto osseo responsabile dell’aumento della fragilità ossea. Questa definizione sottolinea il concetto che la fragilità ossea non è conseguenza solo della ridotta BMD, ma anche del danno architetturale che ne deriva: infatti sia a livello dell’osso corticale sia trabecolare la ridotta resistenza meccanica è sproporzionatamente più elevata di quanto comporterebbe la semplice perdita di massa. La forma più comune è l’osteoporosi primaria involutiva, suddivisibile in due sottotipi, la forma postmenopausale, che si osserva nelle donne dopo la menopausa e si associa più frequentemente a fratture vertebrali o del polso e la forma senile, di uguale frequenza nei due sessi e che vede come distretto maggiormente coinvolto il collo femorale. I fattori di rischio che contribuiscono all’instaurarsi e all’aggravarsi dell’osteoporosi sono molteplici. Il sesso femminile si trova particolarmente esposto al rischio, sia per la minore massa ossea sia per il ruolo svolto dagli ormoni sessuali, in particolare gli estrogeni, nella donna. La perdita di massa ossea può aversi prevalentemente a livello corticale, con rimodellamento endostale e in corrispondenza dei canali di Havers, oppure prevalentemente a livello trabecolare. Il rimodellamento corticale comporta l’espansione dello spazio midollare, a scapito della corticale che va incontro a un progressivo assottigliamento e trabecolarizzazione: questo è un processo in genere lento e costante nel tempo ed è caratteristico della forma senile. Per quanto riguarda invece il rimodellamento trabecolare, esso possiede un turnover maggiore che lo rende più suscettibile alla perdita di massa ossea; questo meccanismo prevale nell’osteoporosi postmenopausale (dove si assiste a fasi di rapido riassorbimento trabecolare) e in alcune forme secondarie, per esempio quella da glucocorticoidi. L’entità della perdita di massa ossea dipende sia dalla durata sia dalla velocità del processo ed è proprio in rapporto a questo secondo fattore che si può distinguere l’osteoporosi ad alto turnover, perdita di massa ossea con rimaneggiamento accentuato, da quella a basso turnover, con rimaneggiamento ridotto. Come già ampiamente discusso, la densità scheletrica diminuisce fisiologicamente con l’età, in entrambi i sessi: la perdita di massa ossea comincia nell’uomo dal quarto decennio, con andamento lineare, mentre nella donna dopo la menopausa. La caduta degli estrogeni dopo la menopausa è il momento più significativo nella patogenesi dell’osteoporosi nella donna, infatti la riduzione di massa ossea subisce una rapida accelerazione non appena i livelli di gonadotropine plasmatiche incrementano e quelli di estradiolo si riducono. Il tasso di perdita tende a decrescere nel tempo raggiungendo un plateau dopo circa 10 anni. Oltre all’azione sul rimodellamento, gli estrogeni sembrano svolgere un ruolo importante sull’attività della 1-alfa-idrossilasi renale, responsabile della conversione del calcifediolo, metabolita idrossilato in posizione epatica, in calcitriolo, il metabolita più attivo nel promuovere l’assorbimento di calcio a livello intestinale. A conferma dell’importanza delle variazioni ormonali, il rischio di osteoporosi aumenta nelle donne con menopausa precoce e con periodi di amenorrea durante l’età Al momento del picco di crescita staturale, maschi e femmine raggiungono il 90% della loro altezza definitiva ma solo il 57% del loro contenuto minerale osseo totale, e arrivano al 90% verso i 18 anni