1. infrastrutture / porto&diporto
60 - dicembre 2014
S
ubentrata in Commissione
Trasporti della Camera, l’On.
Anna Maria Carloni, unica rap-
presentante campana alle prese con il
settore, è impegnata dallo scorso luglio
nell’approfondimento di una materia
che definisce “non solo importante per
il futuro economico del Paese ma piena
di fascino per le complesse implicazio-
ni che ne derivano”. Alle prese con le
prossime scadenze della riforma por-
tuale, con un occhio di riguardo all’evo-
luzione della situazione di Napoli, fa un
primo bilancio di questa esperienza.
A che punto è la riforma?
Siamo in attesa del piano strategico
di riorganizzazione che a breve presen-
terà il ministro Lupi. A fronte delle diffe-
renti proposte legislative presentate in
Parlamento si è deciso di affidargli un
ampio mandato per una revisione orga-
nica della materia. Il comitato dei saggi
attualmente sta lavorando su diversi
fronti: l’analisi dell’offerta, della doman-
da, la questione prioritaria della gover-
nance dei porti. Un punto, quest’ultimo,
particolarmente delicato. Anche per le
tensioni che si sono registrate nei mesi
scorsi in merito alle ipotesi di accorpa-
mento tra Autorità portuali.
Cosa pensa al riguardo?
L’impostazione per cui gli accorpa-
menti tra scali rappresenta un punto di
arrivo e non di partenza mi sembra ben
centrata e dovrebbe fugare qualsiasi
timore circa la perdita di status per le
realtà minori. È chiaro che nell’attuale
contesto economico la competitività
vada perseguita attraverso maggiori
livelli di sinergia, scegliendo la stra-
da della progressiva integrazione.
Ma questo processo non può essere
completato per via burocratica. È un
percorso che va costruito bene, senza
aggravio di costi e diseconomie. In rac-
cordo con il territorio e come fattore di
propulsione per il tessuto economico.
Penso al sistema campano, dove, a di-
spetto delle contestazioni, c’è una forte
esigenza di favorire la specializzazione
delle funzioni.
In che modo rendere virtuosa que-
sta strada?
In generale, dando parola a tutti i
portatori d’interesse. A gennaio, ad
esempio, partiranno gli Stati Generali
Stati Generali dei porti
per un confronto costruttivo
della portualità annunciati dal ministro
Lupi. In quell’ambito tutti i soggetti del
comparto avranno la possibilità di con-
frontarsi. A partire dai lavoratori, non
rappresentati all’interno del comitato
dei saggi. Per quanto riguarda la situa-
zione regionale, invece, costruendo un
dialogo continuo tra gli attori coinvolti,
favorendo una conoscenza reale di
problemi e opportunità. Da questo pun-
to di vista il caso di Napoli è singolare.
Si continua a parlare di prima industria
della città. Eppure sembra non esserci
cura per il porto, sia da parte delle isti-
tuzioni sia della cittadinanza. Si è innal-
zata una sorta di barriera psicologica
con il mare.
Come spezzarla?
La politica deve fare la sua parte. Il
settore marittimo ha una sua peculiarità
fatta di tradizione e, allo stesso tempo,
di apertura verso il mondo. Sono valori
da intercettare, su cui impostare nuove
relazioni. Quando si parla dell’area me-
tropolitana in cui è inserito il porto lo si
fa in una prospettiva troppo burocratica
e ingegneristica. E invece si dovrebbe
ragionare intermini di reti, di servizi
avanzati da offrire alle aziende per ga-
rantire il necessario salto di qualità. Il
porto dovrebbe essere al centro di que-
sto contesto, esserne il vero motore.
Non è pensabile poter agire per il bene
comune della città senza prendersi let-
teralmente cura dello scalo.
Abbondano, piuttosto, le polemi-
che.
Il quadro che emerge dalla lettura dei
quotidiani cittadini è sconsolante, una
pulsione continua a farsi del male. Cer-
to le criticità, specie per quanto riguar-
da il calo dei traffici, esistono ma vanno
inserite in quadro generale anch’esso
in sofferenza. Spezzare il circolo vizio-
so della denigrazione, a favore di una
visione più equilibrata delle proble-
matiche, sarebbe il primo passo per
avviare il processo di riappropriazione
del porto. In fondo, le associazioni de-
gli operatori hanno avviato un interes-
sante processo di confronto sul futuro
del comparto mentre grazie all’opera di
Karrer l’Ap sembra essere uscita final-
mente dalle secche.
Chi guiderà l’Ap di Napoli?
Intanto, al vertice dell’ente c’è una
personalità come Karrer di valore asso-
luto nel settore urbanistico, una figura
da utilizzare al meglio in questa parti-
colare fase della storia del porto. Ho
riscontrato una grande stima da parte
degli operatori verso la sua azione. Per
quanto riguarda il futuro posso solo
affermare che è finita la stagione dei
politici da collocare. Chiunque siederà
ai vertici di Piazzale Pisacane dovrà
essere espressione di una candidatura
competente, amministratore o tecnico
non importa, che abbia una cultura pro-
fonda nel governo della materia.
Sarà a capo di un’Ap di natura di-
versa dopo la riforma?
Il dibattito sul modello organizzativo
delle Ap è ancora in atto e per ora non
mi pronuncio. Per quel che mi riguar-
da auspico la fine dell’attuale assetto
partecipativo, basato su comitati che
frenano l’attività con i continui veti in-
crociati. Viviamo una realtà complessa
in cui c’è bisogno di rapidità nelle de-
cisioni, misurazione in tempo reale dei
loro effetti sul tessuto economico, di
un sistema preciso di regole e di figure
in grado di farle rispettare. Essenziale
per il futuro sarà anche la capacità di
misurarsi con il problema delle risorse:
bisognerà imparare a fare di molto di
più con meno soldi a disposizione.
Cosa si sta facendo per l’elimina-
zione dei vincoli burocratici?
Ancora troppo poco. Si tenga conto,
per dire, della legislazione ambientale,
troppo ipertrofica e piena di vincoli. I
ritardi sui dragaggi nascono anche da
lì. Purtroppo anche in Commissione
Trasporti c’è poca conoscenza rispetto
a queste tematiche e sulle relative con-
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Associazione Campana Corrieri
Spedizionieri e Autotrasportatori
80146 Napoli – Via Reggia di Portici, 69 – tel. 081 5592512 - fax 081 5598990 – e-mail: accsea@fastwebnet.it
seguenze per la competitività dei porti.
Manca il coordinamento con i Lavori
Pubblici e l’Ambiente. E il Parlamento
non è impegnato nel necessario riordi-
no della materia.
Cosa auspica per il 2015?
Un cambio di passo, una ripresa sim-
bolica del rapporto di Napoli con il suo
porto. Più concretamente, dal punto di
vista personale, la ricerca di un dialogo
sempre più stretto con la realtà portuale
cittadina e un impegno per il recupero
di una risorsa culturale, architettonica,
anche economica, come il Molo S. Vin-
cenzo. Non è possibile, nel XXI secolo,
che uno spazio del genere, così ricco di
storia e bellezza, non sia sfruttato a be-
neficio delle attività produttive. L’obietti-
vo è farne una vera e propria “vertenza
della città”. Un processo non semplice
in cui punterò a fare da cerniera tra Ap,
Marina Militare, Comune e Commissio-
ni Difesa e Trasporti.
Giovanni Grande
Associazione Campana Corrieri
Spedizionieri e Autotrasportatori
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