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Avvenire 04/11/2013 Page : C04
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PAGINA CINQUEPAGINA QUATTRO
Così i poveri ci rimettono la terra
oltivare la terra è importante,
soprattutto per le popolazioni che
vivono grazie ai prodotti dell’agricoltura.Ma
qualche volta succede che l’acquisto della
terra diventi un vero e proprio affare per
tutti,tranne che per i contadini dei Paesi
poveri del Sud del Mondo.Questo fenomeno
si chiama land grabbing (si legge lend grèbbin e
significa“arraffare la terra”):accade quando
grandi aziende internazionali comprano terre
con la promessa di sviluppo per la
popolazione o di arricchimento dei governi
locali.Ma spesso le promesse non vengono
mantenute.Il fenomeno è diffuso un po’
dovunque:in Brasile,Egitto,Madagascar,
Uganda,Sudan,Sud Sudan,Namibia,Tanzania.
Le aziende che propongono gli affari sono
internazionali.In India,che è diventata l’ultima
frontiera del land grabbing,molti acquirenti
sono cinesi.Il modo con cui le aziende si
presentano è lo stesso:si offrono di affittare
le terre per coltivare cibo,mangime o piante
per ricavare combustibili e propongono alle
autorità contratti che rispettano la legge.Le
aziende però affittano le terre per periodi
molto lunghi,fino a cento anni,e così possono
sfruttarle come vogliono.In cambio dell’affitto
propongono progetti di sviluppo per le città e
i villaggi:di solito riguardano la salute delle
donne,l’educazione dei bambini o sono volti a
migliorare il guadagno degli abitanti.Ma nella
maggior parte dei casi questi progetti non
vengono realizzati e nessuno garantisce che la
promessa diventi realtà.Il problema è che,da
una parte,non esiste una legge internazionale
che controlli i contratti e cerchi di capire se
le promesse vengono mantenute;dall’altra i
governi locali non avvisano i contadini dei
villaggi dei pericoli e delle conseguenze.Per
esempio gli agricoltori locali non hanno la
certezza che,quando l’affitto sarà finito,
rimarranno loro i veri proprietari della terra.
Anche se sono loro a lavorarla.Il rischio è
rimanere con un pugno di terra in mano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
C
La Chiesa sta
con i contadini
a Chiesa africana ha
definito“assalto” la
corsa a prendere le terre
del Sud del mondo e ha
condannato queste pratiche
nel Sinodo per l’Africa del
2009.I vescovi africani si
appellano soprattutto ai
governi e chiedono di fare
campagne di informazione
corretta agli abitanti.E di
sostenere le leggi che da un
lato difendano le piccole
comunità dall’attacco dei
colossi degli affari –
diventati gli unici proprietari
delle terre di questi
contadini – e dall’altro
garantiscano agli abitanti
l’accesso all’acqua e al cibo.
Il Pontificio consiglio della
giustizia e della pace sta
dalla parte dei contadini
locali:«L’occupazione delle
terre – sostiene – è
l’espressione di un modo di
fare affari che non si può
difendere moralmente»
perché colpisce i diritti
dell’uomo.E non c’è diritto
se non c’è rispetto per le
tradizioni e le culture locali.
Oltre ai vescovi,anche i
missionari sono molto
impegnati in questa difesa.I
padri comboniani sono
molto attivi inAfrica
(soprattutto in Sudan,
Uganda e Mozambico) e in
America Latina,
specialmente in Brasile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L
osa si può fare per evitare che le popolazioni
locali del Sud del mondo non si trovino dall’oggi
al domani senza raccolto e senza il cibo per vivere
giorno per giorno? Per combattere il fenomeno del
land grabbing c’è una vera e propria guida.
Numero uno: le associazioni che lavorano in questi
territori devono fare di tutto per sostenere
l’agricoltura, l’economia quotidiana dei villaggi e
incoraggiare le popolazioni a discutere della difesa
dell’ambiente e delle proprie leggi.
Numero due: coinvolgere le associazioni locali e fare
in modo che i capi villaggio con queste conoscenze
parlino direttamente con i responsabili delle aziende
che vogliono coltivare le loro terre e con i
rappresentanti dei governi che vogliono convincerli.
Numero tre: poiché esistono leggi internazionali e
C
tili per la vita di ogni giorno e per il
guadagno dei contadini,eppure
eliminate.È il destino di molte piante
considerate poco economiche.Il miglio,per
esempio:un cereale che garantisce la
sopravvivenza di tante popolazioni inAfrica.
O il cotone,estirpato perché ha un prezzo
troppo basso.In Brasile e inAfrica,è
risaputo,ci sono foreste tagliate per aprire
miniere di ferro,rame,fosfati,oro e diamanti,
risorse sempre più richieste dalla Cina.
Oltre alle foreste,ci sono intere piantagioni
che scompaiono per fare spazio ad altre
diventate più importanti sul mercato
mondiale.Sono le piante da cui si
producono biocarburanti,cioè quelli che
non vengono dal petrolio o dal gas.Per
esempio la palma da cui produrre un olio
combustibile.Recentemente in Senegal si è
diffusa la coltivazione della jatrofa,una pianta
che produce frutti da cui si ricava un olio
combustibile ma che sta creando tanti
problemi alle popolazioni locali.Non è
ancora chiaro se la jatrofa,che è considerata
velenosa,abbia effetti nocivi sul terreno in
cui viene coltivata.Inoltre mentre all’inizio si
pensava di poterla coltivare in zone aride a
cui avrebbe portato sviluppo,adesso si è
capito che necessita di tanta acqua,
fertilizzanti e pesticidi.Esattamente come
altre piante che però producono frutti per i
popoli africani e non olio per il nostro
riscaldamento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
U
locali sui commerci, occorre poter far valere la
libertà di accettare o no le offerte delle
multinazionali e, in caso di accordo, pretendere di
avere in mano un contratto, prima di dire di sì.
Accanto a questi principi guida, ce ne sono altri
molto consigliati, perché l’unione fa sempre la forza.
Per esempio, sul territorio sarebbe utile coinvolgere i
giovani delle università e le associazioni di donne.A
livello internazionale si potrebbe chiedere aiuto a
organizzazioni, come la Coldiretti in Italia, che
promuovono corsi gratuiti per gli agricoltori. Perché
è sempre utile approfittare delle conoscenze di chi
ha studiato e sperimentato le diverse tecniche
agricole. Senza dimenticare che anche una buona
comunicazione e tante amicizie tra i giornalisti fanno
sempre bene a chi vorrebbe difendere le proprie
terre. L’ultimo capitolo della guida, però deve essere
ancora scritto. Come fare a punire chi non rispetta la
legge? Poiché si tratta di una materia internazionale,
per ora, quando si vuole chiedere giustizia la via
consigliata è appellarsi alla Dichiarazione universale
dei diritti dell’uomo. Quel documento che chiede
per ogni essere umano lo stesso diritto all’acqua e al
cibo in ogni parte del mondo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Treregole
perdifendersi
Cosa piantare?
Lo decide
il mercato
Si chiama“land grabbing”: è il meccanismo attraverso il quale grandi aziende internazionali affittano
per lunghi periodi vaste aree del Sud del mondo. Senza lasciare ai popoli locali il necessario per vivere

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Anche se sono loro a lavorarla.Il rischio è rimanere con un pugno di terra in mano. © RIPRODUZIONE RISERVATA C La Chiesa sta con i contadini a Chiesa africana ha definito“assalto” la corsa a prendere le terre del Sud del mondo e ha condannato queste pratiche nel Sinodo per l’Africa del 2009.I vescovi africani si appellano soprattutto ai governi e chiedono di fare campagne di informazione corretta agli abitanti.E di sostenere le leggi che da un lato difendano le piccole comunità dall’attacco dei colossi degli affari – diventati gli unici proprietari delle terre di questi contadini – e dall’altro garantiscano agli abitanti l’accesso all’acqua e al cibo. Il Pontificio consiglio della giustizia e della pace sta dalla parte dei contadini locali:«L’occupazione delle terre – sostiene – è l’espressione di un modo di fare affari che non si può difendere moralmente» perché colpisce i diritti dell’uomo.E non c’è diritto se non c’è rispetto per le tradizioni e le culture locali. 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Accanto a questi principi guida, ce ne sono altri molto consigliati, perché l’unione fa sempre la forza. Per esempio, sul territorio sarebbe utile coinvolgere i giovani delle università e le associazioni di donne.A livello internazionale si potrebbe chiedere aiuto a organizzazioni, come la Coldiretti in Italia, che promuovono corsi gratuiti per gli agricoltori. Perché è sempre utile approfittare delle conoscenze di chi ha studiato e sperimentato le diverse tecniche agricole. Senza dimenticare che anche una buona comunicazione e tante amicizie tra i giornalisti fanno sempre bene a chi vorrebbe difendere le proprie terre. L’ultimo capitolo della guida, però deve essere ancora scritto. Come fare a punire chi non rispetta la legge? Poiché si tratta di una materia internazionale, per ora, quando si vuole chiedere giustizia la via consigliata è appellarsi alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. 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