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P INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL CONAF, ANDREA SISTI 
Un palcoscenico 
sempre più vasto 
per gli agronomi 
di Letizia Martirano 
Andrea Sisti, umbro di Spo-leto, 
49 anni, è al secondo 
mandato come presidente 
del Conaf, il Consiglio na-zionale 
dell’Ordine nazionale dei dot-tori 
agronomi e forestali, un’avventu-ra 
iniziata nel 2008. Con lui abbiamo 
parlato dei problemi e delle prospet-tive 
future della professione. 
Che prospettive ha la professione 
di agronomo nel XXI secolo? 
Nei prossimi anni la s" da dell’ag-giornamento 
professionale e del per-fezionamento 
tecnico-scienti" co sarà 
fondamentale. Ogni iscritto è chiama-to 
a contribuire, ogni Ordine e Federa-zione 
è chiamato a proporre idee e in-dicazioni 
per raggiungere l’obiettivo. 
Qualcuno vorrebbe cambiare no-me, 
sembra di capire… 
Se dovessimo cambiare titolo in in-gegnere 
agronomo o ingegnere fore-stale, 
allora sì che appenderemmo 
al chiodo le «scarpette da professio-nista 
». Idea, quella del cambiamento 
del titolo, non solo giuridicamente 
impossibile, ma culturalmente inac-cettabile. 
Chi cita fonti storiche sulla nostra 
denominazione è fuorviato dal fatto 
che ingegneri, architetti e agronomi 
hanno fatto parte di un’unica asso-ciazione 
dal 1550 al 1900, e chi cita 
i nostri amici francesi o spagnoli o 
sudamericani o nordamericani de-ve 
sapere che non sono nella nostra 
stessa condizione. 
Ho scelto di fare il dottore agrono-mo 
e questo non è stato un ripiego 
per non aver fatto l’ingegnere e come 
me, credo, tanti di noi. 
Come procede la riforma degli Or-dini 
professionali? 
La situazione giuridica delle profes-sioni 
non è semplice. Nel 2011 dopo 
una lunga gestazione, con un decreto 
è stata fatta la riforma. 
Oggi i professionisti 
hanno l’obbligo dell’as-sicurazione 
e della for-mazione 
continua con 
sanzioni disciplinari per 
chi non le rispetta. Negli 
Ordini sono state sepa-rate 
le funzioni: i Con-sigli 
che amministrano 
l’albo e la formazione degli iscritti e 
i Consigli di disciplina che giudica-no 
i comportamenti dei professioni-sti. 
Insomma, una vera riforma che 
attende però l’emanazione dei testi 
unici da oltre un anno. 
Qual è la sua opinione sulla ge-stione 
della politica agraria in Italia? 
La professione 
di agronomo 
e di forestale 
si confronta sempre 
più non solo 
con la realtà italiana 
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Verso metà novembre 2013 avemmo 
un incontro tra tutti gli Ordini profes-sionali 
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Letta. Eravamo lì per portare proposte 
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e per contribuire alla crescita del 
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vera e propria sempli" cazione, ma 
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modi" che legislative che si inseri-scono 
quasi di soppiatto in un testo 
legislativo nel corso dell’esame di un 
provvedimento, del tipo modi" ca del 
comma xx dell’articolo yy. 
Da quando sono presidente tutti i 
vari decreti «cresci Italia, salva Italia, 
ecc.» non hanno di fatto inciso sul si-stema, 
ma hanno prodotto ulteriore 
frammentazione e inorganicità, poi-ché 
mancano di un progetto chiaro 
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come sistema Paese si de-ve 
dare. 
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conduzione del Ministe-ro 
delle politiche agricole? 
Abbiamo incontrato il vi-ceministro 
dell’agricoltura 
Andrea Olivero, che ci ha 
dato la sua disponibilità. 
Lo rivedremo per presentargli le no-stre 
proposte. Il Mipaaf deve cambia-re 
atteggiamento ed essere più «ren-ziano 
», confrontandosi con soggetti 
diversi da quelli tradizionali. 
Per esempio? 
Piccole e grandi realtà che non sono 
rappresentate, ma che organizzano in 
Andrea Sisti, dal 2008 presidente 
degli agronomi e forestali italiani 
▶ Non è 
proponibile 
cambiare 
il nostro titolo 
in «ingegnere 
agronomo» 
ATTUALITÀ 
14 L’Informatore Agrario • 19/2014 
© 2014 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
modo non tradizionale il mondo che 
ruota attorno all’agricoltura. Questo 
è l’effetto dell’individualismo della 
società moderna. 
Le piace lo stile del presidente del 
Consiglio Matteo Renzi? 
Non mi interessa se Renzi mi riceve 
oppure no. Ciò che va fatto è un cam-bio 
non solo nella rappresentanza, ma 
anche nelle forme di aggregazione, a 
cominciare dagli Ordini professiona-li, 
che già si sono riuniti in una rete. 
C’è una grande aspettativa riguar-do 
alla riorganizzazione burocrati-co- 
amministrativa dei Ministeri. An-cora 
non ci sono strutture organiche 
adeguate al mondo che è cambiato. 
Ad esempio, ambiente, agricoltura e 
paesaggio non si possono vedere con 
angolature di contrasto, ma con un 
progetto unico. Alcuni Paesi europei 
l’hanno già fatto. 
Spero che questo Governo faccia 
sintesi e di conseguenza anche il si-stema 
regionale. 
Quello che voglio dire è che il Pro-getto 
Paese serve soprattutto per ave-re 
una collocazione chiara in Europa 
e un pro$ lo de$ nito su cui investire 
ed essere di riferimento. 
Expo 2015 è alle porte. Progetti? 
Abbiamo organizzato il sesto con-gresso 
mondiale degli agronomi dal 
14 al 18 settembre 2015 a Milano, 
nell’ambito di Expo, sul tema «cibo 
e identità», per far conoscere e con-frontare 
le pratiche di produzione e di 
trasformazione esistenti nel mondo. 
Altre iniziative? 
Partiremo con alcuni progetti sulla 
sicurezza dei prodotti alimentari dal 
campo alla tavola, con prelievi in ot-to 
capoluoghi di provincia per con-trollare 
il livello dei residui, tenendo 
anche conto della sentenza della Cas-sazione 
sul divieto di esposizione dei 
prodotti ortofrutticoli. Un lavoro del 
genere lo abbiamo già fatto a Napoli 
nella Terra dei fuochi. Stiamo avvian-do 
un accordo con l’Ordine dei medi-ci 
per quanto riguarda le diete, onde 
arrivare a una corretta utilizzazione 
dei prodotti agroalimentari. In questo 
ambito abbiamo fatto un convegno 
a L’Aquila sull’effetto nutraceutico e 
funzionale degli alimenti, come si di-ce: 
dal campo alla tavola. 
Letizia Martirano 
ATTUALITÀ 
DOCUMENTO DELLA CORTE DEI CONTI UE 
Pac e tutela delle acque: 
un rapporto da migliorare 
L’integrazione della legislazione sulla 
tutela delle acque nella condizionalità 
e nel regolamento dello sviluppo rura-le 
della pac è la storia di un «successo 
parziale»: buoni i risultati per quanto ri-guarda 
l’impatto misurabile e la consa-pevolezza 
degli agricoltori, restano mol-te 
le lacune nella capacità degli Stati e 
delle Regioni di applicare correttamente 
le norme Ue. Queste, in sintesi, le os-servazioni 
della Corte dei conti europea 
nel rapporto sull’«Integrazione delle po-litiche 
sulle risorse idriche nella pac». 
La relazione rileva i limiti nell’appli-cazione 
della direttiva nitrati, con pro-cedure 
di infrazione contro otto Stati 
membri (tra cui la Francia) ancora aper-te 
a vent’anni dall’entrata in vigore. L’I-talia 
è uscita dalla procedura nel 2008, 
ha ricevuto un’altra notifi ca nel 2012, si-stemando 
la questione nel giro di qual-che 
mese. 
I giudici amministrativi stigmatizza-no 
l’approccio delle autorità nazionali 
e regionali ai piani di gestione dei ba-cini 
idrografi ci, le cui misure mancano 
di chiarezza e concretezza a livello ope-rativo. 
Anche la Commissione Ue viene 
bacchettata, perché mancano informa-zioni 
che consentano di misurare «l’evo-luzione 
delle pressioni esercitate dalle 
pratiche agricole sulle risorse idriche». 
Critiche anche sul «passo in avanti e 
due indietro» rappresentato dalla man-cata 
integrazione delle direttiva sull’uso 
sostenibile dei pesticidi nella pac 2014- 
2020. In realtà esiste un impegno di Par-lamento 
e Consiglio a procedere in que-sto 
senso, ma, rileva la Corte, la tempi-stica 
«appare incerta». 
Diversamente da altre relazioni, per 
rendersi conto meglio dell’impatto del-le 
misure sul campo, stavolta i revisori 
dell’Ue hanno condotto un sondaggio 
tra 140 organismi di consulenza a livel-lo 
europeo, riscontrando un aumento 
sostanziale della consapevolezza degli 
agricoltori circa le norme della condi-zionalità. 
«Ma – ha detto il responsabile 
della relazione Kevin Cardiff – la condi-zionalità 
è solo una parte delle politiche 
sulla gestione delle acque e il regime 
ispettivo degli Stati membri presenta 
molti limiti». A.D.M. 
PARERE DELL’EFSA 
Problema zinco 
nei mangimi 
Secondo l’Agenzia europea 
occorre abbassare i limiti 
per tutte le specie 
L’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza 
alimentare, ha proposto una riduzione del 
contenuto di zinco nei mangimi animali. 
Secondo un parere scientifi co pubblica-to 
a inizio maggio, gli attuali livelli di zinco 
sono di gran lunga superiori a quelli pre-senti 
in natura in molte regioni d’Europa, 
con conseguenti danni ai terreni agricoli 
e rischio di inquinamento delle acque di 
superfi cie. 
Una revisione al ribasso dei limiti avrà l’effet-to 
di abbassare la quantità di zinco nel leta-me 
liberato nell’ambiente «di circa il 20%», 
si legge in una nota dell’Agenzia con sede 
a Parma. 
Nei mangimi lo zinco è utilizzato per rinfor-zare 
il sistema immunitario e la riduzione del 
contenuto massimo ammesso, sottolinea Efsa, 
«non infl uisce sulla produttività degli animali». 
In luogo delle soglie di zinco attualmente 
in vigore (250 mg/kg per animali domestici, 
200 mg/kg per i pesci e 150 mg/kg per le altre 
specie), l’Efsa prevede soglie specifi che per 
l’allevamenti di suini: 150 mg/kg nei mangi-mi 
per suinetti, scrofe, conigli, salmone e ani-mali 
domestici (cani e gatti), 120 mg/kg per 
i tacchini da ingrasso e 100 mg/kg per tutte 
le altre specie. 
Per gli allevamenti di suini, inoltre, l’Efsa rac-comanda 
l’utilizzo di fi tasi – un enzima che mi-gliora 
l’assorbimento del fosforo – per tagliare 
ulteriormente la soglia di zinco a 110 mg/kg di 
mangime per suinetti e scrofe, nonché 100- 
70 mg/kg nei mangimi per suini da ingrasso. 
Se la raccomandazione dell’Efsa diventerà nor-ma 
è ancora presto per dirlo. 
«Le iniziative a seguito del parere – ha spiegato 
a L’Informatore Agrario Frederic Vincent, por-tavoce 
della Commissione Ue per la salute e i 
consumatori – non sono state ancora discusse, 
né decise». A.D.M. 
19/2014 • L’Informatore Agrario 15 
© 2014 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
Edizioni L’Informatore Agrario 
www.informatoreagrario.it 
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  • 1. P INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL CONAF, ANDREA SISTI Un palcoscenico sempre più vasto per gli agronomi di Letizia Martirano Andrea Sisti, umbro di Spo-leto, 49 anni, è al secondo mandato come presidente del Conaf, il Consiglio na-zionale dell’Ordine nazionale dei dot-tori agronomi e forestali, un’avventu-ra iniziata nel 2008. Con lui abbiamo parlato dei problemi e delle prospet-tive future della professione. Che prospettive ha la professione di agronomo nel XXI secolo? Nei prossimi anni la s" da dell’ag-giornamento professionale e del per-fezionamento tecnico-scienti" co sarà fondamentale. Ogni iscritto è chiama-to a contribuire, ogni Ordine e Federa-zione è chiamato a proporre idee e in-dicazioni per raggiungere l’obiettivo. Qualcuno vorrebbe cambiare no-me, sembra di capire… Se dovessimo cambiare titolo in in-gegnere agronomo o ingegnere fore-stale, allora sì che appenderemmo al chiodo le «scarpette da professio-nista ». Idea, quella del cambiamento del titolo, non solo giuridicamente impossibile, ma culturalmente inac-cettabile. Chi cita fonti storiche sulla nostra denominazione è fuorviato dal fatto che ingegneri, architetti e agronomi hanno fatto parte di un’unica asso-ciazione dal 1550 al 1900, e chi cita i nostri amici francesi o spagnoli o sudamericani o nordamericani de-ve sapere che non sono nella nostra stessa condizione. Ho scelto di fare il dottore agrono-mo e questo non è stato un ripiego per non aver fatto l’ingegnere e come me, credo, tanti di noi. Come procede la riforma degli Or-dini professionali? La situazione giuridica delle profes-sioni non è semplice. Nel 2011 dopo una lunga gestazione, con un decreto è stata fatta la riforma. Oggi i professionisti hanno l’obbligo dell’as-sicurazione e della for-mazione continua con sanzioni disciplinari per chi non le rispetta. Negli Ordini sono state sepa-rate le funzioni: i Con-sigli che amministrano l’albo e la formazione degli iscritti e i Consigli di disciplina che giudica-no i comportamenti dei professioni-sti. Insomma, una vera riforma che attende però l’emanazione dei testi unici da oltre un anno. Qual è la sua opinione sulla ge-stione della politica agraria in Italia? La professione di agronomo e di forestale si confronta sempre più non solo con la realtà italiana ma anche con quella europea e mondiale Mi sembra che si parli senza ave-re un progetto complessivo di come applicare nei prossimi anni la pac, di come gestire l’Expo, di cosa fare del made in Italy. Non c’è nessuno che faccia sintesi in questi ambiti. Lei pensa che l’agricoltura euro-pea sia un modello che può essere esportato? In giugno, quando ci saranno in Brasile i mondiali di calcio, ci sarà un’occasione per affrontare la que-stione del latifondo. Il modello europeo è esportabile e consente uno sviluppo per quelle po-polazioni. Noi possiamo offrire a quei Paesi molto competenze, a comincia-re dalla " loso" a della multifunziona-lità. Su questo fronte bisogna non so-lo aprire un dibattito, ma realizzare un progetto. Che ne pensa delle riforme in Italia? Verso metà novembre 2013 avemmo un incontro tra tutti gli Ordini profes-sionali e un consulente del Governo Letta. Eravamo lì per portare proposte sulla sempli" cazione delle procedu-re e per contribuire alla crescita del Paese. Il nostro interlocutore tenne a precisare che non si poteva interve-nire sul sistema promuovendo una vera e propria sempli" cazione, ma la strategia era quella di promuove-re una serie di «norme cacciavite», modi" che legislative che si inseri-scono quasi di soppiatto in un testo legislativo nel corso dell’esame di un provvedimento, del tipo modi" ca del comma xx dell’articolo yy. Da quando sono presidente tutti i vari decreti «cresci Italia, salva Italia, ecc.» non hanno di fatto inciso sul si-stema, ma hanno prodotto ulteriore frammentazione e inorganicità, poi-ché mancano di un progetto chiaro sugli obiettivi che l’Italia come sistema Paese si de-ve dare. Cosa pensa dell’attuale conduzione del Ministe-ro delle politiche agricole? Abbiamo incontrato il vi-ceministro dell’agricoltura Andrea Olivero, che ci ha dato la sua disponibilità. Lo rivedremo per presentargli le no-stre proposte. Il Mipaaf deve cambia-re atteggiamento ed essere più «ren-ziano », confrontandosi con soggetti diversi da quelli tradizionali. Per esempio? Piccole e grandi realtà che non sono rappresentate, ma che organizzano in Andrea Sisti, dal 2008 presidente degli agronomi e forestali italiani ▶ Non è proponibile cambiare il nostro titolo in «ingegnere agronomo» ATTUALITÀ 14 L’Informatore Agrario • 19/2014 © 2014 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
  • 2. modo non tradizionale il mondo che ruota attorno all’agricoltura. Questo è l’effetto dell’individualismo della società moderna. Le piace lo stile del presidente del Consiglio Matteo Renzi? Non mi interessa se Renzi mi riceve oppure no. Ciò che va fatto è un cam-bio non solo nella rappresentanza, ma anche nelle forme di aggregazione, a cominciare dagli Ordini professiona-li, che già si sono riuniti in una rete. C’è una grande aspettativa riguar-do alla riorganizzazione burocrati-co- amministrativa dei Ministeri. An-cora non ci sono strutture organiche adeguate al mondo che è cambiato. Ad esempio, ambiente, agricoltura e paesaggio non si possono vedere con angolature di contrasto, ma con un progetto unico. Alcuni Paesi europei l’hanno già fatto. Spero che questo Governo faccia sintesi e di conseguenza anche il si-stema regionale. Quello che voglio dire è che il Pro-getto Paese serve soprattutto per ave-re una collocazione chiara in Europa e un pro$ lo de$ nito su cui investire ed essere di riferimento. Expo 2015 è alle porte. Progetti? Abbiamo organizzato il sesto con-gresso mondiale degli agronomi dal 14 al 18 settembre 2015 a Milano, nell’ambito di Expo, sul tema «cibo e identità», per far conoscere e con-frontare le pratiche di produzione e di trasformazione esistenti nel mondo. Altre iniziative? Partiremo con alcuni progetti sulla sicurezza dei prodotti alimentari dal campo alla tavola, con prelievi in ot-to capoluoghi di provincia per con-trollare il livello dei residui, tenendo anche conto della sentenza della Cas-sazione sul divieto di esposizione dei prodotti ortofrutticoli. Un lavoro del genere lo abbiamo già fatto a Napoli nella Terra dei fuochi. Stiamo avvian-do un accordo con l’Ordine dei medi-ci per quanto riguarda le diete, onde arrivare a una corretta utilizzazione dei prodotti agroalimentari. In questo ambito abbiamo fatto un convegno a L’Aquila sull’effetto nutraceutico e funzionale degli alimenti, come si di-ce: dal campo alla tavola. Letizia Martirano ATTUALITÀ DOCUMENTO DELLA CORTE DEI CONTI UE Pac e tutela delle acque: un rapporto da migliorare L’integrazione della legislazione sulla tutela delle acque nella condizionalità e nel regolamento dello sviluppo rura-le della pac è la storia di un «successo parziale»: buoni i risultati per quanto ri-guarda l’impatto misurabile e la consa-pevolezza degli agricoltori, restano mol-te le lacune nella capacità degli Stati e delle Regioni di applicare correttamente le norme Ue. Queste, in sintesi, le os-servazioni della Corte dei conti europea nel rapporto sull’«Integrazione delle po-litiche sulle risorse idriche nella pac». La relazione rileva i limiti nell’appli-cazione della direttiva nitrati, con pro-cedure di infrazione contro otto Stati membri (tra cui la Francia) ancora aper-te a vent’anni dall’entrata in vigore. L’I-talia è uscita dalla procedura nel 2008, ha ricevuto un’altra notifi ca nel 2012, si-stemando la questione nel giro di qual-che mese. I giudici amministrativi stigmatizza-no l’approccio delle autorità nazionali e regionali ai piani di gestione dei ba-cini idrografi ci, le cui misure mancano di chiarezza e concretezza a livello ope-rativo. Anche la Commissione Ue viene bacchettata, perché mancano informa-zioni che consentano di misurare «l’evo-luzione delle pressioni esercitate dalle pratiche agricole sulle risorse idriche». Critiche anche sul «passo in avanti e due indietro» rappresentato dalla man-cata integrazione delle direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi nella pac 2014- 2020. In realtà esiste un impegno di Par-lamento e Consiglio a procedere in que-sto senso, ma, rileva la Corte, la tempi-stica «appare incerta». Diversamente da altre relazioni, per rendersi conto meglio dell’impatto del-le misure sul campo, stavolta i revisori dell’Ue hanno condotto un sondaggio tra 140 organismi di consulenza a livel-lo europeo, riscontrando un aumento sostanziale della consapevolezza degli agricoltori circa le norme della condi-zionalità. «Ma – ha detto il responsabile della relazione Kevin Cardiff – la condi-zionalità è solo una parte delle politiche sulla gestione delle acque e il regime ispettivo degli Stati membri presenta molti limiti». A.D.M. PARERE DELL’EFSA Problema zinco nei mangimi Secondo l’Agenzia europea occorre abbassare i limiti per tutte le specie L’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha proposto una riduzione del contenuto di zinco nei mangimi animali. Secondo un parere scientifi co pubblica-to a inizio maggio, gli attuali livelli di zinco sono di gran lunga superiori a quelli pre-senti in natura in molte regioni d’Europa, con conseguenti danni ai terreni agricoli e rischio di inquinamento delle acque di superfi cie. Una revisione al ribasso dei limiti avrà l’effet-to di abbassare la quantità di zinco nel leta-me liberato nell’ambiente «di circa il 20%», si legge in una nota dell’Agenzia con sede a Parma. Nei mangimi lo zinco è utilizzato per rinfor-zare il sistema immunitario e la riduzione del contenuto massimo ammesso, sottolinea Efsa, «non infl uisce sulla produttività degli animali». In luogo delle soglie di zinco attualmente in vigore (250 mg/kg per animali domestici, 200 mg/kg per i pesci e 150 mg/kg per le altre specie), l’Efsa prevede soglie specifi che per l’allevamenti di suini: 150 mg/kg nei mangi-mi per suinetti, scrofe, conigli, salmone e ani-mali domestici (cani e gatti), 120 mg/kg per i tacchini da ingrasso e 100 mg/kg per tutte le altre specie. Per gli allevamenti di suini, inoltre, l’Efsa rac-comanda l’utilizzo di fi tasi – un enzima che mi-gliora l’assorbimento del fosforo – per tagliare ulteriormente la soglia di zinco a 110 mg/kg di mangime per suinetti e scrofe, nonché 100- 70 mg/kg nei mangimi per suini da ingrasso. Se la raccomandazione dell’Efsa diventerà nor-ma è ancora presto per dirlo. «Le iniziative a seguito del parere – ha spiegato a L’Informatore Agrario Frederic Vincent, por-tavoce della Commissione Ue per la salute e i consumatori – non sono state ancora discusse, né decise». A.D.M. 19/2014 • L’Informatore Agrario 15 © 2014 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
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