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Tutto ciò che ci affascina del mondo inanimato, i boschi, le pianure, i
fiumi, le montagne, i mari, le valli, le steppe, di più, di più, le città, i
palazzi, le pietre, di più, il cielo, i tramonti, le tempeste, di più, la neve,
di più, la notte, le stelle, il vento, tutte queste cose, di per sé vuote e
indifferenti, si caricano di significato umano perché, senza che noi lo
sospettiamo, contengono un presentimento d’amore. Quanto era stato
stupido a non essersene mai accorto finora. Che interesse avrebbe una
scogliera una foresta, un rudere se non vi fosse implicata un’attesa? E
attesa di che se non di lei, della creatura che ci potrebbe fare felici?
Che senso avrebbe la valle romantica tutta rupi e scorci misteriosi se il
pensiero non potesse condurci lei in una passeggiata del tramonto tra
flebili richiami di uccelli? Che senso la muraglia degli antichi faraoni
se nell’ombra dello speco non potessimo fantasticare un incontro? E
l’angolo del borgo fiammingo che ci potrebbe importare o il caffè del
boulevard o il suk di Damasco se non si potesse supporre che anche lei
un giorno vi passerà, impigliandovi un lembo di vita? E l’erma
cappelletta al bivio col suo lumino perché avrebbe tanto pathos se non
vi fosse nascosta un’allusione? E a che cosa allusione se non a lei, alla
creatura che ci potrebbe fare felici? […] Dovunque c’era nascosto il
pensiero inconfessato di lei, anche se non sapevamo neppure chi fosse.
Quanto meschina sarebbe, di fronte a un grande spettacolo della
natura, la nostra esaltazione spirituale se riguardasse soltanto noi e non
potesse espandersi verso un’altra creatura. Perfino le montagne che
egli aveva intensamente amato, le nude scabre inospitali rupi in
apparenza così antitetiche alle cose d’amore adesso assumevano un
senso diverso. La sfida della natura selvaggia? Il superamento dell’io?
La conquista dell’abisso? L’orgoglio della vetta? Che spaventosa
cretineria sarebbe se consistesse soltanto in questo. Difficoltà e pericoli
diventerebbero ridicolmente gratuiti. […] Nell’amore per le montagne
si annodava clandestinamente un altro impulso dell’animo.

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