Come i media fanno reporting sui casi di suicidio. L'effetto copycat delle celebrità: il caso Robin Williams. Il coming out di Lady Gaga. Il ruolo dei social. Carte etiche e deontologiche in Italia e nel mondo a confronto.
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2021 07 Campobasso I media e il suicidio, per una diversa narrazione.
1. I media e il suicidio
Campobasso
09
07
2021@carlo_bartoli
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2. I media e il suicidio
Il giornalismo alla prova del suicidio
L’informazione sui casi di suicidio è uno dei banchi di prova per un
giornalismo attento non solo della deontologia, ma anche dell’etica,
ossia al rispetto nei confronti dei protagonisti, delle persone
direttamente coinvolte, dei lettori.
Ecco cos’è accaduto una sera d’inverno digitando su Google il
termine «suicidio».
Questa (purtroppo) non è una raccolta di casi esemplari in negativo.
Non è neppure una raccolta di esempi di brutto giornalismo da parte
di piccoli siti e testate sconosciute.
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3. I media e il suicidio
Mentre ci sono reati per i quali siamo portati a concedere una giustificazione, sul
suicidio grava uno stigma, un misto di incomprensione, pietà e condanna.
Che viene da lontano:
“Non potendo punire il suicida, ci si accaniva sul suo cadavere con tutta una serie
di gesti, (…): a volte lo si bruciava; a volte lo si chiudeva in una botte e lo si gettava
in un fiume, per ‘sciacquar’ via il pericolo da lui rappresentato; a volte si cercava
di renderlo inoffensivo impalandolo o decapitandolo. I cadaveri dei suicidi non
venivano fatti uscire dalla porta principale di casa, bensì da un buco nel muro,
dalla finestra, dal tetto. Li si conduceva al cimitero per strade secondarie.
Non si poteva farli entrare dalla porta principale del cimitero: dovevano essere
fatti passare capovolti sopra il muro di cinta. Nella bara venivano sepolti col volto
all’ingiù. Dato che la chiesa proibiva di seppellirli in terra consacrata, essi
venivano sotterrati anche ai crocicchi (con un palo conficcato nel corpo) o ai
confini della città, o si sceglieva un luogo deserto e discosto. Se li si accettava nei
cimiteri, li si metteva in un angolo vicino al muro o sotto la grondaia. La tomba del
suicida non doveva essere curata”.
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4. I media e il suicidio
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5. I media e il suicidio
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6. I media e il suicidio
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La morte
di un presunto
colpevole
7. I media e il suicidio
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8. I media e il suicidio
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9. I media e il suicidio
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Un tentativo di
suicidio a mano
disarmata
10. I media e il suicidio
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Suicidio o
porto
abusivo
d’armi
11. I media e il suicidio
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Il suicidio
di una
giovane
solare
12. I media e il suicidio
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Senza commento.
Basta leggere.
14. I media e il suicidio
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15. I media e il suicidio
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16. I media e il suicidio
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Corretto
garantire
l’anonimato
della vittima: la
28enne L.F. di
Campobernardo
17. I media e il suicidio
Una crisi depressiva. Ci sarebbe un periodo
particolarmente difficile alla base del tragico suicidio
che si è consumato lunedì pomeriggio all'interno di
un'abitazione di Salgareda. Questo è quanto ipotizzato in
seguito alle prime ricostruzioni da parte dei carabinieri,
intervenuti sul posto subito dopo l'accaduto.
A farla finita, L.F., ragazza di 28 anni. Per compiere il gesto
estremo ha scelto l'abitazione in cui viveva insieme al
compagno, nella frazione Campobernardo. Stando alle prime
ricostruzioni fatte dai militari arrivati sul luogo, la giovane si
sarebbe impiccata. (…). Da chiarire le cause del gesto. Le
prime verifiche hanno portato i carabinieri a pensare che si
tratti verosimilmente di una crisi depressiva. Non sarebbero
stati rinvenuti biglietti lasciati dalla vittima.
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18. I media e il suicidio
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Un caso diverso.
Quando il suicidio è un
fatto di cronaca che
non può non essere
raccontato. Ma…
19. I media e il suicidio
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Un caso diverso.
Quando il suicidio è un
fatto di cronaca che
non può non essere
raccontato. Ma sul
suicidio si può scrivere
proprio tutto?
20. I media e il suicidio
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Un caso diverso.
Quando il suicidio è un
fatto di cronaca che
non può non essere
raccontato. Ma in
questa fotogallery
dov’è l’essenzialità
della notizia?
21. I media e il suicidio
L’effetto Werther
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità,
l’incidenza dell’imitazione nel suicidio è
evidente: “Il primo evidente caso di imitazione di
massa di un suicidio si è verificato dopo il 1774,
dopo la pubblicazione dei ‘Dolori del giovane
Werther’ da parte di Wolfgang Goethe. Molti
uomini si tolsero la vita nello stesso modo e
molti di essi si erano vestiti in modo simile”.
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22. I media e il suicidio
Le ricerche sul campo
David Phillips, The influence of suggestion on suicide
“Uno studio di David Philips dimostrò
questo fenomeno. Nei 20 anni presi in esame dallo studio,
vennero censiti 33 mesi nei quali almeno
un articolo di rilievo riguardante un caso di
suicidio venne pubblicato in prima pagina.
In 26 casi su 33, venne registrato un rilevante
aumento del numero dei suicidi”.
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23. I media e il suicidio
Le ricerche sul campo
La controprova
Gli studi condotti dal professor Elmar
Etzersdorfer hanno dimostrato che
l’introduzione di linee guida per la
trattazione delle notizie in materia di
suicidio nella metropolitana viennese
hanno determinato “una riduzione
del 75% dei casi di suicidio nella
metropolitana e una riduzione del
20% dei suicidi nell’intera città”.
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24. I media e il suicidio
Gli 11 comandamenti dell’Oms
1. Cogli l’opportunità per educare il pubblico a proposito del suicidio;
2. Evita un linguaggio sensazionalistico, o che presenti il suicidio come un
fatto normale, o ancora che lo presenti come una soluzione dei problemi;
3. Evita di presentarlo in posizioni di particolare evidenza e non riproporre
più volte, senza motivo, le storie di suicidi;
4. Evita di descrivere in maniera esplicita il modo usato per togliersi la vita o
nei tentativi di suicidio;
5. Evita di descrivere in modo dettagliato i luoghi scelti;
6. Usa con attenzione le parole nei titoli;
7. Sii cauto nell’uso di foto e filmati;
8. Usa particolare attenzione nel descrivere il suicidio di persone celebri;
9. Tieni nella dovuta considerazione i parenti e gli amici dei suicidi;
10. Fornisci informazioni su dove è possibile chiedere un aiuto.
11. Ricordati che gli stessi giornalisti possono essere influenzati
nel raccontare casi di suicidio.
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25. I media e il suicidio
Le raccomandazioni dell’Oms
Le motivazioni. Particolare attenzione va posta nell’azzardare
spiegazioni. Il suicidio è un fenomeno complesso influenzato da
numerosi fattori di vario tipo.
Per questo “quasi sempre sarà fuorviante attribuire un suicidio a
un singolo evento come un esame fallito, una relazione interrotta”
Il contagio. Del tutto censurabili sono tutti gli atteggiamenti che
tendono a riproporre superficiali generalizzazioni. Locuzioni come
l’incremento dei casi dovrebbero essere preferite a slogan
sensazionalistici quali ‘
’
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26. I media e il suicidio
Numerosi studi hanno dimostrato
che la notizia del suicidio di una
celebrità possiede un notevole
effetto ‘copycat’ sulla popolazione,
incrementando i tassi di suicidio.
Una meta-analisi che ha preso in
considerazione 419 studi sull’effetto
dei media sui tassi di suicidio, ha
mostrato che gli studi basati sul
suicidio di una celebrità hanno una
probabilità di riportare un effetto
‘copycat’ di 5.27 volte maggiore
rispetto agli studi non basati sul
suicidio di un personaggio famoso.
27. I media e il suicidio
L’effetto suicidio delle celebrità sui media
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L’AGONIA
RIVELATA
IL MISTERO
RISOLTO
28. I media e il suicidio
L’effetto suicidio delle celebrità sui media
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Alan Scherstuhl del Village Voice,
scrive così su Facebook:
“I took the liberty of re-editing
the Daily News’ shameful
Robin Williams cover.”
29. I media e il suicidio
L’effetto suicidio delle celebrità sui media
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30. I media e il suicidio
L’effetto suicidio delle celebrità sui media
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La verità: Robin Williams era affetto da una gravissima malattia neurodegenerativa
Fare clic per inserire testo
La moglie Susan Schneider ha raccontato che il marito avrebbe avuto al massimo altri tre anni di
vita. "Vivevamo un incubo", ha detto la donna alla trasmissione Good Morning America,
raccontando che suo marito si stava "disintegrando davanti ai miei occhi", nelle settimane prima
della sua morte. L'attore, a cui era stato diagnosticato il morbo di Parkinson, era infatti affetto
anche da una malattia neurodegenerativa nota come la demenza a corpi di Lewy (DLB), causata
da depositi di una proteina anomala all'interno delle cellule cerebrali, che disturbano le normali
funzioni del cervello provocando demenza, allucinazioni, disturbi cognitivi, cambi dello stato
mentale repentini e difficoltà motorie. Sintomi che, ha spiegato la vedova Williams "si
presentano all'improvviso e senza un preciso ordine", ma che hanno svelato la patologia
soltanto all'autopsia.
"Se fosse stato fortunato Robin avrebbe avuto forse altri tre anni di vita. Ma sarebbero stati anni
duri e con una buona probabilità sarebbe stato rinchiuso", ha detto ancora Susan, ricordando
che nei mesi precedenti il suicidio, l'attore ha sofferto di attacchi di ansia, rigidità muscolari e
motorie a causa delle quali un giorno ha sbattuto contro una porta procurandosi una profonda
ferita alla testa. "Robin era consapevole del fatto che stesse impazzendo e che non potesse farci
niente, era del tutto lucido e sobrio quando è morto".
31. I media e il suicidio
L’effetto suicidio delle celebrità sui media
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L'errore di Lady Gaga, il video di 911, le scuse, il coming out, la lettera al Guardian
Fare clic per inserire testo
The suicide of friend Rick
Genest, Zombie Boy is beyond
devastating. We have to work
harder to change the culture,
bring Mental Health to the
forefront and erase the stigma
that we can’t talk about it. If you
are suffering, call a friend or
family today. We must save each
other. pic.twitter.com/THz6x5JlpB
— Lady Gaga (@ladygaga) 3
agosto 2018
32. I media e il suicidio
L’effetto suicidio ai tempi del social
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«La vidéo que je vais faire n’est
pas faite pour faire le buzz, elle est
faite pour faire réagir les gens,
pour ouvrir les esprits, prévient-
elle. Je veux que le message que je
veux faire passer soit partagé,
quitte à ce que ce soit choquant,
c’est le but, tant que tu tapes pas
dans la provoc’, les gens ne
comprennent pas. (…) Ce qui va se
passer risque d’être très choquant.
Si y a des gens qui sont mineurs,
ne restez pas. »
33. Media e suicidio al tempo dei social
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Il racconto del
suicidio arriva
con Periscope
La conferma del
suicidio arriva
con un tweet
34. I media e il suicidio
“L’imitazione non si limita ad anticipare degli eventi, cioè a far compiere prima
dei suicidi che sarebbero stati comunque commessi dopo, ma ne provoca di
nuovi, incoraggiando a congedarsi dal mondo persone che, sia per le vicende
della propria vita, sia per le condizioni psicologiche e sociali in cui si trovano,
sono particolarmente vulnerabili. L’emulazione è tanto più probabile quanto
più i lettori e gli ascoltatori possono identificarsi con che si è ucciso, con la sua
situazione e i suoi problemi.
Recentemente, alcuni studiosi, richiamandosi ad un personaggio del Flauto
magico di Mozart che si lascia convincere a non togliersi la vita, hanno
affermato che i media possono avere anche un effetto Papageno, protettivo e
dissuasivo, dando spazio a storie di persone con pensieri suicidi che sono
riuscite a trovare soluzioni diverse
ai loro problemi”
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35. I media e il suicidio
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Del fenomeno del suicidio bisogna parlarne. Ad esempio così. I sopravvissuti:
https://www.youtube.com/watch?v=dzothcEpKKw&feature=youtu.be
36. I media e il suicidio
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37. I media e il suicidio
I 46 (e più) codici etici
Accountable Journalism, il sito del Reynolds Journalism Institute e dell’Ethical
Journalism Network che si occupa della dimensione etica della professione
giornalistica, raccoglie gran parte delle carte deontologiche e dei codici etici in
campo giornalistico: nel sito è possibile rintracciare 46 documenti di ogni parte
del mondo che si occupano in varie forme e modi delle accortezze che i media
devono rispettare a proposito delle notizie su suicidi, sospetti suicidi, tentativi
di suicidio, minacce di suicidio.
Purtroppo, manca l’Italia…
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38. I media e il suicidio
Alcuni esempi
POCHI DETTAGLI E SOBRIETÀ NEL LINGUAGGIO. Queste raccomandazioni sono
state fatte proprie in varie forme da diversi documenti come il Code of Ethics
della Norwegian Press, il Code of Practice del Press Council, dall’Ombudsman
della stampa irlandese e dal Press Council danese.
Sostanzialmente, le stesse raccomandazioni sono contenute nell’Ethical Code
of the Bulgarian Media, nel Code of the Australian Associated Press, dal Press
Council tedesco, dal Code of Practice del Tonga Media Council Broadcasting e
dal suo omologo del Papua New Guinea, dal Code of Ethics del Lithuanian
Journalists e dal Codes of Practice dello Special Broadcasting Service
australiano.
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39. I media e il suicidio
Alcuni esempi
MOSTRARE CHE C’È UN’ALTRA SOLUZIONE. Il Mirror Australian Telegraph
chiede di fornire, dove possibile, i recapiti dei gruppi di aiuto a cui le persone
possono rivolgersi in caso di necessità. Anche l’Australian Press Council
suggerisce vivamente la possibilità di includere i riferimenti dei servizi di
consulenza consultabili dalle persone in difficoltà o da parte dei loro parenti.
Lo Special Broadcasting Service australiano ricorda che i Samaritani sono
disponibili a offrire aiuto e consulenza e che possono essere pubblicizzate le
help line ritenute appropriate.
CERTO, NON PROBABILE. L’Editorial Standards and Best Practices dell’agenzia
France Presse mette in guardia i propri giornalisti dall’indicare
il suicidio come probabile causa di morte “fino a che ciò non sia
ufficialmente confermato o che non sia di schiacciante evidenza”,
oltre a ribadire la necessità di non fornire eccessivi dettagli
sulle modalità di esecuzione.
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