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Quali sono i risultati
ottenuti dalla Politica
di Coesione?
ANTONINO BONFIGLIO - ALESSANDRA DI BENEDETTO
27/10/2017
La Politica di Coesione
 La politica di Coesione Europea è una politica pubblica, caratterizzata da
decisioni governative finalizzate a trattare di vari problemi sociali ed
economici ed a correggere squilibri geografici.
 Comprende sia gli obbiettivi di crescita economica e di convergenza, sia gli
obbiettivi di perequazione sociale e territoriale.
 Obiettivo della politica è favorire la convergenza delle aree
economicamente più deboli dell’ Unione Europea verso i livelli di sviluppo
delle aree più forti.
 I fondi destinati sono: FESR, FES e FEOGA
La Politica di Coesione
Problematicità :
Alcuni economisti, tra cui Krugman(1987), hanno sottolineato il rischio di conseguenze
negative dell’integrazione economica:
 Aumento della disoccupazione
 Distribuzione irregolare dei fattori di produzione(capitali, know-how, beni e servizi)
 Iniqua distribuzione dei vantaggi derivanti dall’istituzione del Mercato Unico
È interessante verificare quali siano stati i risultati della politica di coesione. Tali risultati
possono essere valutati soltanto in considerazione dei principi e degli obiettivi che
ispirano la politica in questione.
Principi
Principi:
Crescita Economica
Il contenuto dell’AUE riguardo
la politica di coesione sancisce
che l’obiettivo ultimo della
politica è «la riduzione delle
disparità regionali» attraverso
lo stimolo di più elevati tassi di
crescita nelle aree meno
sviluppate rispetto quelli delle
aree centrali.
Misurabilità
La politica di coesione favorisce la
crescita nelle aree meno sviluppate
e periferiche, anche se, con
un’accentuata divergenza di
performance economica, interna al
singolo paese, tra centro e
periferia
È necessario sviluppare criteri di
misurazione adeguati per
confrontare la situazione prima e
dopo l’applicazione della politica.
Principi
Addizionalità
La Commissione si è cautelata
assicurando che la politica di
coesione non fosse usata per
spiazzare o sostituire le spese
nazionali in vari settori. I
finanziamenti dell’Ue assumono
carattere addizionale rispetto a quelli
degli Stati membri e non più
compensativo.
Sostenibilità
Il principio di sostenibilità, permette
a Regioni ed aree meno sviluppate di
emergere da questo status e uscire
dalla dipendenza dei sussidi.
La politica si basa sulla convinzione
che gli investimenti pubblici
pianificati produrranno un effetto
moltiplicatore, stimolando gli
investimenti privati, con lo scopo di
sfruttare l’esistenza dei beni pubblici
prodotti dalla politica stessa.
Principi
Sana Gestione Economica
• Il controllo sulle procedure effettuate
dalle autorità di gestione dei
programmi operativi è l’introduzione
della regola del N+2 per il periodo
programmatico 2000-2006
(attualmente,N+3).
• Lo strumento dei comitati di monitoraggio
biennale organizzati da ogni autorità di gestione
responsabile dell’applicazione di programmi
operativi individuali finanziati dal FES e dal FESR.
• L’obbligo di intraprendere una valutazione
sistematica dei risultati raggiunti dai programmi, in
termini di output socio-economici prodotti dai
progetti finanziati, così come in termini di risultati
sociali o di impatto del programma, nel suo
complesso sull’economia nazionale e regionale.
Tre livelli di responsabilità nella gestione dei programmi operativi:
1) L’introduzione di
un’autorità di gestione
(managing authority,
MA) responsabile per la
definizione e
l’operazionalizzazione
dei programmi
operativi.
…Sana Gestione Economica
2) La creazione di
un’autorità di
certificazione
(certification authority,
CA) responsabile per la
verifica di tutte le
fatture trasmesse per
pagamenti dai
beneficiari dei
programmi.
3) La creazione di un’autorità di
revisione (audit authority, AA) con il
compito di controllare le spese
effettuate rispetto a quelle previste
dai programmi operativi in modo da
eliminare la possibilità di un ‘policy
drift’ (una deriva della politica) tra la
prefigurazione del programma e la
sua concreta applicazione.
Principi
Orientamento al Risultato
La nuova politica prende atto dello spostamento dell’attenzione dalle formalità
delle procedure amministrative alla quantificazione dei risultati, al
raggiungimento degli obiettivi sanciti nella strategia Europa 2020, e alla riforma
delle priorità definita per ogni Stato membro dal semestre Europeo.
Gli Organi con facoltà di controllo:
 la Commissione Europea
 l’Ufficio Anti Frode (OLAF)
 il Parlamento Europeo
 la Corte dei Conti.
Principi
Aspetto importante su cui concentrarsi è l’immutabilità di tali
principi nel corso del tempo. Tuttavia a questa immutabilità non è
corrisposta la rigidità dei mezzi. Questi ultimi sono cambiati di pari
passo con l’evoluzione delle istituzioni europee, delle competenze
ad esse attribuite e dell’approccio alle disparità regionali.
La Politica di Coesione può essere considerata uno dei tanti
strumenti per la realizzazione del processo di Europeizzazione
Per comprendere la sua evoluzione è necessario fare riferimento al
concetto di Europeizzazione ed al rapporto che intercorre tra
questi due termini.
Europeizzazione
Europeizzazione
«Il concetto di Europeizzazione si riferisce ad un processo di
costruzione, diffusione, e istituzionalizzazione di regole
formali e informali, di procedure, paradigmi di policy, stili,
nonché di credenze condivise e norme che sono inizialmente
definite e consolidate nella formazione delle politiche e della
politics dell’Unione Europea, e successivamente incorporate a
livello nazionale nella logica del discorso, nelle identità, nelle
strutture politiche e nelle politiche pubbliche.»
Europeizzazione
Il concetto di Europeizzazione consente di studiare gli
effetti della politica di coesione secondo due diversi
approcci, ulteriori rispetto a quello prettamente
economico:
 Istituzionalista (Governance Multilivello)
 Sociologico (Identità multiple)
Europeizzazione
Approccio Istituzionalista:
Approccio che mette in luce come determinate
strutture istituzionali modellano le interazioni politiche,
influenzano le strategie degli attori e gli esiti del
processo decisionale.
Cambia il concetto di istituzione quindi di governance
(Multilevel Governance)
Europeizzazione
Approccio Sociologico:
Le istituzioni modellano la politica attraverso la costruzione e
l’elaborazione del significato della vita individuale e collettiva,
condizionando le percezioni e le preferenze e vincolando le
aspettative e gli orientamenti.
Le istituzioni europee sono considerate un elemento che
colpisce le identità degli attori nazionali.
Governance Multilivello
Governance Multilivello
È definita come: l’interazione tra le istituzioni
politiche e la società civile nella gestione delle
politiche pubbliche formali.
 Cerca di definire gli attori rilevanti nei processi
decisionali e nell’implementazione delle politiche,
andando al di la delle istituzioni governative
tradizionali, coinvolgendo i rappresentanti della
società civile.
Governance Multilivello
Può essere vista non solo come la modalità
per realizzare la politica di coesione, ma
anche come un suo effetto, nel senso che
essa è stata ulteriormente implementata
per il perseguimento di tale politica.
Governance Multilivello
Effetti:
1. Maggiore ruolo delle regioni che diventano responsabili della implementazione
della politica di coesione e acquisiscono peso grazie ad una maggiore
rappresentatività mediante il Comitato delle Regioni.
2. Diminuzione della sovranità degli stati evidente nell’abbandono del sistema delle
quote e nell’assunzione di una natura addizionale da parte dei finanziamenti
3. Maggiori poteri decisionali delle istituzioni dell’Unione Europea(potere di
controllo della Commissione)
4. Maggior partecipazione della società civile.
Governance Multilivello
È compatibile con la democrazia
rappresentativa?
Governance Multilivello
PRO
Permette di approdare a
decisioni più informate e
condivise, superando la
naturale gerarchia dei livelli di
governo territoriali, grazie al
maggior coinvolgimento dei
rappresentanti della società
civile
CONTRO
L’aumento degli attori
coinvolti comporta una
confusione
nell’attribuzione di
responsabilità. Il rischio è
di giungere ad una
tecnocrazia
irresponsabile, rendendo
opaco il processo
decisionale.
Governance Multilivello
L’impatto della Politica di Coesione sulla democrazia ha
comportato il superamento della concezione tradizionale di
democrazia rappresentativa, approdando al nuovo concetto di
democrazia multilivello.
Democrazia multilivello intesa come partecipazione:
 All’adozione delle decisioni pubbliche
 Al giudizio sugli effetti delle decisioni prese.
Identità Multiple
Identità Multiple
 Che relazione c’è tra identità e la Politica di coesione?
 È possibile stabilire una relazione tra identità ed integrazione?
È legittimo chiedersi in quale misura l’istituzione di una struttura
politica comune e di organi sovranazionali abbiano contribuito a far
sorgere un senso di appartenenza a livello europeo e se la Politica di
coesione abbia avuto un qualche effetto sullo sviluppo di tale identità.
Identità Multiple
Sebbene gli obiettivi che oggi connotano l’Unione Europea siano
stati inizialmente di carattere economico, la creazione di una
Comunità Europea era stata pensata come uno strumento per il
superamento dei nazionalismi e per assicurare la pace in
quest’area. L’idea era dunque quella di creare un senso di
appartenenza all’ Europa fondando quindi “un’identità europea”.
Tale premessa storica è necessaria per introdurre il concetto di
Identità Multiple.
Identità Multiple
Per identità multipla si intende il senso di appartenenza di un
individuo a più entità territoriali. Un individuo può mostrare
infatti un diverso grado di attaccamento alla realtà territoriale in
cui vive:
• Nessun attaccamento o attaccamento debole
• Attaccamento esclusivo (a una o al massimo a due comunità
territoriali di appartenenza)
• Attaccamento multiplo, ovvero a tutte le comunità territoriali
di appartenenza
Identità Multiple
Identità Multiple
I livelli di identità nell’ambito UE:
• Nessuna identità
• Identità subnazionale
• Identità regionale
• Identità nazionale
• Identità europea
Identità Multiple
Fattori che influenzano l’Identità territoriale:
• GUERRA: è il fattore che più di ogni altro determina l’identità territoriale,
poiché facilita il sorgere di una solidarietà diffusa nella comunità e, se da un
lato ha l’effetto di rendere questa identità più esclusiva, dall’altro indebolisce il
senso di appartenenza a livello regionale.
• CULTURA: può costituire un fattore di rafforzamento dell’identità nazionale
ma anche un fattore di integrazione. A livello Europeo, la libera circolazione di
persone, beni, capitali e servizi può comportare una diffusione della cultura e
favorire il riconoscimento di una identità europea condivisa. Tuttavia, ci sono
esempi che hanno costituito un ostacolo alla costruzione di una identità
europea (l’immigrazione).
Identità Multiple
• INTERESSI ECONOMICI: hanno un effetto diverso sulla costruzione di una
identità europea in base a classe sociale, livello di istruzione, benessere
economico dell’individuo. Per esempio i lavoratori non qualificati risentiranno
delle conseguenze negative del mercato unico a causa di una bassa mobilità
dovuta a barriere linguistico-culturali; al contrario, il mercato unico sarà ben
visto dagli investitori grazie alla elevata mobilità dei capitali favorita peraltro
dagli Stati stessi.
• ISTITUZIONI POLITICHE: la relazione che intercorre tra istituzioni politiche e
identità è bilaterale, nel senso che si condizionano reciprocamente. Ciò spiega
perché la presenza di istituzioni regionali corrisponde in genere a una maggiore
identità regionale, così come la presenza di istituzioni centralizzate e nazionali
corrisponde a una maggiore identità nazionale, mentre tale logica non trova
riscontro per quanto riguarda l’identità europea. Anzi, nonostante la presenza di
istituzioni europee sovranazionali si assiste in molti paesi europei a una
mobilitazione delle identità nazionali da parte dei partiti politici, soprattutto di
destra.
Identità Multiple
Quali fattori fondano l’identità europea?
Il fatto che l’Europa Occidentale nell’ultima metà di secolo non ha conosciuto
conflitti ha reso possibile un minore attaccamento nazionale e il sorgere di
una identità europea grazie al perseguimento di obiettivi economici comuni.
L’integrazione europea infatti è stata guidata da finalità economiche piuttosto
che da conflitti.
Questo spiega perché la definizione di una identità europea è più debole.
Anche la creazione di istituzioni europee ha contribuito a fondare una identità
europea ma non in maniera tale da sovrastare gli altri tipi di identità. La
presenza di identità multiple ha consentito la realizzazione graduale di una
governance multilivello
Identità Multiple
Identità Multiple
Dalla tabella è possibile notare come una larga minoranza di cittadini europei
riconosce identità multiple. In molti paesi l’identità regionale è più forte di
quella nazionale. L’identità europea è significativamente più debole in media
rispetto alle altre identità territoriali anche se una consistente minoranza
riconosce un certo grado di appartenenza europea. Tali identità territoriali
sono in genere inclusive e non esclusive, per cui non si può parlare di un
trade-off tra queste identità.
Gli individui che mostrano un forte attaccamento alla propria nazione
dimostrano solitamente un rilevante attaccamento all’UE. Anche nelle aree
dove non era presente un’identità europea, la creazione di istituzioni di livello
europeo per via della politica di coesione dopo il 1987 ha contribuito alla
formazione di identità multiple contenenti anche componenti europee. E’
possibile concludere che di conseguenza l’UE è formata da istituzioni multi-
livello basate su identità multiple.
Gli effetti sulla Convergenza
Economica
Gli effetti sulla convergenza economica
Analisi dei cambiamenti di carattere socio-economico
degli stati UE dal 1970 al 1995 a seguito dell’attuazione
della Politica di Coesione prendendo in considerazione
il PIL pro capite ed il PPA pro capite al fine di verificare
se vi sia una riduzione o un aumento della convergenza
di sviluppo interregionale.
Gli effetti sulla convergenza economica
Studio di Molle, Von Holst e Smith:
• 1950: La parte più sviluppata in Eu, in base al PIL pro capite,
era concentrata a nord, tra le città di Londra, Parigi,
Lussemburgo e Bruxelles. La parte meno sviluppata erano le
regioni meridionali italiane.(Calabria, Molise e Basilicata).
• 1970: Disparità diminuisce, il paese coi maggiori tassi di
crescita è la Germania; anche l'Italia conosce un periodo di
sostanziale miglioramento.
1995: il divario tra la regione più sviluppata e la meno in termini di potere di
acquisto si riduce da 4,30 a 3,18.
Nel 1995 il divario tra la regione più
sviluppata e la meno sviluppata in
termini di PIL si riduce da 5,0 a 4,69.
Gli effetti sulla convergenza
economica
Gli effetti sulla convergenza economica
Se si prende in considerazione la composizione delle regioni di vertice dal
1950 al 1970 si nota che, in base al cambiamento degli indici di PIL e PPA,
l’epicentro della forza economica europea si sposta dalle sponde del canale
della Manica verso localizzazioni più a sud del Reno fino ad arrivare all’Italia
del nord. A uno sviluppo delle regioni periferiche è corrisposto un relativo
rallentamento dello sviluppo delle zone precedentemente più industrializzate.
Ciò è dovuto ai problemi della ristrutturazione industriale e alla necessità di
sviluppare attività economiche alternative nelle aree che sperimentano un
prolungato declino industriale (basti pensare alle vecchie aree industriali
attorno alle vecchie miniere di carbone di Inghilterra Belgio e Olanda).
Gli effetti sulla convergenza economica
Esempio dell’ Irlanda:
L’economia dell’Irlanda è cresciuta notevolmente nel decennio considerato grazie
ai fondi strutturali (1989) e al fondo di coesione (1993).
Prima dell’89 i rendimenti di crescita dell’Irlanda erano inferiori rispetto alla media
europea. Aveva l’inflazione più alta d’Europa e il tasso di disoccupazione è il più
alto della comunità, una bilancia dei pagamenti costantemente deficitaria e la
manodopera emigrava nel resto dell’EU. Dal 1989 il tasso di crescita annuo
dell’economia irlandese era del 5% rispetto a una media europea del 1,7% per
arrivare all’8,6% nel 1995.
Il tasso di disoccupazione si è abbassato, il settore industriale si è espanso, sono
aumentate le esportazioni di prodotti agricoli ed è aumentato il livello degli
investimenti dall’estero. L’Irlanda nel ‘95 era diventata il paese europeo a più alto
tasso di investimenti esteri in rapporto alla sua popolazione.
Gli effetti sulla convergenza economica
Esempio Lander orientali tedeschi:
In seguito alla caduta del muro di Berlino, è stato adottato un programma di
finanziamenti* per l’inclusione dei nuovi cinque Lander orientali che ha
coinvolto anche i privati, i fondi strutturali e la BEI.
Gli effetti positivi sono evidenti: il PIL passa dal 45% nel 92 al 74% della media
UE nel ‘95; il potere d’acquisto passa dal 42% della media UE al 62%. In cinque
anni i Lander orientali tedeschi passano da essere una delle aree più
sottosviluppate dell’UE alle regioni con i maggiori tassi di crescita.
*v. art. 107 comma 2 lettera c) TFUE ex art. 87 del TCE
Gli effetti sulla convergenza economica
Studio sugli effetti economici della politica di coesione fondato sulla banca
dati ESOC-Lab:
Tale banca dati ha analizzato 140 regioni di livello NUTS2 dal 1975 al 1993. Lo
studio di questi dati ha consentito di capire quale forma abbia avuto la
convergenza, cioè se si stata omogenea o abbia dato luogo al fenomeno di
twin peaks o dei picchi gemelli: sebbene gruppi diversi di regioni possono
convergere internamente all’interno del gruppo, potrebbero divergere
esternamente: regioni più sviluppate e regioni meno sviluppate.
Se nel 1975 era percepibile un fenomeno di twin peaks, con il passare del
tempo l’analisi ha evidenziato una convergenza omogenea.
Gli effetti sulla convergenza economica
Nel presente grafico,
l’analisi stocastica
evidenzia un alto
livello di stabilità nella
distribuzione. Mentre
persistono differenze
nel tempo, esse non
stanno producendo un
risultato di twin peaks
Gli effetti sulla convergenza economica
L’analisi della convergenza economica avviene mediante l’utilizzo di due
coefficienti: sigma e beta convergenza.
 Sigma convergenza: misura la dispersione dei redditi pro capite nel
tempo
 Beta convergenza: si riferisce ad un’analisi dei dati cross-sectional relativa
ad un aggregato di economie che evidenzia la correlazione negativa tra il
tasso di crescita del reddito pro capite ed il relativo valore iniziale
 Si ha convergenza beta quando le economie meno sviluppate cresco più
velocemente di quelle sviluppate.
Gli effetti sulla convergenza economica
OCCUPAZIONE
Il divario tra i livelli di
occupazione è rimasto
abbastanza stabile nel
periodo considerato.
Come illustrato nella
figura, il divario era di
nove punti percentuali nel
1988 e di dieci punti
percentuali nel 1999.
Gli effetti sulla convergenza economica
DISOCCUPAZIONE
I tassi di disoccupazione
sono scesi nelle regioni
Obiettivo 1. Sono tornati su
durante i periodi di
recessione, e ancora una
volta sono andati in discesa
quando le economie
nazionali hanno cominciato a
crescere dopo il 1997.
Gli effetti sulla convergenza economica
TASSO DI ATTIVITà
Aumento del divario tra le regioni
dell'obiettivo 1 ed il resto del l'UE
dall'inizio degli anni '90 fino al
1997.
Dopo, sembra esserci una lieve
tendenza a ridurre il divario
attraverso un aumento del tasso
di attività tra le regioni
dell’Obiettivo 1.
Conclusioni
Conclusioni
L’analisi appena svolta dimostra che la Politica di Coesione ha
prodotto effetti non soltanto economici ma anche di carattere sociale
e istituzionale.
Innanzitutto la consapevolezza di rendere effettiva la Politica di
Coesione ha reso indispensabile un diverso approccio alle
problematiche regionali, rendendo possibile lo sviluppo di una
Governance Multilivello.
A sua volta il coinvolgimento di diversi livelli istituzionali
nell’attuazione della politica, a parere di alcuni ha favorito un aumento
della democrazia, poiché ha previsto la partecipazione di entità
rappresentative subnazionali e della società civile. La rilevanza delle
Regioni ha avuto un effetto duplice: da un lato ha favorito un impiego
diverso dei fondi nelle aree economicamente più deboli; dall’altro ha
contribuito a minare l’esclusivo senso di appartenenza nazionale.
Conclusioni
Il fatto che una Governance Multilivello sia difficile da concepire
in assenza di Identità erritoriali multiple ci fa capire come la
Politica di Coesione abbia favorito anche l’affermazione di una
identità europea che si aggiunge e non si sostituisce a quelle
territoriali preesistenti.
Infine i dati economici dimostrano che il principale obiettivo di
tale politica è stato e continua ad essere raggiunto, dimostrando
una convergenza a livello di PIL e PPA tra gli Stati membri.
Grazie per l’attenzione!
«Noi viviamo in un mondo in rapida
trasformazione e sappiamo che il
movimento è la legge stessa della vita.
Ciò che dobbiamo volere, ed è ciò che
vogliamo, è che ogni trasformazione
segni un progresso, e non una fermata
o un ripiegamento, sul cammino che
porta verso l'unità d'Europa.»
Gaetano Martino (Messina,1900-1967)

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Europa 2020, Social Innovation e Fondi Strutturali 2014-2020
 
Governace [doc] 13.12.2005 barresi provincia di crotone
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Risultati delle Politiche di Coesione europea

  • 1. Quali sono i risultati ottenuti dalla Politica di Coesione? ANTONINO BONFIGLIO - ALESSANDRA DI BENEDETTO 27/10/2017
  • 2. La Politica di Coesione  La politica di Coesione Europea è una politica pubblica, caratterizzata da decisioni governative finalizzate a trattare di vari problemi sociali ed economici ed a correggere squilibri geografici.  Comprende sia gli obbiettivi di crescita economica e di convergenza, sia gli obbiettivi di perequazione sociale e territoriale.  Obiettivo della politica è favorire la convergenza delle aree economicamente più deboli dell’ Unione Europea verso i livelli di sviluppo delle aree più forti.  I fondi destinati sono: FESR, FES e FEOGA
  • 3. La Politica di Coesione Problematicità : Alcuni economisti, tra cui Krugman(1987), hanno sottolineato il rischio di conseguenze negative dell’integrazione economica:  Aumento della disoccupazione  Distribuzione irregolare dei fattori di produzione(capitali, know-how, beni e servizi)  Iniqua distribuzione dei vantaggi derivanti dall’istituzione del Mercato Unico È interessante verificare quali siano stati i risultati della politica di coesione. Tali risultati possono essere valutati soltanto in considerazione dei principi e degli obiettivi che ispirano la politica in questione.
  • 5. Principi: Crescita Economica Il contenuto dell’AUE riguardo la politica di coesione sancisce che l’obiettivo ultimo della politica è «la riduzione delle disparità regionali» attraverso lo stimolo di più elevati tassi di crescita nelle aree meno sviluppate rispetto quelli delle aree centrali. Misurabilità La politica di coesione favorisce la crescita nelle aree meno sviluppate e periferiche, anche se, con un’accentuata divergenza di performance economica, interna al singolo paese, tra centro e periferia È necessario sviluppare criteri di misurazione adeguati per confrontare la situazione prima e dopo l’applicazione della politica.
  • 6. Principi Addizionalità La Commissione si è cautelata assicurando che la politica di coesione non fosse usata per spiazzare o sostituire le spese nazionali in vari settori. I finanziamenti dell’Ue assumono carattere addizionale rispetto a quelli degli Stati membri e non più compensativo. Sostenibilità Il principio di sostenibilità, permette a Regioni ed aree meno sviluppate di emergere da questo status e uscire dalla dipendenza dei sussidi. La politica si basa sulla convinzione che gli investimenti pubblici pianificati produrranno un effetto moltiplicatore, stimolando gli investimenti privati, con lo scopo di sfruttare l’esistenza dei beni pubblici prodotti dalla politica stessa.
  • 7. Principi Sana Gestione Economica • Il controllo sulle procedure effettuate dalle autorità di gestione dei programmi operativi è l’introduzione della regola del N+2 per il periodo programmatico 2000-2006 (attualmente,N+3). • Lo strumento dei comitati di monitoraggio biennale organizzati da ogni autorità di gestione responsabile dell’applicazione di programmi operativi individuali finanziati dal FES e dal FESR. • L’obbligo di intraprendere una valutazione sistematica dei risultati raggiunti dai programmi, in termini di output socio-economici prodotti dai progetti finanziati, così come in termini di risultati sociali o di impatto del programma, nel suo complesso sull’economia nazionale e regionale.
  • 8. Tre livelli di responsabilità nella gestione dei programmi operativi: 1) L’introduzione di un’autorità di gestione (managing authority, MA) responsabile per la definizione e l’operazionalizzazione dei programmi operativi. …Sana Gestione Economica 2) La creazione di un’autorità di certificazione (certification authority, CA) responsabile per la verifica di tutte le fatture trasmesse per pagamenti dai beneficiari dei programmi. 3) La creazione di un’autorità di revisione (audit authority, AA) con il compito di controllare le spese effettuate rispetto a quelle previste dai programmi operativi in modo da eliminare la possibilità di un ‘policy drift’ (una deriva della politica) tra la prefigurazione del programma e la sua concreta applicazione.
  • 9. Principi Orientamento al Risultato La nuova politica prende atto dello spostamento dell’attenzione dalle formalità delle procedure amministrative alla quantificazione dei risultati, al raggiungimento degli obiettivi sanciti nella strategia Europa 2020, e alla riforma delle priorità definita per ogni Stato membro dal semestre Europeo. Gli Organi con facoltà di controllo:  la Commissione Europea  l’Ufficio Anti Frode (OLAF)  il Parlamento Europeo  la Corte dei Conti.
  • 10. Principi Aspetto importante su cui concentrarsi è l’immutabilità di tali principi nel corso del tempo. Tuttavia a questa immutabilità non è corrisposta la rigidità dei mezzi. Questi ultimi sono cambiati di pari passo con l’evoluzione delle istituzioni europee, delle competenze ad esse attribuite e dell’approccio alle disparità regionali. La Politica di Coesione può essere considerata uno dei tanti strumenti per la realizzazione del processo di Europeizzazione Per comprendere la sua evoluzione è necessario fare riferimento al concetto di Europeizzazione ed al rapporto che intercorre tra questi due termini.
  • 12. Europeizzazione «Il concetto di Europeizzazione si riferisce ad un processo di costruzione, diffusione, e istituzionalizzazione di regole formali e informali, di procedure, paradigmi di policy, stili, nonché di credenze condivise e norme che sono inizialmente definite e consolidate nella formazione delle politiche e della politics dell’Unione Europea, e successivamente incorporate a livello nazionale nella logica del discorso, nelle identità, nelle strutture politiche e nelle politiche pubbliche.»
  • 13. Europeizzazione Il concetto di Europeizzazione consente di studiare gli effetti della politica di coesione secondo due diversi approcci, ulteriori rispetto a quello prettamente economico:  Istituzionalista (Governance Multilivello)  Sociologico (Identità multiple)
  • 14. Europeizzazione Approccio Istituzionalista: Approccio che mette in luce come determinate strutture istituzionali modellano le interazioni politiche, influenzano le strategie degli attori e gli esiti del processo decisionale. Cambia il concetto di istituzione quindi di governance (Multilevel Governance)
  • 15. Europeizzazione Approccio Sociologico: Le istituzioni modellano la politica attraverso la costruzione e l’elaborazione del significato della vita individuale e collettiva, condizionando le percezioni e le preferenze e vincolando le aspettative e gli orientamenti. Le istituzioni europee sono considerate un elemento che colpisce le identità degli attori nazionali.
  • 17. Governance Multilivello È definita come: l’interazione tra le istituzioni politiche e la società civile nella gestione delle politiche pubbliche formali.  Cerca di definire gli attori rilevanti nei processi decisionali e nell’implementazione delle politiche, andando al di la delle istituzioni governative tradizionali, coinvolgendo i rappresentanti della società civile.
  • 18. Governance Multilivello Può essere vista non solo come la modalità per realizzare la politica di coesione, ma anche come un suo effetto, nel senso che essa è stata ulteriormente implementata per il perseguimento di tale politica.
  • 19. Governance Multilivello Effetti: 1. Maggiore ruolo delle regioni che diventano responsabili della implementazione della politica di coesione e acquisiscono peso grazie ad una maggiore rappresentatività mediante il Comitato delle Regioni. 2. Diminuzione della sovranità degli stati evidente nell’abbandono del sistema delle quote e nell’assunzione di una natura addizionale da parte dei finanziamenti 3. Maggiori poteri decisionali delle istituzioni dell’Unione Europea(potere di controllo della Commissione) 4. Maggior partecipazione della società civile.
  • 20. Governance Multilivello È compatibile con la democrazia rappresentativa?
  • 21. Governance Multilivello PRO Permette di approdare a decisioni più informate e condivise, superando la naturale gerarchia dei livelli di governo territoriali, grazie al maggior coinvolgimento dei rappresentanti della società civile CONTRO L’aumento degli attori coinvolti comporta una confusione nell’attribuzione di responsabilità. Il rischio è di giungere ad una tecnocrazia irresponsabile, rendendo opaco il processo decisionale.
  • 22. Governance Multilivello L’impatto della Politica di Coesione sulla democrazia ha comportato il superamento della concezione tradizionale di democrazia rappresentativa, approdando al nuovo concetto di democrazia multilivello. Democrazia multilivello intesa come partecipazione:  All’adozione delle decisioni pubbliche  Al giudizio sugli effetti delle decisioni prese.
  • 24. Identità Multiple  Che relazione c’è tra identità e la Politica di coesione?  È possibile stabilire una relazione tra identità ed integrazione? È legittimo chiedersi in quale misura l’istituzione di una struttura politica comune e di organi sovranazionali abbiano contribuito a far sorgere un senso di appartenenza a livello europeo e se la Politica di coesione abbia avuto un qualche effetto sullo sviluppo di tale identità.
  • 25. Identità Multiple Sebbene gli obiettivi che oggi connotano l’Unione Europea siano stati inizialmente di carattere economico, la creazione di una Comunità Europea era stata pensata come uno strumento per il superamento dei nazionalismi e per assicurare la pace in quest’area. L’idea era dunque quella di creare un senso di appartenenza all’ Europa fondando quindi “un’identità europea”. Tale premessa storica è necessaria per introdurre il concetto di Identità Multiple.
  • 26. Identità Multiple Per identità multipla si intende il senso di appartenenza di un individuo a più entità territoriali. Un individuo può mostrare infatti un diverso grado di attaccamento alla realtà territoriale in cui vive: • Nessun attaccamento o attaccamento debole • Attaccamento esclusivo (a una o al massimo a due comunità territoriali di appartenenza) • Attaccamento multiplo, ovvero a tutte le comunità territoriali di appartenenza
  • 28. Identità Multiple I livelli di identità nell’ambito UE: • Nessuna identità • Identità subnazionale • Identità regionale • Identità nazionale • Identità europea
  • 29. Identità Multiple Fattori che influenzano l’Identità territoriale: • GUERRA: è il fattore che più di ogni altro determina l’identità territoriale, poiché facilita il sorgere di una solidarietà diffusa nella comunità e, se da un lato ha l’effetto di rendere questa identità più esclusiva, dall’altro indebolisce il senso di appartenenza a livello regionale. • CULTURA: può costituire un fattore di rafforzamento dell’identità nazionale ma anche un fattore di integrazione. A livello Europeo, la libera circolazione di persone, beni, capitali e servizi può comportare una diffusione della cultura e favorire il riconoscimento di una identità europea condivisa. Tuttavia, ci sono esempi che hanno costituito un ostacolo alla costruzione di una identità europea (l’immigrazione).
  • 30. Identità Multiple • INTERESSI ECONOMICI: hanno un effetto diverso sulla costruzione di una identità europea in base a classe sociale, livello di istruzione, benessere economico dell’individuo. Per esempio i lavoratori non qualificati risentiranno delle conseguenze negative del mercato unico a causa di una bassa mobilità dovuta a barriere linguistico-culturali; al contrario, il mercato unico sarà ben visto dagli investitori grazie alla elevata mobilità dei capitali favorita peraltro dagli Stati stessi. • ISTITUZIONI POLITICHE: la relazione che intercorre tra istituzioni politiche e identità è bilaterale, nel senso che si condizionano reciprocamente. Ciò spiega perché la presenza di istituzioni regionali corrisponde in genere a una maggiore identità regionale, così come la presenza di istituzioni centralizzate e nazionali corrisponde a una maggiore identità nazionale, mentre tale logica non trova riscontro per quanto riguarda l’identità europea. Anzi, nonostante la presenza di istituzioni europee sovranazionali si assiste in molti paesi europei a una mobilitazione delle identità nazionali da parte dei partiti politici, soprattutto di destra.
  • 31. Identità Multiple Quali fattori fondano l’identità europea? Il fatto che l’Europa Occidentale nell’ultima metà di secolo non ha conosciuto conflitti ha reso possibile un minore attaccamento nazionale e il sorgere di una identità europea grazie al perseguimento di obiettivi economici comuni. L’integrazione europea infatti è stata guidata da finalità economiche piuttosto che da conflitti. Questo spiega perché la definizione di una identità europea è più debole. Anche la creazione di istituzioni europee ha contribuito a fondare una identità europea ma non in maniera tale da sovrastare gli altri tipi di identità. La presenza di identità multiple ha consentito la realizzazione graduale di una governance multilivello
  • 33. Identità Multiple Dalla tabella è possibile notare come una larga minoranza di cittadini europei riconosce identità multiple. In molti paesi l’identità regionale è più forte di quella nazionale. L’identità europea è significativamente più debole in media rispetto alle altre identità territoriali anche se una consistente minoranza riconosce un certo grado di appartenenza europea. Tali identità territoriali sono in genere inclusive e non esclusive, per cui non si può parlare di un trade-off tra queste identità. Gli individui che mostrano un forte attaccamento alla propria nazione dimostrano solitamente un rilevante attaccamento all’UE. Anche nelle aree dove non era presente un’identità europea, la creazione di istituzioni di livello europeo per via della politica di coesione dopo il 1987 ha contribuito alla formazione di identità multiple contenenti anche componenti europee. E’ possibile concludere che di conseguenza l’UE è formata da istituzioni multi- livello basate su identità multiple.
  • 34. Gli effetti sulla Convergenza Economica
  • 35. Gli effetti sulla convergenza economica Analisi dei cambiamenti di carattere socio-economico degli stati UE dal 1970 al 1995 a seguito dell’attuazione della Politica di Coesione prendendo in considerazione il PIL pro capite ed il PPA pro capite al fine di verificare se vi sia una riduzione o un aumento della convergenza di sviluppo interregionale.
  • 36. Gli effetti sulla convergenza economica Studio di Molle, Von Holst e Smith: • 1950: La parte più sviluppata in Eu, in base al PIL pro capite, era concentrata a nord, tra le città di Londra, Parigi, Lussemburgo e Bruxelles. La parte meno sviluppata erano le regioni meridionali italiane.(Calabria, Molise e Basilicata). • 1970: Disparità diminuisce, il paese coi maggiori tassi di crescita è la Germania; anche l'Italia conosce un periodo di sostanziale miglioramento.
  • 37. 1995: il divario tra la regione più sviluppata e la meno in termini di potere di acquisto si riduce da 4,30 a 3,18. Nel 1995 il divario tra la regione più sviluppata e la meno sviluppata in termini di PIL si riduce da 5,0 a 4,69. Gli effetti sulla convergenza economica
  • 38. Gli effetti sulla convergenza economica Se si prende in considerazione la composizione delle regioni di vertice dal 1950 al 1970 si nota che, in base al cambiamento degli indici di PIL e PPA, l’epicentro della forza economica europea si sposta dalle sponde del canale della Manica verso localizzazioni più a sud del Reno fino ad arrivare all’Italia del nord. A uno sviluppo delle regioni periferiche è corrisposto un relativo rallentamento dello sviluppo delle zone precedentemente più industrializzate. Ciò è dovuto ai problemi della ristrutturazione industriale e alla necessità di sviluppare attività economiche alternative nelle aree che sperimentano un prolungato declino industriale (basti pensare alle vecchie aree industriali attorno alle vecchie miniere di carbone di Inghilterra Belgio e Olanda).
  • 39. Gli effetti sulla convergenza economica Esempio dell’ Irlanda: L’economia dell’Irlanda è cresciuta notevolmente nel decennio considerato grazie ai fondi strutturali (1989) e al fondo di coesione (1993). Prima dell’89 i rendimenti di crescita dell’Irlanda erano inferiori rispetto alla media europea. Aveva l’inflazione più alta d’Europa e il tasso di disoccupazione è il più alto della comunità, una bilancia dei pagamenti costantemente deficitaria e la manodopera emigrava nel resto dell’EU. Dal 1989 il tasso di crescita annuo dell’economia irlandese era del 5% rispetto a una media europea del 1,7% per arrivare all’8,6% nel 1995. Il tasso di disoccupazione si è abbassato, il settore industriale si è espanso, sono aumentate le esportazioni di prodotti agricoli ed è aumentato il livello degli investimenti dall’estero. L’Irlanda nel ‘95 era diventata il paese europeo a più alto tasso di investimenti esteri in rapporto alla sua popolazione.
  • 40. Gli effetti sulla convergenza economica Esempio Lander orientali tedeschi: In seguito alla caduta del muro di Berlino, è stato adottato un programma di finanziamenti* per l’inclusione dei nuovi cinque Lander orientali che ha coinvolto anche i privati, i fondi strutturali e la BEI. Gli effetti positivi sono evidenti: il PIL passa dal 45% nel 92 al 74% della media UE nel ‘95; il potere d’acquisto passa dal 42% della media UE al 62%. In cinque anni i Lander orientali tedeschi passano da essere una delle aree più sottosviluppate dell’UE alle regioni con i maggiori tassi di crescita. *v. art. 107 comma 2 lettera c) TFUE ex art. 87 del TCE
  • 41. Gli effetti sulla convergenza economica Studio sugli effetti economici della politica di coesione fondato sulla banca dati ESOC-Lab: Tale banca dati ha analizzato 140 regioni di livello NUTS2 dal 1975 al 1993. Lo studio di questi dati ha consentito di capire quale forma abbia avuto la convergenza, cioè se si stata omogenea o abbia dato luogo al fenomeno di twin peaks o dei picchi gemelli: sebbene gruppi diversi di regioni possono convergere internamente all’interno del gruppo, potrebbero divergere esternamente: regioni più sviluppate e regioni meno sviluppate. Se nel 1975 era percepibile un fenomeno di twin peaks, con il passare del tempo l’analisi ha evidenziato una convergenza omogenea.
  • 42. Gli effetti sulla convergenza economica Nel presente grafico, l’analisi stocastica evidenzia un alto livello di stabilità nella distribuzione. Mentre persistono differenze nel tempo, esse non stanno producendo un risultato di twin peaks
  • 43. Gli effetti sulla convergenza economica L’analisi della convergenza economica avviene mediante l’utilizzo di due coefficienti: sigma e beta convergenza.  Sigma convergenza: misura la dispersione dei redditi pro capite nel tempo  Beta convergenza: si riferisce ad un’analisi dei dati cross-sectional relativa ad un aggregato di economie che evidenzia la correlazione negativa tra il tasso di crescita del reddito pro capite ed il relativo valore iniziale  Si ha convergenza beta quando le economie meno sviluppate cresco più velocemente di quelle sviluppate.
  • 44. Gli effetti sulla convergenza economica OCCUPAZIONE Il divario tra i livelli di occupazione è rimasto abbastanza stabile nel periodo considerato. Come illustrato nella figura, il divario era di nove punti percentuali nel 1988 e di dieci punti percentuali nel 1999.
  • 45. Gli effetti sulla convergenza economica DISOCCUPAZIONE I tassi di disoccupazione sono scesi nelle regioni Obiettivo 1. Sono tornati su durante i periodi di recessione, e ancora una volta sono andati in discesa quando le economie nazionali hanno cominciato a crescere dopo il 1997.
  • 46. Gli effetti sulla convergenza economica TASSO DI ATTIVITà Aumento del divario tra le regioni dell'obiettivo 1 ed il resto del l'UE dall'inizio degli anni '90 fino al 1997. Dopo, sembra esserci una lieve tendenza a ridurre il divario attraverso un aumento del tasso di attività tra le regioni dell’Obiettivo 1.
  • 48. Conclusioni L’analisi appena svolta dimostra che la Politica di Coesione ha prodotto effetti non soltanto economici ma anche di carattere sociale e istituzionale. Innanzitutto la consapevolezza di rendere effettiva la Politica di Coesione ha reso indispensabile un diverso approccio alle problematiche regionali, rendendo possibile lo sviluppo di una Governance Multilivello. A sua volta il coinvolgimento di diversi livelli istituzionali nell’attuazione della politica, a parere di alcuni ha favorito un aumento della democrazia, poiché ha previsto la partecipazione di entità rappresentative subnazionali e della società civile. La rilevanza delle Regioni ha avuto un effetto duplice: da un lato ha favorito un impiego diverso dei fondi nelle aree economicamente più deboli; dall’altro ha contribuito a minare l’esclusivo senso di appartenenza nazionale.
  • 49. Conclusioni Il fatto che una Governance Multilivello sia difficile da concepire in assenza di Identità erritoriali multiple ci fa capire come la Politica di Coesione abbia favorito anche l’affermazione di una identità europea che si aggiunge e non si sostituisce a quelle territoriali preesistenti. Infine i dati economici dimostrano che il principale obiettivo di tale politica è stato e continua ad essere raggiunto, dimostrando una convergenza a livello di PIL e PPA tra gli Stati membri.
  • 50. Grazie per l’attenzione! «Noi viviamo in un mondo in rapida trasformazione e sappiamo che il movimento è la legge stessa della vita. Ciò che dobbiamo volere, ed è ciò che vogliamo, è che ogni trasformazione segni un progresso, e non una fermata o un ripiegamento, sul cammino che porta verso l'unità d'Europa.» Gaetano Martino (Messina,1900-1967)