2. Stavano per essere celebrate le nozze tra Teti, ninfa del mare, e Peleo, entrambi genitori di
Achille. A questo banchetto però, parteciparono tutti gli dei tranne Eris, la dea della
discordia. Così ella, per vendicarsi, gettò sul tavolo un pomo d'oro, con scritto "alla più
bella". Afrodite, Era e Atene cominciarono a discutere tra di loro e chiesero al capo degli dei,
Zeus, di scegliere la più bella tra loro. Zeus prese la sua decisione; affidò il compito a Paride,
il più bel giovane del mondo troiano che, dopo esser stato "comprato" dalle offerte delle 3
dee, scelse Afrodite, poiché il suo era stato il dono più "abbondante": gli promise l'amore
della donna più bella del mondo, Elena (spartana). Dopo il rapimento di Elena da parte di
Paride, i greci, capitanati da Achille e Agamennone, volevano riscattarsi. Dopo nove anni di
un lungo assedio, Agamennone non volle restituire a Crise, sacerdote di Apollo, la figlia
Criseide. Il dio mandò perciò una terribile pestilenza nel campo greco, ed i troiani
cominciarono a guadagnare terreno. Agamennone è quindi costretto a restituirla,
prendendosi però come bottino di guerra, la schiava di Achille, Briseide. Egli prese ciò come
un affronto, e si ritirò dalla guerra. Senza di lui la Grecia era persa: i troiani non facevano
altro che guadagnare vittorie su vittorie, finché un giorno, Patroclo, il miglior amico di
Achille, non decise di scendere in campo con i vestiti dell'amico. Ettore, capo dei Troiani,
credendo che fosse Achille, lo uccise. Quand'egli venne a sapere ciò, qualcosa dentro gli
cambiò all'istante: una furia immensa di vendetta cominciò ad annebbiargli il cuore. Infatti,
dopo una lunga guerra, riuscì ad uccidere finalmente l'assassino del suo migliore amico,
Ettore. Dopo varie suppliche da parte del padre di quest'ultimo, Priamo, si decide a
restituirgli il cadavere del figlio. L'argomento centrale della storia è, come potete vedere, la
furia di Achille.
3. La questione omerica si rifece a quel dibattuto confronto o scontro letterario che interessa filologi e storici della
lingua greca arcaica circa l'attendibilità della composizione dell'Iliade e dell'Odissea da parte di Omero, e
sull'esistenza stessa di quest'ultimo.
Il dibattito ha origini molto antiche, perché già in età classica si discuteva sulla paternità dell'Odissea di Omero.
Negli ultimi secoli del medioevo, e nei primi del rinascimento, vi sarà uno sviluppo di questo dibattito, ma si
potrà parlare di questione omerica solo con Wolf e con la suddivisione degli studiosi in unitari ed analitici.
Essa è motivata, anzitutto, dall'interesse per la figura del poeta Omero, di cui gli antichi non dubitavano ma, allo
stesso tempo, di cui avevano notizie insicure e che era al centro di vere e proprie rivendicazioni (per esempio
sul luogo di nascita); soprattutto, però, trae origine dai dubbi testuali suscitati dagli stessi poemi omerici: in
essi, infatti, vi si trovano incongruenze (per esempio l'uso del duale nel libro IX dell'Iliade, quando i membri
dell'ambasceria sono in realtà tre), contraddizioni (per esempio Pilemene, re dei Paflagoni, che muore in Iliade
V 576 ma ritorna in XIII 658), frequenti ripetizioni di espressioni e interi blocchi di versi.
L'Iliade è articolata in 24 libri che raccontano 51 giorni dell'ultimo anno della guerra di Troia. Il nucleo conduttore
della storia è l'ira d'Achille, valoroso guerriero acheo. Attorno alla sua ira si snodano le varie aristie, ovvero le
narrazioni di gesta d'altri eroi. Parallelamente a queste si svolgono anche le teomachie (battaglie di dei).
4. Figlio di Peleo, re di Ftia, (da cui deriva patronimico Pelìde) e della ninfa Teti. È il protagonista
dell’Iliade ed è quasi invulnerabile, ha infatti solo un punto debole: il tallone. Achille, secondo la
leggenda, sarebbe stato immerso nelle acque dello Stige dalla madre che lo tenne dal tallone
(tutto il corpo, pertanto, s’immerse eccetto il tallone, rimasto vulnerabile). Sin dal Proemio si
evince l'importanza di questo personaggio e della sua "ira", nata dalla discussione narrata nel
primo libro con Agamennone, che avrà effetti devastanti sia sul popolo nemico che sugli Achei.
Questo emerge in pressochè tutti i libri, anche se spesso l'attenzione non è focalizzata su di lui.
In particolar modo si evidenzia maggiormente nel primo libro, come già detto, in cui si oppone al
re Agamennone che desidera avera la sua schiava Briseide; nel XX tomo, scontrandosi con Enea,
che verrà salvato da Apollo, per volere del Fato; nel XXII volume in cui si narra lo scontro vinto
contro; nell'ultimo, nel quale si dimostra meno aspro, più comprensivo e pieno di compassione,
dal momento che dona al re Priamo il corpo del figlio, affinchè gli venga data sepoltura. È un
valoroso combattente, piuttosto irascibile, crudele ma anche gentile e sensibile, verso gli amici.
La sua morte è narrata nell'Odissea, avvenuta per mano del principe troiano Paride.
5. AGAMENNONE
Re di Micene; dimostra un carattere superbo e prepotente, spesso in
contrasto con quello di Achille. Aspira alla conquista di Troia,
motivo centrale per il quale accetta di aiutare il fratello Menelao
nella guerra contro Ilio. Nel poema viene spesso indicato con il
patronimico “Atride” (ovvero figlio di Atreo). La sua figura emerge
nel primo libro, dopodichè guiderà l'esercito nelle varie battaglie.
Anche della sua morte non si narra nell'Iliade, e avverà solo una
volta tornato in patria, per mano della moglie Clitemnestra e del
cugino Egisto.
6. MENELAO
Re di Sparta, marito di Elena e fratello di
Agamennone. Per vendicarsi del ratto della moglie
da parte del principe troiano, si rivolgerà al fratello
chiedendogli di accompagnarlo con il suo esercito a
Troia. Nel III libro si scontrerà contro Paride, come
soluzione alla fine della guerra, ma il principe si
salverà per l'intervento della dea Afrodite.