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Ruolo della finanza privata per favorire lo
sviluppo delle infrastrutture di trasporto in
Italia
Vito Gamberale


L'Italia in Europa. Le politiche per rimanere in rete.



Milano, 1 marzo 2013




                                                         Vito Gamberale
INDICE

– Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano              pag. 3
    – La carenza di fondi pubblici e le privatizzazioni         pag. 6
    – L’atteggiamento anti infrastrutturale                     pag. 9


– Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano        pag. 10
    – Autostrade                                                pag. 12
    – Porti                                                     pag. 14
    – Aeroporti                                                 pag. 16


– Il caso della Lombardia                                       pag. 20


– Possibile evoluzione del finanziamento delle infrastrutture   pag. 29


– Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i                pag. 33
    – Esempio di filiera                                        pag. 41


– Conclusioni                                                   pag. 45


                                                                            2
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Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano




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                                                   Vito Gamberale
Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano
In termini generali e, in particolare, in termini di infrastrutture, l'Italia del
   Dopoguerra è stata "in rete" fino alla metà degli anni ’70, con una
   grande tradizione nella realizzazione di importanti opere:

–       l’Italia è stato il primo Paese al Mondo a dotarsi di un’autostrada (“Autostrada dei Laghi” – 1924);
–       nel 1970 l’estensione della rete autostradale italiana (3.913 km)1 era seconda solo a quella
        tedesca (4.461 km)1;
–       negli anni ’60 era tra i “Paesi guida” nella produzione di energia nucleare (3° Paese al Mondo,
        dopo USA e Gran Bretagna, per potenza installata – 640 MW);
–       è stato tra i primi Paesi a sviluppare su larga scala gli impianti idroelettrici, che nel 1960 avevano
        già raggiunto la capacità installata attuale (ca. 20 GW) coprendo, allora, quasi il 100% del
        fabbisogno nazionale di elettricità;
–       negli anni ‘80 è stato il primo Paese, insieme alla Francia, a lanciare il progetto di una rete
        ferroviaria ad alta velocità (Roma – Firenze).



Fino agli anni ‘80, il Paese ha avuto un assetto infrastrutturale adeguato.
L’elevato cash flow generato dalle infrastrutture esistenti contribuiva allo
sviluppo di nuove opere.

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    Dati Eurostat.
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Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano
– In Italia, le infrastrutture sono state promosse, prevalentemente con
  finanza pubblica, dalle istituzioni e dagli enti pubblici, nazionali (IRI, ENI,
  ENEL, ecc.) e locali (per aeroporti, utility locali, ecc.).
– Questo modello ha funzionato, spesso bene, finchè lo Stato ha potuto
  alimentare lo sviluppo attraverso il debito pubblico.
– Le grandi difficoltà, a realizzare nuove infrastrutture in Italia, iniziano
  alla metà degli anni ’70, e perdurano tuttora.
Tali difficoltà sono derivate, essenzialmente, da due criticità:
   1) prima, la maturazione nel Paese di un atteggiamento contrario alle
      infrastrutture, di matrice pseudo-ambientalista, che ha contribuito ad
      appesantire fino, in taluni casi, a bloccare il processo decisionale.
   2) poi, la carenza di finanza pubblica (aggravata dalla recente crisi
      internazionale), che, storicamente, ha rappresentato il motore per la
      realizzazione di nuove grandi opere;


In un paio di decenni, le infrastrutture, in Italia, sono state trasformate da
opportunità di sviluppo in minaccia ambientale.
                                                                                 5
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Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano
La carenza di fondi pubblici e le privatizzazioni
All’inizio degli anni ’90, l’Italia è coinvolta in profondi processi che la
costringono a mutare radicalmente le proprie scelte di politica
economica:
–   la crisi politica della I Repubblica;


–   il rallentamento dell’economia: il PIL si attesta, stabilmente, sotto la media europea;


–   l’adesione all’Euro, che determina la necessità di ridurre drasticamente deficit, debito e
    inflazione, con manovre finanziare molto severe;


–   la Comunità Europea spinge verso la diminuzione della presenza pubblica nell’economia degli
    Stati Membri (il Commissario Van Miert approfitterà della particolare debolezza italiana per
    “premere” molto sull’Italia).



I governi che si susseguono devono tagliare la spesa pubblica e “fare
cassa”.
Lo Stato non è più in grado di sostenere il proprio ruolo di investitore
nella realizzazione e nella gestione di opere pubbliche e dà inizio alla
stagione delle “grandi privatizzazioni”.
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Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano
La carenza di fondi pubblici e le privatizzazioni

Le privatizzazioni, in genere, vengono giudicate negativamente. In realtà hanno
avuto, spesso, esiti positivi, anche se diversi a seconda delle modalità utilizzate:


1.   Inizialmente vengono privatizzate le aziende manifatturiere, in crisi. Queste
     privatizzazioni avvengono, generalmente, attraverso vendita a privati attivi nello
     stesso settore di business, circostanza che ne determina il successo (es. Nuovo
     Pignone nel 1994 e ILVA nel 1995);

2.   successivamente le privatizzazioni riguardano aziende operanti nei settori dei servizi
     e delle infrastrutture, dalle quali deriveranno i ricavi maggiori. Queste avvengono:
     a)  per quotazione in Borsa di parte del capitale, con esiti molto soddisfacenti per lo
         Stato (ENI dal 1994, ENEL dal 1999), non sempre per gli investitori (ENEL).
     Gli ex-Enti pubblici diventano (e sono ancora) vere “public company”, efficienti e in
         grado di competere a livello internazionale;

     b) per vendita diretta ai privati, spesso su base “familistica” (Telecom, 1997;
        Autostrade, 1999; ADR, 2000) e con risultati deludenti (specialmente per le TLC) o
        contraddittori.
     Questa modalità sembra aver acceso tentazioni di “hit and run”, rischiando, che asset
        strategici per il Paese o finissero (con i loro cash flow) sotto il controllo straniero o
        venissero gestiti in ottica di mera attenzione finanziaria.


                                                                                                 7
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Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano
La carenza di fondi pubblici e le privatizzazioni


       L’insegnamento delle privatizzazioni nelle infrastrutture

– Privilegiare, per le infrastrutture/servizi, o la quotazione (come ENI o
  ENEL) o azionariati da “public company” (come F2i, cfr. ultra).


– Inserire vincoli di lock-up (almeno per 5/7 anni).


– Introdurre, in ogni caso, il concetto di “earn-out” a favore del
  pubblico venditore in caso di rivendita dell’azienda entro i 10 – 15
  anni.


– Vincolare a non vendere la società ad acquirenti che scaricano un
  eccessivo debito di acquisizione sulla stessa.




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Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano
L’atteggiamento anti infrastrutturale
La difficoltà a realizzare nuove opere in Italia non è solo un problema di capitali,
ma anche di processi autorizzativi.
Fin dalla metà degli anni ‘70, infatti, per le infrastrutture è maturato un blocco, a
partire da una serie di interventi politici sconsiderati (L. 492 del ‘75, che, di fatto,
impediva la costruzione di nuove autostrade a pedaggio; referendum contro il nucleare,
ecc.), tradottosi in una serie di impedimenti alla realizzazione di nuove opere:
   −   generale mancanza di una condivisione strategica (spesso le opere sono motivate da
       interessi localistici e non inquadrate in un piano nazionale);

   −   estrema e granulare frammentazione dei processi autorizzativi (VIA, Conferenza dei
       Servizi, Vigili del Fuoco, ENAC, Aeronautica, Sovrintendenza per i Beni
       Architettonici/Paesaggio, Regioni, Comuni, ecc.);

   −   politica ambientale affrontata con approccio “fondamentalista” e non tecnico-
       scientifico;

   −   eccessivo peso delle rappresentanze locali – spesso ispirate da logica “nimby” – nel
       processo decisionale, attraverso “tavoli permanenti”, di retaggio sessantottino;

   −   richiesta di "compensazioni" territoriali, che stravolgono i piani finanziari;

   −   frequenti ricorsi a TAR e Consiglio di Stato, con blocco dei processi;

   −   violazione continua e reiterata del diritto concessorio ed inadeguatezza tariffaria.
L’eccessiva “democratizzazione” del processo decisionale e il ricorso
indiscriminato all’autorità giudiziaria prolungano, indefinitamente, l’iter di
approvazione, impedendo, nei fatti, la realizzazione di nuove opere.        9
                                                                                          Vito Gamberale
Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano




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                                                    Vito Gamberale
Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano

   – L’atteggiamento anti-infrastrutturale e la carenza di finanziamenti
     pubblici hanno prodotto, come ovvia conseguenza, un’”anoressia”
     nella realizzazione di nuove grandi opere e nel rinnovamento di
     quelle esistenti.
   – Gli effetti negativi di questo atteggiamento sono stati amplificati da una
     logica campanilistica nella gestione delle infrastrutture esistenti.


   – Ciò ha determinato:
       – un “gap infrastrutturale” tra l’Italia e gli altri Paesi europei, che
         è cresciuto negli ultimi 10 anni;

       – una generale frammentazione proprietaria degli asset, spesso
         in mano a piccoli Enti Locali, con una scarsissima presenza di
         grandi soggetti di dimensioni nazionali.


Tale gap è evidente anche in talune delle principali infrastrutture di
trasporto.
                                                                                11
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Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano
    Autostrade
   Nel settore delle autostrade, ad esempio, a differenza degli altri principali
   Paesi europei, l'estensione della rete italiana è rimasta, sostanzialmente,
   invariata dalla fine degli anni '70:

          Evoluzione della rete autostradale nei principali Paesi europei dal 1970 al 2010 (km)


16.000
                                                                                                                     14.262 km
14.000
                                                                                                                    12.819 km
12.000
                                                                                                                    11.392 km
10.000
 8.000
          4.461 km                                                                                                    6.668 km
 6.000
 4.000
         3.913 km
 2.000
          1.585 km
    0    1.542 km
            1970      1975      1980          1985            1990             1995            2000   2005        2010

                                       Germania      Spagna          Francia          Italia
                                                                                                             Dati Eurostat




                                                                                                                             12
                                                                                                                      Vito Gamberale
Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano
        Autostrade
        Non sorprende, dunque, che, in rapporto alla popolazione, l'estensione della
        rete risulti molto al di sotto della media europea:

                            Rete autostradale europea – Densità per abitante
                                    (km di rete per milione di abitante)
                      300
                                                    Media = 181 km / ml di abitanti
                      250

                      200

                      150
                                                                            251
                      100                     212
                                                              184
                       50        111

                        0
                                 Italia     Germania         Francia       Spagna      Dati CIA The World Factbook 2011



        Da qui emerge che il nostro Paese avrebbe bisogno di sviluppare oltre
        4.000 km di nuove autostrade per allinearsi alla media europea, con costi
        compresi tra 80 e 180 Mld €1!
1
    Considerando un costo compreso tra 20 M€/km (benchmark europeo) e 45 M€/km (costo medio autostrade per EXPO). 13
                                                                                                                 Vito Gamberale
Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano
Porti
L’Italia è, tra i principali Paesi dell'Europa continentale, quello che fa
maggiormente ricorso al trasporto marittimo delle merci ed ha un gran numero
di porti commerciali (24). Nonostante ciò, ne annovera uno solo (Genova)
nella “top ten” dei porti merci (peraltro in penultima posizione)…

                       Quantità movimentate nei principali porti europei
                                    (Migliaia di tonnellate)

   500.000
             434.551

   400.000


   300.000

                       187.151
   200.000
                                 132.216
                                                         Media
   100.000                                 92.887   88.073   82.200   80.585
                                                                               67.561     50.393     48.796

        0




                                                                               Dati Assoporti e InforMare 2011



                                                                                                                        14
                                                                                                                 Vito Gamberale
Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano
Porti
… ed uno solo (Gioia Tauro) nella “top ten” dei porti per container:
                Quantità movimentate nei principali porti container europei
                                     (Migliaia TEU)
    14.000

             11.877
    12.000


    10.000
                      9.014
                              8.664

     8.000

                                      5.915
     6.000
                                                      Media
                                              4.327
     4.000                                              3.174
                                                                2.305     2.215      2.207       2.034
     2.000


        0




                                                                  Dati Assoporti e Porto di Livorno 2011


Per i porti italiani prevale una logica di gestione pubblicistica e
campanilistica, priva di una strategia di rete, che porta, spesso,
all’inefficienza generalizzata delle strutture.                   15
                                                                                                           Vito Gamberale
Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano
          Aeroporti
          Nel settore aeroportuale, l’Italia è                                         Densità aeroporti di interesse nazionale/regionale
          il primo Paese europeo per                                                             (aeroporti/100.000 kmq - 2011)
          densità di scali sul territorio1…                                          12           11
             1
                 Si considerano gli aeroporti con più di 100.000 pax/anno
                                                                                     10

                                                                                                                                             8
                                                                                      8
                                                                                                                                                       7
                                                                                                                        6
         Milioni di passeggeri medi per aeroporto                                     6
        (aeroporti con più di 100.000 pax/anno - 2011)
                                                                                      4
10,00
                                9,01
 9,00                                                                                 2

 8,00
                                                                                      0
 7,00                                                           6,18                              Italia          Germania                 Francia   Spagna
 6,00
 5,00        4,50
 4,00                                           3,54
                                                                                      …      ma  questi    aeroporti   sono,
 3,00
 2,00
                                                                                      mediamente, di piccole dimensioni,
 1,00                                                                                 rispetto a quelli dei principali Paesi
 0,00                                                                                 europei…
                 Italia       Germania         Francia         Spagna
                                                                       Fonti:      Assaeroporti      e     principali       associazioni
                                                                                aeroportuali dei singoli Paesi europei                                      16
                                                                                                                                                     Vito Gamberale
Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano
Aeroporti
… e il gap aumenta se si considera il traffico medio degli aeroporti di maggiori
dimensioni (cioè > 1 Mpax/anno):
                         Milioni di passeggeri medi per aeroporto
                          (aeroporti con più di 1 Mpax/anno - 2011)
                     12,00
                                                 10,89
                     10,00                                         9,01
                                                                                      8,30
                      8,00
                               6,26
                      6,00

                      4,00

                      2,00

                      0,00
                                Italia          Germania          Francia            Spagna
                             Fonti:      Assaeroporti    e     principali      associazioni
                                      aeroportuali dei singoli Paesi europei
La scoordinata frammentazione degli aeroporti, spesso dovuta alla
proprietà di enti pubblici locali, determina assenza di strategia e scarsità
di risorse da destinare agli investimenti. A differenza dei grandi scali
europei (Madrid, Parigi, Francoforte), che hanno subìto, negli ultimi anni,
importanti lavori di ampliamento e ristrutturazione, in Italia non sono stati fatti
                                                                                   17
interventi rilevanti.                                                       Vito Gamberale
Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano
Aeroporti - Piano Nazionale per lo Sviluppo Aeroportuale
– Questa difficoltà è stata, finalmente, colta dal Governo, che ha varato un
  Piano Nazionale per lo Sviluppo Aeroportuale, atteso da oltre 25 anni
  (ma ancora non tradotto in legge).
– L'obiettivo del Piano è "favorire uno sviluppo sostenibile del comparto,
  individuando le azioni per la razionalizzazione dei servizi a terra e in volo,
  concentrando gli investimenti sugli interventi infrastrutturali prioritari e
  aumentando la competitività del sistema nel suo complesso".
– In particolare, i principali elementi che caratterizzano il Piano sono:
    – classificazione degli aeroporti in funzione dell'interesse nazionale (cfr.
      slide successiva), con lo stop alla realizzazione di nuovi scali;
    – individuazione degli interventi infrastrutturali prioritari per gli aeroporti
      esistenti;
    – risanamento economico delle gestioni e progressiva privatizzazione;
    – incentivazione delle "reti aeroportuali" gestite da un soggetto unico,
      al fine di ottimizzare l’organizzazione e i costi.
Il Piano sembra cogliere le principali criticità del settore e ne individua,
correttamente, le soluzioni nella razionalizzazione e nell'efficientamento
delle strutture e nella loro, progressiva, privatizzazione.                18
                                                                             Vito Gamberale
Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano
    Aeroporti - Piano Nazionale per lo Sviluppo Aeroportuale
     F2i detiene quote (dirette ed indirette) in ben 7 dei principali scali
     individuati dal Piano Nazionale per gli Aeroporti del Governo, e sta
     valutando l'acquisizione di ulteriori asset:
                                                  = Aeroporti con presenza diretta F2i
                                                  = Aeroporti con presenza indiretta F2i


                                                                                           In gara
                                                                                            Piccola quota
                                                                                            (indiretta)




                                                                                           Open
                                                                                           discussions




                                                         In gara

                                                           Quota (indiretta) di
                                                           maggioranza relativa




Gli aeroporti F2i movimentano 53,7 Mpax,
pari al 36,6% del traffico nazionale.                                                             19
                                                                                           Vito Gamberale
Il caso della Lombardia




                                 20
                          Vito Gamberale
Il caso della Lombardia
Un caso paradigmatico della difficoltà a realizzare nuove infrastrutture in Italia
è rappresentato proprio dalla Lombardia.
La Lombardia, che è la Regione italiana più popolosa (oltre 9,5 milioni di abitanti, 16%
della popolazione totale) e più ricca, è anche quella in cui la consistenza della rete
autostradale, in rapporto alla popolazione e al PIL, è di grandissima criticità:
                         1000
         Rete             900
                                888

    autostradale          800
      italiana in         700
                                                                                                                                    76 km/Mab con
                          600
    rapporto alla         500
                                                          Media Italia = 111 km per milione di abitanti                             autostrade per
                                                                                                                                        l'EXPO
    popolazione           400
                                       262 232
                          300                  203 183 170
   (km di rete per        200                              147 128 128 113 113 110
                                                                                   107                           80    77    74    65    58    49
       milione di         100                                                                                                                        0
                            0
       abitante)


                         30,0
                                26,6

        Rete             25,0

    autostradale         20,0                                                                                                            2,3 km/Mld € di
                                                                 Media Italia= 4,2 km per Mld € di PIL                                        PIL con
     italiana in         15,0          12,1                                                                                              autostrade per
                                                                                                                                              l'EXPO
  rapporto al PIL        10,0                 8,8   8,7
                                                           7,4
                                                                 6,3   6,0   5,8
   (km di rete per        5,0
                                                                                   5,7
                                                                                         4,5   4,5   4,0   4,0   4,0   3,6                     1,7
                                                                                                                             2,7   2,7   2,7
 miliardo di euro di                                                                                                                                 0,0
                          0,0
         PIL)
                                                                                                                                                21
                                                                                                                                         Vito Gamberale
Il caso della Lombardia
Per ridurre questo gap, già da anni sono stati sviluppati alcuni progetti di
espansione della rete autostradale lombarda, attraverso la realizzazione di tre
nuove arterie, oggi indicate come "autostrade per l'EXPO 2015":
      –    Pedemontana Lombarda (87 km + 70 km viabilità ord.):                 5.000 M€
      –    Bre-Be-Mi (62 km):                                                   2.420 M€
      –    Tangenziale Est Esterna di Milano (33 km):                           2.002 M€

                                                                                9.422 M€1
                                      Autostrade italiane esistenti e sviluppi in corso
                                                                                Autostrade
            Autostrade                                                          esistenti

            per l'EXPO                                                          Autostrade in
                                                                                sviluppo




                                                                                                       22
  1
      Dati: Osservatorio Territoriale Infrastrutture Nordovest – Gennaio 2013                   Vito Gamberale
Il caso della Lombardia
Il principale sponsor delle autostrade per l'EXPO, tuttavia, è la Milano –
Serravalle Tangenziali SpA, una società di dimensioni molto piccole rispetto ai
principali gestori europei…

Dati in M€ Rete (km)    Ricavi   EBITDA      % Utile       %       PFN PFN/EBITDA
MI - Serr.        185      211       101   48%    17      8%        227      2,25x
Atlantia        5.079    3.976     2.385   60%    840    21%      8.970      3,76x
Abertis         3.772    3.915     2.454   63%    775    20%     13.882      5,66x
Brisa           1.305      670       459   69%   (82)   -12%      3.517      7,66x
APRR            2.244    2.181     1.399   64%    395    18%      6.202      4,43x
Fonte: Bilanci 2011




                                                                          ASAM                  52,9%
                                                                          Comune di Milano      18,6%
                           Milano – Serravalle è una società a capitale
                           prevalentemente pubblico, controllata dalla    Gruppo Gavio          13,6%
                           Provincia di Milano, tramite ASAM:             Altri soci pubblici   14,9%




… ma impegnata, con quote rilevanti (ca. un terzo), nella realizzazione delle
autostrade in corso di costruzione.

                                                                                                        23
                                                                                                 Vito Gamberale
Il caso della Lombardia
                                   Piano finanziario aggregato delle 3 opere1
                     Investimenti                   M€     % Coperture                         M€        %     Potrebbero salire a
                     Realizzazione                7.370  78% Equity                          1.850     20%     2.100 M€, poiché le
                                                                                                               banche che devono
                     Altri oneri                  2.052  22% Finanziamenti pubblci           1.250     13%     finanziare
                                                             Banche                          6.322     67%     Pedemontana hanno
                     Totale investimenti          9.422 100% Totale coperture                9.422    100%     chiesto un incremento
                                                                                                               dell'equity da parte
                                                                                                               dei soci fino a 1 mld €




                          Investitori                             %       M€                              Gli impegni appaiono
Complessivamente          Milano - Serravalle                   34%       637 EBITDA '11: 101 M€          sproporzionati alle
     quasi                Autostrade per l'Italia                5%        89 EBITDA '11: 2.385 M€        “dimensioni”
                          Altre concessionarie autostradali      8%       139                             economiche dei due
      50                  Gruppo Intesa SanPaolo                22%       399                             soggetti
     soci                 Costruttori                           20%       376
  tra pubblici e          Altri                                 11%       210
     privati!             TOTALE                               100%     1.850 di cui ca. 510 (28%) già versati




       1
           Elaborazioni su dati Osservatorio Territoriale Infrastrutture Nordovest – Gennaio 2013                               24
                                                                                                                         Vito Gamberale
Il caso della Lombardia

Nonostante la struttura finanziaria di Milano-Serravalle appaia, oggi, solida
(cfr. slide precedenti), gli impegni previsti per la realizzazione delle 3 opere
sono molto gravosi:
–Milano - Serravalle ha già versato ca. 160 M€ per i 3 progetti dell’EXPO, dunque l’impegno
rimanente è di ca. 480 M€ (che potrebbero salire fino a 650 M€, qualora le banche chiedano
ulteriore equity per la Pedemontana), cioè 4,8 volte l'EBITDA1 e 1,3 volte il patrimonio
netto attuale2 (366 M€), che dovrebbe più che raddoppiare. Ma i suoi soci sono, in
maggioranza, pubblici e potrebbero avere problemi di fondi;
–pur accettando un rapporto PFN/EBITDA pari a quello di Atlantia (3,8x), la società dovrebbe
indebitarsi per altri 160 M€ e richiamare non meno di 320 M€ dai soci (comunque molti per
soggetti pubblici);
–non a caso, infatti, a fine dicembre 2012 l'assemblea dei soci di Milano – Serravalle ha
respinto la richiesta di un aumento di capitale avanzata dal CdA, per l'opposizione dei
soci pubblici.

Le piccole dimensioni del principale sponsor e l'elevato numero di soci
minori determinano continue difficoltà a portare avanti i progetti (ad es., per
nessuno dei tre è stato chiuso il project financing, solo Brebemi è in fase di
chiusura).
     1
         6,5x in caso di ulteriore aumento dell'equity di Pedemontana.
     2
         1,8x in caso di ulteriore aumento dell'equity di Pedemontana.                      25
                                                                                     Vito Gamberale
Il caso della Lombardia
Un esempio di come soci solidi possano garantire la realizzazione di una grande opera
nei tempi e con il budget previsti, è l’autostrada a pedaggio M6 Toll, in Gran Bretagna.

Caratteristiche −    La M6 Toll, lunga 43 km, rappresenta il bypass a pedaggio per la congestionata M6
                     (160.000 veicoli / giorno contro i 72.000 di progetto), nell'area di Birmingham.
               −     Opera realizzata, in project financing, da privati (25% Gruppo Autostrade, 75%
                     Fondo Macquarie), che ne hanno ottenuto la concessione per 53 anni.

Storia         −     1989: Idea progettuale
               −     1992: Assegnazione della concessione
               −     1997: Approvazione progetto
               −     2000: Avvio lavori
               −     Apertura al traffico: 2003 (con 3
                     mesi di anticipo) - media: ca. 14
                     km/anno
                    Tempi: 6 anni dall'approvazione del
                                   progetto


Costi/        −      Il costo complessivo è stato di ca. 880 M€ (ca. 20 M€/km).
Finanziamenti
               −     Il project financing è stato caratterizzato da una leva finanziaria prossima all'80% (debt
                     ratio ≈ 4:1).
               −     Ciò è stato possibile grazie alla credibilità dei due promotori (peraltro uno italiano) e alla
                     innovativa regolamentazione tariffaria, che prevede la completa libertà di fissazione
                     delle tariffe da parte del concessionario.                                                26
                                                                                                         Vito Gamberale
Il caso della Lombardia

   – I principali progetti autostradali italiani, invece, accusano pesanti ritardi.
   – Eterogeneità dei soci e crescita dei costi, che, durante l'iter di approvazione, va
     dall'8 a oltre il 100% (tale crescita è dovuta, quasi sempre, alle compensazioni, alle
     varianti e ai maggiori costi di esproprio), determinano un allungamento dei tempi.
   – Il costo per km raggiunge anche il triplo di quello del benchmark europeo (M6 Toll –
     UK).

Autostrada           km    Idea      Approv. Avvio         Fine    Tempi        Costi    Costi Crescita Costo al Stato PF
                                    progetto lavori     lavori*   (b) - (a)   iniziali   finali   costi km (M€)
                                prelimin. (a)               (b)                 (M€)     (M€)
M6 Toll (UK)          43   1989        1997 2000          2003           6       880       880 +0,0%       20,5 Concluso
Pedemontana          157   1950           2006   2010     2016          10     4.560     5.000   +9,6%     31,8 Da chiudere
Lombarda
Bre-Be-Mi             62   1996           2001   2009     2013          12     1.174     2.420 +106,1%     39,0 In chiusura
TEM                   33   2003           2005   2012     2015          10     1.578     2.002 +26,9%      60,7 Da chiudere

*Se rispettati i tempi attualmente previsti


   Dinanzi al dilatarsi dei costi e dei tempi, le opere non partono, perché le fonti
   finanziarie non possono più equilibrare i costi lievitati.
   Non sorprende che nessun PF sia stato ancora chiuso!

                                                                                                                         27
                                                                                                                  Vito Gamberale
Il caso della Lombardia
Per accelerare la costruzione delle nuove opere, assicurarne la
realizzazione nei tempi e consentire la chiusura dei relativi project
financing, sarebbe necessario accentrare responsabilità ed oneri nelle mani
di un unico, grande socio privato!
– Negli ultimi anni, i principali soci pubblici hanno tentato più volte la privatizzazione della
  Milano – Serravalle, finora senza successo:
   giugno                   ottobre       novembre               ottobre             gennaio

                       2011                                  2012                         2013


   1° bando                2° bando       3° bando                1° bando            2° bando
    Comune                  Comune         Comune                congiunto           congiunto
18,6% a 170 M€          18,6% a 145 M€ (congiunto con            Provincia /         Provincia /
  (5,08 €/az)             (4,33 €/az)       SEA)                 Comune /            Comune /
    Deserto                 Deserto    18,6% a 145 M€        Altri soci pubblici Altri soci pubblici
                                         (4,33 €/az)          82% a 650 M€        82% a 650 M€
                                      Deserto per parte         (4,45 €/az)         (4,45 €/az)
                                          Mi - Serr               Deserto             In corso
– Il prezzo eccessivo, l'incertezza sugli impegni finanziari per le autostrade per l'EXPO e,
  nei primi bandi, la sostanziale assenza di governance concessa all'acquirente hanno
  decretato il fallimento delle operazioni.
– Peraltro, nel 2012 la società – in linea con le altre concessionarie italiane – ha registrato
  un calo del traffico del 6,3%!
Queste aste sono state, in realtà, un tentativo degli enti pubblici di
alleviare, con il denaro dei privati, le proprie difficoltà di cassa, senza
tenere in debito conto le condizioni per attrarre capitali seri e rigorosi. 28
                                                                                                       Vito Gamberale
Possibile evoluzione del finanziamento delle
               infrastrutture




                                                      29
                                               Vito Gamberale
Possibile evoluzione del finanziamento delle infrastrutture

Come visto, la carenza di denaro pubblico e l'atteggiamento contrario
alle infrastrutture stanno determinando notevoli problemi nello sviluppo
di nuove opere.

Ma allora, chi può finanziare, oggi, le infrastrutture?


   – A questa domanda, la mia risposta, molto lapalissiana, è la seguente:



Le nuove infrastrutture devono essere finanziate dalle infrastrutture
esistenti!


   – Le infrastrutture generano, infatti, importanti redditività (EBITDA margin ≥
     50%), che possono e devono finanziare lo sviluppo.


Naturalmente, affinchè le infrastrutture esistenti possano finanziare
nuove opere, esse devono avere dimensioni consistenti e non essere
frammentate.                                                       30
                                                                             Vito Gamberale
Possibile evoluzione del finanziamento delle infrastrutture
Nonostante la presenza di alcuni grandi player (ad es. il Gruppo Atlantia e il
Gruppo Gavio nel settore dei trasporti), la maggior parte degli asset rimane
parcellizzata (anche perché caratterizzata, fra l’altro, da una logica di
gestione localistica), rendendo impossibile "fare sistema".

– Nelle infrastrutture, l'Italia dovrebbe favorire aggregazioni omogenee, in
  grado di dar vita a "campioni nazionali" nei vari settori!

– Solo player di dimensioni rilevanti e specializzati (sul modello di Atlantia e Gavio
  nel settore dei trasporti, ma anche di ENI, ENEL, ecc.) possono generare cash
  flow quantitativamente sufficienti alla realizzazione di nuovi investimenti.

– Finora è mancato il concetto di "aggregato" o di "filiera" nei singoli settori.

– La specializzazione di ciascun player in una singola filiera è condizione
  necessaria per una gestione efficiente e qualitativamente elevata.

Per raggiungere tali obiettivi è necessario attivare una finanza moderna, un nuovo
"capitalismo istituzionale"! È necessario, cioè, che gli investitori istituzionali
(banche, fondazioni, assicurazioni, fondi pensioni, ecc.) finanzino la nascita di
grandi "public company" di settore, ossia "campioni nazionali" in grado di
promuovere gestione efficiente e sviluppo degli asset infrastrutturali.          31
                                                                               Vito Gamberale
Il caso della Lombardia
– Affinchè tale evoluzione possa compiersi, è necessario, inoltre, chiarire il
  ruolo del Settore Pubblico, che, oggi, non è più in grado di finanziare le
  infrastrutture e, dunque, di detenerne la proprietà.
– Lo Stato deve trasformarsi da investitore e gestore in regolatore,
  garantendo, in particolare, attraverso le authority:
    – indirizzo strategico imparziale, ispirato a logiche di interesse nazionale e
      non più campanilistiche;
    – razionalizzazione dei vari settori e specializzazione dei player che in essi
      operano;
    – regolamentazione chiara e stabile;
    – tempi decisionali certi e coordinamento dei vari enti coinvolti nei processi
      autorizzativi;
    – politica ambientale ispirata da un approccio scientifico;
    – tariffe adeguate e giustamente remunerative;
    – vigilanza sui gestori privati, affinchè assolvano gli impegni presi su
      investimenti e qualità del servizio offerto agli utenti.
    – Il Pubblico deve, però, lasciare al Privato la gestione ed il controllo
      operativo, per massimizzare l'efficienza e la valorizzazione delle     32
      società.                                                        Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i




                                                        33
                                                 Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i

– La carenza di finanza pubblica, che causa l’impossibilità di realizzare
  nuove infrastrutture e di gestire in modo efficiente quelle esistenti,
  può essere compensata, oggi, solo dalla finanza privata.


– Riflettendo sui vari input emersi:
    o il ruolo ricoperto dalle infrastrutture nello sviluppo dell’Italia nel
      secondo Dopoguerra;
    o la frammentazione del settore infrastrutturale, una proprietà, spesso,
      ancora pubblica e la necessità di nuove privatizzazioni;
    o la carenza di finanza pubblica;
    o l'opportunità di dar vita a "campioni nazionali", specializzati nei vari
      settori infrastrutturali, sul modello dei grandi player italiani ed esteri;


… è sorta l’idea di F2i, cioè di un Fondo, privato ma istituzionale, che
  aggregasse infrastrutture esistenti in filiere, ed utilizzasse i fondi
  derivanti dalla gestione di tali asset per permetterne lo sviluppo.
                                                                                   34
                                                                            Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i

– F2i, con una raccolta di 1.852 M€, è il più grande Fondo operante in Italia
  ed il maggior Fondo infrastrutturale del Mondo dedicato ad un solo Paese
  (country fund).

– Recentemente F2i ha effettuato il first closing di un secondo fondo, che
  ha già raccolto 575 M€ (target finale: 1.200 M€).

– F2i è stato creato, quale strumento privatistico ma istituzionale, da
  sponsor di elevato standing, che hanno contribuito ad affermarne la
  salda reputazione:
    o il Governo tramite la CDP
    o le principali banche italiane (Unicredit, Intesa SanPaolo)
    o un’importante banca straniera (Merrill Lynch – BoA)
    o i network delle Fondazioni ex-bancarie e delle Casse di Previdenza
      private
    o assicurazioni vita e fondi pensione

                                                                               35
                                                                        Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
             Investitori F2i ripartiti per categoria
      Categorie (FONDO I)                       N. Invest.      Ammontare % sul Fondo
                                                                sottoscritto
      Banche                                           7            593 M€    32,02%
      Casse Previdenziali                             13            487 M€    26,30%
      Fondazioni                                      26            439 M€    23,70%
      Assicurazioni                                    4            175 M€      9,45%
      Istituzioni finanziarie pubbliche (CDP)          1            150 M€      8,10%
      Management SGR / Sponsor                         1              8 M€      0,43%
      Totale                                          52          1.852 M€   100,00%

      Categorie (FONDO II) - First closing      N. Invest.       Ammontare % sul Fondo
                                                                 sottoscritto
      Banche                                            2            200 M€    34,78%
      Casse Previdenziali                               2             90 M€    15,65%
      Fondazioni                                        6            185 M€    32,17%
      Istituzioni finanziarie pubbliche (CDP)           1            100 M€    17,39%
      Totale                                           11            575 M€   100,00%

                                                             È già iniziata la raccolta presso i "Limited
                                                                  Partners" per gli ulteriori closing.

F2i, sia per missione che per la natura istituzionale dei propri investitori,
persegue partecipazioni di lungo termine con logica industriale.            36
                                                                                                     Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
                      F2i ha dato vita a 7 filiere, che compongono un Gruppo strutturato,
                      impegnando oltre 2.150 M€ (quasi 90% della raccolta totale).    Impegnato
                                                                                       Fondi 1+2
                             75%        F2i          85,1%
                                                               ERG
                                     Reti Italia
  Gas



                                                                           100%            2iGas                       436,5 20,3%
                                                                           100%
                                                                                            G6

                             100% F2i Rete Idrica     40% Mediterranea
  Aeroporti Ambiente Acqua




                                       Italiana           delle Acque
                                                                                                                       237,5 11,0%
                                                     49,0% Iren Ambiente
                                                                                   Accordi in corso di definizione
                             100%      F2i
                                     Ambiente
                                                                                                                       252,0 11,7%
                                                     60,0%     TRM

                             100%      F2i            70%     GESAC
                                     Aeroporti
                                                         1
                                                     67,7%    SAGAT                                                    748,21 34,7%
                                                     44,3%      SEA
                                                     87,7%   Metroweb

                                                    100,0%   Metrobit
  TLC




                                     Metroweb
                             53,8%
                                      Italia
                                                                                                                       242,5 11,3%
                                                              Brescia

                                                     85,0%   Saster Net
  Rinnovabili




                                                     15,9%   Alerion CP
                             100% F2i Energie                                                                          129,5    6,0%
                                  Rinnovabili
                                                     49,8%     HFV

Autostrade                                           26,3%    Infracis                                                  53,5    2,5%

  1                                                                                                                  2.099,7    97,5%
   Per SAGAT si considerano compresi tutti gli                                    Dismissioni                            31,7     1,5%
  impegni fino al 2014 (acquisto quote degli                                      Costi di gestione fondi                21,9     1,0%
  altri soci privati)                                                             TOTALE IMPEGNATO                   2.153,3
                                                                                  % su raccolta                         88,7%      37
                                                                                                                           Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i

− In pochi anni, F2i ha offerto un modello al mondo delle infrastrutture in
  Italia, dando vita ad un Gruppo strutturato di aziende, di filiere di
  aziende, che si propongono, ciascuna, come benchmark nel proprio
  settore.

− Le società nelle quali F2i detiene la maggioranza, o un importante ruolo
  di governance, hanno registrato nel 20121:
    o Fatturato aggregato: 1.690 M€
    o EBITDA: 738 M€ (EBITDA Margin: 44%)
    o Dipendenti: 8.370
    o Investimenti: 427 M€ (58% EBITDA)




Nel 2012 le partecipate di F2i hanno investito quasi il 60% dell'EBITDA.

1
 Dati aggregati di preconsuntivo 2012. Si riferiscono a: ERG, 2i Gas, G6 Rete, Alerion CleanPower (stima sulla
base dei dati al 3° trimestre 2012), HFV, Mediterranea delle Acque, GESAC, SEA, Metroweb, SasterNet e
SAGAT.                                                                                                        38
                                                                                                        Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i

Peraltro, grazie ad F2i, importanti asset, che erano finiti in mani straniere,
sono ritornati, con i loro cash flow, sotto il controllo italiano:


 −   E.On Rete Gas




 −   Gesac




 −   G6 Rete




 −   Metroweb


                                                                                 39
                                                                          Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
F2i nasce come uno strumento di investimento, privato ma istituzionale, per
aggregare le infrastrutture esistenti in filiere, in modo da assicurare alle
partecipate:

  –   efficienza operativa;

  –   gestione finanziaria equilibrata, evitando l’impoverimento delle
      società con indebitamenti esagerati e maxi-dividendi straordinari;

  –   focus sullo sviluppo, grazie al reinvestimento di buona parte dei
      cash flow generati nel potenziamento degli asset e delle reti
      gestite.




In un periodo in cui la finanza pubblica è una risorsa estremamente
scarsa, il gap infrastrutturale – quantitativo e tecnologico – può essere
colmato con il moderno modello di finanza proposto da F2i: utilizzare
le risorse derivanti da una gestione efficiente delle infrastrutture
esistenti per finanziare lo sviluppo di nuove opere.

                                                                              40
                                                                       Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
   Esempio di filiera
            Un esempio concreto di come F2i opera per aggregare asset
AEROPORTI   infrastrutturali è la filiera degli aeroporti.
            − A fine 2010 F2i è entrata nel settore aeroportuale con l’acquisizione del 70%
              di GESAC, società che gestisce l’aeroporto di Napoli-Capodichino, grazie
              ad una concessione valida fino al 2043.

            − GESAC è stata costituita nel 1980 su iniziativa del Comune e della Provincia
              di Napoli e dell’Alitalia. Nel 1997, a seguito del processo di privatizzazione,
              gli Enti Pubblici hanno ceduto una partecipazione del 70% al Gruppo
              britannico BAA (successivamente acquistato dal Gruppo spagnolo Ferrovial).

            − La società ha sostenuto, negli ultimi anni, un importante piano di investimenti
              per lo sviluppo infrastrutturale dell’aeroporto (oltre 190 M€ le Capex cumulate
              dal 1998 al 2009, a fronte di utili netti cumulati per 47,6 M€), in parte
              finanziato con fondi pubblici (63 M€) e in parte autofinanziato.

            − Nel quadriennio 2009-2012 sono stati realizzati investimenti per ca. 65
              M€.

            − Nel 2012 Gesac ha gestito un traffico passeggeri di 5,8 M/pax, impiegando
              oltre 320 dipendenti.

                                                                                            41
                                                                                     Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
    Esempio di filiera
        − A fine 2011 F2i ha acquistato, dal Comune di Milano, il 29,75% delle quote di
          SEA, società che dal 1948 gestisce il sistema aeroportuale milanese (Linate e
AEROPORTI Malpensa). A fine 2012, inoltre, F2i ha acquistato un'ulteriore partecipazione del
          14,56% dalla Provincia di Milano.
          − L’attuale Convenzione, di durata quarantennale, è stata sottoscritta con ENAC
            nel 2001.
          − SEA e le società del Gruppo garantiscono tutti i servizi e le attività connesse,
            quali l'approdo e la partenza degli aeromobili, la gestione della sicurezza
            aeroportuale, le prestazioni di handling passeggeri e merci, i servizi
            commerciali. SEA detiene, inoltre, una quota del 30% dell'aeroporto di
            Bergamo.
          − Il sistema aeroportuale milanese è situato in una delle aree europee a
            maggiore sviluppo economico (il PIL della Lombardia supera il 20% di quello
            nazionale) e rappresenta anche un ponte tra il Mediterraneo e l'Europa
            continentale.
          − Il sistema milanese ha registrato, nel 2012, un traffico di 27,8 milioni di
            passeggeri e 434.000 t di merci in transito (ca. la metà del traffico merci
            nazionale).
          − Il fatturato sfiora i 580 M€ (utile netto 54 M€). I dipendenti sono oltre 5.000.
          − I piani di sviluppo prevedono investimenti per ca. 600 M€ entro il 2015
                                                                                   42
            (aumento della capacità e realizzazione della terza pista a Malpensa,
                                                                            Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
    Esempio di filiera
          − A fine 2012 F2i ha acquistato, dal Comune di Torino, il 28% di SAGAT, che dal
            1956, gestisce l'aeroporto di Torino "Sandro Pertini". F2i ha, inoltre, acquistato
AEROPORTI   un'ulteriore quota della società (22,8%), da Sintonia (Gruppo Benetton),
            diventando, così, l'azionista di maggioranza assoluta di SAGAT. Sono, infine,
            previsti ulteriori acquisti dai soci privati entro il 2014, per una quota
            complessiva del 67,7%.
           − SAGAT ha in gestione l'aeroporto di Torino fino al 2035.
           − L’aeroporto di Torino si colloca in una regione (Piemonte) tra le più ricche
             d’Italia, in particolare la quinta per valore del PIL (ca. 124 Mld €, 8% del totale
             nazionale), la quarta per esportazioni (10% del totale nazionale), la sesta per
             numero di abitanti e la seconda per superficie.
           − La forte vocazione sia business sia turistica del Piemonte ed il basso rapporto
             passeggeri/abitanti provincia (1,6x vs. 2,4x medio nazionale) prospettano
             all'aeroporto un solido potenziale di sviluppo.
           − Nel 2012 l'aeroporto ha totalizzato un traffico di 3,5 mln di passeggeri
             (crescita media annua 2000-2012: +1,9%).
           − Il fatturato sfiora i 64 M€ (utile netto 3,6 M€) e, in termini di marginalità,
             l'azienda è un benchmark in Italia (EBITDA/pax di 4,2 € vs. 2,4 della media
             nazionale). Vengono impiegati ca. 410 dipendenti.
           − SAGAT detiene partecipazioni negli Aeroporti di Firenze (33,4%) e Bologna
                                                                                      43
             (7,21%).                                                          Vito Gamberale
Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i
    Esempio di filiera

AEROPORTI − F2i ha avviato la filiera aeroportuale entrando in società con particolari
               know-how e track record e con ampie prospettive di crescita:
            o con Gesac, F2i "ha riportato in Italia" gli importanti cash flow prodotti dalla
              società, per destinarli alla crescita e allo sviluppo;
            o con SEA e SAGAT, F2i ha colto l’esigenza degli Enti Locali di vendere
              asset strategici per il Paese per ridurre i propri debiti, evitando, anche in
              questo caso, che finissero in mani straniere;

            − insieme, nel 2012, le 3 società hanno gestito 37 Mpax, oltre il 25% del
              totale nazionale (53,7 Mpax e 36,6% con le società a presenza indiretta);

            − l’obiettivo, di lungo periodo, è promuovere lo sviluppo, infrastrutturale e
              di business, la razionalizzazione, ed il conseguimento di adeguati livelli di
              redditività, con benefici anche sull’indotto e sul tessuto socio-
              economico;

            − F2i sta perseguendo una strategia di investimento volta alla creazione
              di un network di aeroporti: dunque, una strategia di “rete nazionale”
              anzichè di “pista”, che favorisca un processo di aggregazione, la
              soppressione di scali inutilizzati e l'offerta di un format aeroportuale
              riconoscibile, moderno e di qualità.
                                                                                              44
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Conclusioni




                     45
              Vito Gamberale
Conclusioni
 − Le infrastrutture, in particolare quelle di trasporto, sono state, per decenni,
   il motore dello sviluppo economico italiano.

 − L'atteggiamento anti infrastrutturale e la conseguente asfissia
   decisionale, che hanno colpito l’Italia negli ultimi decenni, rafforzate dalla
   crisi della finanza pubblica, hanno determinato un regresso del nostro
   Paese, specialmente nei confronti dei principali partner europei.

 − L'evoluzione proprietaria, da pubblica a privata, iniziata con le grandi
   privatizzazioni degli anni '90, è rimasta incompiuta, provocando la
   frammentazione dei mercati e l'inefficienza di talune gestioni.

 − Queste carenze hanno limitato e, in alcuni casi, arrestato bruscamente
   lo sviluppo delle infrastrutture e, con esse, dell'intera economia nazionale.

 − Oggi l’Italia ha molto da fare per recuperare il terreno perduto: è
   necessario colmare il gap delle infrastrutture, che rappresentano il
   tessuto connettivo di ogni economia moderna.


                                                                                   46
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Conclusioni
− Per funzionare correttamente, le infrastrutture devono essere
  realizzate e gestite come reti. Devono, cioè, svilupparsi ed essere
  coordinate tra loro in modo razionale: la loro gestione deve essere
  effettuata in ottica di "sistema Paese" invece che di "campanile" o di
  speculazioni finanziarie.

− Stato e Privato devono, però, chiarire il trade-off dei rispettivi ruoli:
    − lo Stato, che non è più in grado di finanziare lo sviluppo
      infrastrutturale, deve garantire tempi certi e tariffe remunerative e,
      attraverso le Authority, vigilare e regolare il corretto funzionamento del
      mercato, lasciando il controllo operativo al Privato;
    − il Privato deve adottare un’ottica di lungo periodo per le infrastrutture,
      apportando "risorse fresche", evitando di scaricare sulle target
      indebitamenti eccessivi e impegnandosi in un significativo
      reinvestimento dei profitti.

− Anche in Italia, come negli altri grandi Paesi, è necessario dar vita a
  "campioni nazionali" nei vari settori infrastrutturali, che assicurino
  efficienza e trasparenza nella gestione degli asset.
                                                                                 47
                                                                          Vito Gamberale
Conclusioni
− Per far ciò, è necessario attivare un "capitalismo istituzionale" che
  disponga dei capitali necessari per lo sviluppo delle reti
  (eventualmente avvalendosi di strumenti innovativi, quale il "project
  financing" o i "project bond"), che finanzi la nascita di grandi public
  company di settore e ne assicuri l'indipendenza gestionale.


F2i ne è un esempio in Italia. Una vera "public company" che è riuscita
ad avviare un sistema di reti infrastrutturali (capaci di interagire tra
loro per far crescere il Paese) ottimizzandone la gestione e curandone
lo sviluppo.

– Il Fondo ha praticamente esaurito la propria dotazione in anticipo sul
  termine minimo dell’investment period.

– Tutto ciò è avvenuto pur avendo operato con cautela, al fine di evitare
  operazioni affrettate, in un momento di forte incertezza e di progressivo
  aggravamento della crisi internazionale.

Questo risultato ha spinto F2i a lanciare un nuovo Fondo (già attivo ed
impegnato per quasi il 60% di quanto raccolto al primo closing), per
proseguire la propria opera.                                          48
                                                                       Vito Gamberale

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Vito Gamberale - Ruolo della finanza privata per favorire lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto in italia

  • 1. Ruolo della finanza privata per favorire lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto in Italia Vito Gamberale L'Italia in Europa. Le politiche per rimanere in rete. Milano, 1 marzo 2013 Vito Gamberale
  • 2. INDICE – Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano pag. 3 – La carenza di fondi pubblici e le privatizzazioni pag. 6 – L’atteggiamento anti infrastrutturale pag. 9 – Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano pag. 10 – Autostrade pag. 12 – Porti pag. 14 – Aeroporti pag. 16 – Il caso della Lombardia pag. 20 – Possibile evoluzione del finanziamento delle infrastrutture pag. 29 – Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i pag. 33 – Esempio di filiera pag. 41 – Conclusioni pag. 45 2 Vito Gamberale
  • 3. Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano 3 Vito Gamberale
  • 4. Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano In termini generali e, in particolare, in termini di infrastrutture, l'Italia del Dopoguerra è stata "in rete" fino alla metà degli anni ’70, con una grande tradizione nella realizzazione di importanti opere: – l’Italia è stato il primo Paese al Mondo a dotarsi di un’autostrada (“Autostrada dei Laghi” – 1924); – nel 1970 l’estensione della rete autostradale italiana (3.913 km)1 era seconda solo a quella tedesca (4.461 km)1; – negli anni ’60 era tra i “Paesi guida” nella produzione di energia nucleare (3° Paese al Mondo, dopo USA e Gran Bretagna, per potenza installata – 640 MW); – è stato tra i primi Paesi a sviluppare su larga scala gli impianti idroelettrici, che nel 1960 avevano già raggiunto la capacità installata attuale (ca. 20 GW) coprendo, allora, quasi il 100% del fabbisogno nazionale di elettricità; – negli anni ‘80 è stato il primo Paese, insieme alla Francia, a lanciare il progetto di una rete ferroviaria ad alta velocità (Roma – Firenze). Fino agli anni ‘80, il Paese ha avuto un assetto infrastrutturale adeguato. L’elevato cash flow generato dalle infrastrutture esistenti contribuiva allo sviluppo di nuove opere. 4 1 Dati Eurostat. Vito Gamberale
  • 5. Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano – In Italia, le infrastrutture sono state promosse, prevalentemente con finanza pubblica, dalle istituzioni e dagli enti pubblici, nazionali (IRI, ENI, ENEL, ecc.) e locali (per aeroporti, utility locali, ecc.). – Questo modello ha funzionato, spesso bene, finchè lo Stato ha potuto alimentare lo sviluppo attraverso il debito pubblico. – Le grandi difficoltà, a realizzare nuove infrastrutture in Italia, iniziano alla metà degli anni ’70, e perdurano tuttora. Tali difficoltà sono derivate, essenzialmente, da due criticità: 1) prima, la maturazione nel Paese di un atteggiamento contrario alle infrastrutture, di matrice pseudo-ambientalista, che ha contribuito ad appesantire fino, in taluni casi, a bloccare il processo decisionale. 2) poi, la carenza di finanza pubblica (aggravata dalla recente crisi internazionale), che, storicamente, ha rappresentato il motore per la realizzazione di nuove grandi opere; In un paio di decenni, le infrastrutture, in Italia, sono state trasformate da opportunità di sviluppo in minaccia ambientale. 5 Vito Gamberale
  • 6. Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano La carenza di fondi pubblici e le privatizzazioni All’inizio degli anni ’90, l’Italia è coinvolta in profondi processi che la costringono a mutare radicalmente le proprie scelte di politica economica: – la crisi politica della I Repubblica; – il rallentamento dell’economia: il PIL si attesta, stabilmente, sotto la media europea; – l’adesione all’Euro, che determina la necessità di ridurre drasticamente deficit, debito e inflazione, con manovre finanziare molto severe; – la Comunità Europea spinge verso la diminuzione della presenza pubblica nell’economia degli Stati Membri (il Commissario Van Miert approfitterà della particolare debolezza italiana per “premere” molto sull’Italia). I governi che si susseguono devono tagliare la spesa pubblica e “fare cassa”. Lo Stato non è più in grado di sostenere il proprio ruolo di investitore nella realizzazione e nella gestione di opere pubbliche e dà inizio alla stagione delle “grandi privatizzazioni”. 6 Vito Gamberale
  • 7. Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano La carenza di fondi pubblici e le privatizzazioni Le privatizzazioni, in genere, vengono giudicate negativamente. In realtà hanno avuto, spesso, esiti positivi, anche se diversi a seconda delle modalità utilizzate: 1. Inizialmente vengono privatizzate le aziende manifatturiere, in crisi. Queste privatizzazioni avvengono, generalmente, attraverso vendita a privati attivi nello stesso settore di business, circostanza che ne determina il successo (es. Nuovo Pignone nel 1994 e ILVA nel 1995); 2. successivamente le privatizzazioni riguardano aziende operanti nei settori dei servizi e delle infrastrutture, dalle quali deriveranno i ricavi maggiori. Queste avvengono: a) per quotazione in Borsa di parte del capitale, con esiti molto soddisfacenti per lo Stato (ENI dal 1994, ENEL dal 1999), non sempre per gli investitori (ENEL). Gli ex-Enti pubblici diventano (e sono ancora) vere “public company”, efficienti e in grado di competere a livello internazionale; b) per vendita diretta ai privati, spesso su base “familistica” (Telecom, 1997; Autostrade, 1999; ADR, 2000) e con risultati deludenti (specialmente per le TLC) o contraddittori. Questa modalità sembra aver acceso tentazioni di “hit and run”, rischiando, che asset strategici per il Paese o finissero (con i loro cash flow) sotto il controllo straniero o venissero gestiti in ottica di mera attenzione finanziaria. 7 Vito Gamberale
  • 8. Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano La carenza di fondi pubblici e le privatizzazioni L’insegnamento delle privatizzazioni nelle infrastrutture – Privilegiare, per le infrastrutture/servizi, o la quotazione (come ENI o ENEL) o azionariati da “public company” (come F2i, cfr. ultra). – Inserire vincoli di lock-up (almeno per 5/7 anni). – Introdurre, in ogni caso, il concetto di “earn-out” a favore del pubblico venditore in caso di rivendita dell’azienda entro i 10 – 15 anni. – Vincolare a non vendere la società ad acquirenti che scaricano un eccessivo debito di acquisizione sulla stessa. 8 Vito Gamberale
  • 9. Evoluzione del sistema infrastrutturale italiano L’atteggiamento anti infrastrutturale La difficoltà a realizzare nuove opere in Italia non è solo un problema di capitali, ma anche di processi autorizzativi. Fin dalla metà degli anni ‘70, infatti, per le infrastrutture è maturato un blocco, a partire da una serie di interventi politici sconsiderati (L. 492 del ‘75, che, di fatto, impediva la costruzione di nuove autostrade a pedaggio; referendum contro il nucleare, ecc.), tradottosi in una serie di impedimenti alla realizzazione di nuove opere: − generale mancanza di una condivisione strategica (spesso le opere sono motivate da interessi localistici e non inquadrate in un piano nazionale); − estrema e granulare frammentazione dei processi autorizzativi (VIA, Conferenza dei Servizi, Vigili del Fuoco, ENAC, Aeronautica, Sovrintendenza per i Beni Architettonici/Paesaggio, Regioni, Comuni, ecc.); − politica ambientale affrontata con approccio “fondamentalista” e non tecnico- scientifico; − eccessivo peso delle rappresentanze locali – spesso ispirate da logica “nimby” – nel processo decisionale, attraverso “tavoli permanenti”, di retaggio sessantottino; − richiesta di "compensazioni" territoriali, che stravolgono i piani finanziari; − frequenti ricorsi a TAR e Consiglio di Stato, con blocco dei processi; − violazione continua e reiterata del diritto concessorio ed inadeguatezza tariffaria. L’eccessiva “democratizzazione” del processo decisionale e il ricorso indiscriminato all’autorità giudiziaria prolungano, indefinitamente, l’iter di approvazione, impedendo, nei fatti, la realizzazione di nuove opere. 9 Vito Gamberale
  • 10. Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano 10 Vito Gamberale
  • 11. Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano – L’atteggiamento anti-infrastrutturale e la carenza di finanziamenti pubblici hanno prodotto, come ovvia conseguenza, un’”anoressia” nella realizzazione di nuove grandi opere e nel rinnovamento di quelle esistenti. – Gli effetti negativi di questo atteggiamento sono stati amplificati da una logica campanilistica nella gestione delle infrastrutture esistenti. – Ciò ha determinato: – un “gap infrastrutturale” tra l’Italia e gli altri Paesi europei, che è cresciuto negli ultimi 10 anni; – una generale frammentazione proprietaria degli asset, spesso in mano a piccoli Enti Locali, con una scarsissima presenza di grandi soggetti di dimensioni nazionali. Tale gap è evidente anche in talune delle principali infrastrutture di trasporto. 11 Vito Gamberale
  • 12. Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano Autostrade Nel settore delle autostrade, ad esempio, a differenza degli altri principali Paesi europei, l'estensione della rete italiana è rimasta, sostanzialmente, invariata dalla fine degli anni '70: Evoluzione della rete autostradale nei principali Paesi europei dal 1970 al 2010 (km) 16.000 14.262 km 14.000 12.819 km 12.000 11.392 km 10.000 8.000 4.461 km 6.668 km 6.000 4.000 3.913 km 2.000 1.585 km 0 1.542 km 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 Germania Spagna Francia Italia Dati Eurostat 12 Vito Gamberale
  • 13. Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano Autostrade Non sorprende, dunque, che, in rapporto alla popolazione, l'estensione della rete risulti molto al di sotto della media europea: Rete autostradale europea – Densità per abitante (km di rete per milione di abitante) 300 Media = 181 km / ml di abitanti 250 200 150 251 100 212 184 50 111 0 Italia Germania Francia Spagna Dati CIA The World Factbook 2011 Da qui emerge che il nostro Paese avrebbe bisogno di sviluppare oltre 4.000 km di nuove autostrade per allinearsi alla media europea, con costi compresi tra 80 e 180 Mld €1! 1 Considerando un costo compreso tra 20 M€/km (benchmark europeo) e 45 M€/km (costo medio autostrade per EXPO). 13 Vito Gamberale
  • 14. Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano Porti L’Italia è, tra i principali Paesi dell'Europa continentale, quello che fa maggiormente ricorso al trasporto marittimo delle merci ed ha un gran numero di porti commerciali (24). Nonostante ciò, ne annovera uno solo (Genova) nella “top ten” dei porti merci (peraltro in penultima posizione)… Quantità movimentate nei principali porti europei (Migliaia di tonnellate) 500.000 434.551 400.000 300.000 187.151 200.000 132.216 Media 100.000 92.887 88.073 82.200 80.585 67.561 50.393 48.796 0 Dati Assoporti e InforMare 2011 14 Vito Gamberale
  • 15. Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano Porti … ed uno solo (Gioia Tauro) nella “top ten” dei porti per container: Quantità movimentate nei principali porti container europei (Migliaia TEU) 14.000 11.877 12.000 10.000 9.014 8.664 8.000 5.915 6.000 Media 4.327 4.000 3.174 2.305 2.215 2.207 2.034 2.000 0 Dati Assoporti e Porto di Livorno 2011 Per i porti italiani prevale una logica di gestione pubblicistica e campanilistica, priva di una strategia di rete, che porta, spesso, all’inefficienza generalizzata delle strutture. 15 Vito Gamberale
  • 16. Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano Aeroporti Nel settore aeroportuale, l’Italia è Densità aeroporti di interesse nazionale/regionale il primo Paese europeo per (aeroporti/100.000 kmq - 2011) densità di scali sul territorio1… 12 11 1 Si considerano gli aeroporti con più di 100.000 pax/anno 10 8 8 7 6 Milioni di passeggeri medi per aeroporto 6 (aeroporti con più di 100.000 pax/anno - 2011) 4 10,00 9,01 9,00 2 8,00 0 7,00 6,18 Italia Germania Francia Spagna 6,00 5,00 4,50 4,00 3,54 … ma questi aeroporti sono, 3,00 2,00 mediamente, di piccole dimensioni, 1,00 rispetto a quelli dei principali Paesi 0,00 europei… Italia Germania Francia Spagna Fonti: Assaeroporti e principali associazioni aeroportuali dei singoli Paesi europei 16 Vito Gamberale
  • 17. Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano Aeroporti … e il gap aumenta se si considera il traffico medio degli aeroporti di maggiori dimensioni (cioè > 1 Mpax/anno): Milioni di passeggeri medi per aeroporto (aeroporti con più di 1 Mpax/anno - 2011) 12,00 10,89 10,00 9,01 8,30 8,00 6,26 6,00 4,00 2,00 0,00 Italia Germania Francia Spagna Fonti: Assaeroporti e principali associazioni aeroportuali dei singoli Paesi europei La scoordinata frammentazione degli aeroporti, spesso dovuta alla proprietà di enti pubblici locali, determina assenza di strategia e scarsità di risorse da destinare agli investimenti. A differenza dei grandi scali europei (Madrid, Parigi, Francoforte), che hanno subìto, negli ultimi anni, importanti lavori di ampliamento e ristrutturazione, in Italia non sono stati fatti 17 interventi rilevanti. Vito Gamberale
  • 18. Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano Aeroporti - Piano Nazionale per lo Sviluppo Aeroportuale – Questa difficoltà è stata, finalmente, colta dal Governo, che ha varato un Piano Nazionale per lo Sviluppo Aeroportuale, atteso da oltre 25 anni (ma ancora non tradotto in legge). – L'obiettivo del Piano è "favorire uno sviluppo sostenibile del comparto, individuando le azioni per la razionalizzazione dei servizi a terra e in volo, concentrando gli investimenti sugli interventi infrastrutturali prioritari e aumentando la competitività del sistema nel suo complesso". – In particolare, i principali elementi che caratterizzano il Piano sono: – classificazione degli aeroporti in funzione dell'interesse nazionale (cfr. slide successiva), con lo stop alla realizzazione di nuovi scali; – individuazione degli interventi infrastrutturali prioritari per gli aeroporti esistenti; – risanamento economico delle gestioni e progressiva privatizzazione; – incentivazione delle "reti aeroportuali" gestite da un soggetto unico, al fine di ottimizzare l’organizzazione e i costi. Il Piano sembra cogliere le principali criticità del settore e ne individua, correttamente, le soluzioni nella razionalizzazione e nell'efficientamento delle strutture e nella loro, progressiva, privatizzazione. 18 Vito Gamberale
  • 19. Carenze e limiti del sistema infrastrutturale italiano Aeroporti - Piano Nazionale per lo Sviluppo Aeroportuale F2i detiene quote (dirette ed indirette) in ben 7 dei principali scali individuati dal Piano Nazionale per gli Aeroporti del Governo, e sta valutando l'acquisizione di ulteriori asset: = Aeroporti con presenza diretta F2i = Aeroporti con presenza indiretta F2i In gara Piccola quota (indiretta) Open discussions In gara Quota (indiretta) di maggioranza relativa Gli aeroporti F2i movimentano 53,7 Mpax, pari al 36,6% del traffico nazionale. 19 Vito Gamberale
  • 20. Il caso della Lombardia 20 Vito Gamberale
  • 21. Il caso della Lombardia Un caso paradigmatico della difficoltà a realizzare nuove infrastrutture in Italia è rappresentato proprio dalla Lombardia. La Lombardia, che è la Regione italiana più popolosa (oltre 9,5 milioni di abitanti, 16% della popolazione totale) e più ricca, è anche quella in cui la consistenza della rete autostradale, in rapporto alla popolazione e al PIL, è di grandissima criticità: 1000 Rete 900 888 autostradale 800 italiana in 700 76 km/Mab con 600 rapporto alla 500 Media Italia = 111 km per milione di abitanti autostrade per l'EXPO popolazione 400 262 232 300 203 183 170 (km di rete per 200 147 128 128 113 113 110 107 80 77 74 65 58 49 milione di 100 0 0 abitante) 30,0 26,6 Rete 25,0 autostradale 20,0 2,3 km/Mld € di Media Italia= 4,2 km per Mld € di PIL PIL con italiana in 15,0 12,1 autostrade per l'EXPO rapporto al PIL 10,0 8,8 8,7 7,4 6,3 6,0 5,8 (km di rete per 5,0 5,7 4,5 4,5 4,0 4,0 4,0 3,6 1,7 2,7 2,7 2,7 miliardo di euro di 0,0 0,0 PIL) 21 Vito Gamberale
  • 22. Il caso della Lombardia Per ridurre questo gap, già da anni sono stati sviluppati alcuni progetti di espansione della rete autostradale lombarda, attraverso la realizzazione di tre nuove arterie, oggi indicate come "autostrade per l'EXPO 2015": – Pedemontana Lombarda (87 km + 70 km viabilità ord.): 5.000 M€ – Bre-Be-Mi (62 km): 2.420 M€ – Tangenziale Est Esterna di Milano (33 km): 2.002 M€ 9.422 M€1 Autostrade italiane esistenti e sviluppi in corso Autostrade Autostrade esistenti per l'EXPO Autostrade in sviluppo 22 1 Dati: Osservatorio Territoriale Infrastrutture Nordovest – Gennaio 2013 Vito Gamberale
  • 23. Il caso della Lombardia Il principale sponsor delle autostrade per l'EXPO, tuttavia, è la Milano – Serravalle Tangenziali SpA, una società di dimensioni molto piccole rispetto ai principali gestori europei… Dati in M€ Rete (km) Ricavi EBITDA % Utile % PFN PFN/EBITDA MI - Serr. 185 211 101 48% 17 8% 227 2,25x Atlantia 5.079 3.976 2.385 60% 840 21% 8.970 3,76x Abertis 3.772 3.915 2.454 63% 775 20% 13.882 5,66x Brisa 1.305 670 459 69% (82) -12% 3.517 7,66x APRR 2.244 2.181 1.399 64% 395 18% 6.202 4,43x Fonte: Bilanci 2011 ASAM 52,9% Comune di Milano 18,6% Milano – Serravalle è una società a capitale prevalentemente pubblico, controllata dalla Gruppo Gavio 13,6% Provincia di Milano, tramite ASAM: Altri soci pubblici 14,9% … ma impegnata, con quote rilevanti (ca. un terzo), nella realizzazione delle autostrade in corso di costruzione. 23 Vito Gamberale
  • 24. Il caso della Lombardia Piano finanziario aggregato delle 3 opere1 Investimenti M€ % Coperture M€ % Potrebbero salire a Realizzazione 7.370 78% Equity 1.850 20% 2.100 M€, poiché le banche che devono Altri oneri 2.052 22% Finanziamenti pubblci 1.250 13% finanziare Banche 6.322 67% Pedemontana hanno Totale investimenti 9.422 100% Totale coperture 9.422 100% chiesto un incremento dell'equity da parte dei soci fino a 1 mld € Investitori % M€ Gli impegni appaiono Complessivamente Milano - Serravalle 34% 637 EBITDA '11: 101 M€ sproporzionati alle quasi Autostrade per l'Italia 5% 89 EBITDA '11: 2.385 M€ “dimensioni” Altre concessionarie autostradali 8% 139 economiche dei due 50 Gruppo Intesa SanPaolo 22% 399 soggetti soci Costruttori 20% 376 tra pubblici e Altri 11% 210 privati! TOTALE 100% 1.850 di cui ca. 510 (28%) già versati 1 Elaborazioni su dati Osservatorio Territoriale Infrastrutture Nordovest – Gennaio 2013 24 Vito Gamberale
  • 25. Il caso della Lombardia Nonostante la struttura finanziaria di Milano-Serravalle appaia, oggi, solida (cfr. slide precedenti), gli impegni previsti per la realizzazione delle 3 opere sono molto gravosi: –Milano - Serravalle ha già versato ca. 160 M€ per i 3 progetti dell’EXPO, dunque l’impegno rimanente è di ca. 480 M€ (che potrebbero salire fino a 650 M€, qualora le banche chiedano ulteriore equity per la Pedemontana), cioè 4,8 volte l'EBITDA1 e 1,3 volte il patrimonio netto attuale2 (366 M€), che dovrebbe più che raddoppiare. Ma i suoi soci sono, in maggioranza, pubblici e potrebbero avere problemi di fondi; –pur accettando un rapporto PFN/EBITDA pari a quello di Atlantia (3,8x), la società dovrebbe indebitarsi per altri 160 M€ e richiamare non meno di 320 M€ dai soci (comunque molti per soggetti pubblici); –non a caso, infatti, a fine dicembre 2012 l'assemblea dei soci di Milano – Serravalle ha respinto la richiesta di un aumento di capitale avanzata dal CdA, per l'opposizione dei soci pubblici. Le piccole dimensioni del principale sponsor e l'elevato numero di soci minori determinano continue difficoltà a portare avanti i progetti (ad es., per nessuno dei tre è stato chiuso il project financing, solo Brebemi è in fase di chiusura). 1 6,5x in caso di ulteriore aumento dell'equity di Pedemontana. 2 1,8x in caso di ulteriore aumento dell'equity di Pedemontana. 25 Vito Gamberale
  • 26. Il caso della Lombardia Un esempio di come soci solidi possano garantire la realizzazione di una grande opera nei tempi e con il budget previsti, è l’autostrada a pedaggio M6 Toll, in Gran Bretagna. Caratteristiche − La M6 Toll, lunga 43 km, rappresenta il bypass a pedaggio per la congestionata M6 (160.000 veicoli / giorno contro i 72.000 di progetto), nell'area di Birmingham. − Opera realizzata, in project financing, da privati (25% Gruppo Autostrade, 75% Fondo Macquarie), che ne hanno ottenuto la concessione per 53 anni. Storia − 1989: Idea progettuale − 1992: Assegnazione della concessione − 1997: Approvazione progetto − 2000: Avvio lavori − Apertura al traffico: 2003 (con 3 mesi di anticipo) - media: ca. 14 km/anno Tempi: 6 anni dall'approvazione del progetto Costi/ − Il costo complessivo è stato di ca. 880 M€ (ca. 20 M€/km). Finanziamenti − Il project financing è stato caratterizzato da una leva finanziaria prossima all'80% (debt ratio ≈ 4:1). − Ciò è stato possibile grazie alla credibilità dei due promotori (peraltro uno italiano) e alla innovativa regolamentazione tariffaria, che prevede la completa libertà di fissazione delle tariffe da parte del concessionario. 26 Vito Gamberale
  • 27. Il caso della Lombardia – I principali progetti autostradali italiani, invece, accusano pesanti ritardi. – Eterogeneità dei soci e crescita dei costi, che, durante l'iter di approvazione, va dall'8 a oltre il 100% (tale crescita è dovuta, quasi sempre, alle compensazioni, alle varianti e ai maggiori costi di esproprio), determinano un allungamento dei tempi. – Il costo per km raggiunge anche il triplo di quello del benchmark europeo (M6 Toll – UK). Autostrada km Idea Approv. Avvio Fine Tempi Costi Costi Crescita Costo al Stato PF progetto lavori lavori* (b) - (a) iniziali finali costi km (M€) prelimin. (a) (b) (M€) (M€) M6 Toll (UK) 43 1989 1997 2000 2003 6 880 880 +0,0% 20,5 Concluso Pedemontana 157 1950 2006 2010 2016 10 4.560 5.000 +9,6% 31,8 Da chiudere Lombarda Bre-Be-Mi 62 1996 2001 2009 2013 12 1.174 2.420 +106,1% 39,0 In chiusura TEM 33 2003 2005 2012 2015 10 1.578 2.002 +26,9% 60,7 Da chiudere *Se rispettati i tempi attualmente previsti Dinanzi al dilatarsi dei costi e dei tempi, le opere non partono, perché le fonti finanziarie non possono più equilibrare i costi lievitati. Non sorprende che nessun PF sia stato ancora chiuso! 27 Vito Gamberale
  • 28. Il caso della Lombardia Per accelerare la costruzione delle nuove opere, assicurarne la realizzazione nei tempi e consentire la chiusura dei relativi project financing, sarebbe necessario accentrare responsabilità ed oneri nelle mani di un unico, grande socio privato! – Negli ultimi anni, i principali soci pubblici hanno tentato più volte la privatizzazione della Milano – Serravalle, finora senza successo: giugno ottobre novembre ottobre gennaio 2011 2012 2013 1° bando 2° bando 3° bando 1° bando 2° bando Comune Comune Comune congiunto congiunto 18,6% a 170 M€ 18,6% a 145 M€ (congiunto con Provincia / Provincia / (5,08 €/az) (4,33 €/az) SEA) Comune / Comune / Deserto Deserto 18,6% a 145 M€ Altri soci pubblici Altri soci pubblici (4,33 €/az) 82% a 650 M€ 82% a 650 M€ Deserto per parte (4,45 €/az) (4,45 €/az) Mi - Serr Deserto In corso – Il prezzo eccessivo, l'incertezza sugli impegni finanziari per le autostrade per l'EXPO e, nei primi bandi, la sostanziale assenza di governance concessa all'acquirente hanno decretato il fallimento delle operazioni. – Peraltro, nel 2012 la società – in linea con le altre concessionarie italiane – ha registrato un calo del traffico del 6,3%! Queste aste sono state, in realtà, un tentativo degli enti pubblici di alleviare, con il denaro dei privati, le proprie difficoltà di cassa, senza tenere in debito conto le condizioni per attrarre capitali seri e rigorosi. 28 Vito Gamberale
  • 29. Possibile evoluzione del finanziamento delle infrastrutture 29 Vito Gamberale
  • 30. Possibile evoluzione del finanziamento delle infrastrutture Come visto, la carenza di denaro pubblico e l'atteggiamento contrario alle infrastrutture stanno determinando notevoli problemi nello sviluppo di nuove opere. Ma allora, chi può finanziare, oggi, le infrastrutture? – A questa domanda, la mia risposta, molto lapalissiana, è la seguente: Le nuove infrastrutture devono essere finanziate dalle infrastrutture esistenti! – Le infrastrutture generano, infatti, importanti redditività (EBITDA margin ≥ 50%), che possono e devono finanziare lo sviluppo. Naturalmente, affinchè le infrastrutture esistenti possano finanziare nuove opere, esse devono avere dimensioni consistenti e non essere frammentate. 30 Vito Gamberale
  • 31. Possibile evoluzione del finanziamento delle infrastrutture Nonostante la presenza di alcuni grandi player (ad es. il Gruppo Atlantia e il Gruppo Gavio nel settore dei trasporti), la maggior parte degli asset rimane parcellizzata (anche perché caratterizzata, fra l’altro, da una logica di gestione localistica), rendendo impossibile "fare sistema". – Nelle infrastrutture, l'Italia dovrebbe favorire aggregazioni omogenee, in grado di dar vita a "campioni nazionali" nei vari settori! – Solo player di dimensioni rilevanti e specializzati (sul modello di Atlantia e Gavio nel settore dei trasporti, ma anche di ENI, ENEL, ecc.) possono generare cash flow quantitativamente sufficienti alla realizzazione di nuovi investimenti. – Finora è mancato il concetto di "aggregato" o di "filiera" nei singoli settori. – La specializzazione di ciascun player in una singola filiera è condizione necessaria per una gestione efficiente e qualitativamente elevata. Per raggiungere tali obiettivi è necessario attivare una finanza moderna, un nuovo "capitalismo istituzionale"! È necessario, cioè, che gli investitori istituzionali (banche, fondazioni, assicurazioni, fondi pensioni, ecc.) finanzino la nascita di grandi "public company" di settore, ossia "campioni nazionali" in grado di promuovere gestione efficiente e sviluppo degli asset infrastrutturali. 31 Vito Gamberale
  • 32. Il caso della Lombardia – Affinchè tale evoluzione possa compiersi, è necessario, inoltre, chiarire il ruolo del Settore Pubblico, che, oggi, non è più in grado di finanziare le infrastrutture e, dunque, di detenerne la proprietà. – Lo Stato deve trasformarsi da investitore e gestore in regolatore, garantendo, in particolare, attraverso le authority: – indirizzo strategico imparziale, ispirato a logiche di interesse nazionale e non più campanilistiche; – razionalizzazione dei vari settori e specializzazione dei player che in essi operano; – regolamentazione chiara e stabile; – tempi decisionali certi e coordinamento dei vari enti coinvolti nei processi autorizzativi; – politica ambientale ispirata da un approccio scientifico; – tariffe adeguate e giustamente remunerative; – vigilanza sui gestori privati, affinchè assolvano gli impegni presi su investimenti e qualità del servizio offerto agli utenti. – Il Pubblico deve, però, lasciare al Privato la gestione ed il controllo operativo, per massimizzare l'efficienza e la valorizzazione delle 32 società. Vito Gamberale
  • 33. Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i 33 Vito Gamberale
  • 34. Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i – La carenza di finanza pubblica, che causa l’impossibilità di realizzare nuove infrastrutture e di gestire in modo efficiente quelle esistenti, può essere compensata, oggi, solo dalla finanza privata. – Riflettendo sui vari input emersi: o il ruolo ricoperto dalle infrastrutture nello sviluppo dell’Italia nel secondo Dopoguerra; o la frammentazione del settore infrastrutturale, una proprietà, spesso, ancora pubblica e la necessità di nuove privatizzazioni; o la carenza di finanza pubblica; o l'opportunità di dar vita a "campioni nazionali", specializzati nei vari settori infrastrutturali, sul modello dei grandi player italiani ed esteri; … è sorta l’idea di F2i, cioè di un Fondo, privato ma istituzionale, che aggregasse infrastrutture esistenti in filiere, ed utilizzasse i fondi derivanti dalla gestione di tali asset per permetterne lo sviluppo. 34 Vito Gamberale
  • 35. Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i – F2i, con una raccolta di 1.852 M€, è il più grande Fondo operante in Italia ed il maggior Fondo infrastrutturale del Mondo dedicato ad un solo Paese (country fund). – Recentemente F2i ha effettuato il first closing di un secondo fondo, che ha già raccolto 575 M€ (target finale: 1.200 M€). – F2i è stato creato, quale strumento privatistico ma istituzionale, da sponsor di elevato standing, che hanno contribuito ad affermarne la salda reputazione: o il Governo tramite la CDP o le principali banche italiane (Unicredit, Intesa SanPaolo) o un’importante banca straniera (Merrill Lynch – BoA) o i network delle Fondazioni ex-bancarie e delle Casse di Previdenza private o assicurazioni vita e fondi pensione 35 Vito Gamberale
  • 36. Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i Investitori F2i ripartiti per categoria Categorie (FONDO I) N. Invest. Ammontare % sul Fondo sottoscritto Banche 7 593 M€ 32,02% Casse Previdenziali 13 487 M€ 26,30% Fondazioni 26 439 M€ 23,70% Assicurazioni 4 175 M€ 9,45% Istituzioni finanziarie pubbliche (CDP) 1 150 M€ 8,10% Management SGR / Sponsor 1 8 M€ 0,43% Totale 52 1.852 M€ 100,00% Categorie (FONDO II) - First closing N. Invest. Ammontare % sul Fondo sottoscritto Banche 2 200 M€ 34,78% Casse Previdenziali 2 90 M€ 15,65% Fondazioni 6 185 M€ 32,17% Istituzioni finanziarie pubbliche (CDP) 1 100 M€ 17,39% Totale 11 575 M€ 100,00% È già iniziata la raccolta presso i "Limited Partners" per gli ulteriori closing. F2i, sia per missione che per la natura istituzionale dei propri investitori, persegue partecipazioni di lungo termine con logica industriale. 36 Vito Gamberale
  • 37. Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i F2i ha dato vita a 7 filiere, che compongono un Gruppo strutturato, impegnando oltre 2.150 M€ (quasi 90% della raccolta totale). Impegnato Fondi 1+2 75% F2i 85,1% ERG Reti Italia Gas 100% 2iGas 436,5 20,3% 100% G6 100% F2i Rete Idrica 40% Mediterranea Aeroporti Ambiente Acqua Italiana delle Acque 237,5 11,0% 49,0% Iren Ambiente Accordi in corso di definizione 100% F2i Ambiente 252,0 11,7% 60,0% TRM 100% F2i 70% GESAC Aeroporti 1 67,7% SAGAT 748,21 34,7% 44,3% SEA 87,7% Metroweb 100,0% Metrobit TLC Metroweb 53,8% Italia 242,5 11,3% Brescia 85,0% Saster Net Rinnovabili 15,9% Alerion CP 100% F2i Energie 129,5 6,0% Rinnovabili 49,8% HFV Autostrade 26,3% Infracis 53,5 2,5% 1 2.099,7 97,5% Per SAGAT si considerano compresi tutti gli Dismissioni 31,7 1,5% impegni fino al 2014 (acquisto quote degli Costi di gestione fondi 21,9 1,0% altri soci privati) TOTALE IMPEGNATO 2.153,3 % su raccolta 88,7% 37 Vito Gamberale
  • 38. Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i − In pochi anni, F2i ha offerto un modello al mondo delle infrastrutture in Italia, dando vita ad un Gruppo strutturato di aziende, di filiere di aziende, che si propongono, ciascuna, come benchmark nel proprio settore. − Le società nelle quali F2i detiene la maggioranza, o un importante ruolo di governance, hanno registrato nel 20121: o Fatturato aggregato: 1.690 M€ o EBITDA: 738 M€ (EBITDA Margin: 44%) o Dipendenti: 8.370 o Investimenti: 427 M€ (58% EBITDA) Nel 2012 le partecipate di F2i hanno investito quasi il 60% dell'EBITDA. 1 Dati aggregati di preconsuntivo 2012. Si riferiscono a: ERG, 2i Gas, G6 Rete, Alerion CleanPower (stima sulla base dei dati al 3° trimestre 2012), HFV, Mediterranea delle Acque, GESAC, SEA, Metroweb, SasterNet e SAGAT. 38 Vito Gamberale
  • 39. Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i Peraltro, grazie ad F2i, importanti asset, che erano finiti in mani straniere, sono ritornati, con i loro cash flow, sotto il controllo italiano: − E.On Rete Gas − Gesac − G6 Rete − Metroweb 39 Vito Gamberale
  • 40. Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i F2i nasce come uno strumento di investimento, privato ma istituzionale, per aggregare le infrastrutture esistenti in filiere, in modo da assicurare alle partecipate: – efficienza operativa; – gestione finanziaria equilibrata, evitando l’impoverimento delle società con indebitamenti esagerati e maxi-dividendi straordinari; – focus sullo sviluppo, grazie al reinvestimento di buona parte dei cash flow generati nel potenziamento degli asset e delle reti gestite. In un periodo in cui la finanza pubblica è una risorsa estremamente scarsa, il gap infrastrutturale – quantitativo e tecnologico – può essere colmato con il moderno modello di finanza proposto da F2i: utilizzare le risorse derivanti da una gestione efficiente delle infrastrutture esistenti per finanziare lo sviluppo di nuove opere. 40 Vito Gamberale
  • 41. Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i Esempio di filiera Un esempio concreto di come F2i opera per aggregare asset AEROPORTI infrastrutturali è la filiera degli aeroporti. − A fine 2010 F2i è entrata nel settore aeroportuale con l’acquisizione del 70% di GESAC, società che gestisce l’aeroporto di Napoli-Capodichino, grazie ad una concessione valida fino al 2043. − GESAC è stata costituita nel 1980 su iniziativa del Comune e della Provincia di Napoli e dell’Alitalia. Nel 1997, a seguito del processo di privatizzazione, gli Enti Pubblici hanno ceduto una partecipazione del 70% al Gruppo britannico BAA (successivamente acquistato dal Gruppo spagnolo Ferrovial). − La società ha sostenuto, negli ultimi anni, un importante piano di investimenti per lo sviluppo infrastrutturale dell’aeroporto (oltre 190 M€ le Capex cumulate dal 1998 al 2009, a fronte di utili netti cumulati per 47,6 M€), in parte finanziato con fondi pubblici (63 M€) e in parte autofinanziato. − Nel quadriennio 2009-2012 sono stati realizzati investimenti per ca. 65 M€. − Nel 2012 Gesac ha gestito un traffico passeggeri di 5,8 M/pax, impiegando oltre 320 dipendenti. 41 Vito Gamberale
  • 42. Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i Esempio di filiera − A fine 2011 F2i ha acquistato, dal Comune di Milano, il 29,75% delle quote di SEA, società che dal 1948 gestisce il sistema aeroportuale milanese (Linate e AEROPORTI Malpensa). A fine 2012, inoltre, F2i ha acquistato un'ulteriore partecipazione del 14,56% dalla Provincia di Milano. − L’attuale Convenzione, di durata quarantennale, è stata sottoscritta con ENAC nel 2001. − SEA e le società del Gruppo garantiscono tutti i servizi e le attività connesse, quali l'approdo e la partenza degli aeromobili, la gestione della sicurezza aeroportuale, le prestazioni di handling passeggeri e merci, i servizi commerciali. SEA detiene, inoltre, una quota del 30% dell'aeroporto di Bergamo. − Il sistema aeroportuale milanese è situato in una delle aree europee a maggiore sviluppo economico (il PIL della Lombardia supera il 20% di quello nazionale) e rappresenta anche un ponte tra il Mediterraneo e l'Europa continentale. − Il sistema milanese ha registrato, nel 2012, un traffico di 27,8 milioni di passeggeri e 434.000 t di merci in transito (ca. la metà del traffico merci nazionale). − Il fatturato sfiora i 580 M€ (utile netto 54 M€). I dipendenti sono oltre 5.000. − I piani di sviluppo prevedono investimenti per ca. 600 M€ entro il 2015 42 (aumento della capacità e realizzazione della terza pista a Malpensa, Vito Gamberale
  • 43. Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i Esempio di filiera − A fine 2012 F2i ha acquistato, dal Comune di Torino, il 28% di SAGAT, che dal 1956, gestisce l'aeroporto di Torino "Sandro Pertini". F2i ha, inoltre, acquistato AEROPORTI un'ulteriore quota della società (22,8%), da Sintonia (Gruppo Benetton), diventando, così, l'azionista di maggioranza assoluta di SAGAT. Sono, infine, previsti ulteriori acquisti dai soci privati entro il 2014, per una quota complessiva del 67,7%. − SAGAT ha in gestione l'aeroporto di Torino fino al 2035. − L’aeroporto di Torino si colloca in una regione (Piemonte) tra le più ricche d’Italia, in particolare la quinta per valore del PIL (ca. 124 Mld €, 8% del totale nazionale), la quarta per esportazioni (10% del totale nazionale), la sesta per numero di abitanti e la seconda per superficie. − La forte vocazione sia business sia turistica del Piemonte ed il basso rapporto passeggeri/abitanti provincia (1,6x vs. 2,4x medio nazionale) prospettano all'aeroporto un solido potenziale di sviluppo. − Nel 2012 l'aeroporto ha totalizzato un traffico di 3,5 mln di passeggeri (crescita media annua 2000-2012: +1,9%). − Il fatturato sfiora i 64 M€ (utile netto 3,6 M€) e, in termini di marginalità, l'azienda è un benchmark in Italia (EBITDA/pax di 4,2 € vs. 2,4 della media nazionale). Vengono impiegati ca. 410 dipendenti. − SAGAT detiene partecipazioni negli Aeroporti di Firenze (33,4%) e Bologna 43 (7,21%). Vito Gamberale
  • 44. Un esempio di finanza moderna: il ruolo di F2i Esempio di filiera AEROPORTI − F2i ha avviato la filiera aeroportuale entrando in società con particolari know-how e track record e con ampie prospettive di crescita: o con Gesac, F2i "ha riportato in Italia" gli importanti cash flow prodotti dalla società, per destinarli alla crescita e allo sviluppo; o con SEA e SAGAT, F2i ha colto l’esigenza degli Enti Locali di vendere asset strategici per il Paese per ridurre i propri debiti, evitando, anche in questo caso, che finissero in mani straniere; − insieme, nel 2012, le 3 società hanno gestito 37 Mpax, oltre il 25% del totale nazionale (53,7 Mpax e 36,6% con le società a presenza indiretta); − l’obiettivo, di lungo periodo, è promuovere lo sviluppo, infrastrutturale e di business, la razionalizzazione, ed il conseguimento di adeguati livelli di redditività, con benefici anche sull’indotto e sul tessuto socio- economico; − F2i sta perseguendo una strategia di investimento volta alla creazione di un network di aeroporti: dunque, una strategia di “rete nazionale” anzichè di “pista”, che favorisca un processo di aggregazione, la soppressione di scali inutilizzati e l'offerta di un format aeroportuale riconoscibile, moderno e di qualità. 44 Vito Gamberale
  • 45. Conclusioni 45 Vito Gamberale
  • 46. Conclusioni − Le infrastrutture, in particolare quelle di trasporto, sono state, per decenni, il motore dello sviluppo economico italiano. − L'atteggiamento anti infrastrutturale e la conseguente asfissia decisionale, che hanno colpito l’Italia negli ultimi decenni, rafforzate dalla crisi della finanza pubblica, hanno determinato un regresso del nostro Paese, specialmente nei confronti dei principali partner europei. − L'evoluzione proprietaria, da pubblica a privata, iniziata con le grandi privatizzazioni degli anni '90, è rimasta incompiuta, provocando la frammentazione dei mercati e l'inefficienza di talune gestioni. − Queste carenze hanno limitato e, in alcuni casi, arrestato bruscamente lo sviluppo delle infrastrutture e, con esse, dell'intera economia nazionale. − Oggi l’Italia ha molto da fare per recuperare il terreno perduto: è necessario colmare il gap delle infrastrutture, che rappresentano il tessuto connettivo di ogni economia moderna. 46 Vito Gamberale
  • 47. Conclusioni − Per funzionare correttamente, le infrastrutture devono essere realizzate e gestite come reti. Devono, cioè, svilupparsi ed essere coordinate tra loro in modo razionale: la loro gestione deve essere effettuata in ottica di "sistema Paese" invece che di "campanile" o di speculazioni finanziarie. − Stato e Privato devono, però, chiarire il trade-off dei rispettivi ruoli: − lo Stato, che non è più in grado di finanziare lo sviluppo infrastrutturale, deve garantire tempi certi e tariffe remunerative e, attraverso le Authority, vigilare e regolare il corretto funzionamento del mercato, lasciando il controllo operativo al Privato; − il Privato deve adottare un’ottica di lungo periodo per le infrastrutture, apportando "risorse fresche", evitando di scaricare sulle target indebitamenti eccessivi e impegnandosi in un significativo reinvestimento dei profitti. − Anche in Italia, come negli altri grandi Paesi, è necessario dar vita a "campioni nazionali" nei vari settori infrastrutturali, che assicurino efficienza e trasparenza nella gestione degli asset. 47 Vito Gamberale
  • 48. Conclusioni − Per far ciò, è necessario attivare un "capitalismo istituzionale" che disponga dei capitali necessari per lo sviluppo delle reti (eventualmente avvalendosi di strumenti innovativi, quale il "project financing" o i "project bond"), che finanzi la nascita di grandi public company di settore e ne assicuri l'indipendenza gestionale. F2i ne è un esempio in Italia. Una vera "public company" che è riuscita ad avviare un sistema di reti infrastrutturali (capaci di interagire tra loro per far crescere il Paese) ottimizzandone la gestione e curandone lo sviluppo. – Il Fondo ha praticamente esaurito la propria dotazione in anticipo sul termine minimo dell’investment period. – Tutto ciò è avvenuto pur avendo operato con cautela, al fine di evitare operazioni affrettate, in un momento di forte incertezza e di progressivo aggravamento della crisi internazionale. Questo risultato ha spinto F2i a lanciare un nuovo Fondo (già attivo ed impegnato per quasi il 60% di quanto raccolto al primo closing), per proseguire la propria opera. 48 Vito Gamberale