La presentazione dell'associazione Social Television, la prima associazione italiana del settore, e un excursus sullo stato della social tv.

1. http://socialtelevision.it @socialtvit hi@socialtelevision.it
Mashable Social Media Day – 30 Giugno 2014
Mattia Nicoletti – Co-Founder

2. Social Television.
Interazioni, conversazioni, contenuti.
Immersi nella tecnologia.
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Si parla molto di social television, ed esistono mille definizioni che si possono trovare su internet.
Probabilmente quella più corretta è quella di Kevin Roebuck che nel suo libro Social Tv del 2011
la definisce “quell’insieme di conversazioni e interazioni sociali supportate dalla tecnologia
che fanno riferimento a un certo contenuto televisivo”.

3. La fine del «couch potato».
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Cosa implica quindi prima di tutto la social television? Che lo spettatore diventa attivo,
non subisce solamente la visione ma interviene e interagisce con altri spettatori commentando sui
social network, per parlare del caso più classico. Non è più seduto sul divano col telecomando in mano.

4. Il successo degli eventi live.
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Naturalmente dove la social television ha l’impatto maggiore? Negli eventi live.
Perché chi vuole commentare lo fa in tempo reale mentre si svolge quell’evento.
Una dimostrazione sono i campionati del mondo di calcio che nei gironi di qualificazione
hanno totalizzato 300 milioni di Tweet con 459 milioni di interazioni su FB nella prima settimana.

5. L’ X-Factor.
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In Italia quando parliamo di Social Television il format ha cui si fa riferimento è quello di X-Factor perché coinvolge
gli spettatori sia sui social che sull’app di riferimento. Nell’ultima edizione 2 milioni di Tweet e diverse
centinaia di milioni di interazioni sull’app, come l’applausometro, sono il caso più emblematico.

6. Un esperimento (per molti).
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Nel nostro paese la social television è conosciuta, crea interesse, è considerata strategica per il futuro, ma purtroppo
fino a oggi,salvo casi isolati, è considerata solo un esperimento e siamo ancora lontani dai grandi investimenti.

7. La social television non è (solo) Twitter.
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Di frequente, infatti, in Italia la social television è solo Twitter. Si pensa che sia sufficiente mettere
un hashtag sullo schermo per fare commentare milioni di persone
senza pensare che la social television è qualcosa di molto complesso.

8. Mobile & Everywhere.
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Prima di tutto è importante sottolineare come la televisione stia cambiando anche nella fruizione.
Grazie al mobile, e ai servizi di Tv Everywhere, tanto per citarne uno, SkyGo, così come lo streaming online,
oggi è possibile vedere contenuti ovunque, e naturalmente commentarli ovunque.

9. Uno, cento, mille schermi.
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Si moltiplicano così gli schermi. Non più solo quello del televisore di casa ma anche quello dei tablet,
degli smartphone, dei computer. Ovunque e in qualsiasi momento è ormai un mantra della televisione attuale.
Il salotto perde parte del suo valore e la visione è sempre più individuale.

10. Il mito del second screen.
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Questi schermi però hanno una loro gerarchia. Da qui nasce il concetto di second screen. Secondo una recente
ricerca presentata al Connected Tv Summit, sebbene il primo schermo risulti ancora il più importante,
il 72% degli spettatori che ha in mano un’altra device cerca contenuti relativi a ciò che sta guardando.
.

11. The Walking Dead e FIFA.
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E spesso sta utilizzando un’app del contenuto che sta guardando. Dead Yourself, l’app di TWD per trasformarsi in zombi
ha avuto 5 milioni di download, ed è considerato un successo, per non parlare dell’app della Fifa che in un mese
ha avuto 22 milioni di download e 2,5 miliardi di pagine viste con una media di 54 minuti per ogni utente.

12. Contenuti. Prima di tutto.
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Quanto detto conduce però a una considerazione: sempre più saranno i contenuti a essere sviluppati
per la social television e non sarà più la social television a essere “appicicata” ai contenuti.
Il futuro della tv quindi dovrà pensare sempre di più in ottica social.
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13. Intrattenere e monetizzare.
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La domanda che può sorgere in chi ascolta è: Qual è il ritorno economico della social tv?
L’intrattenimento infatti può essere monetizzato in diversi modi ancora in divenire.
Dalle partnership coi social network dall’advertising in sync tra gli schermi,
all’ecommerce in tempo reale sui prodotti che vediamo in tv.
.

14. L’importanza della misurazione.
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E’ chiaro che per monetizzare è necessario avere degli indici dimisurazione del successo.
Uno standard vero e proprio oggi non esiste, ma Nielsen Social, la partnership fra Nielsen
e Twitter già attiva negli USA e in arrivo in autunno in Italia sarà un passo importante.
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15. Audience e Social tv
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Va però sottolineato che a parte una ricerca fatta da Nielsen oltre un anno fa non è mai stata provata una relazione
diretta fra i numeridella social tv e l’audience. E’ importante invece considerare l’opportunità di valutare
questi numeri separatamente. Una serie tv ad esempio può essere molto social ma avere un’audience bassa.
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16. L’associazione.
Un’opportunità per crescere.
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17. Affrontare l’evoluzione quotidiana.
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Ogni giorno infatti il panorama della social tv è soggetto a cambiamenti. Pensiamo soltanto
a settimana scorsa quando Twitter ha acquistato Snappy Tv, la società che consente di filmare sequenze
televisive o di condividerle, o a quando Facebook ha introdotto gli hashtag. Sono cambiamenti radicali.

18. Esplorazione, evangelizzazione,
condivisione.
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E’ quindi importante che esista un’organizzazione che si prenda la responsabilità di informare
il settore in ogni momento e che dia la possibilità ai player di confrontarsi
e di condividere le esperienze in un’ottica di sviluppo comune.

19. La social television è oltre la televisione.
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In conclusione è importante evidenziare come la televisione come la conosciamo non esiste più,
e probabilmente fra qualche anno non la chiameremo neppure più così. La social tv può essere
così quell’elemento in più capace di creare intrattenimento per lo spettatore
e un ritorno economico per i player del settore.

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