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ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT
LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
CONVEGNO SCIENTIFICO
TRANSIZIONI E PROSPETTIVE DEMOGRAFICHE
NELLA SOCIETÀ ITALIANA
ISTAT
ROMA 3 MAGGIO 2016
Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma
Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
LE TRASFORMAZIONI
DEMOGRAFICHE
DALL UNITÀ AD OGGI
ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT
LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
Solo pochi riferimenti
2
Considerando il tema che ci è stato assegnato ci limiteremo oggi a
tratteggiare soltanto alcune trasformazioni demografiche di lungo
periodo del nostro Paese e a valutarne qualche conseguenza.
E questo sia per il ristretto tempo a disposizione, sia perché sul tema
esiste una assai larga messe di studi, che hanno già ampiamente
approfondito tale problematica e alla quale peraltro oggi possiamo fare
solo ridotto riferimento.
Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma
Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT
LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
Trasformazioni demografiche in Italia
3
Nel guardare alla lunga serie storica del saldo naturale e del saldo demografico totale del
nostro Paese, dall Unità a oggi, si nota come le tendenze delle due variabili aderiscano
sostanzialmente allo schema della cosiddetta transizione demografica, con un passaggio
dei due tassi dal 35-30 per mille abitanti di 150 anni fa a valori piatti del 10 per mille,
ormai da più di un quarto di secolo.
La combinazione di queste due tendenze, insieme con quelle delle migrazioni
internazionali, pesantemente in uscita fino agli anni 70 del secolo scorso e poi
moderatamente in entrata, hanno – come è del tutto ovvio e ormai ben noto – condizionato
la crescita e modellato la struttura della popolazione italiana, oggi la più vecchia al mondo
insieme con quella tedesca e quella giapponese. Un processo, quello dell intenso
invecchiamento, che si è accentuato dal secondo dopoguerra, periodo al quale pertanto
rivolgeremo – anche in via comparativa - particolare attenzione.Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma
Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT
LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
Tendenze demografiche di lunghissimo periodo
Italia, 1862-2007
4
-1.000
-500
0
500
1.000
1.500
1862
1867
1872
1877
1882
1887
1892
1897
1902
1907
1912
1917
1922
1927
1932
1937
1942
1947
1952
1957
1962
1967
1972
1977
1982
1987
1992
1997
2002
2007
Nati	vivi Saldo	Naturale Saldo	totale
Le nascite sono rimaste intorno a 1 milione l anno dall Unità fino a
poco dopo il 1964 e poi sono scese, già a partire dalla fine del
secolo scorso, intensamente fino a 500 mila l anno o poco più negli
ultimi decenni.
È quindi crollato il saldo naturale della popolazione, dal momento
che le morti sono ferme intorno a 500 mila da lunghissimo tempo,
frutto di un crescente invecchiamento della popolazione che negli
anni si è compensato e si va compensando con i progressivi
guadagni della durata media della vita.
Il saldo totale ha seguito per 100-110 anni come andamento quello
naturale, ma in misura più ridotta per effetto di un saldo migratorio
sempre negativo, e in alcuni decenni fortemente negativo.
Soltanto alla fine del XX secolo e poi nel XXI secolo un intenso
saldo migratorio positivo ha innalzato il saldo naturale che era
ormai a zero da una ventina d anni. Questo intrecciarsi di tendenze
contrastanti ha – com è del tutto naturale – significativamente
segnato lo sviluppo della popolazione italiana, il cui tratto più
rilevante è da qualche tempo quello, come si diceva, di un suo
assai intenso invecchiamento, frutto in particolare del ridottissimo
numero di nascite per un Paese di 60 milioni di abitanti.
(Valori in
migliaia)
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma
Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT
LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
Le nascite in Italia e fuori dell Italia
1952-2012
5
Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma
Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
Fra i grandi Paesi europei , l Italia è quella che ha subito dal
secondo dopoguerra ad oggi le più intense oscillazioni nel
numero di nascite che sono passate da oltre 1 milione del
1964 a poco più di 500 mila del 2012. Velocissima, oltre che
molto intensa, in particolare la loro discesa fra il 1964 e il
1986.
Andamenti simili, ma di gran lunga meno ampi, si sono
verificati anche in altri due grandi Paesi europei, Francia e
Inghilterra e Galles.
L Italia, che fino alla metà degli anni 70 aveva, fra i tre Paesi
qui considerati, il maggior numero di nascite, ora ne ha il
minor numero.
Questo significa , fra l altro, che in misura significativa ha
dovuto via via adattare - e non sempre riuscendoci appieno -
le proprie strutture neo-natali, sanitarie, scolastiche e del
mercato del lavoro a oscillazioni tanto intense.
Fonte: Elaborazioni su dati http://www.humanfertility.org/
ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT
LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
Numero medio di figli per donna
1952-2012
6
Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma
Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
1,0
1,2
1,4
1,6
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2,0
2,2
2,4
2,6
2,8
3,0
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1956
1958
1960
1962
1964
1966
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1974
1976
1978
1980
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2002
2004
2006
2008
2010
2012France Italy England-Wales
TFR	
Il comportamento fecondo delle donne in Italia è stato del
tutto simile a quello delle inglesi e delle francesi dal secondo
dopoguerra fino al 1978-80. Poi mentre le straniere hanno
conservato un comportamento procreativo più o meno
costante e molto prossimo al tasso di sostituzione, fra 1,8 e
2,0 figli per donna, quella italiane hanno visto diminuire la
propria fecondità fino a 1,19, che è il più basso valore della
storia per una popolazione di grandi dimensioni; valore che è
poi risalito negli anni recenti fino a poco più di 1,4,
soprattutto grazie al contributo e alla più alta fecondità delle
donne straniere.
Questa slide e quella relativa al numero di nascite lasciano
intendere quante profonde siano state le conseguenze di
breve, medio e lungo termine, fra le altre, sulla struttura per
età della popolazione italiana.
Fonte: Elaborazioni su dati http://www.humanfertility.org/
ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT
LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
La Germania: un caso, in Europa, del tutto peculiare
7
Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma
Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
7
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1,0
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3,0
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1958
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2004
2006
2008
2010
2012
East West Germany
La Germania, per via della sua storia politico-
istituzionale, rappresenta un caso del tutto peculiare
della storia demografica europea (oltre che della
storia politica) del secondo dopoguerra.
Dopo la divisione in due, dalla seconda guerra
mondiale al 1989, la fecondità è rimasta praticamente
identica nelle due popolazioni dell Est e dell Ovest
fino agli inizi degli anni 70 e poi si è molto
diversificata soprattutto nella Germania dell Est (ex
comunista) dove l influsso della politica era
particolarmente rilevante e invadente e dove la
reazione delle donne e delle coppie, dopo
l unificazione, è stata tale da portarla per qualche
anno ad avere la più bassa fecondità mai registrata
nella storia dell umanità per una intera popolazione.
Fonte: Elaborazioni su dati http://www.humanfertility.org/
Numero
medio di
figli
per donna
ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT
LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
Numero medio di figli per donna fino a 40 anni
1952-2012
8
Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma
Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
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2004
2006
2008
2010
2012France Italy England-Wales
TFR	
A differenziare, dopo il 1978-80, il comportamento
procreativo delle donne italiane da quello delle inglesi e delle
francesi è stata in particolare la fecondità delle donne
giovani.
Dopo quel periodo è infatti crollato in Italia il numero medio
di figli per le donne fino a 40 anni, sia in conseguenza del
forte innalzamento dell età al matrimonio, sia in
conseguenza delle loro forti difficoltà a entrare nel mercato
del lavoro, sia in conseguenza di un processo culturale e
operativo-organizzativo che ha spinto le donne a rimandare
sempre di più la nascita di un figlio.
Fonte: Elaborazioni su dati http://www.humanfertility.org/
ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT
LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
Numero medio di figli per donna, Italia e ripartizioni
1952-2010
9
Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma
Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
L andamento nel tempo del comportamento procreativo delle
donne nelle ripartizioni italiane è per alcuni versi
demograficamente sorprendente : negli anni 50 del secolo
scorso vi era una grandissima differenza, di circa 1,5 figli
per donna, fra le donne dell Italia nord-occidentale, le meno
feconde con valori di circa 1,6-1,7 figli per donna, e le donne
del Mezzogiorno, le più feconde con valori di circa 3,1.
Poi il lungo percorso di discesa della fecondità delle donne di
tutte le ripartizioni e quello di moderata ripresa per le
ripartizioni centro-settentrionali, hanno portato nel nostro
Paese a un intenso processo di omogeneizzazione del
numero medio di figli per donna intono al valore di 1,4.
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
1952
1954
1956
1958
1960
1962
1964
1966
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1986
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1992
1994
1996
1998
2000
2002
2004
2006
2008
Nord-ovest Nord-est Centro Sud Isole Italia
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT
LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
Saldo naturale delle ripartizioni italiane
1926-2010
10
Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma
Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
La discesa più intensa del saldo naturale della popolazione
si è avuta per le regioni dell Italia meridionale e per quelle
dell Italia insulare che hanno perduto la caratteristica di
riserva di manodopera che avevano conservato per decenni.
L elevato e positivo saldo naturale era stata una concausa –
la prima essendo il mancato sviluppo economico e
occupazionale – della intensissima emigrazione del
Mezzogiorno tanto verso il resto d Italia, tanto verso l estero.
Questi andamenti riflettono largamente quelli, visti subito
prima, degli andamenti del numero medio di figli per donna.
-50000
0
50000
100000
150000
200000
250000
1926
1929
1932
1935
1938
1941
1944
1947
1950
1953
1956
1959
1962
1965
1968
1971
1974
1977
1980
1983
1986
1989
1992
1995
1998
2001
2004
2007
Nord	ovest Nord	est Centro Sud Isole
Fonte: Istat
ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT
LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
Indici di vecchiaia della popolazione
Italia, 1861-2009
11
Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma
Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
L invecchiamento della popolazione è stato, come si diceva,
fortemente crescente a partire dal secondo dopoguerra, in
specie dal 1961 in poi e in particolare per il sesso femminile.
Nel 2009 il rapporto percentuale fra la numerosa
popolazione di 65 anni e oltre (22% sul totale) e la ridotta
popolazione da 0 a 15 anni (14%) ha raggiunto un valore
elevatissimo per il sesso femminile pari a oltre 170 a 100,
mentre per il sesso maschile è arrivato a 120.
Se sappiamo che la durata media della vita arriva a 100
anni, 90-95 dei quali passati in accettabili condizioni di
salute, fisica e mentale, è del tutto immaginabile, e anzi
auspicabile, che ridisegneremo il ciclo di vita per come è
concepito e vissuto oggi, con una fase di una trentina d anni
di formazione, poi con circa 40 anni di creazione della
famiglia e di lavoro per il mercato e poi (tenendo pure conto
della reversibilità) con 20-40 anni (e anche più) di pensione.
Fonte: Istat, L Italia in 150 anni, Roma, 2011, p. 95
ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT
LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
Indice di dipendenza degli anziani
(rapporto percentuale fra la popolazione con 65 anni e più e la popolazione fra 15 e
64 anni)
12
Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma
Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
Per l Italia la principale conseguenza demografica del
prolungato, ridottissimo numero di nascite è quella di
avere oggi fra i grandi Paesi europei il più elevato
indice di dipendenza degli anziani, laddove nel 1950
era il più basso.
Questa crescita così veloce dell indice, che arriva a
valori tanto elevati, insieme con le profondissime
variazioni nella struttura produttiva e in quella
tecnologica, vanno imponendo - come si diceva -
una non minore, profonda trasformazione nel ciclo di
vita delle persone.
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
40,0
1950
1955
1960
1965
1970
1975
1980
1985
1990
1995
2000
2005
2010
2015United	Kingdom Italy France Germany
Fonte: Elaborazioni su dati http://www.humanfertility.org/
ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT
LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
Di alcune conseguenze
13
La grande rivoluzione demografica, che si è avuta e si sta avendo nel nostro Paese nelle
nascite e nella struttura per età, è corsa e corre in parallelo con la profonda trasformazione
produttiva: da qui il forte declino dapprima della popolazione addetta all agricoltura e poi di
quella addetta all industria e la fortissima crescita di quella addetta ai servizi; e infine
l elevata quota – specie tra i giovani – della popolazione priva di occupazione.
Questa grande rivoluzione è corsa in parallelo anche con due grandi trasformazioni sociali:
delle migrazioni da un lato, con l Italia, come si ricordava, passata da Paese di grande
emigrazione con l estero a Paese di consistente immigrazione, e nel quale le grandi
migrazioni interne si sono attenuate; della famiglia dall altro, con matrimoni sempre più
ridotti e tardivi, convivenze in aumento, incremento anche delle rotture dei matrimoni e delle
unioni, intensa riduzione delle nascite, estesa sopravvivenza di coniugi, co-esistenza
sempre più diffusa e prolungata di tre, e anche quattro generazioni.
Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma
Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT
LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
Il presente e il futuro prossimo venturo
14
In conseguenza di tutte le rivoluzioni in atto, la società italiana è costretta ad un continuo
ed intenso processo di adattamento alle recenti e incessanti mutazioni endogene ed
esogene fra cui le nuove condizioni socio-economiche e tecnologiche, adattamento che non
sempre riesce pienamente e tempestivamente, fra l altro perché l adattamento richiede
tempo, gradualità, adeguata preparazione, accurata informazione - peraltro cresciute
moltissimo, ma non sempre appropriatamente gestibili e fruibili –, energia vitale e corretta
politica.
Ma in generale tutte le società europee contemporanee si trovano in un qualche affanno
non essendo sempre sufficienti, adeguate e tempestive la disponibilità di tempo e delle altre
risorse. Ed essendo sempre più presenti e pressanti l influenza, la partecipazione e il ruolo
del resto del mondo, con particolare riferimento all Africa, non continuativamente,
dinamicamente e appropriatamente fronteggiabili.
Sicché l affanno resta presente e, con ogni probabilità, è destinato ad aumentare.
Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma
Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma

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Le trasformazioni demografiche dall’Unità ad oggi - Antonio Golini e Angelo Lorenti

  • 1. ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI CONVEGNO SCIENTIFICO TRANSIZIONI E PROSPETTIVE DEMOGRAFICHE NELLA SOCIETÀ ITALIANA ISTAT ROMA 3 MAGGIO 2016 Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI
  • 2. ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI Solo pochi riferimenti 2 Considerando il tema che ci è stato assegnato ci limiteremo oggi a tratteggiare soltanto alcune trasformazioni demografiche di lungo periodo del nostro Paese e a valutarne qualche conseguenza. E questo sia per il ristretto tempo a disposizione, sia perché sul tema esiste una assai larga messe di studi, che hanno già ampiamente approfondito tale problematica e alla quale peraltro oggi possiamo fare solo ridotto riferimento. Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
  • 3. ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI Trasformazioni demografiche in Italia 3 Nel guardare alla lunga serie storica del saldo naturale e del saldo demografico totale del nostro Paese, dall Unità a oggi, si nota come le tendenze delle due variabili aderiscano sostanzialmente allo schema della cosiddetta transizione demografica, con un passaggio dei due tassi dal 35-30 per mille abitanti di 150 anni fa a valori piatti del 10 per mille, ormai da più di un quarto di secolo. La combinazione di queste due tendenze, insieme con quelle delle migrazioni internazionali, pesantemente in uscita fino agli anni 70 del secolo scorso e poi moderatamente in entrata, hanno – come è del tutto ovvio e ormai ben noto – condizionato la crescita e modellato la struttura della popolazione italiana, oggi la più vecchia al mondo insieme con quella tedesca e quella giapponese. Un processo, quello dell intenso invecchiamento, che si è accentuato dal secondo dopoguerra, periodo al quale pertanto rivolgeremo – anche in via comparativa - particolare attenzione.Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
  • 4. ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI Tendenze demografiche di lunghissimo periodo Italia, 1862-2007 4 -1.000 -500 0 500 1.000 1.500 1862 1867 1872 1877 1882 1887 1892 1897 1902 1907 1912 1917 1922 1927 1932 1937 1942 1947 1952 1957 1962 1967 1972 1977 1982 1987 1992 1997 2002 2007 Nati vivi Saldo Naturale Saldo totale Le nascite sono rimaste intorno a 1 milione l anno dall Unità fino a poco dopo il 1964 e poi sono scese, già a partire dalla fine del secolo scorso, intensamente fino a 500 mila l anno o poco più negli ultimi decenni. È quindi crollato il saldo naturale della popolazione, dal momento che le morti sono ferme intorno a 500 mila da lunghissimo tempo, frutto di un crescente invecchiamento della popolazione che negli anni si è compensato e si va compensando con i progressivi guadagni della durata media della vita. Il saldo totale ha seguito per 100-110 anni come andamento quello naturale, ma in misura più ridotta per effetto di un saldo migratorio sempre negativo, e in alcuni decenni fortemente negativo. Soltanto alla fine del XX secolo e poi nel XXI secolo un intenso saldo migratorio positivo ha innalzato il saldo naturale che era ormai a zero da una ventina d anni. Questo intrecciarsi di tendenze contrastanti ha – com è del tutto naturale – significativamente segnato lo sviluppo della popolazione italiana, il cui tratto più rilevante è da qualche tempo quello, come si diceva, di un suo assai intenso invecchiamento, frutto in particolare del ridottissimo numero di nascite per un Paese di 60 milioni di abitanti. (Valori in migliaia) Fonte: Elaborazioni su dati Istat Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
  • 5. ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI Le nascite in Italia e fuori dell Italia 1952-2012 5 Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma Fra i grandi Paesi europei , l Italia è quella che ha subito dal secondo dopoguerra ad oggi le più intense oscillazioni nel numero di nascite che sono passate da oltre 1 milione del 1964 a poco più di 500 mila del 2012. Velocissima, oltre che molto intensa, in particolare la loro discesa fra il 1964 e il 1986. Andamenti simili, ma di gran lunga meno ampi, si sono verificati anche in altri due grandi Paesi europei, Francia e Inghilterra e Galles. L Italia, che fino alla metà degli anni 70 aveva, fra i tre Paesi qui considerati, il maggior numero di nascite, ora ne ha il minor numero. Questo significa , fra l altro, che in misura significativa ha dovuto via via adattare - e non sempre riuscendoci appieno - le proprie strutture neo-natali, sanitarie, scolastiche e del mercato del lavoro a oscillazioni tanto intense. Fonte: Elaborazioni su dati http://www.humanfertility.org/
  • 6. ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI Numero medio di figli per donna 1952-2012 6 Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma 1,0 1,2 1,4 1,6 1,8 2,0 2,2 2,4 2,6 2,8 3,0 1954 1956 1958 1960 1962 1964 1966 1968 1970 1972 1974 1976 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012France Italy England-Wales TFR Il comportamento fecondo delle donne in Italia è stato del tutto simile a quello delle inglesi e delle francesi dal secondo dopoguerra fino al 1978-80. Poi mentre le straniere hanno conservato un comportamento procreativo più o meno costante e molto prossimo al tasso di sostituzione, fra 1,8 e 2,0 figli per donna, quella italiane hanno visto diminuire la propria fecondità fino a 1,19, che è il più basso valore della storia per una popolazione di grandi dimensioni; valore che è poi risalito negli anni recenti fino a poco più di 1,4, soprattutto grazie al contributo e alla più alta fecondità delle donne straniere. Questa slide e quella relativa al numero di nascite lasciano intendere quante profonde siano state le conseguenze di breve, medio e lungo termine, fra le altre, sulla struttura per età della popolazione italiana. Fonte: Elaborazioni su dati http://www.humanfertility.org/
  • 7. ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI La Germania: un caso, in Europa, del tutto peculiare 7 Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma 7 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 1956 1958 1960 1962 1964 1966 1968 1970 1972 1974 1976 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 East West Germany La Germania, per via della sua storia politico- istituzionale, rappresenta un caso del tutto peculiare della storia demografica europea (oltre che della storia politica) del secondo dopoguerra. Dopo la divisione in due, dalla seconda guerra mondiale al 1989, la fecondità è rimasta praticamente identica nelle due popolazioni dell Est e dell Ovest fino agli inizi degli anni 70 e poi si è molto diversificata soprattutto nella Germania dell Est (ex comunista) dove l influsso della politica era particolarmente rilevante e invadente e dove la reazione delle donne e delle coppie, dopo l unificazione, è stata tale da portarla per qualche anno ad avere la più bassa fecondità mai registrata nella storia dell umanità per una intera popolazione. Fonte: Elaborazioni su dati http://www.humanfertility.org/ Numero medio di figli per donna
  • 8. ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI Numero medio di figli per donna fino a 40 anni 1952-2012 8 Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma 1,0 1,2 1,4 1,6 1,8 2,0 2,2 2,4 2,6 2,8 3,0 1954 1956 1958 1960 1962 1964 1966 1968 1970 1972 1974 1976 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012France Italy England-Wales TFR A differenziare, dopo il 1978-80, il comportamento procreativo delle donne italiane da quello delle inglesi e delle francesi è stata in particolare la fecondità delle donne giovani. Dopo quel periodo è infatti crollato in Italia il numero medio di figli per le donne fino a 40 anni, sia in conseguenza del forte innalzamento dell età al matrimonio, sia in conseguenza delle loro forti difficoltà a entrare nel mercato del lavoro, sia in conseguenza di un processo culturale e operativo-organizzativo che ha spinto le donne a rimandare sempre di più la nascita di un figlio. Fonte: Elaborazioni su dati http://www.humanfertility.org/
  • 9. ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI Numero medio di figli per donna, Italia e ripartizioni 1952-2010 9 Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma L andamento nel tempo del comportamento procreativo delle donne nelle ripartizioni italiane è per alcuni versi demograficamente sorprendente : negli anni 50 del secolo scorso vi era una grandissima differenza, di circa 1,5 figli per donna, fra le donne dell Italia nord-occidentale, le meno feconde con valori di circa 1,6-1,7 figli per donna, e le donne del Mezzogiorno, le più feconde con valori di circa 3,1. Poi il lungo percorso di discesa della fecondità delle donne di tutte le ripartizioni e quello di moderata ripresa per le ripartizioni centro-settentrionali, hanno portato nel nostro Paese a un intenso processo di omogeneizzazione del numero medio di figli per donna intono al valore di 1,4. 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 1952 1954 1956 1958 1960 1962 1964 1966 1968 1970 1972 1974 1976 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 Nord-ovest Nord-est Centro Sud Isole Italia Fonte: Elaborazioni su dati Istat
  • 10. ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI Saldo naturale delle ripartizioni italiane 1926-2010 10 Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma La discesa più intensa del saldo naturale della popolazione si è avuta per le regioni dell Italia meridionale e per quelle dell Italia insulare che hanno perduto la caratteristica di riserva di manodopera che avevano conservato per decenni. L elevato e positivo saldo naturale era stata una concausa – la prima essendo il mancato sviluppo economico e occupazionale – della intensissima emigrazione del Mezzogiorno tanto verso il resto d Italia, tanto verso l estero. Questi andamenti riflettono largamente quelli, visti subito prima, degli andamenti del numero medio di figli per donna. -50000 0 50000 100000 150000 200000 250000 1926 1929 1932 1935 1938 1941 1944 1947 1950 1953 1956 1959 1962 1965 1968 1971 1974 1977 1980 1983 1986 1989 1992 1995 1998 2001 2004 2007 Nord ovest Nord est Centro Sud Isole Fonte: Istat
  • 11. ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI Indici di vecchiaia della popolazione Italia, 1861-2009 11 Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma L invecchiamento della popolazione è stato, come si diceva, fortemente crescente a partire dal secondo dopoguerra, in specie dal 1961 in poi e in particolare per il sesso femminile. Nel 2009 il rapporto percentuale fra la numerosa popolazione di 65 anni e oltre (22% sul totale) e la ridotta popolazione da 0 a 15 anni (14%) ha raggiunto un valore elevatissimo per il sesso femminile pari a oltre 170 a 100, mentre per il sesso maschile è arrivato a 120. Se sappiamo che la durata media della vita arriva a 100 anni, 90-95 dei quali passati in accettabili condizioni di salute, fisica e mentale, è del tutto immaginabile, e anzi auspicabile, che ridisegneremo il ciclo di vita per come è concepito e vissuto oggi, con una fase di una trentina d anni di formazione, poi con circa 40 anni di creazione della famiglia e di lavoro per il mercato e poi (tenendo pure conto della reversibilità) con 20-40 anni (e anche più) di pensione. Fonte: Istat, L Italia in 150 anni, Roma, 2011, p. 95
  • 12. ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI Indice di dipendenza degli anziani (rapporto percentuale fra la popolazione con 65 anni e più e la popolazione fra 15 e 64 anni) 12 Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma Per l Italia la principale conseguenza demografica del prolungato, ridottissimo numero di nascite è quella di avere oggi fra i grandi Paesi europei il più elevato indice di dipendenza degli anziani, laddove nel 1950 era il più basso. Questa crescita così veloce dell indice, che arriva a valori tanto elevati, insieme con le profondissime variazioni nella struttura produttiva e in quella tecnologica, vanno imponendo - come si diceva - una non minore, profonda trasformazione nel ciclo di vita delle persone. 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 2015United Kingdom Italy France Germany Fonte: Elaborazioni su dati http://www.humanfertility.org/
  • 13. ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI Di alcune conseguenze 13 La grande rivoluzione demografica, che si è avuta e si sta avendo nel nostro Paese nelle nascite e nella struttura per età, è corsa e corre in parallelo con la profonda trasformazione produttiva: da qui il forte declino dapprima della popolazione addetta all agricoltura e poi di quella addetta all industria e la fortissima crescita di quella addetta ai servizi; e infine l elevata quota – specie tra i giovani – della popolazione priva di occupazione. Questa grande rivoluzione è corsa in parallelo anche con due grandi trasformazioni sociali: delle migrazioni da un lato, con l Italia, come si ricordava, passata da Paese di grande emigrazione con l estero a Paese di consistente immigrazione, e nel quale le grandi migrazioni interne si sono attenuate; della famiglia dall altro, con matrimoni sempre più ridotti e tardivi, convivenze in aumento, incremento anche delle rotture dei matrimoni e delle unioni, intensa riduzione delle nascite, estesa sopravvivenza di coniugi, co-esistenza sempre più diffusa e prolungata di tre, e anche quattro generazioni. Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma
  • 14. ROMA 3 MAGGIO 2016 | ISTAT LE TRASFORMAZIONI DEMOGRAFICHE DALL UNITÀ AD OGGI Il presente e il futuro prossimo venturo 14 In conseguenza di tutte le rivoluzioni in atto, la società italiana è costretta ad un continuo ed intenso processo di adattamento alle recenti e incessanti mutazioni endogene ed esogene fra cui le nuove condizioni socio-economiche e tecnologiche, adattamento che non sempre riesce pienamente e tempestivamente, fra l altro perché l adattamento richiede tempo, gradualità, adeguata preparazione, accurata informazione - peraltro cresciute moltissimo, ma non sempre appropriatamente gestibili e fruibili –, energia vitale e corretta politica. Ma in generale tutte le società europee contemporanee si trovano in un qualche affanno non essendo sempre sufficienti, adeguate e tempestive la disponibilità di tempo e delle altre risorse. Ed essendo sempre più presenti e pressanti l influenza, la partecipazione e il ruolo del resto del mondo, con particolare riferimento all Africa, non continuativamente, dinamicamente e appropriatamente fronteggiabili. Sicché l affanno resta presente e, con ogni probabilità, è destinato ad aumentare. Antonio Golini | Sapienza, Università di Roma Angelo Lorenti | Sapienza, Università di Roma