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COERENZA: «I CRISTIANI NON CI CREDONO PIU’»
l’ULTIMO APPELLO PER NON LASCIARE NULLA DI INTENTATO
PEDOFILIA-CasodonMauroGalli/Mons.MarioDelpini
Lettera aperta dei familiari della vittima al santo padre Papa Francesco
aro Papa
Francesco,
siamo quella fa-
miglia che da
ormai sette anni
ha visto la propria vita scon-
volta dal tragico episodio
dell’abuso sessuale subìto da
nostro figlio Alessandro da
parte di un sacerdote di Roz-
zano (Milano), don Mauro
Galli, che pochi giorni fa è
stato condannato, in primo
grado, a sei anni e quattro
mesi di reclusione.
“…dopo sette lunghi
anni di sofferenza arri-
va la sentenza di primo
grado sei anni e quattro
mesi!”
In questi interminabili anni ti
abbiamo scritto decine di vol-
te, abbiamo scritto centinaia
di pagine a tanti Sacerdoti,
Vescovi, Cardinali, a partire
dalla Chiesa locale, quella
diocesana fino alle più alte
istituzioni ecclesiastiche e ai
tuoi più stretti collaboratori.
Ci siamo affidati alla Chiesa
fin dal primo giorno e abbia-
mo continuato a credere ed
affidarci, in un crescendo di
interlocutori, sempre più au-
torevoli.
Le risposte aberranti o gli in-
spiegabili silenzi, ci hanno
costretto a continuare in que-
sto percorso fino ad arrivare a
te, caro Papa Francesco,
ormai già da diversi anni (la
prima volta che ti abbiamo
scritto direttamente risale al
2015).
E’ da diverso tempo che ab-
biamo finito questa lunga e
faticosa scalata nei meandri
della gerarchia e burocrazia
ecclesiastica che, nostro mal-
grado, abbiamo dovuto impa-
rare a conoscere e rispettare
nonostante la nostra dramma-
tica sofferenza, anche nei
suoi tempi biblici. Oggi pur-
troppo sono finiti gli interlo-
cutori e forse si sta anche
spegnendo la speranza di es-
sere ascoltati.
Questa volta ti scriviamo con
questa modalità perché non
possiamo tacere e non pos-
siamo lasciare nulla di inten-
tato, e non possiamo nemme-
no non commentare la nota
stampa pubblicata il giorno
della sentenza dal portavoce
del nostro arcivescovo Mario
Delpini:
“…l’ipocrisia della
Diocesi di Milano non
conosce pudore, falsa
fino all’ultimo!”
"L’Arcidiocesi di Milano
prende atto della conclusione
del procedimento giudiziario
di primo grado a carico di
don Mauro Galli.
Esprime vicinanza al ragazzo
coinvolto, alla sua famiglia e
a tutti coloro che hanno in-
giustamente sofferto.”
ESPRIME LA SUA VICI-
NANZA AL RAGAZZO;
ALLA FAMIGLIA E A
TUTTI QUELLI CHE
HANNO SOFFERTO??!!
Basta! È inaccettabile questa
ennesima offensiva falsità e
ipocrisia! Esclusivamente re-
datta per darla in pasto al
sentimento comune. Tutto
questo rafforza la no-
stra convinzione che, allora, è
necessario condividere questi
pensieri con le persone di fe-
de, persone che frequentano
la chiesa, persone semplici,
gente comune, o consacrati,
gente impegnata, di buona
volontà… tutta quella gente
che ha una estrema, quasi
cieca, fiducia in ciò che gli
viene astutamente detto op-
pure omesso.
Caro Papa Francesco bre-
vemente ti vogliamo raccon-
tare, ancora una volta,
l’ennesima volta, in cosa
consiste la vici-
nanza che ab-
biamo avuto in
questi anni, a
partire
dall’allora par-
roco don Carlo
Mantegazza, al
nuovo parroco
don Roberto
Soffientini,
all’attuale Ve-
scovo di Brescia
mons. Pieran-
tonio Tremola-
da
all’Arcivescovo
di Milano Mario
Delpini, al Car-
dinale Angelo
Scola all’epoca
Arcivescovo di Milano,
a tutti i Vescovi, Cardinali,
Monsignori, Nunzi Apostoli-
ci… a cui abbiamo scritto
nelle diverse e più alte Istitu-
zioni della Chiesa, alla Con-
gregazione per la Dottrina
della Fede, all’attuale Prefet-
to e al precedente, al Segreta-
rio, ai diversi membri, al Tri-
bunale Ecclesiastico, Giudici,
Notai, Procuratori, al Supre-
mo Tribunale della Segnatura
Apostolica, nelle sue più alte
cariche, ai diversi Segretari di
Stato che si sono susseguiti,
alla Congregazione dei Ve-
scovi e al suo Prefetto, al
Presidente della Conferenza
Episcopale Italiana, al Presi-
dente per l’esame dei ricorsi
della Congregazione per la
Dottrina della Fede, al Prefet-
to della Pontificia Commis-
sione per la Tutela dei Mino-
ri, a tutti i suoi membri, ai
tuoi Segretari, al Papa Emeri-
to ecc. ecc.
“…decine di lettere,
centinaia di pagine
scritte dai familiari a
tutte le più alte cariche
ecclesiastiche”
Come potrai riscontrare, se lo
vorrai, tante persone, tante
istituzioni, centinaia di pagi-
ne, Vescovi, Cardinali che
sanno e che hanno un nome e
cognome. In diversi ci hanno
risposto firmando le loro let-
tere, sono persone e istituzio-
ni alle quali ci siamo rivol-
ti, nella massima fiducia e
speranza, anche se questa fi-
ducia, progressivamente, ve-
niva minata e sminuita dalle
risposte e non risposte.
Caro Papa Francesco noi ti
abbiamo cercato tanto, credu-
to e preso sul serio, abbiamo
denunciato alla Chiesa facen-
do nomi e cognomi come tu
esortavi quando, anni fa,
avevi fatto l’identikit del
buon sacerdote, colui che sa
ed ha il coraggio di denuncia-
re con nome e cognome…
“…Caro Papa France-
sco, ti abbiamo cercato
tanto, creduto, ascoltato
e messo in pratica i tuoi
insegnamenti…”
Probabilmente abbiamo sba-
gliato perché, forse, ti riferivi
solo ai sacerdoti, tuttavia noi
invece ti abbiamo preso sul
serio, ci siamo fidati e ab-
biamo denunciato esplicita-
mente il comportamento
dell’Arcivescovo Mario
Delpini e del Vescovo Pie-
rantonio Tremolada. Ci
hanno ringraziato ufficial-
mente e per iscritto, elogian-
do il nostro coraggio, come a
dire che tutti dovrebbero se-
guire l’esempio da te inse-
gnato, ma purtroppo non ab-
biamo trovato alcun riscontro
a tale elogio… le solite frasi
di circostanza.
Ci siamo sincerati che la de-
nuncia fosse esplicita, inviata
nel posto giusto, alle persone
giuste e che fosse arrivata a
destinazione (la Congrega-
zione per la Dottrina della
Fede ci rispondeva anni fa
confermando la corretta rice-
zione).
Abbiamo creduto alla Chiesa
che ci ringraziava per il co-
raggio e la trasparenza, ab-
biamo creduto al Cardinale
Müller, allora prefetto per la
Congregazione della Dottrina
della Fede che, in meno di
ventiquattro ore, ci risponde-
va già nel 2015 che avrebbe
analizzato tutta la copiosa
documentazione da noi invia-
ta che circostanziava la de-
nuncia.
Quando non hai confermato
l’incarico al Cardinale Mül-
ler non ci siamo arresi, oltre
ad aver inviato a te, papa
Francesco, il materiale, attra-
verso i tuoi segretari, lo ab-
biamo più volte consegnato
al nuovo prefetto, il Cardi-
nale Ladaria, partendo anco-
ra una volta da capo e rinno-
vando quindi la nostra fidu-
cia.
Abbiamo creduto al Tribuna-
le Ecclesiastico Regionale
Lombardo (Terl) che ha rice-
vuto brevi mani tutto il mate-
riale incluso le registrazioni
audio.
Ti abbiamo creduto, caro Pa-
pa Francesco, quando avevi
annunciato al mondo
l’istituzione del famoso Tri-
bunale per giudicare i Vesco-
vi omissivi che, poi, si è sco-
perto non essere mai insedia-
to e da te recentemente defi-
nito inutile.
“…Caro Papa France-
sco, ti abbiamo creduto
quando annunciavi al
mondo la nascita del
tribunale per giudicare
i vescovi insabbiato-
ri…”
Ti abbiamo creduto quando
hai promulgato in forma di
Motu Proprio “Come una
madre amorevole” la preziosa
indicazione circa la rimozio-
ne dei Vescovi per causa gra-
ve, esplicitando chiaramente,
e con forza, il caso di omis-
sione per i reati di abuso ses-
suale.
Le cose tuttavia non sono an-
date esattamente come oggi
“indegnamente"
pretende di esprime-
re la Diocesi di Mi-
lano, citando la sua
vicinanza a noi.
Forse abbiamo un
concetto di “vici-
nanza” leggermente
diverso.
E’ la stessa Diocesi
che in questi anni ci
ha formalmente dif-
fidato, riservandosi
di chiederci il mag-
gior danno? La stes-
sa Diocesi che ci
intimava il silenzio
quando insistente-
mente scrivevamo
in Vaticano prima
della nomina
dell’Arcivescovo Delpini?
Quanti mesi sono serviti per
annunciare la nomina, nono-
stante i giornali si fossero
ormai praticamente esposti, e
il Cardinale Scola supplicava
per andare in pensione…
“…Caro Papa France-
sco la Diocesi di Milano
ci è stata così tanto vi-
cina da diffidarci, inti-
mandoci la richiesta di
maggior danno se non
fossimo rimasti in silen-
zio…”
E’ lo stesso parroco, don
Carlo Mantegazza che in
Tribunale ha giurato che noi,
proprio noi familiari e persi-
no nostro figlio Alessandro,
lo avevamo rassicurato “che
non era successo nulla quella
notte”, e che questo coinci-
deva con la versione rilascia-
ta dall’imputato, oggi con-
dannato, mettendoci in boc-
ca parole mai pronunciate?
Lo stesso parroco che, dopo
l’abuso e facendosi portavoce
di mons. Delpini, ci rassicu-
rava che don Mauro non sa-
rebbe stato messo a contatto
con i minori, unica condizio-
ne che ingenuamente e in
buona fede avevamo posto
dopo la tragedia?
Lo stesso parroco che appa-
rentemente rimaneva basito
quando – per pura coinciden-
za – avevamo saputo che vi-
ceversa mons. Delpini aveva
semplicemente spostato il
prete da Rozzano a Legnano,
ancora a contatto con i bam-
bini?
Lo stesso parroco che in Tri-
bunale candidamente riferiva
di essere a conoscenza, da
subito, della decisione presa
dal Vescovo mentre fingeva
con noi?
Sempre lo stesso parroco che
a noi riferiva che nemmeno il
parroco di Legnano fosse sta-
to allertato della reale moti-
vazione del trasferimento, ma
si è ben guardato dal riferirlo
in Tribunale, dove invece ve-
niva fatto di tutto dal consu-
lente della Diocesi per scredi-
tare nostro figlio?
Questa è la vicinanza?
Il nuovo parroco don Rober-
to Soffientini, appena giunto
a Rozzano in sostituzione di
don Carlo Mantegazza, ci
ha “accolto” con
un’espressione indimentica-
bile affermando, senza cono-
scerci, che noi siamo “gente
che sputa nel piatto in cui
mangia" e che quindi preferi-
va abbandonarci al nostro de-
stino: ottimo esempio di ac-
coglienza alle vittime che tu,
caro Papa Francesco, annunci
ormai quasi quotidianamente.
C
»»
»
A sinistra la vittima Alessandro Battaglia a destra la mamma Cristina Balestrini
Santo Padre Papa Francesco
»
»
»
“…Caro Papa France-
sco, ti abbiamo creduto
quando esortavi le dio-
cesi ad essere vicine al-
le vittime…”
E’ la vicinanza concreta
espressa nella nostra Diocesi,
dove il Buon Arcivescovo
non ci ha mai contattato, se
non per interposta persona,
esclusivamente per ipotizzare
la richiesta del maggior dan-
no (ci sono i documenti, le
diffide). Nessun altro ci
ha chiamato, tranne don Al-
berto Rivolta, unico flebile e
fragile legame tra la chiesa e
nostro figlio, ma che, a set-
tembre 2018, è stato trasfe-
rito in un'altra parrocchia
da mons. Delpini.
Forse è troppo da cristiani
tentare di recuperare la fede
di un ragazzo violentato dalla
chiesa stessa, che prima della
violenza aveva grande fede e
fiducia, meglio lasciar perde-
re: forse nel frattempo è
cambiata la missione della
chiesa in questi anni, non si
occupa più delle anime…
Questa è la vicinanza della
Diocesi alla vittima!
Forse è meglio aprire gli oc-
chi, caro Papa, oppure con-
fermi che, in fondo, va bene
così anche a te?
Caro Papa Francesco ave-
vamo creduto al Cardinale
Scola quando ci scriveva che
i suoi collaboratori erano sta-
ti “maldestri”, con decisioni
“improvvide”, nell’aver spo-
stato don Mauro che aveva
portato a letto nostro figlio
quindicenne.
Ci scriveva che era assai gra-
ve anche solo tale compor-
tamento e ci eravamo illusi
che finalmente avesse preso
sul serio la questione.
Anni per arrivare ad incon-
trarlo, nonostante le nostre
insistenti richieste: anni per
ottenere solo dieci minuti di
attenzione.
In una precedente nota, sem-
pre i suoi collaboratori, ave-
vano scritto una delirante ri-
costruzione che cercava di
scaricare la responsabilità
della decisione di mons. Del-
pini al precedente Arcive-
scovo Tettamanzi, spostando
addirittura la data dell’abuso
ad un anno prima, quando
ancora non conoscevamo don
Mauro e non era ancora stato
ordinato prete…
Erano così supponenti da
pensare che avessimo potuto
scordare la data precisa che ci
ha sconvolto la vita?
Probabilmente il buon Scola
ci trasmise quella nota diret-
tamente senza nemmeno leg-
gerla, seppur facendola “pa-
ternamente” sua.
Mentre i suoi collaboratori,
probabilmente nel maldestro
tentativo di coprire le proprie
malefatte, avevano preparato
tali falsità ad uso esclusivo
del Cardinale, egli nei fatti,
esprimeva la sua “vicinanza”
non interessandosi di nulla.
Solo anni più tardi, il Cardi-
nale Scola ci scriveva che,
finalmente, aveva compreso
la gravità della situazione e
aveva disposto che il prete
fosse sospeso e quindi non
potesse svolgere attività pa-
storali.
Salvo poi essere smentito
platealmente da tutti i media
nazionali.
Don Mauro Galli veniva
scoperto svolgere servizio
presso la cappella
dell’Ospedale S.Giuseppe di
Milano.
Coinvolto nel ritrovamento di
un neonato abbandonato, il
Galli veniva interrogato dai
Carabinieri e finiva al TG:
altro che segregato a Roma,
senza permesso di uscire
nemmeno nel fine settima-
na… così scriveva il Cardina-
le!
Abbiamo chiesto conto al
Cardinale Scola del perché
non fossimo entrambi alleati
nella ricerca della verità: “la
verità vi farà liberi!”
Perché ci aveva schierato
contro un plotone di esecu-
zione di avvocati, con risorse
economiche senza pari rispet-
to alle nostre.
Altro che aiuto alle vittime:
disponibilità sì, ma per usarla
contro le vittime!
Avevamo persino chiesto un
contributo economico per so-
stenere le spese legali ma,
attraverso il parroco don
Carlo Mantegazza, il Car-
dinale Scola ci faceva sapere
che “avrebbe voluto contri-
buire più che volentieri, ma il
gesto poteva essere frainteso
come una banale ammissione
di responsabilità”.
Quindi è stato meglio non
essere compatti nella ricerca
della verità e utilizzare le di-
sponibilità economiche della
Diocesi per uscirne immaco-
lati e non dare scandalo…
Il male minore rispetto alle
vittime violate nel corpo e
nell’anima, offese, isolate,
non accolte, non credute…
Questa è la traduzione della
nostra Chiesa Ambrosiana
del messaggio evangelico?
Noi chiedevamo una parola
da Pastore: se fosse giusto
per noi cristiani, costi quel
che costi, utilizzare qualsiasi
metodo, la “menzogna pur di
raggiungere un risultato”.
Qualsiasi mezzo, anche a di-
scapito delle vittime, che si
suicidano per non essere cre-
dute e non avere i mezzi per
potersi difendere…
Nostro figlio ha tentato quat-
tro volte il suicidio ed è stato
ricoverato innumerevoli volte
d’urgenza…
Tanti altri ci sono riusciti:
forse è considerato solo un
effetto collaterale trascurabi-
le?
Chiedevamo se tutto questo
fosse evangelico, ma la rispo-
sta nero su bianco del Cardi-
nale Scola era stata spiazzan-
te: “comanda chi paga”
“…Caro Papa France-
sco, forse non sai ma
per il pastore Cardinale
Scola comanda chi pa-
ga…”
E allora Caro Papa France-
sco: prova tu a chiedere con-
to alla Diocesi di come ven-
gono spesi i soldi che noi,
fedeli fiduciosi, doniamo
pensando ad opere di carità.
Quanto a noi: abbiamo rice-
vuto un risarcimento di cen-
tomila euro, ma non abbiamo
mai detto che don Mauro ci
ha risarcito.
Abbiamo semplicemente riti-
rato la costituzione di parte
civile rispetto ad aver citato
come responsabili
don Mauro, la Parrocchia
di Rozzano e l’Arcidiocesi
di Milano a fronte del paga-
mento di un risarcimento…
Non sarà difficile per la Santa
Sede sapere come spende o
ha speso i soldi la Diocesi:
saranno certamente ben ren-
dicontati.
Questa la vicinanza di chi
comanda, di chi paga?
Ma è questa la Chiesa? Si è
ridotta veramente così?
Ci ha onestamente spiazzato
anche il tuo attuale Nunzio
Apostolico per l’Italia Cardi-
nale Emil Paul Tscherring,
quando, ben prima che tu
nominassi l’Arcivescovo
Delpini quale rappresentante
all’attuale Sinodo dei Giova-
ni, ci annunciava per iscritto,
con piacere, che finalmente
ora tutta questa vicenda era
direttamente nelle tue mani:
ci era sorto il dubbio che le
decine di lettere che ti ave-
vamo scritto e le risposte del
tuo precedente nunzio Apo-
stolico, Cardinale Adriano
Bernardini, non ti fossero
mai giunte.
Ti avevamo supplicato di te-
lefonare a nostro figlio dan-
doti il suo numero di cellula-
re, era il periodo in cui chia-
mavi tutti, la massaia, la vec-
chietta…
Ti avevamo chiesto un gesto
di concretezza, di coerenza
perché sarebbe stato indi-
spensabile per recuperare la
fede di nostro figlio…,
d’altra parte non pensavamo
di dover scomodare proprio
te caro Papa Francesco che
hai tantissime altre questioni
più importanti: ma ci aveva-
mo provato per anni, con in-
sistenza, con tutti i tuoi sot-
toposti e, per noi, la questio-
ne “fede” non è trascurabile:
crediamo profondamente e
fino al punto di cercare diret-
tamente te, caro Papa Fran-
cesco, dopo che tutti ci hanno
abbandonato.
Ti abbiamo più volte chiesto
di incontrarci a Roma, perché
ti avevamo creduto, quando
esprimevi il desiderio di in-
contrare le vittime…
“…Caro Papa France-
sco, ti avevamo creduto
quando dicevi che vole-
vi incontrare le vitti-
me…”
Ti abbiamo preso sul serio
poche settimane fa, quando
incontrando le vittime in Ir-
landa, hai chiesto scusa e de-
finito “caca” i vescovi che
spostano i sacerdoti accusati
di presunti abusi sessuali da
una parrocchia all’altra, “ca-
ca” immaginando indegni di
essere vescovi non potendo
la “caca” rappresentare de-
gnamente la chiesa.
“…Caro Papa France-
sco, ti abbiamo creduto
quando recentemente
hai definito i vescovi
che insabbiano «ca-
ca»…”
Paradossalmente, lo stesso
difensore della Diocesi, pro-
babilmente involontariamen-
te, nella sua ultima memoria
difensiva in Tribunale,
nell’estremo tentativo di
screditare nostro figlio prima
della sentenza, ci ha ulte-
riormente illuminato: ha
spiegato in aula la differenza
tra il diritto civile e il diritto
canonico.
Finalmente qualcuno che ha
parlato chiaro o almeno noi,
gente comune, tutti quelli che
erano in aula, pensiamo di
averlo capito correttamente.
Noi avevamo insistentemente
chiesto, direttamente anche a
te, nelle ultime tre o quattro
lettere che ti abbiamo indiriz-
zato, “se è tollerabile, se è
ritenuto accettabile
all’interno della tua “tolle-
ranza zero” che un Vescovo
come mons. Delpini (che cer-
tamente sapeva che il prete si
era quantomeno portato a let-
to un minore), potesse sem-
plicemente spostare il sacer-
dote da una parrocchia
all’altra senza avviare alcuna
indagine canonica (indagine
previa) e ancora assegnarlo
nella pastorale giovanile”.
È tollerabile?
“…Caro Papa France-
sco, ti abbiamo creduto
quando parlavi di «Tol-
leranza Zero»…”
Lo abbiamo chiesto insisten-
temente e invano a tutte le
autorità ecclesiastiche, al
Cardinale O’Malley prefetto
della Pontificia Commissione
per la tutela dei Minori che ci
ha risposto per iscritto, al
Cardinale Ladaria Prefetto
della Congregazione per la
Dottrina della Fede (che non
ha mai risposto a nulla). Solo
per citarne alcuni, ma certa-
mente lo saprai dato che eri
in copia in tutte le comunica-
zioni.
Finalmente è arrivata la ri-
sposta: non dalla Chiesa però.
È arrivata dal preparatissimo
canonista laico, il professore,
l’avvocato Mario Zanchetti,
consulente dell’importante
Arcidiocesi di Milano, colui
che difende da anni decine di
preti accusati di abusi sessua-
li, molto esperto… forse non
si rendeva nemmeno conto,
in quel momento, concentrato
sulla difesa estrema di don
Mauro, non si rendeva conto
di fornirci delle preziose ri-
sposte di cui nessuno fino ad
allora aveva voluto dare in
modo così cristallino.
Per questo lo ringraziamo.
Chi era presente in aula ha
chiaramente capito che non si
trattava di una “leggerezza”
quanto emerso già dal giorno
dopo la tragedia, quanto cer-
tamente sapevano sia mons.
Delpini che mons. Tremola-
da: il portarsi a letto un mino-
re! Di fatto, forse involonta-
riamente, in tribunale
l’avvocato ha indirettamente
reso esplicite le gravi respon-
sabilità dell’Arcivescovo
Delpini.
Forse abbiamo inteso male,
d’altronde noi non siamo
esperti di morale cristiana e
di diritto canonico: chiedia-
mo quindi ancora conferma a
te caro Papa Francesco aiu-
tandoci nel discernimento.
D’altra parte, caro Papa
Francesco, avevamo insi-
stentemente chiesto diretta-
mente a te l’interpretazione
autentica della “tolleranza
zero” e ci siamo resi conto
che non occorreva nemmeno
scomodare questa tua “inven-
zione”.
Basterebbe seguire il diritto
canonico, basterebbe attener-
si alle linee guida della CEI
per non commettere tali ripu-
gnanti errori di omissione e
coperture spostando i preti
senza avviare alcuna indagine
previa, forse basterebbe al-
meno il buon senso.
E’ la beffa dei risvolti impre-
vedibili del processo penale
(definito dallo stesso avvoca-
to “eccezionalmente molto
meticoloso e puntuale”: lo
diceva in aula, ha elogiato il
lavoro dei Giudici, della Ma-
gistratura, della Procura, che
non hanno risparmiato alcun
mezzo per arrivare alla verità,
tante perizie, tantissimi te-
stimoni, fiumi di intercetta-
zioni ecc…).
E poche ore dopo il verdetto:
COLPEVOLE, almeno in
primo grado. Il Collegio dei
Giudici ha lavorato bene: “sei
anni e quattro mesi”, nono-
stante il Pubblico Ministero
avesse chiesto dieci anni e
otto mesi, una condanna si-
gnificativa, dato che la difesa
dell’imputato ha ammesso lo
scrupoloso lavoro fatto.
Caro Papa Francesco sicu-
ramente non avrai difficoltà a
farti dare le intercettazioni
telefoniche, i verbali della
polizia a disposizione dallo
studio legale che assiste la
Diocesi di Milano.
Mons. Mario Delpini Arcivescovo di Milano
»»
»
»
»
Sincerati di persona rispetto
al comportamento
dell’Arcivescovo da te nomi-
nato: se ti interessano le vit-
time e magari non vuoi incor-
rere ancora in fastidiosi erro-
ri, puoi affidare un altro deli-
cato compito al Cardinale
Scicluna, che per altro è già
stato da tempo informato di-
rettamente da noi.
Credici, non siamo i soli che
faticano a continuare a crede-
re in una chiesa così, gover-
nata da personaggi di cui, se
vorrai, potrai leggere il vero
volto.
Quindi, a parte la sentenza
penale e il riconoscimento di
un abuso sessuale aggravato
(attendendo il giudizio di se-
condo grado e la cassazione
per avere ulteriori certezze
circa quanto accaduto quella
notte), oggi sappiamo con
certezza che anche il portare
a letto un minore – come su-
bito don Mauro ha ammesso
– non è una leggerezza, al-
meno secondo il diritto cano-
nico e la morale cristiana: è
un comportamento gravissi-
mo che sotto il profilo cano-
nistico è inaccettabile e in-
compatibile con l’essere pre-
te.
Don Mauro Galli ha portato
a letto nostro figlio nel di-
cembre 2011 (esattamente il
19 dicembre 2011) e prima
del Natale dello stesso anno
lo ha ammesso subito: a don
Alberto Rivolta coadiutore,
al parroco don Carlo Man-
tegazza, a mons. Pieranto-
nio Tremolada, al Vesco-
vo Mario Delpini… lo aveva
candidamente confessato a
tutti, subito, nel giro di pochi
giorni, quando – preso alla
sprovvista – gli veniva chie-
sto conto.
Questo ci ha detto più volte
in aula il professor Mario
Zanchetti, prima di aver
spiegato ai Giudici che lui è
il consulente della Diocesi di
Milano da quindici anni, che
conosce bene il diritto sia ci-
vile che canonico, addirittura
tiene regolarmente seminari
formativi per i giovani preti,
ai quali severamente racconta
che non possono portarsi a
letto i minori; spiegava che –
seppur non costituisca reato
per lo Stato – il solo fatto di
portarsi a letto un bambino,
per la Chiesa è “gravissimo”,
tanto da non consentire di
essere preti… parlando della
carriera rovinata!
Ironizzando, si rammaricava
che probabilmente don Mau-
ro fosse assente alla sua le-
zione, ma viene da pensare
che forse anche mons. Delpi-
ni come anche mons. Tremo-
lada non vi abbiano mai assi-
stito.
Il comunicato della Diocesi
di Milano, da quasi un anno
pubblicato sul sito ufficiale
www.chiesadimilano.it intito-
lato “Un comunicato per aiu-
tare a comprendere la verità
dei fatti” ci spiega che il “po-
vero” Delpini dal 2011 sape-
va solo che il prete aveva
portato nel letto il minore,
descrivendo nel dettaglio il
tipo di letto.
Ma se Delpini sapeva perfet-
tamente del letto e proprio
per questo motivo scelse di
spostare il sacerdote da una
parrocchia all’altra, ancora a
contatto con i minori e inca-
ricato della pastorale giova-
nile, come si concilia con la
spiegazione offerta dal suo
consulente in aula?
BASTA IPOCRISIE! Non è
più il tempo di mentire. Tu
stesso caro Papa Francesco,
molto più autorevole del le-
gale della diocesi, ci spiega-
vi che abusare di un minore è
come una messa nera: la Tol-
leranza Zero, la macina di
mulino per chi da scandalo,
nessuno sconto per i preti o
per chi li copre… e dunque?
“…Caro Papa France-
sco, noi ti abbiamo cre-
duto quando parlavi di
abusi come messe nere,
di scandalo, di macina
da mulino…”
NOI SIAMO SCANDA-
LIZZATI DA TUTTI,
NESSUNO ESCLUSO! …E
la macina del Vangelo? Era
solo un tuo modo bizzarro di
interloquire sulla pelle delle
vittime?
Eppure il Tribunale Ecclesia-
stico, come pure ora
le Nazioni Unite che hanno
aperto un’indagine per il caso
Italiano”, hanno a disposizio-
ne i documenti, le trascrizioni
delle testimonianze, le regi-
strazioni, le intercettazioni da
cui si evince chiaramente chi
aveva il pallino, chi è il regi-
sta, chi prende le decisioni:
non la chiesa, tutta, in gene-
rale: troppo comodo! Persone
che hanno un nome e cogno-
me.
“…La REGIA di mons.
Delpini è chiaramente
delineata nel dossier
ora all’ONU ma anche
on-line come i docu-
menti, le registrazioni,
le intercettazioni: pos-
sibile che solo tu, Caro
Papa Francesco, sia
all’oscuro di tutto, tanto
da nominare Delpini al
Sinodo?…”
Mons. Delpini nel 2014 di-
chiarava alla Polizia che sa-
peva del presunto abuso ses-
suale già dal 2011, quando lo
ha chiamato telefonicamente
don Carlo Mantegazza.
Delpini dichiara che don
Carlo gli ha detto che il mi-
nore aveva segnalato abusi
sessuali.
Dichiara ancora candidamen-
te che, di conseguenza, aveva
preso lui la decisione di spo-
stare il prete in parrocchia, a
contatto con i minori, specifi-
cando che fosse perfettamen-
te a conoscenza del ruolo an-
cora nella pastorale giovani-
le.
Perché non lo ha denunciato
anche a te caro Papa Fran-
cesco evitandoti l’odierno
inevitabile imbarazzo? Rite-
neva di dover rendere conto
solo alla Polizia e non al suo
capo, a cui vuole molto bene,
come recentemente pontifica-
to?
Allora davvero forse è me-
glio che tu introduca
l’OBBLIGO di denuncia
alle autorità civili per i Ve-
scovi che vengono a sapere di
casi riguardanti possibili abu-
si dei loro preti, come da anni
tutte le vittime chiedono: una
cosa molto semplice.
Caro Papa Francesco forse
non è prudente affidarsi solo
al tribunale ecclesiastico o al
famoso tribunale per giudica-
re i Vescovi da te annunciato,
ma mai realizzato.
Affidarsi al tribunale eccle-
siastico?
Mons. Delpini non aveva
avviato nemmeno l’indagine
previa prevista dal diritto ca-
nonico, figuriamoci la de-
nuncia civile… eppure si era
preoccupato di allertare don
Galli delle indagini della
Procura ancora prima che gli
fosse notificato l’avviso di
Garanzia… Che privilegio
per i Vescovi sapere in anti-
cipo, grazie al concordato…
Chiedi pure al Cardinale
Scicluna di leggere le carte
processuali: non si chiama
forse “favoreggiamento”?
Noi non lo sappiamo, ma cer-
tamente i tuoi esperti collabo-
ratori sapranno discernere, i
documenti ci sono per chi li
vuole leggere!
Caro Papa Francesco noi
avevamo riposto la nostra fi-
ducia in te, non ci saremmo
mai immaginati di trovarci
nella situazione odierna.
Abbiamo insistito per un tuo
cenno, abbiamo insistito per
poterti incontrare personal-
mente proprio per fugare
ogni ultimo flebile dubbio:
possibile che tutti i tuoi col-
laboratori, persino quelli più
vicino a te, proprio tutti, ti
abbiamo mentito, o mentito a
noi, tenendoti all’oscuro? È
credibile?
Noi abbiamo scritto più volte
ad almeno ad una trentina tra
Vescovi e Cardinali… nessu-
no ti riferisce nulla?
Abbiamo fatto di tutto per
farti sapere, esponendoci, non
omettendo nulla, dato che
non rispondevi personalmen-
te…
Possibile che sia tutto, ma
proprio tutto, marcio e falso?
“…Caro Papa France-
sco, abbiamo scritto de-
cine di volte ad almeno
una trentina di Vescovi
e Cardinali a te vicini,
possibile che nessuno ti
abbia riferito nulla…”
Noi non sappiamo se quanto
scrivono i giornali… gli
scandali che emergono in
questo ultimo periodo, le mi-
gliaia di persone coinvolte…
non sappiamo se tutto sia per-
fettamente ricostruito, quali
siano le reali responsabilità:
forse i giornalisti da te incari-
cati ci potranno illuminare un
giorno, data la loro profes-
sionalità, così abbiamo inteso
dal tuo discorso.
Ma sappiamo per certo che la
nostra storia, sofferta, vissuta
e non voluta, è tutta vera: in
questo caso non abbiamo bi-
sogno dei giornalisti, se non
per riuscire a fartelo sapere.
Lo sappiamo per certo: non
perché ci affidiamo alla no-
stra memoria o eventuali
suggestioni dovute
all’inevitabile coinvolgimen-
to personale, ma semplice-
mente perché, ancora una
volta, ci eravamo fidati della
Chiesa, avevamo preso alla
lettera il suggerimento di un
sacerdote, padre Aleardo,
che ci disse in modo perento-
rio – sorprendendoci e la-
sciandoci basiti – di “docu-
mentare tutto, registrare tutto,
scrivere, archiviare, duplicare
i contenuti, fare un diario
quotidiano, archiviare sms,
chat, incontri…” Allora non
capivamo.
Ora possiamo dire “grazie”
per questo misterioso sugge-
rimento: ci restituisce una
estrema serenità.
Possiamo dimostrare tutto
oggettivamente, senza com-
mettere errori di interpreta-
zione, grazie quindi alla
Chiesa che, se pur in modo
aberrante, dobbiamo onesta-
mente riconoscere ci ha spes-
so risposto inaspettatamente.
“…Caro Papa France-
sco, ti abbiamo creduto
quando dicevi che vole-
vi incontrare le vittime,
pesavamo anche noi, ti
abbiamo supplicato di
riceverci…”
Caro Papa Francesco ora
non ti chiediamo più di in-
contrare le vittime, non ti
chiediamo più di incontrarci.
Tu sicuramente non ti sarai
accorto, ma noi ti abbiamo
comunque incontrato, ascol-
tandoti, leggendoti, interes-
sandoci ecc… noi eravamo
virtualmente presenti tra le
vittime del Cile, virtualmente
presenti a Dublino quando
definivi i vescovi come Del-
pini “caca”.
“…Caro Papa France-
sco, ora non ti chiedia-
mo più di incontrar-
ci…”
Se prima non rimuovi il Ve-
scovo Delpini e il Vescovo
Tremolada, considerati di
fatto da te, non da noi, “inde-
gni”, non cercarci; non cerca-
re più le vittime, le tante vit-
time che abbiamo conosciuto
in questi anni, con storie
drammatiche anche e spesso
peggiori della nostra: almeno
per coerenza non parlare più
di tolleranza zero e non chie-
dere più scusa.
Ci accontenteremo delle sen-
tenze dei tribunali civili.
Noi resteremo ancora più
scandalizzati ma, evidente-
mente, contiamo meno di
uno, “…anche se uno solo
sarà scandalizzato, meglio la
macina…”: lo ricordavi tu
quando parlavi di questi ar-
gomenti.
Per coerenza ti chiediamo se
ritieni giusto chiarire, e non
solo a noi, ma anche a tanti
fedeli ardenti di sapere, al-
meno nelle nostre piccole
Diocesi di Milano e Brescia,
nulla rispetto al mondo.
È quindi tollerabile che un
Vescovo (come i due monsi-
gnori Delpini e Tremolada
hanno fatto), possa sempli-
cemente spostare un sacerdo-
te, da una parrocchia all’altra,
da un oratorio all’altro, sa-
pendo che si è portato a letto
un bambino?
“…Caro Papa France-
sco, noi, la gente, ha se-
te di sapere direttamen-
te da te se rientra nel
margine della «Tolle-
ranza Zero» che un Ve-
scovo come Mario Del-
pini o Pierantonio Tre-
molada abbia potuto
spostare un prete, da un
oratorio all’altro, pur
sapendo che il sacerdo-
te si era portato a letto
un bambino e dunque
possa essere tuo degno
rappresentante come
Padre Sinodale (nel ca-
so di Delpini), mentre
noi genitori inconsape-
volmente potremmo
sempre trovarci in ora-
torio un prete che porta
a letto i minori…”
Dobbiamo sapere se è consi-
derato “normale e accettabi-
le” che venga taciuto, omesso
alle persone che si trovano
nella parrocchia di nuova de-
stinazione del sacerdote, co-
me è successo nel nostro caso
a Legnano. I genitori dei
bambini che mandavano in
oratorio i propri figli non sa-
pevano che don Mauro era
stato spostato da Rozzano a
Legnano perché aveva porta-
to nel suo letto un bambino;
lo sapevano solo mons. Del-
pini (allora vicario di zona di
Rozzano e che ha deciso il
trasferimento), mons. Tre-
molada (allora responsabile
della formazione dei giovani
preti che ha supportato e coa-
diuvato Delpini nella deci-
sione come da lui stesso am-
messo), don Carlo Mante-
gazza (allora Parroco di Roz-
zano), don Alberto Rivolta
(allora coadiutore a Rozza-
no), mons. Citterio (allora
vicario della zona di Legnano
– oggi deceduto) mons. Re-
daelli (allora vicario genera-
le), il Cardinale Scola (allo-
ra Arcivescovo di Milano)….
ma LA GENTE COMUNE
no, non lo sapeva, e magari
non sarebbe nemmeno sta-
ta d’accordo.
Crediamo invece che, se la
posizione ufficiale della
Chiesa, è quella dalla PRO-
MOZIONE dei due vescovi
Delpini ad Arcivescovo di
Milano e Tremolada Vesco-
vo di Brescia, insieme al re-
centissimo tuo invito al Sino-
do dei giovani del Vescovo
Delpini con tanto di attestato
di stima riportato sul sito del-
la Diocesi, sia necessario
chiarire con estrema onestà
intellettuale e trasparenza.
Sinodo dei Vescovi ottobre 2018 – I giovani, la fede e il discernimento vocazionale
Don Mauro Galli
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Può capitare di trovarsi un
qualsiasi prete in oratorio che
in precedenza si portava a
letto i bambini senza che nes-
suno sappia nulla? Nemmeno
il parroco? Tutto questo rien-
tra normalmente nel concetto
di tolleranza zero da te pro-
clamato fino alla nausea?
Questa ambiguità, questa non
coerenza, tutto questo a no-
stro avviso mina la credibili-
tà, la fiducia, allontana la
gente.
Non si può, sempre a nostro
umile avviso, sostenere che
un Vescovo (“generico” altro
che nomi e cognomi) è “ca-
ca” e poi nominarlo rappre-
sentante al Sinodo dei giova-
ni: ma quale credibilità potrà
avere quel Sinodo? Le mele
marce forse non rischiano di
minare anche la credibilità di
quelle buone? E quelle buone
non si ribellano? Si lasciano
contagiare per marcire insie-
me?
Abbiamo letto di un solo Ve-
scovo olandese Robertus
Mutsaertsche che si è rifiu-
tato di partecipare al sinodo
perché lo ritiene poco credi-
bile in questo contesto, e del
Cardinale Sarah che per
motivi personali ha rinuncia-
to al ruolo di membro della
commissione per
l’informazione; gli altri stan-
no forse piano piano diven-
tando parte del sistema?
Se prima non sapevi, ora non
sarà più lo stesso, ora sai: e
se non agisci in coerenza con
quanto affermi alle vittime –
nelle quali includiamo anche
noi – allora sarà una tua scel-
ta, inevitabilmente meditata e
consapevole. Basta saperlo!
Pochi giorni fa, il 6 ottobre
2018, sul comunicato della
Santa Sede in relazione al
caso del Cardinale McCarrick
si legge:
“La Santa Sede è consapevo-
le che dall'esame dei fatti e
delle circostanze potrebbero
emergere delle scelte che non
sarebbero coerenti con l'ap-
proccio odierno a tali que-
stioni. Tuttavia, come ha det-
to Papa Francesco, «segui-
remo la strada della verità,
ovunque possa portarci» (Fi-
ladelfia, 27 settembre 2015).
Sia gli abusi sia la loro co-
pertura non possono essere
più tollerati e un diverso trat-
tamento per i Vescovi che li
hanno commessi o li hanno
coperti rappresenta infatti
una forma di clericalismo
mai più accettabile”.
Caro Papa Francesco, ora
per credere, per crederti, noi,
la gente, il mondo intero, ha
bisogno di fatti concreti.
Se la cultura, l’approccio de-
gli anni passati era differente,
oggi non è più tollerabile
spostare da una parrocchia
all’altra un prete che si porta
a letto un bambino.
Oppure siamo noi tutti che
continuiamo a capire male?
Nel tuo recente viaggio di
ritorno da Tallin, ci spiegavi
che non bisogna giudicare il
passato con “l’ermeneutica
odierna”, con la consapevo-
lezza di oggi dove invece un
solo abuso è “mostruoso”, o
ancora ci illuminavi spiegan-
doci che il secolo scorso que-
sti crimini “si coprivano”
spostando i preti da una par-
rocchia all’altra.
Bene. Il tuo Nunzio Aposto-
lico Adriano Bernardini, ci
scriveva nel 2016 (non nel
secolo scorso) che la nostra
denuncia del comportamento
omissivo dei due Vescovi
Delpini e Tremolada prova-
to anche in tribunale
dall’interrogatorio di mons.
Delpini stesso rilasciato alla
Polizia nel 2014, sarebbe sta-
ta esaminata a tempo debito.
Oggi è arrivato quel tempo, e
immaginiamo che nel 2018
prevalga la sensibilità di que-
sto secolo, di questi ultimi
anni, del tuo pontificato di
“Tolleranza Zero”, altri-
menti, consentici di dire con
filiale franchezza non saresti
più credibile…
Tuttavia, ci sconcerta e sco-
raggia leggere proprio ora
che, accettando la rinuncia
del cardinale Wuerl (12 otto-
bre 2018) accusato di aver
insabbiato casi di abusi ses-
suali nel clero degli Stati
Uniti, proprio tu Caro Papa
Francesco, gli hai personal-
mente scritto:
“…Possiedi elementi suffi-
cienti per «giustificare» il tuo
agire e distinguere tra ciò
che significa coprire delitti o
non occuparsi dei problemi, e
commettere qualche errore.
Tuttavia, la tua nobiltà ti ha
condotto a non usare questa
via di difesa. Di questo sono
orgoglioso e ti ringrazio.”
Ma come dobbiamo interpre-
tare le tue parole caro Papa
Francesco? (Orgoglioso?!?)
Come le dovrebbe compren-
dere la gente? Forse che per
un Vescovo, un Cardinale, un
Pastore, non occuparsi di
questi problemi legati alla
pedofilia, agli abusi sessuali
dei propri sacerdoti, oppure
commettere qualche errore,
rientra nel tuo concetto di
“Tolleranza Zero”?
QUESTO SI’ CHE SA-
REBBE UNO SCANDA-
LO!!!
Tutto questo proclamare la
“Tolleranza Zero” e poi?
L’ermeneutica del 2018?
Quindi quando un Vescovo
come mons. Delpini o mons.
Tremolada spostano un
prete accusato di pedofilia
da una parrocchia all’altra,
sapendo con certezza che
quantomeno il sacerdote si
era portato a letto un mino-
re, sta insabbiando il caso
oppure semplicemente non
se ne vuole occupare?
Nella “Tolleranza Zero”
questi casi si possono sem-
plicemente rubricare come
errori accettabili?
Caro Papa Francesco, noi ti
avevamo creduto quando nel
2104 dicevi che i Vescovi
avrebbero dovuto rendere
conto se non avessero eserci-
tato il loro servizio di pastori
per la protezione dei minori:
“…mi impegno a non tollera-
re il danno recato ad un mi-
nore da parte di chiunque,
indipendentemente dal suo
stato clericale. Tutti i vescovi
devono esercitare il loro ser-
vizio di pastori con somma
cura per salvaguardare la
protezione dei minori e ren-
deranno conto di questa re-
sponsabilità…”
Non avremmo mai immagi-
nato che solo poco dopo, nel
2018, avresti tollerato che i
gli stessi Vescovi avessero
potuto viceversa scegliere di
non occuparsi degli abusi dei
loro sacerdoti rendendoti per-
sino orgoglioso.
“…Caro Papa France-
sco, noi ti AVEVAMO
creduto…”
Caro Papa Francesco, con-
sentici infine un suggerimen-
to per l’Arcivescovo Delpini
ma anche per il Vescovo
Tremolada (magari illumi-
nati dall’esempio del Cardi-
nale Wuerl): se è vero che
Delpini ti vuole tanto bene,
forse potrebbe aiutarti in que-
sta triste vicenda evitandoti
di dover rispondere o non ri-
spondere a questa lettera.
In entrambi i casi ci sarebbe
una chiara presa di posizione
da parte tua.
I fatti stessi dimostrano e di-
mostreranno le tue decisioni
e le tue posizioni nel merito.
Se davvero ti vogliono bene,
(come l’8 settembre mons.
Delpini ha proclamato com-
mosso in Duomo e tanta gen-
te ha applaudito), potrebbero
fare spontaneamente un passo
indietro rinunciando alla ca-
rica.
Al di là della sentenza di se-
condo grado o canonica – che
potrebbero anche tecnica-
mente ribaltare la sentenza di
primo grado – questo aspetto
riguarderebbe esclusivamente
il profilo penale rispetto al
sacerdote: nulla varierebbe
invece rispetto alla condotta
del Vescovo che sapeva con
certezza che lo stesso prete
aveva quantomeno portato a
letto un ragazzino, e lo ha
semplicemente spostato come
se nulla fosse.
A noi non interessa se al Ve-
scovo non viene nemmeno in
mente di chiedere scusa: ai
nostri occhi si è già lunga-
mente qualificato in questi
sette anni.
Gli chiediamo questo corag-
gioso gesto per rispetto nei
tuoi confronti, non per noi.
“…Mons. Delpini, se
veramente vuoi bene al
Santo Padre, rassegna
le tue dimissioni, quan-
tomeno gli eviteresti
l’ennesimo imbarazzo,
grazie…”
Grazie caro Papa Francesco.
Un filiale abbraccio da fedeli
che vorrebbero poter conti-
nuare serenamente a credere
anche nella Chiesa, come tan-
tissimi altri cattolici desidere-
rebbero farlo, e vorrebbero
mandare i propri figli in ora-
torio senza subire e generare
quel clima di sospetto che,
oggi, consentici di dire dal
basso, tu stesso, sicuramente
tuo malgrado, stai generando
in molti di noi
15 ottobre 2018
Cristina Balestrini,
Ettore Battaglia
e zio Giovanni
SANTA MESSA NELLA CAPPELLA DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE
CON ALCUNE VITTIME DI ABUSI SESSUALI DA PARTE DI ESPONENTI DEL CLERO
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO Lunedì, 7 luglio 2014
…So che le vostre ferite sono una fonte di profonda e spesso implacabile pena emotiva e spirituale e anche di disperazione. Molti di coloro che hanno patito
questa esperienza hanno cercato compensazioni nella dipendenza. Altri hanno sperimentato seri disturbi nelle relazioni con genitori, coniugi e figli. La sofferenza del-
le famiglie è stata particolarmente grave dal momento che il danno provocato dall’abuso colpisce queste relazioni vitali.
Alcuni hanno anche sofferto la terribile tragedia del suicidio di una persona cara. La morte di questi amati figli di Dio pesa sul cuore e sulla mia coscienza e di quella
di tutta la Chiesa. A queste famiglie offro i miei sentimenti di amore e di dolore. Gesù torturato e interrogato con la passione dell’odio è condotto in un altro luogo e
guarda. Guarda a uno dei suoi, quello che lo aveva rinnegato e lo fa piangere. Chiediamo questa grazia insieme a quella della riparazione.
I peccati di abuso sessuale contro minori da parte di membri del clero hanno un effetto dirompente sulla fede e la speranza in Dio. Alcuni si sono aggrappati alla fe-
de, mentre per altri il tradimento e l’abbandono hanno eroso la loro fede in Dio. La vostra presenza qui parla del miracolo della speranza che ha il sopravvento sulla
più profonda oscurità. Senza dubbio, è un segno della misericordia di Dio che noi abbiamo oggi l’opportunità di incontrarci, di adorare il Signore, di guardarci negli
occhi e cercare la grazia della riconciliazione.
Davanti a Dio e al suo popolo sono profondamente addolorato per i peccati e i gravi crimini di abuso sessuale commessi da membri del clero nei vostri confronti e
umilmente chiedo perdono.
Per tutti noi vale il consiglio che Gesù dà a coloro che danno scandalo, la macina da molino e il mare. (cfr Mt 18,6)
Santo Padre Papa Francesco
“
”
Chiedo perdono anche per i PECCATI DI OMISSIONE da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera ade-
guata alle denunce di abuso presentate da familiari e da coloro che sono stati vittime di abuso. Questo, inoltre, ha recato una sofferenza ul-
teriore a quanti erano stati abusati e ha messo in pericolo altri minori che si trovavano in situazione di rischio.
D’altra parte, il coraggio che voi e altri avete dimostrato facendo emergere la verità è stato un servizio di amore, per aver fatto luce su una
terribile oscurità nella vita della Chiesa. Non c’è posto nel ministero della Chiesa per coloro che commettono abusi sessuali; e mi impegno a
non tollerare il danno recato ad un minore da parte di chiunque, indipendentemente dal suo stato clericale. Tutti i vescovi devono esercita-
re il loro servizio di pastori con somma cura per salvaguardare la protezione dei minori e renderanno conto di questa responsabilità…
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Lettera aperta a papa Francesco

  • 1. COERENZA: «I CRISTIANI NON CI CREDONO PIU’» l’ULTIMO APPELLO PER NON LASCIARE NULLA DI INTENTATO PEDOFILIA-CasodonMauroGalli/Mons.MarioDelpini Lettera aperta dei familiari della vittima al santo padre Papa Francesco aro Papa Francesco, siamo quella fa- miglia che da ormai sette anni ha visto la propria vita scon- volta dal tragico episodio dell’abuso sessuale subìto da nostro figlio Alessandro da parte di un sacerdote di Roz- zano (Milano), don Mauro Galli, che pochi giorni fa è stato condannato, in primo grado, a sei anni e quattro mesi di reclusione. “…dopo sette lunghi anni di sofferenza arri- va la sentenza di primo grado sei anni e quattro mesi!” In questi interminabili anni ti abbiamo scritto decine di vol- te, abbiamo scritto centinaia di pagine a tanti Sacerdoti, Vescovi, Cardinali, a partire dalla Chiesa locale, quella diocesana fino alle più alte istituzioni ecclesiastiche e ai tuoi più stretti collaboratori. Ci siamo affidati alla Chiesa fin dal primo giorno e abbia- mo continuato a credere ed affidarci, in un crescendo di interlocutori, sempre più au- torevoli. Le risposte aberranti o gli in- spiegabili silenzi, ci hanno costretto a continuare in que- sto percorso fino ad arrivare a te, caro Papa Francesco, ormai già da diversi anni (la prima volta che ti abbiamo scritto direttamente risale al 2015). E’ da diverso tempo che ab- biamo finito questa lunga e faticosa scalata nei meandri della gerarchia e burocrazia ecclesiastica che, nostro mal- grado, abbiamo dovuto impa- rare a conoscere e rispettare nonostante la nostra dramma- tica sofferenza, anche nei suoi tempi biblici. Oggi pur- troppo sono finiti gli interlo- cutori e forse si sta anche spegnendo la speranza di es- sere ascoltati. Questa volta ti scriviamo con questa modalità perché non possiamo tacere e non pos- siamo lasciare nulla di inten- tato, e non possiamo nemme- no non commentare la nota stampa pubblicata il giorno della sentenza dal portavoce del nostro arcivescovo Mario Delpini: “…l’ipocrisia della Diocesi di Milano non conosce pudore, falsa fino all’ultimo!” "L’Arcidiocesi di Milano prende atto della conclusione del procedimento giudiziario di primo grado a carico di don Mauro Galli. Esprime vicinanza al ragazzo coinvolto, alla sua famiglia e a tutti coloro che hanno in- giustamente sofferto.” ESPRIME LA SUA VICI- NANZA AL RAGAZZO; ALLA FAMIGLIA E A TUTTI QUELLI CHE HANNO SOFFERTO??!! Basta! È inaccettabile questa ennesima offensiva falsità e ipocrisia! Esclusivamente re- datta per darla in pasto al sentimento comune. Tutto questo rafforza la no- stra convinzione che, allora, è necessario condividere questi pensieri con le persone di fe- de, persone che frequentano la chiesa, persone semplici, gente comune, o consacrati, gente impegnata, di buona volontà… tutta quella gente che ha una estrema, quasi cieca, fiducia in ciò che gli viene astutamente detto op- pure omesso. Caro Papa Francesco bre- vemente ti vogliamo raccon- tare, ancora una volta, l’ennesima volta, in cosa consiste la vici- nanza che ab- biamo avuto in questi anni, a partire dall’allora par- roco don Carlo Mantegazza, al nuovo parroco don Roberto Soffientini, all’attuale Ve- scovo di Brescia mons. Pieran- tonio Tremola- da all’Arcivescovo di Milano Mario Delpini, al Car- dinale Angelo Scola all’epoca Arcivescovo di Milano, a tutti i Vescovi, Cardinali, Monsignori, Nunzi Apostoli- ci… a cui abbiamo scritto nelle diverse e più alte Istitu- zioni della Chiesa, alla Con- gregazione per la Dottrina della Fede, all’attuale Prefet- to e al precedente, al Segreta- rio, ai diversi membri, al Tri- bunale Ecclesiastico, Giudici, Notai, Procuratori, al Supre- mo Tribunale della Segnatura Apostolica, nelle sue più alte cariche, ai diversi Segretari di Stato che si sono susseguiti, alla Congregazione dei Ve- scovi e al suo Prefetto, al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, al Presi- dente per l’esame dei ricorsi della Congregazione per la Dottrina della Fede, al Prefet- to della Pontificia Commis- sione per la Tutela dei Mino- ri, a tutti i suoi membri, ai tuoi Segretari, al Papa Emeri- to ecc. ecc. “…decine di lettere, centinaia di pagine scritte dai familiari a tutte le più alte cariche ecclesiastiche” Come potrai riscontrare, se lo vorrai, tante persone, tante istituzioni, centinaia di pagi- ne, Vescovi, Cardinali che sanno e che hanno un nome e cognome. In diversi ci hanno risposto firmando le loro let- tere, sono persone e istituzio- ni alle quali ci siamo rivol- ti, nella massima fiducia e speranza, anche se questa fi- ducia, progressivamente, ve- niva minata e sminuita dalle risposte e non risposte. Caro Papa Francesco noi ti abbiamo cercato tanto, credu- to e preso sul serio, abbiamo denunciato alla Chiesa facen- do nomi e cognomi come tu esortavi quando, anni fa, avevi fatto l’identikit del buon sacerdote, colui che sa ed ha il coraggio di denuncia- re con nome e cognome… “…Caro Papa France- sco, ti abbiamo cercato tanto, creduto, ascoltato e messo in pratica i tuoi insegnamenti…” Probabilmente abbiamo sba- gliato perché, forse, ti riferivi solo ai sacerdoti, tuttavia noi invece ti abbiamo preso sul serio, ci siamo fidati e ab- biamo denunciato esplicita- mente il comportamento dell’Arcivescovo Mario Delpini e del Vescovo Pie- rantonio Tremolada. Ci hanno ringraziato ufficial- mente e per iscritto, elogian- do il nostro coraggio, come a dire che tutti dovrebbero se- guire l’esempio da te inse- gnato, ma purtroppo non ab- biamo trovato alcun riscontro a tale elogio… le solite frasi di circostanza. Ci siamo sincerati che la de- nuncia fosse esplicita, inviata nel posto giusto, alle persone giuste e che fosse arrivata a destinazione (la Congrega- zione per la Dottrina della Fede ci rispondeva anni fa confermando la corretta rice- zione). Abbiamo creduto alla Chiesa che ci ringraziava per il co- raggio e la trasparenza, ab- biamo creduto al Cardinale Müller, allora prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede che, in meno di ventiquattro ore, ci risponde- va già nel 2015 che avrebbe analizzato tutta la copiosa documentazione da noi invia- ta che circostanziava la de- nuncia. Quando non hai confermato l’incarico al Cardinale Mül- ler non ci siamo arresi, oltre ad aver inviato a te, papa Francesco, il materiale, attra- verso i tuoi segretari, lo ab- biamo più volte consegnato al nuovo prefetto, il Cardi- nale Ladaria, partendo anco- ra una volta da capo e rinno- vando quindi la nostra fidu- cia. Abbiamo creduto al Tribuna- le Ecclesiastico Regionale Lombardo (Terl) che ha rice- vuto brevi mani tutto il mate- riale incluso le registrazioni audio. Ti abbiamo creduto, caro Pa- pa Francesco, quando avevi annunciato al mondo l’istituzione del famoso Tri- bunale per giudicare i Vesco- vi omissivi che, poi, si è sco- perto non essere mai insedia- to e da te recentemente defi- nito inutile. “…Caro Papa France- sco, ti abbiamo creduto quando annunciavi al mondo la nascita del tribunale per giudicare i vescovi insabbiato- ri…” Ti abbiamo creduto quando hai promulgato in forma di Motu Proprio “Come una madre amorevole” la preziosa indicazione circa la rimozio- ne dei Vescovi per causa gra- ve, esplicitando chiaramente, e con forza, il caso di omis- sione per i reati di abuso ses- suale. Le cose tuttavia non sono an- date esattamente come oggi “indegnamente" pretende di esprime- re la Diocesi di Mi- lano, citando la sua vicinanza a noi. Forse abbiamo un concetto di “vici- nanza” leggermente diverso. E’ la stessa Diocesi che in questi anni ci ha formalmente dif- fidato, riservandosi di chiederci il mag- gior danno? La stes- sa Diocesi che ci intimava il silenzio quando insistente- mente scrivevamo in Vaticano prima della nomina dell’Arcivescovo Delpini? Quanti mesi sono serviti per annunciare la nomina, nono- stante i giornali si fossero ormai praticamente esposti, e il Cardinale Scola supplicava per andare in pensione… “…Caro Papa France- sco la Diocesi di Milano ci è stata così tanto vi- cina da diffidarci, inti- mandoci la richiesta di maggior danno se non fossimo rimasti in silen- zio…” E’ lo stesso parroco, don Carlo Mantegazza che in Tribunale ha giurato che noi, proprio noi familiari e persi- no nostro figlio Alessandro, lo avevamo rassicurato “che non era successo nulla quella notte”, e che questo coinci- deva con la versione rilascia- ta dall’imputato, oggi con- dannato, mettendoci in boc- ca parole mai pronunciate? Lo stesso parroco che, dopo l’abuso e facendosi portavoce di mons. Delpini, ci rassicu- rava che don Mauro non sa- rebbe stato messo a contatto con i minori, unica condizio- ne che ingenuamente e in buona fede avevamo posto dopo la tragedia? Lo stesso parroco che appa- rentemente rimaneva basito quando – per pura coinciden- za – avevamo saputo che vi- ceversa mons. Delpini aveva semplicemente spostato il prete da Rozzano a Legnano, ancora a contatto con i bam- bini? Lo stesso parroco che in Tri- bunale candidamente riferiva di essere a conoscenza, da subito, della decisione presa dal Vescovo mentre fingeva con noi? Sempre lo stesso parroco che a noi riferiva che nemmeno il parroco di Legnano fosse sta- to allertato della reale moti- vazione del trasferimento, ma si è ben guardato dal riferirlo in Tribunale, dove invece ve- niva fatto di tutto dal consu- lente della Diocesi per scredi- tare nostro figlio? Questa è la vicinanza? Il nuovo parroco don Rober- to Soffientini, appena giunto a Rozzano in sostituzione di don Carlo Mantegazza, ci ha “accolto” con un’espressione indimentica- bile affermando, senza cono- scerci, che noi siamo “gente che sputa nel piatto in cui mangia" e che quindi preferi- va abbandonarci al nostro de- stino: ottimo esempio di ac- coglienza alle vittime che tu, caro Papa Francesco, annunci ormai quasi quotidianamente. C »» » A sinistra la vittima Alessandro Battaglia a destra la mamma Cristina Balestrini Santo Padre Papa Francesco » » »
  • 2. “…Caro Papa France- sco, ti abbiamo creduto quando esortavi le dio- cesi ad essere vicine al- le vittime…” E’ la vicinanza concreta espressa nella nostra Diocesi, dove il Buon Arcivescovo non ci ha mai contattato, se non per interposta persona, esclusivamente per ipotizzare la richiesta del maggior dan- no (ci sono i documenti, le diffide). Nessun altro ci ha chiamato, tranne don Al- berto Rivolta, unico flebile e fragile legame tra la chiesa e nostro figlio, ma che, a set- tembre 2018, è stato trasfe- rito in un'altra parrocchia da mons. Delpini. Forse è troppo da cristiani tentare di recuperare la fede di un ragazzo violentato dalla chiesa stessa, che prima della violenza aveva grande fede e fiducia, meglio lasciar perde- re: forse nel frattempo è cambiata la missione della chiesa in questi anni, non si occupa più delle anime… Questa è la vicinanza della Diocesi alla vittima! Forse è meglio aprire gli oc- chi, caro Papa, oppure con- fermi che, in fondo, va bene così anche a te? Caro Papa Francesco ave- vamo creduto al Cardinale Scola quando ci scriveva che i suoi collaboratori erano sta- ti “maldestri”, con decisioni “improvvide”, nell’aver spo- stato don Mauro che aveva portato a letto nostro figlio quindicenne. Ci scriveva che era assai gra- ve anche solo tale compor- tamento e ci eravamo illusi che finalmente avesse preso sul serio la questione. Anni per arrivare ad incon- trarlo, nonostante le nostre insistenti richieste: anni per ottenere solo dieci minuti di attenzione. In una precedente nota, sem- pre i suoi collaboratori, ave- vano scritto una delirante ri- costruzione che cercava di scaricare la responsabilità della decisione di mons. Del- pini al precedente Arcive- scovo Tettamanzi, spostando addirittura la data dell’abuso ad un anno prima, quando ancora non conoscevamo don Mauro e non era ancora stato ordinato prete… Erano così supponenti da pensare che avessimo potuto scordare la data precisa che ci ha sconvolto la vita? Probabilmente il buon Scola ci trasmise quella nota diret- tamente senza nemmeno leg- gerla, seppur facendola “pa- ternamente” sua. Mentre i suoi collaboratori, probabilmente nel maldestro tentativo di coprire le proprie malefatte, avevano preparato tali falsità ad uso esclusivo del Cardinale, egli nei fatti, esprimeva la sua “vicinanza” non interessandosi di nulla. Solo anni più tardi, il Cardi- nale Scola ci scriveva che, finalmente, aveva compreso la gravità della situazione e aveva disposto che il prete fosse sospeso e quindi non potesse svolgere attività pa- storali. Salvo poi essere smentito platealmente da tutti i media nazionali. Don Mauro Galli veniva scoperto svolgere servizio presso la cappella dell’Ospedale S.Giuseppe di Milano. Coinvolto nel ritrovamento di un neonato abbandonato, il Galli veniva interrogato dai Carabinieri e finiva al TG: altro che segregato a Roma, senza permesso di uscire nemmeno nel fine settima- na… così scriveva il Cardina- le! Abbiamo chiesto conto al Cardinale Scola del perché non fossimo entrambi alleati nella ricerca della verità: “la verità vi farà liberi!” Perché ci aveva schierato contro un plotone di esecu- zione di avvocati, con risorse economiche senza pari rispet- to alle nostre. Altro che aiuto alle vittime: disponibilità sì, ma per usarla contro le vittime! Avevamo persino chiesto un contributo economico per so- stenere le spese legali ma, attraverso il parroco don Carlo Mantegazza, il Car- dinale Scola ci faceva sapere che “avrebbe voluto contri- buire più che volentieri, ma il gesto poteva essere frainteso come una banale ammissione di responsabilità”. Quindi è stato meglio non essere compatti nella ricerca della verità e utilizzare le di- sponibilità economiche della Diocesi per uscirne immaco- lati e non dare scandalo… Il male minore rispetto alle vittime violate nel corpo e nell’anima, offese, isolate, non accolte, non credute… Questa è la traduzione della nostra Chiesa Ambrosiana del messaggio evangelico? Noi chiedevamo una parola da Pastore: se fosse giusto per noi cristiani, costi quel che costi, utilizzare qualsiasi metodo, la “menzogna pur di raggiungere un risultato”. Qualsiasi mezzo, anche a di- scapito delle vittime, che si suicidano per non essere cre- dute e non avere i mezzi per potersi difendere… Nostro figlio ha tentato quat- tro volte il suicidio ed è stato ricoverato innumerevoli volte d’urgenza… Tanti altri ci sono riusciti: forse è considerato solo un effetto collaterale trascurabi- le? Chiedevamo se tutto questo fosse evangelico, ma la rispo- sta nero su bianco del Cardi- nale Scola era stata spiazzan- te: “comanda chi paga” “…Caro Papa France- sco, forse non sai ma per il pastore Cardinale Scola comanda chi pa- ga…” E allora Caro Papa France- sco: prova tu a chiedere con- to alla Diocesi di come ven- gono spesi i soldi che noi, fedeli fiduciosi, doniamo pensando ad opere di carità. Quanto a noi: abbiamo rice- vuto un risarcimento di cen- tomila euro, ma non abbiamo mai detto che don Mauro ci ha risarcito. Abbiamo semplicemente riti- rato la costituzione di parte civile rispetto ad aver citato come responsabili don Mauro, la Parrocchia di Rozzano e l’Arcidiocesi di Milano a fronte del paga- mento di un risarcimento… Non sarà difficile per la Santa Sede sapere come spende o ha speso i soldi la Diocesi: saranno certamente ben ren- dicontati. Questa la vicinanza di chi comanda, di chi paga? Ma è questa la Chiesa? Si è ridotta veramente così? Ci ha onestamente spiazzato anche il tuo attuale Nunzio Apostolico per l’Italia Cardi- nale Emil Paul Tscherring, quando, ben prima che tu nominassi l’Arcivescovo Delpini quale rappresentante all’attuale Sinodo dei Giova- ni, ci annunciava per iscritto, con piacere, che finalmente ora tutta questa vicenda era direttamente nelle tue mani: ci era sorto il dubbio che le decine di lettere che ti ave- vamo scritto e le risposte del tuo precedente nunzio Apo- stolico, Cardinale Adriano Bernardini, non ti fossero mai giunte. Ti avevamo supplicato di te- lefonare a nostro figlio dan- doti il suo numero di cellula- re, era il periodo in cui chia- mavi tutti, la massaia, la vec- chietta… Ti avevamo chiesto un gesto di concretezza, di coerenza perché sarebbe stato indi- spensabile per recuperare la fede di nostro figlio…, d’altra parte non pensavamo di dover scomodare proprio te caro Papa Francesco che hai tantissime altre questioni più importanti: ma ci aveva- mo provato per anni, con in- sistenza, con tutti i tuoi sot- toposti e, per noi, la questio- ne “fede” non è trascurabile: crediamo profondamente e fino al punto di cercare diret- tamente te, caro Papa Fran- cesco, dopo che tutti ci hanno abbandonato. Ti abbiamo più volte chiesto di incontrarci a Roma, perché ti avevamo creduto, quando esprimevi il desiderio di in- contrare le vittime… “…Caro Papa France- sco, ti avevamo creduto quando dicevi che vole- vi incontrare le vitti- me…” Ti abbiamo preso sul serio poche settimane fa, quando incontrando le vittime in Ir- landa, hai chiesto scusa e de- finito “caca” i vescovi che spostano i sacerdoti accusati di presunti abusi sessuali da una parrocchia all’altra, “ca- ca” immaginando indegni di essere vescovi non potendo la “caca” rappresentare de- gnamente la chiesa. “…Caro Papa France- sco, ti abbiamo creduto quando recentemente hai definito i vescovi che insabbiano «ca- ca»…” Paradossalmente, lo stesso difensore della Diocesi, pro- babilmente involontariamen- te, nella sua ultima memoria difensiva in Tribunale, nell’estremo tentativo di screditare nostro figlio prima della sentenza, ci ha ulte- riormente illuminato: ha spiegato in aula la differenza tra il diritto civile e il diritto canonico. Finalmente qualcuno che ha parlato chiaro o almeno noi, gente comune, tutti quelli che erano in aula, pensiamo di averlo capito correttamente. Noi avevamo insistentemente chiesto, direttamente anche a te, nelle ultime tre o quattro lettere che ti abbiamo indiriz- zato, “se è tollerabile, se è ritenuto accettabile all’interno della tua “tolle- ranza zero” che un Vescovo come mons. Delpini (che cer- tamente sapeva che il prete si era quantomeno portato a let- to un minore), potesse sem- plicemente spostare il sacer- dote da una parrocchia all’altra senza avviare alcuna indagine canonica (indagine previa) e ancora assegnarlo nella pastorale giovanile”. È tollerabile? “…Caro Papa France- sco, ti abbiamo creduto quando parlavi di «Tol- leranza Zero»…” Lo abbiamo chiesto insisten- temente e invano a tutte le autorità ecclesiastiche, al Cardinale O’Malley prefetto della Pontificia Commissione per la tutela dei Minori che ci ha risposto per iscritto, al Cardinale Ladaria Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (che non ha mai risposto a nulla). Solo per citarne alcuni, ma certa- mente lo saprai dato che eri in copia in tutte le comunica- zioni. Finalmente è arrivata la ri- sposta: non dalla Chiesa però. È arrivata dal preparatissimo canonista laico, il professore, l’avvocato Mario Zanchetti, consulente dell’importante Arcidiocesi di Milano, colui che difende da anni decine di preti accusati di abusi sessua- li, molto esperto… forse non si rendeva nemmeno conto, in quel momento, concentrato sulla difesa estrema di don Mauro, non si rendeva conto di fornirci delle preziose ri- sposte di cui nessuno fino ad allora aveva voluto dare in modo così cristallino. Per questo lo ringraziamo. Chi era presente in aula ha chiaramente capito che non si trattava di una “leggerezza” quanto emerso già dal giorno dopo la tragedia, quanto cer- tamente sapevano sia mons. Delpini che mons. Tremola- da: il portarsi a letto un mino- re! Di fatto, forse involonta- riamente, in tribunale l’avvocato ha indirettamente reso esplicite le gravi respon- sabilità dell’Arcivescovo Delpini. Forse abbiamo inteso male, d’altronde noi non siamo esperti di morale cristiana e di diritto canonico: chiedia- mo quindi ancora conferma a te caro Papa Francesco aiu- tandoci nel discernimento. D’altra parte, caro Papa Francesco, avevamo insi- stentemente chiesto diretta- mente a te l’interpretazione autentica della “tolleranza zero” e ci siamo resi conto che non occorreva nemmeno scomodare questa tua “inven- zione”. Basterebbe seguire il diritto canonico, basterebbe attener- si alle linee guida della CEI per non commettere tali ripu- gnanti errori di omissione e coperture spostando i preti senza avviare alcuna indagine previa, forse basterebbe al- meno il buon senso. E’ la beffa dei risvolti impre- vedibili del processo penale (definito dallo stesso avvoca- to “eccezionalmente molto meticoloso e puntuale”: lo diceva in aula, ha elogiato il lavoro dei Giudici, della Ma- gistratura, della Procura, che non hanno risparmiato alcun mezzo per arrivare alla verità, tante perizie, tantissimi te- stimoni, fiumi di intercetta- zioni ecc…). E poche ore dopo il verdetto: COLPEVOLE, almeno in primo grado. Il Collegio dei Giudici ha lavorato bene: “sei anni e quattro mesi”, nono- stante il Pubblico Ministero avesse chiesto dieci anni e otto mesi, una condanna si- gnificativa, dato che la difesa dell’imputato ha ammesso lo scrupoloso lavoro fatto. Caro Papa Francesco sicu- ramente non avrai difficoltà a farti dare le intercettazioni telefoniche, i verbali della polizia a disposizione dallo studio legale che assiste la Diocesi di Milano. Mons. Mario Delpini Arcivescovo di Milano »» » » »
  • 3. Sincerati di persona rispetto al comportamento dell’Arcivescovo da te nomi- nato: se ti interessano le vit- time e magari non vuoi incor- rere ancora in fastidiosi erro- ri, puoi affidare un altro deli- cato compito al Cardinale Scicluna, che per altro è già stato da tempo informato di- rettamente da noi. Credici, non siamo i soli che faticano a continuare a crede- re in una chiesa così, gover- nata da personaggi di cui, se vorrai, potrai leggere il vero volto. Quindi, a parte la sentenza penale e il riconoscimento di un abuso sessuale aggravato (attendendo il giudizio di se- condo grado e la cassazione per avere ulteriori certezze circa quanto accaduto quella notte), oggi sappiamo con certezza che anche il portare a letto un minore – come su- bito don Mauro ha ammesso – non è una leggerezza, al- meno secondo il diritto cano- nico e la morale cristiana: è un comportamento gravissi- mo che sotto il profilo cano- nistico è inaccettabile e in- compatibile con l’essere pre- te. Don Mauro Galli ha portato a letto nostro figlio nel di- cembre 2011 (esattamente il 19 dicembre 2011) e prima del Natale dello stesso anno lo ha ammesso subito: a don Alberto Rivolta coadiutore, al parroco don Carlo Man- tegazza, a mons. Pieranto- nio Tremolada, al Vesco- vo Mario Delpini… lo aveva candidamente confessato a tutti, subito, nel giro di pochi giorni, quando – preso alla sprovvista – gli veniva chie- sto conto. Questo ci ha detto più volte in aula il professor Mario Zanchetti, prima di aver spiegato ai Giudici che lui è il consulente della Diocesi di Milano da quindici anni, che conosce bene il diritto sia ci- vile che canonico, addirittura tiene regolarmente seminari formativi per i giovani preti, ai quali severamente racconta che non possono portarsi a letto i minori; spiegava che – seppur non costituisca reato per lo Stato – il solo fatto di portarsi a letto un bambino, per la Chiesa è “gravissimo”, tanto da non consentire di essere preti… parlando della carriera rovinata! Ironizzando, si rammaricava che probabilmente don Mau- ro fosse assente alla sua le- zione, ma viene da pensare che forse anche mons. Delpi- ni come anche mons. Tremo- lada non vi abbiano mai assi- stito. Il comunicato della Diocesi di Milano, da quasi un anno pubblicato sul sito ufficiale www.chiesadimilano.it intito- lato “Un comunicato per aiu- tare a comprendere la verità dei fatti” ci spiega che il “po- vero” Delpini dal 2011 sape- va solo che il prete aveva portato nel letto il minore, descrivendo nel dettaglio il tipo di letto. Ma se Delpini sapeva perfet- tamente del letto e proprio per questo motivo scelse di spostare il sacerdote da una parrocchia all’altra, ancora a contatto con i minori e inca- ricato della pastorale giova- nile, come si concilia con la spiegazione offerta dal suo consulente in aula? BASTA IPOCRISIE! Non è più il tempo di mentire. Tu stesso caro Papa Francesco, molto più autorevole del le- gale della diocesi, ci spiega- vi che abusare di un minore è come una messa nera: la Tol- leranza Zero, la macina di mulino per chi da scandalo, nessuno sconto per i preti o per chi li copre… e dunque? “…Caro Papa France- sco, noi ti abbiamo cre- duto quando parlavi di abusi come messe nere, di scandalo, di macina da mulino…” NOI SIAMO SCANDA- LIZZATI DA TUTTI, NESSUNO ESCLUSO! …E la macina del Vangelo? Era solo un tuo modo bizzarro di interloquire sulla pelle delle vittime? Eppure il Tribunale Ecclesia- stico, come pure ora le Nazioni Unite che hanno aperto un’indagine per il caso Italiano”, hanno a disposizio- ne i documenti, le trascrizioni delle testimonianze, le regi- strazioni, le intercettazioni da cui si evince chiaramente chi aveva il pallino, chi è il regi- sta, chi prende le decisioni: non la chiesa, tutta, in gene- rale: troppo comodo! Persone che hanno un nome e cogno- me. “…La REGIA di mons. Delpini è chiaramente delineata nel dossier ora all’ONU ma anche on-line come i docu- menti, le registrazioni, le intercettazioni: pos- sibile che solo tu, Caro Papa Francesco, sia all’oscuro di tutto, tanto da nominare Delpini al Sinodo?…” Mons. Delpini nel 2014 di- chiarava alla Polizia che sa- peva del presunto abuso ses- suale già dal 2011, quando lo ha chiamato telefonicamente don Carlo Mantegazza. Delpini dichiara che don Carlo gli ha detto che il mi- nore aveva segnalato abusi sessuali. Dichiara ancora candidamen- te che, di conseguenza, aveva preso lui la decisione di spo- stare il prete in parrocchia, a contatto con i minori, specifi- cando che fosse perfettamen- te a conoscenza del ruolo an- cora nella pastorale giovani- le. Perché non lo ha denunciato anche a te caro Papa Fran- cesco evitandoti l’odierno inevitabile imbarazzo? Rite- neva di dover rendere conto solo alla Polizia e non al suo capo, a cui vuole molto bene, come recentemente pontifica- to? Allora davvero forse è me- glio che tu introduca l’OBBLIGO di denuncia alle autorità civili per i Ve- scovi che vengono a sapere di casi riguardanti possibili abu- si dei loro preti, come da anni tutte le vittime chiedono: una cosa molto semplice. Caro Papa Francesco forse non è prudente affidarsi solo al tribunale ecclesiastico o al famoso tribunale per giudica- re i Vescovi da te annunciato, ma mai realizzato. Affidarsi al tribunale eccle- siastico? Mons. Delpini non aveva avviato nemmeno l’indagine previa prevista dal diritto ca- nonico, figuriamoci la de- nuncia civile… eppure si era preoccupato di allertare don Galli delle indagini della Procura ancora prima che gli fosse notificato l’avviso di Garanzia… Che privilegio per i Vescovi sapere in anti- cipo, grazie al concordato… Chiedi pure al Cardinale Scicluna di leggere le carte processuali: non si chiama forse “favoreggiamento”? Noi non lo sappiamo, ma cer- tamente i tuoi esperti collabo- ratori sapranno discernere, i documenti ci sono per chi li vuole leggere! Caro Papa Francesco noi avevamo riposto la nostra fi- ducia in te, non ci saremmo mai immaginati di trovarci nella situazione odierna. Abbiamo insistito per un tuo cenno, abbiamo insistito per poterti incontrare personal- mente proprio per fugare ogni ultimo flebile dubbio: possibile che tutti i tuoi col- laboratori, persino quelli più vicino a te, proprio tutti, ti abbiamo mentito, o mentito a noi, tenendoti all’oscuro? È credibile? Noi abbiamo scritto più volte ad almeno ad una trentina tra Vescovi e Cardinali… nessu- no ti riferisce nulla? Abbiamo fatto di tutto per farti sapere, esponendoci, non omettendo nulla, dato che non rispondevi personalmen- te… Possibile che sia tutto, ma proprio tutto, marcio e falso? “…Caro Papa France- sco, abbiamo scritto de- cine di volte ad almeno una trentina di Vescovi e Cardinali a te vicini, possibile che nessuno ti abbia riferito nulla…” Noi non sappiamo se quanto scrivono i giornali… gli scandali che emergono in questo ultimo periodo, le mi- gliaia di persone coinvolte… non sappiamo se tutto sia per- fettamente ricostruito, quali siano le reali responsabilità: forse i giornalisti da te incari- cati ci potranno illuminare un giorno, data la loro profes- sionalità, così abbiamo inteso dal tuo discorso. Ma sappiamo per certo che la nostra storia, sofferta, vissuta e non voluta, è tutta vera: in questo caso non abbiamo bi- sogno dei giornalisti, se non per riuscire a fartelo sapere. Lo sappiamo per certo: non perché ci affidiamo alla no- stra memoria o eventuali suggestioni dovute all’inevitabile coinvolgimen- to personale, ma semplice- mente perché, ancora una volta, ci eravamo fidati della Chiesa, avevamo preso alla lettera il suggerimento di un sacerdote, padre Aleardo, che ci disse in modo perento- rio – sorprendendoci e la- sciandoci basiti – di “docu- mentare tutto, registrare tutto, scrivere, archiviare, duplicare i contenuti, fare un diario quotidiano, archiviare sms, chat, incontri…” Allora non capivamo. Ora possiamo dire “grazie” per questo misterioso sugge- rimento: ci restituisce una estrema serenità. Possiamo dimostrare tutto oggettivamente, senza com- mettere errori di interpreta- zione, grazie quindi alla Chiesa che, se pur in modo aberrante, dobbiamo onesta- mente riconoscere ci ha spes- so risposto inaspettatamente. “…Caro Papa France- sco, ti abbiamo creduto quando dicevi che vole- vi incontrare le vittime, pesavamo anche noi, ti abbiamo supplicato di riceverci…” Caro Papa Francesco ora non ti chiediamo più di in- contrare le vittime, non ti chiediamo più di incontrarci. Tu sicuramente non ti sarai accorto, ma noi ti abbiamo comunque incontrato, ascol- tandoti, leggendoti, interes- sandoci ecc… noi eravamo virtualmente presenti tra le vittime del Cile, virtualmente presenti a Dublino quando definivi i vescovi come Del- pini “caca”. “…Caro Papa France- sco, ora non ti chiedia- mo più di incontrar- ci…” Se prima non rimuovi il Ve- scovo Delpini e il Vescovo Tremolada, considerati di fatto da te, non da noi, “inde- gni”, non cercarci; non cerca- re più le vittime, le tante vit- time che abbiamo conosciuto in questi anni, con storie drammatiche anche e spesso peggiori della nostra: almeno per coerenza non parlare più di tolleranza zero e non chie- dere più scusa. Ci accontenteremo delle sen- tenze dei tribunali civili. Noi resteremo ancora più scandalizzati ma, evidente- mente, contiamo meno di uno, “…anche se uno solo sarà scandalizzato, meglio la macina…”: lo ricordavi tu quando parlavi di questi ar- gomenti. Per coerenza ti chiediamo se ritieni giusto chiarire, e non solo a noi, ma anche a tanti fedeli ardenti di sapere, al- meno nelle nostre piccole Diocesi di Milano e Brescia, nulla rispetto al mondo. È quindi tollerabile che un Vescovo (come i due monsi- gnori Delpini e Tremolada hanno fatto), possa sempli- cemente spostare un sacerdo- te, da una parrocchia all’altra, da un oratorio all’altro, sa- pendo che si è portato a letto un bambino? “…Caro Papa France- sco, noi, la gente, ha se- te di sapere direttamen- te da te se rientra nel margine della «Tolle- ranza Zero» che un Ve- scovo come Mario Del- pini o Pierantonio Tre- molada abbia potuto spostare un prete, da un oratorio all’altro, pur sapendo che il sacerdo- te si era portato a letto un bambino e dunque possa essere tuo degno rappresentante come Padre Sinodale (nel ca- so di Delpini), mentre noi genitori inconsape- volmente potremmo sempre trovarci in ora- torio un prete che porta a letto i minori…” Dobbiamo sapere se è consi- derato “normale e accettabi- le” che venga taciuto, omesso alle persone che si trovano nella parrocchia di nuova de- stinazione del sacerdote, co- me è successo nel nostro caso a Legnano. I genitori dei bambini che mandavano in oratorio i propri figli non sa- pevano che don Mauro era stato spostato da Rozzano a Legnano perché aveva porta- to nel suo letto un bambino; lo sapevano solo mons. Del- pini (allora vicario di zona di Rozzano e che ha deciso il trasferimento), mons. Tre- molada (allora responsabile della formazione dei giovani preti che ha supportato e coa- diuvato Delpini nella deci- sione come da lui stesso am- messo), don Carlo Mante- gazza (allora Parroco di Roz- zano), don Alberto Rivolta (allora coadiutore a Rozza- no), mons. Citterio (allora vicario della zona di Legnano – oggi deceduto) mons. Re- daelli (allora vicario genera- le), il Cardinale Scola (allo- ra Arcivescovo di Milano)…. ma LA GENTE COMUNE no, non lo sapeva, e magari non sarebbe nemmeno sta- ta d’accordo. Crediamo invece che, se la posizione ufficiale della Chiesa, è quella dalla PRO- MOZIONE dei due vescovi Delpini ad Arcivescovo di Milano e Tremolada Vesco- vo di Brescia, insieme al re- centissimo tuo invito al Sino- do dei giovani del Vescovo Delpini con tanto di attestato di stima riportato sul sito del- la Diocesi, sia necessario chiarire con estrema onestà intellettuale e trasparenza. Sinodo dei Vescovi ottobre 2018 – I giovani, la fede e il discernimento vocazionale Don Mauro Galli » » » » » »
  • 4. Può capitare di trovarsi un qualsiasi prete in oratorio che in precedenza si portava a letto i bambini senza che nes- suno sappia nulla? Nemmeno il parroco? Tutto questo rien- tra normalmente nel concetto di tolleranza zero da te pro- clamato fino alla nausea? Questa ambiguità, questa non coerenza, tutto questo a no- stro avviso mina la credibili- tà, la fiducia, allontana la gente. Non si può, sempre a nostro umile avviso, sostenere che un Vescovo (“generico” altro che nomi e cognomi) è “ca- ca” e poi nominarlo rappre- sentante al Sinodo dei giova- ni: ma quale credibilità potrà avere quel Sinodo? Le mele marce forse non rischiano di minare anche la credibilità di quelle buone? E quelle buone non si ribellano? Si lasciano contagiare per marcire insie- me? Abbiamo letto di un solo Ve- scovo olandese Robertus Mutsaertsche che si è rifiu- tato di partecipare al sinodo perché lo ritiene poco credi- bile in questo contesto, e del Cardinale Sarah che per motivi personali ha rinuncia- to al ruolo di membro della commissione per l’informazione; gli altri stan- no forse piano piano diven- tando parte del sistema? Se prima non sapevi, ora non sarà più lo stesso, ora sai: e se non agisci in coerenza con quanto affermi alle vittime – nelle quali includiamo anche noi – allora sarà una tua scel- ta, inevitabilmente meditata e consapevole. Basta saperlo! Pochi giorni fa, il 6 ottobre 2018, sul comunicato della Santa Sede in relazione al caso del Cardinale McCarrick si legge: “La Santa Sede è consapevo- le che dall'esame dei fatti e delle circostanze potrebbero emergere delle scelte che non sarebbero coerenti con l'ap- proccio odierno a tali que- stioni. Tuttavia, come ha det- to Papa Francesco, «segui- remo la strada della verità, ovunque possa portarci» (Fi- ladelfia, 27 settembre 2015). Sia gli abusi sia la loro co- pertura non possono essere più tollerati e un diverso trat- tamento per i Vescovi che li hanno commessi o li hanno coperti rappresenta infatti una forma di clericalismo mai più accettabile”. Caro Papa Francesco, ora per credere, per crederti, noi, la gente, il mondo intero, ha bisogno di fatti concreti. Se la cultura, l’approccio de- gli anni passati era differente, oggi non è più tollerabile spostare da una parrocchia all’altra un prete che si porta a letto un bambino. Oppure siamo noi tutti che continuiamo a capire male? Nel tuo recente viaggio di ritorno da Tallin, ci spiegavi che non bisogna giudicare il passato con “l’ermeneutica odierna”, con la consapevo- lezza di oggi dove invece un solo abuso è “mostruoso”, o ancora ci illuminavi spiegan- doci che il secolo scorso que- sti crimini “si coprivano” spostando i preti da una par- rocchia all’altra. Bene. Il tuo Nunzio Aposto- lico Adriano Bernardini, ci scriveva nel 2016 (non nel secolo scorso) che la nostra denuncia del comportamento omissivo dei due Vescovi Delpini e Tremolada prova- to anche in tribunale dall’interrogatorio di mons. Delpini stesso rilasciato alla Polizia nel 2014, sarebbe sta- ta esaminata a tempo debito. Oggi è arrivato quel tempo, e immaginiamo che nel 2018 prevalga la sensibilità di que- sto secolo, di questi ultimi anni, del tuo pontificato di “Tolleranza Zero”, altri- menti, consentici di dire con filiale franchezza non saresti più credibile… Tuttavia, ci sconcerta e sco- raggia leggere proprio ora che, accettando la rinuncia del cardinale Wuerl (12 otto- bre 2018) accusato di aver insabbiato casi di abusi ses- suali nel clero degli Stati Uniti, proprio tu Caro Papa Francesco, gli hai personal- mente scritto: “…Possiedi elementi suffi- cienti per «giustificare» il tuo agire e distinguere tra ciò che significa coprire delitti o non occuparsi dei problemi, e commettere qualche errore. Tuttavia, la tua nobiltà ti ha condotto a non usare questa via di difesa. Di questo sono orgoglioso e ti ringrazio.” Ma come dobbiamo interpre- tare le tue parole caro Papa Francesco? (Orgoglioso?!?) Come le dovrebbe compren- dere la gente? Forse che per un Vescovo, un Cardinale, un Pastore, non occuparsi di questi problemi legati alla pedofilia, agli abusi sessuali dei propri sacerdoti, oppure commettere qualche errore, rientra nel tuo concetto di “Tolleranza Zero”? QUESTO SI’ CHE SA- REBBE UNO SCANDA- LO!!! Tutto questo proclamare la “Tolleranza Zero” e poi? L’ermeneutica del 2018? Quindi quando un Vescovo come mons. Delpini o mons. Tremolada spostano un prete accusato di pedofilia da una parrocchia all’altra, sapendo con certezza che quantomeno il sacerdote si era portato a letto un mino- re, sta insabbiando il caso oppure semplicemente non se ne vuole occupare? Nella “Tolleranza Zero” questi casi si possono sem- plicemente rubricare come errori accettabili? Caro Papa Francesco, noi ti avevamo creduto quando nel 2104 dicevi che i Vescovi avrebbero dovuto rendere conto se non avessero eserci- tato il loro servizio di pastori per la protezione dei minori: “…mi impegno a non tollera- re il danno recato ad un mi- nore da parte di chiunque, indipendentemente dal suo stato clericale. Tutti i vescovi devono esercitare il loro ser- vizio di pastori con somma cura per salvaguardare la protezione dei minori e ren- deranno conto di questa re- sponsabilità…” Non avremmo mai immagi- nato che solo poco dopo, nel 2018, avresti tollerato che i gli stessi Vescovi avessero potuto viceversa scegliere di non occuparsi degli abusi dei loro sacerdoti rendendoti per- sino orgoglioso. “…Caro Papa France- sco, noi ti AVEVAMO creduto…” Caro Papa Francesco, con- sentici infine un suggerimen- to per l’Arcivescovo Delpini ma anche per il Vescovo Tremolada (magari illumi- nati dall’esempio del Cardi- nale Wuerl): se è vero che Delpini ti vuole tanto bene, forse potrebbe aiutarti in que- sta triste vicenda evitandoti di dover rispondere o non ri- spondere a questa lettera. In entrambi i casi ci sarebbe una chiara presa di posizione da parte tua. I fatti stessi dimostrano e di- mostreranno le tue decisioni e le tue posizioni nel merito. Se davvero ti vogliono bene, (come l’8 settembre mons. Delpini ha proclamato com- mosso in Duomo e tanta gen- te ha applaudito), potrebbero fare spontaneamente un passo indietro rinunciando alla ca- rica. Al di là della sentenza di se- condo grado o canonica – che potrebbero anche tecnica- mente ribaltare la sentenza di primo grado – questo aspetto riguarderebbe esclusivamente il profilo penale rispetto al sacerdote: nulla varierebbe invece rispetto alla condotta del Vescovo che sapeva con certezza che lo stesso prete aveva quantomeno portato a letto un ragazzino, e lo ha semplicemente spostato come se nulla fosse. A noi non interessa se al Ve- scovo non viene nemmeno in mente di chiedere scusa: ai nostri occhi si è già lunga- mente qualificato in questi sette anni. Gli chiediamo questo corag- gioso gesto per rispetto nei tuoi confronti, non per noi. “…Mons. Delpini, se veramente vuoi bene al Santo Padre, rassegna le tue dimissioni, quan- tomeno gli eviteresti l’ennesimo imbarazzo, grazie…” Grazie caro Papa Francesco. Un filiale abbraccio da fedeli che vorrebbero poter conti- nuare serenamente a credere anche nella Chiesa, come tan- tissimi altri cattolici desidere- rebbero farlo, e vorrebbero mandare i propri figli in ora- torio senza subire e generare quel clima di sospetto che, oggi, consentici di dire dal basso, tu stesso, sicuramente tuo malgrado, stai generando in molti di noi 15 ottobre 2018 Cristina Balestrini, Ettore Battaglia e zio Giovanni SANTA MESSA NELLA CAPPELLA DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE CON ALCUNE VITTIME DI ABUSI SESSUALI DA PARTE DI ESPONENTI DEL CLERO OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO Lunedì, 7 luglio 2014 …So che le vostre ferite sono una fonte di profonda e spesso implacabile pena emotiva e spirituale e anche di disperazione. Molti di coloro che hanno patito questa esperienza hanno cercato compensazioni nella dipendenza. Altri hanno sperimentato seri disturbi nelle relazioni con genitori, coniugi e figli. La sofferenza del- le famiglie è stata particolarmente grave dal momento che il danno provocato dall’abuso colpisce queste relazioni vitali. Alcuni hanno anche sofferto la terribile tragedia del suicidio di una persona cara. La morte di questi amati figli di Dio pesa sul cuore e sulla mia coscienza e di quella di tutta la Chiesa. A queste famiglie offro i miei sentimenti di amore e di dolore. Gesù torturato e interrogato con la passione dell’odio è condotto in un altro luogo e guarda. Guarda a uno dei suoi, quello che lo aveva rinnegato e lo fa piangere. Chiediamo questa grazia insieme a quella della riparazione. I peccati di abuso sessuale contro minori da parte di membri del clero hanno un effetto dirompente sulla fede e la speranza in Dio. Alcuni si sono aggrappati alla fe- de, mentre per altri il tradimento e l’abbandono hanno eroso la loro fede in Dio. La vostra presenza qui parla del miracolo della speranza che ha il sopravvento sulla più profonda oscurità. Senza dubbio, è un segno della misericordia di Dio che noi abbiamo oggi l’opportunità di incontrarci, di adorare il Signore, di guardarci negli occhi e cercare la grazia della riconciliazione. Davanti a Dio e al suo popolo sono profondamente addolorato per i peccati e i gravi crimini di abuso sessuale commessi da membri del clero nei vostri confronti e umilmente chiedo perdono. Per tutti noi vale il consiglio che Gesù dà a coloro che danno scandalo, la macina da molino e il mare. (cfr Mt 18,6) Santo Padre Papa Francesco “ ” Chiedo perdono anche per i PECCATI DI OMISSIONE da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera ade- guata alle denunce di abuso presentate da familiari e da coloro che sono stati vittime di abuso. Questo, inoltre, ha recato una sofferenza ul- teriore a quanti erano stati abusati e ha messo in pericolo altri minori che si trovavano in situazione di rischio. D’altra parte, il coraggio che voi e altri avete dimostrato facendo emergere la verità è stato un servizio di amore, per aver fatto luce su una terribile oscurità nella vita della Chiesa. Non c’è posto nel ministero della Chiesa per coloro che commettono abusi sessuali; e mi impegno a non tollerare il danno recato ad un minore da parte di chiunque, indipendentemente dal suo stato clericale. Tutti i vescovi devono esercita- re il loro servizio di pastori con somma cura per salvaguardare la protezione dei minori e renderanno conto di questa responsabilità… » »