2. GRUPPO COMES
Simone Nalesso
Laura De Giorgio
Anna Mion
Fabio Sonego
Alice Memo
Mirko Chiaradia
Eugenia Orlando
3. ANALISI CRITICA DEGLI ARTICOLI
Secondo il nostro punto di vista gli articoli non sono in
completa contrapposizione, ma analizzano il problema da
due punti di vista differenti:
- Penati, considera l'operato di Marchionne in veste di
manager di un'azienda privata
- Giannini, invece, critica l'eccessivo ottimismo delle
istituzioni e dei sindacati nei confronti del progetto "Fabbrica
Italia", senza considerare il suo possibile fallimento a causa
dell'instabilità delle condizioni economiche
4. TEMI PRINCIPALI
Abbiamo condotto un'analisi critica e comparativa degli
articoli proposti, unendola alla lettura dell'intervista apparsa
su Repubblica all'AD Sergio Marchionne in data 18
settembre 2012 (fonte: “Manterrò Fiat in Italia con i guadagni fatti
all’estero”) e al dibattito della trasmissione "L'infedele" del 17
settembre 2012. I principali temi emersi sono:
1. responsabilità sociale vs efficienza economica
dell'impresa
2. capacità/volontà di Fiat di rimanere in Italia o delocalizzare
la produzione
3. riconoscenza di Fiat nei confronti dei cittadini e dello Stato
per gli incentivi finanziari erogati in passato
4. innovazione
5. 1. RESPONSABILITA' SOCIALE vs EFFICIENZA
ECONOMICA DELL'IMPRESA
A nostro avviso è necessario trovare un equilibrio tra la
responsabilità sociale dell'impresa nei confronti della
collettività e, allo stesso tempo, Fiat deve salvaguardare i
propri interessi economici per non fallire.
6. 2. CAPACITA'/VOLONTA' di FIAT DI RIMANERE
IN ITALIA O DELOCALIZZARE LA
PRODUZIONE
Fiat, a nostro avviso, non deve abbandonare completamente la
produzione in Italia, come effettivamente sostiene Marchionne. Il
problema principale è una domanda di mercato nel settore
automobilistico italiano in continua diminuzione che porta, di
conseguenza, ad una sovra-capacità produttiva. La forza lavoro
non dovrebbe più essere impiegata nel soddisfacimento della
domanda di automobili ma dovrebbe invece essere canalizzata in
altri settori. Secondo quanto sostiene il fondatore del Movimento
per la Decrescita Felice, Maurizio Pallante, la riconversione è
l'unica via di uscita dalla crisi per Fiat. Seguendo l'esempio di
Volkswagen che sfrutta i motori delle auto per farne co-generatori,
la società torinese riuscirebbe a diversificare la produzione e
salvare i posti di lavoro oggi a rischio. (fonte: www.terranauta.it)
7. 3. RICONOSCENZA DI FIAT NEI CONFRONTI
DELLO STATO E DEI CITTADINI PER GLI
INCENTIVI EROGATI IN PASSATO
La concentrazione di investimenti Fiat fuori dall’Italia viene
percepita come un atto di mancanza di riconoscenza di
fronte ai consistenti incentivi statali ricevuti in passato.
Considerando però la crisi attuale che colpisce l’industria
automobilistica italiana, l’investimento all’estero è una scelta
che garantisce il conseguimento di utili necessari alla
protezione degli stabilimenti Fiat in Italia.
8. LIBERISMO O INTERVENTISMO STATALE?
L'attuale governo sta mantenendo un certo distacco da
questa vicenda, evitando un serio confronto con Fiat. A
nostro avviso, la società di Torino non dovrebbe più
beneficiare di incentivi economici, ma lo Stato potrebbe
intervenire in altro modo.
Per anni infatti è stata sovrastimata la capacità di
autoregolazione dell'economia, ma oggi, per conciliare la
forza dirompente del mercato e la sfera sociale è necessario
implementare politiche volte a favorire la mobilità del lavoro,
promuovere la crescita dei settori a maggior valore aggiunto,
combattere la corruzione burocratica, salvaguardare la
legalità e, in generale, intervenire per migliorare il paesaggio
giuridico italiano.
9. 4. INNOVAZIONE
Si contesta alla gestione Marchionne il mancato lancio di
nuovi modelli sul mercato, così com’è stato fatto dagli altri
concorrenti europei. Le condizioni dell’industria
automobilistica italiana, tuttavia, al momento non consentono
di sfruttare pienamente il lancio sul mercato di nuovi modelli,
questi sarebbero fonte di grosse perdite invece che di
guadagni economici. L’esempio è la nuova Fiat Panda, un
fallimento di mercato di fronte ad un investimento di 800
milioni di Euro.