Innovazione di prodotto_e_di_processo_in_psicopatologia_forense_definitivo_congresso_milano_2012
1. INNOVAZIONE
DI
PRODOTTO
E
DI
PROCESSO
IN
PSICOPATOLOGIA
FORENSE:
UNA
QUESTIONE
DI
INTEGRAZIONE
DEI
SAPERI
Ambrogio
Pennati,
Presidente,
Integrational
Mind
Labs,
Milano
Angelo
Giuseppe
DeMicheli,
Vicepresidente,
Integrational
Mind
Labs,
Milano
http://integrationalmindlabs.it/
Isabella
Merzagora
Betsos,
Professore
Ordinario
di
Criminologia,
Università
di
Milano
In
accordo
al
lavoro
di
Searle,
si
può
interpretare
l'accertamento
peritale
come
un
"fatto
istituzionale"
che
ha
le
seguenti
caratteristiche:
• si
basa
sul
postulato
che
esista
un
solo
mondo;
• questo
mondo
può
essere
spiegato
dalla
teoria
atomica
della
materia
e
dalla
teoria
evoluzionistica
della
biologia;
• lo
status
che
la
connota
viene
conferito
dall’intenzionalità
collettiva.
In
quanto
“fatto
istituzionale”
esso
si
basa
su
atti
linguistici
dichiarativi
(parola-‐a-‐mondo
e
mondo-‐a-‐parola),
atti
che
cambiano
il
mondo
dichiarando
che
uno
stato
di
cose
esiste
e,
nel
dichiararlo,
costituiscono
quello
stesso
stato
di
cose.
Adottando
questa
criteriologia,
molta
confusione
metodologica
e
concettuale
(per
non
citare
il
pressappochismo
e
l’utilizzo
di
teoretiche
metafisicamente
fondate)
si
dissolve.
La
perizia
è
un
fatto
istituzionale
che
cambia
il
mondo
(la
decisione
sulla
base
di
una
perizia
va
verso
x
e
non
verso
y)
e
costruisce
una
nuova
parte
di
mondo
(il
soggetto
acquista
una
dimensione
sociale
psichiatrica
giuridicamente
definita).
La
psicopatologia
forense
e
i
suoi
prodotti,
gli
accertamenti
peritali,
sono
quindi
entità
non
primariamente
scientifiche,
ma
socio-‐politiche
(nel
senso
stretto
del
termine).
Secondo
questa
prospettiva
si
può
pensare
che
l’innovazione
di
processo,
in
psicopatologia,
si
possa
riferire
alle
seguenti
necessità:
• Riduzione
della
discrezionalità
nella
scelta
dei
processi
decisionali
(ad
esempio,
quali
test
eseguire,
quale
modello
di
riferimento
adottare)
da
parte
del
perito
• Riduzione
della
soggettività
nell’ambito
della
strutturazione
logico-‐semantica
della
perizia
• Incremento
della
replicabilità
(lo
stesso
fenomeno
osservato
dovrebbe
portare
a
medesime
conclusioni
da
parte
di
due
o
più
operatori)
• Incremento
dell’automazione
(definizione
di
procedure
da
seguire
di
default).
In
linea
molto
generale,
si
può
affermare
che
una
buona
innovazione
dovrebbe
portare
a
processi
decisionali
sempre
meno
soggettivi
e
sempre
più
replicabili
e
falsificabili.
Se
però
si
trova
il
coraggio
di
leggere
tra
le
righe
del
dibattito,
di
analizzare
le
risposte
verbali
e
non
verbali
dei
committenti
e
degli
utenti,
di
riflettere
senza
dogmi
sulle
proprie
esperienze
in
aula
e
in
studio
ci
si
accorge
che
la
principale
domanda
in
psicopatologia
forense
riguarda
la
capacità
di
rispondere
ad
un
quesito
fondamentale:
siamo
in
grado
davvero
di
rispondere
“scientificamente”
al
quesito
base
“il
soggetto
era
in
grado
di
intendere
e
di
volere?
accompagnato
dal
corollario
“potrà
succedere
ancora?”.
Senza
girarci
troppo
intorno,
i
quesiti
fondamentali
in
ambito
psicopatologico-‐forense
strictu
sensu
alla
fin
fine
riguardano
proprio
lo
studio
degli
stati
di
coscienza,
poco
studiati,
nel
nostro
ambito,
dal
punto
di
vista
funzionale
.
Riteniamo
che
vi
sia
necessità
quindi
anche
di
una
innovazione
di
prodotto:
la
produzione
di
elaborati
peritali
che,
sulla
base
di
una
verificata
e
condivisa
definizione
della
coscienza,
possano
rispondere
con
modalità
riproducibili
e
verificabili
ai
sopraddetti
quesiti,
esplicitamente
o
implicitamente
formulati.
In
tale
cornice
interpretativa
verranno
analizzate
e
discusse
le
innovazioni
provenienti:
• dalla
revisione
dei
sistemi
diagnostici
• dall'evoluzione
dei
modelli
teoretici
di
riferimento
• dall'evoluzione
delle
neurotecnologie
per
dimostrare
che
innovazione
di
prodotto
e
di
processo
in
psicopatologia
forense
allo
stato
attuale
si
identificano
nella
consapevole
proceduralità
dell'integrazione
di
saperi
differenti.
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