1. Un aneddoto interessante raccontato da Roberto Assagioli
nel libro “Atto di Volontà”, riguarda “l’arte di osservare”:
.. I suoi discepoli erano rinomati per la loro attenta
capacità di osservazione e di percezione, e la conseguente
abilità di "pensare" sulle cose che avevano visto.
Molti di essi raggiunsero posizioni di prestigio, e
dichiaravano che questo era dovuto in gran parte al loro
allenamento accurato.
2. Si racconta che un nuovo studente si presentò un giorno ad
Agassiz, chiedendo dì essere messo al lavoro.
Il naturalista prese un pesce da un vaso in cui era stato
conservato, e deponendolo davanti al giovane studente gli
ordinò di osservarlo attentamente e di essere pronto a
riferire su ciò che aveva notato nel pesce.
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3. Non c era nulla di particolarmente interessante in quel
pesce, era simile a tanti altri pesci che lui, aveva già visto.
Osservò che aveva le pinne e le squame, una bocca e due
occhi, si, e una coda.
Dopo mezz'ora lo studente ebbe la certezza di avere
osservato tutto ciò che c'era da osservare nel pesce.
Ma il naturalista non tornava.
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4. Il tempo passava, e il giovane, che non aveva nulla da
fare cominciava a stancarsi e a diventare irrequieto.
Si mise in cerca del maestro, ma non riuscì a trovarlo,
e così dovette ritornare a guardare quel famoso pesce.
Molte ore erano passate, e sapeva del pesce poco più
di quanto ne sapeva in principio.
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5. Si senti disgustato e scoraggiato, e avrebbe voluto non essere mai
andato da Agassiz, il quale, a quanto sembrava, dopotutto non era
che uno stupido vecchio, rimasto indietro con i tempi.
Allora, tanto per passare il tempo, cominciò a contare le scaglie.
Quando ebbe finito, contò le vertebre nelle pinne.
Poi cominciò a fare un disegno del pesce. Mentre faceva, il disegno
notò che il pesce non aveva palpebre. Così scoprì che, come il suo
maestro diceva spesso "una matita è il miglior occhio".
Poco dopo il maestro tornò, e volle sapere dal giovane cosa aveva
osservato, ma se ne andò piuttosto deluso, dicendogli di continuare
a guardare, e allora forse avrebbe visto qualcosa.
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6. Così il ragazzo si mise d'impegno e cominciò a lavorare
con la sua matita annotando dei piccoli dettagli che gli
erano sfuggiti prima, ma che ora sembravano evidenti.
Cominciava ad afferrare il segreto dell'arte di osservare.
A poco a poco mise in luce nuovi punti d’interesse nel
pesce. Ma questo non basto al maestro, che lo fece
rimaner a lavorare sullo stesso pesce per tre giorni interi.
Alla fine di quei tre giorni lo studente sapeva davvero
qualcosa sul pesce, e, cosa ancora più importante, aveva
acquistato “l’arte” e l’abitudine di osservare attentamente
e percepire i particolari.
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7. Si racconta che dopo alcuni anni lo studente, che intanto era
diventato un personaggio importante, usava dire: "Quella è stata
la migliore lezione di zoologia che io abbia mai avuto, una lezione
che ha influito sui particolari di ogni studio che ho intrapreso in
seguito; un'eredità che il professore ha lasciato, a me, così come
agli altri, d’inestimabile valore, che non avremmo potuto
comprare, e da cui non possiamo “separarci”. ..
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