1. Terremoto di Avezzano 1915
100 anni fa il Terremoto della Marsica. La tragedia causò 30.519 morti, secondo studi recenti del
Servizio Sismico Nazionale. 10.700 vittime (più dell’80% dei residenti) vi furono nella città di
Avezzano, epicentro del sisma, che contava prima della scossa di magnitudo 7.0 (Mw momento
sismico-scala Richter) e ancora dell’11° grado della scala Mercalli (MCS), poco più di 13mila
abitanti. La tragedia avvenne alle ore 7.52.48 (dato dell’INGV) del 13 Gennaio 1915. Il terremoto
rase al suolo tutti i centri abitati dell’area fucense-rovetana e danneggiò gravemente paesi e città
per un notevole raggio. Resta, a memoria d’uomo, una delle scosse più tremende della storia
europea, in fatto di potenza distruttiva e, in Italia, seconda per numero di morti solo al sisma che
nel 1908 sconvolse Messina e Reggio Calabria, città densamente popolate e devastate anche
dallo strascico del maremoto. Danni nel 1915 si ebbero a Roma, distante circa 100 km
dall’epicentro, come pure nel Sorano e nel basso Lazio, in Molise e al confine della Campania; a
Nord, nel Cicolano e nell’Aquilano e dalla Sabina alle Marche, infine verso Est, alle porte di Chieti
e Pescara. La scossa fu avvertita dalla Val Padana alla Basilicata. L’Italia era vicinissima
all’ingresso nella guerra contro l’Austria (Maggio 1915). Questo causò notevoli problemi di ordine
logistico nel continuare a prestare i già difficilissimi soccorsi. I militari alloggiati in tende provvisorie
dovettero, infatti, partire in massa per il fronte. Moltissimi furono i decessi tra i feriti costretti
all’addiaccio nei paesi isolati e tra le montagne impervie della Marsica, nei giorni rigidi e nevosi di
quel periodo. I soldati marsicani, anch’essi assurdamente chiamati alla “Grande guerra”,
combatterono per la Patria consapevoli di aver perso tutto. Molti di loro persero anche la vita sul
fronte, lungo l’Isonzo e sul Carso, si disse, “per difendere l’onore e i ruderi”. Oltre ad Avezzano
scomparvero paesi e città bellissime, Gioia dei Marsi, Alba Fucens, Collarmele, Lecce nei Marsi,
Ortucchio, Trasacco, Pescina e San Benedetto, Balsorano, Morino. Tanti i paesi gravemente
danneggiati: Celano, Luco dei Marsi, Civita d’Antino, Magliano dei Marsi, Civitella Roveto e Ortona
dei Marsi. Da Pereto a Pescasseroli, ognuno pagò il suo numero di morti.
2. La ricostruzione fu veloce. La Marsica fu una delle poche zone d’Italia a raggiungere tra il 1860 ed
1960 un incremento della popolazione pari al 150%, nonostante i 30mila morti del terremoto. Oggi,
100 anni dopo, quelle città, prive per lo più del fascino antico, sono completamente rinate. Ciò
grazie alla caparbietà del popolo marso e alla generosità delle fertili terre dell’ex Lago del Fucino. 5
anni dopo il sisma Avezzano già recupera l’indice demografico e nel 1921 sfiora i 15mila abitanti.
Si proietta ad essere ciò che è oggi: città territorio della Marsica, chiedendo negli anni a seguire
l’istituzione della sua provincia. La prima proposta di legge, già nella seconda metà degli anni
venti, porta la firma dell’On. Camillo Corradini, allora Sottosegretario agli Interni. Le apocalittiche
immagini suscitate dal “Giorno della grande ira”, come titolò lo storico Antonio Falcone, resteranno
per sempre impresse nelle menti di giovani e anziani. Nessuno potrà dimenticare la solidarietà dei
paesi europei, inclusa l’Austria, nemica sul fronte, l’arrivo dell’allora Re d’Italia, Vittorio Emanuele
III, le preghiere di Papa Benedetto XV, l’aiuto immediato alle migliaia di orfani di San Luigi Orione e
di San Luigi Guanella, l’opere di Ignazio Silone e Benedetto Croce. Quella fretta di vivere e di
ricostruire rappresenta per la Marsica odierna il più forte segnale della volontà di un futuro roseo
ed un monito tangibile di ambizione e di solidarietà. Marica Massaro.
foto: #1 Francobollo annullato da Poste Italiane nel 2015; #2 Lansing Callan for USGS - United States Geological Survey.