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TEMI & QUESTIONI T&Q 304
TELEFONIA MOBILE:
PROGRESSO
PROFITTO
SALUTE
di GIANCARLO UGAZIO & MICHELE RUCCO
L’Occhio di Horus APS
Telefonia mobile:
progresso, profitto, salute.
di Giancarlo Ugazio1
& Michele Rucco2
1) Fondatore & Presidente del G.Ri.P.P.A. (Gruppo di Ricerca
per la Prevenzione della Patologia Ambientale)
2) Segretario generale dell’Osservatorio Nazionale
sull’Amianto- ONA Onlus
©L’Occhio di Horus APS
Proprietà letteraria riservata
Prima edizione: 30 settembre 2019
ISBN 978-88-32202-06-9
L’Occhio di Horus APS
Via G.Paisiello, 22 – 04011 – Aprilia (LT)
www.locchiodihorus.it
horus.aps@gmail.com
Copyright © 2019 by L’Occhio di Horus APS.
Per espressa volontà dell’autore e dell’editore, l’intera pubblicazione può essere utilizzata per
scopi didattici, rimanendo comunque escluso qualsiasi uso per finalità di carattere professionale,
economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello consentito senza la specifica
autorizzazione dell’Editore. È consentito effettuare fotocopie e stampe per uso personale e/o
didattico senza alcun limite.
Pubblicazione solidale per sostenere i progetti e le attività dell’Associazione di promozione sociale
e culturale L’Occhio di Horus APS.
INDICE
Prefazione di Giancarlo Ugazio 4
1. C.E.M. Campi ElettroMagnetici di Giancarlo Ugazio
1.1. CEM / EMF
1.2. Campi elettromagnetici artificiali
8
8
32
2. Api sì o api no, questo è il problema del Cinque G di Olle
Johansson
199
3. 5G, da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
3.1. 5G in Italia
3.2. L’asta per il 5G in Italia
221
236
239
4. Sulla telefonia mobile di Yoshiaki Omura 240
Postfazione di Michele Rucco 242
4
PREFAZIONE di Giancarlo Ugazio
Il primo autore ha speso più di un trentennio della sua vita professionale,
insegnando Patologia Generale, come Professore Ordinario, nella Scuola Medica
dell’Ateneo di Torino (1976-2007), TFR 01.11.2007.
In quest’attività didattica, sia nello studio preliminare, sia nella condivisione
delle informazioni scientifiche con i futuri sanitari, ha preferito la versione
“ambientale” della trattazione della materia, anteponendola a quella ”generale”,
propria dei Maestri del XX secolo.
Infatti, al passaggio dal XIX al XX secolo, grazie al progresso tecnologico
dei processi produttivi avvenuto soprattutto nel settore industriale (secondario),
e che ha poi avuto funzione di traino per quello agricolo (primario), oltre che per
quello dei servizi (terziario), la società ha beneficiato di una migliore produttività,
oltre che di un maggiore profitto economico-finanziario, incassato dalla classe
imprenditoriale. Accanto a questi vantaggi, correlati al binomio progresso più
profitto, le società moderne –industrializzate– hanno poi dovuto subire le
conseguenze dell’inquinamento dell’ambiente, per la diffusione di agenti nocivi
per la salute, derivati da materie prime, da prodotti finiti, da materiali di scarto.
Queste sono gli agenti eziologici della Patologia Ambientale, l’esatto contrario
dell’Environmental health degli autori anglosassoni: lo scotto che è pagato
dall’homo sapiens per aver insudiciato il mondo.
In queste poche parole s’è completato il quadro delle argomentazioni del
titolo nella presente nota: progresso-profitto-salute. Del resto, la consapevolezza
dei rischi ambientali è lo strumento più valido nel “tiro alla fune” tra malattia e
morte anticipata, da un lato, e salute e benessere, dall’altro.
Proprio da queste finalità è dipesa l’impostazione didattica della Patologia
ambientale, preferita a quella generale, da parte del primo autore. In corso
d’opera, egli aveva imparato le malefatte sanitarie, oltre che imprenditoriali, di
una preziosa materia prima industriale: l’asbesto. Poi, sul finire dell’attività
didattica (2006), ebbe la ventura d‘incontrare -casualmente- la Sensibilità
Chimica Multipla(SCM o MCS), espressione di una miriade d’inquinanti nocivi.
Infine, in tempi recenziori, incontrò, insieme con i grandi e innegabili vantaggi,
anche i rischi connessi con l’impiego e la diffusione della telefonia mobile.
Ha quindi imparato, studiando con cura la materia per insegnarla
adeguatamente, che anche i veleni ambientali sono frequentemente compresenti
con molti altri, non ci colpiscono mai uno per volta, e che tale situazione
comporta un effetto di sinergismo e di potenziamento tossicologico. Perciò,
dopo il TFR, dedicandosi a un’operosa vecchiaia, nel passare dalla didattica
istituzionale alla divulgazione, ha pubblicato “La triade interattiva” di Giancarlo
Ugazio (Aracne, Ariccia (Roma), 2013, ISBN 978-88-548-6172-5). Nel capitolo IV,
ripreso integralmente nella presente nota, sono riportati i dati scientifici allora
5
noti sui Campi ElettroMagnetici (CEM). In aggiunta, particolare attenzione fu
dedicata alla segnalazione di Renzo Tomatis sul malcostume di molti produttori
delle strumentazioni per la telefonia mobile di occultare con malizia i relativi
rischi per la salute. Il fondatore dello IARC affermava: “La tattica era quella di
elevare il rumore di fondo, ossia creare confusione, pubblicando risultati
contrastanti e contraddittori, in modo da iniettare dubbi sulla validità di dati
scomodamente positivi. Trincerandosi dietro la difesa del rigore scientifico si
mettevano in discussione dati sperimentali di tumori indotti nei topi: come
trasferirli all’uomo? Una confusione che finiva per ritardare un accordo sulle
decisioni da prendere per mettere in atto una prevenzione efficace”.
In seguito, le conoscenze scientifiche sono molto progredite, tanto da
fornire il copioso materiale illustrato nel capitolo XII di “Patologia Ambientale,
Passato-Presente-Futuro” di Giancarlo Ugazio (App 501, ONA, Roma, 2017, ISBN
978-88-99182-19-9). La presente nota beneficia dall’inserimento integrale anche
di queste informazioni. Tra esse, appaiono particolarmente interessanti, in
positivo, quelle derivate dalle ricerche di M. Redmayne & Olle Johansson, sulla
demielinizzazione degli assoni e, in negativo, quelle che testimoniano la non
attendibilità di molti personaggi con le mani in pasta nell’affare
nocività/sicurezza delle apparecchiature per la telefonia mobile (cfr Associazione
Vallisoletana, Conflitto d’interessi tra OMS e privati), oltre al lavoro di J. D.
Oetting & T. Jen sui MUOS, e a quello di D.O. Carpenter sui danni da contatori
intelligenti. MUOS e Smart Meters sono particolarmente rilevanti, quanto al
rischio di esposizione occulta a CEM, giacché i satelliti del primo settore –per il
controllo del potenziale nemico- ci volano sul capo 24 ore su 24, mentre tutti i
consumatori di energia elettrica, di gas combustibile, di riscaldamento
domestico, convivono con tali misuratori per la conoscenza dei venditori, al fine
dell’addebito. L’aspetto più increscioso dell’esistenza di tutti questi
marchingegni sta nella possibilità che il danno biologico, nel lungo periodo, sia
dato dalla sommatoria –come body burden e nel tempo- di tutte le esposizioni,
con gli effetti del sinergismo e del potenziamento detti in precedenza. Da ultimo,
proprio in questi tempi, il progresso sta per ammannirci un altro manufatto che
aggiungerà altra paglia sul fuoco delle emissioni di CEM: si tratta
dell’automobile ibrida che, secondo i produttori, oltre ai creduloni scemi, non
inquina. È certo che essa non inquini, perché non diffonde particelle
aerodisperse, però emette campi elettromagnetici, quanto basta per nuocere alla
salute e al benessere degli esseri umani.
Del tutto di recente, il primo autore è venuto a conoscenza per merito della
Rete Electrosmog-Free Italia, fondata da Giorgio Cinciripini, dei più recenti
pensieri di Olle Johansson –in lingua inglese- sul più recente, e performante,
miracolo del progresso tecnologico della telefonia mobile, lo standard 5 G, che è
in fieri. Al primo estensore della presente nota è sembrato opportuno, a
beneficio dei consumatori del Bel Paese, che questa materia –tanto immediata,
6
quanto importante- fosse trasferita nel nostro idioma. Pertanto, al capitolo XII di
Patologia Ambientale (Sezione II) fa seguito il pezzo che riporta le ultime
pertinenti domande di Johansson, che sono il miglior connubio tra profondità
scientifica e buon senso, proprio quel buon senso al quale è intitolata
l’Istituzione diretta dal Nostro, ora pensionato, che sta spendendo
magnificamente la sua operosa vecchiaia.
Senza voler sopraffare la libertà di scelta dell’eventuale lettore, alcune
considerazioni di Johansson. potrebbero essere considerate dei veri importanti
warning. Tra l’altro, egli dice: “Però, suppongo che la forza trainante, come
spesso accade, sia l'avidità di denaro, non il bisogno.” ….. “Io, come scienziato,
non sono qui per promuovere il profitto o il guadagno economico, ma solo per
"agevolare e proteggere" la salute umana.” …..”i segnali del telefono cellulare e
WiFi possono anche influenzare la barriera emato-encefalica e aprire l’ingresso
di molecole tossiche nel cervello, ….. sono stati trovati gravi effetti sulla
fertilità.“ …. “Ogni anno oltre 25.000 europei muoiono prematuramente a causa
della resistenza agli antibiotici. ….. Si calcola che, entro il 2050, siano circa
10.000.000 gli esseri umani colpiti in tutto il mondo, e nessuna di queste due
stime ha preso in considerazione le scoperte di Taheri et al., quindi i dieci milioni
possono facilmente diventare 7.600.000.000 .“ ….. “ˇLe api, gli uccelli e gli esseri
umani non sono bambole di plastica piene di liquido e noi non siamo macchine
tecniche.” ….. “Possiamo perdere il vecchio, ma non il giovane!”….. “Questa
nuova "demenza" causa un deterioramento delle capacità cognitive osservate
più comunemente in persone che hanno subito un trauma cranico o una malattia
psichiatrica. Gli esperti accusano le console di gioco e i telefoni cellulari come i
responsabili di questa preoccupante tendenza.”….. “Cosa capita, quando, 24 ore
su 24, ovunque noi siamo, permettiamo a noi stessi e ai nostri figli di essere
usati come cavie, irradiati da tutto il corpo (a livelli di esposizione colossali!) Per
il resto della nostra vita?"….. “Il gigante assicurativo britannico Lloyd's -insieme
con altre compagnie di assicurazione e riassicurazione- ha lanciato una mossa
molto accorta: i danni alla salute dovuti all'esposizione diretta o indiretta alle
radiazioni elettromagnetiche del nostro mondo moderno pieno di gadget non
sono più coperti dalle loro polizze assicurative.” ….. “gli esseri umani, per lo
più, si limitavano a parlarne, mentre le formiche e le api fuggono dal campo!” …..
“l’acronimo CCD vuol proprio dire Colony Collapse Disorder.”
Johansson, come sempre, supporta tutte le sue delucidazioni citando
fedelmente le voci bibliografiche pertinenti, che sono offerte dalla letteratura
scientifica, e che sono consultabili da qualunque lettore curioso e diffidente.
A questo punto, dulcis in fundo, dopo il pezzo dello scienziato svedese, è
opportuno inserire ciò che ci dice l’enciclopedia libera Wikipedia, a proposito
dell’innovazione tecnologica 5 G. Tra l’altro, oltre ai dati prettamente tecnici, tale
fonte dedica circa diciotto righe (in corpo 14, su un totale di 25 pagine) alla voce
“POSSIBILI EFFETTI SULLA SALUTE UMANA”. Questa laconicità ha il potere di
7
terminare la presente nota, ma fa andare il pensiero di chiunque, con
verosimiglianza, alla citazione originale della tecnica che è messa in atto dal
produttore dei gadget, criticata tanto efficacemente, in esordio, da Renzo
Tomatis.
In coda a tutte queste informazioni il primo autore ha ritenuto utile citare il
Prof. Yoshiaki Omura, che lavora presso la scuola Medica della Columbia
University di New York, incontrato di persona al 27° e al 29° Simposio
internazionale Annuale di Agopuntura e di Elettroterapia, di cui egli era
Chairman, rispettivamente nel 2011 e nel 2013, per l’importanza pratica, per la
salute, delle raccomandazioni di Y. O. sull’uso del telefono cellulare: Yoshiaki
Omura et al., Acupuncture and Electro-therapeutics Res., Int. J. 38, 36-76, 2013.
….. Risultati e discussione ….. Valutazione dei CEM provenienti da telefoni
cellulari, da computer, da forni a micro-onde, da automobili ibride
(combinazione di motori elettrici e a carburante).
Per finire, è conveniente segnalare anche l’ipotesi di De-Kun Li,
epidemiologo, secondo la quale, l'abitudine dei giovani di portare i loro telefoni
cellulari nelle tasche anteriori o posteriori dei loro jeans potrebbe stare alla base
dell’innesco e della promozione di tumori del colon e del retto, sezioni
dell’apparato gastroenterico –con una mucosa in grande rinnovo proliferativo-
situate nella loggia addominale in prossimità del posizionamento del cellulare
nelle tasche dei jeans. Una situazione a rischio analoga sta nell’aggancio del
telefono cellulare a una bretella del reggiseno, per la donna. La borsetta per la
donna, così come il borsello per l’uomo, sono i manufatti che meglio potrebbero
svolgere la funzione di custodia e/o di deposito del telefono cellulare, riducendo
al minimo i livelli d’esposizione ai CEM e, ovviamente, al lordo di
un’ingombrante massa di cancelleria + portamonete + cosmetici + ogni altro tipo
di effetti personali.
8
1. C.E.M. - CAMPI ELETTROMAGNETICI
1.1 CEM / EMF
Campi ElettroMagnetici / ElectroMagnetic Fields
Giancarlo Ugazio, La triade interattiva, Capitolo IV
Il telefono cellulare nasceva esattamente quaranta anni orsono. Era il 3
aprile 1973 quando fu fatta la prima chiamata con un prototipo di telefono
cellulare, il Dyna-Tac. Si trattava di un aggeggio piuttosto primitivo, rispetto agli
standard odierni. Pesava circa 1130 g, era privo di display, ed era alimentato da
una batteria con autonomia di 35 minuti, cui occorrevano più di dieci ore per la
ricarica. Lo maneggiava l’ingegnere americano Martin Cooper, della società di
elettronica Motorola che, da una strada di Manhattan, stava chiamando il
direttore di ricerca dei Bell Laboratories (AT&T). Rispetto ai telefoni
d’automobile del tempo, queste caratteristiche tecniche, sebbene ancora
limitate, rappresentavano un notevole miglioramento, quanto a peso e a
consumo energetico, grazie all’impiego del transistor. Per comunicare, il
Motorola DynaTac si collegava con una stazione ricevente situata a New York, la
quale poi instradava la telefonata lungo le normali linee telefoniche. Motorola è
stato il primo realizzatore di un telefono portatile e della stazione
ricetrasmittente in una “cellula”. Però il principio, e lo sviluppo, della rete
cellulare si deve a Bell Laboratories dell’AT&T, che nel 1968 avevano proposto
un sistema basato sulla suddivisione del territorio in una serie di “celle”
grossolanamente esagonali, ognuna con una stazione ricetrasmittente. Il primo
servizio pubblico di telefonia cellulare si avrà nel 1979 in Giappone e negli USA,
a Chicago. In questa rete ciascuna stazione era collegata attraverso normali
linee telefoniche a un centro di commutazione per le telecomunicazioni mobili,
che aveva il compito di dirigere il traffico.
Questa, in sintesi, è la storia degli esordi del telefono cellulare.
I risultati del successivo progresso tecnologico sono sotto gli occhi di tutti i
contemporanei, di cui moltissimi, parecchi milioni in tutto il mondo, ne sono
acquirenti e utilizzatori, talora accaniti, per scelta volontaria o inopinatamente. In
questo primo settore vanno posti tutti quelli che usano il magico-provvidenziale
strumento di comunicazione per lavoro oppure come espressione di scelte della
vita di relazione, con un impiego molto prossimo alle ventiquattro ore quotidiane
su ventiquattro. Per esempio, chi si corica con il cellulare sotto il cuscino è
certamente tra questi. Però ci sono anche cittadini che senza volerlo o saperlo,
abitano o lavorano in edifici sui cui tetti sono state istallate antenne per la rice-
trasmissione della telefonia mobile. Si tratta d’istallazioni per cui i gestori del
servizio versano un corrispettivo pecuniario alle amministrazioni condominiali, i
9
cui condomini traggono apprezzabili e graditi vantaggi economici. I campi
elettromagnetici della telefonia mobile coesistono e si sommano con quelli che
derivano dalle reti, domestiche e ambientali, per la distribuzione dell’energia
elettrica.
Qui di seguito è presentata una figura che illustra lo spettro delle onde
elettromagnetiche che ci circondano naturalmente oppure derivate dagli
impieghi civili nel mondo d‘oggi.
FIG. 1 Campi elettromagnetici e radiazioni, radiazioni visibili e radiazioni ionizzanti.
Tabella originale di Kheifets et al. (2005), riportata da Figà Talamanca et al. (2012),
tradotta da Ugazio (2013).
Dal 1979 in poi, anno delle prime applicazioni commerciali della telefonia
mobile in Giappone e in USA, è stato realizzato un immenso progresso, sia
tecnologico, sia commerciale, a sviluppo globalizzato in tutto il mondo. Perciò,
nel bene e nel male, tutti i vantaggi, così come tutti i rischi, legati all’impiego
della telefonia mobile, sono inveterati, ormai in campo, attorno a noi, da più di
un trentennio.
Tralasciamo gli aspetti commerciali del businnes materia propria degli
operatori tecnologico-commerciali, ma consideriamo gli aspetti sanitari della
rivoluzione industriale connessa con la telefonia mobile. La migliore
presentazione di questo quadro, ambientale e di costume, si deve a Figà
Talamanca et al. (2012). Questi autori affermano, tra l’altro: storicamente, molte
innovazioni tecnologiche sono state diffuse senza valutare in anticipo le loro
possibili conseguenze negative per la salute umana e l’ambiente. Basta
ricordare: la scoperta e l’utilizzo delle radiazioni ionizzanti, la diffusione globale
dell’amianto, l’introduzione della benzina al piombo, l’applicazione incontrollata
di antiparassitari, ecc. La scoperta, spesso tardiva, che un prodotto utile e già
diffuso possa essere dannoso per la salute o per l’ambiente, difficilmente è
accettata sia dal produttore, ma anche dal consumatore.
10
I produttori, in molti casi, hanno cercato di contrastare l’evidenza
commissionando ricerche a esperti di parte, mentre i consumatori, spesso per
mancanza d’informazione, comodità o abitudine, ignorano il rischio per molto
tempo. Il caso della telefonia mobile può essere considerato un pò diverso dagli
esempi citati per due ragioni: primo perchè la tecnologia usata era già nota, pur
in ambienti diversi, e considerata generalmente non nociva. In secondo luogo, i
pochi studi condotti dai produttori stessi e da gruppi di ricercatori indipendenti,
non hanno fornito evidenza conclusiva e univoca sui possibili danni alla salute.
Di conseguenza, l’utilizzatore medio oggi continua a usare il suo cellulare
tranquillamente, basandosi sulla convinzione che un prodotto venduto
liberamente e usato da tutti non possa recare danni alla salute.
Quello che forse i cittadini non sanno è che il telefono cellulare non è
sottoposto a una valutazione per possibili rischi da parte delle autorità sanitarie,
come avviene nel caso dei farmaci e degli alimenti. Per i cellulari, come per tutti
gli apparecchi elettrici, la responsabilità di rischi e danni alla salute resta
all’industria, che ha l’obbligo di non immettere nei mercati prodotti pericolosi.
Così la vendita dei cellulari, dal momento della loro introduzione nel mercato a
oggi è cresciuta vertiginosamente senza impedimenti. In parallelo, la tecnologa
cellulare progredisce fornendo sempre maggiori possibilità di comunicazione,
ma anche a sempre maggiore esposizione a radiazioni elettro-magnetiche. Non
solo per la crescita numerica degli utilizzatori e delle ore di utilizzo, ma anche
perchè le migliori prestazioni del cellulare comportano maggiore potenza e
maggiore assorbimento specifico (Specific Absorption Rate, o SAR),
nell’organismo umano. Il telefono cellulare Motorola Razr del 2005, per esempio,
comportava un SAR di 0,89. Nel 2008, l’Apple ha introdotto l’IPhone con un SAR
di 0,98 e, in seguito, l’IPhone 3G, con accesso a internet, caratterizzato da un
SAR pari a 1,38.
È noto da studi sperimentali che le radiazioni elettromagnetiche
interagiscono con gli organismi viventi, inducendo effetti biologici, anche
dannosi, attraverso un incremento della temperatura dei tessuti colpiti (effetti
termici) e/o attraverso interferenze elettriche sulla permeabilità della membrana
delle cellule (effetti non termici). Gli effetti termici, già noti, colpiscono con
manifestazioni relativamente immediate gli organi più suscettibili al calore (es. il
cristallino e i testicoli) e sono specialmente associati a esposizioni con
frequenze molto alte. Gli effetti non termici sono invece molteplici e aspecifici.
Essi comprendono disturbi al sistema nervoso centrale con alterazione
dell’E.E.G, della funzione cognitiva e comportamentale, dell‘increzione di
melatonina, disturbi circolatori con incremento della frequenza cardiaca e della
pressione arteriosa, alterazioni del sistema endocrino e del sistema immunitario.
Gli effetti termici e i relativi meccanismi d’azione sono abbastanza chiari.
Meno noti sono i meccanismi degli effetti non termici e specialmente gli effetti a
lungo termine. La ricerca sulla sicurezza dei telefoni cellulari si è perciò
11
focalizzata sul problema degli eventuali danni a distanza di tempo e in seguito a
prolungato uso tra adulti e, più recentemente, tra bambini. I primi studi
epidemiologici, basandosi su esposti su un limitato numero di anni, non
potevano fornire risposte affidabili sugli effetti a lungo termine. Gli studi più
recenti, e più accurati, sono più informativi su questi effetti, anche se non
conclusivi.
Questi autori, molto opportunamente, nel considerare i potenziali rischi per
la salute umana collegati con la telefonia mobile, fanno riferimento, come
paragone, alla diffusione globale dell’asbesto dall’inizio del XX secolo, alla
diffusione del tetraetile di piombo come additivo antidetonante nel carburante
dei motori a scoppio, all’esplosione dell’industria automobilistica, infine all’uso
dei pesticidi nel settore produttivo primario, nel periodo successivo agli anni
1950.
Anzitutto, a questo proposito, è utile richiamare all’attenzione dei lettori due
precedenti, con caratura sociale ed etica, che hanno avuto come oggetto gli
agenti eziopatogenetici di condizioni cliniche che fanno parte alla triade
interattiva del presente lavoro: le patologie da asbesto e la perdita di tolleranza
da veleni chimici (TILT o SCM). È solo doveroso tener conto che, in entrambe le
circostanze, gli agenti patogeni sono maneggiati e diffusi, prima, durante e
dopo, la produzione, l’uso e lo smaltimento dei beni di consumo, dagli
insediamenti produttivi dell’imprenditoria. Del resto, dopo il Rapporto Flexner
del 1910, la medicina omeopatica del tempo è stata trasformata in allopatica,
anche del tutto prona alla compiacente collaborazione con i comandamenti
dell’imprenditoria motivata dal profitto - più che dalla tutela della salute -
identificabile nei poteri forti globalizzati. Preclari esempi di quest’andazzo
funesto sono denunciati da Purchase (2004), in un ventaglio generale di
medicina fraudolenta, da Lilienfeld (1991) e da Abrams (1992) per l’occultamento
dei rischi dell’asbesto (Ugazio, 2013, Capitoli I, II, III, V, e Appendice VI). Nello
specifico della SCM, lo stato dell’arte è illustrato chiaramente nella Monografia
MCS-II (Ugazio, 2009).
Ciò che è avvenuto nel passato e che avviene tuttora per occultare gli effetti
biologici dei C.E.M. non richiede una storia da elaborare di bel nuovo, basta
citare un pezzo significativo scritto da Tomatis (2008): “La tattica era quella di
elevare il rumore di fondo, ossia creare confusione, pubblicando risultati
contrastanti e contraddittori, in modo da iniettare dubbi sulla validità di dati
scomodamente positivi. Trincerandosi dietro la difesa del rigore scientifico si
mettevano in discussione dati sperimentali di tumori indotti nei topi: come
trasferirli all’uomo? Una confusione che finiva per ritardare un accordo sulle
decisioni da prendere per mettere in atto una prevenzione efficace”.
D’altra parte ricercatori finanziati da una grande ditta produttrice di telefoni
cellulari (Maier et al., 2000) hanno affermato che “l’unico rischio accertato
12
consiste nell’uso del cellulare durante la guida dell’automobile”. È indubbio che
chi si distragga usando questo mezzo di comunicazione mentre è alla guida di
un automezzo corre un rischio aggiuntivo d’incidente, ma questo fatto non può
escludere tutto il resto che gli scienziati imparziali, scevri da conflitto di
interessi, hanno dimostrato oggettivamente; a meno che non faccia comodo – a
chi compra e a chi si vende - che prevalga la congiura del silenzio (cfr.
Appendice VI, Ugazio 2013).
Riguardo agli effetti biologici, non sempre innocui, talora patogeni, dei
C.E.M., Figà Talamanca et al. (2012) hanno compilato un quadro dettagliato e
piuttosto completo, come riferito sopra. Inoltre, la consultazione dei dati
scientifici pubblicati da Levis (2003 & 2006), uno scienziato scevro da conflitto
d’interessi, pecuniari e/o d’immagine, arricchisce considerevolmente il nostro
patrimonio di conoscenze su questo importante problema sanitario.
Testualmente, essi ci insegnano:
EFFETTI GENETICI, EMBRIOTOSSICI, TERATOGENI E CANCEROGENI DELLE
RADIOFREQUENZE E DELLE MICROONDE SU SISTEMI SPERIMENTALI DI
LABORATORIO E SULL’UOMO.
La dimostrazione della capacità di manifestare effetti genetici (alterazioni
strutturali o funzionali del DNA, effetti a livello cromosomico, vere e proprie
mutazioni geniche) da parte di agenti chimici e fisici, definiti per questa loro
proprietà “genotossici”, è importante non solo perché tali effetti, se prodotti su
cellule germinali, possono dare luogo a conseguenze di per sé particolarmente
gravi (semi-sterilità, sterilità, aborti spontanei, malformazioni embrionali,
mortalità perinatale, malattie ereditarie a base genica o cromosomica), ma anche
perché un danno genetico a livello di cellule somatiche può rappresentare
l’inizio del processo di trasformazione neoplastica.
Infatti, per una vasta categoria di cancerogeni fisici (radiazioni ultraviolette,
radiazioni ionizzanti) e chimici (p. es. idrocarburi aromatici policiclici, amine
aromatiche, benzene, cloruro di vinile, molti metalli, diversi coloranti aromatici,
erbicidi, conservanti, ecc.) il danno genetico somatico costituisce il meccanismo
di “iniziazione” cancero-genetica, che è solo la prima tappa del processo di
trasformazione neoplastica. Infatti, alla fase d’iniziazione fanno seguito vari altri
processi, come la “promozione”, cioè la facilitazione dello sviluppo della cellula
trasformata, la “progressione” che permette alle cellule, definitivamente
trasformate in senso neoplastico, di espandersi nella sede di origine, e la
“metastasi”, cioè la diffusione delle cellule trasformate e la loro capacità di
moltiplicarsi in sedi diverse da quella in cui si sono formate.
Gli effetti embriotossici, che possono dare luogo a malformazioni
embrionali (teratogenesi) alla base delle quali, a volte, può anche esserci un
danno genetico, sono importanti per le gravi conseguenze che provocano di per
sé, e vengono messi in evidenza grazie ad opportuni sistemi sperimentali
13
animali, ai fini di una valutazione dei possibili rischi embriotossici per la
popolazione umana.
Infine i test di cancerogenesi sull’animale (in genere roditori), nonostante la
difficoltà dei trattamenti sperimentali, l’alto costo per l’elevato numero di animali
da impiegare e i tempi di esecuzione particolarmente lunghi (non meno di 4-5
anni, tenuto conto della vita media delle specie utilizzate e della necessità di
valutare l’eventuale presenza di tumori solo dopo la morte naturale degli
animali), restano comunque, tra tutti i sistemi di laboratorio, quelli a più alto
valore predittivo ai fini dell’estrapolazione di un possibile rischio
cancerogenetico per l’uomo.
EFFETTI GENETICI DELLE RADIOFREQUENZE E MICROONDE.
In una review di alcuni anni fa (Goodman et al., 1995) sugli effetti dei CEM a
livello cellulare e molecolare, che comprende anche alcune sezioni dedicate
all’azione genotossica vera e propria dei CEM, sono sottolineati alcuni aspetti
peculiari di tale azione. Secondo gli Autori l’evidenza già allora disponibile
suggerisce che i processi cellulari possono essere influenzati anche da CEM
particolarmente deboli, privi di effetto termico ma capaci comunque di produrre
perturbazioni dell’omeostasi cellulare, con conseguenze a volte reversibili, altre
volte irreversibili, come avviene nella promozione tumorale che i CEM sembrano
in grado di esercitare alla presenza di agenti iniziatori primari della
cancerogenesi. Viene anche rilevato che anche le piccole perturbazioni
provocate dai CEM producono sempre reazioni piccole ma misurabili, ma che
tuttavia la relazione tra la reazione cellulare e lo stimolo EM applicato non è né
semplice né lineare. In molti casi sembra esservi un livello “soglia” dello stimolo
EM, di sotto al quale non c’è risposta e sopra del quale la risposta aumenta,
raggiungendo rapidamente un livello di saturazione. Oltre a questo, la risposta
non aumenta ulteriormente, anche se aumentano l’intensità del CEM o il tempo
di esposizione. In altri casi sembrano esserci invece delle “finestre” (windows),
cioè degli intervalli di frequenza o d’intensità, al di fuori dei quali non c’è
risposta biologica, oppure, se c’è, è di segno opposto a quella che si osserva
nell’ambito dell’intervallo efficace. Nell’insieme, questi aspetti della relazione
dose-risposta rendono il modello di meccanismo d’azione biologico dei CEM
molto complesso.
È sembrato utile ricordare questa interessante osservazione concernente
l’azione biologica dei CEM perchè, negli anni successivi, è stata ripresa,
sviluppata e documentata con dati sperimentali nuovi da vari autori, in
particolare da Hyland.
Per quanto riguarda gli effetti genetici veri e propri dei CEM, gli Autori della
review (Goodman et al., 1995) affermando che i dati su sistemi in vivo e in vitro
sono concordi nel mostrare che i CEM alterano la trascrizione del DNA e quindi
l’espressione dei geni, mentre i dati relativi ad alterazioni della replicazione del
14
DNA sono contradditori. Perciò, se l’esposizione ai CEM è in qualche modo
associata a un aumento del rischio di cancro, questo dovrebbe aver luogo
principalmente mediante un meccanismo di promozione piuttosto che
d’iniziazione tumorale.
Ci sono poi due review più recenti dedicate esclusivamente alla
genotossicità delle RF e MO, la prima delle quali (Brusick et al., 1998), finanziata
con fondi dei gestori della telefonia mobile (Wireless Technology Research),
conclude affermando che “i risultati di più di 100 studi suggeriscono che le RF
non producono direttamente effetti mutageni e che i pochi effetti genotossici
osservati dopo esposizioni a CEM ad alta frequenza e di forte intensità sono
prevalentemente dovuti a ipertermia, anche se sembrano esserci alcuni effetti
indiretti sulla replicazione e la trascrizione dei geni in condizioni di esposizione
tali da non provocare un significativo rialzo termico”.
Va posto l’accento sul fatto che anche i molti lavori sperimentali finanziati
dai gestori della telefonia mobile hanno invariabilmente prodotto risultati
negativi: così quelli del gruppo che fanno capo a Malyapa (Malyapa et al., 1997a,
Malyapa et al., 1997b). e a Vijayalaxmi (Vijayalaxmi et al., 2001.), anch’essi
finanziati dalla Motorola Inc., che non documentano alcuna evidenza di danni al
DNA e ai cromosomi dopo irradiazione di cellule di mammifero in vitro con MO a
varie frequenze (835, 847, 2450 MHz), quello di Fritze et al. (Fritze et al., 1997),
pure finanziato dalla Motorola Inc, che non mostra effetti delle frequenze tipiche
del sistema GSM (attorno a 1 GHz) sulla trascrizione di vari geni nel cervello di
topo, e quelli finanziati entrambi dalla Wireless Technology Research, di Phillips
et al. (Phillips. et al., 1999,) e di Vasquez et al. (Vasquez. et al., 1999), i quali non
trovano evidenze né di danni al DNA in leucociti umani in vitro, né di mutazioni
geniche in batteri e in cellule di topo, nè di alterazioni cromosomiche in linfociti
umani dopo irradiazione con MO (837 e 1900 MHz).
Molto diversa è la panoramica sugli effetti genotossici delle RF e MO che si
ricava dall’altra review (Verschaeve & Maes 1998) e da molti altri lavori
sperimentali “indipendenti”, non considerati perché successivi o comunque non
commentati in tale review.
I dati di genotossicità possono essere suddivisi, secondo il tipo di effetto
genetico osservato, in alcuni sottogruppi.
ALTERAZIONI STRUTTURALI E FUNZIONALI DEL DNA.
Diverse ricerche hanno dimostrato la capacità che hanno le MO, in
particolare quelle di frequenza elevata (2.450 MHz, che è la frequenza utilizzata
nella telefonia cellulare UMTS) di provocare danni strutturali al DNA in cellule di
mammifero trattate in vitro e in cellule ricavate da vari organi di animali irradiati
in vivo, anche quando la temperatura è mantenuta entro i normali limiti
fisiologici. Per esempio, già nel 1994 era stato segnalato che nelle cellule del
15
cervello e del testicolo di ratti esposti a MO (2.450 MHz; 1mW/cm2
, che è la dose
fissata dall’ICNIRP quale limite di sicurezza per le esposizioni di breve durata
delle popolazioni umane) il DNA viene significativamente frammentato (Sarkar et
al., 1994). In seguito, soprattutto il gruppo che fa capo a Lai ha ripetutamente
confermato quest’osservazione: nelle cellule del cervello di ratti esposti a MO
continue o pulsate di bassa intensità (2.450 MHz; SAR=1,2 W/Kg) il DNA subisce
rotture sia della singola sia della doppia elica, senza differenze quantitative tra i
due tipi di onde EM, e con un chiaro rapporto dose-effetto (Lai & Singh 1995, Lai
& Singh, 1996.).
Gli Autori ritengono che tali rotture, che possono rappresentare la base
molecolare per l’induzione di alterazioni cromosomiche o di altre modificazioni
genetiche, siano prodotte dall’effetto diretto dell’energia EM delle MO sulle
molecole di DNA e/o dall’inibizione dei meccanismi di riparazione dei danni al
DNA nelle cellule del cervello. Questi Autori hanno anche dimostrato che le
rotture del doppio filamento sono ridotte di numero se gli animali sono trattati
con naltrexone (un antagonista degli oppioidi) subito prima dell’esposizione alle
MO: questi dati supportano l’ipotesi che le RF/MO siano in grado di attivare gli
oppioidi endogeni al cervello dando luogo a una varietà di effetti biologici (Lai
1992, Lai H. & Singh 1997). Infine, un lavoro fondamentale, sempre di Lai e Singh
(Lai & Singh, 1997), ha dimostrato che, se i ratti sono trattati immediatamente
prima o dopo l’esposizione a MO, con melatonina o PBN (butilfenilnitrone), che
sono due sostanze attive come “scavengers” (“spazzini”), cioè catturatori di
radicali liberi, l’azione di rottura del DNA da parte delle MO viene bloccata.
Questo conferma l’ipotesi che la produzione di radicali liberi sia alla base del
danno cerebrale provocato dalle RF/MO.
Tutte queste osservazioni sono di particolare importanza perché l’accumulo
di danni al DNA nelle cellule del cervello potrebbe essere alla base di varie
malattie neurodegenerative, per le quali è già stata stabilita una correlazione con
le esposizioni a CEM di bassissima frequenza (ELF, Comba et al., 1995; Lagorio.
et al. 1998).) e di tumori da RF e MO oltre che da ELF (Comba, 2001; Ahlbom,
2000.), mentre un eccesso di radicali liberi nelle cellule è stato dimostrato essere
la causa di una varietà di disturbi nell’uomo.
Diversi dati recenti dimostrano inoltre che anche la funzionalità del DNA
può essere alterata dalle MO. Tra gli altri, di particolare rilievo sono i dati recenti
di de Pomerai sull’attivazione da parte di MO (750-1000 MHz) di alcuni geni in un
verme Nematode, pubblicati per la prima volta su Nature.
Sono state anche formulate ipotesi circa il meccanismo mediante il quale i
CEM stimolano la trascrizione genica (Blank & Goodman, 1997); come avviene
sulle membrane cellulari, dove l’effetto del segnale EM sugli enzimi di membrana
(Na, K – ATPasi) dipende dall’interazione tra i CEM e le cariche mobili sulle
molecole enzimatiche, anche sul DNA l’attivazione genica potrebbe dipendere da
16
un’interazione diretta tra i CEM e i grossi flussi di elettroni, mobili entro i piani
sovrapposti delle basi azotate nella doppia elica del DNA.
EFFETTI CITOGENETICI
Gli stessi Autori della review già citata (Verschaeve e Maes) hanno condotto
ricerche in questo settore, dimostrando che MO di diversa frequenza sono in
grado di indurre aberrazioni cromosomiche e scambi tra cromatidi fratelli (un
particolare tipo di modificazione della struttura del cromosoma che implica
l’intervento dei meccanismi di riparazione dei danni al DNA, e che quindi è anche
indirettamente un indicatore di danno al DNA) in cellule di mammifero coltivate
in vitro. Per esempio, in colture di linfociti umani esposte a MO (2.450 MHZ) a
una temperatura mantenuta rigorosamente costante per mezzo di “probes”
collegati al microcomputer che regola l’irradiazione, è stato verificato un netto
aumento della frequenza di aberrazioni cromosomiche, compresi cromosomi
dicentrici e frammenti acentrici (Maes et al., 1993).
Inoltre, esponendo “in situ” campioni di sangue umano alle MO (954 MHz)
emesse da un’antenna GSM nelle prossimità di una stazione radio-base, e
mettendo poi in coltura i linfociti così irradiati, alla presenza di mitomicina-C
(MMC, un agente chimico capace di danneggiare il DNA), si osserva un effetto
sinergico, cioè moltiplicativo e non semplicemente additivo tra MO e MMC, molto
riproducibile, rappresentato da un aumento della frequenza di scambi tra
cromatidi fratelli (Maes et al., 1996). Un effetto sinergico dello stesso tipo, anche
se meno evidente, è stato osservato dopo irradiazione di sangue umano intero
con MO (935,2 MHz), sulla base dell’aumento della frequenza di tre parametri
(aberrazioni cromosomiche classiche, scambi tra cromatidi fratelli e rotture del
DNA per mezzo del “test cometa”) nei linfociti coltivati alla presenza di MMC
(Maes et al., 1997.). Infine, un’azione sinergica, tra RF/MO e agenti chimici
genotossici (adriamicina, proflavina, etilmetanosulfonato), che sostiene
indirettamente le osservazioni sulla capacità delle MO di amplificare l’effetto di
alcuni agenti tossici cancerogeni per l’uomo, è stata osservata da vari altri autori
e anche rivista da Verschaeve e Maes (1998).
Tra gli altri lavori che hanno evidenziato la capacità delle MO di indurre
alterazioni cromosomiche in cellule di mammifero in vitro, oltre a quelli citati
nella review di Verschaeve e Maes (1998), vanno ricordati quelli del gruppo che
fanno capo a Garaj-Vrhovac. In fibroblasti di criceto cinese e in campioni di
sangue umano in toto, irradiati con MO (7,7 GHz; 0,5 mW/cm2
) è stata osservata
una frequenza significativamente aumentata di particolari aberrazioni
cromosomiche (cromosomi dicentrici e ad anello) e di micronuclei (masserelle di
cromatina nel citoplasma di cellule non in divisione, contenenti frammenti di
cromosomi prodotti in seguito a rotture cromatidiche, o cromosomiche, o
d’interi cromosomi, “dispersi” nel corso della mitosi e rimasti esclusi dal nucleo)
(Garaj-Vrhovac et al., 1991 ; Garaj-Vrhovac et al., 1990 ; Garaj-Vrhovac et al.,
17
1992): un quadro, questo, tipico dell’effetto a livello cromosomico delle
radiazioni ionizzanti.
Particolarmente interessante e di notevole rilievo per le possibili
estrapolazioni per quanto riguarda il rischio di danno genetico in condizioni reali
di esposizione a MO, come possono essere quelle occupazionali o residenziali
per le popolazioni umane, sono i dati che riguardano l’aumento significativo
delle aberrazioni cromosomiche (rotture e frammenti privi di centromero,
traslocazioni, dicentrici, aneuploidie e poliploidie: ancora un quadro
citogenetico tipico delle radiazioni ionizzanti) in un gruppo di 50 lavoratori
esposti a MO in ambiente occupazionale, rispetto a un campione di soggetti non
esposti (Garaj-Vrhovac et al., 1987). Tali alterazioni, secondo gli autori,
indicherebbero una connessione tra esposizione occupazionale prolungata alle
MO e induzione di mutazioni in cellule somatiche, con tutte le conseguenze che
ciò può avere sull’iniziazione del processo cancerogenetico. In un lavoro
successivo Garaj (Garaj-Vrhovac, 1999) ha confermato la capacità delle MO
(1.250-1.350 MHz; 10-20 mW/cm2
pari a 6-9 V/m) di indurre micronuclei e di
alterare il ciclo mitotico nei linfociti ottenuti dal sangue di dodici soggetti
professionalmente esposti (poliziotti e militari addetti ai radar), confermando i
dati sull’aumento di micronuclei in soggetti esposti professionalmente a MO, già
descritti in precedenza (Fucic et al., 1992).
Di grande interesse è anche l’osservazione di Balode (1996) di un aumento
di micronuclei negli eritrociti periferici ottenuti da campioni di sangue di bovini
allevati in una fattoria nella zona della stazione a RF (154-162 MHz) di Skrunda in
Lituania, perchè questi bovini hanno la stessa esposizione della popolazione
che vive in quell’area.
E molto interessanti sono anche i lavori del gruppo di ricercatori che fa
capo a Kundi. Questi hanno preso lo spunto da un vecchio articolo (Heller &
Teixeira, 1959), pubblicato su “Nature”, che aveva segnalato un aumento
significativo di aberrazioni cromosomiche (ancora una volta del tipo di quelle
prodotte dalle radiazioni ionizzanti) in cellule vegetali (apici radicali di aglio)
irradiate in vitro con RF (dell’ordine dei MHz). Kundi e i suoi collaboratori hanno
pensato di utilizzare un classico test di danno citogenetico (induzione di
micronuclei in cellule di Tradescantia), esponendo “in situ” le cellule vegetali in
questione a RF (10-21 MHz), emesse da antenne di vario tipo e di diversa
potenza, nelle prossimità (200 m; 1-3V/m) di una stazione radiotrasmittente,
trovando in ogni caso incrementi significativi della frequenza di micronuclei
rispetto ai controlli di laboratorio (Haider et al., 1994). In seguito Kundi,
commentando questi dati, ha posto l’accento su come essi siano stati ottenuti a
intensità di CEM troppo basse (1-3 V/m, v. sopra) per causare un effetto termico
e, sulla base di queste e di altre osservazioni presenti nella letteratura, ha
proposto per la tecnologia GSM un valore di cautela di 1 mW/m2
(0,614 V/m), che
18
è lo stesso valore indicato dai firmatari della risoluzione finale al Congresso
Internazionale di Salisburgo del 2003.
Importanti e in accordo con i dati sopra descritti sono infine i risultati
positivi ottenuti sul topo nel classico test dei letali dominanti e in quello delle
anomalie dello sperma dopo irradiazione con MO (2.450 MHz) (Goud et al., 1982 ;
Manikowska-Czerska et al., 1985), che confermano il rischio di grossi danni
cromosomici, oltre che di danni al DNA, connesso con l’esposizione a MO di
questa frequenza.
MUTAZIONI GENICHE
Negli anni ’70 e ’80 sono state eseguite diverse ricerche sulla capacità di RF
e MO di indurre mutazioni geniche nel classico test di Ames, usando ceppi
diversi del batterio Salmonella typhimurium, e in altri test su batteri (Escherichia
coli) e su lieviti (Saccharomyces cerevisiae), tutte con risultati negativi, rivisti da
Léonard et al. (76) e da Verschaeve e Maes (1998). Pure tutti negativi sono stati i
risultati, rivisti da Verschaeve e Maes (1998), delle ricerche sull’induzione da
parte di RF/MO di mutazioni geniche in cellule sia somatiche sia germinali di
Drosophila melanogaster e su cellule di mammifero coltivate in vitro.
TRASFORMAZIONE NEOPLASTICA IN VITRO
Il test di trasformazione neoplastica su cellule coltivate in vitro, nonostante
alcune limitazioni metodologiche, è largamente utilizzato come test entro poco
tempo e di primo livello per lo screening di sostanze chimiche dotate di
possibile attività cancerogena. Questo test è stato utilizzato usando cellule di
criceto irradiate con MO (2.450 MHz), in assenza o alla presenza del classico
promotore tumorale TPA (estere-acetato del forbolo) e preceduto oppure seguito
da irradiazione con raggi X, in esperimenti separati (Balcer-Kubiczek. & Harrison
1991). I risultati dimostrano che, mentre i CEM a MO da soli non inducono
trasformazione neoplastica, l’associazione MO più TPA produce un aumento
molto significativo della frequenza di trasformazione, che raggiunge un livello
eguale a quello prodotto da una dose di 1,5 Gy di raggi X. La frequenza di
trasformazione risulta dipendente dal livello di esposizione alle MO, ed è additiva
con la frequenza indotta dai raggi X. In conclusione, questi dati indicano la
possibilità che l’irradiazione a MO, pur non inducendo di per sé trasformazione
neoplastica in vitro, agisca efficacemente come co-promotore e co-cancerogeno.
Dati successivi (Watson et al., 1998) hanno evidenziato che, anche in
assenza di un promotore tumorale, le MO (2.450 MHz) sono in grado di
aumentare significativamente la frequenza di cloni trasformati in una linea di
cellule coltivate in vitro, originate da endometrio uterino umano.
Verschaeve e Maes (1998) avevano terminato nel 1998 la loro rassegna sui
dati di genotossicità delle RF/MO affermando che “in accordo con i dati
citogenetici riportati, è chiaro che molta cautela deve essere usata nel trarre
qualsiasi conclusione generale sulla capacità delle RF e delle MO di indurre
19
danni cromosomici, effetti ereditabili e genotossici”. Questa conclusione, alla
luce dei dati citati in questo paragrafo, per la massima parte non inclusi in quella
rassegna, deve essere oggi aggiornata data la numerosità dei riscontri positivi
riguardanti vari aspetti della genotossicità associata alle esposizioni
sperimentali a RF/MO.
EFFETTI SUGLI SPERMATOZOI E SULLA FERTILITÀ MASCHILE
Le alterazioni morfologiche e funzionali degli spermi e la diminuzione della
fertilità maschile (semi-sterilità, sterilità) possono dipendere da effetti genetici,
in genere da grosse anomalie a livello cromosomico. Questi effetti sono stati
studiati su roditori e i risultati, rivisti da Verschaeve e Maes (1998), mostrano che
un’esposizione acuta a MO d’intensità elevata, tale da aumentare la temperatura
dei testicoli, produce alterazioni dell’epitelio degli spermatociti, e di
conseguenza riduce la fertilità maschile. Effetti di questo tipo sono stati
osservati solo in condizioni estreme, tali da produrre sugli animali rialzi termici
molto rilevanti della temperatura rettale e/o testicolare. Perciò nulla si può dire
sulla possibilità che esposizioni sperimentali croniche a RF/MO di bassa
intensità producano, in assenza di rialzo termico, alterazioni degli spermi e, di
conseguenza, riduzione della fertilità maschile.
EMBRIOTOSSICITÀ E TERATOGENESI
Gli effetti embriotossici e teratogenetici sperimentali delle RF/MO sono stati
rivisti da Verschaeve e Maes (1998) e da O’Connor (1999), con conclusioni
ampiamente concordanti.
Diversi studi hanno evidenziato effetti teratogeni delle RF/MO su animali da
esperimento, accompagnati in genere da un aumento rilevante della temperatura
corporea materna. Perciò, essendo ben stabilito che temperature
sufficientemente elevate sono teratogene in diverse specie animali, primati
inclusi, le segnalazioni concernenti le RF/MO possono essere attribuite al rialzo
termico riscontrato. In realtà i dati sperimentali sulle perdite embrionali (aborti
spontanei) e sulle malformazioni dello sviluppo embrionale per opera di MO
sono in parte contradditori. Ciò dipende con ogni probabilità da differenze da
specie a specie per quanto riguarda la termosuscettibilità: i ratti vanno incontro
più facilmente a perdite piuttosto che a malformazioni embrionali, mentre in altre
specie di mammiferi il rapporto tra aborti spontanei ed effetti teratogenetici varia
notevolmente.
Va anche detto che in questi studi sono state saggiate solo poche
frequenze nell’ambito delle RF/MO e sempre a intensità elevate in trattamenti
acuti, anziché in esposizioni croniche a basse intensità, come accade nella
maggior parte delle esposizioni che interessano le popolazioni umane. Infatti, in
tutti gli studi che hanno mostrato effetti di questo tipo, le intensità usate erano,
infatti, superiori ai livelli massimi permessi per le esposizioni umane.
20
È stata anche rivista l’associazione tra esposizione professionale a MO e
aborto spontaneo, morte perinatale e malformazioni embrionali nell’uomo: solo
la frequenza di aborti spontanei è risultata significativamente aumentata in
questo tipo di esposizione (Taioli, 2001).
In conclusione, i dati oggi disponibili non permettono di escludere che
esposizioni sperimentali a RF/MO di sotto i livelli massimi permessi possano
produrre effetti embriotossici o teratogenetici.
EFFETTI CANCEROGENETICI SULL’ANIMALE
Gli studi cronici sull’incidenza e la progressione del cancro negli animali da
laboratorio presentano molte difficoltà, già indicate in precedenza, e sono pochi
i centri di ricerca in grado di condurre questo tipo di sperimentazioni in maniera
rigorosa sotto tutti i punti di vista. Conviene anche in questo caso prescindere
dalle rassegne e dai lavori finanziati dalle Industrie del settore, che hanno
documentato invariabilmente risultati negativi, p.es. la review di Mc Cann et al.
(1997) finanziata dall’Electric Power Research Institute di Oakland (Australia), o
che addirittura hanno messo in evidenza una riduzione dell’incidenza di tumori
dopo irradiazione degli animali con MO, alle frequenze usate nella telefonia
cellulare, p.es. Imaida et al. (2000), finanziati dalla Association of Radio
Industries and Business Giapponese, e Adey et al. (2000), finanziati dalla
Motorola Corporation.
Gli studi di ricercatori “indipendenti”, rivisti da Taioli (2001), “nel
complesso sembrano indicare un effetto di promozione (da parte delle RF/MO)
sul tumore della pelle, della mammella e sul linfoma, anche se i risultati non
sono univoci”. Anche Verschaeve e Maes (1998), che hanno rivisto
meticolosamente la letteratura in proposito, concludono che “l’evidenza di un
effetto di promozione, di co-cancerogenesi o sulla progressione tumorale da
parte delle RF/MO non può essere considerata conclusiva, ma tuttavia vi sono
alcuni risultati positivi che sono sufficientemente indicativi da richiedere
ulteriori sperimentazioni”.
Uno di questi studi (Szmigielski et al., 1982.) ha evidenziato
un’accelerazione dello sviluppo di tumori della pelle indotti (iniziati) su topi da
un ben noto cancerogeno genotossico (benzo(a)pirene), in seguito ad
irradiazione per alcuni mesi con MO (2.450 MHz), a intensità prive di effetti
termici. L’altro studio, che ha avuto larga risonanza e che ancora è sempre citato
come riferimento, è quello di Repacholi et al. (1997), condotto su un ceppo di
topi transgenici che esprimono l’oncogene attivato “pim 1” nelle cellule linfoidi: i
topi sono stati esposti a MO pulsate, identiche a quelle usate nel sistema GSM di
telefonia digitale, a un’intensità eguale a quella emessa da un telefono cellulare,
per mezz’ora ogni giorno. Il risultato è stato un aumento statisticamente
significativo di linfomi del tipo a cellule-B, già nelle prime fasi dell’esperimento,
con un incremento successivo durante tutto il periodo (18 mesi) di esposizione
alle MO. L’esperimento è stato condotto “in campo lontano”, cioè tenendo gli
21
animali a distanze dalla sorgente di MO maggiori rispetto a quelle tra il cellulare
e la testa durante una normale conversazione telefonica, perciò i risultati
potrebbero rappresentare una sottostima del reale rischio cancerogeno
associato all’emissione di MO nella telefonia mobile.
Viste le caratteristiche molto particolari del ceppo murino usato in questo
esperimento, e non essendo finora stato replicato lo studio in questione né sul
topo né su altre specie animali, non è del tutto chiara l’implicazione di questi
risultati ai fini di una valutazione dei rischi per la salute umana, ma è chiaro che
essi devono essere presi molto seriamente e che altre ricerche devono essere al
più presto realizzate in questo settore. A questo proposito va segnalato
l’esperimento in corso presso i laboratori della Fondazione Europea Ramazzini a
Bentivoglio (BO), diretti inizialmente dall’illustre oncologo Prof. C. Maltoni e ora
dal suo successore Prof. M. Soffritti: in questo mega-esperimento (11.000 ratti
albini saranno coinvolti nelle varie serie sperimentali), i cui risultati si
conosceranno non prima di 3-4 anni, è studiata l’attività cancerogena diretta dei
CEM a bassissima frequenza (ELF) e delle RF/MO, e la loro capacità di
funzionare come promotori della cancerogenesi indotta da altri cancerogeni
“iniziatori” di natura fisica (radiazione gamma) e chimica (aflatossine,
formaldeide).
ALTRI EFFETTI in vitro E in vivo, RILEVANTI AI FINI DELLA CANCEROGENESI
Nella loro review, Verschaeve e Maes (1998) riassumono anche i dati più
rilevanti sugli effetti delle RF/MO su sistemi in vitro e in vivo che possono avere
rilevanza col processo di cancerogenesi (si veda anche, a questo proposito,
quanto già anticipato nei paragrafi precedenti). Un’irradiazione con RF e MO, a
intensità che non producono rialzo termico, può alterare i flussi ionici attraverso
le membrane cellulari, che rappresentano importanti segnali per gli equilibri
intracellulari, la proliferazione e le relazioni intercellulari, in seguito ad un’azione
sulle pompe ioniche (sodio-, potassio-ATPasi) in cellule umane del sangue
coltivate in vitro. Effetti non termici sulla trascrizione del DNA e quindi
sull’espressione genica sono stati verificati su cellule di mammifero in vitro, in
conformità con alterazioni dell’incorporazione di precursori radioattivi del DNA e
del RNA come descritto in precedenza. Una serie di articoli ha poi evidenziato
che MO modulate a bassissima frequenza (ELF), oltre a favorire la
trasformazione neoplastica in vitro (vedi sopra), possono alterare le attività
intracellulari di enzimi coinvolti nella promozione neoplastica, senza influenzare
in maniera significativa la sintesi del DNA. Per esempio, vari articoli hanno
segnalato un effetto sui livelli intracellulari dell’enzima ornitina-decarbossilasi
(ODC), che è un enzima usualmente implicato nella promozione tumorale.
Tra i dati ottenuti in vivo sull’animale, particolare importanza rivestono poi i
lavori che riportano gli effetti di RF/MO a diversa frequenza e intensità sul
sistema immunologico, dato che questo svolge un ruolo molto importante nel
controllare la proliferazione delle cellule tumorali.
22
La rassegna di Levis (2006) ci ha presentato un quadro aggiornato e
completo delle più importanti azioni patogene dirette dei Campi Elettro
Magnetici. Tuttavia, tra le più interessanti informazioni scientifiche, si trova la
citazione della pubblicazione di Maes et al., (1997) la quale evidenzia una delle
più importanti e rischiose prerogative della patologia ambientale: la possibilità di
un incremento del rischio patogeno dei veleni che inquinano l’ambiente: il
sinergismo tossicologico. Verschaeve e Maes (1998) affermano che un’azione
sinergica, tra RF/MO e agenti chimici genotossici (adriamicina, proflavina,
etilmetanosulfonato), che sostiene indirettamente le osservazioni sulla capacità
delle MO di amplificare l’effetto di alcuni agenti tossici cancerogeni per l’uomo.
Questa segnalazione va intesa soprattutto in concordanza con la ratio del
concetto di “effetto cocktail” di Huss (2009) esperto della commissione
scientifica per l’ambiente dell’Unione Europea.
Questo rischio rappresenta una situazione reale e concreta e non configura
solo un’ipotesi scientifica teorica. Per questa ragione, l’autore del presente
lavoro (Ugazio, 2013), sulla base delle conoscenze scientifiche acquisite durante
la sua attività di studio, di ricerca e d’insegnamento in ambito accademico, ha
capito a volo il rischio di sinergismo e/o di potenziamento dell’azione patogena
dei C.E.M. con le alterazioni biochimiche iniziali provocate dalle fibrille
d’asbesto, così come da molti degli agenti patogeni della T.I.L.T.-SCM. Il fil rouge
del collegamento tra i tre elementi della triade interattiva potrebbe essere
proprio uno stress perossidativo. Infatti, Voytek et al. (1990) ha descritto che le
fibrille d’asbesto sono cancerogene giacché pro-ossidanti, mentre un
meccanismo d’azione perossidativo, con formazione del ciclo del perossi-nitrile,
il cosiddetto NO-O-NOO, è stato avanzato da Martin Pall (2000) nella patogenesi
della sensibilità chimica multipla. L’interrelazione perossidativa potrebbe
svolgere un ruolo rilevante di sinergismo patogenetico.
Tutto questo non vuol dire che i C.E.M. debbano essere cancerogeni di per
se stessi ma, attraverso l’alterazione della bilancia perossidativa, possono
contrastare l’efficacia finale dei meccanismi di difesa dell’organismo contro il
cancro, quindi contribuire all’azione patogena dei diversi cancerogeni che ci
circondano, tra cui l’asbesto. In definitiva, la sopraffazione dei meccanismi di
difesa dell’organismo, in quel tiro alla fune illustrato nel capitolo V (Ugazio,
2013), con aumento di condizioni cliniche sfavorevoli e di morti anticipate è un
evento indesiderabile per qualunque individuo e per qualunque collettività
nazionale.
A questo proposito, l’autore ritiene utile porre l’accento sulle alterazioni
biochimiche provocate dai Campi Elettro Magnetici nei tessuti dell’organismo
esposto, illustrate magistralmente da Levis (2006) nelle figure 2 & 3 riportate qui
di seguito. Fondamentalmente, si tratta sia del blocco sull’epifisi per l’increzione
della melatonina, un agente che difende naturalmente l’organismo dalla
cancerogenesi, sia dello squilibrio della bilancia perossidativa, nella quale viene
a propendere la componente pro-ossidante, con le conseguenze del caso.
23
FIG. 2 Diagramma di flusso tra l’esposizione ai CEM e l’icrezione pineale della melatonina
24
25
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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Alla fine della trattazione di questo importante argomento, memore delle
domande che molti ascoltatori e/o lettori delle informazioni scientifiche che
andavo divulgando negli anni in cui stavo preparando il Manuale e poi il
Compendio di Patologia Ambientale (Minerva Medica, Torino, 2006 & 2007): “Chi
ci dice come si fa a evitare l’esposizione a questo o a quell’altro veleno
ambientale?”, per cui introdussi nel secondo libro il capitolo “Cosa non fare o
come farla meglio”, ora penso utile per il lettore riportare le dodici precauzioni
contro i rischi dell’uso del telefono cellulare suggerite da Next-up- News. Non
significano “rischio zero” ma è sempre meglio di nulla.
DODICI PRECAUZIONI BASILARI PER
RIDURRE AL MINIMO L’ESPOSIZIONE ALLA
RADIAZIONE DURANTE L’USO DEL
TELEFONO CELLULARE
(1) Limitare l’uso del telefono alle chiamate strettamente necessarie, e
contenere la conversazione al massimo di sei minuti, che è il tempo
necessario all’organismo per recuperare. Usare un apparecchio “a mani
libere” e tieni l’apparecchio distante dal corpo più di 20-30 cm al fine di
ridurre l’esposizione del tuo organismo alla radiazione.
(2) Non portare il telefono direttamente a contatto col tuo corpo, nemmeno se è
in stand-by, e non usarlo a meno di un metro di distanza da un’altra
persona, al fine di ridurre l’effetto della radiazione “passiva”.
(3) Le persone sotto i quindici anni di età non dovrebbero usare per nulla un
telefono mobile, perché sono ancora nella fase dello sviluppo. Con il loro
basso peso corporeo, la radiazione è più dannosa, soprattutto per il
cervello, indebolendo la Barriera Emato Encefalica (BBB, Blood-Brain
Barrier) e gli organi della riproduzione (ovaio, testicolo) ecc.
(4) Ogni persona anziana dovrebbe essere scoraggiata dall’impiego del
telefono mobile, come chiunque altro sia in condizioni precarie di salute (la
radiazione indebolirebbe ulteriormente il suo organismo), e qualunque
donna gravida. La radiazione a micro-onde è facilmente assorbita dal
liquido amniotico in cui stanno l’embrione e poi il feto.
(5) Usa il telefono solo in condizioni di ricezione ottimale: non usarlo in uno
spazio confinato, come l’ascensore, un sotterraneo, una stazione
sotterranea, un camper, ecc. In queste situazioni, la forza del segnale, sia in
uscita, sia in entrata, è molto maggiore, cosicché la radiazione è molto più
intensa.
30
(6) Non usare il telefono mobile mentre sei a bordo di un veicolo in movimento,
compresi il treno, l’autobus, ecc., poiché la sua antenna è costantemente
alla ricerca di un contatto usando la massima forza del segnale, e la
radiazione del segnale, sia in uscita, sia in entrata, sarà intensificata.
(7) Non usare il telefono mobile mentre sei in un veicolo, nemmeno quando
esso è fermo. Un contenitore di metallo produce un effetto di “gabbia di
Faraday”, che esalta la nocività della radiazione, riflettendola non solo sul
corpo della persona che sta telefonando, ma anche su quello degli altri
passeggeri, soprattutto dei bambini. Pertanto è essenziale uscire dal
veicolo per fare una chiamata.
(8) Non tenere il telefono mobile acceso a lato del letto durante la notte,
perché’ anche quando è in stand-by è in contatto con il telefono (ripetitore)
più vicino ed emette radiazione ad intervalli regolari.
(9) Fornisciti preferenzialmente di:
a. un telefono mobile con la minima regolazione possibile SAR (Specific
Absorpion Rate per la radiazione delle micro-onde per i tessuti del
corpo umano). Il limite di regolazione è 1,1 W/kg per l’orbita oculare e
per la guancia;
b. un telefono munito con un’antenna esterna, perché, anche se meno
elegante, un’antenna omni-direzionale tramette con la massima
efficienza e pertanto impiega un segnale più debole di quello
dell’antenna incorporata. L’importanza dell’eleganza è un fattore che
viene dopo la salute.
(10) L’uso di un telefono mobile dovrebbe essere evitato da chiunque avesse
oggetti metallici all’interno o vicini al capo, magnetici o amagnetici, come
otturazioni odontoiatriche in amalgama e ponti dentali, placche metalliche,
viti, ganci, ornamenti del corpo, orecchini, occhiali con montature
metalliche. Lo stesso suggerimento vale per coloro che usano mezzi per
camminare, sedie a rotelle, stampelle metalliche, con la finalità di evitare un
incremento della radiazione attraverso i fenomeni di riflessione,
amplificazione, risonanza, ri-emissione passiva ecc.
(11) Fa uso di mezzi protettivi per schermare il tuo organismo contro la
radiazione, quali un telefono metallico con involucro, tessuti protettivi o una
fodera contro la radiazione, fogli metallici di rivestimento, vernici anti-
radiazione, ecc., tutti dispositivi che siano stati collaudati per la loro azione
protettiva.
(12) Fa il maggior numero possibile di chiamate telefoniche usando un telefono
fisso che non emette radiazione, e che spesso può essere impiegato
gratuitamente senza limiti di tempo via Internet, anche per chiamate
telefoniche con l’estero.
Traduzione di Giancarlo Ugazio
dell’originale di Next-up-news 06.06.2011
31
Con gli stessi presupposti che hanno ispirato la presentazione delle dodici
precauzioni basilari per ridurre al minimo l’esposizione alla radiazione durante
l’uso del telefono cellulare, da parte dell’autore, lo stesso ritiene utile riferire i
risultati di una modesta ricerca personale dedicata alla misurazione dei livelli di
emissione di campi elettromagnetici di alcuni dei più comuni elettrodomestici.
I risultati sono riportati nella tabella seguente:
Tabella 1. DISPERSIONE DI ONDE ELETTROMAGNETICHE
DA ALCUNI ELETTRODOMESTICI D’USO COMUNE
Parametri Rasoio
Lampada
neon
Forno MO Cellulare TV
Potenza nd 18 W 350 W 900 W nd nd
Distanza Cont Cont 50 cm
Con
t
50
cm
Cont 50 cm Cont 10 cm
N 159 343 327 247 356 542 302 267 302
Valori medi 1,33 2,14 0,19 7,85 0,85 39,07 1,86 1,03 1,65
ds 03 0,64 0,02 6,01 0,50 7,33 0,27 0,29 0,34
min 0,24 0,08 0,02 0,70 0,32 0,23 0,26 0,9 0,13
MAX 2,08 2,37 0,29 16,4 1,81 46.7 2,89 11,52 2,03
DIDASCALIA: Valori d’intensità di Campo Elettro Magnetico espressi in μ Tesla;
valori medi ± ds (deviazione standard della media), a contatto (Cont) o a 10 - 50
cm dall’elettrodomestico, con l’intervallo tra valori minimi (min) e massimi
(MAX), misurati con un apparecchio EMDEX MATE (n. di serie: 26069), di
Enertech Consultants, Campbell, California / Lee, Massachusetts; N: numero di
misurazioni.
Matanosky G. et al. ha proposto un livello di sicurezza di 0,43 μTesla (Poster
presented at the annual Department of Energy: Biological effects from electric
and magnetic fields in Portland, 1989). Essi evidenziano che, quanto più l’utente
tiene le distanze fisiche dell’elettrodomestico, tanto minore sarà l’intensità
dell’esposizione ai C.E.M., con le favorevoli ricadute per la salute.
Al contrario, la condizione in cui si realizzasse un effetto cocktail, per impiego-
esposizione di più elettrodomestici contemporaneamente, le ricadute sulla
salute potrebbero essere più nocive dell’atteso.
Questo potrebbe essere il caso di un utente di computer che, dipendente di una
struttura pubblica (per esempio, un ufficio d’anagrafe, una banca, una biblioteca
ecc.), o come privato (viaggiatore in una sala d’attesa in una stazione di trasporti
pubblici), usasse il suo strumento in una postazione multipla, di quelle che i
gestori della struttura (ragionieri e/o architetti) mettessero in opera per
risparmiare spazi, estetica, energia. Da un lato si realizzerebbe un risparmio
economico-finanziario, dall’altro gli individui singoli e la società che li mette
insieme tutti, perderebbero in salute, quel bene che vale sempre molto e non è
mai gratuita.
32
1.2 Campi elettromagnetici artificiali
Giancarlo Ugazio, Patologia ambientale: Passato-
Presente-Futuro, Capitolo XII
Capitolo XII,
C.E.M. Campi ElettroMagnetici, emessi da: Telefonia mobile (cellulari), Forni a
micro-onde, Computer, Schermi TV, Smart-meters, Automobili ibride (motore a
carburanti fossili + motore elettrico).
12.1. G.P. Mogno, CEM ambientali artificiali; 12.2. M. Redmayne & O.
Johansson, CEM & demielinizzazione; 12.3. O. Johansson, Lavori,; 12.4. O.
Johansson, conferenza a Barcellona, 12.5. O. Johansson, lettera all’Arizona DHS,
12.6. Associazione Vallisoletana, Conflitto d’interessi tra OMS e privati, 12.7. J.D.
Oetting & T. Jen, MUOS, 12.8. S. Tracchi, Uso delle armi a microonde contro la
popolazione, 12.9. D.O. Carpenter, Danni da contatori intelligenti, 12.10. Belyaev I.
et al., Linee Guida di EUROPAEM 2015 sui CEM,
12.11 CEM & Alzheimer, di X. Zhang et al.
12.1. G.P. Mogno, CEM ambientali artificiali, 1147
CEM AMBIENTALI ARTIFICIALI
Artificial Environmental EMF
di Gian Pietro Mogno
PERCHÈ TUTTI I CAMPI ELETTROMAGNETICI GENERATI DA CAVI ELETTRICI AD
ELEVATO TRASPORTO DI CORRENTE ELETTRICA O DA ANTENNE (EMESSI PER
QUALSIASI UTILIZZO) SONO SEMPRE NOCIVI PER TUTTE LE PERSONE
EVIDENZIANDO NEL TEMPO I LORO EFFETTI DELETERI CON IMPREVEDIBILI
MALATTIE.
INTRODUZIONE; occorre tenere presente che i Campi Elettromagnetici sono Entità
Fisiche e che le argomentazioni scientifiche segnalate in questo documento, sono
presenti sui libri scientifici di Fisica, Elettrotecnica e Biologia utilizzati nelle Scuole
e nelle Università dello Stato Italiano. È evidente pertanto che lo studente
universitario che frequenta una di queste facoltà. all’età di venti anni, ha già
ricevuto in modo completo TUTTE le 6 informazioni scientifiche qui di seguito
elencate a riguardo: con un po’ di immaginazione deve collegarle tra loro in modo
logico, sensato e intelligente. Chi non tiene conto di queste indicazioni Scientifiche
sia esso un premio Nobel, Scienziato, Ricercatore, Insegnante di Università o
Politecnico o chi si autonomina “esperto” sull’argomento, esprime solo delle
opinioni (sbagliate) che influenzano negativamente l’incolpevole opinione pubblica.
1) È reale l’esistenza della proprietà SUSCETTIVA dei materiali ferromagnetici.
La proprietà Suscettiva (pS), segnala che quando il Campo Magnetico (CM) naturale
del Pianeta penetra all’interno di un corpo, pone in orientamento più o meno
evidente verso il Nord magnetico tutti gli atomi che formano quel corpo. Se al
contrario il segnale elettromagnetico ambientale artificiale penetra all’interno dello
stesso corpo, l’orientamento degli atomi avviene sempre ma alla frequenza del CEM
artificiale (tipo il WI FI impiegato per ogni utilizzo, quello RAI/TV, quello di cavi
33
elettrici ecc.). L’effetto risultante è quello di avere probabili (ma sicure) casuali e
imprevedibili rotture di catene molecolari (DNA, Geni, Enzimi, Proteine ecc.) poste
all’interno delle 100mila miliardi di cellule che formano il corpo di una persona
adulta, potendo originare nel tempo qualsiasi tipo di malattia.
2) Tutti i corpi (o la materia) in movimento (anche se il corpo o la materia in
movimento è di un atomo che costituisce le molte catene molecolari poste
all’interno delle cellule formanti il corpo umano), possiedono un’energia data dalla
formula di Albert Einstein E=mc².
3) Quando un CEM ambientale, penetra nel cemento armato (c. a.) (e questa
condizione avviene sempre ed è Scientificamente profondamente sbagliato non
tenere in giusta considerazione questa situazione), che forma la struttura di una
abitazione o di una qualsiasi altra costruzione (in c. a.), incontra il tondino di ferro
che ne è parte integrante e la costituisce, induce in esso un CEM indotto dato da
B = µ x H ove µ = coefficiente di permeabilità assoluta che nel caso del tondino di
ferro può raggiungere il valore di alcune migliaia rispetto allo stesso indotto
nell’aria. H = valore del CEM inducente (quello del CEM ambientale penetrato nel
tondino di ferro). Nello stesso modo, ogni nuovo CEM ambientale, induce nello
stesso tondino di ferro immerso nel c. a., un ulteriore Campo Magnetico indotto
(funzione della sua frequenza) che sommandosi a TUTTI quelli “indotti” in
precedenza, ne fa diventare sempre più elevato il valore e di conseguenza nocivo il
Campo Magnetico indotto risultante nel tondino di ferro, in modo tale che quando
esso viene assorbito dal corpo umano, penetrando nelle cellule della persona che
staziona o cammina sopra un pavimento in c. a., origina un numero casuale ma nel
tempo sempre maggiore di rotture di “catene molecolari” all’interno delle cellule
facenti parte del corpo della persona stessa, e se avviene la ricombinazione casuale
dei “tratti” di catene molecolari come spiegato in precedenza interrotti, si ha la
possibilità di uno sviluppo casuale nel tempo di malattie tumorali nel fisico della
persona. Infatti non esiste un solo tipo di tumore ma la ricerca medica ne identifica
un numero vicino al centinaio. Qualora in un certo numero di cellule analoghe si
avesse una rottura uguale o molto simile di “catene molecolari” si avrebbe lo
sviluppo di casuali malattie nella maggior parte dei casi imprevedibili, croniche,
talora progressivamente invalidanti. N.B. Il materiale ferromagnetico per eccellenza
è il Ferro e le sue leghe. Il Ferro è un materiale presente nel corpo umano formando
delle catene molecolari per la sua regolare funzionalità (per esempio l’assorbimento
di Ossigeno da parte dei globuli rossi che lo trasportano alle cellule; se ciò non
avviene regolarmente si ha la Leucemia).
In presenza di un CEM ambientale artificiale che entra in contatto con tale materiale
(come nel caso del tondino di Ferro immerso nel c.a. , lo stesso viene amplificato
nel tondino di ferro e il valore del segnale elettromagnetico indotto (B). risulta
essere anche di 2.000 o 3.000 volte quello inducente H; una volta captato dal corpo
umano che staziona o cammina sul pavimento che lo contiene, essendo molto
sensibile alla proprietà Suscettiva, è responsabile (i suoi atomi con il loro
orientamento), della rottura delle catene molecolari di cui sono parte integrante;
infatti questa rottura di catene molecolari è molto presente nelle persone anziane e
procurando fenomeni come la distrofia muscolare rende loro difficoltoso il
camminare cosa che ultimamente stà diventando sempre più evidente anche nelle
giovani generazioni!
34
4) Il corpo di TUTTE le persone, è SEMPRE COLPITO DUE VOLTE dal CEM
ambientali artificiali.
A) Una prima volta direttamente attraverso l’etere (in questo caso non è
possibile sapere cosa capita esattamente all’interno delle cellule del corpo umano.
B) La seconda, qualora esistessero le condizioni Fisiche, assorbendolo nelle
cellule del suo corpo attraverso la superficie di un pavimento in cemento armato su
cui stazione o cammina la persona interessata al fenomeno.
Nel secondo caso, sono rotte sia pure casualmente, le “catene molecolari” presenti
all’interno delle cellule del corpo della persona colpita!
5) Ogni volta che un elettrone si sposta, che ciò avvenga attorno al nucleo del
proprio atomo di appartenenza, o nello spazio o in un qualsiasi conduttore elettrico,
origina un sia pur minimo Campo Magnetico (proprietà Fisica). Questo fa sì che
ogni atomo abbia un proprio Campo Magnetico; essendo ogni corpo formato da
atomi, ogni corpo ha un proprio CM. Anche il Pianeta Terra è formato da atomi ed ha
perciò un proprio CM (è cioè un enorme calamita che attira i corpi più piccoli che
essendo formati da meno atomi possono essere considerati calamite più piccole e
perciò attirate ed è questa la forza di gravità presente in TUTTO l’Universo perché
tutti i Pianeti e Astri sono formati da atomi.
6) All’interno delle cellule che formano il corpo di qualsiasi essere vivente,
appartenga esso al regno animale o a quello vegetale, vi sono una quantità elevata
ma ancora numericamente indeterminata di catene molecolari (Geni, Enzimi,
Proteine, ecc…), ognuna con una propria funzione specifica per il regolare
funzionamento biologico della cellula che le contiene. All’interno delle cellule, le
rotture di catene molecolari, causate dal Campo Magnetico (ambientale e artificiale),
aumentano progressivamente nel tempo, determinando un altrettanto progressivo
leggero decadimento biologico della cellula. Qualora il fenomeno, con il trascorrere
del tempo, si ripetesse in modo analogo in molte cellule, darebbe origine (con la
progressiva rottura di catene molecolari uguali), a inspiegabili, imprevedibili gravi o
rare malattie (tipo Leucemia, Distrofia, ecc…). Se la rottura delle catene molecolari
avviene all’interno delle cellule Staminali della persona, tale anomalia ogni volta che
tale cellula si riproduce, viene trasmessa per tutta la vita della persona stessa in
TUTTE le cellule da esse derivate con conseguenze e/o evoluzioni imprevedibili!
Qualora anche uno solo di questi punti venisse considerato inesatto o errato da un
punto di vista scientifico o frutto dell’immaginazione di una persona il cui unico
scopo nella vita è quello di far perdere tempo al prossimo, si invita a interrompere la
lettura. In caso contrario, si prega di leggere con attenzione il contenuto del sito
www.cemartificiali.com e degli altri 9 da me elaborati il cui contenuto è spiegato nel
link: Introduzione.
35
I CEM artificiali, sia quelli in bassa frequenza a 50 Hz sia se rilasciati da un
cavo interrato ad elevato trasporto di energia elettrica o da un elettrodotto (entrambi
troppo ravvicinati ad una casa abitata) oppure quelli in media, alta, altissima
frequenza emessi da opportune antenne, se presenti in un determinato territorio,
penetrando nella struttura in cemento armato (c.a.) di un’abitazione penetrano al
suo interno e raggiungendo il tondino di ferro che ne è la parte integrante
costitutiva, vengono amplificati 2.000-3.000 volte secondo il coefficiente di
permeabilità magnetica µ e la legge dell’induzione magnetica: B = µ x H.
A questo punto i CEM artificiali indotti (aumentati secondo la formula
indicata), devono essere sommati tra loro in funzione della loro frequenza operativa.
È scontato a questo punto che i tanti valori risultanti, svolgano un azione nociva,
rompendo casualmente alcune delle tante catene molecolari (di Geni, Enzimi,
Proteine, ecc.) poste all’interno delle cellule che formano il corpo delle persone o
animali che camminano o stazionano sul pavimento in c.a.. Ci si può difendere dal
fenomeno solo schermando il letto come indicato nell’apposito capitolo del sito:
www.cemartificiali.com.
Il disegno che segue, invero un po’ burlesco, ha il fine di dimostrare cosa
avviene quando una rete aziendale di PC funziona non con collegamento fisico tra i
vari PC via cavo ma il collegamento tra le apparecchiature avviene via etere con
onde Elettromagnetiche tipo WI-FI. Prendiamo come esempio l’impiegato indicato in
Figura 1: dispone di un PC collegato tramite una piccola antenna WI-FI ad un access
point posto a una distanza massima che in ambiente chiuso non può superare i
65m.. Questo avviene se facendo da ogni PC della rete aziendale un raggio sferico
di 65m, l’access point è posizionato entro il raggio sferico di 65m.. Qualora le
dimensioni della struttura abitativa superassero i 65 metri sarebbe necessario
inserire uno o più nuovi access point . Bisogna tener presente che il segnale che
esce da qualsiasi PC dotato di sistema di antenna Wi-Fi viene assorbito da qualsiasi
tondino in ferro (presente nel cemento armato) di qualsiasi costruzione purché sia
nell’ambito dei 65 metri di distanza dall’antenna emettitrice, ragion per cui anche chi
non utilizza o possiede apparecchi dotati di sistema o antenna Wi-Fi assorbe il
36
sopradetto segnale in maniera passiva allo stesso modo ed intensità di chi lo
utilizza o possiede.
Se la struttura della rete Wi-Fi (aziendale o abitativa che sia) è piccola, il
segnale trasmesso da questa penetra anche in altre strutture abitative adiacenti
purché siano sempre nell’ambito dei 65 metri dall’antenna. Funzionamento ed effetti
derivati analoghi, si hanno anche in tutte quelle apparecchiature di nuova
generazione che utilizzano la trasmissione Wireless: come i router, telefoni cellulari,
periferiche hardware, consolle e i suoi accessori, tablet, pc e non in ultimo i tele-
lettori degli impianti di riscaldamento. Ragion per cui in base al numero di terminali
collegati via radio (in trasmissione e in ricezione) ad uno stesso trasmettitore Wi-Fi,
la ricezione del segnale assorbito (come sopra spiegato) aumenta e si moltiplica in
base al numero delle connessioni attive, una vera e propria rete.
Poniamo l’ipotesi che su una trasmissione che vede coinvolti in connessione
in un determinato momento, 100 PC e 50 tablet il totale della ricezione da parte dei
tondini in ferro (delle costruzioni adiacenti all’ antenna di trasmissione) sarà di 150
in ogni caso, sia in caso di connessione attiva o passiva. La quantità a regime di
trasmissione non dipende assolutamente da un numero limitato o predefinito di
connessioni (pc, tablet, cellulari ect.) ma dal suo raggio di azione e trasmissione di
segnale, indipendentemente dal numero di utenti contenuto e connessi in esso. Per
esempio ponendo l’ipotesi di un numero servito di 1.500 utenti, se le connessioni
attive in un qualsiasi momento sono 300, di conseguenza la forza di assorbimento
nei tondini in ferro circostanti sarà di 300 e varierà in funzione del utilizzo dei vari
servizi da parte degli utenti (PC, tablet, cellulari ecc.).
37
1) PROPRIETÀ SUSCETTIVA DEI MATERIALI FERROMAGNETICI.
I campi elettromagnetici artificiali emessi da antenne (in bassa, media, alta,
altissima frequenza e per qualsiasi uso) e quelli rilasciati nell’ambiente circostante
da qualsiasi conduttore elettrico (perciò percorso da elettroni), sono ENTITA’
FISICHE e seguono le leggi fisiche della proprietà SUSCETTIVA dei materiali
ferromagnetici. Quando un esperto o uno scienziato in una dissertazione non
tenesse conto di detta proprietà, esprimerebbe soltanto un’opinione personale.
Occorre dire che:
a) Le proprietà della Fisica non dipendono dall’opinione delle persone (anche se
espresse con la maggioranza democratica),
b) L’opinione degli esperti in Campi Elettromagnetici è inesatta se non coincide con
i testi di Fisica, Elettrotecnica e Biologia di scuola e Università di tutti gli Stati del
mondo.
Secondo la Proprietà Suscettiva, quando un Campo Magnetico (CM), sia esso
naturale, come quello di valore continuo del pianeta Terra, o artificiale, come quelli,
assai numerosi e in continuo aumento, emessi da antenne o da conduttori elettrici,
penetra all’interno di un corpo, pone in orientamento alternato alla sua frequenza
tutti gli atomi che lo costituiscono. Questo accade indifferentemente sia che si tratti
di un segnale Elettromagnetico emesso da una antenna o un cavo elettrico o da una
apparecchiatura elettrica. È subordinato alla proprietà Suscettiva dei materiali
ferromagnetici il funzionamento delle bussole, dei trasformatori elettrici, delle
apparecchiature per la risonanza magnetica, quelli per l’ecografia, ecc…
L’ago di una bussola è costituito per metà da materiale ferromagnetico. L’asse
magnetico di tutti gli atomi presenti in questa metà si orienta, a causa dell’azione
del Campo Magnetico terrestre, verso il Nord magnetico. In questo modo, essi
sviluppano una Forza Magnetomotrice e se quest’ultima è superiore all’attrito che il
peso dell’ago esercita sul suo perno, l’ago stesso si orienta verso il Nord magnetico.
Il fenomeno di orientamento obbligato degli atomi “magneto sensibili” avviene
sempre quando un CEM penetra all’interno di una qualsiasi cellula di un essere
vivente, che appartenga al regno animale o a quello vegetale, causando la
conseguente rottura casuale di catene molecolari. Essa si verifica sempre seguendo
le condizioni dettate dalla formula elaborata da Einstein E=mc².
38
Quando le linee di forza del Campo Elettromagnetico penetrano all’interno delle
cellule, imprimono agli atomi “magneto sensibili”, formanti una qualsiasi delle
numerose catene molecolari, un’Energia di movimento (E), data dalla massa degli
atomi (m) per il quadrato della sua velocità obbligata (c²). Quest’ultima è collegata
alla proprietà SUSCETTIVA dei materiali ferromagnetici, tenendo conto del valore e
della frequenza del Campo Elettromagnetico. Da ciò deriva che la velocità di
movimento dell’atomo toccato dal Campo Elettromagnetico è tanto maggiore
quanto più elevata la sua frequenza (come nel caso del CEM emesso da un’antenna,
da un cavo elettrico o da un’apparecchiatura elettrica/elettronica). Quindi, risulta
molto importante, nel determinare l’Energia acquisita dagli atomi, la frequenza di
orientamento (cioè la velocità) imposta loro dal Campo Elettromagnetico (dalla sua
frequenza). Quando l’Energia acquisita è superiore a quella di “unione” che l’atomo
stesso ha con gli atomi adiacenti (quello precedente, il successivo o quello laterale
nel formare la catena molecolare di appartenenza), questa unione si interrompe,
rompendo la catena molecolare all’interno della cellula, causando un leggero
decadimento biologico della cellula: questo avviene all’inizio, ma, col ripetersi delle
interruzioni molecolari, è possibile si verifichi la morte della cellula stessa.
Naturalmente, questo meccanismo può ripetersi casualmente in molte cellule dei
vari organi del corpo. Questa condizione è alla base del processo di invecchiamento
degli esseri viventi. Se le cellule interessate dovessero essere troppo numerose in
uno stesso organo, col passare del tempo e con l’aumento delle cellule colpite,
potrebbero incominciare a manifestarsi delle malattie, anche di grave entità. Infatti,
la ricombinazione casuale delle sezioni danneggiate delle catene molecolari può
dare origine a un TUMORE. Molteplici elementi “esterni” (entità fisiche o
riconducibili ad esse) condizionano la vita cellulare, ma l’elemento di partenza per la
rottura delle “catene molecolari” all’interno di una cellula è sempre il Campo
Elettromagnetico ambientale.
In caso tutte le unioni di un atomo venissero interrotte, esso sarebbe isolato e nel
momento in cui entrasse nuovamente in contatto con un CEM ambientale, lo stesso
atomo responsabile in precedenza della rottura della “catena molecolare” o uno o
più differenti, si porrebbe nuovamente in orientamento, secondo la sua frequenza
del CEM penetrato nella cellula. Questo fenomeno determinerebbe un attrito nella
cellula ed un conseguente sviluppo di calore, e dovesse interessare molti atomi e
molte cellule, il corpo della persona in questione percepirebbe improvvise e
inspiegabili “vampate” di calore, seguite a volte da malesseri.
La Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) utilizza la caratteristica degli atomi di
Idrogeno (componente fondamentale dei tessuti biologici) di orientarsi
uniformemente, come se fossero tanti aghi di una Bussola, se sottoposti all’azione
di un Campo Magnetico, e di liberare energia quando tornano alla condizione di
partenza, energia che viene poi captata da apposite strumentazioni di ricezione
(UTET, Enciclopedia Medica pag. 515). Non può essere considerato intelligente il
ritenere che questo orientamento avvenga solo nel caso della RMN e non capiti
quando si è sottoposti all’azione dei CEM ambientali: la proprietà SUSCETTIVA dei
materiali ferromagnetici è come Dio, presente in ogni luogo dell’Universo anche se
nessuno la può vedere o toccare.
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Telefonia mobile: progresso, profitto, salute

  • 1. TEMI & QUESTIONI T&Q 304 TELEFONIA MOBILE: PROGRESSO PROFITTO SALUTE di GIANCARLO UGAZIO & MICHELE RUCCO L’Occhio di Horus APS
  • 2. Telefonia mobile: progresso, profitto, salute. di Giancarlo Ugazio1 & Michele Rucco2 1) Fondatore & Presidente del G.Ri.P.P.A. (Gruppo di Ricerca per la Prevenzione della Patologia Ambientale) 2) Segretario generale dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto- ONA Onlus ©L’Occhio di Horus APS Proprietà letteraria riservata Prima edizione: 30 settembre 2019 ISBN 978-88-32202-06-9 L’Occhio di Horus APS Via G.Paisiello, 22 – 04011 – Aprilia (LT) www.locchiodihorus.it horus.aps@gmail.com Copyright © 2019 by L’Occhio di Horus APS. Per espressa volontà dell’autore e dell’editore, l’intera pubblicazione può essere utilizzata per scopi didattici, rimanendo comunque escluso qualsiasi uso per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello consentito senza la specifica autorizzazione dell’Editore. È consentito effettuare fotocopie e stampe per uso personale e/o didattico senza alcun limite. Pubblicazione solidale per sostenere i progetti e le attività dell’Associazione di promozione sociale e culturale L’Occhio di Horus APS.
  • 3. INDICE Prefazione di Giancarlo Ugazio 4 1. C.E.M. Campi ElettroMagnetici di Giancarlo Ugazio 1.1. CEM / EMF 1.2. Campi elettromagnetici artificiali 8 8 32 2. Api sì o api no, questo è il problema del Cinque G di Olle Johansson 199 3. 5G, da Wikipedia, l'enciclopedia libera. 3.1. 5G in Italia 3.2. L’asta per il 5G in Italia 221 236 239 4. Sulla telefonia mobile di Yoshiaki Omura 240 Postfazione di Michele Rucco 242
  • 4. 4 PREFAZIONE di Giancarlo Ugazio Il primo autore ha speso più di un trentennio della sua vita professionale, insegnando Patologia Generale, come Professore Ordinario, nella Scuola Medica dell’Ateneo di Torino (1976-2007), TFR 01.11.2007. In quest’attività didattica, sia nello studio preliminare, sia nella condivisione delle informazioni scientifiche con i futuri sanitari, ha preferito la versione “ambientale” della trattazione della materia, anteponendola a quella ”generale”, propria dei Maestri del XX secolo. Infatti, al passaggio dal XIX al XX secolo, grazie al progresso tecnologico dei processi produttivi avvenuto soprattutto nel settore industriale (secondario), e che ha poi avuto funzione di traino per quello agricolo (primario), oltre che per quello dei servizi (terziario), la società ha beneficiato di una migliore produttività, oltre che di un maggiore profitto economico-finanziario, incassato dalla classe imprenditoriale. Accanto a questi vantaggi, correlati al binomio progresso più profitto, le società moderne –industrializzate– hanno poi dovuto subire le conseguenze dell’inquinamento dell’ambiente, per la diffusione di agenti nocivi per la salute, derivati da materie prime, da prodotti finiti, da materiali di scarto. Queste sono gli agenti eziologici della Patologia Ambientale, l’esatto contrario dell’Environmental health degli autori anglosassoni: lo scotto che è pagato dall’homo sapiens per aver insudiciato il mondo. In queste poche parole s’è completato il quadro delle argomentazioni del titolo nella presente nota: progresso-profitto-salute. Del resto, la consapevolezza dei rischi ambientali è lo strumento più valido nel “tiro alla fune” tra malattia e morte anticipata, da un lato, e salute e benessere, dall’altro. Proprio da queste finalità è dipesa l’impostazione didattica della Patologia ambientale, preferita a quella generale, da parte del primo autore. In corso d’opera, egli aveva imparato le malefatte sanitarie, oltre che imprenditoriali, di una preziosa materia prima industriale: l’asbesto. Poi, sul finire dell’attività didattica (2006), ebbe la ventura d‘incontrare -casualmente- la Sensibilità Chimica Multipla(SCM o MCS), espressione di una miriade d’inquinanti nocivi. Infine, in tempi recenziori, incontrò, insieme con i grandi e innegabili vantaggi, anche i rischi connessi con l’impiego e la diffusione della telefonia mobile. Ha quindi imparato, studiando con cura la materia per insegnarla adeguatamente, che anche i veleni ambientali sono frequentemente compresenti con molti altri, non ci colpiscono mai uno per volta, e che tale situazione comporta un effetto di sinergismo e di potenziamento tossicologico. Perciò, dopo il TFR, dedicandosi a un’operosa vecchiaia, nel passare dalla didattica istituzionale alla divulgazione, ha pubblicato “La triade interattiva” di Giancarlo Ugazio (Aracne, Ariccia (Roma), 2013, ISBN 978-88-548-6172-5). Nel capitolo IV, ripreso integralmente nella presente nota, sono riportati i dati scientifici allora
  • 5. 5 noti sui Campi ElettroMagnetici (CEM). In aggiunta, particolare attenzione fu dedicata alla segnalazione di Renzo Tomatis sul malcostume di molti produttori delle strumentazioni per la telefonia mobile di occultare con malizia i relativi rischi per la salute. Il fondatore dello IARC affermava: “La tattica era quella di elevare il rumore di fondo, ossia creare confusione, pubblicando risultati contrastanti e contraddittori, in modo da iniettare dubbi sulla validità di dati scomodamente positivi. Trincerandosi dietro la difesa del rigore scientifico si mettevano in discussione dati sperimentali di tumori indotti nei topi: come trasferirli all’uomo? Una confusione che finiva per ritardare un accordo sulle decisioni da prendere per mettere in atto una prevenzione efficace”. In seguito, le conoscenze scientifiche sono molto progredite, tanto da fornire il copioso materiale illustrato nel capitolo XII di “Patologia Ambientale, Passato-Presente-Futuro” di Giancarlo Ugazio (App 501, ONA, Roma, 2017, ISBN 978-88-99182-19-9). La presente nota beneficia dall’inserimento integrale anche di queste informazioni. Tra esse, appaiono particolarmente interessanti, in positivo, quelle derivate dalle ricerche di M. Redmayne & Olle Johansson, sulla demielinizzazione degli assoni e, in negativo, quelle che testimoniano la non attendibilità di molti personaggi con le mani in pasta nell’affare nocività/sicurezza delle apparecchiature per la telefonia mobile (cfr Associazione Vallisoletana, Conflitto d’interessi tra OMS e privati), oltre al lavoro di J. D. Oetting & T. Jen sui MUOS, e a quello di D.O. Carpenter sui danni da contatori intelligenti. MUOS e Smart Meters sono particolarmente rilevanti, quanto al rischio di esposizione occulta a CEM, giacché i satelliti del primo settore –per il controllo del potenziale nemico- ci volano sul capo 24 ore su 24, mentre tutti i consumatori di energia elettrica, di gas combustibile, di riscaldamento domestico, convivono con tali misuratori per la conoscenza dei venditori, al fine dell’addebito. L’aspetto più increscioso dell’esistenza di tutti questi marchingegni sta nella possibilità che il danno biologico, nel lungo periodo, sia dato dalla sommatoria –come body burden e nel tempo- di tutte le esposizioni, con gli effetti del sinergismo e del potenziamento detti in precedenza. Da ultimo, proprio in questi tempi, il progresso sta per ammannirci un altro manufatto che aggiungerà altra paglia sul fuoco delle emissioni di CEM: si tratta dell’automobile ibrida che, secondo i produttori, oltre ai creduloni scemi, non inquina. È certo che essa non inquini, perché non diffonde particelle aerodisperse, però emette campi elettromagnetici, quanto basta per nuocere alla salute e al benessere degli esseri umani. Del tutto di recente, il primo autore è venuto a conoscenza per merito della Rete Electrosmog-Free Italia, fondata da Giorgio Cinciripini, dei più recenti pensieri di Olle Johansson –in lingua inglese- sul più recente, e performante, miracolo del progresso tecnologico della telefonia mobile, lo standard 5 G, che è in fieri. Al primo estensore della presente nota è sembrato opportuno, a beneficio dei consumatori del Bel Paese, che questa materia –tanto immediata,
  • 6. 6 quanto importante- fosse trasferita nel nostro idioma. Pertanto, al capitolo XII di Patologia Ambientale (Sezione II) fa seguito il pezzo che riporta le ultime pertinenti domande di Johansson, che sono il miglior connubio tra profondità scientifica e buon senso, proprio quel buon senso al quale è intitolata l’Istituzione diretta dal Nostro, ora pensionato, che sta spendendo magnificamente la sua operosa vecchiaia. Senza voler sopraffare la libertà di scelta dell’eventuale lettore, alcune considerazioni di Johansson. potrebbero essere considerate dei veri importanti warning. Tra l’altro, egli dice: “Però, suppongo che la forza trainante, come spesso accade, sia l'avidità di denaro, non il bisogno.” ….. “Io, come scienziato, non sono qui per promuovere il profitto o il guadagno economico, ma solo per "agevolare e proteggere" la salute umana.” …..”i segnali del telefono cellulare e WiFi possono anche influenzare la barriera emato-encefalica e aprire l’ingresso di molecole tossiche nel cervello, ….. sono stati trovati gravi effetti sulla fertilità.“ …. “Ogni anno oltre 25.000 europei muoiono prematuramente a causa della resistenza agli antibiotici. ….. Si calcola che, entro il 2050, siano circa 10.000.000 gli esseri umani colpiti in tutto il mondo, e nessuna di queste due stime ha preso in considerazione le scoperte di Taheri et al., quindi i dieci milioni possono facilmente diventare 7.600.000.000 .“ ….. “ˇLe api, gli uccelli e gli esseri umani non sono bambole di plastica piene di liquido e noi non siamo macchine tecniche.” ….. “Possiamo perdere il vecchio, ma non il giovane!”….. “Questa nuova "demenza" causa un deterioramento delle capacità cognitive osservate più comunemente in persone che hanno subito un trauma cranico o una malattia psichiatrica. Gli esperti accusano le console di gioco e i telefoni cellulari come i responsabili di questa preoccupante tendenza.”….. “Cosa capita, quando, 24 ore su 24, ovunque noi siamo, permettiamo a noi stessi e ai nostri figli di essere usati come cavie, irradiati da tutto il corpo (a livelli di esposizione colossali!) Per il resto della nostra vita?"….. “Il gigante assicurativo britannico Lloyd's -insieme con altre compagnie di assicurazione e riassicurazione- ha lanciato una mossa molto accorta: i danni alla salute dovuti all'esposizione diretta o indiretta alle radiazioni elettromagnetiche del nostro mondo moderno pieno di gadget non sono più coperti dalle loro polizze assicurative.” ….. “gli esseri umani, per lo più, si limitavano a parlarne, mentre le formiche e le api fuggono dal campo!” ….. “l’acronimo CCD vuol proprio dire Colony Collapse Disorder.” Johansson, come sempre, supporta tutte le sue delucidazioni citando fedelmente le voci bibliografiche pertinenti, che sono offerte dalla letteratura scientifica, e che sono consultabili da qualunque lettore curioso e diffidente. A questo punto, dulcis in fundo, dopo il pezzo dello scienziato svedese, è opportuno inserire ciò che ci dice l’enciclopedia libera Wikipedia, a proposito dell’innovazione tecnologica 5 G. Tra l’altro, oltre ai dati prettamente tecnici, tale fonte dedica circa diciotto righe (in corpo 14, su un totale di 25 pagine) alla voce “POSSIBILI EFFETTI SULLA SALUTE UMANA”. Questa laconicità ha il potere di
  • 7. 7 terminare la presente nota, ma fa andare il pensiero di chiunque, con verosimiglianza, alla citazione originale della tecnica che è messa in atto dal produttore dei gadget, criticata tanto efficacemente, in esordio, da Renzo Tomatis. In coda a tutte queste informazioni il primo autore ha ritenuto utile citare il Prof. Yoshiaki Omura, che lavora presso la scuola Medica della Columbia University di New York, incontrato di persona al 27° e al 29° Simposio internazionale Annuale di Agopuntura e di Elettroterapia, di cui egli era Chairman, rispettivamente nel 2011 e nel 2013, per l’importanza pratica, per la salute, delle raccomandazioni di Y. O. sull’uso del telefono cellulare: Yoshiaki Omura et al., Acupuncture and Electro-therapeutics Res., Int. J. 38, 36-76, 2013. ….. Risultati e discussione ….. Valutazione dei CEM provenienti da telefoni cellulari, da computer, da forni a micro-onde, da automobili ibride (combinazione di motori elettrici e a carburante). Per finire, è conveniente segnalare anche l’ipotesi di De-Kun Li, epidemiologo, secondo la quale, l'abitudine dei giovani di portare i loro telefoni cellulari nelle tasche anteriori o posteriori dei loro jeans potrebbe stare alla base dell’innesco e della promozione di tumori del colon e del retto, sezioni dell’apparato gastroenterico –con una mucosa in grande rinnovo proliferativo- situate nella loggia addominale in prossimità del posizionamento del cellulare nelle tasche dei jeans. Una situazione a rischio analoga sta nell’aggancio del telefono cellulare a una bretella del reggiseno, per la donna. La borsetta per la donna, così come il borsello per l’uomo, sono i manufatti che meglio potrebbero svolgere la funzione di custodia e/o di deposito del telefono cellulare, riducendo al minimo i livelli d’esposizione ai CEM e, ovviamente, al lordo di un’ingombrante massa di cancelleria + portamonete + cosmetici + ogni altro tipo di effetti personali.
  • 8. 8 1. C.E.M. - CAMPI ELETTROMAGNETICI 1.1 CEM / EMF Campi ElettroMagnetici / ElectroMagnetic Fields Giancarlo Ugazio, La triade interattiva, Capitolo IV Il telefono cellulare nasceva esattamente quaranta anni orsono. Era il 3 aprile 1973 quando fu fatta la prima chiamata con un prototipo di telefono cellulare, il Dyna-Tac. Si trattava di un aggeggio piuttosto primitivo, rispetto agli standard odierni. Pesava circa 1130 g, era privo di display, ed era alimentato da una batteria con autonomia di 35 minuti, cui occorrevano più di dieci ore per la ricarica. Lo maneggiava l’ingegnere americano Martin Cooper, della società di elettronica Motorola che, da una strada di Manhattan, stava chiamando il direttore di ricerca dei Bell Laboratories (AT&T). Rispetto ai telefoni d’automobile del tempo, queste caratteristiche tecniche, sebbene ancora limitate, rappresentavano un notevole miglioramento, quanto a peso e a consumo energetico, grazie all’impiego del transistor. Per comunicare, il Motorola DynaTac si collegava con una stazione ricevente situata a New York, la quale poi instradava la telefonata lungo le normali linee telefoniche. Motorola è stato il primo realizzatore di un telefono portatile e della stazione ricetrasmittente in una “cellula”. Però il principio, e lo sviluppo, della rete cellulare si deve a Bell Laboratories dell’AT&T, che nel 1968 avevano proposto un sistema basato sulla suddivisione del territorio in una serie di “celle” grossolanamente esagonali, ognuna con una stazione ricetrasmittente. Il primo servizio pubblico di telefonia cellulare si avrà nel 1979 in Giappone e negli USA, a Chicago. In questa rete ciascuna stazione era collegata attraverso normali linee telefoniche a un centro di commutazione per le telecomunicazioni mobili, che aveva il compito di dirigere il traffico. Questa, in sintesi, è la storia degli esordi del telefono cellulare. I risultati del successivo progresso tecnologico sono sotto gli occhi di tutti i contemporanei, di cui moltissimi, parecchi milioni in tutto il mondo, ne sono acquirenti e utilizzatori, talora accaniti, per scelta volontaria o inopinatamente. In questo primo settore vanno posti tutti quelli che usano il magico-provvidenziale strumento di comunicazione per lavoro oppure come espressione di scelte della vita di relazione, con un impiego molto prossimo alle ventiquattro ore quotidiane su ventiquattro. Per esempio, chi si corica con il cellulare sotto il cuscino è certamente tra questi. Però ci sono anche cittadini che senza volerlo o saperlo, abitano o lavorano in edifici sui cui tetti sono state istallate antenne per la rice- trasmissione della telefonia mobile. Si tratta d’istallazioni per cui i gestori del servizio versano un corrispettivo pecuniario alle amministrazioni condominiali, i
  • 9. 9 cui condomini traggono apprezzabili e graditi vantaggi economici. I campi elettromagnetici della telefonia mobile coesistono e si sommano con quelli che derivano dalle reti, domestiche e ambientali, per la distribuzione dell’energia elettrica. Qui di seguito è presentata una figura che illustra lo spettro delle onde elettromagnetiche che ci circondano naturalmente oppure derivate dagli impieghi civili nel mondo d‘oggi. FIG. 1 Campi elettromagnetici e radiazioni, radiazioni visibili e radiazioni ionizzanti. Tabella originale di Kheifets et al. (2005), riportata da Figà Talamanca et al. (2012), tradotta da Ugazio (2013). Dal 1979 in poi, anno delle prime applicazioni commerciali della telefonia mobile in Giappone e in USA, è stato realizzato un immenso progresso, sia tecnologico, sia commerciale, a sviluppo globalizzato in tutto il mondo. Perciò, nel bene e nel male, tutti i vantaggi, così come tutti i rischi, legati all’impiego della telefonia mobile, sono inveterati, ormai in campo, attorno a noi, da più di un trentennio. Tralasciamo gli aspetti commerciali del businnes materia propria degli operatori tecnologico-commerciali, ma consideriamo gli aspetti sanitari della rivoluzione industriale connessa con la telefonia mobile. La migliore presentazione di questo quadro, ambientale e di costume, si deve a Figà Talamanca et al. (2012). Questi autori affermano, tra l’altro: storicamente, molte innovazioni tecnologiche sono state diffuse senza valutare in anticipo le loro possibili conseguenze negative per la salute umana e l’ambiente. Basta ricordare: la scoperta e l’utilizzo delle radiazioni ionizzanti, la diffusione globale dell’amianto, l’introduzione della benzina al piombo, l’applicazione incontrollata di antiparassitari, ecc. La scoperta, spesso tardiva, che un prodotto utile e già diffuso possa essere dannoso per la salute o per l’ambiente, difficilmente è accettata sia dal produttore, ma anche dal consumatore.
  • 10. 10 I produttori, in molti casi, hanno cercato di contrastare l’evidenza commissionando ricerche a esperti di parte, mentre i consumatori, spesso per mancanza d’informazione, comodità o abitudine, ignorano il rischio per molto tempo. Il caso della telefonia mobile può essere considerato un pò diverso dagli esempi citati per due ragioni: primo perchè la tecnologia usata era già nota, pur in ambienti diversi, e considerata generalmente non nociva. In secondo luogo, i pochi studi condotti dai produttori stessi e da gruppi di ricercatori indipendenti, non hanno fornito evidenza conclusiva e univoca sui possibili danni alla salute. Di conseguenza, l’utilizzatore medio oggi continua a usare il suo cellulare tranquillamente, basandosi sulla convinzione che un prodotto venduto liberamente e usato da tutti non possa recare danni alla salute. Quello che forse i cittadini non sanno è che il telefono cellulare non è sottoposto a una valutazione per possibili rischi da parte delle autorità sanitarie, come avviene nel caso dei farmaci e degli alimenti. Per i cellulari, come per tutti gli apparecchi elettrici, la responsabilità di rischi e danni alla salute resta all’industria, che ha l’obbligo di non immettere nei mercati prodotti pericolosi. Così la vendita dei cellulari, dal momento della loro introduzione nel mercato a oggi è cresciuta vertiginosamente senza impedimenti. In parallelo, la tecnologa cellulare progredisce fornendo sempre maggiori possibilità di comunicazione, ma anche a sempre maggiore esposizione a radiazioni elettro-magnetiche. Non solo per la crescita numerica degli utilizzatori e delle ore di utilizzo, ma anche perchè le migliori prestazioni del cellulare comportano maggiore potenza e maggiore assorbimento specifico (Specific Absorption Rate, o SAR), nell’organismo umano. Il telefono cellulare Motorola Razr del 2005, per esempio, comportava un SAR di 0,89. Nel 2008, l’Apple ha introdotto l’IPhone con un SAR di 0,98 e, in seguito, l’IPhone 3G, con accesso a internet, caratterizzato da un SAR pari a 1,38. È noto da studi sperimentali che le radiazioni elettromagnetiche interagiscono con gli organismi viventi, inducendo effetti biologici, anche dannosi, attraverso un incremento della temperatura dei tessuti colpiti (effetti termici) e/o attraverso interferenze elettriche sulla permeabilità della membrana delle cellule (effetti non termici). Gli effetti termici, già noti, colpiscono con manifestazioni relativamente immediate gli organi più suscettibili al calore (es. il cristallino e i testicoli) e sono specialmente associati a esposizioni con frequenze molto alte. Gli effetti non termici sono invece molteplici e aspecifici. Essi comprendono disturbi al sistema nervoso centrale con alterazione dell’E.E.G, della funzione cognitiva e comportamentale, dell‘increzione di melatonina, disturbi circolatori con incremento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, alterazioni del sistema endocrino e del sistema immunitario. Gli effetti termici e i relativi meccanismi d’azione sono abbastanza chiari. Meno noti sono i meccanismi degli effetti non termici e specialmente gli effetti a lungo termine. La ricerca sulla sicurezza dei telefoni cellulari si è perciò
  • 11. 11 focalizzata sul problema degli eventuali danni a distanza di tempo e in seguito a prolungato uso tra adulti e, più recentemente, tra bambini. I primi studi epidemiologici, basandosi su esposti su un limitato numero di anni, non potevano fornire risposte affidabili sugli effetti a lungo termine. Gli studi più recenti, e più accurati, sono più informativi su questi effetti, anche se non conclusivi. Questi autori, molto opportunamente, nel considerare i potenziali rischi per la salute umana collegati con la telefonia mobile, fanno riferimento, come paragone, alla diffusione globale dell’asbesto dall’inizio del XX secolo, alla diffusione del tetraetile di piombo come additivo antidetonante nel carburante dei motori a scoppio, all’esplosione dell’industria automobilistica, infine all’uso dei pesticidi nel settore produttivo primario, nel periodo successivo agli anni 1950. Anzitutto, a questo proposito, è utile richiamare all’attenzione dei lettori due precedenti, con caratura sociale ed etica, che hanno avuto come oggetto gli agenti eziopatogenetici di condizioni cliniche che fanno parte alla triade interattiva del presente lavoro: le patologie da asbesto e la perdita di tolleranza da veleni chimici (TILT o SCM). È solo doveroso tener conto che, in entrambe le circostanze, gli agenti patogeni sono maneggiati e diffusi, prima, durante e dopo, la produzione, l’uso e lo smaltimento dei beni di consumo, dagli insediamenti produttivi dell’imprenditoria. Del resto, dopo il Rapporto Flexner del 1910, la medicina omeopatica del tempo è stata trasformata in allopatica, anche del tutto prona alla compiacente collaborazione con i comandamenti dell’imprenditoria motivata dal profitto - più che dalla tutela della salute - identificabile nei poteri forti globalizzati. Preclari esempi di quest’andazzo funesto sono denunciati da Purchase (2004), in un ventaglio generale di medicina fraudolenta, da Lilienfeld (1991) e da Abrams (1992) per l’occultamento dei rischi dell’asbesto (Ugazio, 2013, Capitoli I, II, III, V, e Appendice VI). Nello specifico della SCM, lo stato dell’arte è illustrato chiaramente nella Monografia MCS-II (Ugazio, 2009). Ciò che è avvenuto nel passato e che avviene tuttora per occultare gli effetti biologici dei C.E.M. non richiede una storia da elaborare di bel nuovo, basta citare un pezzo significativo scritto da Tomatis (2008): “La tattica era quella di elevare il rumore di fondo, ossia creare confusione, pubblicando risultati contrastanti e contraddittori, in modo da iniettare dubbi sulla validità di dati scomodamente positivi. Trincerandosi dietro la difesa del rigore scientifico si mettevano in discussione dati sperimentali di tumori indotti nei topi: come trasferirli all’uomo? Una confusione che finiva per ritardare un accordo sulle decisioni da prendere per mettere in atto una prevenzione efficace”. D’altra parte ricercatori finanziati da una grande ditta produttrice di telefoni cellulari (Maier et al., 2000) hanno affermato che “l’unico rischio accertato
  • 12. 12 consiste nell’uso del cellulare durante la guida dell’automobile”. È indubbio che chi si distragga usando questo mezzo di comunicazione mentre è alla guida di un automezzo corre un rischio aggiuntivo d’incidente, ma questo fatto non può escludere tutto il resto che gli scienziati imparziali, scevri da conflitto di interessi, hanno dimostrato oggettivamente; a meno che non faccia comodo – a chi compra e a chi si vende - che prevalga la congiura del silenzio (cfr. Appendice VI, Ugazio 2013). Riguardo agli effetti biologici, non sempre innocui, talora patogeni, dei C.E.M., Figà Talamanca et al. (2012) hanno compilato un quadro dettagliato e piuttosto completo, come riferito sopra. Inoltre, la consultazione dei dati scientifici pubblicati da Levis (2003 & 2006), uno scienziato scevro da conflitto d’interessi, pecuniari e/o d’immagine, arricchisce considerevolmente il nostro patrimonio di conoscenze su questo importante problema sanitario. Testualmente, essi ci insegnano: EFFETTI GENETICI, EMBRIOTOSSICI, TERATOGENI E CANCEROGENI DELLE RADIOFREQUENZE E DELLE MICROONDE SU SISTEMI SPERIMENTALI DI LABORATORIO E SULL’UOMO. La dimostrazione della capacità di manifestare effetti genetici (alterazioni strutturali o funzionali del DNA, effetti a livello cromosomico, vere e proprie mutazioni geniche) da parte di agenti chimici e fisici, definiti per questa loro proprietà “genotossici”, è importante non solo perché tali effetti, se prodotti su cellule germinali, possono dare luogo a conseguenze di per sé particolarmente gravi (semi-sterilità, sterilità, aborti spontanei, malformazioni embrionali, mortalità perinatale, malattie ereditarie a base genica o cromosomica), ma anche perché un danno genetico a livello di cellule somatiche può rappresentare l’inizio del processo di trasformazione neoplastica. Infatti, per una vasta categoria di cancerogeni fisici (radiazioni ultraviolette, radiazioni ionizzanti) e chimici (p. es. idrocarburi aromatici policiclici, amine aromatiche, benzene, cloruro di vinile, molti metalli, diversi coloranti aromatici, erbicidi, conservanti, ecc.) il danno genetico somatico costituisce il meccanismo di “iniziazione” cancero-genetica, che è solo la prima tappa del processo di trasformazione neoplastica. Infatti, alla fase d’iniziazione fanno seguito vari altri processi, come la “promozione”, cioè la facilitazione dello sviluppo della cellula trasformata, la “progressione” che permette alle cellule, definitivamente trasformate in senso neoplastico, di espandersi nella sede di origine, e la “metastasi”, cioè la diffusione delle cellule trasformate e la loro capacità di moltiplicarsi in sedi diverse da quella in cui si sono formate. Gli effetti embriotossici, che possono dare luogo a malformazioni embrionali (teratogenesi) alla base delle quali, a volte, può anche esserci un danno genetico, sono importanti per le gravi conseguenze che provocano di per sé, e vengono messi in evidenza grazie ad opportuni sistemi sperimentali
  • 13. 13 animali, ai fini di una valutazione dei possibili rischi embriotossici per la popolazione umana. Infine i test di cancerogenesi sull’animale (in genere roditori), nonostante la difficoltà dei trattamenti sperimentali, l’alto costo per l’elevato numero di animali da impiegare e i tempi di esecuzione particolarmente lunghi (non meno di 4-5 anni, tenuto conto della vita media delle specie utilizzate e della necessità di valutare l’eventuale presenza di tumori solo dopo la morte naturale degli animali), restano comunque, tra tutti i sistemi di laboratorio, quelli a più alto valore predittivo ai fini dell’estrapolazione di un possibile rischio cancerogenetico per l’uomo. EFFETTI GENETICI DELLE RADIOFREQUENZE E MICROONDE. In una review di alcuni anni fa (Goodman et al., 1995) sugli effetti dei CEM a livello cellulare e molecolare, che comprende anche alcune sezioni dedicate all’azione genotossica vera e propria dei CEM, sono sottolineati alcuni aspetti peculiari di tale azione. Secondo gli Autori l’evidenza già allora disponibile suggerisce che i processi cellulari possono essere influenzati anche da CEM particolarmente deboli, privi di effetto termico ma capaci comunque di produrre perturbazioni dell’omeostasi cellulare, con conseguenze a volte reversibili, altre volte irreversibili, come avviene nella promozione tumorale che i CEM sembrano in grado di esercitare alla presenza di agenti iniziatori primari della cancerogenesi. Viene anche rilevato che anche le piccole perturbazioni provocate dai CEM producono sempre reazioni piccole ma misurabili, ma che tuttavia la relazione tra la reazione cellulare e lo stimolo EM applicato non è né semplice né lineare. In molti casi sembra esservi un livello “soglia” dello stimolo EM, di sotto al quale non c’è risposta e sopra del quale la risposta aumenta, raggiungendo rapidamente un livello di saturazione. Oltre a questo, la risposta non aumenta ulteriormente, anche se aumentano l’intensità del CEM o il tempo di esposizione. In altri casi sembrano esserci invece delle “finestre” (windows), cioè degli intervalli di frequenza o d’intensità, al di fuori dei quali non c’è risposta biologica, oppure, se c’è, è di segno opposto a quella che si osserva nell’ambito dell’intervallo efficace. Nell’insieme, questi aspetti della relazione dose-risposta rendono il modello di meccanismo d’azione biologico dei CEM molto complesso. È sembrato utile ricordare questa interessante osservazione concernente l’azione biologica dei CEM perchè, negli anni successivi, è stata ripresa, sviluppata e documentata con dati sperimentali nuovi da vari autori, in particolare da Hyland. Per quanto riguarda gli effetti genetici veri e propri dei CEM, gli Autori della review (Goodman et al., 1995) affermando che i dati su sistemi in vivo e in vitro sono concordi nel mostrare che i CEM alterano la trascrizione del DNA e quindi l’espressione dei geni, mentre i dati relativi ad alterazioni della replicazione del
  • 14. 14 DNA sono contradditori. Perciò, se l’esposizione ai CEM è in qualche modo associata a un aumento del rischio di cancro, questo dovrebbe aver luogo principalmente mediante un meccanismo di promozione piuttosto che d’iniziazione tumorale. Ci sono poi due review più recenti dedicate esclusivamente alla genotossicità delle RF e MO, la prima delle quali (Brusick et al., 1998), finanziata con fondi dei gestori della telefonia mobile (Wireless Technology Research), conclude affermando che “i risultati di più di 100 studi suggeriscono che le RF non producono direttamente effetti mutageni e che i pochi effetti genotossici osservati dopo esposizioni a CEM ad alta frequenza e di forte intensità sono prevalentemente dovuti a ipertermia, anche se sembrano esserci alcuni effetti indiretti sulla replicazione e la trascrizione dei geni in condizioni di esposizione tali da non provocare un significativo rialzo termico”. Va posto l’accento sul fatto che anche i molti lavori sperimentali finanziati dai gestori della telefonia mobile hanno invariabilmente prodotto risultati negativi: così quelli del gruppo che fanno capo a Malyapa (Malyapa et al., 1997a, Malyapa et al., 1997b). e a Vijayalaxmi (Vijayalaxmi et al., 2001.), anch’essi finanziati dalla Motorola Inc., che non documentano alcuna evidenza di danni al DNA e ai cromosomi dopo irradiazione di cellule di mammifero in vitro con MO a varie frequenze (835, 847, 2450 MHz), quello di Fritze et al. (Fritze et al., 1997), pure finanziato dalla Motorola Inc, che non mostra effetti delle frequenze tipiche del sistema GSM (attorno a 1 GHz) sulla trascrizione di vari geni nel cervello di topo, e quelli finanziati entrambi dalla Wireless Technology Research, di Phillips et al. (Phillips. et al., 1999,) e di Vasquez et al. (Vasquez. et al., 1999), i quali non trovano evidenze né di danni al DNA in leucociti umani in vitro, né di mutazioni geniche in batteri e in cellule di topo, nè di alterazioni cromosomiche in linfociti umani dopo irradiazione con MO (837 e 1900 MHz). Molto diversa è la panoramica sugli effetti genotossici delle RF e MO che si ricava dall’altra review (Verschaeve & Maes 1998) e da molti altri lavori sperimentali “indipendenti”, non considerati perché successivi o comunque non commentati in tale review. I dati di genotossicità possono essere suddivisi, secondo il tipo di effetto genetico osservato, in alcuni sottogruppi. ALTERAZIONI STRUTTURALI E FUNZIONALI DEL DNA. Diverse ricerche hanno dimostrato la capacità che hanno le MO, in particolare quelle di frequenza elevata (2.450 MHz, che è la frequenza utilizzata nella telefonia cellulare UMTS) di provocare danni strutturali al DNA in cellule di mammifero trattate in vitro e in cellule ricavate da vari organi di animali irradiati in vivo, anche quando la temperatura è mantenuta entro i normali limiti fisiologici. Per esempio, già nel 1994 era stato segnalato che nelle cellule del
  • 15. 15 cervello e del testicolo di ratti esposti a MO (2.450 MHz; 1mW/cm2 , che è la dose fissata dall’ICNIRP quale limite di sicurezza per le esposizioni di breve durata delle popolazioni umane) il DNA viene significativamente frammentato (Sarkar et al., 1994). In seguito, soprattutto il gruppo che fa capo a Lai ha ripetutamente confermato quest’osservazione: nelle cellule del cervello di ratti esposti a MO continue o pulsate di bassa intensità (2.450 MHz; SAR=1,2 W/Kg) il DNA subisce rotture sia della singola sia della doppia elica, senza differenze quantitative tra i due tipi di onde EM, e con un chiaro rapporto dose-effetto (Lai & Singh 1995, Lai & Singh, 1996.). Gli Autori ritengono che tali rotture, che possono rappresentare la base molecolare per l’induzione di alterazioni cromosomiche o di altre modificazioni genetiche, siano prodotte dall’effetto diretto dell’energia EM delle MO sulle molecole di DNA e/o dall’inibizione dei meccanismi di riparazione dei danni al DNA nelle cellule del cervello. Questi Autori hanno anche dimostrato che le rotture del doppio filamento sono ridotte di numero se gli animali sono trattati con naltrexone (un antagonista degli oppioidi) subito prima dell’esposizione alle MO: questi dati supportano l’ipotesi che le RF/MO siano in grado di attivare gli oppioidi endogeni al cervello dando luogo a una varietà di effetti biologici (Lai 1992, Lai H. & Singh 1997). Infine, un lavoro fondamentale, sempre di Lai e Singh (Lai & Singh, 1997), ha dimostrato che, se i ratti sono trattati immediatamente prima o dopo l’esposizione a MO, con melatonina o PBN (butilfenilnitrone), che sono due sostanze attive come “scavengers” (“spazzini”), cioè catturatori di radicali liberi, l’azione di rottura del DNA da parte delle MO viene bloccata. Questo conferma l’ipotesi che la produzione di radicali liberi sia alla base del danno cerebrale provocato dalle RF/MO. Tutte queste osservazioni sono di particolare importanza perché l’accumulo di danni al DNA nelle cellule del cervello potrebbe essere alla base di varie malattie neurodegenerative, per le quali è già stata stabilita una correlazione con le esposizioni a CEM di bassissima frequenza (ELF, Comba et al., 1995; Lagorio. et al. 1998).) e di tumori da RF e MO oltre che da ELF (Comba, 2001; Ahlbom, 2000.), mentre un eccesso di radicali liberi nelle cellule è stato dimostrato essere la causa di una varietà di disturbi nell’uomo. Diversi dati recenti dimostrano inoltre che anche la funzionalità del DNA può essere alterata dalle MO. Tra gli altri, di particolare rilievo sono i dati recenti di de Pomerai sull’attivazione da parte di MO (750-1000 MHz) di alcuni geni in un verme Nematode, pubblicati per la prima volta su Nature. Sono state anche formulate ipotesi circa il meccanismo mediante il quale i CEM stimolano la trascrizione genica (Blank & Goodman, 1997); come avviene sulle membrane cellulari, dove l’effetto del segnale EM sugli enzimi di membrana (Na, K – ATPasi) dipende dall’interazione tra i CEM e le cariche mobili sulle molecole enzimatiche, anche sul DNA l’attivazione genica potrebbe dipendere da
  • 16. 16 un’interazione diretta tra i CEM e i grossi flussi di elettroni, mobili entro i piani sovrapposti delle basi azotate nella doppia elica del DNA. EFFETTI CITOGENETICI Gli stessi Autori della review già citata (Verschaeve e Maes) hanno condotto ricerche in questo settore, dimostrando che MO di diversa frequenza sono in grado di indurre aberrazioni cromosomiche e scambi tra cromatidi fratelli (un particolare tipo di modificazione della struttura del cromosoma che implica l’intervento dei meccanismi di riparazione dei danni al DNA, e che quindi è anche indirettamente un indicatore di danno al DNA) in cellule di mammifero coltivate in vitro. Per esempio, in colture di linfociti umani esposte a MO (2.450 MHZ) a una temperatura mantenuta rigorosamente costante per mezzo di “probes” collegati al microcomputer che regola l’irradiazione, è stato verificato un netto aumento della frequenza di aberrazioni cromosomiche, compresi cromosomi dicentrici e frammenti acentrici (Maes et al., 1993). Inoltre, esponendo “in situ” campioni di sangue umano alle MO (954 MHz) emesse da un’antenna GSM nelle prossimità di una stazione radio-base, e mettendo poi in coltura i linfociti così irradiati, alla presenza di mitomicina-C (MMC, un agente chimico capace di danneggiare il DNA), si osserva un effetto sinergico, cioè moltiplicativo e non semplicemente additivo tra MO e MMC, molto riproducibile, rappresentato da un aumento della frequenza di scambi tra cromatidi fratelli (Maes et al., 1996). Un effetto sinergico dello stesso tipo, anche se meno evidente, è stato osservato dopo irradiazione di sangue umano intero con MO (935,2 MHz), sulla base dell’aumento della frequenza di tre parametri (aberrazioni cromosomiche classiche, scambi tra cromatidi fratelli e rotture del DNA per mezzo del “test cometa”) nei linfociti coltivati alla presenza di MMC (Maes et al., 1997.). Infine, un’azione sinergica, tra RF/MO e agenti chimici genotossici (adriamicina, proflavina, etilmetanosulfonato), che sostiene indirettamente le osservazioni sulla capacità delle MO di amplificare l’effetto di alcuni agenti tossici cancerogeni per l’uomo, è stata osservata da vari altri autori e anche rivista da Verschaeve e Maes (1998). Tra gli altri lavori che hanno evidenziato la capacità delle MO di indurre alterazioni cromosomiche in cellule di mammifero in vitro, oltre a quelli citati nella review di Verschaeve e Maes (1998), vanno ricordati quelli del gruppo che fanno capo a Garaj-Vrhovac. In fibroblasti di criceto cinese e in campioni di sangue umano in toto, irradiati con MO (7,7 GHz; 0,5 mW/cm2 ) è stata osservata una frequenza significativamente aumentata di particolari aberrazioni cromosomiche (cromosomi dicentrici e ad anello) e di micronuclei (masserelle di cromatina nel citoplasma di cellule non in divisione, contenenti frammenti di cromosomi prodotti in seguito a rotture cromatidiche, o cromosomiche, o d’interi cromosomi, “dispersi” nel corso della mitosi e rimasti esclusi dal nucleo) (Garaj-Vrhovac et al., 1991 ; Garaj-Vrhovac et al., 1990 ; Garaj-Vrhovac et al.,
  • 17. 17 1992): un quadro, questo, tipico dell’effetto a livello cromosomico delle radiazioni ionizzanti. Particolarmente interessante e di notevole rilievo per le possibili estrapolazioni per quanto riguarda il rischio di danno genetico in condizioni reali di esposizione a MO, come possono essere quelle occupazionali o residenziali per le popolazioni umane, sono i dati che riguardano l’aumento significativo delle aberrazioni cromosomiche (rotture e frammenti privi di centromero, traslocazioni, dicentrici, aneuploidie e poliploidie: ancora un quadro citogenetico tipico delle radiazioni ionizzanti) in un gruppo di 50 lavoratori esposti a MO in ambiente occupazionale, rispetto a un campione di soggetti non esposti (Garaj-Vrhovac et al., 1987). Tali alterazioni, secondo gli autori, indicherebbero una connessione tra esposizione occupazionale prolungata alle MO e induzione di mutazioni in cellule somatiche, con tutte le conseguenze che ciò può avere sull’iniziazione del processo cancerogenetico. In un lavoro successivo Garaj (Garaj-Vrhovac, 1999) ha confermato la capacità delle MO (1.250-1.350 MHz; 10-20 mW/cm2 pari a 6-9 V/m) di indurre micronuclei e di alterare il ciclo mitotico nei linfociti ottenuti dal sangue di dodici soggetti professionalmente esposti (poliziotti e militari addetti ai radar), confermando i dati sull’aumento di micronuclei in soggetti esposti professionalmente a MO, già descritti in precedenza (Fucic et al., 1992). Di grande interesse è anche l’osservazione di Balode (1996) di un aumento di micronuclei negli eritrociti periferici ottenuti da campioni di sangue di bovini allevati in una fattoria nella zona della stazione a RF (154-162 MHz) di Skrunda in Lituania, perchè questi bovini hanno la stessa esposizione della popolazione che vive in quell’area. E molto interessanti sono anche i lavori del gruppo di ricercatori che fa capo a Kundi. Questi hanno preso lo spunto da un vecchio articolo (Heller & Teixeira, 1959), pubblicato su “Nature”, che aveva segnalato un aumento significativo di aberrazioni cromosomiche (ancora una volta del tipo di quelle prodotte dalle radiazioni ionizzanti) in cellule vegetali (apici radicali di aglio) irradiate in vitro con RF (dell’ordine dei MHz). Kundi e i suoi collaboratori hanno pensato di utilizzare un classico test di danno citogenetico (induzione di micronuclei in cellule di Tradescantia), esponendo “in situ” le cellule vegetali in questione a RF (10-21 MHz), emesse da antenne di vario tipo e di diversa potenza, nelle prossimità (200 m; 1-3V/m) di una stazione radiotrasmittente, trovando in ogni caso incrementi significativi della frequenza di micronuclei rispetto ai controlli di laboratorio (Haider et al., 1994). In seguito Kundi, commentando questi dati, ha posto l’accento su come essi siano stati ottenuti a intensità di CEM troppo basse (1-3 V/m, v. sopra) per causare un effetto termico e, sulla base di queste e di altre osservazioni presenti nella letteratura, ha proposto per la tecnologia GSM un valore di cautela di 1 mW/m2 (0,614 V/m), che
  • 18. 18 è lo stesso valore indicato dai firmatari della risoluzione finale al Congresso Internazionale di Salisburgo del 2003. Importanti e in accordo con i dati sopra descritti sono infine i risultati positivi ottenuti sul topo nel classico test dei letali dominanti e in quello delle anomalie dello sperma dopo irradiazione con MO (2.450 MHz) (Goud et al., 1982 ; Manikowska-Czerska et al., 1985), che confermano il rischio di grossi danni cromosomici, oltre che di danni al DNA, connesso con l’esposizione a MO di questa frequenza. MUTAZIONI GENICHE Negli anni ’70 e ’80 sono state eseguite diverse ricerche sulla capacità di RF e MO di indurre mutazioni geniche nel classico test di Ames, usando ceppi diversi del batterio Salmonella typhimurium, e in altri test su batteri (Escherichia coli) e su lieviti (Saccharomyces cerevisiae), tutte con risultati negativi, rivisti da Léonard et al. (76) e da Verschaeve e Maes (1998). Pure tutti negativi sono stati i risultati, rivisti da Verschaeve e Maes (1998), delle ricerche sull’induzione da parte di RF/MO di mutazioni geniche in cellule sia somatiche sia germinali di Drosophila melanogaster e su cellule di mammifero coltivate in vitro. TRASFORMAZIONE NEOPLASTICA IN VITRO Il test di trasformazione neoplastica su cellule coltivate in vitro, nonostante alcune limitazioni metodologiche, è largamente utilizzato come test entro poco tempo e di primo livello per lo screening di sostanze chimiche dotate di possibile attività cancerogena. Questo test è stato utilizzato usando cellule di criceto irradiate con MO (2.450 MHz), in assenza o alla presenza del classico promotore tumorale TPA (estere-acetato del forbolo) e preceduto oppure seguito da irradiazione con raggi X, in esperimenti separati (Balcer-Kubiczek. & Harrison 1991). I risultati dimostrano che, mentre i CEM a MO da soli non inducono trasformazione neoplastica, l’associazione MO più TPA produce un aumento molto significativo della frequenza di trasformazione, che raggiunge un livello eguale a quello prodotto da una dose di 1,5 Gy di raggi X. La frequenza di trasformazione risulta dipendente dal livello di esposizione alle MO, ed è additiva con la frequenza indotta dai raggi X. In conclusione, questi dati indicano la possibilità che l’irradiazione a MO, pur non inducendo di per sé trasformazione neoplastica in vitro, agisca efficacemente come co-promotore e co-cancerogeno. Dati successivi (Watson et al., 1998) hanno evidenziato che, anche in assenza di un promotore tumorale, le MO (2.450 MHz) sono in grado di aumentare significativamente la frequenza di cloni trasformati in una linea di cellule coltivate in vitro, originate da endometrio uterino umano. Verschaeve e Maes (1998) avevano terminato nel 1998 la loro rassegna sui dati di genotossicità delle RF/MO affermando che “in accordo con i dati citogenetici riportati, è chiaro che molta cautela deve essere usata nel trarre qualsiasi conclusione generale sulla capacità delle RF e delle MO di indurre
  • 19. 19 danni cromosomici, effetti ereditabili e genotossici”. Questa conclusione, alla luce dei dati citati in questo paragrafo, per la massima parte non inclusi in quella rassegna, deve essere oggi aggiornata data la numerosità dei riscontri positivi riguardanti vari aspetti della genotossicità associata alle esposizioni sperimentali a RF/MO. EFFETTI SUGLI SPERMATOZOI E SULLA FERTILITÀ MASCHILE Le alterazioni morfologiche e funzionali degli spermi e la diminuzione della fertilità maschile (semi-sterilità, sterilità) possono dipendere da effetti genetici, in genere da grosse anomalie a livello cromosomico. Questi effetti sono stati studiati su roditori e i risultati, rivisti da Verschaeve e Maes (1998), mostrano che un’esposizione acuta a MO d’intensità elevata, tale da aumentare la temperatura dei testicoli, produce alterazioni dell’epitelio degli spermatociti, e di conseguenza riduce la fertilità maschile. Effetti di questo tipo sono stati osservati solo in condizioni estreme, tali da produrre sugli animali rialzi termici molto rilevanti della temperatura rettale e/o testicolare. Perciò nulla si può dire sulla possibilità che esposizioni sperimentali croniche a RF/MO di bassa intensità producano, in assenza di rialzo termico, alterazioni degli spermi e, di conseguenza, riduzione della fertilità maschile. EMBRIOTOSSICITÀ E TERATOGENESI Gli effetti embriotossici e teratogenetici sperimentali delle RF/MO sono stati rivisti da Verschaeve e Maes (1998) e da O’Connor (1999), con conclusioni ampiamente concordanti. Diversi studi hanno evidenziato effetti teratogeni delle RF/MO su animali da esperimento, accompagnati in genere da un aumento rilevante della temperatura corporea materna. Perciò, essendo ben stabilito che temperature sufficientemente elevate sono teratogene in diverse specie animali, primati inclusi, le segnalazioni concernenti le RF/MO possono essere attribuite al rialzo termico riscontrato. In realtà i dati sperimentali sulle perdite embrionali (aborti spontanei) e sulle malformazioni dello sviluppo embrionale per opera di MO sono in parte contradditori. Ciò dipende con ogni probabilità da differenze da specie a specie per quanto riguarda la termosuscettibilità: i ratti vanno incontro più facilmente a perdite piuttosto che a malformazioni embrionali, mentre in altre specie di mammiferi il rapporto tra aborti spontanei ed effetti teratogenetici varia notevolmente. Va anche detto che in questi studi sono state saggiate solo poche frequenze nell’ambito delle RF/MO e sempre a intensità elevate in trattamenti acuti, anziché in esposizioni croniche a basse intensità, come accade nella maggior parte delle esposizioni che interessano le popolazioni umane. Infatti, in tutti gli studi che hanno mostrato effetti di questo tipo, le intensità usate erano, infatti, superiori ai livelli massimi permessi per le esposizioni umane.
  • 20. 20 È stata anche rivista l’associazione tra esposizione professionale a MO e aborto spontaneo, morte perinatale e malformazioni embrionali nell’uomo: solo la frequenza di aborti spontanei è risultata significativamente aumentata in questo tipo di esposizione (Taioli, 2001). In conclusione, i dati oggi disponibili non permettono di escludere che esposizioni sperimentali a RF/MO di sotto i livelli massimi permessi possano produrre effetti embriotossici o teratogenetici. EFFETTI CANCEROGENETICI SULL’ANIMALE Gli studi cronici sull’incidenza e la progressione del cancro negli animali da laboratorio presentano molte difficoltà, già indicate in precedenza, e sono pochi i centri di ricerca in grado di condurre questo tipo di sperimentazioni in maniera rigorosa sotto tutti i punti di vista. Conviene anche in questo caso prescindere dalle rassegne e dai lavori finanziati dalle Industrie del settore, che hanno documentato invariabilmente risultati negativi, p.es. la review di Mc Cann et al. (1997) finanziata dall’Electric Power Research Institute di Oakland (Australia), o che addirittura hanno messo in evidenza una riduzione dell’incidenza di tumori dopo irradiazione degli animali con MO, alle frequenze usate nella telefonia cellulare, p.es. Imaida et al. (2000), finanziati dalla Association of Radio Industries and Business Giapponese, e Adey et al. (2000), finanziati dalla Motorola Corporation. Gli studi di ricercatori “indipendenti”, rivisti da Taioli (2001), “nel complesso sembrano indicare un effetto di promozione (da parte delle RF/MO) sul tumore della pelle, della mammella e sul linfoma, anche se i risultati non sono univoci”. Anche Verschaeve e Maes (1998), che hanno rivisto meticolosamente la letteratura in proposito, concludono che “l’evidenza di un effetto di promozione, di co-cancerogenesi o sulla progressione tumorale da parte delle RF/MO non può essere considerata conclusiva, ma tuttavia vi sono alcuni risultati positivi che sono sufficientemente indicativi da richiedere ulteriori sperimentazioni”. Uno di questi studi (Szmigielski et al., 1982.) ha evidenziato un’accelerazione dello sviluppo di tumori della pelle indotti (iniziati) su topi da un ben noto cancerogeno genotossico (benzo(a)pirene), in seguito ad irradiazione per alcuni mesi con MO (2.450 MHz), a intensità prive di effetti termici. L’altro studio, che ha avuto larga risonanza e che ancora è sempre citato come riferimento, è quello di Repacholi et al. (1997), condotto su un ceppo di topi transgenici che esprimono l’oncogene attivato “pim 1” nelle cellule linfoidi: i topi sono stati esposti a MO pulsate, identiche a quelle usate nel sistema GSM di telefonia digitale, a un’intensità eguale a quella emessa da un telefono cellulare, per mezz’ora ogni giorno. Il risultato è stato un aumento statisticamente significativo di linfomi del tipo a cellule-B, già nelle prime fasi dell’esperimento, con un incremento successivo durante tutto il periodo (18 mesi) di esposizione alle MO. L’esperimento è stato condotto “in campo lontano”, cioè tenendo gli
  • 21. 21 animali a distanze dalla sorgente di MO maggiori rispetto a quelle tra il cellulare e la testa durante una normale conversazione telefonica, perciò i risultati potrebbero rappresentare una sottostima del reale rischio cancerogeno associato all’emissione di MO nella telefonia mobile. Viste le caratteristiche molto particolari del ceppo murino usato in questo esperimento, e non essendo finora stato replicato lo studio in questione né sul topo né su altre specie animali, non è del tutto chiara l’implicazione di questi risultati ai fini di una valutazione dei rischi per la salute umana, ma è chiaro che essi devono essere presi molto seriamente e che altre ricerche devono essere al più presto realizzate in questo settore. A questo proposito va segnalato l’esperimento in corso presso i laboratori della Fondazione Europea Ramazzini a Bentivoglio (BO), diretti inizialmente dall’illustre oncologo Prof. C. Maltoni e ora dal suo successore Prof. M. Soffritti: in questo mega-esperimento (11.000 ratti albini saranno coinvolti nelle varie serie sperimentali), i cui risultati si conosceranno non prima di 3-4 anni, è studiata l’attività cancerogena diretta dei CEM a bassissima frequenza (ELF) e delle RF/MO, e la loro capacità di funzionare come promotori della cancerogenesi indotta da altri cancerogeni “iniziatori” di natura fisica (radiazione gamma) e chimica (aflatossine, formaldeide). ALTRI EFFETTI in vitro E in vivo, RILEVANTI AI FINI DELLA CANCEROGENESI Nella loro review, Verschaeve e Maes (1998) riassumono anche i dati più rilevanti sugli effetti delle RF/MO su sistemi in vitro e in vivo che possono avere rilevanza col processo di cancerogenesi (si veda anche, a questo proposito, quanto già anticipato nei paragrafi precedenti). Un’irradiazione con RF e MO, a intensità che non producono rialzo termico, può alterare i flussi ionici attraverso le membrane cellulari, che rappresentano importanti segnali per gli equilibri intracellulari, la proliferazione e le relazioni intercellulari, in seguito ad un’azione sulle pompe ioniche (sodio-, potassio-ATPasi) in cellule umane del sangue coltivate in vitro. Effetti non termici sulla trascrizione del DNA e quindi sull’espressione genica sono stati verificati su cellule di mammifero in vitro, in conformità con alterazioni dell’incorporazione di precursori radioattivi del DNA e del RNA come descritto in precedenza. Una serie di articoli ha poi evidenziato che MO modulate a bassissima frequenza (ELF), oltre a favorire la trasformazione neoplastica in vitro (vedi sopra), possono alterare le attività intracellulari di enzimi coinvolti nella promozione neoplastica, senza influenzare in maniera significativa la sintesi del DNA. Per esempio, vari articoli hanno segnalato un effetto sui livelli intracellulari dell’enzima ornitina-decarbossilasi (ODC), che è un enzima usualmente implicato nella promozione tumorale. Tra i dati ottenuti in vivo sull’animale, particolare importanza rivestono poi i lavori che riportano gli effetti di RF/MO a diversa frequenza e intensità sul sistema immunologico, dato che questo svolge un ruolo molto importante nel controllare la proliferazione delle cellule tumorali.
  • 22. 22 La rassegna di Levis (2006) ci ha presentato un quadro aggiornato e completo delle più importanti azioni patogene dirette dei Campi Elettro Magnetici. Tuttavia, tra le più interessanti informazioni scientifiche, si trova la citazione della pubblicazione di Maes et al., (1997) la quale evidenzia una delle più importanti e rischiose prerogative della patologia ambientale: la possibilità di un incremento del rischio patogeno dei veleni che inquinano l’ambiente: il sinergismo tossicologico. Verschaeve e Maes (1998) affermano che un’azione sinergica, tra RF/MO e agenti chimici genotossici (adriamicina, proflavina, etilmetanosulfonato), che sostiene indirettamente le osservazioni sulla capacità delle MO di amplificare l’effetto di alcuni agenti tossici cancerogeni per l’uomo. Questa segnalazione va intesa soprattutto in concordanza con la ratio del concetto di “effetto cocktail” di Huss (2009) esperto della commissione scientifica per l’ambiente dell’Unione Europea. Questo rischio rappresenta una situazione reale e concreta e non configura solo un’ipotesi scientifica teorica. Per questa ragione, l’autore del presente lavoro (Ugazio, 2013), sulla base delle conoscenze scientifiche acquisite durante la sua attività di studio, di ricerca e d’insegnamento in ambito accademico, ha capito a volo il rischio di sinergismo e/o di potenziamento dell’azione patogena dei C.E.M. con le alterazioni biochimiche iniziali provocate dalle fibrille d’asbesto, così come da molti degli agenti patogeni della T.I.L.T.-SCM. Il fil rouge del collegamento tra i tre elementi della triade interattiva potrebbe essere proprio uno stress perossidativo. Infatti, Voytek et al. (1990) ha descritto che le fibrille d’asbesto sono cancerogene giacché pro-ossidanti, mentre un meccanismo d’azione perossidativo, con formazione del ciclo del perossi-nitrile, il cosiddetto NO-O-NOO, è stato avanzato da Martin Pall (2000) nella patogenesi della sensibilità chimica multipla. L’interrelazione perossidativa potrebbe svolgere un ruolo rilevante di sinergismo patogenetico. Tutto questo non vuol dire che i C.E.M. debbano essere cancerogeni di per se stessi ma, attraverso l’alterazione della bilancia perossidativa, possono contrastare l’efficacia finale dei meccanismi di difesa dell’organismo contro il cancro, quindi contribuire all’azione patogena dei diversi cancerogeni che ci circondano, tra cui l’asbesto. In definitiva, la sopraffazione dei meccanismi di difesa dell’organismo, in quel tiro alla fune illustrato nel capitolo V (Ugazio, 2013), con aumento di condizioni cliniche sfavorevoli e di morti anticipate è un evento indesiderabile per qualunque individuo e per qualunque collettività nazionale. A questo proposito, l’autore ritiene utile porre l’accento sulle alterazioni biochimiche provocate dai Campi Elettro Magnetici nei tessuti dell’organismo esposto, illustrate magistralmente da Levis (2006) nelle figure 2 & 3 riportate qui di seguito. Fondamentalmente, si tratta sia del blocco sull’epifisi per l’increzione della melatonina, un agente che difende naturalmente l’organismo dalla cancerogenesi, sia dello squilibrio della bilancia perossidativa, nella quale viene a propendere la componente pro-ossidante, con le conseguenze del caso.
  • 23. 23 FIG. 2 Diagramma di flusso tra l’esposizione ai CEM e l’icrezione pineale della melatonina
  • 24. 24
  • 25. 25 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Adey W.R., Byus C.V., Cain C.D., Higgins R.J., Jones R.A., Kean C.J., Kuster N., Mac Murray A., Stagg R.B., Zimmerman G., Spontaneous and nitrosourea- induced primary tumors of the central nervous system in Fischer 344 rats exposed to frequency-modulated microwave fields. Tumori primari spontanei e indotti da nitroso urea nel sistema nervoso centrale di ratti Fisher 344 esposti a campi di microonde modulati a radiofrequenza. Cancer Res, 60, 1857-1863, 2000 Ahlbom A., Day N., Feychting M., Roman E., Skinner J., Dockerty J., Linet M., McBride M., Michaelis J., Olsen J.H., Tynes T., Verkasalo P.K., A pooled analysis of magnetic fields and childhood leukaemia. Un’analisi raggruppata dei campi elettromagnetici e della leucemia infantile. Br J Cancer. 83, 692-698, 2000. Balode Z., Assessment of radio-frequency electromagnetic radiation by the micronucleus test in bovine peripheral erythrocytes. Valutazione della radiazione elettromagnetica di radio-frequenza mediante il test dei micronuclei negli eritrociti periferici di bovino. Sci Total Environ, 180, 81-85, 1996. Balcer-Kubiczek E.K., Harrison G.H., Neoplastic transformation of C3H/10T1/2 cells following exposure to 120-Hz modulated 2.45-GHz microwaves and phorbol ester tumor promoter. Trasformazione neoplastica delle cellule C3H/10T1/2 in seguito a esposizione a microonde di 120 Hz modulate a 2,45 GHz e al promotore tumorale estere di forbolo. Radiat Res. 126, 65-72, 1991. Blank M., Goodman R., Do electromagnetic fields interact directly with DNA? Interagiscono direttamente col DNA i campi elettromagnetici? Bioelectromagnetics, 18,111-115, 1997. Brusick D., Albertini R., McRee D., Peterson D., Williams G., Hanawalt P., Preston J., Genotoxicity of radiofrequency radiation. Genotossicità della radiazione di radiofrequenza. DNA/Genetox Expert Panel. Environ Mol Mutagen, 32, 1-16, 1998. Comba P., Grandolfo M., Lagorio S., Polichetti A., Vecchia P. Rischio Cancerogeno associato a campi magnetici a 50/60 Hz. , 23 p. 98/31, 1995. Tumori e malattie neurodegenerative in relazione all'esposizione a campi elettrici e magnetici a 50/60 Hz: rassegna degli studi epidemiologici. a cura di Lagorio S., Comba P., Iavarone I., Zapponi G. A., iii, 162 p., 1998 Comba P., Gli studi epidemiologici su campi elettromagnetici ELF; in “Campi Elettromagnetici. Prevenzione Comunicazione Controllo e Ricerca”; I Quaderni di Arpa, pp 28-36, 2001. de Pomerai D., Daniells C., David H., Allan J., Duce I., Mutwakil M., Thomas D., Sewell P., Tattersall J., Jones D., Candido P., Non-thermal heat-shock response to microwaves. Risposta alle microonde non da shock termico. Nature. 405, 417-418, 2000. Hardell L, Carlberg M, Hansson Mild K. Epidemiologic evidence for an association between use of wireless phones and tumor diseases. Pathophysiology; 16: 113-122, 2009. Huss J., Report “Environment And Health”, Council of Europe, 2009. Figà Talamanca I, Gilberti C, Salerno S. Telefoni cellulari: rischi per la salute e strategie di prevenzione, Ann Ig 24, 3-24, 2012 Fritze K., Wiessner C., Kuster N., Sommer C., Gass P., Hermann D.M., Kiessling M., Hossmann K.A., Effect of global system for mobile communication microwave exposure on the genomic response of the rat brain. Effetto dell’esposizione a microonde del sistema globale per la comunicazione dei telefonia mobile sulla risposta genomica del cervello di ratto. Neuroscience, 81, 627-639, 1997.
  • 26. 26 Fucić A., Garaj-Vrhovac V., Skara M., Dimitrovic B., X-rays, microwaves and vinyl chloride monomer: their clastogenic and aneugenic activity, using the micronucleus assay on human lymphocytes. Raggi X, microonde e vinil cloruro monomero: loro attività clastogena e aneugenica, usando la determinazione del micronucleo sui linfociti umani. Mutat Res, 282, 265-271, 1992. Garaj-Vrhovac V., Horvat D., Koren Z., The relationship between colony- forming ability, chromosome aberrations and incidence of micronuclei in V79 Chinese hamster cells exposed to microwave radiation. La relazione tra la capacità di formare colonie, le aberrazioni cromosomiche, e l’incidenza dei micronuclei nelle cellule V79 del criceto cinese esposte a radiazione a microonde. Mutat Res, 263,143- 149, 1991. Garaj-Vrhovac V, Horvat D, Koren Z. The effect of microwave radiation on the cell genome. L’effetto della radiazione a microonde sul genoma cellulare. Mutat Res, 243, 87-93, 1990. Garaj-Vrhovac V., Fucić A., Horvat D., The correlation between the frequency of micronuclei and specific chromosome aberrations in human lymphocytes exposed to microwave radiation in vitro. La correlazione tra la frequenza dei micronuclei e le aberrazioni cromosomali specifiche nei linfociti umani esposti in vitro a radiazioni di microonde. Mutat Res, 281, 181-186, 1992. Garaj-Vrhovac, V., et al. "Somatic mutations in persons occupationally exposed to microwave radiation." “Mutazioni somatiche in soggetti esposti in ambiente occupazionale a radiazioni di microonde” Mutation Research/Fundamental and Molecular Mechanisms of Mutagenesis, 181.2, 321, 1987. Garaj-Vrhovac, V. "Micronucleus assay and lymphocyte mitotic activity in risk assessment of occupational exposure to microwave radiation." “Determinazione dei micronuclei e dell’attività mitotica dei linfociti per la valutazione del rischio dell’esposizione occupazionale a radiazione di microonde” Chemosphere 39.13, 2301-2312, 1999. Goodman E.M., Greenebaum B., Marron M.T., Effects of electro-magnetic fields on molecules and cells. Effetti dei campi elettro-magnetici sulle molecole e sulle cellule. Int Rev Cytol 158, 279-338, 1995. Goswami P.C., Albee L.D., Parsian A.J., Baty J.D., Moros E.G., Pickard W.F., Roti Roti J.L., Hunt C.R., Proto-oncogene mRNA levels and activities of multiple transcription factors in C3H 10T 1/2 murine embryonic fibroblasts exposed to 835.62 and 847.74 MHz cellular phone communication frequency radiation. Livelli del mRNA del proto-oncogene ed attività dei fattori di trascrizione multipla nei fibroblasti embrionali di topo C3H 10T 1/2 esposti a radiazione di frequenza di telefono cellulare a 835.62 e 847.74 MHz. Radiat Res. 151, 300-309, 1999. Goud, S. N., et al. "Genetic effects of microwave radiation in mice." “Effetti genetici delle radiazioni a microonde nel topo”. Mutation Research Letters 103.1, 39-42, 1982. Haider T., Knasmueller S., Kundi M., Haider M., Clastogenic effects of radiofrequency radiations on chromosomes of Tradescantia. Effetti clastogeni delle radiazioni di radiofrequenza sui cromosomi di Tradescantia. Mutat Res. 324, 65-68, 1994. Heller, J.H., & Teixeira-Pinto A.A., "A new physical method of creating chromosomal aberrations." “Un nuovo metodo fisico per creare aberrazioni cromosomiche”, 905-906, 1959. Imaida K., Hagiwara A., Yoshino H., Tamano S., Sano M., Futakuchi M., Ogawa K., Asamoto M., Shirai T., Inhibitory effects of low doses of melatonin on induction
  • 27. 27 of preneoplastic liver lesions in a medium-term liver bioassay in F344 rats: relation to the influence of electromagnetic near field exposure. Effetti inibitori di basse dosi di melatonina sull’induzione di lesioni pre-neolastiche del fegato in una valutazione biologica a medio termine in ratti F344: relazione verso l’influenza dell’esposizione a campi elettromagnetici prossimi. Cancer Lett. 155, 105-114, 2000. Ivaschuk O.I., Jones R.A., Ishida-Jones T., Haggren W., Adey W.R., Phillips J.L., Exposure of nerve growth factor-treated PC12 rat pheochromocytoma cells to a modulated radiofrequency field at 836.55 MHz: effects on c-jun and c-fos expression. Esposizione di cellule del feocromocitoma PC12 di ratto, trattato con fattore di crescita neurale, a un campo di radiofrequenza modulato a 836.55 MHz: effetti sulla espressione di c-jun e c-fos. Bioelectromagnetics, 18, 223-229, 1997. Kheifets L, Repacholi M, Saunders R, van Deventer E. The sensitivity of children to electromagnetic flelds Pediatrics, 116, e303-e313, 2005 Lai H., Singh N.P., Acute low-intensity microwave exposure increases DNA single-strand breaks in rat brain cells. L’esposizione acuta a microonde di bassa intensità aumenta le rotture dei filamenti singoli di DNA nelle cellule cerebrali di ratto. Bioelectromagnetics, 16, 207-210, 1995. Lai H., Research on the neurological effects of nonionizing radiation at the University of Washington. Ricerca sugli effetti della radiazione non-ionizzante all’università di Washington. Bioelectromagnetics, 13, 513-526, 1992. Lai H., Singh N.P., Single- and double-strand DNA breaks in rat brain cells after acute exposure to radiofrequency electromagnetic radiation. Rotture del DNA a filamento singolo e doppio nelle cellule cerebrali di ratto dopo esposizione a radiazione elettromagnetica di radiofrequenza. Int J Radiat Biol, 69, 513-521,1996. Lai H., Singh N.P., Melatonin and a spin-trap compound block radiofrequency electromagnetic radiation-induced DNA strand breaks in rat brain cells. La melatonina e un composto spin trap bloccano le rotture dei filamenti del DNA nelle cellule cerebrali di ratto dovute alla radiazione elettromagnetica di radiofrequenza. Bioelectromagnetics, 18, 446-454, 1997. Leonard, A., Berteaud A.J., and Bruyere A. "An evaluation of the mutagenic, carcinogenic and teratogenic potential of microwaves." Una valutazione del potenziale mutageno, cancerogeno e teratogeno delle microonde. Mutation Research/Reviews in Genetic Toxicology 123.1, 31-46, 1983. Levis A. G. Campi Elettromagnetici e Principio di Precauzione, A.P.P.L.E. (Associazione Per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog) 2006. Maes A., Verschaeve L., Arroyo A., De Wagter C., Vercruyssen L., In vitro cytogenetic effects of 2450 MHz waves on human peripheral blood lymphocytes. Effetti citogenetici in vitro delle onde a 2450 MHz sui linfociti periferici di sangue umano. Bioelectromagnetics, 14, 495-501, 1993. Maes A., Collier M., Slaets D., Verschaeve L., 954 MHz microwaves enhance the mutagenic properties of mitomycin C. Le microonde a 954 MHz incrementano le proprietà mutagene della mitomicina C. Environ Mol Mutagen, 28, 26-30, 1996. Maes A., Collier M., Van Gorp U., Vandoninck S., Verschaeve L., Cytogenetic effects of 935.2-MHz (GSM) microwaves alone and in combination with mitomycin C. Effetti citogenetici delle microonde di 935.2 MHz (GSM) da sole o in combinazione con mitomicina C. Mutat Res. 18; 393, 151-156, 1997. Malyapa R.S., Ahern E.W., Straube W.L., Moros E.G., Pickard W.F., Roti J.L. Measurement of DNA damage after exposure to 2450 MHz electromagnetic radiation. Determinazione del danno del DNA dopo esposizione a radiazione elettromagnetica a 2450 MHz. Radiat Res. 148, 608-617, 1997. Malyapa R.S., Ahern E.W., Straube W.L., Moros E.G., Pickard W.F., Roti Roti J.L., Measurement of DNA damage after exposure to electromagnetic radiation in the cellular phone communication frequency band (835.62 and 847.74 MHz).
  • 28. 28 Determinazione del danno del DNA dopo esposizione a radiazione elettromagnetica in comunicazione telefonica nella banda di frequenza (835.62 e 847.74 MHz) Radiat Res. 148, 618-627. 1997 Manikowska-Czerska, E., Czerskl P., and Leach, W. M., "Effects of 2.45 GHz microwaves on meiotic chromosomes of male CBA/CAY mice." Effetti delle microonde di 2.45 GHz sui cromosomi meiotici del topo CBA/CAY”. Journal of Heredity 76.1, 71-73, 1985. McCann, J., Kavet R., and Rafferty C.N., "Testing electromagnetic fields for potential carcinogenic activity: A critical review of animal models." Valutazione dei campi elettromagnetici per la potenziale attività cancerogena: un rassegna critica dei modelli animali. Environmental Health Perspectives 105, Suppl 1, 81, 1997. Meier M., Blakemore C., KoivstoM. The health hazard of mobile phones. Pericoli per la salute da telefono cellulare. Br. Med. J. 300, 1288-1289, 2000. O'Connor M.E., Intrauterine effects in animals exposed to radiofrequency and microwave fields. Effetti intrauterini in animali esposti a radiofrequenza e a campi a microonde. Teratology, 59, 287-291, 1999. Pall M. L. Elevated peroxynitrite as the cause of chronic fatigue syndrome: other inducers and mechanisms of symptom generation. Innalzamento del perossinitrile come causa della sindrome da affaticamento cronico: altri agenti patogeni e meccanismi della generazione dei sintomi. J Chronic Fatigue Syndr 7, 45-58, 2000. Repacholi, M.H., Basten, A., Gebski, V., Noonan, D., Finnie, J., Harris, A.W. Lymphomas in Eμ-Pim1 transgenic mice exposed to pulsed 900 MHz electromagnetic fields. Linfomi in topi transgenici esposti a campi elettromagnetici di 900 MHz. Radiat. Res. 147, 631-640,1997. Sarkar S., Ali S., Behari J., Effect of low power microwave on the mouse genome: a direct DNA analysis. Effetto delle microonde di bassa potenza sul genoma del topo: analisi diretta sul DNA. Mutat Res. 320, 141-147, 1994. Szmigielski, S., et al. "Accelerated development of spontaneous and benzopyrene-induced skin cancer in mice exposed to 2450-MHz microwave radiation." Accelerazione dello sviluppo di cancro cutaneo spontaneo o indotto da benzopirene in topi esposti a radiazione a microonde di 2450 MHz. Bioelectromagnetics 3.2, 179-191, 1982. Taioli E., I campi elettromagnetici ad alta frequenza; in “Inquinamento Elettromagnetico” (M.A. Mazzola e E. Taioli); pp 237-247; Il Sole-24 Ore, Area Pirola; Milano, 2001. Tomatis L. Come nasce il progetto delle Monografie IARC. Un racconto/resoconto di Renzo Tomatis; presentazioni di Ruggero Montesano e Harn Vainio. Epidemiol Prev. 32 (suppl. 1) I-IV, 1-46, 2008. Verschaeve L., Maes A., Genetic, carcinogenic and teratogenic effects of radiofrequency fields. Effetti genetici, cancerogeni e teratogeni dei campi di radiofrequenza. Mutat Res. 410, 141-165, 1998. Ugazio, G., Asbesto-Amianto, Ieri-Oggi-Domani, Aracne, Roma 2012. Ugazio, G., La Triade Interattiva. Aracne, Roma, 2013. Vijayalaxmi Leal B.Z., Meltz M.L., Pickard W.F, Bisht K.S., Roti Roti J.L., Straube W.L., Moros E.G., Cytogenetic studies in human blood lymphocytes exposed in vitro to radiofrequency radiation at a cellular telephone frequency (835.62 MHz, FDMA). Ricerche citogenetiche nei linfociti di sangue umano esposti in vitro a radiazione di radiofrequenza ad una frequenza telefonica di (835.62 MHz, FDMA). Radiat Res. 155 (1 Pt 1), 113-121, 2001.
  • 29. 29 Watson J.M., Parrish E.A., Rinehart C.A., Selective potentiation of gynecologic cancer cell growth in vitro by electromagnetic fields. Potenziamento selettivo della crescita cellulare del cancro ginecologico in vitro da parte dei campi elettromagnetici. Gynecol Oncol. 71, 64-71, 1998. Alla fine della trattazione di questo importante argomento, memore delle domande che molti ascoltatori e/o lettori delle informazioni scientifiche che andavo divulgando negli anni in cui stavo preparando il Manuale e poi il Compendio di Patologia Ambientale (Minerva Medica, Torino, 2006 & 2007): “Chi ci dice come si fa a evitare l’esposizione a questo o a quell’altro veleno ambientale?”, per cui introdussi nel secondo libro il capitolo “Cosa non fare o come farla meglio”, ora penso utile per il lettore riportare le dodici precauzioni contro i rischi dell’uso del telefono cellulare suggerite da Next-up- News. Non significano “rischio zero” ma è sempre meglio di nulla. DODICI PRECAUZIONI BASILARI PER RIDURRE AL MINIMO L’ESPOSIZIONE ALLA RADIAZIONE DURANTE L’USO DEL TELEFONO CELLULARE (1) Limitare l’uso del telefono alle chiamate strettamente necessarie, e contenere la conversazione al massimo di sei minuti, che è il tempo necessario all’organismo per recuperare. Usare un apparecchio “a mani libere” e tieni l’apparecchio distante dal corpo più di 20-30 cm al fine di ridurre l’esposizione del tuo organismo alla radiazione. (2) Non portare il telefono direttamente a contatto col tuo corpo, nemmeno se è in stand-by, e non usarlo a meno di un metro di distanza da un’altra persona, al fine di ridurre l’effetto della radiazione “passiva”. (3) Le persone sotto i quindici anni di età non dovrebbero usare per nulla un telefono mobile, perché sono ancora nella fase dello sviluppo. Con il loro basso peso corporeo, la radiazione è più dannosa, soprattutto per il cervello, indebolendo la Barriera Emato Encefalica (BBB, Blood-Brain Barrier) e gli organi della riproduzione (ovaio, testicolo) ecc. (4) Ogni persona anziana dovrebbe essere scoraggiata dall’impiego del telefono mobile, come chiunque altro sia in condizioni precarie di salute (la radiazione indebolirebbe ulteriormente il suo organismo), e qualunque donna gravida. La radiazione a micro-onde è facilmente assorbita dal liquido amniotico in cui stanno l’embrione e poi il feto. (5) Usa il telefono solo in condizioni di ricezione ottimale: non usarlo in uno spazio confinato, come l’ascensore, un sotterraneo, una stazione sotterranea, un camper, ecc. In queste situazioni, la forza del segnale, sia in uscita, sia in entrata, è molto maggiore, cosicché la radiazione è molto più intensa.
  • 30. 30 (6) Non usare il telefono mobile mentre sei a bordo di un veicolo in movimento, compresi il treno, l’autobus, ecc., poiché la sua antenna è costantemente alla ricerca di un contatto usando la massima forza del segnale, e la radiazione del segnale, sia in uscita, sia in entrata, sarà intensificata. (7) Non usare il telefono mobile mentre sei in un veicolo, nemmeno quando esso è fermo. Un contenitore di metallo produce un effetto di “gabbia di Faraday”, che esalta la nocività della radiazione, riflettendola non solo sul corpo della persona che sta telefonando, ma anche su quello degli altri passeggeri, soprattutto dei bambini. Pertanto è essenziale uscire dal veicolo per fare una chiamata. (8) Non tenere il telefono mobile acceso a lato del letto durante la notte, perché’ anche quando è in stand-by è in contatto con il telefono (ripetitore) più vicino ed emette radiazione ad intervalli regolari. (9) Fornisciti preferenzialmente di: a. un telefono mobile con la minima regolazione possibile SAR (Specific Absorpion Rate per la radiazione delle micro-onde per i tessuti del corpo umano). Il limite di regolazione è 1,1 W/kg per l’orbita oculare e per la guancia; b. un telefono munito con un’antenna esterna, perché, anche se meno elegante, un’antenna omni-direzionale tramette con la massima efficienza e pertanto impiega un segnale più debole di quello dell’antenna incorporata. L’importanza dell’eleganza è un fattore che viene dopo la salute. (10) L’uso di un telefono mobile dovrebbe essere evitato da chiunque avesse oggetti metallici all’interno o vicini al capo, magnetici o amagnetici, come otturazioni odontoiatriche in amalgama e ponti dentali, placche metalliche, viti, ganci, ornamenti del corpo, orecchini, occhiali con montature metalliche. Lo stesso suggerimento vale per coloro che usano mezzi per camminare, sedie a rotelle, stampelle metalliche, con la finalità di evitare un incremento della radiazione attraverso i fenomeni di riflessione, amplificazione, risonanza, ri-emissione passiva ecc. (11) Fa uso di mezzi protettivi per schermare il tuo organismo contro la radiazione, quali un telefono metallico con involucro, tessuti protettivi o una fodera contro la radiazione, fogli metallici di rivestimento, vernici anti- radiazione, ecc., tutti dispositivi che siano stati collaudati per la loro azione protettiva. (12) Fa il maggior numero possibile di chiamate telefoniche usando un telefono fisso che non emette radiazione, e che spesso può essere impiegato gratuitamente senza limiti di tempo via Internet, anche per chiamate telefoniche con l’estero. Traduzione di Giancarlo Ugazio dell’originale di Next-up-news 06.06.2011
  • 31. 31 Con gli stessi presupposti che hanno ispirato la presentazione delle dodici precauzioni basilari per ridurre al minimo l’esposizione alla radiazione durante l’uso del telefono cellulare, da parte dell’autore, lo stesso ritiene utile riferire i risultati di una modesta ricerca personale dedicata alla misurazione dei livelli di emissione di campi elettromagnetici di alcuni dei più comuni elettrodomestici. I risultati sono riportati nella tabella seguente: Tabella 1. DISPERSIONE DI ONDE ELETTROMAGNETICHE DA ALCUNI ELETTRODOMESTICI D’USO COMUNE Parametri Rasoio Lampada neon Forno MO Cellulare TV Potenza nd 18 W 350 W 900 W nd nd Distanza Cont Cont 50 cm Con t 50 cm Cont 50 cm Cont 10 cm N 159 343 327 247 356 542 302 267 302 Valori medi 1,33 2,14 0,19 7,85 0,85 39,07 1,86 1,03 1,65 ds 03 0,64 0,02 6,01 0,50 7,33 0,27 0,29 0,34 min 0,24 0,08 0,02 0,70 0,32 0,23 0,26 0,9 0,13 MAX 2,08 2,37 0,29 16,4 1,81 46.7 2,89 11,52 2,03 DIDASCALIA: Valori d’intensità di Campo Elettro Magnetico espressi in μ Tesla; valori medi ± ds (deviazione standard della media), a contatto (Cont) o a 10 - 50 cm dall’elettrodomestico, con l’intervallo tra valori minimi (min) e massimi (MAX), misurati con un apparecchio EMDEX MATE (n. di serie: 26069), di Enertech Consultants, Campbell, California / Lee, Massachusetts; N: numero di misurazioni. Matanosky G. et al. ha proposto un livello di sicurezza di 0,43 μTesla (Poster presented at the annual Department of Energy: Biological effects from electric and magnetic fields in Portland, 1989). Essi evidenziano che, quanto più l’utente tiene le distanze fisiche dell’elettrodomestico, tanto minore sarà l’intensità dell’esposizione ai C.E.M., con le favorevoli ricadute per la salute. Al contrario, la condizione in cui si realizzasse un effetto cocktail, per impiego- esposizione di più elettrodomestici contemporaneamente, le ricadute sulla salute potrebbero essere più nocive dell’atteso. Questo potrebbe essere il caso di un utente di computer che, dipendente di una struttura pubblica (per esempio, un ufficio d’anagrafe, una banca, una biblioteca ecc.), o come privato (viaggiatore in una sala d’attesa in una stazione di trasporti pubblici), usasse il suo strumento in una postazione multipla, di quelle che i gestori della struttura (ragionieri e/o architetti) mettessero in opera per risparmiare spazi, estetica, energia. Da un lato si realizzerebbe un risparmio economico-finanziario, dall’altro gli individui singoli e la società che li mette insieme tutti, perderebbero in salute, quel bene che vale sempre molto e non è mai gratuita.
  • 32. 32 1.2 Campi elettromagnetici artificiali Giancarlo Ugazio, Patologia ambientale: Passato- Presente-Futuro, Capitolo XII Capitolo XII, C.E.M. Campi ElettroMagnetici, emessi da: Telefonia mobile (cellulari), Forni a micro-onde, Computer, Schermi TV, Smart-meters, Automobili ibride (motore a carburanti fossili + motore elettrico). 12.1. G.P. Mogno, CEM ambientali artificiali; 12.2. M. Redmayne & O. Johansson, CEM & demielinizzazione; 12.3. O. Johansson, Lavori,; 12.4. O. Johansson, conferenza a Barcellona, 12.5. O. Johansson, lettera all’Arizona DHS, 12.6. Associazione Vallisoletana, Conflitto d’interessi tra OMS e privati, 12.7. J.D. Oetting & T. Jen, MUOS, 12.8. S. Tracchi, Uso delle armi a microonde contro la popolazione, 12.9. D.O. Carpenter, Danni da contatori intelligenti, 12.10. Belyaev I. et al., Linee Guida di EUROPAEM 2015 sui CEM, 12.11 CEM & Alzheimer, di X. Zhang et al. 12.1. G.P. Mogno, CEM ambientali artificiali, 1147 CEM AMBIENTALI ARTIFICIALI Artificial Environmental EMF di Gian Pietro Mogno PERCHÈ TUTTI I CAMPI ELETTROMAGNETICI GENERATI DA CAVI ELETTRICI AD ELEVATO TRASPORTO DI CORRENTE ELETTRICA O DA ANTENNE (EMESSI PER QUALSIASI UTILIZZO) SONO SEMPRE NOCIVI PER TUTTE LE PERSONE EVIDENZIANDO NEL TEMPO I LORO EFFETTI DELETERI CON IMPREVEDIBILI MALATTIE. INTRODUZIONE; occorre tenere presente che i Campi Elettromagnetici sono Entità Fisiche e che le argomentazioni scientifiche segnalate in questo documento, sono presenti sui libri scientifici di Fisica, Elettrotecnica e Biologia utilizzati nelle Scuole e nelle Università dello Stato Italiano. È evidente pertanto che lo studente universitario che frequenta una di queste facoltà. all’età di venti anni, ha già ricevuto in modo completo TUTTE le 6 informazioni scientifiche qui di seguito elencate a riguardo: con un po’ di immaginazione deve collegarle tra loro in modo logico, sensato e intelligente. Chi non tiene conto di queste indicazioni Scientifiche sia esso un premio Nobel, Scienziato, Ricercatore, Insegnante di Università o Politecnico o chi si autonomina “esperto” sull’argomento, esprime solo delle opinioni (sbagliate) che influenzano negativamente l’incolpevole opinione pubblica. 1) È reale l’esistenza della proprietà SUSCETTIVA dei materiali ferromagnetici. La proprietà Suscettiva (pS), segnala che quando il Campo Magnetico (CM) naturale del Pianeta penetra all’interno di un corpo, pone in orientamento più o meno evidente verso il Nord magnetico tutti gli atomi che formano quel corpo. Se al contrario il segnale elettromagnetico ambientale artificiale penetra all’interno dello stesso corpo, l’orientamento degli atomi avviene sempre ma alla frequenza del CEM artificiale (tipo il WI FI impiegato per ogni utilizzo, quello RAI/TV, quello di cavi
  • 33. 33 elettrici ecc.). L’effetto risultante è quello di avere probabili (ma sicure) casuali e imprevedibili rotture di catene molecolari (DNA, Geni, Enzimi, Proteine ecc.) poste all’interno delle 100mila miliardi di cellule che formano il corpo di una persona adulta, potendo originare nel tempo qualsiasi tipo di malattia. 2) Tutti i corpi (o la materia) in movimento (anche se il corpo o la materia in movimento è di un atomo che costituisce le molte catene molecolari poste all’interno delle cellule formanti il corpo umano), possiedono un’energia data dalla formula di Albert Einstein E=mc². 3) Quando un CEM ambientale, penetra nel cemento armato (c. a.) (e questa condizione avviene sempre ed è Scientificamente profondamente sbagliato non tenere in giusta considerazione questa situazione), che forma la struttura di una abitazione o di una qualsiasi altra costruzione (in c. a.), incontra il tondino di ferro che ne è parte integrante e la costituisce, induce in esso un CEM indotto dato da B = µ x H ove µ = coefficiente di permeabilità assoluta che nel caso del tondino di ferro può raggiungere il valore di alcune migliaia rispetto allo stesso indotto nell’aria. H = valore del CEM inducente (quello del CEM ambientale penetrato nel tondino di ferro). Nello stesso modo, ogni nuovo CEM ambientale, induce nello stesso tondino di ferro immerso nel c. a., un ulteriore Campo Magnetico indotto (funzione della sua frequenza) che sommandosi a TUTTI quelli “indotti” in precedenza, ne fa diventare sempre più elevato il valore e di conseguenza nocivo il Campo Magnetico indotto risultante nel tondino di ferro, in modo tale che quando esso viene assorbito dal corpo umano, penetrando nelle cellule della persona che staziona o cammina sopra un pavimento in c. a., origina un numero casuale ma nel tempo sempre maggiore di rotture di “catene molecolari” all’interno delle cellule facenti parte del corpo della persona stessa, e se avviene la ricombinazione casuale dei “tratti” di catene molecolari come spiegato in precedenza interrotti, si ha la possibilità di uno sviluppo casuale nel tempo di malattie tumorali nel fisico della persona. Infatti non esiste un solo tipo di tumore ma la ricerca medica ne identifica un numero vicino al centinaio. Qualora in un certo numero di cellule analoghe si avesse una rottura uguale o molto simile di “catene molecolari” si avrebbe lo sviluppo di casuali malattie nella maggior parte dei casi imprevedibili, croniche, talora progressivamente invalidanti. N.B. Il materiale ferromagnetico per eccellenza è il Ferro e le sue leghe. Il Ferro è un materiale presente nel corpo umano formando delle catene molecolari per la sua regolare funzionalità (per esempio l’assorbimento di Ossigeno da parte dei globuli rossi che lo trasportano alle cellule; se ciò non avviene regolarmente si ha la Leucemia). In presenza di un CEM ambientale artificiale che entra in contatto con tale materiale (come nel caso del tondino di Ferro immerso nel c.a. , lo stesso viene amplificato nel tondino di ferro e il valore del segnale elettromagnetico indotto (B). risulta essere anche di 2.000 o 3.000 volte quello inducente H; una volta captato dal corpo umano che staziona o cammina sul pavimento che lo contiene, essendo molto sensibile alla proprietà Suscettiva, è responsabile (i suoi atomi con il loro orientamento), della rottura delle catene molecolari di cui sono parte integrante; infatti questa rottura di catene molecolari è molto presente nelle persone anziane e procurando fenomeni come la distrofia muscolare rende loro difficoltoso il camminare cosa che ultimamente stà diventando sempre più evidente anche nelle giovani generazioni!
  • 34. 34 4) Il corpo di TUTTE le persone, è SEMPRE COLPITO DUE VOLTE dal CEM ambientali artificiali. A) Una prima volta direttamente attraverso l’etere (in questo caso non è possibile sapere cosa capita esattamente all’interno delle cellule del corpo umano. B) La seconda, qualora esistessero le condizioni Fisiche, assorbendolo nelle cellule del suo corpo attraverso la superficie di un pavimento in cemento armato su cui stazione o cammina la persona interessata al fenomeno. Nel secondo caso, sono rotte sia pure casualmente, le “catene molecolari” presenti all’interno delle cellule del corpo della persona colpita! 5) Ogni volta che un elettrone si sposta, che ciò avvenga attorno al nucleo del proprio atomo di appartenenza, o nello spazio o in un qualsiasi conduttore elettrico, origina un sia pur minimo Campo Magnetico (proprietà Fisica). Questo fa sì che ogni atomo abbia un proprio Campo Magnetico; essendo ogni corpo formato da atomi, ogni corpo ha un proprio CM. Anche il Pianeta Terra è formato da atomi ed ha perciò un proprio CM (è cioè un enorme calamita che attira i corpi più piccoli che essendo formati da meno atomi possono essere considerati calamite più piccole e perciò attirate ed è questa la forza di gravità presente in TUTTO l’Universo perché tutti i Pianeti e Astri sono formati da atomi. 6) All’interno delle cellule che formano il corpo di qualsiasi essere vivente, appartenga esso al regno animale o a quello vegetale, vi sono una quantità elevata ma ancora numericamente indeterminata di catene molecolari (Geni, Enzimi, Proteine, ecc…), ognuna con una propria funzione specifica per il regolare funzionamento biologico della cellula che le contiene. All’interno delle cellule, le rotture di catene molecolari, causate dal Campo Magnetico (ambientale e artificiale), aumentano progressivamente nel tempo, determinando un altrettanto progressivo leggero decadimento biologico della cellula. Qualora il fenomeno, con il trascorrere del tempo, si ripetesse in modo analogo in molte cellule, darebbe origine (con la progressiva rottura di catene molecolari uguali), a inspiegabili, imprevedibili gravi o rare malattie (tipo Leucemia, Distrofia, ecc…). Se la rottura delle catene molecolari avviene all’interno delle cellule Staminali della persona, tale anomalia ogni volta che tale cellula si riproduce, viene trasmessa per tutta la vita della persona stessa in TUTTE le cellule da esse derivate con conseguenze e/o evoluzioni imprevedibili! Qualora anche uno solo di questi punti venisse considerato inesatto o errato da un punto di vista scientifico o frutto dell’immaginazione di una persona il cui unico scopo nella vita è quello di far perdere tempo al prossimo, si invita a interrompere la lettura. In caso contrario, si prega di leggere con attenzione il contenuto del sito www.cemartificiali.com e degli altri 9 da me elaborati il cui contenuto è spiegato nel link: Introduzione.
  • 35. 35 I CEM artificiali, sia quelli in bassa frequenza a 50 Hz sia se rilasciati da un cavo interrato ad elevato trasporto di energia elettrica o da un elettrodotto (entrambi troppo ravvicinati ad una casa abitata) oppure quelli in media, alta, altissima frequenza emessi da opportune antenne, se presenti in un determinato territorio, penetrando nella struttura in cemento armato (c.a.) di un’abitazione penetrano al suo interno e raggiungendo il tondino di ferro che ne è la parte integrante costitutiva, vengono amplificati 2.000-3.000 volte secondo il coefficiente di permeabilità magnetica µ e la legge dell’induzione magnetica: B = µ x H. A questo punto i CEM artificiali indotti (aumentati secondo la formula indicata), devono essere sommati tra loro in funzione della loro frequenza operativa. È scontato a questo punto che i tanti valori risultanti, svolgano un azione nociva, rompendo casualmente alcune delle tante catene molecolari (di Geni, Enzimi, Proteine, ecc.) poste all’interno delle cellule che formano il corpo delle persone o animali che camminano o stazionano sul pavimento in c.a.. Ci si può difendere dal fenomeno solo schermando il letto come indicato nell’apposito capitolo del sito: www.cemartificiali.com. Il disegno che segue, invero un po’ burlesco, ha il fine di dimostrare cosa avviene quando una rete aziendale di PC funziona non con collegamento fisico tra i vari PC via cavo ma il collegamento tra le apparecchiature avviene via etere con onde Elettromagnetiche tipo WI-FI. Prendiamo come esempio l’impiegato indicato in Figura 1: dispone di un PC collegato tramite una piccola antenna WI-FI ad un access point posto a una distanza massima che in ambiente chiuso non può superare i 65m.. Questo avviene se facendo da ogni PC della rete aziendale un raggio sferico di 65m, l’access point è posizionato entro il raggio sferico di 65m.. Qualora le dimensioni della struttura abitativa superassero i 65 metri sarebbe necessario inserire uno o più nuovi access point . Bisogna tener presente che il segnale che esce da qualsiasi PC dotato di sistema di antenna Wi-Fi viene assorbito da qualsiasi tondino in ferro (presente nel cemento armato) di qualsiasi costruzione purché sia nell’ambito dei 65 metri di distanza dall’antenna emettitrice, ragion per cui anche chi non utilizza o possiede apparecchi dotati di sistema o antenna Wi-Fi assorbe il
  • 36. 36 sopradetto segnale in maniera passiva allo stesso modo ed intensità di chi lo utilizza o possiede. Se la struttura della rete Wi-Fi (aziendale o abitativa che sia) è piccola, il segnale trasmesso da questa penetra anche in altre strutture abitative adiacenti purché siano sempre nell’ambito dei 65 metri dall’antenna. Funzionamento ed effetti derivati analoghi, si hanno anche in tutte quelle apparecchiature di nuova generazione che utilizzano la trasmissione Wireless: come i router, telefoni cellulari, periferiche hardware, consolle e i suoi accessori, tablet, pc e non in ultimo i tele- lettori degli impianti di riscaldamento. Ragion per cui in base al numero di terminali collegati via radio (in trasmissione e in ricezione) ad uno stesso trasmettitore Wi-Fi, la ricezione del segnale assorbito (come sopra spiegato) aumenta e si moltiplica in base al numero delle connessioni attive, una vera e propria rete. Poniamo l’ipotesi che su una trasmissione che vede coinvolti in connessione in un determinato momento, 100 PC e 50 tablet il totale della ricezione da parte dei tondini in ferro (delle costruzioni adiacenti all’ antenna di trasmissione) sarà di 150 in ogni caso, sia in caso di connessione attiva o passiva. La quantità a regime di trasmissione non dipende assolutamente da un numero limitato o predefinito di connessioni (pc, tablet, cellulari ect.) ma dal suo raggio di azione e trasmissione di segnale, indipendentemente dal numero di utenti contenuto e connessi in esso. Per esempio ponendo l’ipotesi di un numero servito di 1.500 utenti, se le connessioni attive in un qualsiasi momento sono 300, di conseguenza la forza di assorbimento nei tondini in ferro circostanti sarà di 300 e varierà in funzione del utilizzo dei vari servizi da parte degli utenti (PC, tablet, cellulari ecc.).
  • 37. 37 1) PROPRIETÀ SUSCETTIVA DEI MATERIALI FERROMAGNETICI. I campi elettromagnetici artificiali emessi da antenne (in bassa, media, alta, altissima frequenza e per qualsiasi uso) e quelli rilasciati nell’ambiente circostante da qualsiasi conduttore elettrico (perciò percorso da elettroni), sono ENTITA’ FISICHE e seguono le leggi fisiche della proprietà SUSCETTIVA dei materiali ferromagnetici. Quando un esperto o uno scienziato in una dissertazione non tenesse conto di detta proprietà, esprimerebbe soltanto un’opinione personale. Occorre dire che: a) Le proprietà della Fisica non dipendono dall’opinione delle persone (anche se espresse con la maggioranza democratica), b) L’opinione degli esperti in Campi Elettromagnetici è inesatta se non coincide con i testi di Fisica, Elettrotecnica e Biologia di scuola e Università di tutti gli Stati del mondo. Secondo la Proprietà Suscettiva, quando un Campo Magnetico (CM), sia esso naturale, come quello di valore continuo del pianeta Terra, o artificiale, come quelli, assai numerosi e in continuo aumento, emessi da antenne o da conduttori elettrici, penetra all’interno di un corpo, pone in orientamento alternato alla sua frequenza tutti gli atomi che lo costituiscono. Questo accade indifferentemente sia che si tratti di un segnale Elettromagnetico emesso da una antenna o un cavo elettrico o da una apparecchiatura elettrica. È subordinato alla proprietà Suscettiva dei materiali ferromagnetici il funzionamento delle bussole, dei trasformatori elettrici, delle apparecchiature per la risonanza magnetica, quelli per l’ecografia, ecc… L’ago di una bussola è costituito per metà da materiale ferromagnetico. L’asse magnetico di tutti gli atomi presenti in questa metà si orienta, a causa dell’azione del Campo Magnetico terrestre, verso il Nord magnetico. In questo modo, essi sviluppano una Forza Magnetomotrice e se quest’ultima è superiore all’attrito che il peso dell’ago esercita sul suo perno, l’ago stesso si orienta verso il Nord magnetico. Il fenomeno di orientamento obbligato degli atomi “magneto sensibili” avviene sempre quando un CEM penetra all’interno di una qualsiasi cellula di un essere vivente, che appartenga al regno animale o a quello vegetale, causando la conseguente rottura casuale di catene molecolari. Essa si verifica sempre seguendo le condizioni dettate dalla formula elaborata da Einstein E=mc².
  • 38. 38 Quando le linee di forza del Campo Elettromagnetico penetrano all’interno delle cellule, imprimono agli atomi “magneto sensibili”, formanti una qualsiasi delle numerose catene molecolari, un’Energia di movimento (E), data dalla massa degli atomi (m) per il quadrato della sua velocità obbligata (c²). Quest’ultima è collegata alla proprietà SUSCETTIVA dei materiali ferromagnetici, tenendo conto del valore e della frequenza del Campo Elettromagnetico. Da ciò deriva che la velocità di movimento dell’atomo toccato dal Campo Elettromagnetico è tanto maggiore quanto più elevata la sua frequenza (come nel caso del CEM emesso da un’antenna, da un cavo elettrico o da un’apparecchiatura elettrica/elettronica). Quindi, risulta molto importante, nel determinare l’Energia acquisita dagli atomi, la frequenza di orientamento (cioè la velocità) imposta loro dal Campo Elettromagnetico (dalla sua frequenza). Quando l’Energia acquisita è superiore a quella di “unione” che l’atomo stesso ha con gli atomi adiacenti (quello precedente, il successivo o quello laterale nel formare la catena molecolare di appartenenza), questa unione si interrompe, rompendo la catena molecolare all’interno della cellula, causando un leggero decadimento biologico della cellula: questo avviene all’inizio, ma, col ripetersi delle interruzioni molecolari, è possibile si verifichi la morte della cellula stessa. Naturalmente, questo meccanismo può ripetersi casualmente in molte cellule dei vari organi del corpo. Questa condizione è alla base del processo di invecchiamento degli esseri viventi. Se le cellule interessate dovessero essere troppo numerose in uno stesso organo, col passare del tempo e con l’aumento delle cellule colpite, potrebbero incominciare a manifestarsi delle malattie, anche di grave entità. Infatti, la ricombinazione casuale delle sezioni danneggiate delle catene molecolari può dare origine a un TUMORE. Molteplici elementi “esterni” (entità fisiche o riconducibili ad esse) condizionano la vita cellulare, ma l’elemento di partenza per la rottura delle “catene molecolari” all’interno di una cellula è sempre il Campo Elettromagnetico ambientale. In caso tutte le unioni di un atomo venissero interrotte, esso sarebbe isolato e nel momento in cui entrasse nuovamente in contatto con un CEM ambientale, lo stesso atomo responsabile in precedenza della rottura della “catena molecolare” o uno o più differenti, si porrebbe nuovamente in orientamento, secondo la sua frequenza del CEM penetrato nella cellula. Questo fenomeno determinerebbe un attrito nella cellula ed un conseguente sviluppo di calore, e dovesse interessare molti atomi e molte cellule, il corpo della persona in questione percepirebbe improvvise e inspiegabili “vampate” di calore, seguite a volte da malesseri. La Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) utilizza la caratteristica degli atomi di Idrogeno (componente fondamentale dei tessuti biologici) di orientarsi uniformemente, come se fossero tanti aghi di una Bussola, se sottoposti all’azione di un Campo Magnetico, e di liberare energia quando tornano alla condizione di partenza, energia che viene poi captata da apposite strumentazioni di ricezione (UTET, Enciclopedia Medica pag. 515). Non può essere considerato intelligente il ritenere che questo orientamento avvenga solo nel caso della RMN e non capiti quando si è sottoposti all’azione dei CEM ambientali: la proprietà SUSCETTIVA dei materiali ferromagnetici è come Dio, presente in ogni luogo dell’Universo anche se nessuno la può vedere o toccare.