SlideShare a Scribd company logo
1 of 136
Download to read offline
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN MANAGEMENT DELLO SPORT E DELLE ATTIVITA’
MOTORIE – LM 47
Dipartimento di Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali
TIFOSI: PASSATO, PRESENTE E FUTURO DEL CALCIO
Profili integrati economico – finanziari, sociologici e giuridici dell’impatto dei tifosi sul
mondo del calcio e delle società sportive
TESI DI LAUREA DI
Pietro Minardi – Matricola 0666396
RELATORE
Ch.mo Prof. Salvatore Cincimino
ANNO ACCADEMICO 2018 - 2019
Ai vostri sacrifici per regalarmi un futuro migliore.
Una, dieci, cento volte grazie!
Questa tesi è per voi, Mamma e Papà
SOMMARIO
INTRODUZIONE………………………………………………….4
CAPITOLO 1 – NASCITA, CRESCITA E SVILUPPO DEL TIFO
ORGANIZZATO……………………………………………………………… 8
Paragrafo 1 – L’origine del tifo in Italia. La storia del tifo organizzato italiano...8
Paragrafo 2 – I tifosi in Europa: Hooligan e Casual – Tra Goliardia Calcistica e
Lotte Politiche Per I Diritti Civili……………………………………………….11
2.1 IL REGNO UNITO - Il Movimento Hooligan e il Casual Style. Il
derby dell’East Side London: West Ham vs Millwall…………………..12
2.2 SCOZIA – La Storica Battaglia Fra Celtic e Rangers: L’Old Firm....15
2.3 SPAGNA – Mas Que Un Club. Il Barcellona dei Supporters Che Mette
Ai Margini Gli Hooligans……………………………………………….17
2.4 GRECIA – La Rivalità Nella Terra Di Alessandro Magno: PAOK vs
Aris………………………………………………………………………18
2.5 RUSSIA – Il Derby della Ferrovia: CSKA vs Lokomotiv…………..20
2.6 POLONIA - La lotta al Calcio Moderno e Alle Istituzioni Sportive
Europee: Il Legia Varsavia………………………………………………21
Paragrafo 3 - Lo stile italiano. Gli ultras e gli ultrà: Principi e Valori
Fondamentali…………………………………………………………………….22
3.1 Coerenza e Mentalità………………………………………………...25
3.2 I Gruppi, i Ranghi e la Vecchia Guardia…………………………….25
3.3 Support Your Local Team…………………………………………...26
3.4 Amici e Nemici. Gemellaggi e Rivalità……………………………...27
3.5 Gli Ultras, le Forze dell’Ordine, I Vigili del Fuoco e i Giornalisti…..28
3.6 Gli ultras, l’Umanità e la Solidarietà – La Faccia Buona del Tifo
Organizzato di cui non si parla mai………………………………………29
Paragrafo 4 - Storia Del Tifo Organizzato a Palermo. Brevi Cenni Storici.
Gemellaggi e Rivalità…………………………………………………………….31
Paragrafo 5 - Il fenomeno “calcio moderno” e lo spirito romantico dei tifosi…...34
CAPITOLO 2 – I TIFOSI E L’ORDINAMENTO
SPORTIVO……………………………………………………………………...40
Paragrafo 1 – I tifosi e il diritto in Europa. La convenzione di Strasburgo e il c.d.
“modello inglese”: Da Margaret Thatcher ai giorni nostri. Il confronto con il
“modello tedesco” del 50%+1……………………………………………………40
Paragrafo 2 – Il modello italiano: dalla legge 401/1989 al DASPO elettronico.
Misure di contrasto alla violenza negli stadi……………………………………..44
2.1 La legge 401/1989 – Il DASPO……………………………………...44
2.2 Il post Raciti – La legge 41/2007…………………………………….46
2.3 Il 2009 - I risultati alterni della legge Amato e il caso Sandri. Il
Programma Tessera del Tifoso e la Direttiva Maroni…………………..48
2.4 Il 2014 – Il caso di Genny La Carogna e l’omicidio di Ciro Esposito. Il
decreto Alfano e il DASPO di gruppo………………………………….53
2.5 I giorni nostri. Il pensionamento della Tessera del Tifoso. Arrivano
nuovi strumenti: il DASPO elettronico e il Codice Etico di
Comportamento………………………………………………………...55
Paragrafo 3 - L’Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive e i report sulla
violenza negli stadi……………………………………………………………..60
Paragrafo 4 - Il rapporto fra società sportive e tifosi all’interno del sistema
sportivo italiano………………………………………………………………...61
4.1 Casistica relativa al rapporto società – tifosi. Le recenti modifiche al
Codice di Giustizia Sportiva……………………………………………61
4.2 La responsabilità disciplinare oggettiva delle società sportive……,,66
4.3 Il Supporter Officer Liaison. Aspetti normativi e compiti previsti dal
UEFA Handbook………………………………………………………..68
CAPITOLO 3 – I TIFOSI E L’ECONOMIA DELLO SPORT……………75
Paragrafo 1 - Il mercato sportivo: mass market e business market. Ruolo dei tifosi
all’interno del mercato: il prodotto calcio………………………………………75
1.1 Il mercato e i suoi elementi: domanda, offerta e prezzo……………75
1.2 Lo sport: Mass Market e Business Market………………………….76
1.3 I distributori di sport………………………………………………...78
1.4 Il modello di Porter: Influenze sul core business di una società
sportiva. Il ruolo dei tifosi: la dimensione tecnico sportiva di una
squadra di calcio…………………………………………………….79
1.5 La competitività: elemento di successo del prodotto calcio. Il 5 maggio
2002 e la forza del modello inglese…………………………………82
Paragrafo 2 - Il supporter trust. I tifosi si trasformano da stakeholders a
shareholders…………………………………………………………………….85
2.1 Il panorama europeo ed italiano del supporter trust………………...85
2.2 La struttura e le caratteristiche del supporter trust. Il caso del Palermo
Calcio Popolare……………………………………………………..87
2.3 Lo Statuto e l’atto costitutivo: i requisiti formali; soci fondatori e soci
ordinari: i principi economico – finanziari del bilancio…………….89
2.4 Gli organi dell’associazione: l’Assemblea dei soci, il Presidente e il
Consiglio Direttivo………………………………………………….90
2.5 Il Codice Etico del Palermo Calcio Popolare……………………….90
2.6 Analisi SWOT dell’ASD “Palermo Calcio Popolare”……………...91
Paragrafo 3 - Lo SLO come operatore economico: possibile soluzione alla
desertificazione degli impianti sportivi. Il fan relationship management………94
Paragrafo 4 - I social media: nuova forma di comunicazione fra società e tifosi. Il
social media marketing: utilizzo proficuo dei social network …….…………...100
4.1 Il social media marketing: un fenomeno di nuova generazione in
continuo sviluppo…………………………………………………..100
4.2 Facebook: il social network polivalente……………………………101
4.3 Instagram: il social positivo………………………………………...105
CAPITOLO 4 – I TIFOSI E IL BILANCIO DELLE SOCIETA’
SPORTIVE…………………………………………………………………….109
Paragrafo 1 - Introduzione. La visione del ruolo del tifoso all’interno del contesto
sportivo. Incidenza diretta ed indiretta della tifoseria sui bilanci sportivi……...109
Paragrafo 2 - Il bilancio sportivo. Le tre dimensioni della società sportiva e il
ruolo da stakeholder del tifo organizzato……………………………………….113
2.1 I principi da applicare nella redazione del bilancio d’esercizio…….113
2.2 Il conto economico: quadro reddituale della società sportiva………115
2.3 Lo stato patrimoniale: metodi di redazioni oggettivi. L’algoritmo di
Wallabies…………………………………………………………....116
2.4 Rendiconto Finanziario e Nota Integrativa…………………………118
Paragrafo 3 – I tifosi. Incidenza diretta ed indiretta sulle voci del bilancio sportivo
…………………………………………………………………………………..120
CONCLUSIONI 124
BIBLIOGRAFIA, SITOGRAFIA E RINGRAZIAMENTI 130
INTRODUZIONE
“Il calcio è un sistema di segni, un linguaggio”. Pier Paolo Pasolini aveva colto a pieno l’essenza di
questo meraviglioso sport, nato dal popolo e per il popolo. Il calcio nasce dai campi di terra battuta, dai
palloni di cuoio duri come il marmo, dalla passione e dalla povertà. Se si pensa all’attuale calcio, quello
che oggi è definito “calcio moderno”, è difficile immaginare che un simile sport possa avere trovato la
propria origine in un contesto tanto umile e sentimentale allo stesso tempo. Il calcio trae la sua origine
storica dal calcio fiorentino, sport praticato fin dai tempi antichi e perfezionato in età medioevale. Il
calcio, inteso nella sua accezione moderna, vede i suoi albori in Inghilterra nella seconda metà dell’800.
In Italia tale sport prende piede nell’ultima decade del XIX secolo, con la fondazione delle prime società
sportive di calcio. La prima squadra di calcio ad essere fondata in assoluto in Italia è il Genoa, la cui
fondazione risale al lontanissimo 1893. Il calcio si diffuse rapidamente in tutto lo stivale e coinvolgeva
ampie fasce di popolazione. Iniziò fin da subito a far parte delle vite delle persone, un momento ludico
e sociale che fermava l’intera vita della città. In epoca fascista iniziarono ad essere costruiti i primi stadi
in senso moderno. Prima le squadre erano costrette a giocare in terreni alla buona. Ad esempio il
Palermo, prima di giocare all’allora Stadio Littorio (oggi Renzo Barbera), giocava al c.d. Pantano,
terreno privato che, in presenza di pioggia, diventava una vera palude impraticabile. In quest’epoca lo
sport aveva una forte accezione politica, mirata alla fortificazione e allo sviluppo dell’identità e della
forza nazionale in senso stretto, cosa peraltro rintracciabile nella Carta dello Sport del 1928. Nel
dopoguerra si interrompono i rapporti diretti fra Stato e sport, lasciando che il calcio diventasse a tutti
gli effetti un momento di integrazione e di socializzazione. Il calcio diventa non solo sport ma
linguaggio, un modo di comunicare che rompe ogni barriera e si diffonde in tutto il mondo. Il suo
linguaggio è composto dalle gesta dei giocatori ma anche e soprattutto dal pubblico, primo sostenitore
della squadra e prima destinatario del messaggio sportivo. Se oggi è ampiamente riconosciuto che i
tifosi, intesi nella loro totalità, sono, per una società sportiva, degli stakeholder a tutti gli effetti, prima i
tifosi erano di più, erano loro stessi la società sportiva. Attraverso gli abbonamenti e l’acquisto di
biglietti, contribuivano in prima battuta al sostentamento della società sportiva. In Italia si inizia a parlare
di tifosi intesi come supporters a partire dagli anni 50, attraverso la fondazione dei primi fans club
supporters. Tale situazione rimane immutata fino alla fine degli anni 60. Se in Europa si diffondeva il
fenomeno degli hooligans, in Italia, sull’onda delle battaglie dei diritti civili, si inizia a parlare un
linguaggio diverso nelle curve. A cavallo fra gli anni 60 e l’inizio degli anni 70 nelle curve italiane
iniziano a nascere i primi club ultras. I primi gruppi ultras in Italia iniziano a vedersi fra Torino e Genova,
sponda doriana. Gli ultras Tito, la cui fondazione risale al 1969, rappresentano il più antico e il più
longevo club ultras d’Italia. Gli ultras si distinguono da subito dai supporters per tutta una serie di
ragioni, il che determina un cambiamento negli equilibri di tutte le curve d’Italia, fino alle categorie
inferiori. Il rapporto fra società sportiva e tifosi inizia a diventare più stretto, più sentimentale. Fra gli
anni 70 e gli anni 80 si inizia a parlare di senso di appartenenza, ovvero l’attaccamento viscerale fra i
tifosi e la propria squadra del cuore. Si rievoca quasi quel periodo storico delle città stato in cui ogni
città aveva le proprie amicizie e le proprie inimicizie. È proprio in quest’ottica che si inizia a parlare di
gemellaggi e di rivalità all’interno del mondo ultras. Parallelamente a tale movimento, inizia a muoversi
sotto traccia un’altra tipologia di individuo, l’ultrà. L’ultrà è un soggetto altamente politicizzato, con
idee antisistema e che molte volte vive e si indentifica nei club ultras. Il fenomeno degli ultrà caratterizza
tutti gli anni 80 e gli anni 90. È in questo contesto storico che iniziano a vedersi i primi scontri fra
tifoserie e fra tifoserie e forze dell’ordine. L’impatto che il mondo delle curve ebbe sulla società italiana
è rintracciabile non solo dall’innumerevole numero di foto e di articoli dedicati al mondo delle curve,
ma anche dalla produzione cinematografica dedicata allo stereotipo del tifoso da stadio. In questa sede
occorre per esempio ricordare “Tifosi”, film di Neri Parenti del 1999 in cui si sdrammatizzava sul mondo
delle curve, sulle trasferte e sul modo di vivere la passione per una squadra di calcio da parte degli stessi
tifosi. Il film è da subito diventato un cult ed è uno dei must per gli appassionati del genere. Inoltre si
iniziarono a diffondere in quegli anni alcune riviste a tema, fra cui SuperTifo, rivista cult fondata nel
1985 a cadenza mensile in cui si dava spazio alle migliori coreografie e ai migliori racconti da parte dei
lettori, ovviamente tifosi. Dopo i fatti dell’Heysel del 1985, in cui persero la vita 39 tifosi appartenenti
alle tifoserie di Juventus e Liverpool, a livello statale si sente l’esigenza di muoversi attraverso
provvedimenti del legislatore che mirino a ridurre e moderare il fenomeno ultrà. In Italia ad esempio il
primo provvedimento degno di nota è sicuramente la legge 401/1989, che introdusse nel nostro
ordinamento il Daspo, ovvero il divieto di partecipazione a manifestazioni sportive. Tale provvedimenti
però fu insufficiente e fu negli anni innovato più volte dal legislatore fino alle attuali modifiche che
introducono il Daspo di gruppo e quello elettronico. Negli anni 90 difatti il movimento ultras e il
fenomeno degli ultrà vissero il loro apice, insediando un allontanamento dai valori e dagli ideali che il
calcio stava assumendo. Negli anni 90 infatti è possibile rintracciare la nascita di un calcio diverso, di
quello che viene comunemente chiamato dai tifosi “calcio moderno”. Il calcio moderno si caratterizza
per un aumento preponderante e progressivo dei fatturati delle società sportive, nonché dall’entrata nel
mercato sportivo delle c.d. pay-tv, che iniziarono a trasmettere on demand le partite delle squadre di
calcio. Se a questo si aggiungono gli effetti della sentenza Bossman, la quale minò pesantemente il
potere contrattuale delle società sportive dando il via all’epoca dei procuratori, è possibile rinvenire, dal
punto di vista economico, i presupposti dei principali cambiamento che hanno affetto il calcio in quegli
anni e che hanno portato all’attuale situazione. Il calcio oggi è diventato diverso, differente dalle sue
origini. Pur essendo vero che il calcio in quanto sport rimane seguitissimo in tutto il mondo, fra i tifosi
si è diffusa una visione critica degli attuali valori del calcio moderno. Se prima i tifosi costituivano parte
integrante ed attiva della vita delle società sportive, oggi sono stati messi in secondo piano in favore di
un calcio più spendibile per i palinsesti sportivi e per il business market sportivo. Ad esempio, se prima
tutte le partite veniva giocate di domenica alle 15.00, oggi si parla di “calcio spezzatino”, ovvero di
partite messe ad orari che favoriscono la visione sulle pay-tv dell’evento sportivo. Se, da un lato, ciò ha
portato un ingente ingresso di entrate per le società sportive, dall’altro ha allontanato i tifosi dagli
impianti sportivi ed ha quindi cambiato il rapporto società – tifosi. È indubbio che il calcio italiano stia
vivendo, da vari punti di vista, una crisi senza precedenti. Le società sportive rappresentano un unicum
dal punto di vista economico visto che la finalità della società sportiva, oltre all’equilibrio economico-
finanziario, è quello del risultato sportivo. Il risultato sportivo si manifesta nel raggiungimento degli
obiettivi fissati ad inizio stagione o nella vittoria di una determinata competizione; ciò costituisce il
motivo per cui aziende o magnati investono nel calcio. È opinione diffusa che i presidenti di una società
sportiva non guadagnino direttamente con il calcio, ma attraverso il feedback positivo e il ritorno
d’immagine che una vittoria con una squadra di calcio comporta. Vincere nel calcio significa soddisfare
i principali stakeholder di una società di calcio, ovvero sponsor e tifosi, il che permette di avere
investimenti sulla squadra di calcio oltre che aprire opportunità di guadagno su altre aziende esterne al
calcio. Ciò costituisce il motivo per cui un investitore acquisti una società sportiva e si accolli il rischio
d’impresa che ne deriva. Oggi le società sportive vivono una profonda contraddizione visto che, a causa
degli aumenti dei costi del mondo del calcio, è difficile reperire risorse da immettere sugli investimenti
per costruire una rosa competitiva. Tutto ciò si inserisce in un contesto economico che vede il calcio
muoversi in una direzione pericolosa, lontana dai propri tifosi. Se da un lato il calcio sta aumentando
progressivamente il proprio giro di soldi, è indubbio che ciò si ripercuote negativamente sui tifosi. Il
costo medio dei biglietti, negli ultimi vent’anni, è aumentato di molto, riducendo le presenze medie per
le partite di calcio. Ciò ha portato ad una visione negativa, da parte dei tifosi, del fenomeno economico
“calcio moderno”. Sono molti e varie le forme di protesta mostrate all’interno e all’esterno degli stadi,
con alcuni casi peculiari. Ad esempio alcuni club di supporters hanno deciso di “abbandonare” la propria
società di calcio per fondare una squadra dilettantistica che ricordi i vecchi valori del calcio, come ad
esempio nel caso del City Of Manchester, club fondato dai supporters dei “Red Devils” a seguito
dall’aumento dei prezzi degli abbonamenti e dei biglietti. Al di là di ciò, i cambiamenti del calcio toccano
anche l’aspetto del diritto. Il legislatore attualmente si trova in mezzo a due fuochi, dovendo da un lato
garantire la sicurezza degli impianti e la lotta alla violenza negli stadi e, dall’altro, permettere l’accesso
agli impianti sportivi da parte dei tifosi per tornare a riempire gli stadi. È indubbio che la violenza negli
stadi costituisce motivo di preoccupazione per il legislatore, essendo tantissimi i casi di violenza
all’interno e all’esterno degli impianti sportivi, molti dei quali, purtroppo, finiti per diventare argomento
di cronaca nera. Se, negli ultimi anni, la via tracciata dal legislatore era quella di mettere paletti
all’accesso all’impianto sportivo (programma Tessera del Tifoso, costituzione dell’Osservatorio sulle
manifestazioni sportive, ecc.), lo scorso anno vi è stato un cambio di tendenza promosso dall’ex ministro
dello sport Luca Lotti e dal presidente del CONI Giovanni Malagò. Ciò si è reso necessario in quanto la
vecchia legislazione rendeva difficile, ai tifosi, recarsi in trasferta e quindi seguire la propria squadra del
cuore, svuotando così gli impianti sportivi. Non c’è nulla che faccia più male al cuore di uno stadio
vuoto e ciò ha portato a prendere provvedimenti in tal senso. Dall’abolizione del programma Tessera
del Tifoso, le presenze in trasferta dei tifosi delle società di calcio sono progressivamente aumentate,
anche grazie al ritorno in trasferta di alcuni club ultras che per anni si sono opposti al programma
promosso dall’ex. Ministro Roberto Maroni.
Posto ciò, bisogna domandarsi se la direzione in cui si sta muovendo il calcio, dal punto di vista
economico, legislativo e sociale, sia giusto. È possibile immaginare una barriera fra calcio e tifosi? È
possibile immaginare un calcio che pensi di più ai fatturati che ai tifosi? È possibile in conclusione
immaginare un calcio senza l’elemento che per anni ne ha costituito la linfa e l’anima, ovvero i tifosi?
È ciò che miro ad analizzare in questa tesi, sfaccettando tutti i punti di vista. Si provvederà ad analizzare
il fenomeno dei tifosi prima in senso sociologico, analizzandone le origini, le caratteristiche e le attuali
evoluzioni dello stesso. In secondo tempo si considererà la visione che il legislatore ha ed ha avuto del
fenomeno del tifo organizzato. Infine si passerà ad analizzare i tifosi come stakeholder delle società
sportive, prima dal punto di vista delle società sportive e poi del business market sportivo, analizzando
alcuni interessanti casi di brand target mirati a soddisfare determinate fasce di tifo organizzato. Infine si
concluderà tale tesi attraverso una personale riflessione sul perché il calcio debba cambiare direzione
per continuare a mantenere la propria dimensione popolare e mondiale, senza però inficiare sul business
market che negli anni ha generato un enorme e mastodontico indotto economico.
Capitolo 1 – Nascita, Crescita e Sviluppo del Tifo
Organizzato
Paragrafo 1 – L’origine del tifo in Italia. La storia del tifo organizzato
italiano.
In Europa il calcio è un fenomeno sociale, ancor prima che economico. L’Italia non fa eccezione in
questo, anzi forse ne rappresenta espressione massima insieme al Regno Unito. Il sentimento e la
passione che contraddistinguono il tifoso di calcio italiano rappresentano un qualcosa di unico, quasi
inspiegabile. Quando si canta allo stadio, si ci riferisce alla propria squadra del cuore in maniera
personificata, quasi fosse una persona a tutti gli effetti. È come se il tifoso attribuisse personalità alla
società sportiva di calcio, personificandola e attribuendole i caratteri di essere vivente a tutti gli effetti.
Il tifoso non pensa alla società sportiva nella sua dimensione economica – giuridica, ma solo nei termini
della dimensione sportiva. Per il tifoso, l’importante non è partecipare ma vincere. Per esplicare meglio
questo principio, dobbiamo fare un passo indietro. Siamo abituati a pensare ad un’azienda nelle sue due
dimensioni, ovvero quella economica e quella finanziaria. La società sportiva di calcio rappresenta un
vero e proprio unicum, in quanto alle due sopracitate dimensioni si aggiunge quella tecnico – sportiva.
La dimensione tecnico – sportiva comprende una serie di fattori, fra i quali quello della competitività e
quello del successo aziendale, ovvero raggiungere gli obiettivi preposti durante la fase di
programmazione della stagione. In pratica, pur essendo vero che una società di calcio oggi non può
prescindere dall’equilibrio economico – finanziario, deve necessariamente pensare le proprie strategie
aziendali al fine di raggiungere i propri obiettivi. Solo e soltanto così potrà soddisfare i propri
stakeholder di riferimento, fra cui spiccano i tifosi. I tifosi sono i principali sostenitori della società di
calcio, ne costituiscono la sostanza e l’essenza. In Italia, parte della stampa e della politica, parla del tifo
molto spesso in maniera impropria, definendolo come un qualcosa di unico ed omogeneo. In realtà,
analizzando storicamente il fenomeno sociologico del tifo organizzato in Italia, questo non è vero. Pur
essendo vero che la figura del tifoso rappresenta il primo paradigma generale che va a categorizzare la
tifoseria di una società sportiva, non tutti i sostenitori possono definirsi tifosi. Esistono ad esempio
abbonati che sottoscrivono un determinato abbonamento per seguire determinate partite di cartello
oppure abbonati che tifano principalmente una squadra differente ma che seguono al contempo le gesta
della società sportiva con cui sottoscrivono l’abbonamento, al solo fine di seguire la squadra per cui
tifano e le principali avversarie per gli obiettivi stagionali. Quindi, come possiamo definire un tifoso? Il
tifoso è quel soggetto che tifa e sostiene una determinata squadra in maniera continuata e passionale. In
questo senso i supporters, gli ultras e persino gli ultrà sono definibili come tifosi, tuttavia presentano
differenze sostanziali nel modo di tifare e di sostenere la società sportiva. Questo è un punto
particolarmente importante nella gestione di una società sportiva, in particolare per la figura dello SLO
(Supporter Officer Liason), il quale ha fra i suoi compiti quello di stabilire un ponte fra la società sportiva
e la tifoseria. Distinguere il mondo dei tifosi significa
saper affrontare nel giusto modo tutte le categorie di
tifosi e sapere allontanare le mele marce, praticando una
sorta di prevenzione primaria relativamente alla violenza
negli stadi, fattore di rischio per la società sportiva di
calcio e per l’ordine pubblico da tanti anni a questa parte.
Dal punto di vista storico, si inizia a parlare di tifo in
Italia nel secondo dopoguerra, periodo nel quale iniziano
a nascere i primi club supporters in Italia. Il supporter è
una tipologia di tifoso che può costituire dei club in cui
affluiscono categorie eterogenee di persone, le quali
hanno il solo e preciso scopo di tifare e sostenere la squadra e i colori della società sportiva di calcio.
Intorno al 1950, si formano i Moschettieri Nerazzurri dell’Inter e i Fedelissimi del Torino, mentre tra il
1961 e il 1963 si formano il Viola Club Vieusseux e il club Settebello, entrambi a Firenze.1
In tutta
Italia, iniziano a formarsi club supporters su tutto il territorio nazionale, il che porta a ravvivare
l’atmosfera degli stadi con cori elementari e coreografie improvvisate. Il fenomeno cresce a dismisura,
venendo però “contaminato” intorno alla fine degli anni 60 e gli inizi degli anni 70 dalla nascita del
fenomeno ultras, il quale ha segnato la storia delle curve italiane in maniera indelebile. Come verrà detto
più avanti, gli ultras sono figli del momento storico, delle manifestazioni del 68 e di una richiesta
popolare di uguaglianza ed equità. Gli ultras rappresentano quindi una categoria di tifoso con idee sociali
ben definite, spesso anche politiche, che intendono la curva non solo come luogo in cui tifare la propria
squadra del cuore ma anche come pubblica piazza in cui portare a conoscenza i propri valori ed ideali,
figli soprattutto di un malcontento sociale. I primi tre club ultras italiani nascono tutti entro la fine degli
anni 60, ovvero la Fossa dei Leoni del Milan, i Boys dell’Inter e gli Ultras Tito della Sampdoria. Fatta
eccezione per la Fossa dei leoni, questi club ultras esistono tutt’oggi e rappresentano la storia nonché
l’inizio del fenomeno ultras in Italia. Gli Ultras Tito Cucchiaroni rappresentano uno dei gruppi ultras
leader nella curva della Sampdoria, club blucerchiato di Genova. Gli UTC sono nati nel 1969 nel
quartiere di Sampierdarena, quartiere cittadino genovese, e devono il loro nome a Tito Cucchiaroni,
giocatore doriano che contribuì in maniera decisiva al quarto posto della squadra blucerchiata nella
stagione 1960-61. Gli UTC, insieme ai Fedelissimi, al Valsecca Group, ecc., costituiscono ad oggi una
delle curve migliori del panorama italiano.
Tra la fine degli anni 80 e gli inizi degli anni 90 gli incidenti all’interno degli stadi aumentano in
maniera esponenziale, costringendo il legislatore e le forze dell’ordine a continui interventi. Se la legge
401/1989 rappresenta il primo vero tentativo di combattere la violenza negli stadi, attraverso
l’introduzione del DASPO, è pur vero che negli stadi italiani tutt’oggi è lontana dall’essere pacificata.
1
ANDREA FERRARI – ULTRAS, I RIBELLI DEL CALCIO, quarant’anni di storia e passione. Edizione Anno 2008 CASA
EDITRICE: BE PRESS – Le origini del fenomeno ultras, pag.13.
Basta leggere i giornali per farsi un’idea, se c’è ne fosse bisogno, del fatto che la violenza negli stadi
rappresenta un problema reale, attuale e preminente a cui il legislatore ha cercato di far fronte in diversi
modi. Ma perché è nata la violenza negli stadi? Ciò è dovuto alla presenza degli ultrà, la tipologia di
tifoso più violenta. Gli ultrà sono dei soggetti altamente politicizzati, figli di una ribellione sociale ed
insoddisfatti della società moderna, contro la quale combattono non solo allo stadio ma anche fuori. Gli
ultrà sono una tipologia di tifosi che con le loro continue intemperanze, causano danni, scontri e
tafferugli all’interno e all’esterno degli impianti sportivi. Se vogliamo, la figura dell’ultrà è quella che
si avvicina di più alla figura degli hooligans inglesi, la cui fama di facinorosi però è figlia molte volte
degli stati alterati di coscienza, causati dall’alcool, nonché per motivi prettamente territoriali e di rivalità
con le tifoserie estere. Gli ultrà, all’interno del contesto curva, sono andati ad inserirsi e a mischiarsi fra
i ranghi ultras, finendo per confluire nei suddetti club ed entrare a far parte delle dinamiche del club
stesso. Ciò ha portato non solo al coinvolgimento di alcuni club ultras nei tafferugli con altre tifoserie,
ma ha avvalorato una certa linea giornalistica, la quale ha finito per parlare del tifo organizzato in
maniera generalizzata e in buona parte negativa. Continuando il paragone con il mondo british (la cui
trattazione verrà sviluppata nel secondo paragrafo), gli ultras si distinguono e si allontanano parecchio
dalla figura degli hooligans, anche se certi club ultras italiani (leggasi i club del Verona ad esempio),
riprendono certi tratti dello stile britannico, come ad esempio la goliardia. Gli ultras si avvicinano
maggiormente ad una figura che all’interno del mondo britannico e viene definita “casual”. I casual
rappresentano la trasposizione del mondo ultras italiano all’interno del contesto europeo. La figura
dell’ultrà ha influenzato invece diversi movimenti ultras europei, in particolare quelli balcanici e dell’Est
Europa. In particolare, alla base di molte rivalità europee (ad esempio quella fra PAOK ed Aris o quella
fra Partizan e Stella Rossa) vi sono differenze politiche, causate dalla presenza in una o nell’altra
tifoseria di militanti di centri sociali o di partiti extraparlamentari. Questo è una vera e propria peculiarità
dell’ultrà, il quale molto spesso ingaggia scontri con tifoserie rivali solo e soltanto per le differenze di
colore politico. Esempio classico italiano è la rivalità fra Lazio e Livorno, la quale ha dato vita ad una
serie interminabile di tafferugli. Se gli ultrà laziali hanno tendenze decisamente di destra, quelli del
Livorno sono di segno opposto e fanno quasi sempre parte di centri sociali di sinistra. La particolarità
assoluta del tifo italiano è però la quasi totale assenza di una tifoseria organizzata che sostenga la
nazionale italiana di calcio. Pur essendo chiaro ed evidente che siamo tutti italiani e, quindi, tutti
sosteniamo i nostri atleti nelle competizioni internazionali, è pur vero che non abbiamo una forma
organizzata di tifoseria nazionale. Se in Europa esistono movimenti ultras e di supporters che si
organizzano e strutturano per sostenere la propria nazionale di calcio, l’Italia in questo rappresenta
un’eccezione. I club ultras italiani tendono a non volere creare un soggetto unico che sostenga la
nazionale, ma bensì preferiscono rimanere fedeli al principio del “support your local team”, ovvero il
sostegno solo e soltanto alla squadra della propria città. Ciò è peculiare in quanto perfino gli inglesi,
ideatori e sostenitori di tale filosofia, sotterrano le asce di guerra di fronte alla propria nazionale,
sostenendola in massa in casa ed in trasferta. In tale peculiarità si rivede tutto il campanilismo italiano,
il quale stranamente cede di fronte a gemellaggi e rivalità fra le varie tifoserie. Analizzando il contesto
moderno, il modello di tifo organizzato italiano vive di alcune contraddizioni, derivate soprattutto dalle
posizioni delle varie tifoserie sulla questione Tessera del Tifoso, ma continua ad essere. Fra le tifoserie
più importanti d’Italia troviamo sicuramente il Verona, le due compagini romane (Roma e Lazio), la
Sampdoria, il Napoli e molte squadre del Sud. Tuttavia la tifoseria che, negli anni, è stata più volte
premiata per la bellezza non solo del suo modo di tifare ma anche per le stupende coreografie che riesce
a realizzare è la Salernitana. La Salernitana è la società sportiva di Salerno, città campana da cui prende
il nome. La tifoseria granata, che vede nel suo simbolo un cavalluccio marino, vede il cuore del suo tifo
organizzato nella storica Curva Sud, rinominata recentemente Curva Sud Siberiano, in onore di Carmine
Rinaldi, detto appunto “Siberiano”, storico capo ultras granata deceduto nel 2010. La Salernitana è stata
premiata da diverse pagine web e riviste specializzate sul mondo ultras. Ad esempio tale rivista ha
premiato anche la Curva Sud Siberiano della Salernitana per la coreografia “Because I’m Happy”2
,
realizzata dagli ultras granata durante il match contro il Barletta del 2015, valevole per il campionato di
Lega Pro Girone C. Il mondo del tifo organizzato italiano è estremamente variegato e tutto ciò spiega
anche tutto un sistema ad incastro di rivalità ed
amicizie fra le tifoserie italiane, nonché le
spaccature interne anche alle stesse curve. La breve
panoramica affrontata in questo paragrafo, la quale
verrà approfondita e completata nei prossimi
paragrafi, permette di capire le diversità all’interno
di uno stakeholder troppe volte considerato in
maniera unitaria come quello dei tifosi. Inoltre, tale
analisi permette di capire le posizioni delle varie
tipologie di tifoso sulle varie tematiche che possono riguardare direttamente o meno il mondo del tifo,
fra le quali spicca la questione del calcio moderno. Se è facile capire perché gli ultrà sono contro il calcio
moderno, ovvero per il loro contrasto verso la società moderna di cui il calcio moderno è profonda
esplicazione, per gli ultrà e per i supporters le ragioni sono altre e vanno analizzate più nel dettaglio. Gli
ultras hanno una posizione più moderata rispetto agli ultrà, pur condividendo però l’odio per il calcio
moderno e per determinate categorie sociali. I supporters invece risultano spaccati su questo punto,
anche perché in tale categoria di tifosi vi è una più profonda analisi delle dinamiche calcistiche e si
considerano, nella valutazione del management sportivo, punti quali la programmazione sportiva e
l’analisi dei fatturati delle società sportive.
Paragrafo 2 – I tifosi in Europa: Hooligan e Casual – Tra goliardia calcistica
e Lotte Politiche Per I Diritti Civili
Se il tifo organizzato italiano rappresenta il campanilismo nonché la forte territorialità del paese
Italia, il panorama europeo è estremamente frastagliato e pieno di diversità. Come abbiamo già detto e
2
https://www.youtube.com/watch?v=f-Nd5aWM2Ks Composizione della coreografia Salernitana vs Barletta
2015.
chiariremo più avanti, il mondo ultras italiano è figlio delle battaglie per i diritti civili avvenuti a cavallo
del 1968. Il mondo ultras nient’altro è che espressione delle lotte sociali del tempo e che continua oggi
ad essere megafono popolare per battaglie eterogenee ma sempre indirizzate alla giustizia sociale e al
principio di uguaglianza. In Europa la situazione è per certi versi simile ma per altri ben diversa. Il tifo
organizzato europeo rappresenta un mondo difficile da racchiudere, figlio di diversità storiche, sociali,
religiose e politiche. In Inghilterra, ad esempio, il tifo organizzato ha rappresentato l’espressione della
lower e della middle class inglese. Se i primi erano principalmente membri della compagine hooligans,
i secondi erano casuals ed esponevano le loro idee e il loro tifo attraverso la goliardia. La goliardia è un
punto focale del tifo inglese. I tifosi prendono in giro tutto e tutti, indistintamente, in maniera ironica e
senza peli sulla lingua. Una tifoseria italiana molto british è considerata quella dell’Hellas Verona, la
cui tifoseria si esprime sempre in maniera goliardica ed autoironica. È storico ad esempio il coro
goliardico “Ti amo terrone”, cantato al Bentegodi e in trasferta a tutte le tifoserie meridionali, come è
storica la famosa apparizione dei membri della Curva Sud del Verona, i quali si sono presentati in
trasferta vestiti da personaggi dei cartoni animati quali ad esempio i Teletubbies. In altri paesi però il
contenitore stadio ha rappresentato piazza di protesta e di lotta per i diritti civili o, addirittura, per il
diritto di autodeterminazione dei popoli. Sono celebri i casi di tifoserie quali il Barcellona e il Celtic
che, da sempre, vedono nello stadio un sfogo delle loro battaglie politiche e sociali. In questa sede
verranno presi ad esempio alcuni casi peculiari di tifo organizzato. Sarebbe impossibile difatti dedicare
un paragrafo ad ogni tifoseria esistente, in quanto sono davvero tantissimi i club, i gruppi ed anche i
gruppi di cani sciolti all’interno delle curve di tutta Europa.
2.1 IL REGNO UNITO – IL MOVIMENTO HOOLIGANS E IL CASUAL STYLE. IL
DERBY DELL’EAST SIDE LONDON: WEST HAM VS MILLWALL
L’Inghilterra viene considerata, da tutti gli addetti ai lavori, la patria del calcio. Non solo questa
affermazione è assolutamente vera, visto che le prime società sportive inglesi intorno al 1885 (8 anni
prima delle squadre italiane ad esempio), ma essa va estesa anche al tifo organizzato. I primi club di
tifosi sono di matrice inglese ed hanno fatto scuola nel resto d’Europa. Il Regno Unito, nel suo
complesso, vede anche la presenza di una folta presenza di hooligans e supporters delle selezioni
nazionali. L’Inghilterra, il Galles, la Scozia e persino l’Irlanda del Nord sono fra le nazionali con il
maggior numero di supporters organizzati in tutta Europa, forse al pari dell’Irlanda, dell’Ungheria e
della Polonia. Selezioni nazionali quali l’Italia, ad esempio, non possono vantare un numero di tifosi
organizzati paragonabile alle suddette nazionali, anche a causa di un forte campanilismo che allontana i
tifosi da tutto ciò che non sia la propria squadra di calcio. Il tifo organizzato inglese è peculiare rispetto
alla gran parte del tifo organizzato europeo, in quanto ha dato origine a figure non presenti sul panorama
europeo e a cui molte tifoserie, per esempio quelle russe o quelle olandesi, si sono ispirate. Il Regno
Unito è la patria degli hooligans, tipologia di tifoso antisistema che tanti problemi ha causato alle forze
di polizia di tutta Europa. Gli hooligans sono organizzati in firm, ovvero dei gruppi con segni distintivi
riconoscibili e un logo chiaro che ne costituisce la firma. La filosofia degli hooligans è quella degli
scontri ovunque, non importa se in provincia o se sono scontri organizzati, l’importante è scontrarsi. Gli
hooligans, per anni, sono stati un fenomeno fuori controllo, almeno fino ai fatti dell’Heysel e a quelli
successivi di Hillsborough3
, in cui morirono 96 tifosi del Liverpool durante il match fra i reds e il
Nottingham Forest, valevole per la semifinale di FA CUP del 1989. Tali fatti portarono alla riforma
Tatcher e alla formazione progressiva di quello che conosciamo come “modello inglese”. Oggi gli
hooligans si scontrano maggiormente in trasferta e in luoghi isolati, lontani dai propri stadi cittadini.
Capita a volte che si lascino andare ad invasioni di campo, per cercare lo scontro con gli avversari. Agli
hooligans sono state dedicate diverse pellicole, tra le quali spicca appunto “Hooligans”, film del 2006
diretto dal regista Lexi Alexander. Il film tratta le vicende della GCS, firm che nella realtà si ispira
all’Inter City Firm, famosissimo gruppo organizzato del West Ham UTD, di cui uno dei protagonisti
rappresentava il capo. Il film riprende fedelmente l’ideologia e la mentalità hooligans. Scontri
organizzati con tifoserie avversarie, uso di armi e di colpi proibiti, rispetto fanatico dei ranghi e delle
gerarchie del club, nonché fiumi di birra nel pre-partita. All’interno del film viene inoltre citata “Forever
Blowling Bubbles”, storica canzone che viene cantata dalla tifoseria del West Ham e che la
contraddistingue in tutti gli stadi di Europa. Gli hammers (così vengono soprannominati i tifosi del West
Ham a causa della presenza di due martelli nello stemma del club) sono stati autori di numerosi scontri
in patria e non e sono considerati fra le dieci tifoserie hooligans più temibili di Europa. Fra le tifoserie
italiane che sono state coinvolte in tafferugli con gli hammers, vi è anche quella del Palermo. I fatti
risalgono al match di andata dell’allora Coppa UEFA fra Palermo e West Ham del 2006. Nel post partita
alcuni hooligans inglesi andarono a bere alla c.d. Champagneria, luogo di ritrovo della movida
palermitana. Durante la notte sono stati intercettati da alcuni tifosi rosanero, i quali li hanno caricati a
più riprese. Negli scontri ci furono diversi feriti ed alcune cariche della polizia. 4
Nel match di ritorno i
tifosi rosanero furono accolti da striscioni di discriminazione territoriale a sfondo goliardico, come ad
esempio quello con su scritto “Palermo is Mafia”. Fra le due tifoserie, tutt’oggi, non corre buon sangue,
mentre sono ottimi i rapporti fra la tifoseria inglese e quella della Lazio, con la quale intercorre un lungo
gemellaggio, instaurato intorno al 2000 sotto la presidenza Cragnotti e rinnovato recentemente durante
la festa della Curva Nord della Lazio nel 2012.5
La tifoseria degli hammers, oltre ai rivali storici del
Manchester UTD (rivalità di cui si parla anche nel film Hooligans sopracitato) vede come suoi principali
rivali i ragazzi della firm del Millwall, in un derby che viene detto “East London Derby”. Il Millwall è
un club centenario che, nella sua storia, non ha mai vinto nessun trofeo di spicco né è stato ad alti del
calcio. Il suo stadio, chiamato The Den, per conformazione e scenario rievoca proprio una prigione, è
un classico stadio inglese di provincia, senza niente di particolare. Eamon Dunphy, telecronista ed ex
giocatore di calcio, parla dello stadio The Den in questi termini: <<Lo spogliatoio della squadra ospite
è come una prigione: senza luce, senza finestre. I bagni sono orribili. Poi si esce là fuori per affrontarli,
i Leoni. E appena calchi il campo ti fissano tutti, mentre le gradinate esplodono in frasi d’ogni tipo. Ma,
quando ci rimasi per un po’ di tempo, m’innamorai proprio di quella atmosfera. È una delle nostre risorse
3
Fonte Alberto Sofia, Cosa Ha fatto la Tatcher agli hooligans
https://www.giornalettismo.com/archives/1476245/cosa-ha-fatto-la-thatcher-agli-hooligans
4
http://www.repubblica.it/2006/09/sezioni/cronaca/west-ham/west-ham/west-ham.html
5
https://www.youtube.com/watch?v=_PGi1UeuwFk – Festa Curva Nord Lazio
più grandi>>.6
Ed è proprio nella tifoseria che il Millwall trova la sua più grande forza ma anche la sua
nomea sul panorama internazionale. Il sito Lettera43 colloca West Ham e Millwall fra le dieci tifoserie
Hooligans più temibili d’Europa, 7
riconoscimento dato anche da Ultras World, rivista internazionale a
soggetto prettamente calcistico che ogni settimana dà la classifica delle migliori coreografie, delle
migliori tifoserie e delle più temibili firm d’Europa. Ma da dove nasce la rivalità fra le due tifoserie?
Dobbiamo riavvolgere il rullino del tempo fino al 1969, durante le proteste operaie in Inghilterra.
Nell’East side londinese vi erano diverse fabbriche e si decise di scioperare per seguire il movimento
degli operai britannico. I membri di alcune tifoserie, come ad esempio quelle del Liverpool e del
Manchester UTD, appartenenti alla classe operaia, decisero di partecipare alla protesta. I tifosi del West
Ham, in gran parte appartenenti alla lower class operaia, decisero di partecipare allo sciopero, ma non
trovarono partecipazione da parte dei tifosi del Millwall, che non parteciparono allo sciopero e da allora
furono tacciati come crumiri dagli hooligans degli hammers. Da ciò prende spunto una delle rivalità più
povere ma allo stesso tempo più sentite dell’Inghilterra. West Ham e Millwall, al di là dei propri dissidi,
hanno ispirato tutto lo stile hooligans inglese e non solo, ponendosi come soggetto ispiratore anche di
altre realtà come quelle russe e polacche.
Dal punto di vista del tifo organizzato, a fianco o addirittura in contrapposizione rispetto agli
hooligans, si pongono un’altra categoria di tifosi, i casual. Il casual style unisce varie filosofie di tifo
europee, fra cui figurano anche gli ultras italiani. Il nome casual deriva non solo dal modo di vestire di
tali tifosi (il quale ha ispirato un brand, appunto casual style, che distribuisce capi di vestiario in tutta
Europa), ma anche dal modo di intendere le rivalità. Se gli hooligans non hanno delle regole precise a
cui ispirarsi, per i casual gli scontri con altre tifoserie devono avvenire in modo naturale, appunto
casuale. I casual più famosi in Inghilterra sono sicuramente quelli del Liverpool, tifoseria di stampo
internazionale che ha praticamente vinto tutto sul panorama europeo. Il club del Anfield Road è uno dei
più antichi in Europa e vede in “You’ll Never Walk Alone” il suo tratto distintivo, il suo tag, la sua
firma. L’atmosfera creata dai tifosi in rosso, prima dell’inizio dei match, è un qualcosa di fantastico,
unico, da vedere una volta nella vita. La «You'll Never Walk Alone» diventata inno del Liverpool è la
versione cantata nel 1963 da Gerry & The Pacemakers, una rockband della stessa città. La canzone
originale, però, è del 1945. Era uno dei temi del musical «Carousel» di Rodgers and Hammerstein.8
La
stessa canzone ha ispirato anche i tifosi del Celtic Glasgow, con i quali la firm casual del Liverpool
intrattiene una storica amicizia.
Infine abbiamo i supporters inglesi. I supporters inglesi hanno tratti meno da macchietta rispetto a
quelli italiani. Il tratto distintivo dei supporters inglesi è sicuramente la goliardia. La goliardia
rappresenta un modo di esprimere la passione per la propria società sportiva in modo ironico, irriverente
6
Leonardo Capanni: Millwall – Fenomenologia della firm più incazzata d’Inghilterra -
http://zonacesarini.net/2015/07/08/millwall-no-one-likes-us-we-dont-care/
7
https://www.lettera43.it/it/articoli/cronaca/2015/02/20/hooligans-le-10-tifoserie-piu-pericolose-
deuropa/140151/
8
https://www.sorrisi.com/musica/news/you-ll-never-walk-alone-il-testo-e-la-traduzione-dell-inno-del-
liverpool/
e rumoroso. Il chiasso fatto dalle tifoserie inglese, ed anche dalle tifoserie irlandesi, è unico nel suo
genere. I supporters inglesi hanno ispirato diverse pellicole, fra cui “Febbre a novantesimo” 9
(titolo in
inglese “Fever Pitch”), film diretto da David Evans. Il film tratta, in chiave appunto goliardica, le
avventure e le disavventure dei tifosi dell’Arsenal durante il glorioso campionato vinto nella stagione
1988-89. Il film vede il protagonista in Paul, ragazzo tifoso dell’Arsenal da tenera età che va allo stadio
ogni partita, senza perdersi nemmeno una gara. Paul, personaggio caricaturale, racchiude in sé tutte le
contraddizioni e i segni distintivi di un supporter inglese e, perché no, europeo. Per l’Arsenal era
disposto a rinunciare a tutto, anche alla ragazza Sarah (co-protagonista del film), salvo poi scoprire che
la fidanzata era incinta e quindi capire che oltre il calcio vi era di più, che alla fine, per quanto si possa
essere tifosi, quando l’arbitro fischia, tutto finisce e si torna alla vita quotidiana. Il film rappresenta una
riflessione profonda anche se a tratti divertente, di quelli che furono anni difficili per il calcio inglese.
Proprio in quegli anni il governo Tatcher intervenne pesantemente per fermare la violenza negli stadi,
salvo poi essere costretta addirittura a fermare i campionati a causa della sopracitata strage di
Hillsborough. A proposito della riforma Tatcher, una nota particolare riguarda il fatto che ad istigare la
lady di ferro ad intervenire sul tema furono i tifosi del West Ham, in virtù degli scontri con gli hooligans
del Luton Town avvenuti nel 1985.
2.2 SCOZIA – LA STORICA BATTAGLIA FRA CELTIC E RANGERS: L’OLD FIRM
L’Old Firm è il più antico derby calcistico d’Europa, il quale affonda le proprie radici nella storia,
nella cultura e nelle radici della città di Glasgow. Le due squadre in questione sono i Rangers e il Celtic,
i quali rappresentano gli opposti, l’alfa e l’omega della Scozia. Le due squadre giocano in due stadi
diversi, una ad Ibrox ed una al Celtic Park. Le due tifoserie sono distanti su ogni cosa, il che ha dato
luogo ad un astio e ad un odio mai sopito. Il Celtic di Glasgow rappresenta l’ala cattolica ed
indipendentista di Glasgow, ala legata a doppio filo con movimenti identitari scozzesi. La tifoseria del
Celtic è stata premiata come la miglior tifoseria del 2017 dalla FIFA, in virtù delle bellissime coreografie
realizzate dagli ultras e dai supporters scozzesi, i quali incitano la propria squadra al ritmo di I Just Can’t
Get Enough e di You’ll Never Walk Alone, coro che li lega a doppio filo ai Reds di Liverpool. I verdi
di Glasgow intrattengono un gemellaggio storico con i tifosi dello Sporting Lisbona ed hanno stretto
amicizia, in Italia, con la tifoseria del Napoli. I Rangers invece rappresentano l’ala protestante e
nazionalista di Glasgow. Il loro stemma contiene al suo interno la Union Jack inglese, il che sta a
simboleggiare l’attaccamento al Regno Unito da parte dei Blues scozzesi, sottolineato dal canto
dell’inno God Save The Queen da parte dei tifosi presenti allo stadio. Ciò che accomuna le due tifoserie
è l’omogeneità del tifo organizzato, il quale non vede la presenza di hooligans o di ultras, ma dei c.d.
casual, categoria di supporters con principi che richiamano e rievocano il mondo ultras italiano. Negli
stadi scozzesi non è la curva a cantare, ma tutto lo stadio. In Scozia lo stadio rappresenta un unico, una
sola voce che crea un’atmosfera senza precedenti. Qualcosa di simile si può rintracciare solo all’interno
9
https://it.wikipedia.org/wiki/Febbre_a_90%C2%B0_(film)
dell’universo turco e di quello balcanico, nei quali vi è uno stretto legame fra i club ultras e i supporters
presenti in ogni settore dello stadio.
Due mondi, due fedi, due ideologie, due concetti di esistenza, due anime di una stessa città, un luogo
stranissimo dove per certe cose il tempo sembra non scorrere mai.
Perché andate a dirlo a quelli di Glasgow, che indossano, orgogliosi, le maglie che spiegano chi sono e
da dove vengono meglio di qualunque parola, che ora viviamo in un’era post ideologica, che tutto ciò
in cui credevano è passato. Provateci, se ci riuscirete sarà facile anche dimostrare che 2+2 fa 5.10
L’Old
Firm esiste da quando esiste il calcio a Glasgow; l’Old Firm esiste al di là delle squadre e delle società
sportive, al di là anche delle vicende extracalcio che, nel 2012, hanno visto i Rangers retrocessi
addirittura in quarta serie a causa del fallimento della società. Per quattro anni l’Old Firm non si è giocato
ma non si è mai interrotto. La sfida è ripresa nel 2016, più accesa e più sentita di prima, anche per le
vicende successive della Brexit, che
hanno visto contrapposte le due facce di
Glasgow, con idee ed istanze differenti.
Tuttavia il derby di Glasgow non è solo
rivalità e colpi proibiti in campo, ma ha
un importantissimo impatto economico
per la città di Glasgow e per le due
società sportive di Glasgow. Basta
pensare che, secondo gli studi condotti dalla Strathclyde University di Glasgow. <<l'uscita di scena dei
Rangers nel 2012 è stato un colpo durissimo e ha provocato un terremoto finanziario. Con un giro d'affari
vicino ai 2.5 milioni a partita, la mancanza dell'Old Firm ha avuto un peso specifico nel fatturato del
Celtic, che senza le sfide con il suo rivale prediletto ha registrato dieci milioni annui in meno nel
bilancio>>.11
Tale dato ci dimostra che il calcio è un mercato peculiare, un mercato nel quale bisogna si
prevalere sull’avversario dal punto di vista sportivo ma che, per sopravvivere, ha la necessità di dare
spettacolo e che quindi ha bisogno di un fattore come la competitività per funzionare dal punto di vista
economico – finanziario. La distruzione di un avversario storico, per una società sportiva, può
rappresentare più una notizia negativa che positiva, considerando appunto che la decadenza dei rivali di
sempre comporta non solo una perdita ingente di diritti TV, ma anche un calo di abbonamenti e di
biglietti venduti, il che comporta ovviamente un calo del fatturato da ammortizzare a livello di bilancio.
Inoltre, per una città come Glasgow, la decadenza dei Rangers ha rappresentato un danno economico
non indifferente anche per tutte le attività collegate al mondo del calcio, fra le quali gli alberghi e il
settore della ristorazione. Per fortuna, per i bilanci di Celtic e Rangers, l’Old Firm è tornato più forte e
più seguito di prima.
10
Matteo Brambilla – Old Firm: storia di un vecchio affare scozzese - http://www.numerosette.eu/old-firm-
storia-un-vecchio-affare/
11
Andrea Dimasi - Economia dell’Old Firm e il futuro del calcio scozzese -
https://www.sportbusinessmanagement.it/2017/01/economia-dellold-firm-e-il-futuro-del-calcio.html
2.3 SPAGNA – MAS QUE UN CLUB. IL BARCELLONA DEI SUPPORTERS CHE
METTE AI MARGINI GLI HOOLIGANS
La vicenda del referendum catalano, contraddistinta da scontri, polemiche e manifestazioni di piazza,
ha dimostrato che all’interno di alcune regioni spagnole vi è un forte sentimento identitario che,
ovviamente, contamina anche le compagini sportive. Un esempio lampante è quello del FC Barcelona,
in italiano Barcellona, nome che deriva dall’omonima città. Il motto dei tifosi catalani è “Mas Que Un
Club”, ovvero, tradotto letteralmente, più che una squadra. Il tifo organizzato blaugrana è, da sempre,
schierato in favore dell’autonomia e dell’indipendenza catalana dallo Stato centrale rappresentato da
Madrid. La società sportiva catalana ha rappresentato il volto sportivo di una lotta che era tutta sociale
e politica. Il Barça è per la Catalogna senz’altro più che una squadra, ne è l’ambasciatrice nel mondo e
contribuisce a definire l’identità di questa terra. Oggi, il Barça si declina con Messi, Xavi, Piqué, il
gigantesco capitano Pujol, Valdes, Villa ovvero, gli sportivissimi giocatori che si battono come leoni
per l’onore e la vittoria della maglietta blaugrana. Ma la squadra ha una storia che risale molto più avanti
nel tempo e che mescola, sport, valori sociali, culturali, democratici e di lotta per la libertà di tutto un
popolo.12
Come nel caso del Celtic, anche il Barcellona ha una sua controparte nazionalista nella stessa
città, ovvero l’Espanyol. Vi è da dire però che il Barcellona, sull’economia locale e regionale, ha un
impatto enorme dal punto di vista economico. L’impatto economico si manifesta attraverso cartelloni
pubblicitari, musei, stadi e locali, al quale il governo della città deve l’1,2% annuo del proprio PIL e il
6% annuo del flusso turistico13
. La vera rivalità dei catalani è rappresentata dai nemici di una vita del
Real Madrid, storico club della capitale spagnola il quale rappresenta senza dubbio il club calcistico più
titolato al mondo. La battaglia identitaria della Catalogna si muove anche negli altri club della regione,
come ad esempio il Girona. Se vogliamo, il Barcellona rappresenta l’apice e il volto sportivo della
battaglia sociale per l’autodeterminazione del popolo catalano. I momenti di tensione che hanno
riguardato il club blaugrana sono stati tanti, anche se il punto più basso si è toccato negli anni della
guerra civile spagnola, quando l’allora presidente Sunyol fu fucilato dagli uomini di Francisco Franco,
a causa della sua militanza al movimento repubblicano. Da allora il Barcellona fu visto come un punto
12
Tratto da https://www.tierra.it/f-c-barcellona-tutto-sul-club-catalano.html
13
Fonte Claudio Cafarelli – Barcellona traino economico, rappresenta l’1,2% del PIL https://www.contra-
ataque.it/2015/05/29/barcellona-traino-economico-rappresenta-l12-del-pil.html
di approdo e rifugio per tutti i repubblicani catalani, nonché la culla della cultura e dell’identità catalana.
Successivamente, il club navigò in un periodo di alti e bassi sportivi, vivendo all’ombra dei successi
delle altre grandi di Spagna. Con la caduta del franchismo, avvenuta intorno agli anni 70, il club catalano
fu in grado di risorgere dalle ceneri e diventare quello che è oggi uno dei club più vincenti d’Europa.
Barcellona rappresenta una peculiarità anche in tema di tifo organizzato. Se la questione azionariato
popolare è nota a tutti, i supporters catalani si sono contraddistinti anche per la gestione delle dinamiche
da stadio. Difatti, a Barcellona, gli ultras sono in netta minoranza e vivono ai margini, in favore dei club
di supporters che riempiono lo stadio ad ogni partita dei blaugrana. Il gruppo hooligans di spicco della
curva catalana è quello dei Boixos Nois, gruppo a forte matrice di destra. Tuttavia, la società catalana,
ha deciso di adottare una linea dura nei confronti delle frange ultrà tramite l’ex presidente Laporta.
Quando si insediò, nel 2003, adottò immediatamente la linea dura contro i “Boixos Nois” (che tradotto
suona all’incirca come “Ragazzi pazzi”), storico gruppo di curvaioli fascistoidi che negli anni si era
macchiato di una lunga striscia di tafferugli, prepotenze e altri episodi assortiti di violenza. Laporta
tagliò in modo netto i rapporti con i tifosi turbolenti, decretando la loro messa al bando dal Camp Nou.
Un gesto forte per il mondo del calcio, che raramente ha provato a recidere i suoi legami ambigui con
le frange estreme del tifo.14
Il club catalano rappresenta quindi uno dei pochi club in cui la società
sportiva, unita ai gruppi supporters, è riuscita a ribaltare gli equilibri di curva e a mettere gli ultras in
minoranza. Tutto ciò è dovuto non solo ad una maggiore responsabilizzazione dei tifosi, derivata dal
supporter trust, ma anche e soprattutto per la tutela che il popolo blaugrana ha dedicato al club, da sempre
vessillo della propria battaglia identitaria.
2.4 GRECIA – LA RIVALITA’ NELLA TERRA DI ALESSANDRO MAGNO: PAOK VS
ARIS
Siamo a Salonicco, in greco Thessaloniki, città natale di Alessandro Magno. Salonicco costituisce la
seconda città di Grecia per numero di abitanti, nonché un centro economico vitale per tutta la Grecia.
Oltre ad essere un punto di riferimento, la città di Salonicco ospita due società calcistiche che hanno
fatto la storia del calcio greco, cioè PAOK ed Aris Salonicco. Le due squadre si pongono in continuità
con squadre di altri sport, costituendo delle vere e proprie polisportive. La rivalità fra le due squadre
difatti si estende anche ad altri sport, come ad esempio il basket. A queste due società si affianca la
terza squadra di Salonicco, ovvero l’Iraklis, prima società sportiva di Salonicco la cui fondazione risale
al 1908. L’Iraklis fu fondato all’epoca in cui la Grecia faceva parte dell’impero Ottomano. Tra la
popolazione vi era già un forte senso di autodeterminazione e lo dimostrano i colori sociali che furono
scelti dai fondatori dell’Iraklis, ovvero il bianco e il blu, i colori della bandiera greca. L’Aris Salonicco
fu fondato nel 1913 da una fazione che non era d’accordo con l’operato dell’Iraklis. Se la prima società
sportiva di Salonicco doveva il proprio nome ad Ercole, l’Aris ispira il proprio nome ad Ares, dio della
guerra, e i propri colori sociali, il giallo e il nero, ai colori della città di Bisanzio.
14
Marco Birolini – Violenti in fuorigioco, il modello Barcellona. https://www.avvenire.it/agora/pagine/violenti-
fuorigioco-modello-barcellona
Il PAOK Salonicco fu fondato nel 1926 dai
turchi che fuggirono dal proprio stato a causa della
guerra. I colori sociali della società sportiva, il
bianco e il nero, richiamano l’orrore della guerra e
la speranza di un nuovo futuro. I colori sociali del
PAOK sono affiancati, nel proprio stemma,
dall’aquila bizantina. Nella storia recente, l’Aris
Salonicco ha vissuto anni di disavventure
finanziarie, vivendo anche l’onta del fallimento,
mentre il PAOK ha navigato nelle posizioni di prestigio del campionato greco, mentre ha stentato in
Europa partecipando alla sola Europa League, tra l’altro con scarsi risultati.
Le due società di Salonicco presentano due delle tifoserie più temute di Grecia. Il movimento ultras
greco si pone su standard elevati, con tifoserie numerose che hanno spadroneggiato a causa anche di un
legislatore, quello greco, che non è riuscito a porre le condizioni per limitare il fenomeno della violenza
negli stadi. Anche la stampa vive continue difficoltà nel raccontare dei fatti di violenza negli stadi,
rischiando non solo intimidazioni ma anche aggressioni come avvenuto ad esempio ad alcuni giornalisti
russi, recatisi a Salonicco per seguire il match PAOK – Spartak Mosca. I giornalisti sono stati aggrediti
poco prima dell’inizio della partita all’interno della tribuna stampa da alcuni tifosi bianconeri. 15
Il match
con l’Aris si pone però su un livello di allerta più alto, essendo le due tifoserie rivali da una vita. Se si
conoscono molte rivalità di stampo politico, quella fra PAOK ed Aris non si limita solo a questo (il
PAOK ha una tifoseria di sinistra, mentre l’Aris decisamente di destra), ma affonda le sue radici nella
storia. Lo scorso anno, recandomi a Salonicco, ho potuto conoscere non solo la storia della città ma
anche, attraverso dei dialoghi con tifosi ed addetti ai lavori, le origini della rivalità fra le due tifoserie.
La Grecia, nella prima metà del XX secolo, si trovò a dover far fronte all’afflusso di turchi e macedoni
che scappavano dalla guerra. I filo-nazionalisti, antenati dell’Aris, erano contrari e pretendevano il
rispetto dell’identità greca, mentre quelli del PAOK erano più sensibili al tema visto anche le origini del
club. Da allora la rivalità fra le due tifoserie è sempre accesa e non conosce confini, né sportivi né sociali.
Le due tifoserie occupano determinati settori della città e i segni distintivi sono rintracciabili
ovunque. L’unico punto in comune fra le due tifoserie è l’odio per le squadre di Atene. Recarsi a
Salonicco non è difficile, è praticamente impossibile. A causa dei continui scontri e tafferugli con le
tifoserie ospiti (non ultimi quelli occorsi durante la finale di Coppa di Grecia del 2017 fra PAOK ed
AEK Atene), la trasferta di Salonicco prevede restrizioni a quasi tutte le tifoserie, fatta eccezione per
quella del Panionios. PAOK ed Aris rappresentano al meglio i principi e i numeri del movimento ultras
greco, uno dei più attivi in Europa. I club ultras greci prendono il proprio nome semplicemente dal
settore occupato. Ad esempio gli ultras del PAOK prendono il nome di Gate 4, mentre quelli dell’Aris
vengono chiamati Super 3. Se l’Aris presenta un movimento ultras che si è fatto notare soprattutto nel
15
Fonte: https://it.sputniknews.com/mondo/201808096347755-spartak-incidente-salonicco-dichiarazione-
terzo-turno-champions/
basket, il PAOK, navigando maggiormente nelle coppe europee, ha potuto mostrare i muscoli nelle
trasferte calcistiche, proponendo numero enormi di presenze nei settori ospiti (storica è la trasferta di
qualche anno fa in quel di Udine in cui i tifosi del PAOK erano quasi nove mila). La tifoseria del PAOK
è ritenuta, per numeri e per stile, una delle tifoserie più temute in Europa e una di quelle che rappresenta
lo stile casual ultras europeo.
2.5 RUSSIA – IL DERBY DELLA FERROVIA: CSKA VS LOKOMOTIV
Il movimento ultras russo è un movimento di nuova generazione, essendo figlio degli anni 90.
Precedentemente in Russia, qualunque forma di organizzazione di tifo organizzato era proibita dal
regime comunista, il quale arrivava a punire le intemperanze da stadio anche con la reclusione nei gulag.
Il primo club non ufficiale in Russia è stato quello dello Spartak Mosca nel 1979. Se pensiamo che i
primi club supporter, in Italia ad esempio, sono nati negli anni 50, questo dà l’idea del ritardo di sviluppo
del fenomeno del tifo organizzato in Russia. Dagli anni 90 in poi il movimento ultras russo inizia ad
avere una filosofia tutta sua, prendendo spunto sia dalla fenomenologia hooligans che dal movimento
ultras italiano. Per quanto riguarda gli hooligans, uno dei principi ripresi è quello del muro contro muro,
ovvero degli scontri letteralmente organizzati, lontani dallo stadio o comunque in luoghi concordati, in
cui un numero pari di avversari si scontrano per determinare il club più forte. Questo è una metodologia
tutta dell’Est Europa, che prevede addirittura la presenza di un arbitro esterno che valuta la regolarità
degli scontri. Su Youtube è possibile rintracciare video di questi scontri non solo fra tifoserie russe, ma
che coinvolgono anche le tifoserie ucraine, polacche, ecc. Dalla fenomenologia italiana, i russi invece
riprendono la lealtà e i valori, anche nello scontro fra tifoserie. A livello dell’ideologia ultras russa, sono
ad esempio proibiti i colpi sotto la cintura e l’utilizzo di armi (cosa prettamente inglese). Il movimento
ultras russo ha così ottenuto grande rispetto in Europa, con partenze di massa nelle trasferte, soprattutto
extranazionali, e con un’organizzazione da fare impallidire molte tifoserie europee. A livello di tifoserie
ultras russe, una delle rivalità più antiche all’interno dei confini bolscevichi è quella fra CSKA Mosca e
Lokomotiv Mosca. Questa rivalità è chiamata anche il derby della ferrovia, in virtù del fatto che gli
scontri fra le due tifoserie avvenivano alla stazione ferroviaria di Mosca, proprio perché la Lokomotiv
era la polisportiva post lavoro degli operai della ferrovia di Mosca. Il Lokomotiv ha difatti origine
all’interno della rivoluzione di Ottobre, fra il meglio del meglio degli operai russi, ovvero i KOR. La
proprietà del club, anche oggi, è di proprietà dell’azienda dei trasporti ferroviari. A livello ultras, il club
più famoso della Lokomotiv è quello degli United South, autori in Europa e all’interno dei confini
nazionali, di una serie di scontri praticamente infinita. A pari livello, collochiamo i KLS del CSKA
Mosca, club fondato come rappresentativa del Ministero della Difesa russo. Nelle olimpiadi del 1952,
la rappresentativa del CSKA sfidò la Jugoslavia in una doppia partita storica, finita con la sconfitta dei
russi. A seguito della sconfitta, Stalin sciolse il club nello stesso anno. Il club del CSKA però ricomparve
l’anno dopo, anche a seguito della morte del dittatore russo. La rivalità delle due tifoserie ha radici
storiche e continua tutt’oggi ad essere uno dei derby più infuocati di Russia. Gli ultimi scontri fra le due
tifoserie risalgono al 2014, quando i tifosi del CSKA assaltarono un treno con all’interno i tifosi della
Lokomotiv; l’atto culminò in uno scontro con calci e pugni in cui ci furono diversi feriti. A livello
europeo le due tifoserie si fanno valere e dimostrano di essere solide e compatte. Quelli della Lokomotiv
si sono prodigati in degli scontri nel post-partita di Atheltic Bilbao – Lokomotiv di Europa League,
mentre i tifosi del CSKA si sono scontrati, in questo 2018, anche con la tifoseria romanista, durante il
match Roma – CSKA Mosca di Champions League. Al di là dei comportamenti oltre i confini nazionali,
gli stadi russi sono fra i più sicuri in Europa. Entrare all’interno di un impianto russo costa pochissimo
(un biglietto stadio per andare a seguire la Lokomotiv Mosca costa 500 rubli), non necessita di
documento e vede entrare tranquillamente gruppi familiari all’interno degli stadi. Come scritto da
Gianluca, guest writer sul sito SportPeople.net, <<due sono le cose che mi sento di poter affermare: la
prima è che qui hanno riportato, nel vero senso della parola, le famiglie allo stadio. Un biglietto lo si
acquista con pochi rubli ed impiegando la metà del tempo. La seconda cosa è che, vista la strana
intonazione della lingua russa, qui è difficile ascoltare un coro melodico per le nostre orecchie, anzi è
improbabile che gli ultras russi si mettano a scopiazzare dal resto dell’Europa>>.16
Ciò dall’idea del
modo peculiare in cui è stato affrontato il tema della violenza negli stadi in Russia. Lo Stato russo ha
preferito snellire la parte burocratica e di accesso agli stadi, riempiendo così gli impianti sia di famiglia
sia di tifosi organizzati. Dall’altro però ha aumentato i controlli negli spostamenti degli ultras e nelle
modalità di accesso e di uscita delle tifoserie ospiti. Questo è uno dei modi più efficaci ed efficienti, al
momento in Europa, di affrontare il tema della violenza negli stadi. Inoltre gli ultras russi approfittano
delle tonalità particolari del cirillico per creare uno stile tutto loro, distante dal resto di Europa, in
particolare dai paesi latini che, solitamente, prendono spunto dal tifo argentino per alcuni cori,
soprattutto quelli più lunghi, al fine di creare una maggiore atmosfera e un maggior coinvolgimento di
tutti gli spettatori presenti. Il tifo russo si dimostra quindi assolutamente peculiare, anche se le sue origini
sono relativamente recenti. I paesi dell’est Europa sono riusciti a ritagliarsi, in poco tempo, uno spazio
importante sulla scena ultras, il che ha costretto i relativi governi a prendere misure pesanti ed ingenti
al fine di combattere il fenomeno della violenza negli stadi.
2.6 POLONIA: LA LOTTA AL CALCIO MODERNO E ALLE ISTITUZIONI SPORTIVE
EUROPEE. IL LEGIA VARSAVIA.
Siamo in Polonia, terra di hooligans e di alcuni gruppi ultras. Il tifo organizzato polacco vede al
proprio interno tifoserie di assoluto rispetto, come ad esempio Lech Poznan e Wisla Cracovia. Tali
tifoserie costituiscono la polpa del tifo organizzato della nazionale polacca, la quale è una delle nazionali
più seguite nelle sue partite in trasferta e una di quelle che può vantare il maggior sostegno possibile dal
tifo organizzato. Tuttavia se vi è una tifoseria che caratterizza il tifo organizzato polacco è sicuramente
il Legia Varsavia. Gli hooligans del Legia sono quelli che maggiormente hanno combattuto non solo i
principi del calcio moderno ma, soprattutto, le istituzioni europee. La UEFA è stata più volte oggetto di
scherno e di attacco da parte degli hooligans polacchi, anche a causa di alcuni provvedimenti avversi
presi dal giudice sportivo europeo e dalla governance UEFA. Ad esempio nel 2014 il Legia Varsavia fu
escluso dall’edizione della UEFA Champions League 2014-15 a causa dell’utilizzo di un giocatore
16
Fonte Sportpeople.net: https://www.sportpeople.net/che-gioia-sentirsi-lontano-da-mosca-e-tutto-a-voi-la-
linea/
squalificato durante il terzo turno preliminare giocato contro il Celtic. Il Legia aveva dominato sul
campo la partita ma è valso il principio del “dura lex sed lex”. Gli hooligans del Legia però hanno
pensato di omaggiare la UEFA con una coreografia riportante un maiale con la scritta UEFA, che
indossa una camicia decorata dai simboli dell’euro mentre impugna dei soldi. Inferiormente è stata posta
la scritta “6-1, Because Football Doesn’t Matter, Money Does”17
, ovvero perché il calcio non conta
nulla, i soldi contano. La coreografia poi è stata avvolta da una miriade di fumogeni rossi accesi per dare
atmosfera alla coreografia. Questo però non è stato l’unico episodio di contrasto con l’istituzione
europea. Nel 2017 la firm del Legia organizza una coreografia che rievocava le vittime del nazismo
durante il match di ritorno contro l’Astana, valevole per il terzo turno preliminare di Champions League.
Nella coreografia figurava un militare delle SS senza volta che puntava una pistola in testa ad un
bambino, con la scritta “durante la rivolta di Varsavia, i tedeschi uccisero 160000 persone, molti di
questi erano bambini”18
. Questa coreografia non fu molto apprezzata dal giudice sportivo UEFA che
decise di infliggere alla società del Legia Varsavia una multa di 35.000€. La risposta dei tifosi polacchi
non tardò ad arrivare. Nella prima partita europea a disposizione, ovvero nel match di Europa League
contro lo Sheriff Tiraspol, la curva polacca realizzò una coreografia in cui raffigurava di nuovo la UEFA
con un maiale personificato, con la scritta inferiormente che riportava la frase “e i 35.000 euro vanno
a..”19
, proprio a sancire la lotta aperta degli hooligans del Legia contro la governance UEFA. Gli
hooligans del Legia, a livello europeo, sono inoltre conosciuti per la miriade di scontri avuto negli anni.
Per citare un esempio italiano, nel 2013 gli hooligans polacchi si scontrarono con gli ultras della Lazio.
Gli scontri portarono a tafferugli con lanci di bottiglie e diversi feriti in entrambe le tifoserie. La polizia
polacca arrestò ben 120 ultras laziale, alcuni dei quali finirono in carcere20
. Il tutto si verificò dopo i fati
dell’andata, quando la polizia italiana fermò 17 hooligans del Legia, a causa degli scontri al di fuori
dello stadio Olimpico. Gli ultras della Lazio sono solo uno dei gruppi che hanno dovuto affrontare gli
hooligans del Legia. Si potrebbero fare miriadi di esempi, fra cui gli esempi recenti di Napoli ed Atletico
Madrid. La tifoseria del Legia rappresenta un vero e proprio baluardo dei principi hooligans, nonché la
tifoseria maggiormente contrapposta alla UEFA e a tutta la governance del mondo del calcio.
Paragrafo 3 – Lo stile italiano. Gli ultras e gli ultrà: Principi e Valori
Fondamentali
Se pensiamo all’Italia come Stato ma anche nel senso più territoriale e popolare, esistono differenze
territoriali, politiche, sociali, economiche. All’interno degli stadi e, in particolare, delle curve la cosa
diventa più evidente e marcata a causa della presenza degli ultras, scaglione di tifoseria quasi sempre
fuori dal coro e che fa dello stadio piazza pubblica in cui esprimere le proprie idee, i propri ideali e il
17
https://www.gazzettadiparma.it/video/212450/I-tifosi-del-Legia-Varsavia-furiosi-con-l-UEFA--in-curva-ecco-
la-coreografia-con-l-UEFA-maiale.html
18
https://www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2017/08/03/news/legia_varsavia_coreografia_shock_pistola_na
zista_alla_tempia_di_un_bimbo-172247863/
19
https://www.calciomercato.com/news/la-uefa-multa-il-legia-varsavia-che-risponde-cosi-i-soldi-a-quei-27451
20
http://www.romatoday.it/cronaca/120-tifosi-lazio-arrestati-varsavia.html
proprio sentimento verso la squadra e la società civica. Secondo una stima fatta dall’AISI, (Agenzia
Informazioni Sicurezza Interna), si suppone che in Italia siano poco più di 300 i gruppi di tifosi che si
richiamano in modo chiaro e diretto al modello ultras, distribuiti su tutto il territorio nazionale ma con
le presenze più significative in Lombardia (il 10,5%) e in Puglia – Basilicata (12,9%). Sempre secondo
queste stime, coloro che “partecipano” al movimento ultras dovrebbero essere circa 60.000 (pari al 15%
delle persone che frequentano regolarmente gli impianti sportivi).21
Il fenomeno ultras, a livello
numerico, è quindi un fenomeno molto diffuso a livello nazionale e all’interno degli eventi sportivi,
soprattutto calcistici. Se i gruppi rappresentano comunque soggetti unici e distaccati, all’interno del
contesto – curva fanno generalmente riferimento ad un capopopolo, il capo ultras. All’interno della
tifoseria dell’Atalanta ad esempio, pur esistendo vari gruppi, l’indiscusso capo ultras bergamasco è stato
e continua ad essere Claudio Galimberti, in arte il Bocia. Personaggi come Diabolik, Genny La Carogna,
Ciccio Famoso, ecc., hanno
contraddistinto la storia delle curve
italiane. Quando un tifoso entra in curva
sa per certo che a dirigere i lavori del tifo
ci sarà sempre il capo, con i relativi
aiutanti. In alcune curve però, le
spaccature ideologiche o politiche,
provocano divisioni tali per cui non si
riesce ad identificare un capo unico e
quindi si formano più gruppi che lanciano cori diversi, creando un rumore disorganizzato (questo è il
caso di Palermo). È questo punto in particolare che permette di capire come mai il movimento ultras sia
così frastagliato e disorganizzato, non costituendo quindi un unicum che, per numeri, potrebbe
rappresentare un soggetto politico – sociale da tenere d’occhio. Il capo ultras generalmente è posto sulla
c.d. sbarra, ovvero sulle recinzioni o comunque sulle protezioni che delimitano il settore in cui si
posizionano gli ultras. Generalmente il capo ultras è affiancato dai suoi sottoposti (generalmente leader
dei vari club che compongono la curva) che coadiuvano il capo nel lancio dei cori e nell’intonazione
degli stessi in tutta la curva. La sbarra è un luogo sacro e vi si può posizionare solo il capo ultras e quelli
ritenuti “degni”, ovvero i militanti di lunga data dei club ultras. All’interno del settore poi si posizionano
i vari gruppi, ognuno al suo posto e rigorosamente tutti in piedi, in modo da potere saltare e comporre
coreografie in movimento. Tale schema comportamentale riprende lo stile degli hooligans, i quali si
posizionavano all’interno dell’impianto sportivo nei c.d. standing place, ovvero delle aree prive di
seggiolini in cui si poteva seguire la partita in piedi per potere cantare ed esultare liberamente. Se il
supporter, finita la partita, torna alla propria vita o, al massimo, discute dell’andamento della partita in
stile bar dello sport, per l’ultras non è così. Essere ultras significa esserlo sette giorni su sette,
ventiquattro ore al giorno. Durante la settimana si effettuano le c.d. riunioni di club, ovvero dei momenti
21
ANDREA FERRARI – ULTRAS, I RIBELLI DEL CALCIO, quarant’anni di storia e passione. Edizione Anno 2008
CASA EDITRICE: BE PRESS
partecipativi per tutti i membri in cui si discute delle coreografie, dei cori, delle trasferte fatte e del
crowdfunding per aiutare i membri più in difficoltà. Il giorno prima della partita si inizia a preparare il
materiale oppure si parte per la trasferta. La trasferta è un momento topico per l’ultras, il momento in
cui l’attenzione deve essere massima e gli occhi devono essere spalancati. Durante i propri movimenti,
un gruppo ultras considera gli spostamenti delle tifoserie nemiche ed amiche. È proprio durante gli
spostamenti che avvenivano ed avvengono la gran parte degli scontri fra tifoserie avversarie o fra
tifoserie e gruppi operativi di polizia. Oggi tali fenomeni si sono ridotti grazie all’organizzazione, alla
dilazione degli orari da parte della FIGC e delle Leghe, nonché grazie all’attività di vigilanza
dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive il quale, coadiuvandosi con i Prefetti e gli SLO delle
società sportive, può organizzare in sicurezza i vari spostamenti delle tifoserie o, addirittura, applicare
limitazioni di affluenza. Ad esempio alcune trasferte vengono “chiuse” ai non possessori di Tessera del
Tifoso, nonostante il progressivo superamento deciso dal Presidente del CONI Malagò e dall’ex
Ministro dello Sport Luca Lotti non più tardi dello scorso anno, al fine di aumentare i numeri di affluenza
di tifosi in trasferta. Un caso limite si è verificato nella stagione in corso 2018-2019 in Serie B, laddove
il Prefetto di Cosenza ha limitato due trasferte alle tifoserie di Lecce e Foggia per motivi di ordine
pubblico, imponendo non solo il possesso della tessera del tifoso ma per giunta anche il mezzo di
trasporto con cui giungere allo stadio, temendo che gli ultras potessero organizzarsi con pullmini e creare
disordini e tafferugli.
Ogni tifoseria fa storia a sé. Ogni curva ha le sue amicizie e le sue inimicizie, i suoi rispetti e i suoi
rivali. Facendo un esempio concreto, la Curva Nord di Palermo se, da un lato, è gemellata con le curve
di Lecce e Padova, dall’altro prova odio per le curve di Verona e Catania. Di questi esempi se ne
potrebbero fare a migliaia ed è proprio nei gemellaggi e nelle rivalità la causa della maggior parte degli
scontri e delle intemperanze che in questi anni hanno contraddistinto la cronaca del mondo del calcio.
Considerando questi elementi, possiamo racchiudere e riassumere i principi ultras in alcuni principi
fondamentali, anche se alcuni di questi concetti riguardano maggiormente gli ultrà, mentre altri sono
estendibili persino al mondo dei supporters. Tali concetti sono:
 Coerenza (ultras – ultrà)
 Mentalità (ultras – ultrà)
 Rispetto dei Ranghi all’interno del gruppo (ultras – ultrà)
 Unione (ultras – ultrà – supporters)
 Rispetto dei Gemellaggi. (ultras – ultrà – supporters)
 Scontrarsi contro il nemico (ultrà e in parte ultras)
 “Support Your Local Team” – Rifiuto del tifoso delocalizzato. (ultras – ultrà e parte dei
supporters)
 Odio diffuso per le forze dell’ordine. (ultrà)
 Disprezzo diffuso verso la stampa e i giornalisti (parte degli ultras ed ultrà).
 Rispetto per i vigili del fuoco. (ultras, ultrà e supporters)
 Sostegno delle fasce meno abbienti di popolazione e per le popolazioni colpite da disastri. (ultras
– ultrà e supporters)
 Crowdfunding (ultras – ultrà e supporters)
 Presenza di ideologia politica antagonista. (ultrà e in parte ultras).
Ora andremo a chiarire tali concetti nel dettaglio, raggruppando i topic comuni.
3.1 COERENZA E MENTALITA’
Il dizionario definisce coerenza come la costanza logica o affettiva nel pensiero e nelle azioni. Con
riguardo al mondo ultras, la coerenza rappresenta il prendere decisioni coerenti con quella che è la
mentalità dell’ultras e del gruppo di appartenenza, ovvero il rispetto di quelle regole non scritte di cui
sopra. Per Lorenzo Contucci, avvocato penalista ed esperto in legislazione antiviolenza, nonché
difensore di diversi ragazzi di curva nei processi per DASPO, << la mentalità ultras si basa su concetti
come la lealtà, la fedeltà, il disinteresse. Valori che fuori dallo stadio molti considerano ridicoli, ma che
secondo me insegnano a vivere>>.22
Per il mondo ultras questo è un concetto fondamentale: il rispetto
per il gruppo e per i principi del gruppo rappresentano il vademecum del vivere ultras. Un ultras è un
ultras sempre, anche fuori dal contesto sportivo. Avere mentalità ultras significa, oltre che frequentare
lo stadio, andare alle riunioni del club, partecipare ai momenti organizzativi, rispettare i ranghi,
accogliere le tifoserie gemellate e seguire i principi politici – sociali – morali del gruppo. Il gruppo è
una seconda famiglia e per molti diventa la prima. Sono frequenti i casi di ultras che abbandonano
celebrazioni familiari per recarsi allo stadio. Il gruppo va difeso sempre, soprattutto in trasferta e ancor
di più in quelle trasferte in casa dei nemici. Fondamentale diventa la difesa del drappo o dello stemma
del club in quanto, all’interno dei gruppi organizzati, vige la regola non scritta che, chi perde il drappo
del gruppo a vantaggio di una tifoseria avversaria, deve sciogliere il gruppo. In pratica, il gruppo che
perde il proprio stemma sparisce dalle curve e dal panorama ultras. Al di là di cotali principi, ciò che
caratterizza l’ultrà e l’ultras, all’interno del contesto gruppo, è il rispetto di principi morali legati
strettamente ad un’ideologia politica e sociale antisistema ed antagonista. Ad esempio l’odio per le forze
dell’ordine, di cui parleremo più avanti, oltre a derivare da una diffidenza legata a fatti di cronaca
(leggasi le battaglie mediatiche condotte da diverse club sui casi Giuliani, Cucchi, Sandri, ecc.), deriva
da un odio verso il sistema di cui le forze dell’ordine sono considerate strenuo baluardo da parte degli
stessi ultras.
3.2 IL GRUPPO, I RANGHI E LA VECCHIA GUARDIA
Il gruppo è il nucleo centrale che accomuna tutti i tifosi. Rappresenta l’elemento base delle curve ed
è il punto di partenza ed arrivo per un ultras. Far parte di un gruppo significa rispettarne i principi etici,
morali, politici e sociali. Molte volte i gruppi ultras presentano delle contaminazioni politiche a causa
del fatto che i centri sociali, di destra e di sinistra, si inseriscono in queste realtà per portare avanti le
loro idee anti-sistema. Tale contaminazione, che riguarda principalmente la categoria degli ultrà, porta
ad una politicizzazione delle curve. Le curve stesse diventano piazze in cui portare avanti le proprie
22
https://www.linkiesta.it/it/article/2015/02/06/essere-ultras-ultimi-ribelli-al-calcio-moderno/24586/
idee, i propri ideali e, a volte, battaglie popolari e lotte politiche vere e proprie (questo è ad esempio il
caso del Barcellona o del St.Pauli). Politicizzare una curva significa creare delle inimicizie con curve
di segno opposto. Una delle tifoserie più coinvolte in rivalità politiche con altre curve è quella della
Lazio, i cui gruppi ultras hanno una forte tendenza di estrema destra, il che ha portato ad episodi di
violenza con tifoserie di segno opposto, quali ad esempio Livorno e Palermo. Il gruppo è quindi una
sorta di associazione non riconosciuta, con uno Statuto di valori e principi non scritti, con un’assemblea
dei soci composta dalla “vecchia guardia”. La vecchia guardia di un gruppo è composta dagli elementi
più anziani dello stesso, quelli con più esperienza e trasferte sulle spalle. La vecchia guardia costituisce
punto di riferimento per i più giovani ed è la responsabile dell’organizzazione e delle attività del club. I
membri più anziani, oltre a sede sulla sbarra e a lanciare i cori, mettono all’ordine del giorno la raccolta
fondi per coreografie, torce, creazione di merchandising ed altre tipologie di spese che possono
riguardare un club. Il rispetto della vecchia guardia è uno dei principi base della mentalità ultras e ne
costituisce fondamento. È anche grazie a tale principio che alcuni club ultras, quali ad esempio gli Ultras
Tito della Sampdoria, continuano ad esistere ad oltre mezzo secolo di distanza dalla propria fondazione.
3.3 SUPPORT YOUR LOCAL TEAM
Il punto focale del tifo organizzato è il sostegno alla squadra, alla città. La società di calcio viene
intesa quindi non solo nella sua dimensione economico - sportiva, ma anche come diretta estensione
della comunità. Nella concezione ultras uno dei valori fondamentali è quello del “support your local
team”, ovvero tifare per la propria città. Il concetto è di radice britannica ma è stato amplificato nel
panorama italiano a causa del campanilismo diffuso nel nostro paese. Per il mondo ultras, è impossibile
concepire una persona di una città x tifare per la squadra della città y. Tale problema riguarda i tifosi
delocalizzati dei top club italiani (Milan, Inter e Juventus), i quali vengono definiti con il vezzeggiativo
“strisciati”, in virtù del fatto che i tre top club italiani in questione hanno tutti le maglie a strisce, anche
se con colori diversi. Il fenomeno del tifoso delocalizzato è diffuso soprattutto al Sud, anche a causa del
fatto che molte squadre meridionali hanno militato per tanti anni in leghe inferiori e non spiccano per
trofei vinti. Ad esempio Palermo, in quanto città, è da sempre considerata un “feudo bianconero”, a
causa del fatto che molti in città tifano la celebre squadra di Torino. I successi, il branding e la visibilità
sulle TV nazionali, hanno portato ad una lenta delocalizzazione del tifo. Tale fenomeno ha colpito anche
le tifoserie più piccole del Sud in quanto, a causa della mancanza di lavoro o per le condizioni
economiche disagiate, molti tifosi sono stati costretti a partire per il Nord Italia o per l’Estero per
ricercare una posizione lavorativa dignitosa. È così che, in gran parte del Nord Italia, si sono fondati
club di supporters di squadre come Napoli e Palermo. Un esempio calzante è quello di “Cuori Emigrati”,
club di supporters palermitani fondato da ragazzi presenti sul territorio delle regioni del Nord Italia. Per
ovvi motivi, tali club seguono la squadra solo nelle trasferte. Oltre al fattore del tifoso delocalizzato, un
altro fenomeno che non viene accettato ben volentieri dal mondo ultras è quello del “tifoso occasionale”,
ovvero dell’appassionato o del non appassionato che segue la squadra solo nelle partite più importanti,
magari occupando i posti low cost di curva e togliendo ai ragazzi che seguono la squadra ad ogni partita
la possibilità di vedere la partita top della propria squadra. Per anni si è ovviati a tale problema
sottoscrivendo abbonamenti con la propria società sportiva, in modo da avere la garanzia di entrare per
tutto l’anno allo stadio e ad un prezzo basso. L’interesse delle società sportive stava nel fatto che avere
un maggior numero di tifosi significava attrarre l’interesse di sponsor ed investitori, nonché avere anche
notevoli vantaggi nella ripartizione dei c.d. diritti TV, ovvero la fetta economico – finanziaria che le
società di on – demand versano alle società sportive per trasmettere, in esclusiva, i contenuti del
campionato, delle coppe e di tutto l’evento partita, dal pre-partita al post partita con relative interviste.
Tuttavia, a causa del c.d. decreto Maroni, che ha introdotto nel nostro ordinamento sportivo la c.d.
Tessera del Tifoso, il sistema degli abbonamenti si è dimostrato più farraginoso, vincolando la
sottoscrizione dell’abbonamento al possesso della suddetta tessera. Dagli ambienti ultras, come vedremo
nel secondo capitolo, la Tessera del Tifoso è stata osteggiata in quanto, a detta loro, costituiva una forma
di schedatura preventiva. Pertanto il numero degli abbonamenti in curva si è drasticamente ridotto e
molti club supporters ed ultras hanno smesso anche di recarsi in trasferta, visto che anche la
sottoscrizione dei ticket per le trasferte passava dal possesso della Tessera del Tifoso. Tutto ciò ha
portato ad un sovraffollamento ai botteghini durante le partite di cartello, tale che molti ultras
rimanevano fuori a causa delle code. Questo, negli ambienti ultras, ha portato ad una progressiva
contestazione nei confronti del tifoso occasionale, reo di seguire la squadra a convenienza e solo quando
raggiunge risultati sportivi importanti, magari, al contempo, seguendo altre squadre. Tutto ciò permette
di capire perché gli ultras abbiano una concezione negativa sia del tifoso occasionale che del c.d. tifoso
delocalizzato (o strisciato), in quanto non sono propedeutici al sostegno della squadra e al popolamento
dello stadio.
3.4 AMICI E NEMICI. GEMELLAGGI E RIVALITA’
Seguendo il principio del Supporto Your Local Team, ogni tifoseria dovrebbe costituire gruppo a sé,
separata dal resto dell’universo calcio. Tuttavia, nella realtà dei fatti, tale isolamento non esiste affatto.
I gruppi ultras, così come le curve in toto, hanno le loro pubbliche relazioni. Ogni tifoseria ha le proprie
amicizie e i propri gemellaggi, così come le proprie inimicizie e relative rivalità. Per volere definire la
differenza fra un’amicizia e un gemellaggio, la prima rappresenta il rispetto o un patto di non
belligeranza fra due tifoserie, figlio del rispetto fra membri di un club o fra due club. Ad esempio esiste
un’amicizia fra gli Ultras Curva B di Napoli e i ragazzi della Curva Nord Inferiore di Palermo, ma anche
fra i ragazzi della Curva Nord 12 di Palermo e il club ultras Roma della Curva Sud, mentre gli UCS
hanno stretto un’amicizia con i Fedayn romani. Apparentemente il discorso non sta in piedi. Come fanno
due gruppi della stessa tifoseria ad essere amici al contempo di due tifoserie che si odiano? La risposta
è semplice: tali rispetti sono considerati personali e quindi non riguardano gli equilibri delle curve e del
tifo organizzato, i quali sono dati invece da gemellaggi e rivalità. Il gemellaggio è un qualcosa di
pubblico, di ufficiale. Uno dei gemellaggi storici che riguardava il calcio italiano era quello fra Napoli
e Roma, il gemellaggio del Sole. Fra le due tifoserie scorreva rispetto e stima. Ad ogni partita fra le due
squadre, vi era la sfilata in comune dei bandieroni dei rispettivi club, con tanto di scambio dei bandieroni
fra le due curve al centro del campo. Il tutto era accompagnato da striscioni e cori di rispetto, nonché da
coreografie bellissime per gli occhi di tutto il pubblico e degli addetti ai lavori che guardavano estasiati.
Aprendo una piccola parantesi, tale gemellaggio si ruppe fra il 1986 e il 1987. Per anni si è creduto che
a fare decadere il gemellaggio fra le due tifoserie fosse stato il bruttissimo gesto di Salvatore Bagni
durante Roma Napoli nella stagione 1987-88, nel quale Bagni, dopo il pareggio del Napoli, si recò sotto
la Sud e fece il famosissimo gesto dell’ombrello verso la curva romanista. In realtà il gemellaggio si era
già rotto prima. Come scritto da Angelo Forgione, scrittore e tifoso napoletano, i rapporti si erano già
incrinati nel 1986 quando Bruno Giordano, ex bandiera laziale, si tesserò con il Napoli. All’arrivo
all’Olimpico, Giordano fu sonoramente contestato dai romanisti. Gli stessi insultarono il portabandiera
napoletano che, recatosi sotto la Sud per il consueto scambio delle bandiere, fu raggiunto da cori di
scherno e oggetti. L’anno dopo, ci fu il famoso gesto di Bagni ma in realtà gli Ultras Curva Sud romanisti
già nel pre-partita avevano iniziato a contestare i napoletani23
. Da qui nacque una delle rivalità più dure
e sentite del calcio italiano che, tra l’altro, ha portato a diversi tafferugli tra cui quello in cui perse la vita
il giovane tifoso napoletano Ciro Esposito, colpito da un colpo di arma da fuoco da Massimo De Santis,
tifoso romanista (del caso Esposito tratterò nel secondo capitolo). Detto ciò, i rituali di un gemellaggio
si sono di molto ridotti durante lo svolgimento della partita, anche a causa delle norme sulla sicurezza
negli stadi, al fine di ridurre la possibilità di scontri ed invasioni di campo. Oggi le celebrazioni del
gemellaggio avvengono quasi sempre fuori dallo stadio, con grigliate ed eventi nelle sedi dei gruppi
ultras. A ciò si unisce una serie di cori e di striscioni durante le partite.
Stessa linea di demarcazione risiede nella differenza fra inimicizia e rivalità. Se l’inimicizia rappresenta
un generale livello di allerta, unito a qualche coro discriminatorio od offensivo, la rivalità si spinge oltre,
andando a colpire sul territorio con tutta la casistica di scontri e di episodi di violenza prima, durante e
dopo le manifestazioni sportive.
3.5 GLI ULTRAS, LE FORZE DELL’ORDINE, I VIGILI DEL FUOCO E I GIORNALISTI
Se gli scontri rappresentano l’espressione massima dell’odio ultrà, ecco perché è facile intuire che
fra ultras e forze dell’ordine i rapporti non sono così sereni. L’odio per le forze dell’ordine supera
qualunque altro odio, più degli avversari e rivali di una vita, più della società che magari contestano da
sempre, più di tutto. Per un ultrà un membro delle forze dell’ordine rappresenta un baluardo dello status
quo che opprime i poveri e arricchisce i più ricchi, un paladino di quel sistema che le forze antagoniste
presenti in curva mirano a combattere. Negli anni, dopo l’approvazione della legge 401/1989 e la
successiva introduzione del DASPO, la legislazione nazionale si è fatta sempre più aspra nei confronti
del fenomeno degli ultras. Al contempo, anche le forze dell’ordine si sono armate al fine di contrastare
il fenomeno, dotandosi di mezzi blindati, di lacrimogeni e di kit antisommossa. Tale presa di posizione
dello Stato ha causato una reazione all’interno del mondo ultras, il quale parla di questo fenomeno con
il termine “repressione”. Numerosi sono i cori che costeggiano i sabati e le domeniche italiani all’interno
degli stadi. Ad esempio “Lo Stato ha fatto una legge” o “La disoccupazione ti ha dato un bel mestiere”,
uniti a cori in favore di chi è stato sottoposto a DASPO, ovvero dal più classico “diffidati con noi”, a
cori un po' più elaborati “ho preso la diffida, l’ho presa per te”, ecc. Oltre ai cori, altra forma di odio
23
Fonte - https://angeloforgione.com/2013/10/17/roma_napoli/
verso le forze di polizia sono i tag nei muri delle strade e gli striscioni. Se le forze di polizia hanno
potenziato il loro equipaggiamento, anche gli ultras si sono dati all’armamento. I lanci di fumogeni e di
bombe carte costituiscono, ormai da decenni, corollario classico delle partite di calcio. Tali oggetti
vengono usati anche durante gli scontri e le cariche di dispersione della polizia provocando, a volte,
anche feriti. Se l’odio per i gruppi GOS e, in generale, per le forze dell’ordine, rappresenta la punta della
piramide dell’odio del mondo ultras, al secondo posto troviamo spazio per i giornalisti e la stampa. Ai
giornalisti viene contestato, da certi ambienti ultras, di stare sempre a criminalizzare tale fenomeno,
aspettando l’ennesimo episodio di violenza per scrivere l’ennesimo articolo. Pur essendo vero che
raramente si vedono articoli che parlano delle tante cose buone organizzate dai club di supporters ed
ultras (raccolte fondi, donazioni di cibo e giocattoli per bambini, aiuti umanitari durante i disastri
naturali, ecc.), è vero che le frange più violente del tifo organizzato hanno fatto tantissimi danni negli
anni, causando anche dei morti ed arricchendo il lungo elenco di morti da stadio inaugurato nel lontano
1963 dal tifoso della Salernitana Giuseppe Plaitano, morto a 48 anni nel post partita di Salernitana –
Potenza, a causa di un proiettile vagante esploso da un’agente in modo accidentale. Da allora le morti
da violenza negli stadi sono state innumerevoli ed alcuni di questi casi verranno approfonditamente
trattati più avanti. Tuttavia, ciò che ci interessa ora chiarire è che gli ultras e i giornalisti non vanno
d’accordo, anzi l’odio è talmente grande che addirittura è stata creato un brand di magliette con la scritta
“Giornalista Terrorista”, proprio per sottolineare l’odio e la mancanza di rispetto verso tale figura
professionale da parte di certo mondo del tifo organizzato. A differenza di giornalisti e forze dell’ordine
però, esiste una figura professionale che ha tutto il rispetto da parte del mondo del tifo organizzato,
ovvero i vigili del fuoco. I vigili del fuoco vengono considerati dei salvatori, degli eroi che aiutano e
salvano vite al di là della loro retribuzione. Il coraggio di affrontare il pericolo, la voglia di aiutare gli
altri e l’umanità che dimostrano durante il loro lavoro, fanno del vigile del fuoco una categoria stimata
da tutte le curve d’Italia e non solo. In Italia, per onorare tale categoria, le curve italiane intonano una
canzone storica dei VV.FF. di cui qui riportiamo la didascalia: << il corpo nazionale dei vigili del fuoco,
salviam la vita agli altri il resto conta poco, il pompiere paura non ne ha, il pompiere paura non ne ha,
portiamo il soccorso a chi ci chiede aiuto, un giorno senza rischio per noi è non vissuto, il pompiere
paura non ne ha, il pompiere paura non ne ha>>. Il mondo ultras dimostra quindi di avere delle proprie
idee sociali, un’ideologia di fondo che qualifica l’insieme dei gruppi ultras come movimento. Il
movimento ultras italiano è, a tutti gli effetti, una realtà di livello internazionale che ha fatto scuola in
diversi gruppi dell’est Europa di altre nazioni europee. Possiamo dire che, insieme al modello hooligans
e a quello argentino, il modello ultras italiano è stato uno dei punti di riferimento del mondo ultras
europeo ed internazionale.
3.6 GLI ULTRAS, L’UMANITA’ E LA SOLIDARIETA’ – LA FACCIA BUONA DEL
TIFO ORGANIZZATO DI CUI NON SI PARLA MAI.
Solitamente, sui giornali e sui siti di informazione, la parola “ultras” viene associata solitamente a
fatti di cronaca riguardanti scontri, tafferugli ed altri effervescenze riguardanti l’ordine pubblico.
Tuttavia il mondo del tifo organizzato non si riduce solo a risse e scontri, bensì anche a tante iniziative
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)
Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)

More Related Content

Similar to Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)

Tesi specialistica: creative web specialist
Tesi specialistica: creative web specialistTesi specialistica: creative web specialist
Tesi specialistica: creative web specialistGiulia Gasperini
 
Stadi d'Italia ICS Estratto.pdf
Stadi d'Italia ICS Estratto.pdfStadi d'Italia ICS Estratto.pdf
Stadi d'Italia ICS Estratto.pdfSandroSolinas
 
Presentazione tesi figc 2003
Presentazione tesi figc 2003Presentazione tesi figc 2003
Presentazione tesi figc 2003guestaba501e
 
Report Sport e Società_2008
Report Sport e Società_2008Report Sport e Società_2008
Report Sport e Società_2008Andrea Zorzi
 
Dossier candidatura Torino Capitale dello sport
Dossier candidatura Torino Capitale dello sportDossier candidatura Torino Capitale dello sport
Dossier candidatura Torino Capitale dello sportQuotidiano Piemontese
 

Similar to Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47) (7)

Tesi specialistica: creative web specialist
Tesi specialistica: creative web specialistTesi specialistica: creative web specialist
Tesi specialistica: creative web specialist
 
Stadi d'Italia ICS Estratto.pdf
Stadi d'Italia ICS Estratto.pdfStadi d'Italia ICS Estratto.pdf
Stadi d'Italia ICS Estratto.pdf
 
Presentazione tesi figc 2003
Presentazione tesi figc 2003Presentazione tesi figc 2003
Presentazione tesi figc 2003
 
Report Sport e Società_2008
Report Sport e Società_2008Report Sport e Società_2008
Report Sport e Società_2008
 
Milan
MilanMilan
Milan
 
Milan
MilanMilan
Milan
 
Dossier candidatura Torino Capitale dello sport
Dossier candidatura Torino Capitale dello sportDossier candidatura Torino Capitale dello sport
Dossier candidatura Torino Capitale dello sport
 

Pietro Minardi - Tesi Magistrale Sport Management (LM-47)

  • 1. CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN MANAGEMENT DELLO SPORT E DELLE ATTIVITA’ MOTORIE – LM 47 Dipartimento di Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali TIFOSI: PASSATO, PRESENTE E FUTURO DEL CALCIO Profili integrati economico – finanziari, sociologici e giuridici dell’impatto dei tifosi sul mondo del calcio e delle società sportive TESI DI LAUREA DI Pietro Minardi – Matricola 0666396 RELATORE Ch.mo Prof. Salvatore Cincimino ANNO ACCADEMICO 2018 - 2019
  • 2. Ai vostri sacrifici per regalarmi un futuro migliore. Una, dieci, cento volte grazie! Questa tesi è per voi, Mamma e Papà
  • 3. SOMMARIO INTRODUZIONE………………………………………………….4 CAPITOLO 1 – NASCITA, CRESCITA E SVILUPPO DEL TIFO ORGANIZZATO……………………………………………………………… 8 Paragrafo 1 – L’origine del tifo in Italia. La storia del tifo organizzato italiano...8 Paragrafo 2 – I tifosi in Europa: Hooligan e Casual – Tra Goliardia Calcistica e Lotte Politiche Per I Diritti Civili……………………………………………….11 2.1 IL REGNO UNITO - Il Movimento Hooligan e il Casual Style. Il derby dell’East Side London: West Ham vs Millwall…………………..12 2.2 SCOZIA – La Storica Battaglia Fra Celtic e Rangers: L’Old Firm....15 2.3 SPAGNA – Mas Que Un Club. Il Barcellona dei Supporters Che Mette Ai Margini Gli Hooligans……………………………………………….17 2.4 GRECIA – La Rivalità Nella Terra Di Alessandro Magno: PAOK vs Aris………………………………………………………………………18 2.5 RUSSIA – Il Derby della Ferrovia: CSKA vs Lokomotiv…………..20 2.6 POLONIA - La lotta al Calcio Moderno e Alle Istituzioni Sportive Europee: Il Legia Varsavia………………………………………………21 Paragrafo 3 - Lo stile italiano. Gli ultras e gli ultrà: Principi e Valori Fondamentali…………………………………………………………………….22 3.1 Coerenza e Mentalità………………………………………………...25 3.2 I Gruppi, i Ranghi e la Vecchia Guardia…………………………….25 3.3 Support Your Local Team…………………………………………...26 3.4 Amici e Nemici. Gemellaggi e Rivalità……………………………...27 3.5 Gli Ultras, le Forze dell’Ordine, I Vigili del Fuoco e i Giornalisti…..28 3.6 Gli ultras, l’Umanità e la Solidarietà – La Faccia Buona del Tifo Organizzato di cui non si parla mai………………………………………29 Paragrafo 4 - Storia Del Tifo Organizzato a Palermo. Brevi Cenni Storici. Gemellaggi e Rivalità…………………………………………………………….31 Paragrafo 5 - Il fenomeno “calcio moderno” e lo spirito romantico dei tifosi…...34 CAPITOLO 2 – I TIFOSI E L’ORDINAMENTO SPORTIVO……………………………………………………………………...40 Paragrafo 1 – I tifosi e il diritto in Europa. La convenzione di Strasburgo e il c.d. “modello inglese”: Da Margaret Thatcher ai giorni nostri. Il confronto con il “modello tedesco” del 50%+1……………………………………………………40 Paragrafo 2 – Il modello italiano: dalla legge 401/1989 al DASPO elettronico. Misure di contrasto alla violenza negli stadi……………………………………..44 2.1 La legge 401/1989 – Il DASPO……………………………………...44 2.2 Il post Raciti – La legge 41/2007…………………………………….46
  • 4. 2.3 Il 2009 - I risultati alterni della legge Amato e il caso Sandri. Il Programma Tessera del Tifoso e la Direttiva Maroni…………………..48 2.4 Il 2014 – Il caso di Genny La Carogna e l’omicidio di Ciro Esposito. Il decreto Alfano e il DASPO di gruppo………………………………….53 2.5 I giorni nostri. Il pensionamento della Tessera del Tifoso. Arrivano nuovi strumenti: il DASPO elettronico e il Codice Etico di Comportamento………………………………………………………...55 Paragrafo 3 - L’Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive e i report sulla violenza negli stadi……………………………………………………………..60 Paragrafo 4 - Il rapporto fra società sportive e tifosi all’interno del sistema sportivo italiano………………………………………………………………...61 4.1 Casistica relativa al rapporto società – tifosi. Le recenti modifiche al Codice di Giustizia Sportiva……………………………………………61 4.2 La responsabilità disciplinare oggettiva delle società sportive……,,66 4.3 Il Supporter Officer Liaison. Aspetti normativi e compiti previsti dal UEFA Handbook………………………………………………………..68 CAPITOLO 3 – I TIFOSI E L’ECONOMIA DELLO SPORT……………75 Paragrafo 1 - Il mercato sportivo: mass market e business market. Ruolo dei tifosi all’interno del mercato: il prodotto calcio………………………………………75 1.1 Il mercato e i suoi elementi: domanda, offerta e prezzo……………75 1.2 Lo sport: Mass Market e Business Market………………………….76 1.3 I distributori di sport………………………………………………...78 1.4 Il modello di Porter: Influenze sul core business di una società sportiva. Il ruolo dei tifosi: la dimensione tecnico sportiva di una squadra di calcio…………………………………………………….79 1.5 La competitività: elemento di successo del prodotto calcio. Il 5 maggio 2002 e la forza del modello inglese…………………………………82 Paragrafo 2 - Il supporter trust. I tifosi si trasformano da stakeholders a shareholders…………………………………………………………………….85 2.1 Il panorama europeo ed italiano del supporter trust………………...85 2.2 La struttura e le caratteristiche del supporter trust. Il caso del Palermo Calcio Popolare……………………………………………………..87 2.3 Lo Statuto e l’atto costitutivo: i requisiti formali; soci fondatori e soci ordinari: i principi economico – finanziari del bilancio…………….89 2.4 Gli organi dell’associazione: l’Assemblea dei soci, il Presidente e il Consiglio Direttivo………………………………………………….90 2.5 Il Codice Etico del Palermo Calcio Popolare……………………….90 2.6 Analisi SWOT dell’ASD “Palermo Calcio Popolare”……………...91 Paragrafo 3 - Lo SLO come operatore economico: possibile soluzione alla desertificazione degli impianti sportivi. Il fan relationship management………94
  • 5. Paragrafo 4 - I social media: nuova forma di comunicazione fra società e tifosi. Il social media marketing: utilizzo proficuo dei social network …….…………...100 4.1 Il social media marketing: un fenomeno di nuova generazione in continuo sviluppo…………………………………………………..100 4.2 Facebook: il social network polivalente……………………………101 4.3 Instagram: il social positivo………………………………………...105 CAPITOLO 4 – I TIFOSI E IL BILANCIO DELLE SOCIETA’ SPORTIVE…………………………………………………………………….109 Paragrafo 1 - Introduzione. La visione del ruolo del tifoso all’interno del contesto sportivo. Incidenza diretta ed indiretta della tifoseria sui bilanci sportivi……...109 Paragrafo 2 - Il bilancio sportivo. Le tre dimensioni della società sportiva e il ruolo da stakeholder del tifo organizzato……………………………………….113 2.1 I principi da applicare nella redazione del bilancio d’esercizio…….113 2.2 Il conto economico: quadro reddituale della società sportiva………115 2.3 Lo stato patrimoniale: metodi di redazioni oggettivi. L’algoritmo di Wallabies…………………………………………………………....116 2.4 Rendiconto Finanziario e Nota Integrativa…………………………118 Paragrafo 3 – I tifosi. Incidenza diretta ed indiretta sulle voci del bilancio sportivo …………………………………………………………………………………..120 CONCLUSIONI 124 BIBLIOGRAFIA, SITOGRAFIA E RINGRAZIAMENTI 130
  • 6. INTRODUZIONE “Il calcio è un sistema di segni, un linguaggio”. Pier Paolo Pasolini aveva colto a pieno l’essenza di questo meraviglioso sport, nato dal popolo e per il popolo. Il calcio nasce dai campi di terra battuta, dai palloni di cuoio duri come il marmo, dalla passione e dalla povertà. Se si pensa all’attuale calcio, quello che oggi è definito “calcio moderno”, è difficile immaginare che un simile sport possa avere trovato la propria origine in un contesto tanto umile e sentimentale allo stesso tempo. Il calcio trae la sua origine storica dal calcio fiorentino, sport praticato fin dai tempi antichi e perfezionato in età medioevale. Il calcio, inteso nella sua accezione moderna, vede i suoi albori in Inghilterra nella seconda metà dell’800. In Italia tale sport prende piede nell’ultima decade del XIX secolo, con la fondazione delle prime società sportive di calcio. La prima squadra di calcio ad essere fondata in assoluto in Italia è il Genoa, la cui fondazione risale al lontanissimo 1893. Il calcio si diffuse rapidamente in tutto lo stivale e coinvolgeva ampie fasce di popolazione. Iniziò fin da subito a far parte delle vite delle persone, un momento ludico e sociale che fermava l’intera vita della città. In epoca fascista iniziarono ad essere costruiti i primi stadi in senso moderno. Prima le squadre erano costrette a giocare in terreni alla buona. Ad esempio il Palermo, prima di giocare all’allora Stadio Littorio (oggi Renzo Barbera), giocava al c.d. Pantano, terreno privato che, in presenza di pioggia, diventava una vera palude impraticabile. In quest’epoca lo sport aveva una forte accezione politica, mirata alla fortificazione e allo sviluppo dell’identità e della forza nazionale in senso stretto, cosa peraltro rintracciabile nella Carta dello Sport del 1928. Nel dopoguerra si interrompono i rapporti diretti fra Stato e sport, lasciando che il calcio diventasse a tutti gli effetti un momento di integrazione e di socializzazione. Il calcio diventa non solo sport ma linguaggio, un modo di comunicare che rompe ogni barriera e si diffonde in tutto il mondo. Il suo linguaggio è composto dalle gesta dei giocatori ma anche e soprattutto dal pubblico, primo sostenitore della squadra e prima destinatario del messaggio sportivo. Se oggi è ampiamente riconosciuto che i tifosi, intesi nella loro totalità, sono, per una società sportiva, degli stakeholder a tutti gli effetti, prima i tifosi erano di più, erano loro stessi la società sportiva. Attraverso gli abbonamenti e l’acquisto di biglietti, contribuivano in prima battuta al sostentamento della società sportiva. In Italia si inizia a parlare di tifosi intesi come supporters a partire dagli anni 50, attraverso la fondazione dei primi fans club supporters. Tale situazione rimane immutata fino alla fine degli anni 60. Se in Europa si diffondeva il fenomeno degli hooligans, in Italia, sull’onda delle battaglie dei diritti civili, si inizia a parlare un linguaggio diverso nelle curve. A cavallo fra gli anni 60 e l’inizio degli anni 70 nelle curve italiane iniziano a nascere i primi club ultras. I primi gruppi ultras in Italia iniziano a vedersi fra Torino e Genova, sponda doriana. Gli ultras Tito, la cui fondazione risale al 1969, rappresentano il più antico e il più longevo club ultras d’Italia. Gli ultras si distinguono da subito dai supporters per tutta una serie di ragioni, il che determina un cambiamento negli equilibri di tutte le curve d’Italia, fino alle categorie inferiori. Il rapporto fra società sportiva e tifosi inizia a diventare più stretto, più sentimentale. Fra gli anni 70 e gli anni 80 si inizia a parlare di senso di appartenenza, ovvero l’attaccamento viscerale fra i tifosi e la propria squadra del cuore. Si rievoca quasi quel periodo storico delle città stato in cui ogni
  • 7. città aveva le proprie amicizie e le proprie inimicizie. È proprio in quest’ottica che si inizia a parlare di gemellaggi e di rivalità all’interno del mondo ultras. Parallelamente a tale movimento, inizia a muoversi sotto traccia un’altra tipologia di individuo, l’ultrà. L’ultrà è un soggetto altamente politicizzato, con idee antisistema e che molte volte vive e si indentifica nei club ultras. Il fenomeno degli ultrà caratterizza tutti gli anni 80 e gli anni 90. È in questo contesto storico che iniziano a vedersi i primi scontri fra tifoserie e fra tifoserie e forze dell’ordine. L’impatto che il mondo delle curve ebbe sulla società italiana è rintracciabile non solo dall’innumerevole numero di foto e di articoli dedicati al mondo delle curve, ma anche dalla produzione cinematografica dedicata allo stereotipo del tifoso da stadio. In questa sede occorre per esempio ricordare “Tifosi”, film di Neri Parenti del 1999 in cui si sdrammatizzava sul mondo delle curve, sulle trasferte e sul modo di vivere la passione per una squadra di calcio da parte degli stessi tifosi. Il film è da subito diventato un cult ed è uno dei must per gli appassionati del genere. Inoltre si iniziarono a diffondere in quegli anni alcune riviste a tema, fra cui SuperTifo, rivista cult fondata nel 1985 a cadenza mensile in cui si dava spazio alle migliori coreografie e ai migliori racconti da parte dei lettori, ovviamente tifosi. Dopo i fatti dell’Heysel del 1985, in cui persero la vita 39 tifosi appartenenti alle tifoserie di Juventus e Liverpool, a livello statale si sente l’esigenza di muoversi attraverso provvedimenti del legislatore che mirino a ridurre e moderare il fenomeno ultrà. In Italia ad esempio il primo provvedimento degno di nota è sicuramente la legge 401/1989, che introdusse nel nostro ordinamento il Daspo, ovvero il divieto di partecipazione a manifestazioni sportive. Tale provvedimenti però fu insufficiente e fu negli anni innovato più volte dal legislatore fino alle attuali modifiche che introducono il Daspo di gruppo e quello elettronico. Negli anni 90 difatti il movimento ultras e il fenomeno degli ultrà vissero il loro apice, insediando un allontanamento dai valori e dagli ideali che il calcio stava assumendo. Negli anni 90 infatti è possibile rintracciare la nascita di un calcio diverso, di quello che viene comunemente chiamato dai tifosi “calcio moderno”. Il calcio moderno si caratterizza per un aumento preponderante e progressivo dei fatturati delle società sportive, nonché dall’entrata nel mercato sportivo delle c.d. pay-tv, che iniziarono a trasmettere on demand le partite delle squadre di calcio. Se a questo si aggiungono gli effetti della sentenza Bossman, la quale minò pesantemente il potere contrattuale delle società sportive dando il via all’epoca dei procuratori, è possibile rinvenire, dal punto di vista economico, i presupposti dei principali cambiamento che hanno affetto il calcio in quegli anni e che hanno portato all’attuale situazione. Il calcio oggi è diventato diverso, differente dalle sue origini. Pur essendo vero che il calcio in quanto sport rimane seguitissimo in tutto il mondo, fra i tifosi si è diffusa una visione critica degli attuali valori del calcio moderno. Se prima i tifosi costituivano parte integrante ed attiva della vita delle società sportive, oggi sono stati messi in secondo piano in favore di un calcio più spendibile per i palinsesti sportivi e per il business market sportivo. Ad esempio, se prima tutte le partite veniva giocate di domenica alle 15.00, oggi si parla di “calcio spezzatino”, ovvero di partite messe ad orari che favoriscono la visione sulle pay-tv dell’evento sportivo. Se, da un lato, ciò ha portato un ingente ingresso di entrate per le società sportive, dall’altro ha allontanato i tifosi dagli impianti sportivi ed ha quindi cambiato il rapporto società – tifosi. È indubbio che il calcio italiano stia vivendo, da vari punti di vista, una crisi senza precedenti. Le società sportive rappresentano un unicum
  • 8. dal punto di vista economico visto che la finalità della società sportiva, oltre all’equilibrio economico- finanziario, è quello del risultato sportivo. Il risultato sportivo si manifesta nel raggiungimento degli obiettivi fissati ad inizio stagione o nella vittoria di una determinata competizione; ciò costituisce il motivo per cui aziende o magnati investono nel calcio. È opinione diffusa che i presidenti di una società sportiva non guadagnino direttamente con il calcio, ma attraverso il feedback positivo e il ritorno d’immagine che una vittoria con una squadra di calcio comporta. Vincere nel calcio significa soddisfare i principali stakeholder di una società di calcio, ovvero sponsor e tifosi, il che permette di avere investimenti sulla squadra di calcio oltre che aprire opportunità di guadagno su altre aziende esterne al calcio. Ciò costituisce il motivo per cui un investitore acquisti una società sportiva e si accolli il rischio d’impresa che ne deriva. Oggi le società sportive vivono una profonda contraddizione visto che, a causa degli aumenti dei costi del mondo del calcio, è difficile reperire risorse da immettere sugli investimenti per costruire una rosa competitiva. Tutto ciò si inserisce in un contesto economico che vede il calcio muoversi in una direzione pericolosa, lontana dai propri tifosi. Se da un lato il calcio sta aumentando progressivamente il proprio giro di soldi, è indubbio che ciò si ripercuote negativamente sui tifosi. Il costo medio dei biglietti, negli ultimi vent’anni, è aumentato di molto, riducendo le presenze medie per le partite di calcio. Ciò ha portato ad una visione negativa, da parte dei tifosi, del fenomeno economico “calcio moderno”. Sono molti e varie le forme di protesta mostrate all’interno e all’esterno degli stadi, con alcuni casi peculiari. Ad esempio alcuni club di supporters hanno deciso di “abbandonare” la propria società di calcio per fondare una squadra dilettantistica che ricordi i vecchi valori del calcio, come ad esempio nel caso del City Of Manchester, club fondato dai supporters dei “Red Devils” a seguito dall’aumento dei prezzi degli abbonamenti e dei biglietti. Al di là di ciò, i cambiamenti del calcio toccano anche l’aspetto del diritto. Il legislatore attualmente si trova in mezzo a due fuochi, dovendo da un lato garantire la sicurezza degli impianti e la lotta alla violenza negli stadi e, dall’altro, permettere l’accesso agli impianti sportivi da parte dei tifosi per tornare a riempire gli stadi. È indubbio che la violenza negli stadi costituisce motivo di preoccupazione per il legislatore, essendo tantissimi i casi di violenza all’interno e all’esterno degli impianti sportivi, molti dei quali, purtroppo, finiti per diventare argomento di cronaca nera. Se, negli ultimi anni, la via tracciata dal legislatore era quella di mettere paletti all’accesso all’impianto sportivo (programma Tessera del Tifoso, costituzione dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, ecc.), lo scorso anno vi è stato un cambio di tendenza promosso dall’ex ministro dello sport Luca Lotti e dal presidente del CONI Giovanni Malagò. Ciò si è reso necessario in quanto la vecchia legislazione rendeva difficile, ai tifosi, recarsi in trasferta e quindi seguire la propria squadra del cuore, svuotando così gli impianti sportivi. Non c’è nulla che faccia più male al cuore di uno stadio vuoto e ciò ha portato a prendere provvedimenti in tal senso. Dall’abolizione del programma Tessera del Tifoso, le presenze in trasferta dei tifosi delle società di calcio sono progressivamente aumentate, anche grazie al ritorno in trasferta di alcuni club ultras che per anni si sono opposti al programma promosso dall’ex. Ministro Roberto Maroni. Posto ciò, bisogna domandarsi se la direzione in cui si sta muovendo il calcio, dal punto di vista economico, legislativo e sociale, sia giusto. È possibile immaginare una barriera fra calcio e tifosi? È
  • 9. possibile immaginare un calcio che pensi di più ai fatturati che ai tifosi? È possibile in conclusione immaginare un calcio senza l’elemento che per anni ne ha costituito la linfa e l’anima, ovvero i tifosi? È ciò che miro ad analizzare in questa tesi, sfaccettando tutti i punti di vista. Si provvederà ad analizzare il fenomeno dei tifosi prima in senso sociologico, analizzandone le origini, le caratteristiche e le attuali evoluzioni dello stesso. In secondo tempo si considererà la visione che il legislatore ha ed ha avuto del fenomeno del tifo organizzato. Infine si passerà ad analizzare i tifosi come stakeholder delle società sportive, prima dal punto di vista delle società sportive e poi del business market sportivo, analizzando alcuni interessanti casi di brand target mirati a soddisfare determinate fasce di tifo organizzato. Infine si concluderà tale tesi attraverso una personale riflessione sul perché il calcio debba cambiare direzione per continuare a mantenere la propria dimensione popolare e mondiale, senza però inficiare sul business market che negli anni ha generato un enorme e mastodontico indotto economico.
  • 10. Capitolo 1 – Nascita, Crescita e Sviluppo del Tifo Organizzato Paragrafo 1 – L’origine del tifo in Italia. La storia del tifo organizzato italiano. In Europa il calcio è un fenomeno sociale, ancor prima che economico. L’Italia non fa eccezione in questo, anzi forse ne rappresenta espressione massima insieme al Regno Unito. Il sentimento e la passione che contraddistinguono il tifoso di calcio italiano rappresentano un qualcosa di unico, quasi inspiegabile. Quando si canta allo stadio, si ci riferisce alla propria squadra del cuore in maniera personificata, quasi fosse una persona a tutti gli effetti. È come se il tifoso attribuisse personalità alla società sportiva di calcio, personificandola e attribuendole i caratteri di essere vivente a tutti gli effetti. Il tifoso non pensa alla società sportiva nella sua dimensione economica – giuridica, ma solo nei termini della dimensione sportiva. Per il tifoso, l’importante non è partecipare ma vincere. Per esplicare meglio questo principio, dobbiamo fare un passo indietro. Siamo abituati a pensare ad un’azienda nelle sue due dimensioni, ovvero quella economica e quella finanziaria. La società sportiva di calcio rappresenta un vero e proprio unicum, in quanto alle due sopracitate dimensioni si aggiunge quella tecnico – sportiva. La dimensione tecnico – sportiva comprende una serie di fattori, fra i quali quello della competitività e quello del successo aziendale, ovvero raggiungere gli obiettivi preposti durante la fase di programmazione della stagione. In pratica, pur essendo vero che una società di calcio oggi non può prescindere dall’equilibrio economico – finanziario, deve necessariamente pensare le proprie strategie aziendali al fine di raggiungere i propri obiettivi. Solo e soltanto così potrà soddisfare i propri stakeholder di riferimento, fra cui spiccano i tifosi. I tifosi sono i principali sostenitori della società di calcio, ne costituiscono la sostanza e l’essenza. In Italia, parte della stampa e della politica, parla del tifo molto spesso in maniera impropria, definendolo come un qualcosa di unico ed omogeneo. In realtà, analizzando storicamente il fenomeno sociologico del tifo organizzato in Italia, questo non è vero. Pur essendo vero che la figura del tifoso rappresenta il primo paradigma generale che va a categorizzare la tifoseria di una società sportiva, non tutti i sostenitori possono definirsi tifosi. Esistono ad esempio abbonati che sottoscrivono un determinato abbonamento per seguire determinate partite di cartello oppure abbonati che tifano principalmente una squadra differente ma che seguono al contempo le gesta della società sportiva con cui sottoscrivono l’abbonamento, al solo fine di seguire la squadra per cui tifano e le principali avversarie per gli obiettivi stagionali. Quindi, come possiamo definire un tifoso? Il tifoso è quel soggetto che tifa e sostiene una determinata squadra in maniera continuata e passionale. In questo senso i supporters, gli ultras e persino gli ultrà sono definibili come tifosi, tuttavia presentano differenze sostanziali nel modo di tifare e di sostenere la società sportiva. Questo è un punto particolarmente importante nella gestione di una società sportiva, in particolare per la figura dello SLO (Supporter Officer Liason), il quale ha fra i suoi compiti quello di stabilire un ponte fra la società sportiva
  • 11. e la tifoseria. Distinguere il mondo dei tifosi significa saper affrontare nel giusto modo tutte le categorie di tifosi e sapere allontanare le mele marce, praticando una sorta di prevenzione primaria relativamente alla violenza negli stadi, fattore di rischio per la società sportiva di calcio e per l’ordine pubblico da tanti anni a questa parte. Dal punto di vista storico, si inizia a parlare di tifo in Italia nel secondo dopoguerra, periodo nel quale iniziano a nascere i primi club supporters in Italia. Il supporter è una tipologia di tifoso che può costituire dei club in cui affluiscono categorie eterogenee di persone, le quali hanno il solo e preciso scopo di tifare e sostenere la squadra e i colori della società sportiva di calcio. Intorno al 1950, si formano i Moschettieri Nerazzurri dell’Inter e i Fedelissimi del Torino, mentre tra il 1961 e il 1963 si formano il Viola Club Vieusseux e il club Settebello, entrambi a Firenze.1 In tutta Italia, iniziano a formarsi club supporters su tutto il territorio nazionale, il che porta a ravvivare l’atmosfera degli stadi con cori elementari e coreografie improvvisate. Il fenomeno cresce a dismisura, venendo però “contaminato” intorno alla fine degli anni 60 e gli inizi degli anni 70 dalla nascita del fenomeno ultras, il quale ha segnato la storia delle curve italiane in maniera indelebile. Come verrà detto più avanti, gli ultras sono figli del momento storico, delle manifestazioni del 68 e di una richiesta popolare di uguaglianza ed equità. Gli ultras rappresentano quindi una categoria di tifoso con idee sociali ben definite, spesso anche politiche, che intendono la curva non solo come luogo in cui tifare la propria squadra del cuore ma anche come pubblica piazza in cui portare a conoscenza i propri valori ed ideali, figli soprattutto di un malcontento sociale. I primi tre club ultras italiani nascono tutti entro la fine degli anni 60, ovvero la Fossa dei Leoni del Milan, i Boys dell’Inter e gli Ultras Tito della Sampdoria. Fatta eccezione per la Fossa dei leoni, questi club ultras esistono tutt’oggi e rappresentano la storia nonché l’inizio del fenomeno ultras in Italia. Gli Ultras Tito Cucchiaroni rappresentano uno dei gruppi ultras leader nella curva della Sampdoria, club blucerchiato di Genova. Gli UTC sono nati nel 1969 nel quartiere di Sampierdarena, quartiere cittadino genovese, e devono il loro nome a Tito Cucchiaroni, giocatore doriano che contribuì in maniera decisiva al quarto posto della squadra blucerchiata nella stagione 1960-61. Gli UTC, insieme ai Fedelissimi, al Valsecca Group, ecc., costituiscono ad oggi una delle curve migliori del panorama italiano. Tra la fine degli anni 80 e gli inizi degli anni 90 gli incidenti all’interno degli stadi aumentano in maniera esponenziale, costringendo il legislatore e le forze dell’ordine a continui interventi. Se la legge 401/1989 rappresenta il primo vero tentativo di combattere la violenza negli stadi, attraverso l’introduzione del DASPO, è pur vero che negli stadi italiani tutt’oggi è lontana dall’essere pacificata. 1 ANDREA FERRARI – ULTRAS, I RIBELLI DEL CALCIO, quarant’anni di storia e passione. Edizione Anno 2008 CASA EDITRICE: BE PRESS – Le origini del fenomeno ultras, pag.13.
  • 12. Basta leggere i giornali per farsi un’idea, se c’è ne fosse bisogno, del fatto che la violenza negli stadi rappresenta un problema reale, attuale e preminente a cui il legislatore ha cercato di far fronte in diversi modi. Ma perché è nata la violenza negli stadi? Ciò è dovuto alla presenza degli ultrà, la tipologia di tifoso più violenta. Gli ultrà sono dei soggetti altamente politicizzati, figli di una ribellione sociale ed insoddisfatti della società moderna, contro la quale combattono non solo allo stadio ma anche fuori. Gli ultrà sono una tipologia di tifosi che con le loro continue intemperanze, causano danni, scontri e tafferugli all’interno e all’esterno degli impianti sportivi. Se vogliamo, la figura dell’ultrà è quella che si avvicina di più alla figura degli hooligans inglesi, la cui fama di facinorosi però è figlia molte volte degli stati alterati di coscienza, causati dall’alcool, nonché per motivi prettamente territoriali e di rivalità con le tifoserie estere. Gli ultrà, all’interno del contesto curva, sono andati ad inserirsi e a mischiarsi fra i ranghi ultras, finendo per confluire nei suddetti club ed entrare a far parte delle dinamiche del club stesso. Ciò ha portato non solo al coinvolgimento di alcuni club ultras nei tafferugli con altre tifoserie, ma ha avvalorato una certa linea giornalistica, la quale ha finito per parlare del tifo organizzato in maniera generalizzata e in buona parte negativa. Continuando il paragone con il mondo british (la cui trattazione verrà sviluppata nel secondo paragrafo), gli ultras si distinguono e si allontanano parecchio dalla figura degli hooligans, anche se certi club ultras italiani (leggasi i club del Verona ad esempio), riprendono certi tratti dello stile britannico, come ad esempio la goliardia. Gli ultras si avvicinano maggiormente ad una figura che all’interno del mondo britannico e viene definita “casual”. I casual rappresentano la trasposizione del mondo ultras italiano all’interno del contesto europeo. La figura dell’ultrà ha influenzato invece diversi movimenti ultras europei, in particolare quelli balcanici e dell’Est Europa. In particolare, alla base di molte rivalità europee (ad esempio quella fra PAOK ed Aris o quella fra Partizan e Stella Rossa) vi sono differenze politiche, causate dalla presenza in una o nell’altra tifoseria di militanti di centri sociali o di partiti extraparlamentari. Questo è una vera e propria peculiarità dell’ultrà, il quale molto spesso ingaggia scontri con tifoserie rivali solo e soltanto per le differenze di colore politico. Esempio classico italiano è la rivalità fra Lazio e Livorno, la quale ha dato vita ad una serie interminabile di tafferugli. Se gli ultrà laziali hanno tendenze decisamente di destra, quelli del Livorno sono di segno opposto e fanno quasi sempre parte di centri sociali di sinistra. La particolarità assoluta del tifo italiano è però la quasi totale assenza di una tifoseria organizzata che sostenga la nazionale italiana di calcio. Pur essendo chiaro ed evidente che siamo tutti italiani e, quindi, tutti sosteniamo i nostri atleti nelle competizioni internazionali, è pur vero che non abbiamo una forma organizzata di tifoseria nazionale. Se in Europa esistono movimenti ultras e di supporters che si organizzano e strutturano per sostenere la propria nazionale di calcio, l’Italia in questo rappresenta un’eccezione. I club ultras italiani tendono a non volere creare un soggetto unico che sostenga la nazionale, ma bensì preferiscono rimanere fedeli al principio del “support your local team”, ovvero il sostegno solo e soltanto alla squadra della propria città. Ciò è peculiare in quanto perfino gli inglesi, ideatori e sostenitori di tale filosofia, sotterrano le asce di guerra di fronte alla propria nazionale, sostenendola in massa in casa ed in trasferta. In tale peculiarità si rivede tutto il campanilismo italiano, il quale stranamente cede di fronte a gemellaggi e rivalità fra le varie tifoserie. Analizzando il contesto
  • 13. moderno, il modello di tifo organizzato italiano vive di alcune contraddizioni, derivate soprattutto dalle posizioni delle varie tifoserie sulla questione Tessera del Tifoso, ma continua ad essere. Fra le tifoserie più importanti d’Italia troviamo sicuramente il Verona, le due compagini romane (Roma e Lazio), la Sampdoria, il Napoli e molte squadre del Sud. Tuttavia la tifoseria che, negli anni, è stata più volte premiata per la bellezza non solo del suo modo di tifare ma anche per le stupende coreografie che riesce a realizzare è la Salernitana. La Salernitana è la società sportiva di Salerno, città campana da cui prende il nome. La tifoseria granata, che vede nel suo simbolo un cavalluccio marino, vede il cuore del suo tifo organizzato nella storica Curva Sud, rinominata recentemente Curva Sud Siberiano, in onore di Carmine Rinaldi, detto appunto “Siberiano”, storico capo ultras granata deceduto nel 2010. La Salernitana è stata premiata da diverse pagine web e riviste specializzate sul mondo ultras. Ad esempio tale rivista ha premiato anche la Curva Sud Siberiano della Salernitana per la coreografia “Because I’m Happy”2 , realizzata dagli ultras granata durante il match contro il Barletta del 2015, valevole per il campionato di Lega Pro Girone C. Il mondo del tifo organizzato italiano è estremamente variegato e tutto ciò spiega anche tutto un sistema ad incastro di rivalità ed amicizie fra le tifoserie italiane, nonché le spaccature interne anche alle stesse curve. La breve panoramica affrontata in questo paragrafo, la quale verrà approfondita e completata nei prossimi paragrafi, permette di capire le diversità all’interno di uno stakeholder troppe volte considerato in maniera unitaria come quello dei tifosi. Inoltre, tale analisi permette di capire le posizioni delle varie tipologie di tifoso sulle varie tematiche che possono riguardare direttamente o meno il mondo del tifo, fra le quali spicca la questione del calcio moderno. Se è facile capire perché gli ultrà sono contro il calcio moderno, ovvero per il loro contrasto verso la società moderna di cui il calcio moderno è profonda esplicazione, per gli ultrà e per i supporters le ragioni sono altre e vanno analizzate più nel dettaglio. Gli ultras hanno una posizione più moderata rispetto agli ultrà, pur condividendo però l’odio per il calcio moderno e per determinate categorie sociali. I supporters invece risultano spaccati su questo punto, anche perché in tale categoria di tifosi vi è una più profonda analisi delle dinamiche calcistiche e si considerano, nella valutazione del management sportivo, punti quali la programmazione sportiva e l’analisi dei fatturati delle società sportive. Paragrafo 2 – I tifosi in Europa: Hooligan e Casual – Tra goliardia calcistica e Lotte Politiche Per I Diritti Civili Se il tifo organizzato italiano rappresenta il campanilismo nonché la forte territorialità del paese Italia, il panorama europeo è estremamente frastagliato e pieno di diversità. Come abbiamo già detto e 2 https://www.youtube.com/watch?v=f-Nd5aWM2Ks Composizione della coreografia Salernitana vs Barletta 2015.
  • 14. chiariremo più avanti, il mondo ultras italiano è figlio delle battaglie per i diritti civili avvenuti a cavallo del 1968. Il mondo ultras nient’altro è che espressione delle lotte sociali del tempo e che continua oggi ad essere megafono popolare per battaglie eterogenee ma sempre indirizzate alla giustizia sociale e al principio di uguaglianza. In Europa la situazione è per certi versi simile ma per altri ben diversa. Il tifo organizzato europeo rappresenta un mondo difficile da racchiudere, figlio di diversità storiche, sociali, religiose e politiche. In Inghilterra, ad esempio, il tifo organizzato ha rappresentato l’espressione della lower e della middle class inglese. Se i primi erano principalmente membri della compagine hooligans, i secondi erano casuals ed esponevano le loro idee e il loro tifo attraverso la goliardia. La goliardia è un punto focale del tifo inglese. I tifosi prendono in giro tutto e tutti, indistintamente, in maniera ironica e senza peli sulla lingua. Una tifoseria italiana molto british è considerata quella dell’Hellas Verona, la cui tifoseria si esprime sempre in maniera goliardica ed autoironica. È storico ad esempio il coro goliardico “Ti amo terrone”, cantato al Bentegodi e in trasferta a tutte le tifoserie meridionali, come è storica la famosa apparizione dei membri della Curva Sud del Verona, i quali si sono presentati in trasferta vestiti da personaggi dei cartoni animati quali ad esempio i Teletubbies. In altri paesi però il contenitore stadio ha rappresentato piazza di protesta e di lotta per i diritti civili o, addirittura, per il diritto di autodeterminazione dei popoli. Sono celebri i casi di tifoserie quali il Barcellona e il Celtic che, da sempre, vedono nello stadio un sfogo delle loro battaglie politiche e sociali. In questa sede verranno presi ad esempio alcuni casi peculiari di tifo organizzato. Sarebbe impossibile difatti dedicare un paragrafo ad ogni tifoseria esistente, in quanto sono davvero tantissimi i club, i gruppi ed anche i gruppi di cani sciolti all’interno delle curve di tutta Europa. 2.1 IL REGNO UNITO – IL MOVIMENTO HOOLIGANS E IL CASUAL STYLE. IL DERBY DELL’EAST SIDE LONDON: WEST HAM VS MILLWALL L’Inghilterra viene considerata, da tutti gli addetti ai lavori, la patria del calcio. Non solo questa affermazione è assolutamente vera, visto che le prime società sportive inglesi intorno al 1885 (8 anni prima delle squadre italiane ad esempio), ma essa va estesa anche al tifo organizzato. I primi club di tifosi sono di matrice inglese ed hanno fatto scuola nel resto d’Europa. Il Regno Unito, nel suo complesso, vede anche la presenza di una folta presenza di hooligans e supporters delle selezioni nazionali. L’Inghilterra, il Galles, la Scozia e persino l’Irlanda del Nord sono fra le nazionali con il maggior numero di supporters organizzati in tutta Europa, forse al pari dell’Irlanda, dell’Ungheria e della Polonia. Selezioni nazionali quali l’Italia, ad esempio, non possono vantare un numero di tifosi organizzati paragonabile alle suddette nazionali, anche a causa di un forte campanilismo che allontana i tifosi da tutto ciò che non sia la propria squadra di calcio. Il tifo organizzato inglese è peculiare rispetto alla gran parte del tifo organizzato europeo, in quanto ha dato origine a figure non presenti sul panorama europeo e a cui molte tifoserie, per esempio quelle russe o quelle olandesi, si sono ispirate. Il Regno Unito è la patria degli hooligans, tipologia di tifoso antisistema che tanti problemi ha causato alle forze di polizia di tutta Europa. Gli hooligans sono organizzati in firm, ovvero dei gruppi con segni distintivi riconoscibili e un logo chiaro che ne costituisce la firma. La filosofia degli hooligans è quella degli scontri ovunque, non importa se in provincia o se sono scontri organizzati, l’importante è scontrarsi. Gli
  • 15. hooligans, per anni, sono stati un fenomeno fuori controllo, almeno fino ai fatti dell’Heysel e a quelli successivi di Hillsborough3 , in cui morirono 96 tifosi del Liverpool durante il match fra i reds e il Nottingham Forest, valevole per la semifinale di FA CUP del 1989. Tali fatti portarono alla riforma Tatcher e alla formazione progressiva di quello che conosciamo come “modello inglese”. Oggi gli hooligans si scontrano maggiormente in trasferta e in luoghi isolati, lontani dai propri stadi cittadini. Capita a volte che si lascino andare ad invasioni di campo, per cercare lo scontro con gli avversari. Agli hooligans sono state dedicate diverse pellicole, tra le quali spicca appunto “Hooligans”, film del 2006 diretto dal regista Lexi Alexander. Il film tratta le vicende della GCS, firm che nella realtà si ispira all’Inter City Firm, famosissimo gruppo organizzato del West Ham UTD, di cui uno dei protagonisti rappresentava il capo. Il film riprende fedelmente l’ideologia e la mentalità hooligans. Scontri organizzati con tifoserie avversarie, uso di armi e di colpi proibiti, rispetto fanatico dei ranghi e delle gerarchie del club, nonché fiumi di birra nel pre-partita. All’interno del film viene inoltre citata “Forever Blowling Bubbles”, storica canzone che viene cantata dalla tifoseria del West Ham e che la contraddistingue in tutti gli stadi di Europa. Gli hammers (così vengono soprannominati i tifosi del West Ham a causa della presenza di due martelli nello stemma del club) sono stati autori di numerosi scontri in patria e non e sono considerati fra le dieci tifoserie hooligans più temibili di Europa. Fra le tifoserie italiane che sono state coinvolte in tafferugli con gli hammers, vi è anche quella del Palermo. I fatti risalgono al match di andata dell’allora Coppa UEFA fra Palermo e West Ham del 2006. Nel post partita alcuni hooligans inglesi andarono a bere alla c.d. Champagneria, luogo di ritrovo della movida palermitana. Durante la notte sono stati intercettati da alcuni tifosi rosanero, i quali li hanno caricati a più riprese. Negli scontri ci furono diversi feriti ed alcune cariche della polizia. 4 Nel match di ritorno i tifosi rosanero furono accolti da striscioni di discriminazione territoriale a sfondo goliardico, come ad esempio quello con su scritto “Palermo is Mafia”. Fra le due tifoserie, tutt’oggi, non corre buon sangue, mentre sono ottimi i rapporti fra la tifoseria inglese e quella della Lazio, con la quale intercorre un lungo gemellaggio, instaurato intorno al 2000 sotto la presidenza Cragnotti e rinnovato recentemente durante la festa della Curva Nord della Lazio nel 2012.5 La tifoseria degli hammers, oltre ai rivali storici del Manchester UTD (rivalità di cui si parla anche nel film Hooligans sopracitato) vede come suoi principali rivali i ragazzi della firm del Millwall, in un derby che viene detto “East London Derby”. Il Millwall è un club centenario che, nella sua storia, non ha mai vinto nessun trofeo di spicco né è stato ad alti del calcio. Il suo stadio, chiamato The Den, per conformazione e scenario rievoca proprio una prigione, è un classico stadio inglese di provincia, senza niente di particolare. Eamon Dunphy, telecronista ed ex giocatore di calcio, parla dello stadio The Den in questi termini: <<Lo spogliatoio della squadra ospite è come una prigione: senza luce, senza finestre. I bagni sono orribili. Poi si esce là fuori per affrontarli, i Leoni. E appena calchi il campo ti fissano tutti, mentre le gradinate esplodono in frasi d’ogni tipo. Ma, quando ci rimasi per un po’ di tempo, m’innamorai proprio di quella atmosfera. È una delle nostre risorse 3 Fonte Alberto Sofia, Cosa Ha fatto la Tatcher agli hooligans https://www.giornalettismo.com/archives/1476245/cosa-ha-fatto-la-thatcher-agli-hooligans 4 http://www.repubblica.it/2006/09/sezioni/cronaca/west-ham/west-ham/west-ham.html 5 https://www.youtube.com/watch?v=_PGi1UeuwFk – Festa Curva Nord Lazio
  • 16. più grandi>>.6 Ed è proprio nella tifoseria che il Millwall trova la sua più grande forza ma anche la sua nomea sul panorama internazionale. Il sito Lettera43 colloca West Ham e Millwall fra le dieci tifoserie Hooligans più temibili d’Europa, 7 riconoscimento dato anche da Ultras World, rivista internazionale a soggetto prettamente calcistico che ogni settimana dà la classifica delle migliori coreografie, delle migliori tifoserie e delle più temibili firm d’Europa. Ma da dove nasce la rivalità fra le due tifoserie? Dobbiamo riavvolgere il rullino del tempo fino al 1969, durante le proteste operaie in Inghilterra. Nell’East side londinese vi erano diverse fabbriche e si decise di scioperare per seguire il movimento degli operai britannico. I membri di alcune tifoserie, come ad esempio quelle del Liverpool e del Manchester UTD, appartenenti alla classe operaia, decisero di partecipare alla protesta. I tifosi del West Ham, in gran parte appartenenti alla lower class operaia, decisero di partecipare allo sciopero, ma non trovarono partecipazione da parte dei tifosi del Millwall, che non parteciparono allo sciopero e da allora furono tacciati come crumiri dagli hooligans degli hammers. Da ciò prende spunto una delle rivalità più povere ma allo stesso tempo più sentite dell’Inghilterra. West Ham e Millwall, al di là dei propri dissidi, hanno ispirato tutto lo stile hooligans inglese e non solo, ponendosi come soggetto ispiratore anche di altre realtà come quelle russe e polacche. Dal punto di vista del tifo organizzato, a fianco o addirittura in contrapposizione rispetto agli hooligans, si pongono un’altra categoria di tifosi, i casual. Il casual style unisce varie filosofie di tifo europee, fra cui figurano anche gli ultras italiani. Il nome casual deriva non solo dal modo di vestire di tali tifosi (il quale ha ispirato un brand, appunto casual style, che distribuisce capi di vestiario in tutta Europa), ma anche dal modo di intendere le rivalità. Se gli hooligans non hanno delle regole precise a cui ispirarsi, per i casual gli scontri con altre tifoserie devono avvenire in modo naturale, appunto casuale. I casual più famosi in Inghilterra sono sicuramente quelli del Liverpool, tifoseria di stampo internazionale che ha praticamente vinto tutto sul panorama europeo. Il club del Anfield Road è uno dei più antichi in Europa e vede in “You’ll Never Walk Alone” il suo tratto distintivo, il suo tag, la sua firma. L’atmosfera creata dai tifosi in rosso, prima dell’inizio dei match, è un qualcosa di fantastico, unico, da vedere una volta nella vita. La «You'll Never Walk Alone» diventata inno del Liverpool è la versione cantata nel 1963 da Gerry & The Pacemakers, una rockband della stessa città. La canzone originale, però, è del 1945. Era uno dei temi del musical «Carousel» di Rodgers and Hammerstein.8 La stessa canzone ha ispirato anche i tifosi del Celtic Glasgow, con i quali la firm casual del Liverpool intrattiene una storica amicizia. Infine abbiamo i supporters inglesi. I supporters inglesi hanno tratti meno da macchietta rispetto a quelli italiani. Il tratto distintivo dei supporters inglesi è sicuramente la goliardia. La goliardia rappresenta un modo di esprimere la passione per la propria società sportiva in modo ironico, irriverente 6 Leonardo Capanni: Millwall – Fenomenologia della firm più incazzata d’Inghilterra - http://zonacesarini.net/2015/07/08/millwall-no-one-likes-us-we-dont-care/ 7 https://www.lettera43.it/it/articoli/cronaca/2015/02/20/hooligans-le-10-tifoserie-piu-pericolose- deuropa/140151/ 8 https://www.sorrisi.com/musica/news/you-ll-never-walk-alone-il-testo-e-la-traduzione-dell-inno-del- liverpool/
  • 17. e rumoroso. Il chiasso fatto dalle tifoserie inglese, ed anche dalle tifoserie irlandesi, è unico nel suo genere. I supporters inglesi hanno ispirato diverse pellicole, fra cui “Febbre a novantesimo” 9 (titolo in inglese “Fever Pitch”), film diretto da David Evans. Il film tratta, in chiave appunto goliardica, le avventure e le disavventure dei tifosi dell’Arsenal durante il glorioso campionato vinto nella stagione 1988-89. Il film vede il protagonista in Paul, ragazzo tifoso dell’Arsenal da tenera età che va allo stadio ogni partita, senza perdersi nemmeno una gara. Paul, personaggio caricaturale, racchiude in sé tutte le contraddizioni e i segni distintivi di un supporter inglese e, perché no, europeo. Per l’Arsenal era disposto a rinunciare a tutto, anche alla ragazza Sarah (co-protagonista del film), salvo poi scoprire che la fidanzata era incinta e quindi capire che oltre il calcio vi era di più, che alla fine, per quanto si possa essere tifosi, quando l’arbitro fischia, tutto finisce e si torna alla vita quotidiana. Il film rappresenta una riflessione profonda anche se a tratti divertente, di quelli che furono anni difficili per il calcio inglese. Proprio in quegli anni il governo Tatcher intervenne pesantemente per fermare la violenza negli stadi, salvo poi essere costretta addirittura a fermare i campionati a causa della sopracitata strage di Hillsborough. A proposito della riforma Tatcher, una nota particolare riguarda il fatto che ad istigare la lady di ferro ad intervenire sul tema furono i tifosi del West Ham, in virtù degli scontri con gli hooligans del Luton Town avvenuti nel 1985. 2.2 SCOZIA – LA STORICA BATTAGLIA FRA CELTIC E RANGERS: L’OLD FIRM L’Old Firm è il più antico derby calcistico d’Europa, il quale affonda le proprie radici nella storia, nella cultura e nelle radici della città di Glasgow. Le due squadre in questione sono i Rangers e il Celtic, i quali rappresentano gli opposti, l’alfa e l’omega della Scozia. Le due squadre giocano in due stadi diversi, una ad Ibrox ed una al Celtic Park. Le due tifoserie sono distanti su ogni cosa, il che ha dato luogo ad un astio e ad un odio mai sopito. Il Celtic di Glasgow rappresenta l’ala cattolica ed indipendentista di Glasgow, ala legata a doppio filo con movimenti identitari scozzesi. La tifoseria del Celtic è stata premiata come la miglior tifoseria del 2017 dalla FIFA, in virtù delle bellissime coreografie realizzate dagli ultras e dai supporters scozzesi, i quali incitano la propria squadra al ritmo di I Just Can’t Get Enough e di You’ll Never Walk Alone, coro che li lega a doppio filo ai Reds di Liverpool. I verdi di Glasgow intrattengono un gemellaggio storico con i tifosi dello Sporting Lisbona ed hanno stretto amicizia, in Italia, con la tifoseria del Napoli. I Rangers invece rappresentano l’ala protestante e nazionalista di Glasgow. Il loro stemma contiene al suo interno la Union Jack inglese, il che sta a simboleggiare l’attaccamento al Regno Unito da parte dei Blues scozzesi, sottolineato dal canto dell’inno God Save The Queen da parte dei tifosi presenti allo stadio. Ciò che accomuna le due tifoserie è l’omogeneità del tifo organizzato, il quale non vede la presenza di hooligans o di ultras, ma dei c.d. casual, categoria di supporters con principi che richiamano e rievocano il mondo ultras italiano. Negli stadi scozzesi non è la curva a cantare, ma tutto lo stadio. In Scozia lo stadio rappresenta un unico, una sola voce che crea un’atmosfera senza precedenti. Qualcosa di simile si può rintracciare solo all’interno 9 https://it.wikipedia.org/wiki/Febbre_a_90%C2%B0_(film)
  • 18. dell’universo turco e di quello balcanico, nei quali vi è uno stretto legame fra i club ultras e i supporters presenti in ogni settore dello stadio. Due mondi, due fedi, due ideologie, due concetti di esistenza, due anime di una stessa città, un luogo stranissimo dove per certe cose il tempo sembra non scorrere mai. Perché andate a dirlo a quelli di Glasgow, che indossano, orgogliosi, le maglie che spiegano chi sono e da dove vengono meglio di qualunque parola, che ora viviamo in un’era post ideologica, che tutto ciò in cui credevano è passato. Provateci, se ci riuscirete sarà facile anche dimostrare che 2+2 fa 5.10 L’Old Firm esiste da quando esiste il calcio a Glasgow; l’Old Firm esiste al di là delle squadre e delle società sportive, al di là anche delle vicende extracalcio che, nel 2012, hanno visto i Rangers retrocessi addirittura in quarta serie a causa del fallimento della società. Per quattro anni l’Old Firm non si è giocato ma non si è mai interrotto. La sfida è ripresa nel 2016, più accesa e più sentita di prima, anche per le vicende successive della Brexit, che hanno visto contrapposte le due facce di Glasgow, con idee ed istanze differenti. Tuttavia il derby di Glasgow non è solo rivalità e colpi proibiti in campo, ma ha un importantissimo impatto economico per la città di Glasgow e per le due società sportive di Glasgow. Basta pensare che, secondo gli studi condotti dalla Strathclyde University di Glasgow. <<l'uscita di scena dei Rangers nel 2012 è stato un colpo durissimo e ha provocato un terremoto finanziario. Con un giro d'affari vicino ai 2.5 milioni a partita, la mancanza dell'Old Firm ha avuto un peso specifico nel fatturato del Celtic, che senza le sfide con il suo rivale prediletto ha registrato dieci milioni annui in meno nel bilancio>>.11 Tale dato ci dimostra che il calcio è un mercato peculiare, un mercato nel quale bisogna si prevalere sull’avversario dal punto di vista sportivo ma che, per sopravvivere, ha la necessità di dare spettacolo e che quindi ha bisogno di un fattore come la competitività per funzionare dal punto di vista economico – finanziario. La distruzione di un avversario storico, per una società sportiva, può rappresentare più una notizia negativa che positiva, considerando appunto che la decadenza dei rivali di sempre comporta non solo una perdita ingente di diritti TV, ma anche un calo di abbonamenti e di biglietti venduti, il che comporta ovviamente un calo del fatturato da ammortizzare a livello di bilancio. Inoltre, per una città come Glasgow, la decadenza dei Rangers ha rappresentato un danno economico non indifferente anche per tutte le attività collegate al mondo del calcio, fra le quali gli alberghi e il settore della ristorazione. Per fortuna, per i bilanci di Celtic e Rangers, l’Old Firm è tornato più forte e più seguito di prima. 10 Matteo Brambilla – Old Firm: storia di un vecchio affare scozzese - http://www.numerosette.eu/old-firm- storia-un-vecchio-affare/ 11 Andrea Dimasi - Economia dell’Old Firm e il futuro del calcio scozzese - https://www.sportbusinessmanagement.it/2017/01/economia-dellold-firm-e-il-futuro-del-calcio.html
  • 19. 2.3 SPAGNA – MAS QUE UN CLUB. IL BARCELLONA DEI SUPPORTERS CHE METTE AI MARGINI GLI HOOLIGANS La vicenda del referendum catalano, contraddistinta da scontri, polemiche e manifestazioni di piazza, ha dimostrato che all’interno di alcune regioni spagnole vi è un forte sentimento identitario che, ovviamente, contamina anche le compagini sportive. Un esempio lampante è quello del FC Barcelona, in italiano Barcellona, nome che deriva dall’omonima città. Il motto dei tifosi catalani è “Mas Que Un Club”, ovvero, tradotto letteralmente, più che una squadra. Il tifo organizzato blaugrana è, da sempre, schierato in favore dell’autonomia e dell’indipendenza catalana dallo Stato centrale rappresentato da Madrid. La società sportiva catalana ha rappresentato il volto sportivo di una lotta che era tutta sociale e politica. Il Barça è per la Catalogna senz’altro più che una squadra, ne è l’ambasciatrice nel mondo e contribuisce a definire l’identità di questa terra. Oggi, il Barça si declina con Messi, Xavi, Piqué, il gigantesco capitano Pujol, Valdes, Villa ovvero, gli sportivissimi giocatori che si battono come leoni per l’onore e la vittoria della maglietta blaugrana. Ma la squadra ha una storia che risale molto più avanti nel tempo e che mescola, sport, valori sociali, culturali, democratici e di lotta per la libertà di tutto un popolo.12 Come nel caso del Celtic, anche il Barcellona ha una sua controparte nazionalista nella stessa città, ovvero l’Espanyol. Vi è da dire però che il Barcellona, sull’economia locale e regionale, ha un impatto enorme dal punto di vista economico. L’impatto economico si manifesta attraverso cartelloni pubblicitari, musei, stadi e locali, al quale il governo della città deve l’1,2% annuo del proprio PIL e il 6% annuo del flusso turistico13 . La vera rivalità dei catalani è rappresentata dai nemici di una vita del Real Madrid, storico club della capitale spagnola il quale rappresenta senza dubbio il club calcistico più titolato al mondo. La battaglia identitaria della Catalogna si muove anche negli altri club della regione, come ad esempio il Girona. Se vogliamo, il Barcellona rappresenta l’apice e il volto sportivo della battaglia sociale per l’autodeterminazione del popolo catalano. I momenti di tensione che hanno riguardato il club blaugrana sono stati tanti, anche se il punto più basso si è toccato negli anni della guerra civile spagnola, quando l’allora presidente Sunyol fu fucilato dagli uomini di Francisco Franco, a causa della sua militanza al movimento repubblicano. Da allora il Barcellona fu visto come un punto 12 Tratto da https://www.tierra.it/f-c-barcellona-tutto-sul-club-catalano.html 13 Fonte Claudio Cafarelli – Barcellona traino economico, rappresenta l’1,2% del PIL https://www.contra- ataque.it/2015/05/29/barcellona-traino-economico-rappresenta-l12-del-pil.html
  • 20. di approdo e rifugio per tutti i repubblicani catalani, nonché la culla della cultura e dell’identità catalana. Successivamente, il club navigò in un periodo di alti e bassi sportivi, vivendo all’ombra dei successi delle altre grandi di Spagna. Con la caduta del franchismo, avvenuta intorno agli anni 70, il club catalano fu in grado di risorgere dalle ceneri e diventare quello che è oggi uno dei club più vincenti d’Europa. Barcellona rappresenta una peculiarità anche in tema di tifo organizzato. Se la questione azionariato popolare è nota a tutti, i supporters catalani si sono contraddistinti anche per la gestione delle dinamiche da stadio. Difatti, a Barcellona, gli ultras sono in netta minoranza e vivono ai margini, in favore dei club di supporters che riempiono lo stadio ad ogni partita dei blaugrana. Il gruppo hooligans di spicco della curva catalana è quello dei Boixos Nois, gruppo a forte matrice di destra. Tuttavia, la società catalana, ha deciso di adottare una linea dura nei confronti delle frange ultrà tramite l’ex presidente Laporta. Quando si insediò, nel 2003, adottò immediatamente la linea dura contro i “Boixos Nois” (che tradotto suona all’incirca come “Ragazzi pazzi”), storico gruppo di curvaioli fascistoidi che negli anni si era macchiato di una lunga striscia di tafferugli, prepotenze e altri episodi assortiti di violenza. Laporta tagliò in modo netto i rapporti con i tifosi turbolenti, decretando la loro messa al bando dal Camp Nou. Un gesto forte per il mondo del calcio, che raramente ha provato a recidere i suoi legami ambigui con le frange estreme del tifo.14 Il club catalano rappresenta quindi uno dei pochi club in cui la società sportiva, unita ai gruppi supporters, è riuscita a ribaltare gli equilibri di curva e a mettere gli ultras in minoranza. Tutto ciò è dovuto non solo ad una maggiore responsabilizzazione dei tifosi, derivata dal supporter trust, ma anche e soprattutto per la tutela che il popolo blaugrana ha dedicato al club, da sempre vessillo della propria battaglia identitaria. 2.4 GRECIA – LA RIVALITA’ NELLA TERRA DI ALESSANDRO MAGNO: PAOK VS ARIS Siamo a Salonicco, in greco Thessaloniki, città natale di Alessandro Magno. Salonicco costituisce la seconda città di Grecia per numero di abitanti, nonché un centro economico vitale per tutta la Grecia. Oltre ad essere un punto di riferimento, la città di Salonicco ospita due società calcistiche che hanno fatto la storia del calcio greco, cioè PAOK ed Aris Salonicco. Le due squadre si pongono in continuità con squadre di altri sport, costituendo delle vere e proprie polisportive. La rivalità fra le due squadre difatti si estende anche ad altri sport, come ad esempio il basket. A queste due società si affianca la terza squadra di Salonicco, ovvero l’Iraklis, prima società sportiva di Salonicco la cui fondazione risale al 1908. L’Iraklis fu fondato all’epoca in cui la Grecia faceva parte dell’impero Ottomano. Tra la popolazione vi era già un forte senso di autodeterminazione e lo dimostrano i colori sociali che furono scelti dai fondatori dell’Iraklis, ovvero il bianco e il blu, i colori della bandiera greca. L’Aris Salonicco fu fondato nel 1913 da una fazione che non era d’accordo con l’operato dell’Iraklis. Se la prima società sportiva di Salonicco doveva il proprio nome ad Ercole, l’Aris ispira il proprio nome ad Ares, dio della guerra, e i propri colori sociali, il giallo e il nero, ai colori della città di Bisanzio. 14 Marco Birolini – Violenti in fuorigioco, il modello Barcellona. https://www.avvenire.it/agora/pagine/violenti- fuorigioco-modello-barcellona
  • 21. Il PAOK Salonicco fu fondato nel 1926 dai turchi che fuggirono dal proprio stato a causa della guerra. I colori sociali della società sportiva, il bianco e il nero, richiamano l’orrore della guerra e la speranza di un nuovo futuro. I colori sociali del PAOK sono affiancati, nel proprio stemma, dall’aquila bizantina. Nella storia recente, l’Aris Salonicco ha vissuto anni di disavventure finanziarie, vivendo anche l’onta del fallimento, mentre il PAOK ha navigato nelle posizioni di prestigio del campionato greco, mentre ha stentato in Europa partecipando alla sola Europa League, tra l’altro con scarsi risultati. Le due società di Salonicco presentano due delle tifoserie più temute di Grecia. Il movimento ultras greco si pone su standard elevati, con tifoserie numerose che hanno spadroneggiato a causa anche di un legislatore, quello greco, che non è riuscito a porre le condizioni per limitare il fenomeno della violenza negli stadi. Anche la stampa vive continue difficoltà nel raccontare dei fatti di violenza negli stadi, rischiando non solo intimidazioni ma anche aggressioni come avvenuto ad esempio ad alcuni giornalisti russi, recatisi a Salonicco per seguire il match PAOK – Spartak Mosca. I giornalisti sono stati aggrediti poco prima dell’inizio della partita all’interno della tribuna stampa da alcuni tifosi bianconeri. 15 Il match con l’Aris si pone però su un livello di allerta più alto, essendo le due tifoserie rivali da una vita. Se si conoscono molte rivalità di stampo politico, quella fra PAOK ed Aris non si limita solo a questo (il PAOK ha una tifoseria di sinistra, mentre l’Aris decisamente di destra), ma affonda le sue radici nella storia. Lo scorso anno, recandomi a Salonicco, ho potuto conoscere non solo la storia della città ma anche, attraverso dei dialoghi con tifosi ed addetti ai lavori, le origini della rivalità fra le due tifoserie. La Grecia, nella prima metà del XX secolo, si trovò a dover far fronte all’afflusso di turchi e macedoni che scappavano dalla guerra. I filo-nazionalisti, antenati dell’Aris, erano contrari e pretendevano il rispetto dell’identità greca, mentre quelli del PAOK erano più sensibili al tema visto anche le origini del club. Da allora la rivalità fra le due tifoserie è sempre accesa e non conosce confini, né sportivi né sociali. Le due tifoserie occupano determinati settori della città e i segni distintivi sono rintracciabili ovunque. L’unico punto in comune fra le due tifoserie è l’odio per le squadre di Atene. Recarsi a Salonicco non è difficile, è praticamente impossibile. A causa dei continui scontri e tafferugli con le tifoserie ospiti (non ultimi quelli occorsi durante la finale di Coppa di Grecia del 2017 fra PAOK ed AEK Atene), la trasferta di Salonicco prevede restrizioni a quasi tutte le tifoserie, fatta eccezione per quella del Panionios. PAOK ed Aris rappresentano al meglio i principi e i numeri del movimento ultras greco, uno dei più attivi in Europa. I club ultras greci prendono il proprio nome semplicemente dal settore occupato. Ad esempio gli ultras del PAOK prendono il nome di Gate 4, mentre quelli dell’Aris vengono chiamati Super 3. Se l’Aris presenta un movimento ultras che si è fatto notare soprattutto nel 15 Fonte: https://it.sputniknews.com/mondo/201808096347755-spartak-incidente-salonicco-dichiarazione- terzo-turno-champions/
  • 22. basket, il PAOK, navigando maggiormente nelle coppe europee, ha potuto mostrare i muscoli nelle trasferte calcistiche, proponendo numero enormi di presenze nei settori ospiti (storica è la trasferta di qualche anno fa in quel di Udine in cui i tifosi del PAOK erano quasi nove mila). La tifoseria del PAOK è ritenuta, per numeri e per stile, una delle tifoserie più temute in Europa e una di quelle che rappresenta lo stile casual ultras europeo. 2.5 RUSSIA – IL DERBY DELLA FERROVIA: CSKA VS LOKOMOTIV Il movimento ultras russo è un movimento di nuova generazione, essendo figlio degli anni 90. Precedentemente in Russia, qualunque forma di organizzazione di tifo organizzato era proibita dal regime comunista, il quale arrivava a punire le intemperanze da stadio anche con la reclusione nei gulag. Il primo club non ufficiale in Russia è stato quello dello Spartak Mosca nel 1979. Se pensiamo che i primi club supporter, in Italia ad esempio, sono nati negli anni 50, questo dà l’idea del ritardo di sviluppo del fenomeno del tifo organizzato in Russia. Dagli anni 90 in poi il movimento ultras russo inizia ad avere una filosofia tutta sua, prendendo spunto sia dalla fenomenologia hooligans che dal movimento ultras italiano. Per quanto riguarda gli hooligans, uno dei principi ripresi è quello del muro contro muro, ovvero degli scontri letteralmente organizzati, lontani dallo stadio o comunque in luoghi concordati, in cui un numero pari di avversari si scontrano per determinare il club più forte. Questo è una metodologia tutta dell’Est Europa, che prevede addirittura la presenza di un arbitro esterno che valuta la regolarità degli scontri. Su Youtube è possibile rintracciare video di questi scontri non solo fra tifoserie russe, ma che coinvolgono anche le tifoserie ucraine, polacche, ecc. Dalla fenomenologia italiana, i russi invece riprendono la lealtà e i valori, anche nello scontro fra tifoserie. A livello dell’ideologia ultras russa, sono ad esempio proibiti i colpi sotto la cintura e l’utilizzo di armi (cosa prettamente inglese). Il movimento ultras russo ha così ottenuto grande rispetto in Europa, con partenze di massa nelle trasferte, soprattutto extranazionali, e con un’organizzazione da fare impallidire molte tifoserie europee. A livello di tifoserie ultras russe, una delle rivalità più antiche all’interno dei confini bolscevichi è quella fra CSKA Mosca e Lokomotiv Mosca. Questa rivalità è chiamata anche il derby della ferrovia, in virtù del fatto che gli scontri fra le due tifoserie avvenivano alla stazione ferroviaria di Mosca, proprio perché la Lokomotiv era la polisportiva post lavoro degli operai della ferrovia di Mosca. Il Lokomotiv ha difatti origine all’interno della rivoluzione di Ottobre, fra il meglio del meglio degli operai russi, ovvero i KOR. La proprietà del club, anche oggi, è di proprietà dell’azienda dei trasporti ferroviari. A livello ultras, il club più famoso della Lokomotiv è quello degli United South, autori in Europa e all’interno dei confini nazionali, di una serie di scontri praticamente infinita. A pari livello, collochiamo i KLS del CSKA Mosca, club fondato come rappresentativa del Ministero della Difesa russo. Nelle olimpiadi del 1952, la rappresentativa del CSKA sfidò la Jugoslavia in una doppia partita storica, finita con la sconfitta dei russi. A seguito della sconfitta, Stalin sciolse il club nello stesso anno. Il club del CSKA però ricomparve l’anno dopo, anche a seguito della morte del dittatore russo. La rivalità delle due tifoserie ha radici storiche e continua tutt’oggi ad essere uno dei derby più infuocati di Russia. Gli ultimi scontri fra le due tifoserie risalgono al 2014, quando i tifosi del CSKA assaltarono un treno con all’interno i tifosi della Lokomotiv; l’atto culminò in uno scontro con calci e pugni in cui ci furono diversi feriti. A livello
  • 23. europeo le due tifoserie si fanno valere e dimostrano di essere solide e compatte. Quelli della Lokomotiv si sono prodigati in degli scontri nel post-partita di Atheltic Bilbao – Lokomotiv di Europa League, mentre i tifosi del CSKA si sono scontrati, in questo 2018, anche con la tifoseria romanista, durante il match Roma – CSKA Mosca di Champions League. Al di là dei comportamenti oltre i confini nazionali, gli stadi russi sono fra i più sicuri in Europa. Entrare all’interno di un impianto russo costa pochissimo (un biglietto stadio per andare a seguire la Lokomotiv Mosca costa 500 rubli), non necessita di documento e vede entrare tranquillamente gruppi familiari all’interno degli stadi. Come scritto da Gianluca, guest writer sul sito SportPeople.net, <<due sono le cose che mi sento di poter affermare: la prima è che qui hanno riportato, nel vero senso della parola, le famiglie allo stadio. Un biglietto lo si acquista con pochi rubli ed impiegando la metà del tempo. La seconda cosa è che, vista la strana intonazione della lingua russa, qui è difficile ascoltare un coro melodico per le nostre orecchie, anzi è improbabile che gli ultras russi si mettano a scopiazzare dal resto dell’Europa>>.16 Ciò dall’idea del modo peculiare in cui è stato affrontato il tema della violenza negli stadi in Russia. Lo Stato russo ha preferito snellire la parte burocratica e di accesso agli stadi, riempiendo così gli impianti sia di famiglia sia di tifosi organizzati. Dall’altro però ha aumentato i controlli negli spostamenti degli ultras e nelle modalità di accesso e di uscita delle tifoserie ospiti. Questo è uno dei modi più efficaci ed efficienti, al momento in Europa, di affrontare il tema della violenza negli stadi. Inoltre gli ultras russi approfittano delle tonalità particolari del cirillico per creare uno stile tutto loro, distante dal resto di Europa, in particolare dai paesi latini che, solitamente, prendono spunto dal tifo argentino per alcuni cori, soprattutto quelli più lunghi, al fine di creare una maggiore atmosfera e un maggior coinvolgimento di tutti gli spettatori presenti. Il tifo russo si dimostra quindi assolutamente peculiare, anche se le sue origini sono relativamente recenti. I paesi dell’est Europa sono riusciti a ritagliarsi, in poco tempo, uno spazio importante sulla scena ultras, il che ha costretto i relativi governi a prendere misure pesanti ed ingenti al fine di combattere il fenomeno della violenza negli stadi. 2.6 POLONIA: LA LOTTA AL CALCIO MODERNO E ALLE ISTITUZIONI SPORTIVE EUROPEE. IL LEGIA VARSAVIA. Siamo in Polonia, terra di hooligans e di alcuni gruppi ultras. Il tifo organizzato polacco vede al proprio interno tifoserie di assoluto rispetto, come ad esempio Lech Poznan e Wisla Cracovia. Tali tifoserie costituiscono la polpa del tifo organizzato della nazionale polacca, la quale è una delle nazionali più seguite nelle sue partite in trasferta e una di quelle che può vantare il maggior sostegno possibile dal tifo organizzato. Tuttavia se vi è una tifoseria che caratterizza il tifo organizzato polacco è sicuramente il Legia Varsavia. Gli hooligans del Legia sono quelli che maggiormente hanno combattuto non solo i principi del calcio moderno ma, soprattutto, le istituzioni europee. La UEFA è stata più volte oggetto di scherno e di attacco da parte degli hooligans polacchi, anche a causa di alcuni provvedimenti avversi presi dal giudice sportivo europeo e dalla governance UEFA. Ad esempio nel 2014 il Legia Varsavia fu escluso dall’edizione della UEFA Champions League 2014-15 a causa dell’utilizzo di un giocatore 16 Fonte Sportpeople.net: https://www.sportpeople.net/che-gioia-sentirsi-lontano-da-mosca-e-tutto-a-voi-la- linea/
  • 24. squalificato durante il terzo turno preliminare giocato contro il Celtic. Il Legia aveva dominato sul campo la partita ma è valso il principio del “dura lex sed lex”. Gli hooligans del Legia però hanno pensato di omaggiare la UEFA con una coreografia riportante un maiale con la scritta UEFA, che indossa una camicia decorata dai simboli dell’euro mentre impugna dei soldi. Inferiormente è stata posta la scritta “6-1, Because Football Doesn’t Matter, Money Does”17 , ovvero perché il calcio non conta nulla, i soldi contano. La coreografia poi è stata avvolta da una miriade di fumogeni rossi accesi per dare atmosfera alla coreografia. Questo però non è stato l’unico episodio di contrasto con l’istituzione europea. Nel 2017 la firm del Legia organizza una coreografia che rievocava le vittime del nazismo durante il match di ritorno contro l’Astana, valevole per il terzo turno preliminare di Champions League. Nella coreografia figurava un militare delle SS senza volta che puntava una pistola in testa ad un bambino, con la scritta “durante la rivolta di Varsavia, i tedeschi uccisero 160000 persone, molti di questi erano bambini”18 . Questa coreografia non fu molto apprezzata dal giudice sportivo UEFA che decise di infliggere alla società del Legia Varsavia una multa di 35.000€. La risposta dei tifosi polacchi non tardò ad arrivare. Nella prima partita europea a disposizione, ovvero nel match di Europa League contro lo Sheriff Tiraspol, la curva polacca realizzò una coreografia in cui raffigurava di nuovo la UEFA con un maiale personificato, con la scritta inferiormente che riportava la frase “e i 35.000 euro vanno a..”19 , proprio a sancire la lotta aperta degli hooligans del Legia contro la governance UEFA. Gli hooligans del Legia, a livello europeo, sono inoltre conosciuti per la miriade di scontri avuto negli anni. Per citare un esempio italiano, nel 2013 gli hooligans polacchi si scontrarono con gli ultras della Lazio. Gli scontri portarono a tafferugli con lanci di bottiglie e diversi feriti in entrambe le tifoserie. La polizia polacca arrestò ben 120 ultras laziale, alcuni dei quali finirono in carcere20 . Il tutto si verificò dopo i fati dell’andata, quando la polizia italiana fermò 17 hooligans del Legia, a causa degli scontri al di fuori dello stadio Olimpico. Gli ultras della Lazio sono solo uno dei gruppi che hanno dovuto affrontare gli hooligans del Legia. Si potrebbero fare miriadi di esempi, fra cui gli esempi recenti di Napoli ed Atletico Madrid. La tifoseria del Legia rappresenta un vero e proprio baluardo dei principi hooligans, nonché la tifoseria maggiormente contrapposta alla UEFA e a tutta la governance del mondo del calcio. Paragrafo 3 – Lo stile italiano. Gli ultras e gli ultrà: Principi e Valori Fondamentali Se pensiamo all’Italia come Stato ma anche nel senso più territoriale e popolare, esistono differenze territoriali, politiche, sociali, economiche. All’interno degli stadi e, in particolare, delle curve la cosa diventa più evidente e marcata a causa della presenza degli ultras, scaglione di tifoseria quasi sempre fuori dal coro e che fa dello stadio piazza pubblica in cui esprimere le proprie idee, i propri ideali e il 17 https://www.gazzettadiparma.it/video/212450/I-tifosi-del-Legia-Varsavia-furiosi-con-l-UEFA--in-curva-ecco- la-coreografia-con-l-UEFA-maiale.html 18 https://www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2017/08/03/news/legia_varsavia_coreografia_shock_pistola_na zista_alla_tempia_di_un_bimbo-172247863/ 19 https://www.calciomercato.com/news/la-uefa-multa-il-legia-varsavia-che-risponde-cosi-i-soldi-a-quei-27451 20 http://www.romatoday.it/cronaca/120-tifosi-lazio-arrestati-varsavia.html
  • 25. proprio sentimento verso la squadra e la società civica. Secondo una stima fatta dall’AISI, (Agenzia Informazioni Sicurezza Interna), si suppone che in Italia siano poco più di 300 i gruppi di tifosi che si richiamano in modo chiaro e diretto al modello ultras, distribuiti su tutto il territorio nazionale ma con le presenze più significative in Lombardia (il 10,5%) e in Puglia – Basilicata (12,9%). Sempre secondo queste stime, coloro che “partecipano” al movimento ultras dovrebbero essere circa 60.000 (pari al 15% delle persone che frequentano regolarmente gli impianti sportivi).21 Il fenomeno ultras, a livello numerico, è quindi un fenomeno molto diffuso a livello nazionale e all’interno degli eventi sportivi, soprattutto calcistici. Se i gruppi rappresentano comunque soggetti unici e distaccati, all’interno del contesto – curva fanno generalmente riferimento ad un capopopolo, il capo ultras. All’interno della tifoseria dell’Atalanta ad esempio, pur esistendo vari gruppi, l’indiscusso capo ultras bergamasco è stato e continua ad essere Claudio Galimberti, in arte il Bocia. Personaggi come Diabolik, Genny La Carogna, Ciccio Famoso, ecc., hanno contraddistinto la storia delle curve italiane. Quando un tifoso entra in curva sa per certo che a dirigere i lavori del tifo ci sarà sempre il capo, con i relativi aiutanti. In alcune curve però, le spaccature ideologiche o politiche, provocano divisioni tali per cui non si riesce ad identificare un capo unico e quindi si formano più gruppi che lanciano cori diversi, creando un rumore disorganizzato (questo è il caso di Palermo). È questo punto in particolare che permette di capire come mai il movimento ultras sia così frastagliato e disorganizzato, non costituendo quindi un unicum che, per numeri, potrebbe rappresentare un soggetto politico – sociale da tenere d’occhio. Il capo ultras generalmente è posto sulla c.d. sbarra, ovvero sulle recinzioni o comunque sulle protezioni che delimitano il settore in cui si posizionano gli ultras. Generalmente il capo ultras è affiancato dai suoi sottoposti (generalmente leader dei vari club che compongono la curva) che coadiuvano il capo nel lancio dei cori e nell’intonazione degli stessi in tutta la curva. La sbarra è un luogo sacro e vi si può posizionare solo il capo ultras e quelli ritenuti “degni”, ovvero i militanti di lunga data dei club ultras. All’interno del settore poi si posizionano i vari gruppi, ognuno al suo posto e rigorosamente tutti in piedi, in modo da potere saltare e comporre coreografie in movimento. Tale schema comportamentale riprende lo stile degli hooligans, i quali si posizionavano all’interno dell’impianto sportivo nei c.d. standing place, ovvero delle aree prive di seggiolini in cui si poteva seguire la partita in piedi per potere cantare ed esultare liberamente. Se il supporter, finita la partita, torna alla propria vita o, al massimo, discute dell’andamento della partita in stile bar dello sport, per l’ultras non è così. Essere ultras significa esserlo sette giorni su sette, ventiquattro ore al giorno. Durante la settimana si effettuano le c.d. riunioni di club, ovvero dei momenti 21 ANDREA FERRARI – ULTRAS, I RIBELLI DEL CALCIO, quarant’anni di storia e passione. Edizione Anno 2008 CASA EDITRICE: BE PRESS
  • 26. partecipativi per tutti i membri in cui si discute delle coreografie, dei cori, delle trasferte fatte e del crowdfunding per aiutare i membri più in difficoltà. Il giorno prima della partita si inizia a preparare il materiale oppure si parte per la trasferta. La trasferta è un momento topico per l’ultras, il momento in cui l’attenzione deve essere massima e gli occhi devono essere spalancati. Durante i propri movimenti, un gruppo ultras considera gli spostamenti delle tifoserie nemiche ed amiche. È proprio durante gli spostamenti che avvenivano ed avvengono la gran parte degli scontri fra tifoserie avversarie o fra tifoserie e gruppi operativi di polizia. Oggi tali fenomeni si sono ridotti grazie all’organizzazione, alla dilazione degli orari da parte della FIGC e delle Leghe, nonché grazie all’attività di vigilanza dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive il quale, coadiuvandosi con i Prefetti e gli SLO delle società sportive, può organizzare in sicurezza i vari spostamenti delle tifoserie o, addirittura, applicare limitazioni di affluenza. Ad esempio alcune trasferte vengono “chiuse” ai non possessori di Tessera del Tifoso, nonostante il progressivo superamento deciso dal Presidente del CONI Malagò e dall’ex Ministro dello Sport Luca Lotti non più tardi dello scorso anno, al fine di aumentare i numeri di affluenza di tifosi in trasferta. Un caso limite si è verificato nella stagione in corso 2018-2019 in Serie B, laddove il Prefetto di Cosenza ha limitato due trasferte alle tifoserie di Lecce e Foggia per motivi di ordine pubblico, imponendo non solo il possesso della tessera del tifoso ma per giunta anche il mezzo di trasporto con cui giungere allo stadio, temendo che gli ultras potessero organizzarsi con pullmini e creare disordini e tafferugli. Ogni tifoseria fa storia a sé. Ogni curva ha le sue amicizie e le sue inimicizie, i suoi rispetti e i suoi rivali. Facendo un esempio concreto, la Curva Nord di Palermo se, da un lato, è gemellata con le curve di Lecce e Padova, dall’altro prova odio per le curve di Verona e Catania. Di questi esempi se ne potrebbero fare a migliaia ed è proprio nei gemellaggi e nelle rivalità la causa della maggior parte degli scontri e delle intemperanze che in questi anni hanno contraddistinto la cronaca del mondo del calcio. Considerando questi elementi, possiamo racchiudere e riassumere i principi ultras in alcuni principi fondamentali, anche se alcuni di questi concetti riguardano maggiormente gli ultrà, mentre altri sono estendibili persino al mondo dei supporters. Tali concetti sono:  Coerenza (ultras – ultrà)  Mentalità (ultras – ultrà)  Rispetto dei Ranghi all’interno del gruppo (ultras – ultrà)  Unione (ultras – ultrà – supporters)  Rispetto dei Gemellaggi. (ultras – ultrà – supporters)  Scontrarsi contro il nemico (ultrà e in parte ultras)  “Support Your Local Team” – Rifiuto del tifoso delocalizzato. (ultras – ultrà e parte dei supporters)  Odio diffuso per le forze dell’ordine. (ultrà)  Disprezzo diffuso verso la stampa e i giornalisti (parte degli ultras ed ultrà).  Rispetto per i vigili del fuoco. (ultras, ultrà e supporters)
  • 27.  Sostegno delle fasce meno abbienti di popolazione e per le popolazioni colpite da disastri. (ultras – ultrà e supporters)  Crowdfunding (ultras – ultrà e supporters)  Presenza di ideologia politica antagonista. (ultrà e in parte ultras). Ora andremo a chiarire tali concetti nel dettaglio, raggruppando i topic comuni. 3.1 COERENZA E MENTALITA’ Il dizionario definisce coerenza come la costanza logica o affettiva nel pensiero e nelle azioni. Con riguardo al mondo ultras, la coerenza rappresenta il prendere decisioni coerenti con quella che è la mentalità dell’ultras e del gruppo di appartenenza, ovvero il rispetto di quelle regole non scritte di cui sopra. Per Lorenzo Contucci, avvocato penalista ed esperto in legislazione antiviolenza, nonché difensore di diversi ragazzi di curva nei processi per DASPO, << la mentalità ultras si basa su concetti come la lealtà, la fedeltà, il disinteresse. Valori che fuori dallo stadio molti considerano ridicoli, ma che secondo me insegnano a vivere>>.22 Per il mondo ultras questo è un concetto fondamentale: il rispetto per il gruppo e per i principi del gruppo rappresentano il vademecum del vivere ultras. Un ultras è un ultras sempre, anche fuori dal contesto sportivo. Avere mentalità ultras significa, oltre che frequentare lo stadio, andare alle riunioni del club, partecipare ai momenti organizzativi, rispettare i ranghi, accogliere le tifoserie gemellate e seguire i principi politici – sociali – morali del gruppo. Il gruppo è una seconda famiglia e per molti diventa la prima. Sono frequenti i casi di ultras che abbandonano celebrazioni familiari per recarsi allo stadio. Il gruppo va difeso sempre, soprattutto in trasferta e ancor di più in quelle trasferte in casa dei nemici. Fondamentale diventa la difesa del drappo o dello stemma del club in quanto, all’interno dei gruppi organizzati, vige la regola non scritta che, chi perde il drappo del gruppo a vantaggio di una tifoseria avversaria, deve sciogliere il gruppo. In pratica, il gruppo che perde il proprio stemma sparisce dalle curve e dal panorama ultras. Al di là di cotali principi, ciò che caratterizza l’ultrà e l’ultras, all’interno del contesto gruppo, è il rispetto di principi morali legati strettamente ad un’ideologia politica e sociale antisistema ed antagonista. Ad esempio l’odio per le forze dell’ordine, di cui parleremo più avanti, oltre a derivare da una diffidenza legata a fatti di cronaca (leggasi le battaglie mediatiche condotte da diverse club sui casi Giuliani, Cucchi, Sandri, ecc.), deriva da un odio verso il sistema di cui le forze dell’ordine sono considerate strenuo baluardo da parte degli stessi ultras. 3.2 IL GRUPPO, I RANGHI E LA VECCHIA GUARDIA Il gruppo è il nucleo centrale che accomuna tutti i tifosi. Rappresenta l’elemento base delle curve ed è il punto di partenza ed arrivo per un ultras. Far parte di un gruppo significa rispettarne i principi etici, morali, politici e sociali. Molte volte i gruppi ultras presentano delle contaminazioni politiche a causa del fatto che i centri sociali, di destra e di sinistra, si inseriscono in queste realtà per portare avanti le loro idee anti-sistema. Tale contaminazione, che riguarda principalmente la categoria degli ultrà, porta ad una politicizzazione delle curve. Le curve stesse diventano piazze in cui portare avanti le proprie 22 https://www.linkiesta.it/it/article/2015/02/06/essere-ultras-ultimi-ribelli-al-calcio-moderno/24586/
  • 28. idee, i propri ideali e, a volte, battaglie popolari e lotte politiche vere e proprie (questo è ad esempio il caso del Barcellona o del St.Pauli). Politicizzare una curva significa creare delle inimicizie con curve di segno opposto. Una delle tifoserie più coinvolte in rivalità politiche con altre curve è quella della Lazio, i cui gruppi ultras hanno una forte tendenza di estrema destra, il che ha portato ad episodi di violenza con tifoserie di segno opposto, quali ad esempio Livorno e Palermo. Il gruppo è quindi una sorta di associazione non riconosciuta, con uno Statuto di valori e principi non scritti, con un’assemblea dei soci composta dalla “vecchia guardia”. La vecchia guardia di un gruppo è composta dagli elementi più anziani dello stesso, quelli con più esperienza e trasferte sulle spalle. La vecchia guardia costituisce punto di riferimento per i più giovani ed è la responsabile dell’organizzazione e delle attività del club. I membri più anziani, oltre a sede sulla sbarra e a lanciare i cori, mettono all’ordine del giorno la raccolta fondi per coreografie, torce, creazione di merchandising ed altre tipologie di spese che possono riguardare un club. Il rispetto della vecchia guardia è uno dei principi base della mentalità ultras e ne costituisce fondamento. È anche grazie a tale principio che alcuni club ultras, quali ad esempio gli Ultras Tito della Sampdoria, continuano ad esistere ad oltre mezzo secolo di distanza dalla propria fondazione. 3.3 SUPPORT YOUR LOCAL TEAM Il punto focale del tifo organizzato è il sostegno alla squadra, alla città. La società di calcio viene intesa quindi non solo nella sua dimensione economico - sportiva, ma anche come diretta estensione della comunità. Nella concezione ultras uno dei valori fondamentali è quello del “support your local team”, ovvero tifare per la propria città. Il concetto è di radice britannica ma è stato amplificato nel panorama italiano a causa del campanilismo diffuso nel nostro paese. Per il mondo ultras, è impossibile concepire una persona di una città x tifare per la squadra della città y. Tale problema riguarda i tifosi delocalizzati dei top club italiani (Milan, Inter e Juventus), i quali vengono definiti con il vezzeggiativo “strisciati”, in virtù del fatto che i tre top club italiani in questione hanno tutti le maglie a strisce, anche se con colori diversi. Il fenomeno del tifoso delocalizzato è diffuso soprattutto al Sud, anche a causa del fatto che molte squadre meridionali hanno militato per tanti anni in leghe inferiori e non spiccano per trofei vinti. Ad esempio Palermo, in quanto città, è da sempre considerata un “feudo bianconero”, a causa del fatto che molti in città tifano la celebre squadra di Torino. I successi, il branding e la visibilità sulle TV nazionali, hanno portato ad una lenta delocalizzazione del tifo. Tale fenomeno ha colpito anche le tifoserie più piccole del Sud in quanto, a causa della mancanza di lavoro o per le condizioni economiche disagiate, molti tifosi sono stati costretti a partire per il Nord Italia o per l’Estero per ricercare una posizione lavorativa dignitosa. È così che, in gran parte del Nord Italia, si sono fondati club di supporters di squadre come Napoli e Palermo. Un esempio calzante è quello di “Cuori Emigrati”, club di supporters palermitani fondato da ragazzi presenti sul territorio delle regioni del Nord Italia. Per ovvi motivi, tali club seguono la squadra solo nelle trasferte. Oltre al fattore del tifoso delocalizzato, un altro fenomeno che non viene accettato ben volentieri dal mondo ultras è quello del “tifoso occasionale”, ovvero dell’appassionato o del non appassionato che segue la squadra solo nelle partite più importanti, magari occupando i posti low cost di curva e togliendo ai ragazzi che seguono la squadra ad ogni partita la possibilità di vedere la partita top della propria squadra. Per anni si è ovviati a tale problema
  • 29. sottoscrivendo abbonamenti con la propria società sportiva, in modo da avere la garanzia di entrare per tutto l’anno allo stadio e ad un prezzo basso. L’interesse delle società sportive stava nel fatto che avere un maggior numero di tifosi significava attrarre l’interesse di sponsor ed investitori, nonché avere anche notevoli vantaggi nella ripartizione dei c.d. diritti TV, ovvero la fetta economico – finanziaria che le società di on – demand versano alle società sportive per trasmettere, in esclusiva, i contenuti del campionato, delle coppe e di tutto l’evento partita, dal pre-partita al post partita con relative interviste. Tuttavia, a causa del c.d. decreto Maroni, che ha introdotto nel nostro ordinamento sportivo la c.d. Tessera del Tifoso, il sistema degli abbonamenti si è dimostrato più farraginoso, vincolando la sottoscrizione dell’abbonamento al possesso della suddetta tessera. Dagli ambienti ultras, come vedremo nel secondo capitolo, la Tessera del Tifoso è stata osteggiata in quanto, a detta loro, costituiva una forma di schedatura preventiva. Pertanto il numero degli abbonamenti in curva si è drasticamente ridotto e molti club supporters ed ultras hanno smesso anche di recarsi in trasferta, visto che anche la sottoscrizione dei ticket per le trasferte passava dal possesso della Tessera del Tifoso. Tutto ciò ha portato ad un sovraffollamento ai botteghini durante le partite di cartello, tale che molti ultras rimanevano fuori a causa delle code. Questo, negli ambienti ultras, ha portato ad una progressiva contestazione nei confronti del tifoso occasionale, reo di seguire la squadra a convenienza e solo quando raggiunge risultati sportivi importanti, magari, al contempo, seguendo altre squadre. Tutto ciò permette di capire perché gli ultras abbiano una concezione negativa sia del tifoso occasionale che del c.d. tifoso delocalizzato (o strisciato), in quanto non sono propedeutici al sostegno della squadra e al popolamento dello stadio. 3.4 AMICI E NEMICI. GEMELLAGGI E RIVALITA’ Seguendo il principio del Supporto Your Local Team, ogni tifoseria dovrebbe costituire gruppo a sé, separata dal resto dell’universo calcio. Tuttavia, nella realtà dei fatti, tale isolamento non esiste affatto. I gruppi ultras, così come le curve in toto, hanno le loro pubbliche relazioni. Ogni tifoseria ha le proprie amicizie e i propri gemellaggi, così come le proprie inimicizie e relative rivalità. Per volere definire la differenza fra un’amicizia e un gemellaggio, la prima rappresenta il rispetto o un patto di non belligeranza fra due tifoserie, figlio del rispetto fra membri di un club o fra due club. Ad esempio esiste un’amicizia fra gli Ultras Curva B di Napoli e i ragazzi della Curva Nord Inferiore di Palermo, ma anche fra i ragazzi della Curva Nord 12 di Palermo e il club ultras Roma della Curva Sud, mentre gli UCS hanno stretto un’amicizia con i Fedayn romani. Apparentemente il discorso non sta in piedi. Come fanno due gruppi della stessa tifoseria ad essere amici al contempo di due tifoserie che si odiano? La risposta è semplice: tali rispetti sono considerati personali e quindi non riguardano gli equilibri delle curve e del tifo organizzato, i quali sono dati invece da gemellaggi e rivalità. Il gemellaggio è un qualcosa di pubblico, di ufficiale. Uno dei gemellaggi storici che riguardava il calcio italiano era quello fra Napoli e Roma, il gemellaggio del Sole. Fra le due tifoserie scorreva rispetto e stima. Ad ogni partita fra le due squadre, vi era la sfilata in comune dei bandieroni dei rispettivi club, con tanto di scambio dei bandieroni fra le due curve al centro del campo. Il tutto era accompagnato da striscioni e cori di rispetto, nonché da coreografie bellissime per gli occhi di tutto il pubblico e degli addetti ai lavori che guardavano estasiati.
  • 30. Aprendo una piccola parantesi, tale gemellaggio si ruppe fra il 1986 e il 1987. Per anni si è creduto che a fare decadere il gemellaggio fra le due tifoserie fosse stato il bruttissimo gesto di Salvatore Bagni durante Roma Napoli nella stagione 1987-88, nel quale Bagni, dopo il pareggio del Napoli, si recò sotto la Sud e fece il famosissimo gesto dell’ombrello verso la curva romanista. In realtà il gemellaggio si era già rotto prima. Come scritto da Angelo Forgione, scrittore e tifoso napoletano, i rapporti si erano già incrinati nel 1986 quando Bruno Giordano, ex bandiera laziale, si tesserò con il Napoli. All’arrivo all’Olimpico, Giordano fu sonoramente contestato dai romanisti. Gli stessi insultarono il portabandiera napoletano che, recatosi sotto la Sud per il consueto scambio delle bandiere, fu raggiunto da cori di scherno e oggetti. L’anno dopo, ci fu il famoso gesto di Bagni ma in realtà gli Ultras Curva Sud romanisti già nel pre-partita avevano iniziato a contestare i napoletani23 . Da qui nacque una delle rivalità più dure e sentite del calcio italiano che, tra l’altro, ha portato a diversi tafferugli tra cui quello in cui perse la vita il giovane tifoso napoletano Ciro Esposito, colpito da un colpo di arma da fuoco da Massimo De Santis, tifoso romanista (del caso Esposito tratterò nel secondo capitolo). Detto ciò, i rituali di un gemellaggio si sono di molto ridotti durante lo svolgimento della partita, anche a causa delle norme sulla sicurezza negli stadi, al fine di ridurre la possibilità di scontri ed invasioni di campo. Oggi le celebrazioni del gemellaggio avvengono quasi sempre fuori dallo stadio, con grigliate ed eventi nelle sedi dei gruppi ultras. A ciò si unisce una serie di cori e di striscioni durante le partite. Stessa linea di demarcazione risiede nella differenza fra inimicizia e rivalità. Se l’inimicizia rappresenta un generale livello di allerta, unito a qualche coro discriminatorio od offensivo, la rivalità si spinge oltre, andando a colpire sul territorio con tutta la casistica di scontri e di episodi di violenza prima, durante e dopo le manifestazioni sportive. 3.5 GLI ULTRAS, LE FORZE DELL’ORDINE, I VIGILI DEL FUOCO E I GIORNALISTI Se gli scontri rappresentano l’espressione massima dell’odio ultrà, ecco perché è facile intuire che fra ultras e forze dell’ordine i rapporti non sono così sereni. L’odio per le forze dell’ordine supera qualunque altro odio, più degli avversari e rivali di una vita, più della società che magari contestano da sempre, più di tutto. Per un ultrà un membro delle forze dell’ordine rappresenta un baluardo dello status quo che opprime i poveri e arricchisce i più ricchi, un paladino di quel sistema che le forze antagoniste presenti in curva mirano a combattere. Negli anni, dopo l’approvazione della legge 401/1989 e la successiva introduzione del DASPO, la legislazione nazionale si è fatta sempre più aspra nei confronti del fenomeno degli ultras. Al contempo, anche le forze dell’ordine si sono armate al fine di contrastare il fenomeno, dotandosi di mezzi blindati, di lacrimogeni e di kit antisommossa. Tale presa di posizione dello Stato ha causato una reazione all’interno del mondo ultras, il quale parla di questo fenomeno con il termine “repressione”. Numerosi sono i cori che costeggiano i sabati e le domeniche italiani all’interno degli stadi. Ad esempio “Lo Stato ha fatto una legge” o “La disoccupazione ti ha dato un bel mestiere”, uniti a cori in favore di chi è stato sottoposto a DASPO, ovvero dal più classico “diffidati con noi”, a cori un po' più elaborati “ho preso la diffida, l’ho presa per te”, ecc. Oltre ai cori, altra forma di odio 23 Fonte - https://angeloforgione.com/2013/10/17/roma_napoli/
  • 31. verso le forze di polizia sono i tag nei muri delle strade e gli striscioni. Se le forze di polizia hanno potenziato il loro equipaggiamento, anche gli ultras si sono dati all’armamento. I lanci di fumogeni e di bombe carte costituiscono, ormai da decenni, corollario classico delle partite di calcio. Tali oggetti vengono usati anche durante gli scontri e le cariche di dispersione della polizia provocando, a volte, anche feriti. Se l’odio per i gruppi GOS e, in generale, per le forze dell’ordine, rappresenta la punta della piramide dell’odio del mondo ultras, al secondo posto troviamo spazio per i giornalisti e la stampa. Ai giornalisti viene contestato, da certi ambienti ultras, di stare sempre a criminalizzare tale fenomeno, aspettando l’ennesimo episodio di violenza per scrivere l’ennesimo articolo. Pur essendo vero che raramente si vedono articoli che parlano delle tante cose buone organizzate dai club di supporters ed ultras (raccolte fondi, donazioni di cibo e giocattoli per bambini, aiuti umanitari durante i disastri naturali, ecc.), è vero che le frange più violente del tifo organizzato hanno fatto tantissimi danni negli anni, causando anche dei morti ed arricchendo il lungo elenco di morti da stadio inaugurato nel lontano 1963 dal tifoso della Salernitana Giuseppe Plaitano, morto a 48 anni nel post partita di Salernitana – Potenza, a causa di un proiettile vagante esploso da un’agente in modo accidentale. Da allora le morti da violenza negli stadi sono state innumerevoli ed alcuni di questi casi verranno approfonditamente trattati più avanti. Tuttavia, ciò che ci interessa ora chiarire è che gli ultras e i giornalisti non vanno d’accordo, anzi l’odio è talmente grande che addirittura è stata creato un brand di magliette con la scritta “Giornalista Terrorista”, proprio per sottolineare l’odio e la mancanza di rispetto verso tale figura professionale da parte di certo mondo del tifo organizzato. A differenza di giornalisti e forze dell’ordine però, esiste una figura professionale che ha tutto il rispetto da parte del mondo del tifo organizzato, ovvero i vigili del fuoco. I vigili del fuoco vengono considerati dei salvatori, degli eroi che aiutano e salvano vite al di là della loro retribuzione. Il coraggio di affrontare il pericolo, la voglia di aiutare gli altri e l’umanità che dimostrano durante il loro lavoro, fanno del vigile del fuoco una categoria stimata da tutte le curve d’Italia e non solo. In Italia, per onorare tale categoria, le curve italiane intonano una canzone storica dei VV.FF. di cui qui riportiamo la didascalia: << il corpo nazionale dei vigili del fuoco, salviam la vita agli altri il resto conta poco, il pompiere paura non ne ha, il pompiere paura non ne ha, portiamo il soccorso a chi ci chiede aiuto, un giorno senza rischio per noi è non vissuto, il pompiere paura non ne ha, il pompiere paura non ne ha>>. Il mondo ultras dimostra quindi di avere delle proprie idee sociali, un’ideologia di fondo che qualifica l’insieme dei gruppi ultras come movimento. Il movimento ultras italiano è, a tutti gli effetti, una realtà di livello internazionale che ha fatto scuola in diversi gruppi dell’est Europa di altre nazioni europee. Possiamo dire che, insieme al modello hooligans e a quello argentino, il modello ultras italiano è stato uno dei punti di riferimento del mondo ultras europeo ed internazionale. 3.6 GLI ULTRAS, L’UMANITA’ E LA SOLIDARIETA’ – LA FACCIA BUONA DEL TIFO ORGANIZZATO DI CUI NON SI PARLA MAI. Solitamente, sui giornali e sui siti di informazione, la parola “ultras” viene associata solitamente a fatti di cronaca riguardanti scontri, tafferugli ed altri effervescenze riguardanti l’ordine pubblico. Tuttavia il mondo del tifo organizzato non si riduce solo a risse e scontri, bensì anche a tante iniziative