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ATELIER 
DELL’ALTRA EDITORIA 
L’intero weekend sarà dedicato al mondo variegato e 
poco noto della piccola editoria autoprodotta negli spazi 
suggestivi di Casa Bainsizza in Via Montello 26, con 
esposizioni di libelli realizzati a mano con materiali 
di scarto, libri digitali per il libero scambio, periodici 
autoprodotti da singoli e da gruppi. I due giorni saranno 
animati da reading, corti d’autore e laboratori aperti a 
tutti, all’insegna della creatività e della condivisione. 
8 Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 
LABORATORI APERTI DI EDITORIA CREATIVA E AUTOPRODOTTA - 
READINGS - PERFORMANCE - PROIEZIONI - ESPOSIZIONE DI LIBRI 
AUTOPRODOTTI - LUMI DI RICICLO 
Gruppo di Lavoro di Via Piave 
con Unica Edizioni e Liber - I Libri Liberi da Milano 
ATELIER 
DELL’’’ALTRA EDITORIA 
Con Blare Out, Car t iera Clandest ina, Casa Edi t r ice 
Libera e Senza Impegni , La Zampetta nel Colore, 
Lent icchia d’Acqua, LeVoci diVia Piave, Lieve Malore, 
Percor so Non Di sponibi le, Tera e Aqua, Ti lia Tar rare, 
Unica Ediz ioni e al t r i ancora. 
murale di Blu 
4-5 ottobre 2014 
Sabato ore 15-20 Domenica ore 10-20 
c/o Casa Bainsizza Via Montello 26 Mestre 
Info gdlpiave @gmail.com claudia.vio@alice.it 
INGRESSO LIBERO 
murale di Blu www.blublu.org 
Nei giorni 4 e 5 ottobre il quartiere Piave 
ospiterà l’Atelier dell’altra editoria, 
progetto autoprodotto e autofi nanziato 
dal Gruppo di Lavoro Via Piave 
in collaborazione con 
Unica Edizioni e Liber-I Libri Liberi da Milano, 
con il Patrocinio della 
Municipalità di Mestre Carpenedo e dell’Etam. 
Si comincia sabato alle ore 15,00 con 
QUELLI DI CASA BAINSIZZA, 
laboratorio condotto dall’artista milanese 
Federico Zenoni per imparare a fare libelli 
libroidi e microlibri con le proprie mani. 
Il laboratorio produrrà il primo libello 
dell’Atelier, “Quelli di Casa Bainsizza”, 
microbiografi e in forma di intervista 
alle persone che hanno dato vita a Casa 
Bainsizza. 
Alle 18,00 lo spazio dedicato ai cortome-traggi 
d’autore e all’autoproduzione di 
fi lm con LA CARTA SI ANIMA – Mate-riali 
animati diventano cinema, a cura di 
Gianni Trotter con la collaborazione di 
Franco Nube. 
Nell’intermezzo, la scrittura creativa dei 
giovanissimi con la lettura ad alta voce 
della pièce LA MEDUSA ASSASSINA. 
Domenica, appuntamento alle ore 10,00 
con l’artista Marco Brunello e la sua Car-tiera 
Clandestina nel laboratorio METTICI 
LA FACCIA. Occorre portare la propria 
foto riprodotta in fotocopia, farà parte 
dell’installazione. 
In contemporanea, DISPENSA VE-GAN: 
Tilia Tarrare, esperta di cucina 
vegan,“dispenserà” consigli e ricette di 
alimentazione alternativa. 
Alle 15,00 VIA PIAVE SIAMO NOI, 
laboratorio per scrivere insieme il Grande 
Libro con le microbiografi e degli uomini e 
delle donne del quartiere Piave. Con Lucia 
Patano, Silvia Turcato e Claudia Vio. 
In contemporanea Annalisa Monda con 
I NON-LIBRI guiderà i più piccoli nell’in-venzione 
di storie senza scrittura. 
Alle 17,00 INCURSIONI: Luigi Fincato, 
voce storica di Radio Base, intervista gli 
autoproduttori dell’Atelier. 
Alle 18,00 READING JAZZ, con Ulisse 
Bonaventura al pianoforte e Petru 
Dinjos al sassofono. Letture ad alta voce 
di Giorgia Reberschak e Daniela Bertoldo. 
A cura di Luisa Cazzador e Anna Palma 
Gasparrini. 
Distribuiti sui tre piani di Casa Bainsizza, 
allestiti per l’occasione da Leopoldo Mat-tei 
e Fabrizio Preo, gli espositori conver-seranno 
con il pubblico e presenteranno il 
loro lavoro. 
Sarà presente LIBER, il salone dell’edi-toria 
creativa e autoprodotta, organizzato 
a Milano dalla “Casa Editrice Libera e 
Senza Impegni” di Federico Zenoni, giun-to 
quest’anno alla quarta edizione, qui in 
versione da viaggio. 
A illuminare l’allestimento le lampade di 
Annalisa Monda con 
LUMI DI RICICLO. Per ulteriori informa-zioni 
consultare il sito del 
Gruppo di Lavoro Via Piave, curato da 
Marco Mura. 
Per i laboratori si consiglia la prenotazione 
a claudia.vio@libero.it. 
Claudia Vio 
Notiziario del 
Gruppo di lavoro di via Piave aps 
Stampa a cura: CPM, viale Ancona - Mestre 
Si ringrazia: TAG Club per il supporto dato 
In redazione: Fabrizio Preo, Marco Mura, Nicola Ianuale, 
Lucia Patano, Silvia Turcato, Palma Gasparrini, 
Franco Nube, Claudia Vio 
Numero 13 - Settembre 2014 
Le Voci di 
Notiziario del Gruppo di lavoro via Piave aps 
Politica, violenza e... immigrazione? 
di Nicola Ianuale e Fabrizio Preo 
Si terrà a Mestre e Marghera dal 10 al 14 Settembre 2014 la IV della politica organizzato dalla Fondazione Pellicani il cui è Politica e Violenza. 
arà affrontato il tema della violenza e politica nelle sue molte-plici 
Ssfaccettature di genere, di linguaggio, di convivenza so-ciale, 
dell’economia, della politica internazionale e della satira 
(www.festivalpolitica.it). 
Questa prestigiosa opportunità ci induce a tentare una rifl essione sull’ 
intreccio politica e violenza in rapporto al fenomeno immigrazione. 
Ovvero sulla possibilità di costruire una pacifi ca e civile convivenza 
tra coloro che abitano in questa parte di città con alta presenza d’im-migrati 
regolari e non. 
La domanda è: la convivenza democratica, che abbiamo co-struito 
dal dopoguerra ad oggi, è attrezzata ad integrare e media-re 
religione 
società che li accoglie? E ancora: 
convi-venza 
cui natura associativa è la 
quesito, inadeguatezza. 
pagina ave 4 edizione del Festival 
one tema te-so-ra 
ull’ 
ne. 
za 
m-co-ia-re 
alle differenze di etnia, di cultura, di tradizione e di tra chi viene da altri paesi e la disponiamo degli strumenti necessari, (leggi e ordinamenti), per 
affrontare sacche di immigrazione poco inclini alla civile se non addirittura dedita a comportamenti violenti ed il-legali? 
Il Gruppo di Lavoro via Piave, la promozione della convivenza sociale, al primo rispondereb-be 
che non è suffi ciente. Al secondo direbbe che si vive una perico-losa 
Segue a 2
A nostro parere, il processo immi-gratorio 
è solo supinamente tollera-to, 
piuttosto che governato. 
Avvertiamo la mancanza di un pro-getto 
complessivo sul fenomeno, vali-do 
per l’intero paese, che accompagni 
il processo di inserimento ed integra-zione 
in modo articolato e selettivo nel 
rispetto di tutti: immigrati e residenti. 
Tutto ci pare, invece, lasciato alle com-petenze 
e alle volontà delle singole am-ministrazioni 
locali che intervengono 
quasi sempre in regime di emergenza e 
spesso con costi non indifferenti. 
Ogni comune applica la sua visione 
politica al fenomeno dell’immigra-zione. 
C’è chi rifi uta l’idea stessa d’im-migrazione, 
ingaggiando una battaglia 
fatta di “grida Manzoniane”, inutili 
e al limite dei principi costituzionali, 
come il divieto di servire kebab nei 
centri cittadini o il rifi uto di spazi per la 
preghiera. E chi invece, per malinteso 
senso di accoglienza, omette di interve-nire 
in situazioni di degrado e violenza, 
alimentando il senso di abbandono e di 
paura, non importa se percepita o rea-le, 
tra i cittadini che si sentono “invasi” 
da comportamenti lontani dal proprio 
costume. 
Lo scenario che sta attraversando le 
nostre città, è che ci troviamo difronte 
ad una transizione demografi ca e cul-turale, 
nuova e strutturale, iniziata nel 
corso degli anni 90 con sconvolgimenti 
geopolitici che accelerano gli arrivi di 
immigrati in situazioni di emergenza. 
Come successe in passato con “l’in-vasione” 
degli Albanesi, il cui culmine 
drammatico si ebbe nell’episodio del-la 
nave ‘Vlora” che raggiunse il porto 
di Bari, così ora, la destabilizzazione 
2 Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 
della sponda sud del mediterraneo, ha 
innescato lo sbarco senza sosta d’im-migrati 
a Lampedusa. 
Questo fenomeno migratorio si 
inserisce in un contesto demografi co 
dove la popolazione locale è sempre 
più anziana e spesso meno attrezzata 
nel gestire l’incontro con una popo-lazione 
immigrata assai più giovane e 
perciò portatrice di usi e stili genera-zionali 
diversi dalle nostra tradizioni. 
Le diffi denze e le confl ittualità ge-nerate 
da questi cambiamenti epocali, 
attraversano i quartieri delle città eu-ropee 
come: Marsiglia, Valencia, Sa-lonicco, 
Francoforte, Liverpool, Tori-no…. 
Le soluzioni a questo problema 
non sono mai univoche e i risultati non 
sono immediati. 
Vediamo ora, cosa è successo e sta 
succedendo in uno dei tanti quartie-ri 
del mediterraneo come può essere 
via Piave dove le criticità sono ancora 
alte. 
Qui sono stati gettati alcuni semi 
per favorire la conoscenza e la com-prensione 
con chi viene da culture 
diverse. Come per esempio le inizia-tive 
del Gruppo di Lavoro via Piave: 
la cena di quartiere, il mercatino del 
baratto per bambini, la scuola di ita-liano 
per stranieri, gli incontri con le 
mamme in attesa di partorire, il coro 
multietnico, l’edizione di questo noti-ziario 
ed infi ne la Casa Bainsizza. Un 
immobile, già occupato da sbandati e 
spacciatori in una zona mal frequentata, 
preso in comodato d’uso dal proprieta-rio, 
restaurato da volontari e trasfor-mato 
in uno spazio aperto a iniziative 
di aggregazione e promozione sociale 
per il quartiere. 
In questo lembo di città metropoli-tana 
si è potuto sperimentare l’elemen-tare 
esercizio della politica. 
Cioè l’arte di conoscere, governa-re 
i fenomeni urbani senza deman-dare 
completamente sempre ad altri 
le soluzioni dei problemi e non aspet-tando 
passivamente azioni istituzionali, 
peraltro sempre più condizionate dalla 
scarsità di risorse, ma interagendo con 
esse. 
Il fi ne comune è creare strumenti 
di governance, che vanno dalla repres-sione 
di chi e dedito ad attività illegali, 
compito che spetta agli organi compe-tenti; 
alla promozione di “contamina-zione 
sociale e culturale”, che compete 
a tutti: cittadini e istituzioni. 
L’esperienza maturata in questa sorta 
di “laboratorio di urbanistica sociale” ci 
porta a dire che è necessario creare un mix 
di interventi calibrati alle diverse situazioni. 
Prima di tutto, il recupero com-pleto 
della legalità, passando poi alle 
pratiche di convivenza come quelle 
sopracitate per addivenire, magari un 
giorno, all’espressione universale di 
partecipazione alla vita democratica: 
l’esercizio del voto. 
Come è emerso dal sondaggio Inda-gineLast 
del Febbraio 2014, i cui risul-tati 
sono stati pubblicati dalla Stampa, 
l’84,2% dei rispondenti ritiene oppor-tuno 
che I migranti residenti e regolari, 
votino alle consultazioni amministrati-ve 
del proprio comune. 
Potrebbe essere questo, un fonda-mentale 
strumento per favorire il senso 
di appartenenza alla comunità in cui si 
vive, sentimento propedeutico alla ci-vile 
e rispettosa convivenza. 
Come dice lo scrittore israeliano 
David Grossman: “quello che è bene 
per il mio vicino, va bene anche per me”. 
segue da pagina 1 
La Cena di Quartiere 2014 
Piccola rassegna cinematografi ca di settembre in Casa Bainsizza 
Anche quest’anno nel cortile di casa 
Bainsizza terremo una piccola rasse-gna 
Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 7 
di fi lm scelti dentro ad un motivo 
che ci conduce ad una visione collet-tiva 
attorno ad un tema di particolare 
importanza per il periodo storico che 
stiamo vivendo. L’anno scorso venne 
affrontato il tema della convivenza con 
particolare riguardo alle migrazioni. 
Quest’anno la scelta è stata quella di 
affrontare il tema spinoso e complesso 
quale la memoria, quando viene negata 
e non ha momenti di condivisione. 
Ci riferiamo particolarmente a quanto 
sta succedendo in questi giorni in me-dio 
oriente. Di questo si tratta. Anche 
per ricordare il motivo per il quale le 
persone migrano. Quasi sempre alla ri-cerca 
di opportunità migliori di vita ma 
spesso in fuga da situazioni di guerra e 
devastazioni. 
Cinema è immagine. Tutto l’immagi-nabile 
può essere sognato, ma anche 
il sogno più inatteso è un rebus che 
nasconde un desiderio, oppure il suo 
rovescio: una paura. 
Le città come i sogni, diceva Italo Cal-vino, 
sono costruite di desideri e pau-re… 
Come raccontava Marco Polo di 
ritorno dai suoi viaggi: ci sono soltanto 
due modi per non soffrire l’inferno che 
patiamo tutti i giorni. Il primo riesce 
a molti, accettare l’inferno e diventar-ne 
parte, fi no al punto di non vederlo 
più; il secondo è più rischioso, ed esige 
attenzione e apprendimento continui. 
“Cercare e sapere riconoscere chi e 
cosa, in mezzo all’inferno, non è infer-no, 
e farlo durare e dargli spazio…” 
(Italo Calvino, le città invisibili). 
Anna Palma Gasparrini 
La prima proiezione riguarderà una serie di corti d’autore 
scelti da Gianni Trotter esperto di comunicazione audiovi-sive 
e tecnologie multimediali e introdurrà, in modo “ri-lassato”, 
il tema della rassegna, cioè la memoria. 
Si proseguirà poi con “Jona che visse nella balena, di R. 
Faenza (1993). Tratto dal romanzo autobiografi co dello 
scrittore Jona Oberski - La memoria salvata dai bambini; 
ovvero la tragedia dei lager e la follia dell’antisemitismo 
(e non solo) ricostruite attraverso lo sguardo candido e 
innocente di un bambino ebreo olandese, rinchiuso nel 
campo di Bergenbelsen nel 1942. 
Si procederà con la proiezione di “Valzer di Bashir” di 
Ari Folman (2008). Raccontato con la tecnica del fi lm di 
animazione, dal pacifi sta Israeliano Folman. 
Mostra gli effetti di Sabra e Chatila dopo averli cercati 
nella memoria. 
Non solo Gaza quindi, ma ogni guerra. 
Per riuscire a cancellare dalla memoria sensi di colpa e 
immagini agghiaccianti senza ricorrere alla fantasia. 
Per evitare a giovani ragazzi di trasformarsi in automi 
assassini. 
E soprattutto, per non dimenticare mai. 
Concluderà questa breve rassegna “Private” di Saverio 
Costanzo (2004). Non c’è sangue al centro della scena, ma 
una normale famiglia Palestinese di media cultura, che ha 
la ventura di vivere in una casa situata proprio sul confi ne 
arabo-israeliano dei territori palestinesi. 
Un quadro in cui ci sono vittime da una parte e dall’altra. 
Le proiezioni si svolgeranno presso il cortile di Casa 
Bainsizza tutti i venerdì di settembre 2014 e avranno ini-zio 
alle ore 20.30. 
Franco Nube 
Anche quest’anno, malgrado la pioggia, la cena 
di quartiere si è fatta. Ci siamo tutti trasferiti in 
via Sernaglia nella sala della municipalità. Le 
persone si sono presentate con il loro contributo 
e, come ogni anno, il tavolo delle vivande si 
è riempito di piatti con pietanze colorate e 
saporite dolci e salate . 
La sala strapiena arredata con panche e sedie 
ha permesso a tutti, giovani anziani e bambini, 
di accomodarsi e mangiare. All’esterno si è 
distribuita l’anguria in un momento senza 
pioggia occupando il giardino che si e riempito 
di persone che piacevolmente chiacchieravano 
e si appropiavano di uno spazio di solito 
considerato “pericoloso”. Serata piacevole con 
musica all’interno grazie al gruppo portoghese 
“Aqui hà baile” che ha suonato e ha invitato le 
persone a ballare. Per una serata, via Sernaglia 
è stata piena di gente che ballava, chiacchierava 
e utilizzava un luogo in modo diverso. 
La cena è riuscita 
malgrado la pioggia anche quest’anno !!!!!!!!!!!!!! 
Arrivederci al prossimo anno!!!!!!!!!!!!!!
Abbey Road 
Abbey Road è un’associazione che si prefi gge una profon-da 
riqualifi cazione della zona del quartiere Piave e limitrofi 
attraverso la promozione di eventi di natura artistica e culturale, la 
stimolazione dell’iniziativa dei privati e l’organizzazione di eventi, 
la coesione dei commercianti e dei residenti attraverso la libera as-sociazione. 
Siamo convinti di poter rendere questa strada un posto interessante 
culturalmente, turisticamente e commercialmente stimolando, soste-nendo 
ma anche coordinando le iniziative dei privati. L’idea non è 
altro che una applicazione pratica di una teoria economica valsa il 
premio Nobel al famoso matematico John Nash (la cui biografi a ro-manzata 
è stata rappresentata sugli schermi nel fi lm di Ron Howard 
“A Beautiful Mind” vincitore del premio Oscar come miglior fi lm 
ed interpretato dall’attore australiano Russell Crowe). Anziché “ri-morchiare” 
un’avvenente ragazza bionda Abbey Road è ispirata e 
persegue un obiettivo sociale e decisamente a portata di mano per 
via Piave: essere interessante per chi ci abita e per chi ci lavora, per 
chi la attraversa quotidianamente e per chi più semplicemente “non 
sa cosa fare sta sera”. 
Abbey Road sostiene le iniziative dei privati, le promuove, 
incoraggia e ne stimola di nuove, come dire aiuta ad esprimere il 
potenziale che questa strada ha e ha forse scordato di avere: la vita 
di quartiere. 
6 Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 
L’associazione ad Abbey Road è libera e facoltativa, 
possono aderire sia gli esercizi commerciali che le 
persone a livello individuale, siamo un “catalizzatore di entusiasmo” 
per così dire. 
In concreto cerchiamo di ispirare e di animare la vita di quartiere 
aiutando gli esercenti a vitalizzare questa strada organizzando eventi 
musicali, presentazioni di libri, letture pubbliche, mostre fotografi che 
o pittoriche “dove meno te lo aspetteresti” ma non solo! Vogliamo 
invogliare i commercianti ad offrire un servizio più coinvolgente e più 
familiare alla popolazione residente e non. 
Passando per via Piave e non solo potresti incontrare il nostro ade-sivo 
sulla vetrina dei nostri partner… ti incoraggiamo ad entrare e 
chiedere quale iniziativa abbiamo organizzato in quel posto e come 
puoi partecipare anche tu. 
Il futuro di via Piave è tutto da scoprire… 
Alessandro Duce 
cofondatore e presidente di Abbey Road 
www.abbeyroad30170.org; abbey.road@outlook.it 
facebook.com/abbeyroad30170 
Scuola di Italiano 
Silvia Turcato 
Per molti versi, la Scuola di Italiano gestita dal Gruppo di 
Lavoro Via Piave presso il Centro Civico di via Sernaglia 
è una scuola come tante: ci sono persone che si metto-no 
a disposizione per insegnare e persone che vogliono 
imparare; momenti di studio e pause di svago; un calen-dario 
scolastico da seguire e momenti conviviali in cui si 
fa festa tutti assieme. Eppure, soprattutto per i volontari 
che vivono nel Quartiere, la scuola è un’occasione pre-ziosa 
per andare oltre la semplice sfera didattica: in poche 
ore (le lezioni si tengono i martedì e i giovedì dalle 9,00 
alle 11,00) si cerca infatti di costruire un rapporto, seppur 
fragile, con delle persone che fanno ormai parte del nostro 
tessuto urbano locale. “Una volta uscivo a fare la spesa e 
mi trovavo circondata da una miriade di volti anonimi” ha 
commentato una volta un’insegnante, “ma ora esco di casa 
e vedo Amina, Khadiza, Shazia…” Si cerca di andare oltre 
le barriere dei pre-concetti, e questo non avviene a senso 
unico: non c’è solo l’opportunità di conoscere altre cultu-re, 
ma anche di farci conoscere, di 
far toccare con mano agli stranieri la 
realtà italiana, che spesso non corri-sponde 
affatto al Paese che si erano 
immaginati. 
Una volta innescata, la curiosità 
reciproca anima anche le relazioni 
tra gli studenti, ed ecco che ragazzi 
fi lippini e senegalesi stringono belle 
amicizie, donne cinesi si incurio-siscono 
dei matrimoni tradizionali 
bengalesi e così via… Ovviamente 
la Scuola non fl uttua su una nuvo-letta 
idilliaca: la maggior parte di 
quei volti sono destinati a rimanere 
anonimi e molti dei nostri studenti 
si fanno vedere per poche lezioni e 
poi spariscono, chiamati chissà dove 
dalle loro esigenze o dai loro deside-ri. 
Per cercare di interessarli e trat-tenerli, 
e al contempo per adeguarsi 
a una realtà, quella dell’immigra-zione, 
che è per defi nizione fl uida e 
dinamica, la scuola cerca sempre di 
migliorarsi e di ravvivare le modali-tà 
di insegnamento. In questo senso 
quest’anno è stato ricco di novità. 
Innanzitutto, la possibilità di usu-fruire 
delle stanze di Casa Bainsizza 
ha permesso di dedicare più spazio e 
attenzioni alle diverse classi. 
In secondo luogo, la scansione 
dell’anno scolastico in trimestri ha 
posto fi ne al turnover continuo che 
caratterizzava gli anni passati ed è 
stata accolta molto positivamente 
dagli studenti, che si sono senti-ti 
parte di un percorso più serio e 
strutturato, a ulteriore riprova che 
delle regole precise da rispettare, 
lungi dall’essere dei limiti imposti, 
costituiscono la base di una buona 
convivenza e della riuscita di un 
progetto costruttivo. Siamo mol-to 
curiosi di vedere cosa succederà 
quest’anno, visto che con la costi-tuzione 
dell’Associazione di Pro-mozione 
Sociale Gruppo di Lavoro 
Via Piave aps si aprono delle inedi-te 
possibilità di collaborazione. Un 
primo esperimento che ci affascina 
è quello dell’editoria auto-prodotta, 
con cui ci riproponiamo di recupera-re 
quel linguaggio emotivo che vie-ne 
sempre tralasciato a favore di un 
lessico più pratico (la salute, la casa, 
i servizi ecc.). Un secondo progetto 
è dato dall’iniziativa “Partorire in 
terra straniera”, un corso di italiano 
mirato per le donne in gravidanza 
che si trovano da poco nel nostro Pa-ese 
e stanno affrontando un momen-to 
così delicato senza le necessarie 
basi culturali e linguistiche. 
Si è costituita in via Piave una nuova associazione: Abbey Road con lo scopo di riqualifi care 
il quartiere attraverso la musica e la cultura. Non possiamo che condividere! Buon lavoro. 
Piazzale Bainsizza: emblema del degrado! 
Destino irreversibile o speranza di recupero. 
L’area, piazzale Bainsizza, è adiacen-te 
Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 3 
alla stazione. È bella. Con tanti 
alberi. Racchiusa da un perimetro 
di case. Le case dei ferrovieri, vestigia di un 
passato fl orido, comunitario, con i bambini a 
giocare sulle strade, sul prato. Con le donne 
a raccontarsi sull’uscio di casa o sedute sulle 
panchine del parco…un sogno! un sogno sva-nito! 
ora tutto è cambiato. 
L’area è sempre bella ma è diventata l’emble-ma 
del nostro tempo caotico e socialmente 
degradato. Ognuno se ne sta a casa propria, 
nessuno pare più interessato al proprio vicino, 
al proprio quartiere. I bambini hanno lasciato 
il posto a un’umanità composita, aliena al no-stro 
sentire. L’area è ora praticamen-te 
occupata, giorno e notte, dal lune-dì 
alla domenica, da immigrati per 
lo più del nord Africa, nullafacenti, 
o meglio occupati in attività che 
tutti sanno illegali. Spaccio di dro-ga 
il business principale. Ma anche 
commercimnio di ogni genere: bici-clette, 
prodotti alimentari e di abbigliamento, 
tutta merce la cui provenienza è facile da intu-ire. 
Una bicicletta nuova dal valore di 200/300 
euro si può avere a 30, massimo 50 euro. Un 
kg di formaggio parmigiano a 3/5 euro. “Me 
lo procura mio fratello che fa il rappresentan-te” 
mi dice con bel garbo un giovane di circa 
20 anni dall’accento inequivocabile. 
I clienti? per la droga: quasi tutti Italiani. 
Certi bei “fi ghetti” fi gli di papà che poi ti 
ritrovi nei marciapiedi antistanti ai bar, con 
il calice di spritz in mano e poi a far mattina 
in discoteca… 
Lo scambio della merce avviene rapidamente 
(potenza dei telefonini) e senza il minimo pu-dore 
davanti a chiunque. 
Questa è la cifra del degrado sociale: 
il senso d’impunità, l’arroganza beffarda e 
ostentata, come se tutto fosse normale. 
Lo scorazzare chiassoso e prepotente per le 
vie del quartiere d’individui impegnati nel 
procacciare il cliente o nel consegnare le dosi, 
in sella a biciclette sempre diverse. Gente no-tissima 
a tutti, forze dell’ordine comprese, che 
fanno quello che possono, data l’inspiegabile 
debolezza di normative in proposito. Il decreto 
“svuota carceri”, in questo caso ha peggiora-to 
la situazione. Diventa una perdita di tempo 
fermare uno spacciatore. Per il tipo di reato 
commesso lo si vedrà a piede libero dopo po-che 
ore, con grande mortifi cazione di che ha 
eseguito il fermo. 
E la politica? I legislatori? 
come intervengono di 
fronte a tutto questo? 
Vi sono un forte ritardo 
e una grave sottovaluta-zione 
di fronte al degra-do 
urbano, da parte della 
politica. 
Queste inadeguatezze hanno con-seguenze 
gravi sul piano sociale. 
La percezione d’insicurezza e di 
abbandono vissuto dai cittadini 
genera sentimenti di paura, fastidio e di odio. 
Sopratutto verso chi non si conosce, chi viene 
da lontano, senza nessuna distinzione tra one-sti 
e disonesti. Purtroppo non è facile distin-guere 
tra: un drogato, un “senza fi ssa dimora”, 
uno che pratica il piccolo spaccio o il furto 
della bicicletta, o una persona in diffi coltà, 
perché frequentano gli stessi spazi, hanno gli 
stessi tempi e usano lo stesso codice di com-portamento. 
Ed ecco trovato il nemico: le marginalità so-ciali! 
Senza nessuna distinzione. 
La sfi ducia verso le istituzioni e il senso d’im-potenza 
fanno crescere in molti la voglia di re-agire 
e di arrangiarsi da soli. Per capire cosa 
sta covando sotto la cenere occorre navigare 
un po’ in facebook. Basta una scintilla e poi 
sarà tardi! Di esempi in questo senso è piena 
la storia!!! 
Ma non è solo un problema di repressione da 
parte degli organi preposti, sempre più neces-saria 
dato il degenerare della situazione . 
È sopratutto indispensabile saper governa-re 
questi fenomeni con interventi preventivi, 
mettendo in primo piano la persona con i suoi 
bisogni, le sue aspettative. Occorre, prima di 
tutto, anticipare l’esplodere dei disagi e non 
semplicemente rincorrerli. 
Cosa si può fare subito per questo lem-bo 
di Mestre? 
Anzitutto bisognerebbe riafferma-re 
il principio di legalità, rintuzza-re 
l’arrogante spavalderia di chi è 
dedito all’illecito e qui, purtroppo 
cozziamo con i limiti di cui sopra. 
In secondo luogo andrebbe avvia-ta 
un’azione di recupero umano 
mediante l’ausilio di mediatori 
sociali delle stesse nazionalità dei 
frequentatori del luogo e magari 
scopriremo che tutti cattivi non sono! 
È indispensabile poi un intervento migliorati-vo 
dell’area che preveda: 
• Potatura degli alberi per rendere il posto 
meno “cupola”. 
• Una diversa sistemazione delle panchine. 
• Recinzione dell’area. 
• Riattivare la telecamera da anni non in servi-zio, 
di via Montello 
• Posizionamento di alcuni giochi per bambini. 
L’intervento dovrebbe prevedere un diretto 
coinvolgimento dei genitori della zona. 
Fabrizio Preo 
E la politica? 
I legislatori? 
come 
intervengono 
di fronte a 
tutto questo? 
Spaccio 
di droga 
il business 
principale
Le panchine di via Dante 
li ultimi giorni prima delle ferie mi sono ritrovata a 
Gpasseggiare in via Dante in cerca di informazioni, 
spunti, idee per poter scrivere questo articolo. 
Non avevo un’idea precisa di quello che vi avrei trovato, ma 
ho cercato, per quanto possibile, di non farmi infl uenzare 
dalle mia personale opinione sulla vicenda delle panchine: 
sono uscita per osservare e, soprattutto, per parlare con la 
gente. 
Conosco via Dante da quando sono arrivata a Mestre 5 anni 
fa e mi è sempre piaciuta molto, il via vai di biciclette, le 
case dei ferrovieri con gli ampi giardini, ognuno diverso: 
mi è sempre piaciuto osservare i giardini e immaginare chi 
li cura, gli anziani che ancora vivono in quelle case e che 
custodiscono la memoria di quella che non è la mia città, e 
che per tale ragione è ancora più preziosa per me. 
Che cosa è cambiato in via Dante? I giornali parlano della 
rimozione delle panchine come di una risposta dell’ammi-nistrazione 
comunale alle proteste dei cittadini esasperati 
4 Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 
Lucia Patano 
dalle abitudini di quelli che ne-gli 
ultimi tempi erano diventati 
i più costanti utilizzatori delle 
panchine: “sbandati, spaccia-tori, 
ecc.” spesso è vero, sulle 
panchine si fermavano persone a 
consumare i pasti presi alla vici-na 
mensa Caritas, talvolta c’era-no 
dei ragazzi, più o meno mole-sti, 
a bere, molto spesso c’erano 
pozze di vomito secco vicino ai 
muretti dei giardini. Su Facebo-ok, 
sui blog e sui commenti agli 
articoli dei giornali locali si intu-isce 
l’esasperazione della gente 
spesso espressa in termini molto 
poco politically correct. 
Le panchine, da un po’ di mesi 
non ci sono più, via Dante è co-munque 
attraversata da tante bi-ciclette 
e da tanta gente che pas-seggia, 
ma che non si ferma più. 
Parlo con un po’ di gente che 
incontro per strada, raccolgo i 
commenti dapprima esasperati 
di due signore che mi dicono che 
“purtroppo hanno vinto loro”, 
quelli che le panchine le occu-pavano 
per loro affari, spaccio, 
bivacco e che ai residenti non è 
rimasta più nemmeno la possibi-lità 
di usare quella strada della 
loro città. Senza panchine non ci 
si può più fermare, e allora, an-che 
solo per leggere il giornale, 
si rientra in casa, da soli. 
Parlo con la titolare dell’Oste-ria 
Dante, il ristorante che mi è 
sempre piaciuto molto e che dà 
alla via un aspetto ancora più 
affascinante e la possibilità di 
essere frequentata non solo dai 
residenti. Lei mi dice subito che 
senza panchine si sta meglio, la 
strada è più pulita e meno pe-ricolosa; 
lei è da sempre stata 
favorevole alla rimozione del-le 
panchine, era una situazione 
da prendere in mano. Tuttavia, 
mentre ne parliamo mi dice: 
“però mi dispiace per gli anziani 
che abitano in questa strada, pri-ma 
uscivano a fare una passeg-giata 
e qui si potevano fermare 
a riposare e fare due chiacchiere, 
ora non possono più farlo e que-sto 
è un peccato, tornano a casa 
e basta, gli anziani possono ave-re 
una vita molto noiosa”. Poi la 
signora mi ribadisce che, in ef-fetti, 
l’intervento sulle panchine 
non ha risolto il problema, piut-tosto 
lo ha spostato da qualche 
altra parte. 
Mi trovo a parlare poi con due 
ragazzi, sono originari del Ban- 
Rom e accattoni 
In questi giorni sui giornali sono apparsi articoli 
circa l’opportunità di fare l’elemosina a rom e 
accattoni. Si sono sentite posizioni che taccia-vano 
di razzismo quanti invitavano a non dare 
denaro per non alimentare il racket che sta dietro 
a queste persone. 
A questo proposito mi sono fatta delle domande: 
• sono razzista se penso che queste persone che 
girano nella città e “molestano” anziani per 
farsi dare soldi ed io non le sopporto più. 
• sono razzista se non sopporto più di vedere 
il parco piraghetto occupato nel prato verde 
dove una volta correvano i bambini con mate-rassi 
e “barbanera” stesi sopra a tutte le ore. 
• sono razzista se non sopporto più di vedere 
lattine ed altro abbandonate al parco di via 
piave e alla bainsizza. 
• sono razzista se non sopporto più i continui 
furti di biciclette e che ogni mattina sveglian-domi 
ho paura di non trovare la mia legata in 
Rifl essioni 
È arrivato il Commissario... 
Quest’estate è stata traversata da un “uragano“ 
che ha interessato il Comune. 
Ci siamo trovati senza Sindaco e senza governo. 
Ci consola pensare che comunque la macchina 
comunale nel suo insieme non è stata coinvolta da scandali 
ed ha continuato a funzionare siappure con diffi coltà. 
È arrivato il Commissario per sanare il bilancio: cosa ha fatto? 
Ha tagliato in modo lineare e questo ha comportato una riduzione 
dei servizi legati al welfare. 
Siamo preoccupati delle ripercussioni su un territorio come il nostro, 
già così diffi cile e complesso. 
La domanda è come si potrà uscire da questa situazione 
e quali potranno essere le soluzioni. 
Su questo si misura la capacità di chi dovrà decidere. 
Certo serve garantire i servizi evitando tagli indiscriminati. 
Noi continuiamo ad impegnarci come cittadini in questo territorio, 
sappiamo che è una goccia in un mare ma crediamo anche 
che il territorio non vada abbandonato 
ma vada curato e valorizzato. 
Incontri gratuiti dedicati a tutte le mamme e alle donne in dolce attesa. 
Programma aggiornato dei prossimi incontri: 
• 2 Ottobre 16.30 Esiste una città “a misura di mamma”? 
• 6 Novembre 18.30 Incontro con Psicologa aperto anche ai papà. 
• Diversi ruoli ma stesse persone…quali cambiamenti con 
• l’arrivo di un bambino? Aspettative ed esperienze a confronto 
• 4 Dicembre 10.30 I tempi dei bambini...e alle mamme chi ci pensa? 
Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 5 
gladesh, a Mestre da molti anni, sono arrivati prima 
di me, non hanno voglia di parlare, si fanno i fatti 
loro, però poi piano piano cominciano a raccontare e 
viene fuori che, alla fi ne, se gli italiani hanno voluto 
così è bene che abbiano fatto così: “noi siamo ospiti 
e stiamo bene solo se state bene voi”. Il clima del-la 
città è sempre più intollerante nei confronti degli 
stranieri, mi dicono, di chi si comporta bene come 
di chi non lo fa. Mentre parliamo stiamo appoggia-ti 
alle rastrelliere per le biciclette, pallido sostituto, 
scomodo, di una panchina. Uno di loro mi dice che 
frequenta via Dante, anche lui come me non l’ha mai 
trovata pericolosa, però ultimamente frequentata da 
gente “meno bella”. Poi mi parla dei suoi connazio-nali, 
delle telefonate in piena notte, del tono di voce 
troppo alto: “non andava bene così”. 
Io non mi ci sono mai seduta sulle panchine di via 
Dante, però mio padre, la prima volta che è venuto 
a trovarmi, è uscito, un libro in mano e si è seduto a 
leggere in via Dante. Quando è tornato mi ha detto: 
“come è bello qui…” 
Io non mi ci sono mai seduta sulle panchine di via 
Dante, però un po’ mi mancano. Mi chiedo se, come 
cittadini, avremmo potuto fare qualcosa per evitare 
che ci venisse sottratto anche questo pezzo di città. 
Merce rara ormai le panchine, eppure possono es-sere 
qualcosa di più di un luogo di sosta, luogo di 
incontri, anche casuali, punto di osservazione della 
città e dei suoi abitanti. 
Mi chiedo, e lo chiedo a me stessa per prima, per-ché 
non siamo usciti anche noi, un libro in mano, 
a evitare che un altro pezzettino di città ci venisse 
portato via? 
Posta dei lettori 
Vado via anch’io 
Abitante da sempre del rione Piave, nata 
qui, testimone oculare dei cambiamenti in 
corso nella nostra zona, sento con forza la 
necessità di condividere le mie sensazioni, 
idee, rifl essioni con quanti leggeranno que-sta 
lettera aperta. 
Ci ho pensato tanto, mi sono detta tante 
volte: prima o poi andrò via da questo quar-tiere 
di Mestre. 
Andrò nella zona nord. Lì forse sentirò solo 
la mia lingua, vedrò solo volti simili al mio, 
mi sentirò più sicura… Indubbiamente credo 
di non essere ipocrita nel dire che molti di 
noi non solo hanno ventilato questo proposi-to, 
ma anche l’hanno messo in atto. 
Scappare da cosa? Da chi? Ci ho pensato 
tanto. Scappare da un cambiamento troppo 
rapido. Scappare da non sentirti più a casa 
tua, scappare dai luoghi che non riconosci 
più perché non sono più tuoi. Ritengo utile 
una rifl essione che coinvolga non solo chi ha 
lasciato la propria patria in cerca di fortuna, 
ma anche tutti quelli che in pochi anni han-no 
visto sostanzialmente cambiare il proprio 
ambiente senza capire bene quello che stava 
rapidamente succedendo. 
Non solo. Penso davvero che viviamo 
un’epoca nuova. Non priva di incognite, 
dubbi e pericoli. Un’epoca nuova che fac-ciamo 
fatica a riconoscere ed accettare per-ché 
non la conosciamo. Specialmente quelli 
che hanno più di cinquant’anni come me. 
Viviamo in un tempo globale. In un mondo 
globale. Non è scappando da un luogo che si 
sfugge al cambiamento, non rifugiandosi in 
un eden inesistente. 
Non è facile, non sarà facile, ma ho deciso 
di restare. E vorrei aggiungere che mi pia-cerebbe 
fossimo in tanti a pensarla così. 
Ciao a tutti, Laura 
giardino. 
• sono razzista se non sopporto più tutto 
quel popolo che spaccia urla e occupa 
panchine al parco della bainsizza dove 
una volta sedevano gli abitanti del 
quartiere. 
• sono razzista se non sopporto più chi 
urla bivacca in giro per la città e che 
come conseguenza per trovare una solu-zione 
si sono tolte le panchine rendendo 
questa città ancora più trascurata 
Penso di no. Cosa vorrei? 
Una città accogliente dove vivere senza 
paura dove i nuovi cittadini insieme a 
chi ci vive qui da tanti anni riescano a 
costruire un modo di abitare diverso dove 
le regole di convivenza civile vengano 
rispettate da tutti!!!!! 
E’ un utopia? 
Anna

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  • 1. ATELIER DELL’ALTRA EDITORIA L’intero weekend sarà dedicato al mondo variegato e poco noto della piccola editoria autoprodotta negli spazi suggestivi di Casa Bainsizza in Via Montello 26, con esposizioni di libelli realizzati a mano con materiali di scarto, libri digitali per il libero scambio, periodici autoprodotti da singoli e da gruppi. I due giorni saranno animati da reading, corti d’autore e laboratori aperti a tutti, all’insegna della creatività e della condivisione. 8 Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 LABORATORI APERTI DI EDITORIA CREATIVA E AUTOPRODOTTA - READINGS - PERFORMANCE - PROIEZIONI - ESPOSIZIONE DI LIBRI AUTOPRODOTTI - LUMI DI RICICLO Gruppo di Lavoro di Via Piave con Unica Edizioni e Liber - I Libri Liberi da Milano ATELIER DELL’’’ALTRA EDITORIA Con Blare Out, Car t iera Clandest ina, Casa Edi t r ice Libera e Senza Impegni , La Zampetta nel Colore, Lent icchia d’Acqua, LeVoci diVia Piave, Lieve Malore, Percor so Non Di sponibi le, Tera e Aqua, Ti lia Tar rare, Unica Ediz ioni e al t r i ancora. murale di Blu 4-5 ottobre 2014 Sabato ore 15-20 Domenica ore 10-20 c/o Casa Bainsizza Via Montello 26 Mestre Info gdlpiave @gmail.com claudia.vio@alice.it INGRESSO LIBERO murale di Blu www.blublu.org Nei giorni 4 e 5 ottobre il quartiere Piave ospiterà l’Atelier dell’altra editoria, progetto autoprodotto e autofi nanziato dal Gruppo di Lavoro Via Piave in collaborazione con Unica Edizioni e Liber-I Libri Liberi da Milano, con il Patrocinio della Municipalità di Mestre Carpenedo e dell’Etam. Si comincia sabato alle ore 15,00 con QUELLI DI CASA BAINSIZZA, laboratorio condotto dall’artista milanese Federico Zenoni per imparare a fare libelli libroidi e microlibri con le proprie mani. Il laboratorio produrrà il primo libello dell’Atelier, “Quelli di Casa Bainsizza”, microbiografi e in forma di intervista alle persone che hanno dato vita a Casa Bainsizza. Alle 18,00 lo spazio dedicato ai cortome-traggi d’autore e all’autoproduzione di fi lm con LA CARTA SI ANIMA – Mate-riali animati diventano cinema, a cura di Gianni Trotter con la collaborazione di Franco Nube. Nell’intermezzo, la scrittura creativa dei giovanissimi con la lettura ad alta voce della pièce LA MEDUSA ASSASSINA. Domenica, appuntamento alle ore 10,00 con l’artista Marco Brunello e la sua Car-tiera Clandestina nel laboratorio METTICI LA FACCIA. Occorre portare la propria foto riprodotta in fotocopia, farà parte dell’installazione. In contemporanea, DISPENSA VE-GAN: Tilia Tarrare, esperta di cucina vegan,“dispenserà” consigli e ricette di alimentazione alternativa. Alle 15,00 VIA PIAVE SIAMO NOI, laboratorio per scrivere insieme il Grande Libro con le microbiografi e degli uomini e delle donne del quartiere Piave. Con Lucia Patano, Silvia Turcato e Claudia Vio. In contemporanea Annalisa Monda con I NON-LIBRI guiderà i più piccoli nell’in-venzione di storie senza scrittura. Alle 17,00 INCURSIONI: Luigi Fincato, voce storica di Radio Base, intervista gli autoproduttori dell’Atelier. Alle 18,00 READING JAZZ, con Ulisse Bonaventura al pianoforte e Petru Dinjos al sassofono. Letture ad alta voce di Giorgia Reberschak e Daniela Bertoldo. A cura di Luisa Cazzador e Anna Palma Gasparrini. Distribuiti sui tre piani di Casa Bainsizza, allestiti per l’occasione da Leopoldo Mat-tei e Fabrizio Preo, gli espositori conver-seranno con il pubblico e presenteranno il loro lavoro. Sarà presente LIBER, il salone dell’edi-toria creativa e autoprodotta, organizzato a Milano dalla “Casa Editrice Libera e Senza Impegni” di Federico Zenoni, giun-to quest’anno alla quarta edizione, qui in versione da viaggio. A illuminare l’allestimento le lampade di Annalisa Monda con LUMI DI RICICLO. Per ulteriori informa-zioni consultare il sito del Gruppo di Lavoro Via Piave, curato da Marco Mura. Per i laboratori si consiglia la prenotazione a claudia.vio@libero.it. Claudia Vio Notiziario del Gruppo di lavoro di via Piave aps Stampa a cura: CPM, viale Ancona - Mestre Si ringrazia: TAG Club per il supporto dato In redazione: Fabrizio Preo, Marco Mura, Nicola Ianuale, Lucia Patano, Silvia Turcato, Palma Gasparrini, Franco Nube, Claudia Vio Numero 13 - Settembre 2014 Le Voci di Notiziario del Gruppo di lavoro via Piave aps Politica, violenza e... immigrazione? di Nicola Ianuale e Fabrizio Preo Si terrà a Mestre e Marghera dal 10 al 14 Settembre 2014 la IV della politica organizzato dalla Fondazione Pellicani il cui è Politica e Violenza. arà affrontato il tema della violenza e politica nelle sue molte-plici Ssfaccettature di genere, di linguaggio, di convivenza so-ciale, dell’economia, della politica internazionale e della satira (www.festivalpolitica.it). Questa prestigiosa opportunità ci induce a tentare una rifl essione sull’ intreccio politica e violenza in rapporto al fenomeno immigrazione. Ovvero sulla possibilità di costruire una pacifi ca e civile convivenza tra coloro che abitano in questa parte di città con alta presenza d’im-migrati regolari e non. La domanda è: la convivenza democratica, che abbiamo co-struito dal dopoguerra ad oggi, è attrezzata ad integrare e media-re religione società che li accoglie? E ancora: convi-venza cui natura associativa è la quesito, inadeguatezza. pagina ave 4 edizione del Festival one tema te-so-ra ull’ ne. za m-co-ia-re alle differenze di etnia, di cultura, di tradizione e di tra chi viene da altri paesi e la disponiamo degli strumenti necessari, (leggi e ordinamenti), per affrontare sacche di immigrazione poco inclini alla civile se non addirittura dedita a comportamenti violenti ed il-legali? Il Gruppo di Lavoro via Piave, la promozione della convivenza sociale, al primo rispondereb-be che non è suffi ciente. Al secondo direbbe che si vive una perico-losa Segue a 2
  • 2. A nostro parere, il processo immi-gratorio è solo supinamente tollera-to, piuttosto che governato. Avvertiamo la mancanza di un pro-getto complessivo sul fenomeno, vali-do per l’intero paese, che accompagni il processo di inserimento ed integra-zione in modo articolato e selettivo nel rispetto di tutti: immigrati e residenti. Tutto ci pare, invece, lasciato alle com-petenze e alle volontà delle singole am-ministrazioni locali che intervengono quasi sempre in regime di emergenza e spesso con costi non indifferenti. Ogni comune applica la sua visione politica al fenomeno dell’immigra-zione. C’è chi rifi uta l’idea stessa d’im-migrazione, ingaggiando una battaglia fatta di “grida Manzoniane”, inutili e al limite dei principi costituzionali, come il divieto di servire kebab nei centri cittadini o il rifi uto di spazi per la preghiera. E chi invece, per malinteso senso di accoglienza, omette di interve-nire in situazioni di degrado e violenza, alimentando il senso di abbandono e di paura, non importa se percepita o rea-le, tra i cittadini che si sentono “invasi” da comportamenti lontani dal proprio costume. Lo scenario che sta attraversando le nostre città, è che ci troviamo difronte ad una transizione demografi ca e cul-turale, nuova e strutturale, iniziata nel corso degli anni 90 con sconvolgimenti geopolitici che accelerano gli arrivi di immigrati in situazioni di emergenza. Come successe in passato con “l’in-vasione” degli Albanesi, il cui culmine drammatico si ebbe nell’episodio del-la nave ‘Vlora” che raggiunse il porto di Bari, così ora, la destabilizzazione 2 Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 della sponda sud del mediterraneo, ha innescato lo sbarco senza sosta d’im-migrati a Lampedusa. Questo fenomeno migratorio si inserisce in un contesto demografi co dove la popolazione locale è sempre più anziana e spesso meno attrezzata nel gestire l’incontro con una popo-lazione immigrata assai più giovane e perciò portatrice di usi e stili genera-zionali diversi dalle nostra tradizioni. Le diffi denze e le confl ittualità ge-nerate da questi cambiamenti epocali, attraversano i quartieri delle città eu-ropee come: Marsiglia, Valencia, Sa-lonicco, Francoforte, Liverpool, Tori-no…. Le soluzioni a questo problema non sono mai univoche e i risultati non sono immediati. Vediamo ora, cosa è successo e sta succedendo in uno dei tanti quartie-ri del mediterraneo come può essere via Piave dove le criticità sono ancora alte. Qui sono stati gettati alcuni semi per favorire la conoscenza e la com-prensione con chi viene da culture diverse. Come per esempio le inizia-tive del Gruppo di Lavoro via Piave: la cena di quartiere, il mercatino del baratto per bambini, la scuola di ita-liano per stranieri, gli incontri con le mamme in attesa di partorire, il coro multietnico, l’edizione di questo noti-ziario ed infi ne la Casa Bainsizza. Un immobile, già occupato da sbandati e spacciatori in una zona mal frequentata, preso in comodato d’uso dal proprieta-rio, restaurato da volontari e trasfor-mato in uno spazio aperto a iniziative di aggregazione e promozione sociale per il quartiere. In questo lembo di città metropoli-tana si è potuto sperimentare l’elemen-tare esercizio della politica. Cioè l’arte di conoscere, governa-re i fenomeni urbani senza deman-dare completamente sempre ad altri le soluzioni dei problemi e non aspet-tando passivamente azioni istituzionali, peraltro sempre più condizionate dalla scarsità di risorse, ma interagendo con esse. Il fi ne comune è creare strumenti di governance, che vanno dalla repres-sione di chi e dedito ad attività illegali, compito che spetta agli organi compe-tenti; alla promozione di “contamina-zione sociale e culturale”, che compete a tutti: cittadini e istituzioni. L’esperienza maturata in questa sorta di “laboratorio di urbanistica sociale” ci porta a dire che è necessario creare un mix di interventi calibrati alle diverse situazioni. Prima di tutto, il recupero com-pleto della legalità, passando poi alle pratiche di convivenza come quelle sopracitate per addivenire, magari un giorno, all’espressione universale di partecipazione alla vita democratica: l’esercizio del voto. Come è emerso dal sondaggio Inda-gineLast del Febbraio 2014, i cui risul-tati sono stati pubblicati dalla Stampa, l’84,2% dei rispondenti ritiene oppor-tuno che I migranti residenti e regolari, votino alle consultazioni amministrati-ve del proprio comune. Potrebbe essere questo, un fonda-mentale strumento per favorire il senso di appartenenza alla comunità in cui si vive, sentimento propedeutico alla ci-vile e rispettosa convivenza. Come dice lo scrittore israeliano David Grossman: “quello che è bene per il mio vicino, va bene anche per me”. segue da pagina 1 La Cena di Quartiere 2014 Piccola rassegna cinematografi ca di settembre in Casa Bainsizza Anche quest’anno nel cortile di casa Bainsizza terremo una piccola rasse-gna Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 7 di fi lm scelti dentro ad un motivo che ci conduce ad una visione collet-tiva attorno ad un tema di particolare importanza per il periodo storico che stiamo vivendo. L’anno scorso venne affrontato il tema della convivenza con particolare riguardo alle migrazioni. Quest’anno la scelta è stata quella di affrontare il tema spinoso e complesso quale la memoria, quando viene negata e non ha momenti di condivisione. Ci riferiamo particolarmente a quanto sta succedendo in questi giorni in me-dio oriente. Di questo si tratta. Anche per ricordare il motivo per il quale le persone migrano. Quasi sempre alla ri-cerca di opportunità migliori di vita ma spesso in fuga da situazioni di guerra e devastazioni. Cinema è immagine. Tutto l’immagi-nabile può essere sognato, ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio: una paura. Le città come i sogni, diceva Italo Cal-vino, sono costruite di desideri e pau-re… Come raccontava Marco Polo di ritorno dai suoi viaggi: ci sono soltanto due modi per non soffrire l’inferno che patiamo tutti i giorni. Il primo riesce a molti, accettare l’inferno e diventar-ne parte, fi no al punto di non vederlo più; il secondo è più rischioso, ed esige attenzione e apprendimento continui. “Cercare e sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è infer-no, e farlo durare e dargli spazio…” (Italo Calvino, le città invisibili). Anna Palma Gasparrini La prima proiezione riguarderà una serie di corti d’autore scelti da Gianni Trotter esperto di comunicazione audiovi-sive e tecnologie multimediali e introdurrà, in modo “ri-lassato”, il tema della rassegna, cioè la memoria. Si proseguirà poi con “Jona che visse nella balena, di R. Faenza (1993). Tratto dal romanzo autobiografi co dello scrittore Jona Oberski - La memoria salvata dai bambini; ovvero la tragedia dei lager e la follia dell’antisemitismo (e non solo) ricostruite attraverso lo sguardo candido e innocente di un bambino ebreo olandese, rinchiuso nel campo di Bergenbelsen nel 1942. Si procederà con la proiezione di “Valzer di Bashir” di Ari Folman (2008). Raccontato con la tecnica del fi lm di animazione, dal pacifi sta Israeliano Folman. Mostra gli effetti di Sabra e Chatila dopo averli cercati nella memoria. Non solo Gaza quindi, ma ogni guerra. Per riuscire a cancellare dalla memoria sensi di colpa e immagini agghiaccianti senza ricorrere alla fantasia. Per evitare a giovani ragazzi di trasformarsi in automi assassini. E soprattutto, per non dimenticare mai. Concluderà questa breve rassegna “Private” di Saverio Costanzo (2004). Non c’è sangue al centro della scena, ma una normale famiglia Palestinese di media cultura, che ha la ventura di vivere in una casa situata proprio sul confi ne arabo-israeliano dei territori palestinesi. Un quadro in cui ci sono vittime da una parte e dall’altra. Le proiezioni si svolgeranno presso il cortile di Casa Bainsizza tutti i venerdì di settembre 2014 e avranno ini-zio alle ore 20.30. Franco Nube Anche quest’anno, malgrado la pioggia, la cena di quartiere si è fatta. Ci siamo tutti trasferiti in via Sernaglia nella sala della municipalità. Le persone si sono presentate con il loro contributo e, come ogni anno, il tavolo delle vivande si è riempito di piatti con pietanze colorate e saporite dolci e salate . La sala strapiena arredata con panche e sedie ha permesso a tutti, giovani anziani e bambini, di accomodarsi e mangiare. All’esterno si è distribuita l’anguria in un momento senza pioggia occupando il giardino che si e riempito di persone che piacevolmente chiacchieravano e si appropiavano di uno spazio di solito considerato “pericoloso”. Serata piacevole con musica all’interno grazie al gruppo portoghese “Aqui hà baile” che ha suonato e ha invitato le persone a ballare. Per una serata, via Sernaglia è stata piena di gente che ballava, chiacchierava e utilizzava un luogo in modo diverso. La cena è riuscita malgrado la pioggia anche quest’anno !!!!!!!!!!!!!! Arrivederci al prossimo anno!!!!!!!!!!!!!!
  • 3. Abbey Road Abbey Road è un’associazione che si prefi gge una profon-da riqualifi cazione della zona del quartiere Piave e limitrofi attraverso la promozione di eventi di natura artistica e culturale, la stimolazione dell’iniziativa dei privati e l’organizzazione di eventi, la coesione dei commercianti e dei residenti attraverso la libera as-sociazione. Siamo convinti di poter rendere questa strada un posto interessante culturalmente, turisticamente e commercialmente stimolando, soste-nendo ma anche coordinando le iniziative dei privati. L’idea non è altro che una applicazione pratica di una teoria economica valsa il premio Nobel al famoso matematico John Nash (la cui biografi a ro-manzata è stata rappresentata sugli schermi nel fi lm di Ron Howard “A Beautiful Mind” vincitore del premio Oscar come miglior fi lm ed interpretato dall’attore australiano Russell Crowe). Anziché “ri-morchiare” un’avvenente ragazza bionda Abbey Road è ispirata e persegue un obiettivo sociale e decisamente a portata di mano per via Piave: essere interessante per chi ci abita e per chi ci lavora, per chi la attraversa quotidianamente e per chi più semplicemente “non sa cosa fare sta sera”. Abbey Road sostiene le iniziative dei privati, le promuove, incoraggia e ne stimola di nuove, come dire aiuta ad esprimere il potenziale che questa strada ha e ha forse scordato di avere: la vita di quartiere. 6 Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 L’associazione ad Abbey Road è libera e facoltativa, possono aderire sia gli esercizi commerciali che le persone a livello individuale, siamo un “catalizzatore di entusiasmo” per così dire. In concreto cerchiamo di ispirare e di animare la vita di quartiere aiutando gli esercenti a vitalizzare questa strada organizzando eventi musicali, presentazioni di libri, letture pubbliche, mostre fotografi che o pittoriche “dove meno te lo aspetteresti” ma non solo! Vogliamo invogliare i commercianti ad offrire un servizio più coinvolgente e più familiare alla popolazione residente e non. Passando per via Piave e non solo potresti incontrare il nostro ade-sivo sulla vetrina dei nostri partner… ti incoraggiamo ad entrare e chiedere quale iniziativa abbiamo organizzato in quel posto e come puoi partecipare anche tu. Il futuro di via Piave è tutto da scoprire… Alessandro Duce cofondatore e presidente di Abbey Road www.abbeyroad30170.org; abbey.road@outlook.it facebook.com/abbeyroad30170 Scuola di Italiano Silvia Turcato Per molti versi, la Scuola di Italiano gestita dal Gruppo di Lavoro Via Piave presso il Centro Civico di via Sernaglia è una scuola come tante: ci sono persone che si metto-no a disposizione per insegnare e persone che vogliono imparare; momenti di studio e pause di svago; un calen-dario scolastico da seguire e momenti conviviali in cui si fa festa tutti assieme. Eppure, soprattutto per i volontari che vivono nel Quartiere, la scuola è un’occasione pre-ziosa per andare oltre la semplice sfera didattica: in poche ore (le lezioni si tengono i martedì e i giovedì dalle 9,00 alle 11,00) si cerca infatti di costruire un rapporto, seppur fragile, con delle persone che fanno ormai parte del nostro tessuto urbano locale. “Una volta uscivo a fare la spesa e mi trovavo circondata da una miriade di volti anonimi” ha commentato una volta un’insegnante, “ma ora esco di casa e vedo Amina, Khadiza, Shazia…” Si cerca di andare oltre le barriere dei pre-concetti, e questo non avviene a senso unico: non c’è solo l’opportunità di conoscere altre cultu-re, ma anche di farci conoscere, di far toccare con mano agli stranieri la realtà italiana, che spesso non corri-sponde affatto al Paese che si erano immaginati. Una volta innescata, la curiosità reciproca anima anche le relazioni tra gli studenti, ed ecco che ragazzi fi lippini e senegalesi stringono belle amicizie, donne cinesi si incurio-siscono dei matrimoni tradizionali bengalesi e così via… Ovviamente la Scuola non fl uttua su una nuvo-letta idilliaca: la maggior parte di quei volti sono destinati a rimanere anonimi e molti dei nostri studenti si fanno vedere per poche lezioni e poi spariscono, chiamati chissà dove dalle loro esigenze o dai loro deside-ri. Per cercare di interessarli e trat-tenerli, e al contempo per adeguarsi a una realtà, quella dell’immigra-zione, che è per defi nizione fl uida e dinamica, la scuola cerca sempre di migliorarsi e di ravvivare le modali-tà di insegnamento. In questo senso quest’anno è stato ricco di novità. Innanzitutto, la possibilità di usu-fruire delle stanze di Casa Bainsizza ha permesso di dedicare più spazio e attenzioni alle diverse classi. In secondo luogo, la scansione dell’anno scolastico in trimestri ha posto fi ne al turnover continuo che caratterizzava gli anni passati ed è stata accolta molto positivamente dagli studenti, che si sono senti-ti parte di un percorso più serio e strutturato, a ulteriore riprova che delle regole precise da rispettare, lungi dall’essere dei limiti imposti, costituiscono la base di una buona convivenza e della riuscita di un progetto costruttivo. Siamo mol-to curiosi di vedere cosa succederà quest’anno, visto che con la costi-tuzione dell’Associazione di Pro-mozione Sociale Gruppo di Lavoro Via Piave aps si aprono delle inedi-te possibilità di collaborazione. Un primo esperimento che ci affascina è quello dell’editoria auto-prodotta, con cui ci riproponiamo di recupera-re quel linguaggio emotivo che vie-ne sempre tralasciato a favore di un lessico più pratico (la salute, la casa, i servizi ecc.). Un secondo progetto è dato dall’iniziativa “Partorire in terra straniera”, un corso di italiano mirato per le donne in gravidanza che si trovano da poco nel nostro Pa-ese e stanno affrontando un momen-to così delicato senza le necessarie basi culturali e linguistiche. Si è costituita in via Piave una nuova associazione: Abbey Road con lo scopo di riqualifi care il quartiere attraverso la musica e la cultura. Non possiamo che condividere! Buon lavoro. Piazzale Bainsizza: emblema del degrado! Destino irreversibile o speranza di recupero. L’area, piazzale Bainsizza, è adiacen-te Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 3 alla stazione. È bella. Con tanti alberi. Racchiusa da un perimetro di case. Le case dei ferrovieri, vestigia di un passato fl orido, comunitario, con i bambini a giocare sulle strade, sul prato. Con le donne a raccontarsi sull’uscio di casa o sedute sulle panchine del parco…un sogno! un sogno sva-nito! ora tutto è cambiato. L’area è sempre bella ma è diventata l’emble-ma del nostro tempo caotico e socialmente degradato. Ognuno se ne sta a casa propria, nessuno pare più interessato al proprio vicino, al proprio quartiere. I bambini hanno lasciato il posto a un’umanità composita, aliena al no-stro sentire. L’area è ora praticamen-te occupata, giorno e notte, dal lune-dì alla domenica, da immigrati per lo più del nord Africa, nullafacenti, o meglio occupati in attività che tutti sanno illegali. Spaccio di dro-ga il business principale. Ma anche commercimnio di ogni genere: bici-clette, prodotti alimentari e di abbigliamento, tutta merce la cui provenienza è facile da intu-ire. Una bicicletta nuova dal valore di 200/300 euro si può avere a 30, massimo 50 euro. Un kg di formaggio parmigiano a 3/5 euro. “Me lo procura mio fratello che fa il rappresentan-te” mi dice con bel garbo un giovane di circa 20 anni dall’accento inequivocabile. I clienti? per la droga: quasi tutti Italiani. Certi bei “fi ghetti” fi gli di papà che poi ti ritrovi nei marciapiedi antistanti ai bar, con il calice di spritz in mano e poi a far mattina in discoteca… Lo scambio della merce avviene rapidamente (potenza dei telefonini) e senza il minimo pu-dore davanti a chiunque. Questa è la cifra del degrado sociale: il senso d’impunità, l’arroganza beffarda e ostentata, come se tutto fosse normale. Lo scorazzare chiassoso e prepotente per le vie del quartiere d’individui impegnati nel procacciare il cliente o nel consegnare le dosi, in sella a biciclette sempre diverse. Gente no-tissima a tutti, forze dell’ordine comprese, che fanno quello che possono, data l’inspiegabile debolezza di normative in proposito. Il decreto “svuota carceri”, in questo caso ha peggiora-to la situazione. Diventa una perdita di tempo fermare uno spacciatore. Per il tipo di reato commesso lo si vedrà a piede libero dopo po-che ore, con grande mortifi cazione di che ha eseguito il fermo. E la politica? I legislatori? come intervengono di fronte a tutto questo? Vi sono un forte ritardo e una grave sottovaluta-zione di fronte al degra-do urbano, da parte della politica. Queste inadeguatezze hanno con-seguenze gravi sul piano sociale. La percezione d’insicurezza e di abbandono vissuto dai cittadini genera sentimenti di paura, fastidio e di odio. Sopratutto verso chi non si conosce, chi viene da lontano, senza nessuna distinzione tra one-sti e disonesti. Purtroppo non è facile distin-guere tra: un drogato, un “senza fi ssa dimora”, uno che pratica il piccolo spaccio o il furto della bicicletta, o una persona in diffi coltà, perché frequentano gli stessi spazi, hanno gli stessi tempi e usano lo stesso codice di com-portamento. Ed ecco trovato il nemico: le marginalità so-ciali! Senza nessuna distinzione. La sfi ducia verso le istituzioni e il senso d’im-potenza fanno crescere in molti la voglia di re-agire e di arrangiarsi da soli. Per capire cosa sta covando sotto la cenere occorre navigare un po’ in facebook. Basta una scintilla e poi sarà tardi! Di esempi in questo senso è piena la storia!!! Ma non è solo un problema di repressione da parte degli organi preposti, sempre più neces-saria dato il degenerare della situazione . È sopratutto indispensabile saper governa-re questi fenomeni con interventi preventivi, mettendo in primo piano la persona con i suoi bisogni, le sue aspettative. Occorre, prima di tutto, anticipare l’esplodere dei disagi e non semplicemente rincorrerli. Cosa si può fare subito per questo lem-bo di Mestre? Anzitutto bisognerebbe riafferma-re il principio di legalità, rintuzza-re l’arrogante spavalderia di chi è dedito all’illecito e qui, purtroppo cozziamo con i limiti di cui sopra. In secondo luogo andrebbe avvia-ta un’azione di recupero umano mediante l’ausilio di mediatori sociali delle stesse nazionalità dei frequentatori del luogo e magari scopriremo che tutti cattivi non sono! È indispensabile poi un intervento migliorati-vo dell’area che preveda: • Potatura degli alberi per rendere il posto meno “cupola”. • Una diversa sistemazione delle panchine. • Recinzione dell’area. • Riattivare la telecamera da anni non in servi-zio, di via Montello • Posizionamento di alcuni giochi per bambini. L’intervento dovrebbe prevedere un diretto coinvolgimento dei genitori della zona. Fabrizio Preo E la politica? I legislatori? come intervengono di fronte a tutto questo? Spaccio di droga il business principale
  • 4. Le panchine di via Dante li ultimi giorni prima delle ferie mi sono ritrovata a Gpasseggiare in via Dante in cerca di informazioni, spunti, idee per poter scrivere questo articolo. Non avevo un’idea precisa di quello che vi avrei trovato, ma ho cercato, per quanto possibile, di non farmi infl uenzare dalle mia personale opinione sulla vicenda delle panchine: sono uscita per osservare e, soprattutto, per parlare con la gente. Conosco via Dante da quando sono arrivata a Mestre 5 anni fa e mi è sempre piaciuta molto, il via vai di biciclette, le case dei ferrovieri con gli ampi giardini, ognuno diverso: mi è sempre piaciuto osservare i giardini e immaginare chi li cura, gli anziani che ancora vivono in quelle case e che custodiscono la memoria di quella che non è la mia città, e che per tale ragione è ancora più preziosa per me. Che cosa è cambiato in via Dante? I giornali parlano della rimozione delle panchine come di una risposta dell’ammi-nistrazione comunale alle proteste dei cittadini esasperati 4 Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 Lucia Patano dalle abitudini di quelli che ne-gli ultimi tempi erano diventati i più costanti utilizzatori delle panchine: “sbandati, spaccia-tori, ecc.” spesso è vero, sulle panchine si fermavano persone a consumare i pasti presi alla vici-na mensa Caritas, talvolta c’era-no dei ragazzi, più o meno mole-sti, a bere, molto spesso c’erano pozze di vomito secco vicino ai muretti dei giardini. Su Facebo-ok, sui blog e sui commenti agli articoli dei giornali locali si intu-isce l’esasperazione della gente spesso espressa in termini molto poco politically correct. Le panchine, da un po’ di mesi non ci sono più, via Dante è co-munque attraversata da tante bi-ciclette e da tanta gente che pas-seggia, ma che non si ferma più. Parlo con un po’ di gente che incontro per strada, raccolgo i commenti dapprima esasperati di due signore che mi dicono che “purtroppo hanno vinto loro”, quelli che le panchine le occu-pavano per loro affari, spaccio, bivacco e che ai residenti non è rimasta più nemmeno la possibi-lità di usare quella strada della loro città. Senza panchine non ci si può più fermare, e allora, an-che solo per leggere il giornale, si rientra in casa, da soli. Parlo con la titolare dell’Oste-ria Dante, il ristorante che mi è sempre piaciuto molto e che dà alla via un aspetto ancora più affascinante e la possibilità di essere frequentata non solo dai residenti. Lei mi dice subito che senza panchine si sta meglio, la strada è più pulita e meno pe-ricolosa; lei è da sempre stata favorevole alla rimozione del-le panchine, era una situazione da prendere in mano. Tuttavia, mentre ne parliamo mi dice: “però mi dispiace per gli anziani che abitano in questa strada, pri-ma uscivano a fare una passeg-giata e qui si potevano fermare a riposare e fare due chiacchiere, ora non possono più farlo e que-sto è un peccato, tornano a casa e basta, gli anziani possono ave-re una vita molto noiosa”. Poi la signora mi ribadisce che, in ef-fetti, l’intervento sulle panchine non ha risolto il problema, piut-tosto lo ha spostato da qualche altra parte. Mi trovo a parlare poi con due ragazzi, sono originari del Ban- Rom e accattoni In questi giorni sui giornali sono apparsi articoli circa l’opportunità di fare l’elemosina a rom e accattoni. Si sono sentite posizioni che taccia-vano di razzismo quanti invitavano a non dare denaro per non alimentare il racket che sta dietro a queste persone. A questo proposito mi sono fatta delle domande: • sono razzista se penso che queste persone che girano nella città e “molestano” anziani per farsi dare soldi ed io non le sopporto più. • sono razzista se non sopporto più di vedere il parco piraghetto occupato nel prato verde dove una volta correvano i bambini con mate-rassi e “barbanera” stesi sopra a tutte le ore. • sono razzista se non sopporto più di vedere lattine ed altro abbandonate al parco di via piave e alla bainsizza. • sono razzista se non sopporto più i continui furti di biciclette e che ogni mattina sveglian-domi ho paura di non trovare la mia legata in Rifl essioni È arrivato il Commissario... Quest’estate è stata traversata da un “uragano“ che ha interessato il Comune. Ci siamo trovati senza Sindaco e senza governo. Ci consola pensare che comunque la macchina comunale nel suo insieme non è stata coinvolta da scandali ed ha continuato a funzionare siappure con diffi coltà. È arrivato il Commissario per sanare il bilancio: cosa ha fatto? Ha tagliato in modo lineare e questo ha comportato una riduzione dei servizi legati al welfare. Siamo preoccupati delle ripercussioni su un territorio come il nostro, già così diffi cile e complesso. La domanda è come si potrà uscire da questa situazione e quali potranno essere le soluzioni. Su questo si misura la capacità di chi dovrà decidere. Certo serve garantire i servizi evitando tagli indiscriminati. Noi continuiamo ad impegnarci come cittadini in questo territorio, sappiamo che è una goccia in un mare ma crediamo anche che il territorio non vada abbandonato ma vada curato e valorizzato. Incontri gratuiti dedicati a tutte le mamme e alle donne in dolce attesa. Programma aggiornato dei prossimi incontri: • 2 Ottobre 16.30 Esiste una città “a misura di mamma”? • 6 Novembre 18.30 Incontro con Psicologa aperto anche ai papà. • Diversi ruoli ma stesse persone…quali cambiamenti con • l’arrivo di un bambino? Aspettative ed esperienze a confronto • 4 Dicembre 10.30 I tempi dei bambini...e alle mamme chi ci pensa? Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 5 gladesh, a Mestre da molti anni, sono arrivati prima di me, non hanno voglia di parlare, si fanno i fatti loro, però poi piano piano cominciano a raccontare e viene fuori che, alla fi ne, se gli italiani hanno voluto così è bene che abbiano fatto così: “noi siamo ospiti e stiamo bene solo se state bene voi”. Il clima del-la città è sempre più intollerante nei confronti degli stranieri, mi dicono, di chi si comporta bene come di chi non lo fa. Mentre parliamo stiamo appoggia-ti alle rastrelliere per le biciclette, pallido sostituto, scomodo, di una panchina. Uno di loro mi dice che frequenta via Dante, anche lui come me non l’ha mai trovata pericolosa, però ultimamente frequentata da gente “meno bella”. Poi mi parla dei suoi connazio-nali, delle telefonate in piena notte, del tono di voce troppo alto: “non andava bene così”. Io non mi ci sono mai seduta sulle panchine di via Dante, però mio padre, la prima volta che è venuto a trovarmi, è uscito, un libro in mano e si è seduto a leggere in via Dante. Quando è tornato mi ha detto: “come è bello qui…” Io non mi ci sono mai seduta sulle panchine di via Dante, però un po’ mi mancano. Mi chiedo se, come cittadini, avremmo potuto fare qualcosa per evitare che ci venisse sottratto anche questo pezzo di città. Merce rara ormai le panchine, eppure possono es-sere qualcosa di più di un luogo di sosta, luogo di incontri, anche casuali, punto di osservazione della città e dei suoi abitanti. Mi chiedo, e lo chiedo a me stessa per prima, per-ché non siamo usciti anche noi, un libro in mano, a evitare che un altro pezzettino di città ci venisse portato via? Posta dei lettori Vado via anch’io Abitante da sempre del rione Piave, nata qui, testimone oculare dei cambiamenti in corso nella nostra zona, sento con forza la necessità di condividere le mie sensazioni, idee, rifl essioni con quanti leggeranno que-sta lettera aperta. Ci ho pensato tanto, mi sono detta tante volte: prima o poi andrò via da questo quar-tiere di Mestre. Andrò nella zona nord. Lì forse sentirò solo la mia lingua, vedrò solo volti simili al mio, mi sentirò più sicura… Indubbiamente credo di non essere ipocrita nel dire che molti di noi non solo hanno ventilato questo proposi-to, ma anche l’hanno messo in atto. Scappare da cosa? Da chi? Ci ho pensato tanto. Scappare da un cambiamento troppo rapido. Scappare da non sentirti più a casa tua, scappare dai luoghi che non riconosci più perché non sono più tuoi. Ritengo utile una rifl essione che coinvolga non solo chi ha lasciato la propria patria in cerca di fortuna, ma anche tutti quelli che in pochi anni han-no visto sostanzialmente cambiare il proprio ambiente senza capire bene quello che stava rapidamente succedendo. Non solo. Penso davvero che viviamo un’epoca nuova. Non priva di incognite, dubbi e pericoli. Un’epoca nuova che fac-ciamo fatica a riconoscere ed accettare per-ché non la conosciamo. Specialmente quelli che hanno più di cinquant’anni come me. Viviamo in un tempo globale. In un mondo globale. Non è scappando da un luogo che si sfugge al cambiamento, non rifugiandosi in un eden inesistente. Non è facile, non sarà facile, ma ho deciso di restare. E vorrei aggiungere che mi pia-cerebbe fossimo in tanti a pensarla così. Ciao a tutti, Laura giardino. • sono razzista se non sopporto più tutto quel popolo che spaccia urla e occupa panchine al parco della bainsizza dove una volta sedevano gli abitanti del quartiere. • sono razzista se non sopporto più chi urla bivacca in giro per la città e che come conseguenza per trovare una solu-zione si sono tolte le panchine rendendo questa città ancora più trascurata Penso di no. Cosa vorrei? Una città accogliente dove vivere senza paura dove i nuovi cittadini insieme a chi ci vive qui da tanti anni riescano a costruire un modo di abitare diverso dove le regole di convivenza civile vengano rispettate da tutti!!!!! E’ un utopia? Anna