Radici sapori identità: dal carcere le ricette per il cambiamentoTASTE OF FREEDOM
Il cibo inteso come mezzo di socializzazione, di integrazione ma anche strumento della memoria, ricordo delle proprie radici e tutto quello che il cibo e la sua preparazione può evocare. Il cibo come vero e proprio percorso da intraprendere per un riscatto sociale, attraverso le opportunità di lavoro che negli anni sono maturate all'interno degli istituti penitenziari che hanno avuto (e colto) la possibilità di avviare ai corsi di formazione i detenuti che si fossero dimostrati interessati.
Ritirano il Premio Barrett Wissman e Nina Kotova
Il Premio Toscana-USA 2011 al Tuscan Sun Festival
http://www.valdichianaoggi.it/comunicati/enti-e-associazioni/il-premio-toscana-usa-2011-al-tuscan-sun-festival-7104830.html
Un e-book realizzato nell’ambito del Progetto
“Disabilità, territorio, cittadinanza: un possibile percorso di integrazione”, a cura di:
La Primula, Associazione tra cittadini e famiglie con disabili
Associazione di Volontariato Amici di Simone
Associazione Storie di Mondi Possibili
Radici sapori identità: dal carcere le ricette per il cambiamentoTASTE OF FREEDOM
Il cibo inteso come mezzo di socializzazione, di integrazione ma anche strumento della memoria, ricordo delle proprie radici e tutto quello che il cibo e la sua preparazione può evocare. Il cibo come vero e proprio percorso da intraprendere per un riscatto sociale, attraverso le opportunità di lavoro che negli anni sono maturate all'interno degli istituti penitenziari che hanno avuto (e colto) la possibilità di avviare ai corsi di formazione i detenuti che si fossero dimostrati interessati.
Ritirano il Premio Barrett Wissman e Nina Kotova
Il Premio Toscana-USA 2011 al Tuscan Sun Festival
http://www.valdichianaoggi.it/comunicati/enti-e-associazioni/il-premio-toscana-usa-2011-al-tuscan-sun-festival-7104830.html
Un e-book realizzato nell’ambito del Progetto
“Disabilità, territorio, cittadinanza: un possibile percorso di integrazione”, a cura di:
La Primula, Associazione tra cittadini e famiglie con disabili
Associazione di Volontariato Amici di Simone
Associazione Storie di Mondi Possibili
La cittadella Che Vorrei - proposte costruite dagli StudentiFabrizio Santini
Le proposte sinstetizzate dagli Studenti del Liceo Aldi Grosseto, a seguito di un percorso alternanza Scuola - Lavoro con la supervisione del dott. Fabrizio Santini della Fondazione Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.
La sintesi dei contributi dei cittadini raccolti nel corso dei laboratori civici verso il nuovo Piano Regolatore della città del 15 settembre (simposio inaugurale), 29 settembre (laboratorio S come Sostenibile), 13 ottobre (M come Mobile) e 27 ottobre 2012 (A come Accogliente). Il Report ha lo scopo di raccogliere e tener traccia dei contenuti del dibattito per come sono emersi in sede di incontro. Il documento sarà in bozza e aperto ai contributi degli incontri successivi fino al 30 novembre 2012
La cittadella Che Vorrei - proposte costruite dagli StudentiFabrizio Santini
Le proposte sinstetizzate dagli Studenti del Liceo Aldi Grosseto, a seguito di un percorso alternanza Scuola - Lavoro con la supervisione del dott. Fabrizio Santini della Fondazione Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.
La sintesi dei contributi dei cittadini raccolti nel corso dei laboratori civici verso il nuovo Piano Regolatore della città del 15 settembre (simposio inaugurale), 29 settembre (laboratorio S come Sostenibile), 13 ottobre (M come Mobile) e 27 ottobre 2012 (A come Accogliente). Il Report ha lo scopo di raccogliere e tener traccia dei contenuti del dibattito per come sono emersi in sede di incontro. Il documento sarà in bozza e aperto ai contributi degli incontri successivi fino al 30 novembre 2012
Una raccolta di favole dal mondo, che raccontano le tradizioni delle comunità straniere presenti a Genova. 1.500 bambini delle scuole dell'infanzia genovesi hanno dato forma e colore alle storie di questi popoli così lontani eppure così vicini.
I fondi raccolti da Dipingiamo il loro futuro (€ 7.400) sono stati donati a Find The Cure per il progetto Playground Haiti, per la costruzione di un'area sportiva e ricreativa per gli studenti della scuola di Carrefour Marine, Route Sibert, nella periferia di Port Au Prince.
Le Invasioni Digitali in tour a Ravenna future lessonsMarianna Marcucci
Le Invasioni Digitali raccontate in occasione di Ravenna Future Lessons il 29 ottobre 2014.
Invasioni Digitali è un progetto rivolto a diffondere la cultura digitale e l’utilizzo degli open data, formare e sensibilizzare le istituzioni all’utilizzo del web e dei social media per la realizzazione di progetti innovativi rivolti alla co-creazione di valore culturale oltre che alla promozione e diffusione della cultura.
www.invasionidigitali.it
Le Invasioni Digitali in tour a Ravenna future lessons
Notiziario 13
1. ATELIER
DELL’ALTRA EDITORIA
L’intero weekend sarà dedicato al mondo variegato e
poco noto della piccola editoria autoprodotta negli spazi
suggestivi di Casa Bainsizza in Via Montello 26, con
esposizioni di libelli realizzati a mano con materiali
di scarto, libri digitali per il libero scambio, periodici
autoprodotti da singoli e da gruppi. I due giorni saranno
animati da reading, corti d’autore e laboratori aperti a
tutti, all’insegna della creatività e della condivisione.
8 Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014
LABORATORI APERTI DI EDITORIA CREATIVA E AUTOPRODOTTA -
READINGS - PERFORMANCE - PROIEZIONI - ESPOSIZIONE DI LIBRI
AUTOPRODOTTI - LUMI DI RICICLO
Gruppo di Lavoro di Via Piave
con Unica Edizioni e Liber - I Libri Liberi da Milano
ATELIER
DELL’’’ALTRA EDITORIA
Con Blare Out, Car t iera Clandest ina, Casa Edi t r ice
Libera e Senza Impegni , La Zampetta nel Colore,
Lent icchia d’Acqua, LeVoci diVia Piave, Lieve Malore,
Percor so Non Di sponibi le, Tera e Aqua, Ti lia Tar rare,
Unica Ediz ioni e al t r i ancora.
murale di Blu
4-5 ottobre 2014
Sabato ore 15-20 Domenica ore 10-20
c/o Casa Bainsizza Via Montello 26 Mestre
Info gdlpiave @gmail.com claudia.vio@alice.it
INGRESSO LIBERO
murale di Blu www.blublu.org
Nei giorni 4 e 5 ottobre il quartiere Piave
ospiterà l’Atelier dell’altra editoria,
progetto autoprodotto e autofi nanziato
dal Gruppo di Lavoro Via Piave
in collaborazione con
Unica Edizioni e Liber-I Libri Liberi da Milano,
con il Patrocinio della
Municipalità di Mestre Carpenedo e dell’Etam.
Si comincia sabato alle ore 15,00 con
QUELLI DI CASA BAINSIZZA,
laboratorio condotto dall’artista milanese
Federico Zenoni per imparare a fare libelli
libroidi e microlibri con le proprie mani.
Il laboratorio produrrà il primo libello
dell’Atelier, “Quelli di Casa Bainsizza”,
microbiografi e in forma di intervista
alle persone che hanno dato vita a Casa
Bainsizza.
Alle 18,00 lo spazio dedicato ai cortome-traggi
d’autore e all’autoproduzione di
fi lm con LA CARTA SI ANIMA – Mate-riali
animati diventano cinema, a cura di
Gianni Trotter con la collaborazione di
Franco Nube.
Nell’intermezzo, la scrittura creativa dei
giovanissimi con la lettura ad alta voce
della pièce LA MEDUSA ASSASSINA.
Domenica, appuntamento alle ore 10,00
con l’artista Marco Brunello e la sua Car-tiera
Clandestina nel laboratorio METTICI
LA FACCIA. Occorre portare la propria
foto riprodotta in fotocopia, farà parte
dell’installazione.
In contemporanea, DISPENSA VE-GAN:
Tilia Tarrare, esperta di cucina
vegan,“dispenserà” consigli e ricette di
alimentazione alternativa.
Alle 15,00 VIA PIAVE SIAMO NOI,
laboratorio per scrivere insieme il Grande
Libro con le microbiografi e degli uomini e
delle donne del quartiere Piave. Con Lucia
Patano, Silvia Turcato e Claudia Vio.
In contemporanea Annalisa Monda con
I NON-LIBRI guiderà i più piccoli nell’in-venzione
di storie senza scrittura.
Alle 17,00 INCURSIONI: Luigi Fincato,
voce storica di Radio Base, intervista gli
autoproduttori dell’Atelier.
Alle 18,00 READING JAZZ, con Ulisse
Bonaventura al pianoforte e Petru
Dinjos al sassofono. Letture ad alta voce
di Giorgia Reberschak e Daniela Bertoldo.
A cura di Luisa Cazzador e Anna Palma
Gasparrini.
Distribuiti sui tre piani di Casa Bainsizza,
allestiti per l’occasione da Leopoldo Mat-tei
e Fabrizio Preo, gli espositori conver-seranno
con il pubblico e presenteranno il
loro lavoro.
Sarà presente LIBER, il salone dell’edi-toria
creativa e autoprodotta, organizzato
a Milano dalla “Casa Editrice Libera e
Senza Impegni” di Federico Zenoni, giun-to
quest’anno alla quarta edizione, qui in
versione da viaggio.
A illuminare l’allestimento le lampade di
Annalisa Monda con
LUMI DI RICICLO. Per ulteriori informa-zioni
consultare il sito del
Gruppo di Lavoro Via Piave, curato da
Marco Mura.
Per i laboratori si consiglia la prenotazione
a claudia.vio@libero.it.
Claudia Vio
Notiziario del
Gruppo di lavoro di via Piave aps
Stampa a cura: CPM, viale Ancona - Mestre
Si ringrazia: TAG Club per il supporto dato
In redazione: Fabrizio Preo, Marco Mura, Nicola Ianuale,
Lucia Patano, Silvia Turcato, Palma Gasparrini,
Franco Nube, Claudia Vio
Numero 13 - Settembre 2014
Le Voci di
Notiziario del Gruppo di lavoro via Piave aps
Politica, violenza e... immigrazione?
di Nicola Ianuale e Fabrizio Preo
Si terrà a Mestre e Marghera dal 10 al 14 Settembre 2014 la IV della politica organizzato dalla Fondazione Pellicani il cui è Politica e Violenza.
arà affrontato il tema della violenza e politica nelle sue molte-plici
Ssfaccettature di genere, di linguaggio, di convivenza so-ciale,
dell’economia, della politica internazionale e della satira
(www.festivalpolitica.it).
Questa prestigiosa opportunità ci induce a tentare una rifl essione sull’
intreccio politica e violenza in rapporto al fenomeno immigrazione.
Ovvero sulla possibilità di costruire una pacifi ca e civile convivenza
tra coloro che abitano in questa parte di città con alta presenza d’im-migrati
regolari e non.
La domanda è: la convivenza democratica, che abbiamo co-struito
dal dopoguerra ad oggi, è attrezzata ad integrare e media-re
religione
società che li accoglie? E ancora:
convi-venza
cui natura associativa è la
quesito, inadeguatezza.
pagina ave 4 edizione del Festival
one tema te-so-ra
ull’
ne.
za
m-co-ia-re
alle differenze di etnia, di cultura, di tradizione e di tra chi viene da altri paesi e la disponiamo degli strumenti necessari, (leggi e ordinamenti), per
affrontare sacche di immigrazione poco inclini alla civile se non addirittura dedita a comportamenti violenti ed il-legali?
Il Gruppo di Lavoro via Piave, la promozione della convivenza sociale, al primo rispondereb-be
che non è suffi ciente. Al secondo direbbe che si vive una perico-losa
Segue a 2
2. A nostro parere, il processo immi-gratorio
è solo supinamente tollera-to,
piuttosto che governato.
Avvertiamo la mancanza di un pro-getto
complessivo sul fenomeno, vali-do
per l’intero paese, che accompagni
il processo di inserimento ed integra-zione
in modo articolato e selettivo nel
rispetto di tutti: immigrati e residenti.
Tutto ci pare, invece, lasciato alle com-petenze
e alle volontà delle singole am-ministrazioni
locali che intervengono
quasi sempre in regime di emergenza e
spesso con costi non indifferenti.
Ogni comune applica la sua visione
politica al fenomeno dell’immigra-zione.
C’è chi rifi uta l’idea stessa d’im-migrazione,
ingaggiando una battaglia
fatta di “grida Manzoniane”, inutili
e al limite dei principi costituzionali,
come il divieto di servire kebab nei
centri cittadini o il rifi uto di spazi per la
preghiera. E chi invece, per malinteso
senso di accoglienza, omette di interve-nire
in situazioni di degrado e violenza,
alimentando il senso di abbandono e di
paura, non importa se percepita o rea-le,
tra i cittadini che si sentono “invasi”
da comportamenti lontani dal proprio
costume.
Lo scenario che sta attraversando le
nostre città, è che ci troviamo difronte
ad una transizione demografi ca e cul-turale,
nuova e strutturale, iniziata nel
corso degli anni 90 con sconvolgimenti
geopolitici che accelerano gli arrivi di
immigrati in situazioni di emergenza.
Come successe in passato con “l’in-vasione”
degli Albanesi, il cui culmine
drammatico si ebbe nell’episodio del-la
nave ‘Vlora” che raggiunse il porto
di Bari, così ora, la destabilizzazione
2 Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014
della sponda sud del mediterraneo, ha
innescato lo sbarco senza sosta d’im-migrati
a Lampedusa.
Questo fenomeno migratorio si
inserisce in un contesto demografi co
dove la popolazione locale è sempre
più anziana e spesso meno attrezzata
nel gestire l’incontro con una popo-lazione
immigrata assai più giovane e
perciò portatrice di usi e stili genera-zionali
diversi dalle nostra tradizioni.
Le diffi denze e le confl ittualità ge-nerate
da questi cambiamenti epocali,
attraversano i quartieri delle città eu-ropee
come: Marsiglia, Valencia, Sa-lonicco,
Francoforte, Liverpool, Tori-no….
Le soluzioni a questo problema
non sono mai univoche e i risultati non
sono immediati.
Vediamo ora, cosa è successo e sta
succedendo in uno dei tanti quartie-ri
del mediterraneo come può essere
via Piave dove le criticità sono ancora
alte.
Qui sono stati gettati alcuni semi
per favorire la conoscenza e la com-prensione
con chi viene da culture
diverse. Come per esempio le inizia-tive
del Gruppo di Lavoro via Piave:
la cena di quartiere, il mercatino del
baratto per bambini, la scuola di ita-liano
per stranieri, gli incontri con le
mamme in attesa di partorire, il coro
multietnico, l’edizione di questo noti-ziario
ed infi ne la Casa Bainsizza. Un
immobile, già occupato da sbandati e
spacciatori in una zona mal frequentata,
preso in comodato d’uso dal proprieta-rio,
restaurato da volontari e trasfor-mato
in uno spazio aperto a iniziative
di aggregazione e promozione sociale
per il quartiere.
In questo lembo di città metropoli-tana
si è potuto sperimentare l’elemen-tare
esercizio della politica.
Cioè l’arte di conoscere, governa-re
i fenomeni urbani senza deman-dare
completamente sempre ad altri
le soluzioni dei problemi e non aspet-tando
passivamente azioni istituzionali,
peraltro sempre più condizionate dalla
scarsità di risorse, ma interagendo con
esse.
Il fi ne comune è creare strumenti
di governance, che vanno dalla repres-sione
di chi e dedito ad attività illegali,
compito che spetta agli organi compe-tenti;
alla promozione di “contamina-zione
sociale e culturale”, che compete
a tutti: cittadini e istituzioni.
L’esperienza maturata in questa sorta
di “laboratorio di urbanistica sociale” ci
porta a dire che è necessario creare un mix
di interventi calibrati alle diverse situazioni.
Prima di tutto, il recupero com-pleto
della legalità, passando poi alle
pratiche di convivenza come quelle
sopracitate per addivenire, magari un
giorno, all’espressione universale di
partecipazione alla vita democratica:
l’esercizio del voto.
Come è emerso dal sondaggio Inda-gineLast
del Febbraio 2014, i cui risul-tati
sono stati pubblicati dalla Stampa,
l’84,2% dei rispondenti ritiene oppor-tuno
che I migranti residenti e regolari,
votino alle consultazioni amministrati-ve
del proprio comune.
Potrebbe essere questo, un fonda-mentale
strumento per favorire il senso
di appartenenza alla comunità in cui si
vive, sentimento propedeutico alla ci-vile
e rispettosa convivenza.
Come dice lo scrittore israeliano
David Grossman: “quello che è bene
per il mio vicino, va bene anche per me”.
segue da pagina 1
La Cena di Quartiere 2014
Piccola rassegna cinematografi ca di settembre in Casa Bainsizza
Anche quest’anno nel cortile di casa
Bainsizza terremo una piccola rasse-gna
Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 7
di fi lm scelti dentro ad un motivo
che ci conduce ad una visione collet-tiva
attorno ad un tema di particolare
importanza per il periodo storico che
stiamo vivendo. L’anno scorso venne
affrontato il tema della convivenza con
particolare riguardo alle migrazioni.
Quest’anno la scelta è stata quella di
affrontare il tema spinoso e complesso
quale la memoria, quando viene negata
e non ha momenti di condivisione.
Ci riferiamo particolarmente a quanto
sta succedendo in questi giorni in me-dio
oriente. Di questo si tratta. Anche
per ricordare il motivo per il quale le
persone migrano. Quasi sempre alla ri-cerca
di opportunità migliori di vita ma
spesso in fuga da situazioni di guerra e
devastazioni.
Cinema è immagine. Tutto l’immagi-nabile
può essere sognato, ma anche
il sogno più inatteso è un rebus che
nasconde un desiderio, oppure il suo
rovescio: una paura.
Le città come i sogni, diceva Italo Cal-vino,
sono costruite di desideri e pau-re…
Come raccontava Marco Polo di
ritorno dai suoi viaggi: ci sono soltanto
due modi per non soffrire l’inferno che
patiamo tutti i giorni. Il primo riesce
a molti, accettare l’inferno e diventar-ne
parte, fi no al punto di non vederlo
più; il secondo è più rischioso, ed esige
attenzione e apprendimento continui.
“Cercare e sapere riconoscere chi e
cosa, in mezzo all’inferno, non è infer-no,
e farlo durare e dargli spazio…”
(Italo Calvino, le città invisibili).
Anna Palma Gasparrini
La prima proiezione riguarderà una serie di corti d’autore
scelti da Gianni Trotter esperto di comunicazione audiovi-sive
e tecnologie multimediali e introdurrà, in modo “ri-lassato”,
il tema della rassegna, cioè la memoria.
Si proseguirà poi con “Jona che visse nella balena, di R.
Faenza (1993). Tratto dal romanzo autobiografi co dello
scrittore Jona Oberski - La memoria salvata dai bambini;
ovvero la tragedia dei lager e la follia dell’antisemitismo
(e non solo) ricostruite attraverso lo sguardo candido e
innocente di un bambino ebreo olandese, rinchiuso nel
campo di Bergenbelsen nel 1942.
Si procederà con la proiezione di “Valzer di Bashir” di
Ari Folman (2008). Raccontato con la tecnica del fi lm di
animazione, dal pacifi sta Israeliano Folman.
Mostra gli effetti di Sabra e Chatila dopo averli cercati
nella memoria.
Non solo Gaza quindi, ma ogni guerra.
Per riuscire a cancellare dalla memoria sensi di colpa e
immagini agghiaccianti senza ricorrere alla fantasia.
Per evitare a giovani ragazzi di trasformarsi in automi
assassini.
E soprattutto, per non dimenticare mai.
Concluderà questa breve rassegna “Private” di Saverio
Costanzo (2004). Non c’è sangue al centro della scena, ma
una normale famiglia Palestinese di media cultura, che ha
la ventura di vivere in una casa situata proprio sul confi ne
arabo-israeliano dei territori palestinesi.
Un quadro in cui ci sono vittime da una parte e dall’altra.
Le proiezioni si svolgeranno presso il cortile di Casa
Bainsizza tutti i venerdì di settembre 2014 e avranno ini-zio
alle ore 20.30.
Franco Nube
Anche quest’anno, malgrado la pioggia, la cena
di quartiere si è fatta. Ci siamo tutti trasferiti in
via Sernaglia nella sala della municipalità. Le
persone si sono presentate con il loro contributo
e, come ogni anno, il tavolo delle vivande si
è riempito di piatti con pietanze colorate e
saporite dolci e salate .
La sala strapiena arredata con panche e sedie
ha permesso a tutti, giovani anziani e bambini,
di accomodarsi e mangiare. All’esterno si è
distribuita l’anguria in un momento senza
pioggia occupando il giardino che si e riempito
di persone che piacevolmente chiacchieravano
e si appropiavano di uno spazio di solito
considerato “pericoloso”. Serata piacevole con
musica all’interno grazie al gruppo portoghese
“Aqui hà baile” che ha suonato e ha invitato le
persone a ballare. Per una serata, via Sernaglia
è stata piena di gente che ballava, chiacchierava
e utilizzava un luogo in modo diverso.
La cena è riuscita
malgrado la pioggia anche quest’anno !!!!!!!!!!!!!!
Arrivederci al prossimo anno!!!!!!!!!!!!!!
3. Abbey Road
Abbey Road è un’associazione che si prefi gge una profon-da
riqualifi cazione della zona del quartiere Piave e limitrofi
attraverso la promozione di eventi di natura artistica e culturale, la
stimolazione dell’iniziativa dei privati e l’organizzazione di eventi,
la coesione dei commercianti e dei residenti attraverso la libera as-sociazione.
Siamo convinti di poter rendere questa strada un posto interessante
culturalmente, turisticamente e commercialmente stimolando, soste-nendo
ma anche coordinando le iniziative dei privati. L’idea non è
altro che una applicazione pratica di una teoria economica valsa il
premio Nobel al famoso matematico John Nash (la cui biografi a ro-manzata
è stata rappresentata sugli schermi nel fi lm di Ron Howard
“A Beautiful Mind” vincitore del premio Oscar come miglior fi lm
ed interpretato dall’attore australiano Russell Crowe). Anziché “ri-morchiare”
un’avvenente ragazza bionda Abbey Road è ispirata e
persegue un obiettivo sociale e decisamente a portata di mano per
via Piave: essere interessante per chi ci abita e per chi ci lavora, per
chi la attraversa quotidianamente e per chi più semplicemente “non
sa cosa fare sta sera”.
Abbey Road sostiene le iniziative dei privati, le promuove,
incoraggia e ne stimola di nuove, come dire aiuta ad esprimere il
potenziale che questa strada ha e ha forse scordato di avere: la vita
di quartiere.
6 Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014
L’associazione ad Abbey Road è libera e facoltativa,
possono aderire sia gli esercizi commerciali che le
persone a livello individuale, siamo un “catalizzatore di entusiasmo”
per così dire.
In concreto cerchiamo di ispirare e di animare la vita di quartiere
aiutando gli esercenti a vitalizzare questa strada organizzando eventi
musicali, presentazioni di libri, letture pubbliche, mostre fotografi che
o pittoriche “dove meno te lo aspetteresti” ma non solo! Vogliamo
invogliare i commercianti ad offrire un servizio più coinvolgente e più
familiare alla popolazione residente e non.
Passando per via Piave e non solo potresti incontrare il nostro ade-sivo
sulla vetrina dei nostri partner… ti incoraggiamo ad entrare e
chiedere quale iniziativa abbiamo organizzato in quel posto e come
puoi partecipare anche tu.
Il futuro di via Piave è tutto da scoprire…
Alessandro Duce
cofondatore e presidente di Abbey Road
www.abbeyroad30170.org; abbey.road@outlook.it
facebook.com/abbeyroad30170
Scuola di Italiano
Silvia Turcato
Per molti versi, la Scuola di Italiano gestita dal Gruppo di
Lavoro Via Piave presso il Centro Civico di via Sernaglia
è una scuola come tante: ci sono persone che si metto-no
a disposizione per insegnare e persone che vogliono
imparare; momenti di studio e pause di svago; un calen-dario
scolastico da seguire e momenti conviviali in cui si
fa festa tutti assieme. Eppure, soprattutto per i volontari
che vivono nel Quartiere, la scuola è un’occasione pre-ziosa
per andare oltre la semplice sfera didattica: in poche
ore (le lezioni si tengono i martedì e i giovedì dalle 9,00
alle 11,00) si cerca infatti di costruire un rapporto, seppur
fragile, con delle persone che fanno ormai parte del nostro
tessuto urbano locale. “Una volta uscivo a fare la spesa e
mi trovavo circondata da una miriade di volti anonimi” ha
commentato una volta un’insegnante, “ma ora esco di casa
e vedo Amina, Khadiza, Shazia…” Si cerca di andare oltre
le barriere dei pre-concetti, e questo non avviene a senso
unico: non c’è solo l’opportunità di conoscere altre cultu-re,
ma anche di farci conoscere, di
far toccare con mano agli stranieri la
realtà italiana, che spesso non corri-sponde
affatto al Paese che si erano
immaginati.
Una volta innescata, la curiosità
reciproca anima anche le relazioni
tra gli studenti, ed ecco che ragazzi
fi lippini e senegalesi stringono belle
amicizie, donne cinesi si incurio-siscono
dei matrimoni tradizionali
bengalesi e così via… Ovviamente
la Scuola non fl uttua su una nuvo-letta
idilliaca: la maggior parte di
quei volti sono destinati a rimanere
anonimi e molti dei nostri studenti
si fanno vedere per poche lezioni e
poi spariscono, chiamati chissà dove
dalle loro esigenze o dai loro deside-ri.
Per cercare di interessarli e trat-tenerli,
e al contempo per adeguarsi
a una realtà, quella dell’immigra-zione,
che è per defi nizione fl uida e
dinamica, la scuola cerca sempre di
migliorarsi e di ravvivare le modali-tà
di insegnamento. In questo senso
quest’anno è stato ricco di novità.
Innanzitutto, la possibilità di usu-fruire
delle stanze di Casa Bainsizza
ha permesso di dedicare più spazio e
attenzioni alle diverse classi.
In secondo luogo, la scansione
dell’anno scolastico in trimestri ha
posto fi ne al turnover continuo che
caratterizzava gli anni passati ed è
stata accolta molto positivamente
dagli studenti, che si sono senti-ti
parte di un percorso più serio e
strutturato, a ulteriore riprova che
delle regole precise da rispettare,
lungi dall’essere dei limiti imposti,
costituiscono la base di una buona
convivenza e della riuscita di un
progetto costruttivo. Siamo mol-to
curiosi di vedere cosa succederà
quest’anno, visto che con la costi-tuzione
dell’Associazione di Pro-mozione
Sociale Gruppo di Lavoro
Via Piave aps si aprono delle inedi-te
possibilità di collaborazione. Un
primo esperimento che ci affascina
è quello dell’editoria auto-prodotta,
con cui ci riproponiamo di recupera-re
quel linguaggio emotivo che vie-ne
sempre tralasciato a favore di un
lessico più pratico (la salute, la casa,
i servizi ecc.). Un secondo progetto
è dato dall’iniziativa “Partorire in
terra straniera”, un corso di italiano
mirato per le donne in gravidanza
che si trovano da poco nel nostro Pa-ese
e stanno affrontando un momen-to
così delicato senza le necessarie
basi culturali e linguistiche.
Si è costituita in via Piave una nuova associazione: Abbey Road con lo scopo di riqualifi care
il quartiere attraverso la musica e la cultura. Non possiamo che condividere! Buon lavoro.
Piazzale Bainsizza: emblema del degrado!
Destino irreversibile o speranza di recupero.
L’area, piazzale Bainsizza, è adiacen-te
Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 3
alla stazione. È bella. Con tanti
alberi. Racchiusa da un perimetro
di case. Le case dei ferrovieri, vestigia di un
passato fl orido, comunitario, con i bambini a
giocare sulle strade, sul prato. Con le donne
a raccontarsi sull’uscio di casa o sedute sulle
panchine del parco…un sogno! un sogno sva-nito!
ora tutto è cambiato.
L’area è sempre bella ma è diventata l’emble-ma
del nostro tempo caotico e socialmente
degradato. Ognuno se ne sta a casa propria,
nessuno pare più interessato al proprio vicino,
al proprio quartiere. I bambini hanno lasciato
il posto a un’umanità composita, aliena al no-stro
sentire. L’area è ora praticamen-te
occupata, giorno e notte, dal lune-dì
alla domenica, da immigrati per
lo più del nord Africa, nullafacenti,
o meglio occupati in attività che
tutti sanno illegali. Spaccio di dro-ga
il business principale. Ma anche
commercimnio di ogni genere: bici-clette,
prodotti alimentari e di abbigliamento,
tutta merce la cui provenienza è facile da intu-ire.
Una bicicletta nuova dal valore di 200/300
euro si può avere a 30, massimo 50 euro. Un
kg di formaggio parmigiano a 3/5 euro. “Me
lo procura mio fratello che fa il rappresentan-te”
mi dice con bel garbo un giovane di circa
20 anni dall’accento inequivocabile.
I clienti? per la droga: quasi tutti Italiani.
Certi bei “fi ghetti” fi gli di papà che poi ti
ritrovi nei marciapiedi antistanti ai bar, con
il calice di spritz in mano e poi a far mattina
in discoteca…
Lo scambio della merce avviene rapidamente
(potenza dei telefonini) e senza il minimo pu-dore
davanti a chiunque.
Questa è la cifra del degrado sociale:
il senso d’impunità, l’arroganza beffarda e
ostentata, come se tutto fosse normale.
Lo scorazzare chiassoso e prepotente per le
vie del quartiere d’individui impegnati nel
procacciare il cliente o nel consegnare le dosi,
in sella a biciclette sempre diverse. Gente no-tissima
a tutti, forze dell’ordine comprese, che
fanno quello che possono, data l’inspiegabile
debolezza di normative in proposito. Il decreto
“svuota carceri”, in questo caso ha peggiora-to
la situazione. Diventa una perdita di tempo
fermare uno spacciatore. Per il tipo di reato
commesso lo si vedrà a piede libero dopo po-che
ore, con grande mortifi cazione di che ha
eseguito il fermo.
E la politica? I legislatori?
come intervengono di
fronte a tutto questo?
Vi sono un forte ritardo
e una grave sottovaluta-zione
di fronte al degra-do
urbano, da parte della
politica.
Queste inadeguatezze hanno con-seguenze
gravi sul piano sociale.
La percezione d’insicurezza e di
abbandono vissuto dai cittadini
genera sentimenti di paura, fastidio e di odio.
Sopratutto verso chi non si conosce, chi viene
da lontano, senza nessuna distinzione tra one-sti
e disonesti. Purtroppo non è facile distin-guere
tra: un drogato, un “senza fi ssa dimora”,
uno che pratica il piccolo spaccio o il furto
della bicicletta, o una persona in diffi coltà,
perché frequentano gli stessi spazi, hanno gli
stessi tempi e usano lo stesso codice di com-portamento.
Ed ecco trovato il nemico: le marginalità so-ciali!
Senza nessuna distinzione.
La sfi ducia verso le istituzioni e il senso d’im-potenza
fanno crescere in molti la voglia di re-agire
e di arrangiarsi da soli. Per capire cosa
sta covando sotto la cenere occorre navigare
un po’ in facebook. Basta una scintilla e poi
sarà tardi! Di esempi in questo senso è piena
la storia!!!
Ma non è solo un problema di repressione da
parte degli organi preposti, sempre più neces-saria
dato il degenerare della situazione .
È sopratutto indispensabile saper governa-re
questi fenomeni con interventi preventivi,
mettendo in primo piano la persona con i suoi
bisogni, le sue aspettative. Occorre, prima di
tutto, anticipare l’esplodere dei disagi e non
semplicemente rincorrerli.
Cosa si può fare subito per questo lem-bo
di Mestre?
Anzitutto bisognerebbe riafferma-re
il principio di legalità, rintuzza-re
l’arrogante spavalderia di chi è
dedito all’illecito e qui, purtroppo
cozziamo con i limiti di cui sopra.
In secondo luogo andrebbe avvia-ta
un’azione di recupero umano
mediante l’ausilio di mediatori
sociali delle stesse nazionalità dei
frequentatori del luogo e magari
scopriremo che tutti cattivi non sono!
È indispensabile poi un intervento migliorati-vo
dell’area che preveda:
• Potatura degli alberi per rendere il posto
meno “cupola”.
• Una diversa sistemazione delle panchine.
• Recinzione dell’area.
• Riattivare la telecamera da anni non in servi-zio,
di via Montello
• Posizionamento di alcuni giochi per bambini.
L’intervento dovrebbe prevedere un diretto
coinvolgimento dei genitori della zona.
Fabrizio Preo
E la politica?
I legislatori?
come
intervengono
di fronte a
tutto questo?
Spaccio
di droga
il business
principale
4. Le panchine di via Dante
li ultimi giorni prima delle ferie mi sono ritrovata a
Gpasseggiare in via Dante in cerca di informazioni,
spunti, idee per poter scrivere questo articolo.
Non avevo un’idea precisa di quello che vi avrei trovato, ma
ho cercato, per quanto possibile, di non farmi infl uenzare
dalle mia personale opinione sulla vicenda delle panchine:
sono uscita per osservare e, soprattutto, per parlare con la
gente.
Conosco via Dante da quando sono arrivata a Mestre 5 anni
fa e mi è sempre piaciuta molto, il via vai di biciclette, le
case dei ferrovieri con gli ampi giardini, ognuno diverso:
mi è sempre piaciuto osservare i giardini e immaginare chi
li cura, gli anziani che ancora vivono in quelle case e che
custodiscono la memoria di quella che non è la mia città, e
che per tale ragione è ancora più preziosa per me.
Che cosa è cambiato in via Dante? I giornali parlano della
rimozione delle panchine come di una risposta dell’ammi-nistrazione
comunale alle proteste dei cittadini esasperati
4 Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014
Lucia Patano
dalle abitudini di quelli che ne-gli
ultimi tempi erano diventati
i più costanti utilizzatori delle
panchine: “sbandati, spaccia-tori,
ecc.” spesso è vero, sulle
panchine si fermavano persone a
consumare i pasti presi alla vici-na
mensa Caritas, talvolta c’era-no
dei ragazzi, più o meno mole-sti,
a bere, molto spesso c’erano
pozze di vomito secco vicino ai
muretti dei giardini. Su Facebo-ok,
sui blog e sui commenti agli
articoli dei giornali locali si intu-isce
l’esasperazione della gente
spesso espressa in termini molto
poco politically correct.
Le panchine, da un po’ di mesi
non ci sono più, via Dante è co-munque
attraversata da tante bi-ciclette
e da tanta gente che pas-seggia,
ma che non si ferma più.
Parlo con un po’ di gente che
incontro per strada, raccolgo i
commenti dapprima esasperati
di due signore che mi dicono che
“purtroppo hanno vinto loro”,
quelli che le panchine le occu-pavano
per loro affari, spaccio,
bivacco e che ai residenti non è
rimasta più nemmeno la possibi-lità
di usare quella strada della
loro città. Senza panchine non ci
si può più fermare, e allora, an-che
solo per leggere il giornale,
si rientra in casa, da soli.
Parlo con la titolare dell’Oste-ria
Dante, il ristorante che mi è
sempre piaciuto molto e che dà
alla via un aspetto ancora più
affascinante e la possibilità di
essere frequentata non solo dai
residenti. Lei mi dice subito che
senza panchine si sta meglio, la
strada è più pulita e meno pe-ricolosa;
lei è da sempre stata
favorevole alla rimozione del-le
panchine, era una situazione
da prendere in mano. Tuttavia,
mentre ne parliamo mi dice:
“però mi dispiace per gli anziani
che abitano in questa strada, pri-ma
uscivano a fare una passeg-giata
e qui si potevano fermare
a riposare e fare due chiacchiere,
ora non possono più farlo e que-sto
è un peccato, tornano a casa
e basta, gli anziani possono ave-re
una vita molto noiosa”. Poi la
signora mi ribadisce che, in ef-fetti,
l’intervento sulle panchine
non ha risolto il problema, piut-tosto
lo ha spostato da qualche
altra parte.
Mi trovo a parlare poi con due
ragazzi, sono originari del Ban-
Rom e accattoni
In questi giorni sui giornali sono apparsi articoli
circa l’opportunità di fare l’elemosina a rom e
accattoni. Si sono sentite posizioni che taccia-vano
di razzismo quanti invitavano a non dare
denaro per non alimentare il racket che sta dietro
a queste persone.
A questo proposito mi sono fatta delle domande:
• sono razzista se penso che queste persone che
girano nella città e “molestano” anziani per
farsi dare soldi ed io non le sopporto più.
• sono razzista se non sopporto più di vedere
il parco piraghetto occupato nel prato verde
dove una volta correvano i bambini con mate-rassi
e “barbanera” stesi sopra a tutte le ore.
• sono razzista se non sopporto più di vedere
lattine ed altro abbandonate al parco di via
piave e alla bainsizza.
• sono razzista se non sopporto più i continui
furti di biciclette e che ogni mattina sveglian-domi
ho paura di non trovare la mia legata in
Rifl essioni
È arrivato il Commissario...
Quest’estate è stata traversata da un “uragano“
che ha interessato il Comune.
Ci siamo trovati senza Sindaco e senza governo.
Ci consola pensare che comunque la macchina
comunale nel suo insieme non è stata coinvolta da scandali
ed ha continuato a funzionare siappure con diffi coltà.
È arrivato il Commissario per sanare il bilancio: cosa ha fatto?
Ha tagliato in modo lineare e questo ha comportato una riduzione
dei servizi legati al welfare.
Siamo preoccupati delle ripercussioni su un territorio come il nostro,
già così diffi cile e complesso.
La domanda è come si potrà uscire da questa situazione
e quali potranno essere le soluzioni.
Su questo si misura la capacità di chi dovrà decidere.
Certo serve garantire i servizi evitando tagli indiscriminati.
Noi continuiamo ad impegnarci come cittadini in questo territorio,
sappiamo che è una goccia in un mare ma crediamo anche
che il territorio non vada abbandonato
ma vada curato e valorizzato.
Incontri gratuiti dedicati a tutte le mamme e alle donne in dolce attesa.
Programma aggiornato dei prossimi incontri:
• 2 Ottobre 16.30 Esiste una città “a misura di mamma”?
• 6 Novembre 18.30 Incontro con Psicologa aperto anche ai papà.
• Diversi ruoli ma stesse persone…quali cambiamenti con
• l’arrivo di un bambino? Aspettative ed esperienze a confronto
• 4 Dicembre 10.30 I tempi dei bambini...e alle mamme chi ci pensa?
Le Voci di via Piave 13 | Settembre 2014 5
gladesh, a Mestre da molti anni, sono arrivati prima
di me, non hanno voglia di parlare, si fanno i fatti
loro, però poi piano piano cominciano a raccontare e
viene fuori che, alla fi ne, se gli italiani hanno voluto
così è bene che abbiano fatto così: “noi siamo ospiti
e stiamo bene solo se state bene voi”. Il clima del-la
città è sempre più intollerante nei confronti degli
stranieri, mi dicono, di chi si comporta bene come
di chi non lo fa. Mentre parliamo stiamo appoggia-ti
alle rastrelliere per le biciclette, pallido sostituto,
scomodo, di una panchina. Uno di loro mi dice che
frequenta via Dante, anche lui come me non l’ha mai
trovata pericolosa, però ultimamente frequentata da
gente “meno bella”. Poi mi parla dei suoi connazio-nali,
delle telefonate in piena notte, del tono di voce
troppo alto: “non andava bene così”.
Io non mi ci sono mai seduta sulle panchine di via
Dante, però mio padre, la prima volta che è venuto
a trovarmi, è uscito, un libro in mano e si è seduto a
leggere in via Dante. Quando è tornato mi ha detto:
“come è bello qui…”
Io non mi ci sono mai seduta sulle panchine di via
Dante, però un po’ mi mancano. Mi chiedo se, come
cittadini, avremmo potuto fare qualcosa per evitare
che ci venisse sottratto anche questo pezzo di città.
Merce rara ormai le panchine, eppure possono es-sere
qualcosa di più di un luogo di sosta, luogo di
incontri, anche casuali, punto di osservazione della
città e dei suoi abitanti.
Mi chiedo, e lo chiedo a me stessa per prima, per-ché
non siamo usciti anche noi, un libro in mano,
a evitare che un altro pezzettino di città ci venisse
portato via?
Posta dei lettori
Vado via anch’io
Abitante da sempre del rione Piave, nata
qui, testimone oculare dei cambiamenti in
corso nella nostra zona, sento con forza la
necessità di condividere le mie sensazioni,
idee, rifl essioni con quanti leggeranno que-sta
lettera aperta.
Ci ho pensato tanto, mi sono detta tante
volte: prima o poi andrò via da questo quar-tiere
di Mestre.
Andrò nella zona nord. Lì forse sentirò solo
la mia lingua, vedrò solo volti simili al mio,
mi sentirò più sicura… Indubbiamente credo
di non essere ipocrita nel dire che molti di
noi non solo hanno ventilato questo proposi-to,
ma anche l’hanno messo in atto.
Scappare da cosa? Da chi? Ci ho pensato
tanto. Scappare da un cambiamento troppo
rapido. Scappare da non sentirti più a casa
tua, scappare dai luoghi che non riconosci
più perché non sono più tuoi. Ritengo utile
una rifl essione che coinvolga non solo chi ha
lasciato la propria patria in cerca di fortuna,
ma anche tutti quelli che in pochi anni han-no
visto sostanzialmente cambiare il proprio
ambiente senza capire bene quello che stava
rapidamente succedendo.
Non solo. Penso davvero che viviamo
un’epoca nuova. Non priva di incognite,
dubbi e pericoli. Un’epoca nuova che fac-ciamo
fatica a riconoscere ed accettare per-ché
non la conosciamo. Specialmente quelli
che hanno più di cinquant’anni come me.
Viviamo in un tempo globale. In un mondo
globale. Non è scappando da un luogo che si
sfugge al cambiamento, non rifugiandosi in
un eden inesistente.
Non è facile, non sarà facile, ma ho deciso
di restare. E vorrei aggiungere che mi pia-cerebbe
fossimo in tanti a pensarla così.
Ciao a tutti, Laura
giardino.
• sono razzista se non sopporto più tutto
quel popolo che spaccia urla e occupa
panchine al parco della bainsizza dove
una volta sedevano gli abitanti del
quartiere.
• sono razzista se non sopporto più chi
urla bivacca in giro per la città e che
come conseguenza per trovare una solu-zione
si sono tolte le panchine rendendo
questa città ancora più trascurata
Penso di no. Cosa vorrei?
Una città accogliente dove vivere senza
paura dove i nuovi cittadini insieme a
chi ci vive qui da tanti anni riescano a
costruire un modo di abitare diverso dove
le regole di convivenza civile vengano
rispettate da tutti!!!!!
E’ un utopia?
Anna