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dai nostri lettori
L’OPERCOLO
di Nicola Pietropoli
Si chiama opercolo la copertura con la quale le api possono chiudere ogni singola cella del favo. Possiamo
avere due tipi di opercolo, quello che chiude le cellette piene di miele e quello utilizzato per chiudere le celle
contenenti la covata. Le celle contenenti polline, solitamente riempite a metà, non vengono opercolate se
non raramente. Esiste una differenza nell’aspetto esteriore tra opercoli per miele e opercoli per covata che
ci permette di riconoscerli a colpo d’occhio. I primi appaiono traslucidi, leggermente infossati, le singole celle
sono poco distinguibili tra di loro, i secondi rimangono più (nel caso di covata maschile) o meno (nel caso
di covata da operaia) sporgenti rispetto alla cella, opachi, con colorazioni variabili, con le singole celle ben
distinguibili tra di loro. Per realizzare i due tipi di opercolo le api si servono principalmente di cera.
La funzione degli opercoli per miele consiste nell’isolare il contenuto della cella (miele) dall’ambiente cir-
costante. Il miele, sostanza igroscopica, rimanendo a contatto con aria umida ne assorbirebbe l’acqua,
diluendosi, permettendo l’inizio del processo di fermentazione.
La celletta di miele viene opercolata quando il livello del miele è prossimo al bordo della celletta stessa. Una
volta costruito l’opercolo, al di sotto di esso rimane imprigionata una piccola quantità di aria. Nei favi da melario
appena riempiti questo aspetto è evidente con la cera che risalta più chiara dove non è a contatto diretto col
miele. Se però osserviamo le corone di miele dei favi da nido e i favi con le scorte invernali possiamo vedere
che la cera aderisce completamente al miele sottostante e gli opercoli assumono un aspetto quasi infossato.
Opercoli di celle da miele Opercoli di covata femminile Opercoli di covata maschile
Miele fermentato nelle celle
non opercolate
Opercolatura fresca
su melario di acacia
Si vede chiaramente che l'operco-
lo non è costruito aderente al miele
Dettaglio di opercoli di cera
aderenti al miele sottostante
Cella costruita su coprifavo
trasparente. E' evidente la bolla
d'aria sotto l'opercolo.
Patina opaca da increspatura simi-
le a muffa su opercoli da miele.
44 L’Apis | N. 1 GENNAIO 2016 Dai nostri lettori
Evidentemente col tempo l’aria fuoriesce, causando l’adesione dell’opercolo al miele. Se la cera aderisce al
miele perde la sua capacità di riflessione della luce e rivela in trasparenza il colore più scuro della cella buia con
miele sottostante. La colorazione dell’opercolo da miele, per gli stessi motivi che vedremo a proposito degli
opercoli della covata, può passare da bianco a giallo-marroncino. Una nota interessante che riguarda l’opercolo
di cera che sigilla le cellette con miele e la cera in generale presente sui favi è la leggera patina, per alcuni
“sospetta”, che possiamo ritrovare sui favi conservati durante l’inverno o sui favi nell’alveare a fine inverno.
Generalmente pensiamo, e anche io lo credevo, che tale patina fosse uno strato di muffa che avvolgeva la cera.
In realtà è semplicemente un’increspatura della cera stessa, probabilmente dovuta all’azione dell’umidità e del
freddo. Solo successivamente ho letto, proprio su un interessante dossier di L’Apis sulla cera, che il fenomeno
è conosciuto come “fioritura della cera”, a quanto pare sinonimo di purezza della stessa. Prova che non si tratti
di muffa è che basta scaldare la superficie con un phon per vedere tornare la cera lucida come prima. Tale incre-
spatura potrebbe essere responsabile di microfori che pregiudicherebbero la tenuta degli opercoli.
Le celle di covata vengono opercolate nove giorni dopo la deposizione dell’uovo. Tali opercoli, porosi,
possono presentare colorazioni estremamente diverse, passando dal bianco, al giallo fino al marrone
scuro. Il motivo di questa diversità risiede nel fatto che gli opercoli della covata, come quelli del miele,
non sono costituiti di sola cera. Impossibilitato ad eseguire una ricerca sulla precisa composizione
chimica degli opercoli, la loro semplice osservazione al microscopio può tuttavia darci qualche indi-
cazione di massima.
Una prima differenza tra opercoli da miele e da covata è nella diversa struttura del piano di cera. L’opercolo da
miele è più compatto e di spessore uniforme, mentre l’opercolo da covata presenta un piano più irregolare, con
la cera lavorata in modo da essere più “spugnosa”, in alcuni punti è molto sottile tanto da lasciar intravedere il
bozzolo sottostante. L’opercolo da covata, infatti, deve sì chiudere la cella ma permettere nel contempo quel mini-
mo scambio gassoso necessario per la respirazione della pupa. Numero e dimensioni dei pori sono variabili.
Dettaglio della increspatura (o
fioritura) della cera.
Stessi opercoli dopo il
riscaldamento con il phon
Fuoriuscita di miele da crepi forse
causati dall'increspatura della cera
Esempio di colorazioni che possono assumere gli opercoli della covata.
Piano di cera dell'opercolo
del miele
Piano di cera dell'opercolo di
covata e numerose perforazioni
dove si intravede il bozzolo
Dettaglio microscopico del
contenuto dei corpi estranei
alla cera (400x)
45L’Apis | N. 1 GENNAIO 2016Dai nostri lettori
dai nostri lettori
L’analisi su vetrino con riscaldamento a punto di fusione e schiacciamento con vetrino coprioggetto, non
lascia dubbi sul fatto che per la costruzione degli opercoli oltre alla cera vengano utilizzati altri materiali, in
primis, granuli di polline (le cui sostanze oleose possono sciogliersi nella cera, colorandola), spore, fibre
vegetali, propoli e altri frammenti marroni non ben identificati. Più l’opercolo risulta scuro, più materiale estra-
neo alla cera è stato utilizzato. Il discorso vale anche per gli opercoli da miele anche se in questo caso la
quantità di materiale estraneo utilizzato non è mai cospicua, probabilmente per non pregiudicare la capacità
ermetica della cera; la colorazione più scura, pertanto, dipende principalmente dalle sostanze sciolte nella
cera. Immergendo gli opercoli in alcool, questo si tinge di colore giallo-marroncino; se gli opercoli sono bian-
chi l’alcol rimane incolore. Probabilmente è la propoli, solubile in alcool, a causarne la colorazione.
A questo punto non ho potuto fare a meno di analizzare anche porzioni appena costruite di favo naturale di
colorazione scura; in questo caso la quantità di sostanze estranee alla cera si è rivelata ancora maggiore
di quella utilizzata negli opercoli scuri. Considerato che le scaglie di cera prodotte dalle api sono incolori
e trasparenti possiamo dedurre che il colore più scuro dei favi e degli opercoli dipende esclusivamente
da sostanze estranee aggiunte durante la lavorazione della stessa. Una mia quantificazione approssima-
tiva stima, nel caso del favo scuro, anche oltre il 20% la percentuale di sostanze estranee.
Opercoli da miele di acacia e tarassaco:
La diversa colorazione indica che l'oper-
colo di tarassaco contiene più corpi
estranei alla cera rispetto a quello di aca-
cia nella quale risultano quasi assenti.
Favetto appena costruito di
colore marrone scuro. La
quantità di materiale estraneo
alla cera è elevata.
Scaglia di cera appena
prodotta dalle api,
incolore-trasparente.
Spore, frammenti vegetali (1000x) Pollini, frammenti vegetali (1000x) Polline e frammenti non
identificati (1000x)
46 L’Apis | N. 1 GENNAIO 2016 Visto per voi

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L'apis n 1 gennaio 2016 opercolo

  • 1. dai nostri lettori L’OPERCOLO di Nicola Pietropoli Si chiama opercolo la copertura con la quale le api possono chiudere ogni singola cella del favo. Possiamo avere due tipi di opercolo, quello che chiude le cellette piene di miele e quello utilizzato per chiudere le celle contenenti la covata. Le celle contenenti polline, solitamente riempite a metà, non vengono opercolate se non raramente. Esiste una differenza nell’aspetto esteriore tra opercoli per miele e opercoli per covata che ci permette di riconoscerli a colpo d’occhio. I primi appaiono traslucidi, leggermente infossati, le singole celle sono poco distinguibili tra di loro, i secondi rimangono più (nel caso di covata maschile) o meno (nel caso di covata da operaia) sporgenti rispetto alla cella, opachi, con colorazioni variabili, con le singole celle ben distinguibili tra di loro. Per realizzare i due tipi di opercolo le api si servono principalmente di cera. La funzione degli opercoli per miele consiste nell’isolare il contenuto della cella (miele) dall’ambiente cir- costante. Il miele, sostanza igroscopica, rimanendo a contatto con aria umida ne assorbirebbe l’acqua, diluendosi, permettendo l’inizio del processo di fermentazione. La celletta di miele viene opercolata quando il livello del miele è prossimo al bordo della celletta stessa. Una volta costruito l’opercolo, al di sotto di esso rimane imprigionata una piccola quantità di aria. Nei favi da melario appena riempiti questo aspetto è evidente con la cera che risalta più chiara dove non è a contatto diretto col miele. Se però osserviamo le corone di miele dei favi da nido e i favi con le scorte invernali possiamo vedere che la cera aderisce completamente al miele sottostante e gli opercoli assumono un aspetto quasi infossato. Opercoli di celle da miele Opercoli di covata femminile Opercoli di covata maschile Miele fermentato nelle celle non opercolate Opercolatura fresca su melario di acacia Si vede chiaramente che l'operco- lo non è costruito aderente al miele Dettaglio di opercoli di cera aderenti al miele sottostante Cella costruita su coprifavo trasparente. E' evidente la bolla d'aria sotto l'opercolo. Patina opaca da increspatura simi- le a muffa su opercoli da miele. 44 L’Apis | N. 1 GENNAIO 2016 Dai nostri lettori
  • 2. Evidentemente col tempo l’aria fuoriesce, causando l’adesione dell’opercolo al miele. Se la cera aderisce al miele perde la sua capacità di riflessione della luce e rivela in trasparenza il colore più scuro della cella buia con miele sottostante. La colorazione dell’opercolo da miele, per gli stessi motivi che vedremo a proposito degli opercoli della covata, può passare da bianco a giallo-marroncino. Una nota interessante che riguarda l’opercolo di cera che sigilla le cellette con miele e la cera in generale presente sui favi è la leggera patina, per alcuni “sospetta”, che possiamo ritrovare sui favi conservati durante l’inverno o sui favi nell’alveare a fine inverno. Generalmente pensiamo, e anche io lo credevo, che tale patina fosse uno strato di muffa che avvolgeva la cera. In realtà è semplicemente un’increspatura della cera stessa, probabilmente dovuta all’azione dell’umidità e del freddo. Solo successivamente ho letto, proprio su un interessante dossier di L’Apis sulla cera, che il fenomeno è conosciuto come “fioritura della cera”, a quanto pare sinonimo di purezza della stessa. Prova che non si tratti di muffa è che basta scaldare la superficie con un phon per vedere tornare la cera lucida come prima. Tale incre- spatura potrebbe essere responsabile di microfori che pregiudicherebbero la tenuta degli opercoli. Le celle di covata vengono opercolate nove giorni dopo la deposizione dell’uovo. Tali opercoli, porosi, possono presentare colorazioni estremamente diverse, passando dal bianco, al giallo fino al marrone scuro. Il motivo di questa diversità risiede nel fatto che gli opercoli della covata, come quelli del miele, non sono costituiti di sola cera. Impossibilitato ad eseguire una ricerca sulla precisa composizione chimica degli opercoli, la loro semplice osservazione al microscopio può tuttavia darci qualche indi- cazione di massima. Una prima differenza tra opercoli da miele e da covata è nella diversa struttura del piano di cera. L’opercolo da miele è più compatto e di spessore uniforme, mentre l’opercolo da covata presenta un piano più irregolare, con la cera lavorata in modo da essere più “spugnosa”, in alcuni punti è molto sottile tanto da lasciar intravedere il bozzolo sottostante. L’opercolo da covata, infatti, deve sì chiudere la cella ma permettere nel contempo quel mini- mo scambio gassoso necessario per la respirazione della pupa. Numero e dimensioni dei pori sono variabili. Dettaglio della increspatura (o fioritura) della cera. Stessi opercoli dopo il riscaldamento con il phon Fuoriuscita di miele da crepi forse causati dall'increspatura della cera Esempio di colorazioni che possono assumere gli opercoli della covata. Piano di cera dell'opercolo del miele Piano di cera dell'opercolo di covata e numerose perforazioni dove si intravede il bozzolo Dettaglio microscopico del contenuto dei corpi estranei alla cera (400x) 45L’Apis | N. 1 GENNAIO 2016Dai nostri lettori
  • 3. dai nostri lettori L’analisi su vetrino con riscaldamento a punto di fusione e schiacciamento con vetrino coprioggetto, non lascia dubbi sul fatto che per la costruzione degli opercoli oltre alla cera vengano utilizzati altri materiali, in primis, granuli di polline (le cui sostanze oleose possono sciogliersi nella cera, colorandola), spore, fibre vegetali, propoli e altri frammenti marroni non ben identificati. Più l’opercolo risulta scuro, più materiale estra- neo alla cera è stato utilizzato. Il discorso vale anche per gli opercoli da miele anche se in questo caso la quantità di materiale estraneo utilizzato non è mai cospicua, probabilmente per non pregiudicare la capacità ermetica della cera; la colorazione più scura, pertanto, dipende principalmente dalle sostanze sciolte nella cera. Immergendo gli opercoli in alcool, questo si tinge di colore giallo-marroncino; se gli opercoli sono bian- chi l’alcol rimane incolore. Probabilmente è la propoli, solubile in alcool, a causarne la colorazione. A questo punto non ho potuto fare a meno di analizzare anche porzioni appena costruite di favo naturale di colorazione scura; in questo caso la quantità di sostanze estranee alla cera si è rivelata ancora maggiore di quella utilizzata negli opercoli scuri. Considerato che le scaglie di cera prodotte dalle api sono incolori e trasparenti possiamo dedurre che il colore più scuro dei favi e degli opercoli dipende esclusivamente da sostanze estranee aggiunte durante la lavorazione della stessa. Una mia quantificazione approssima- tiva stima, nel caso del favo scuro, anche oltre il 20% la percentuale di sostanze estranee. Opercoli da miele di acacia e tarassaco: La diversa colorazione indica che l'oper- colo di tarassaco contiene più corpi estranei alla cera rispetto a quello di aca- cia nella quale risultano quasi assenti. Favetto appena costruito di colore marrone scuro. La quantità di materiale estraneo alla cera è elevata. Scaglia di cera appena prodotta dalle api, incolore-trasparente. Spore, frammenti vegetali (1000x) Pollini, frammenti vegetali (1000x) Polline e frammenti non identificati (1000x) 46 L’Apis | N. 1 GENNAIO 2016 Visto per voi