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La storia dell'Albo dei cf
raccontata da Francesco Priore -
1986/1990 il (lungo) rush finale
Il guru della consulenza racconta in esclusiva per Citywire la storia dell'Albo a puntate.
Ecco la terza puntata
16 febbraio 2021
Maggio 1986. La Borsa Italiana continua a macinare primati, merito della raccolta dei
Fondi Comuni di diritto italiano. Un solo dato è sufficiente a far capire lo sviluppo
incontrollato: IMI Capital, il fondo azionario dell’IMI, supera i 10.000 miliardi di lire di
patrimonio gestito, diventando il primo fondo d’investimento al mondo. Precede il Magellan
Fund di Fidelity, primo fondo azionario assoluto, gestito dal mitico Peter Lynch. Il primato
dura poche settimane, ma la raccolta dei fondi cresce in misura quasi esponenziale. Si
innesca un circolo vizioso: cresce la borsa, cresce il NAV dei fondi, crescono le
sottoscrizioni e gli investimenti in borsa. Tutte le reti e le banche vendono fondi, c’è un
esodo di bancari che si licenziano: sanno a memoria l’elenco dei clienti da contattare,
quasi tutti vendono anche le performance tranne un po’ di consulenti finanziari che hanno
già vissuto i crolli degli anni ’70.
I consulenti avevano presentato un disegno di legge che prevedeva, sin d’allora, due
sezioni dell’albo: persone fisiche e persone giuridiche (questa è tuttora una proposta). In
due anni alcuni fondi hanno performato del 70%: l’entusiasmo all’inizio dell’87 è alle stelle.
Franco Piga, nel frattempo, diventa Ministro dell’Industria, autosospendendosi dalla
Consob. In un Convegno promosso da Anasf a Milano, al Teatro Nuovo, dopo aver
ascoltato la presentazione del progetto di legge redatto e illustrato dal Prof. Enzo Roppo
afferma “Se sarò ancora Ministro dell’Industria, dopo le elezioni del 14 Giugno ’87, porterò
avanti con convinzione questo vostro progetto”. Franco Piga tornò a presiedere la Consob.
Nel frattempo, i consulenti erano diventati più di 15.000: migliaia di questi erano
improvvisati, non così le banche e le reti che affidavano loro il mandato per il collocamento
dei fondi.
19 ottobre 1987: Crolla Wall Street, a catena tutte le borse e da noi “la Caporetto della
borsa di Milano”. La facile profezia si avvera: crollano le quotazioni e la “colpa” delle
perdite viene imputata al 100% ai consulenti finanziari domestici. Scatta la caccia al
colpevole. Invece di chiedersi che cosa è successo, tre i fatti determinanti: di fronte alla
crescita smisurata della raccolta dei fondi, il Tesoro, fortemente sollecitato a lasciar
decidere ai gestori se investire anche sulle borse estere, s’intestardì nel tenere chiusa la
frontiera; le reti e le banche affidarono la vendita dei fondi ad una “massa di manovra”, che
vendeva le performance e non un investimento di medio e lungo termine, preoccupandosi
solo della raccolta; infine, lo sboom (sarebbe comunque avvenuto) fu dovuto ad un fattore
estraneo al nostro mercato. Alcuni giornali pubblicavano pagine di lettere di risparmiatori
“traditi”, innescando un “dagli al consulente”, tanto era considerato l’anello debole.
Coinvolgere le autorità, le banche e le reti non era poi così… necessario, visto che c’era il
capro espiatorio.
L’Anasf, che proprio in quei tre anni di boom aveva continuato a battersi per
regolamentare il mercato, ribaltò in maniera politically correct la situazione: chiese udienza
a Consob per coinvolgerla nel progetto. Piga capì che era il momento di procedere e
suggerì di chiedere al più noto degli Amministrativisti italiani un parere per regolamentare
la categoria con un atto amministrativo. Su raccomandazione del Prof. Roppo fummo
ricevuti dal professore che, dopo averci attentamente ascoltato, espose parere negativo e
una parcella, a riguardo, di 30 milioni di lire. Nel programma del Governo De Mita si inizia
ad accennare ad una regolamentazione. L’Anasf nel giro di sei mesi rompe gli indugi e,
sempre su consiglio di Piga, opta per una soluzione all’anglosassone: la creazione di un
Albo di Autodisciplina. Il progetto, redatto dal Prof. Roppo e approvato dal direttivo a luglio,
viene deliberato da un Congresso Straordinario del 7 ottobre ’88 e il 1° gennaio ‘89 nasce
l’Albo di Autodisciplina (autogestito) dei Consulenti Finanziari.
La strategia dell’Anasf si estende in molte direzioni: i rapporti con l’estero, i rapporti con i
Commissari Europei del settore, la comunicazione. I giornalisti vengono coinvolti a tutti i
livelli e spesso accompagnano gli esponenti dell’Anasf a Bruxelles, dove viene proposta
l’istituzione di un registro europeo dei consulenti finanziari, o alle Convention delle
Associazioni estere - la L.I.A. (UK) o la I.A.F.P. (USA) - per far toccare loro con mano la
realtà di questa professione negli altri paesi. Anasf promuove Eurofin, la prima
associazione europea dei consulenti finanziari (Francia, Inghilterra, Italia e Spagna), e ad
Anasf viene affidata la Presidenza, durante la costituzione a Roma nell’ottobre dell’88. Il
Mondo dedica tre pagine all’evento. La presidenza di Eurofin è funzionale nei confronti di
Bruxelles, dove si sperava di trovare una soluzione comunitaria che poi l’Italia avrebbe
dovuto applicare.
Il primo gennaio 1989 nasce l’Albo di Autodisciplina, un’idea vincente: sono iscritti d’ufficio
tutti i soci Anasf (2.500). Di questi, 500 non intendono sottoporsi alle regole ed escono, ma
una marea di consulenti si presenta agli esami per essere ammessi all’albo privato. Gli
iscritti all’associazione e all’albo passano da 2.000 a 6.000. La categoria è sana e lo
dimostra. Essere iscritti all’Albo comporta l’obbligo di una attività professionale eticamente
corretta: in caso di “scorrettezze” sono previste sanzioni - non pecuniarie - di diversa entità
e nei casi estremi, dopo tre gradi giudizio, l’espulsione e la pubblicazione del dispositivo su
CF, il supplemento mensile dell’Anasf associato a Milano Finanza. Il Comitato dei Garanti,
il massimo livello di giudizio era composto dai professori Renzo COSTI, Enzo ROPPO e
Dario VELO. Le sentenze di espulsione furono poche, per fortuna, ma servirono a
consolidare l’immagine di una categoria professionale più che corretta. Era chiaro, però,
che solo il 60% dei consulenti era disposto ad auto disciplinarsi, perciò si tornò in Consob.
L’Anasf dimostrò, numeri alla mano, la volontà della categoria di sottoporsi ad una
disciplina, ma non poteva costringere i riottosi: ci voleva una legge. Iniziò così la volata
finale.
Il Prof. Roppo, consulente legale dell’Anasf sin dal primo giorno, tradusse il dettato
dell’Albo di Autodisciplina in un Disegno di Legge che nella primavera del 1989 fu
presentato alla Camera dall’On. Franco Piro., Presidente della Commissione Finanze, e
dal Sen. Giancarlo Ruffino, Vicepresidente dell’omologa commissione al Senato. Entrambi
i progetti furono firmati da numerosi deputati e senatori, selezionati dai presentatori. La
pressione lobbistica dell’Anasf nei confronti dei parlamentari si svolse alla luce del sole: i
consulenti, in occasione delle elezioni europee del 18 giugno 1989, contattarono tanti
candidati di tutte le liste in tutt’Italia, chiedendo loro la disponibilità a sostenere le richieste
legislative dei consulenti. L’Anasf pubblicò sul proprio mensile i nominativi: i consulenti
indicarono ai propri clienti quei nominativi, favorevoli alla regolamentazione della
professione. Il risultato: 18 dei 25 candidati consigliati furono eletti, non solo merito dei
clienti dei consulenti ma un’ottima dimostrazione della capacità di essere opinion leader. A
luglio dello stesso anno la pressione fu esercitata proprio nella casa delle leggi: Anasf
promosse nell’Auletta dei Gruppi Parlamentari a Montecitorio una manifestazione per
chiedere con forza l’approvazione del disegno di legge depositato.
L’autunno del 1989 si presenta come un momento decisivo per far decollare la proposta di
legge. L’On. Piro chiede ad Anasf di trasformare l’intero testo in un articolo della Legge
sulle SIM, richiesta prontamente soddisfatta dal Prof.Roppo. La determinazione di Franco
Piro è fortissima e con l’appoggio di Piga inizia l’ultima non facile tappa. L’Anasf si mobilita
e dà vita ad una nuova manifestazione nei confronti del Parlamento. Viene redatto un
testo di poche righe, quelle contenute in una cartolina postale, in cui si chiede ai
parlamentari della propria circoscrizione elettorale l’appoggio all’approvazione della legge,
firmando con nome e cognome ed elettore di quella circoscrizione. Oltre 10.000 cartoline
vengono spedite dai consulenti e inondano gli uffici postali del parlamento. Deputati e
Senatori, che sono notoriamente sensibili al proprio elettorato, vengono allertati e messi a
conoscenza del bisogno di dare ai risparmiatori italiani la tranquillità di ricevere un
professionista di cui vengano accertate con un esame le competenze e con la vigilanza i
comportamenti. È questa l’arma strategica: non la creazione di una corporazione chiusa,
bensì l’istituzione di un presidio a tutela del risparmio.
I mesi successivi servono a concordare con la Consob come verrà organizzato e come
funzionerà l’Albo dopo l’approvazione della Legge. La collaborazione tra Anasf, Consob e
Commissione Finanze è costante. La spinta finale arriva alla fine di marzo del 1990, al
Congresso dell’Anasf a Ischia. Lo sforzo organizzativo è enorme. Anasf invita nove
delegazioni estere in rappresentanza delle rispettive associazioni (Inghilterra e Irlanda,
due dalla Francia, USA, Spagna, Taiwan, Giappone, Canada), numerosi parlamentari
delle Commissioni Finanza della Camera e del Senato, ancora più numerosi i giornalisti;
infine, il Direttore Generale del Commissariato Europeo delle Finanze e il Presidente di
Assoreti.
Anasf propone al Prof. Piga e all’On. Piro di portarli da Roma a Ischia e ritorno in
elicottero, per dar loro la possibilità di intervenire al Congresso e rientrare senza
disattendere troppo i loro obblighi istituzionali. L’atmosfera è quella di un grandissimo
evento: sono arrivati da quasi tutto il mondo i rappresentanti di una categoria, i consulenti.
È un riconoscimento importantissimo per l’Anasf, sotto gli occhi di autorità, politici e
giornalisti. Una dimostrazione di maturità.
All’approvazione mancano ancora dei mesi, mesi non facili dove si scatenano in maniera
“riservata” le opposizioni: il conservatorismo economico si oppone ostinatamente
all’istituzione di questa nuova categoria. Riservatamente Anasf conosce le “opposizioni
riservate” e quando si giunge al cambio in negativo del nome da Consulenti a Promotori,
sa che questo è il prezzo che ha dovuto pagare l’On. Piro e la categoria per ottenere
l’Albo. Il resto dell’anno passa tra l’approvazione del Senato e la stesura dei regolamenti di
applicazione, ma è fatta. Qualche giorno prima della pubblicazione della Legge viene a
mancare Franco Piga, uno dei due artefici, insieme a Piro, della Legge sull’Albo. Ai primi di
gennaio 1991 la legge è promulgata. L’Albo c’è! Ci vorranno 25 anni per recuperare il
nome primigenio, ma questa è un’altra storia.
Clicca qui per la prima puntata della storia delle reti
Clicca qui per la seconda puntata della storia delle reti

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  • 1. La storia dell'Albo dei cf raccontata da Francesco Priore - 1986/1990 il (lungo) rush finale Il guru della consulenza racconta in esclusiva per Citywire la storia dell'Albo a puntate. Ecco la terza puntata 16 febbraio 2021 Maggio 1986. La Borsa Italiana continua a macinare primati, merito della raccolta dei Fondi Comuni di diritto italiano. Un solo dato è sufficiente a far capire lo sviluppo incontrollato: IMI Capital, il fondo azionario dell’IMI, supera i 10.000 miliardi di lire di patrimonio gestito, diventando il primo fondo d’investimento al mondo. Precede il Magellan Fund di Fidelity, primo fondo azionario assoluto, gestito dal mitico Peter Lynch. Il primato dura poche settimane, ma la raccolta dei fondi cresce in misura quasi esponenziale. Si innesca un circolo vizioso: cresce la borsa, cresce il NAV dei fondi, crescono le sottoscrizioni e gli investimenti in borsa. Tutte le reti e le banche vendono fondi, c’è un esodo di bancari che si licenziano: sanno a memoria l’elenco dei clienti da contattare, quasi tutti vendono anche le performance tranne un po’ di consulenti finanziari che hanno già vissuto i crolli degli anni ’70. I consulenti avevano presentato un disegno di legge che prevedeva, sin d’allora, due sezioni dell’albo: persone fisiche e persone giuridiche (questa è tuttora una proposta). In due anni alcuni fondi hanno performato del 70%: l’entusiasmo all’inizio dell’87 è alle stelle. Franco Piga, nel frattempo, diventa Ministro dell’Industria, autosospendendosi dalla Consob. In un Convegno promosso da Anasf a Milano, al Teatro Nuovo, dopo aver ascoltato la presentazione del progetto di legge redatto e illustrato dal Prof. Enzo Roppo afferma “Se sarò ancora Ministro dell’Industria, dopo le elezioni del 14 Giugno ’87, porterò
  • 2. avanti con convinzione questo vostro progetto”. Franco Piga tornò a presiedere la Consob. Nel frattempo, i consulenti erano diventati più di 15.000: migliaia di questi erano improvvisati, non così le banche e le reti che affidavano loro il mandato per il collocamento dei fondi. 19 ottobre 1987: Crolla Wall Street, a catena tutte le borse e da noi “la Caporetto della borsa di Milano”. La facile profezia si avvera: crollano le quotazioni e la “colpa” delle perdite viene imputata al 100% ai consulenti finanziari domestici. Scatta la caccia al colpevole. Invece di chiedersi che cosa è successo, tre i fatti determinanti: di fronte alla crescita smisurata della raccolta dei fondi, il Tesoro, fortemente sollecitato a lasciar decidere ai gestori se investire anche sulle borse estere, s’intestardì nel tenere chiusa la frontiera; le reti e le banche affidarono la vendita dei fondi ad una “massa di manovra”, che vendeva le performance e non un investimento di medio e lungo termine, preoccupandosi solo della raccolta; infine, lo sboom (sarebbe comunque avvenuto) fu dovuto ad un fattore estraneo al nostro mercato. Alcuni giornali pubblicavano pagine di lettere di risparmiatori “traditi”, innescando un “dagli al consulente”, tanto era considerato l’anello debole. Coinvolgere le autorità, le banche e le reti non era poi così… necessario, visto che c’era il capro espiatorio. L’Anasf, che proprio in quei tre anni di boom aveva continuato a battersi per regolamentare il mercato, ribaltò in maniera politically correct la situazione: chiese udienza a Consob per coinvolgerla nel progetto. Piga capì che era il momento di procedere e suggerì di chiedere al più noto degli Amministrativisti italiani un parere per regolamentare la categoria con un atto amministrativo. Su raccomandazione del Prof. Roppo fummo ricevuti dal professore che, dopo averci attentamente ascoltato, espose parere negativo e una parcella, a riguardo, di 30 milioni di lire. Nel programma del Governo De Mita si inizia ad accennare ad una regolamentazione. L’Anasf nel giro di sei mesi rompe gli indugi e, sempre su consiglio di Piga, opta per una soluzione all’anglosassone: la creazione di un Albo di Autodisciplina. Il progetto, redatto dal Prof. Roppo e approvato dal direttivo a luglio, viene deliberato da un Congresso Straordinario del 7 ottobre ’88 e il 1° gennaio ‘89 nasce l’Albo di Autodisciplina (autogestito) dei Consulenti Finanziari. La strategia dell’Anasf si estende in molte direzioni: i rapporti con l’estero, i rapporti con i Commissari Europei del settore, la comunicazione. I giornalisti vengono coinvolti a tutti i livelli e spesso accompagnano gli esponenti dell’Anasf a Bruxelles, dove viene proposta l’istituzione di un registro europeo dei consulenti finanziari, o alle Convention delle Associazioni estere - la L.I.A. (UK) o la I.A.F.P. (USA) - per far toccare loro con mano la realtà di questa professione negli altri paesi. Anasf promuove Eurofin, la prima associazione europea dei consulenti finanziari (Francia, Inghilterra, Italia e Spagna), e ad Anasf viene affidata la Presidenza, durante la costituzione a Roma nell’ottobre dell’88. Il Mondo dedica tre pagine all’evento. La presidenza di Eurofin è funzionale nei confronti di Bruxelles, dove si sperava di trovare una soluzione comunitaria che poi l’Italia avrebbe dovuto applicare. Il primo gennaio 1989 nasce l’Albo di Autodisciplina, un’idea vincente: sono iscritti d’ufficio tutti i soci Anasf (2.500). Di questi, 500 non intendono sottoporsi alle regole ed escono, ma una marea di consulenti si presenta agli esami per essere ammessi all’albo privato. Gli iscritti all’associazione e all’albo passano da 2.000 a 6.000. La categoria è sana e lo dimostra. Essere iscritti all’Albo comporta l’obbligo di una attività professionale eticamente corretta: in caso di “scorrettezze” sono previste sanzioni - non pecuniarie - di diversa entità e nei casi estremi, dopo tre gradi giudizio, l’espulsione e la pubblicazione del dispositivo su CF, il supplemento mensile dell’Anasf associato a Milano Finanza. Il Comitato dei Garanti,
  • 3. il massimo livello di giudizio era composto dai professori Renzo COSTI, Enzo ROPPO e Dario VELO. Le sentenze di espulsione furono poche, per fortuna, ma servirono a consolidare l’immagine di una categoria professionale più che corretta. Era chiaro, però, che solo il 60% dei consulenti era disposto ad auto disciplinarsi, perciò si tornò in Consob. L’Anasf dimostrò, numeri alla mano, la volontà della categoria di sottoporsi ad una disciplina, ma non poteva costringere i riottosi: ci voleva una legge. Iniziò così la volata finale. Il Prof. Roppo, consulente legale dell’Anasf sin dal primo giorno, tradusse il dettato dell’Albo di Autodisciplina in un Disegno di Legge che nella primavera del 1989 fu presentato alla Camera dall’On. Franco Piro., Presidente della Commissione Finanze, e dal Sen. Giancarlo Ruffino, Vicepresidente dell’omologa commissione al Senato. Entrambi i progetti furono firmati da numerosi deputati e senatori, selezionati dai presentatori. La pressione lobbistica dell’Anasf nei confronti dei parlamentari si svolse alla luce del sole: i consulenti, in occasione delle elezioni europee del 18 giugno 1989, contattarono tanti candidati di tutte le liste in tutt’Italia, chiedendo loro la disponibilità a sostenere le richieste legislative dei consulenti. L’Anasf pubblicò sul proprio mensile i nominativi: i consulenti indicarono ai propri clienti quei nominativi, favorevoli alla regolamentazione della professione. Il risultato: 18 dei 25 candidati consigliati furono eletti, non solo merito dei clienti dei consulenti ma un’ottima dimostrazione della capacità di essere opinion leader. A luglio dello stesso anno la pressione fu esercitata proprio nella casa delle leggi: Anasf promosse nell’Auletta dei Gruppi Parlamentari a Montecitorio una manifestazione per chiedere con forza l’approvazione del disegno di legge depositato. L’autunno del 1989 si presenta come un momento decisivo per far decollare la proposta di legge. L’On. Piro chiede ad Anasf di trasformare l’intero testo in un articolo della Legge sulle SIM, richiesta prontamente soddisfatta dal Prof.Roppo. La determinazione di Franco Piro è fortissima e con l’appoggio di Piga inizia l’ultima non facile tappa. L’Anasf si mobilita e dà vita ad una nuova manifestazione nei confronti del Parlamento. Viene redatto un testo di poche righe, quelle contenute in una cartolina postale, in cui si chiede ai parlamentari della propria circoscrizione elettorale l’appoggio all’approvazione della legge, firmando con nome e cognome ed elettore di quella circoscrizione. Oltre 10.000 cartoline vengono spedite dai consulenti e inondano gli uffici postali del parlamento. Deputati e Senatori, che sono notoriamente sensibili al proprio elettorato, vengono allertati e messi a conoscenza del bisogno di dare ai risparmiatori italiani la tranquillità di ricevere un professionista di cui vengano accertate con un esame le competenze e con la vigilanza i comportamenti. È questa l’arma strategica: non la creazione di una corporazione chiusa, bensì l’istituzione di un presidio a tutela del risparmio. I mesi successivi servono a concordare con la Consob come verrà organizzato e come funzionerà l’Albo dopo l’approvazione della Legge. La collaborazione tra Anasf, Consob e Commissione Finanze è costante. La spinta finale arriva alla fine di marzo del 1990, al Congresso dell’Anasf a Ischia. Lo sforzo organizzativo è enorme. Anasf invita nove delegazioni estere in rappresentanza delle rispettive associazioni (Inghilterra e Irlanda, due dalla Francia, USA, Spagna, Taiwan, Giappone, Canada), numerosi parlamentari delle Commissioni Finanza della Camera e del Senato, ancora più numerosi i giornalisti; infine, il Direttore Generale del Commissariato Europeo delle Finanze e il Presidente di Assoreti. Anasf propone al Prof. Piga e all’On. Piro di portarli da Roma a Ischia e ritorno in elicottero, per dar loro la possibilità di intervenire al Congresso e rientrare senza disattendere troppo i loro obblighi istituzionali. L’atmosfera è quella di un grandissimo
  • 4. evento: sono arrivati da quasi tutto il mondo i rappresentanti di una categoria, i consulenti. È un riconoscimento importantissimo per l’Anasf, sotto gli occhi di autorità, politici e giornalisti. Una dimostrazione di maturità. All’approvazione mancano ancora dei mesi, mesi non facili dove si scatenano in maniera “riservata” le opposizioni: il conservatorismo economico si oppone ostinatamente all’istituzione di questa nuova categoria. Riservatamente Anasf conosce le “opposizioni riservate” e quando si giunge al cambio in negativo del nome da Consulenti a Promotori, sa che questo è il prezzo che ha dovuto pagare l’On. Piro e la categoria per ottenere l’Albo. Il resto dell’anno passa tra l’approvazione del Senato e la stesura dei regolamenti di applicazione, ma è fatta. Qualche giorno prima della pubblicazione della Legge viene a mancare Franco Piga, uno dei due artefici, insieme a Piro, della Legge sull’Albo. Ai primi di gennaio 1991 la legge è promulgata. L’Albo c’è! Ci vorranno 25 anni per recuperare il nome primigenio, ma questa è un’altra storia. Clicca qui per la prima puntata della storia delle reti Clicca qui per la seconda puntata della storia delle reti