2. Introduzione
La storia della musica ci insegna che la musica nasce con
l'uomo, ma la Parola di Dio ci dice che in cielo si suonava
già prima della creazione dell'uomo e addirittura prima di
quella di satana (Ezechiele 28:13).
Sulla terra invece, già nel libro della Genesi compare il
primo musicista; troviamo infatti Jubal definito “il padre di
tutti quelli che suonano la cetra ed il flauto” (Genesi 4:21).
La musica e il canto hanno sempre accompagnato le lodi a
Dio e l'adorazione.
3. La funzione della musica nel culto
Per Lutero la musica era “ancilla theologiae” l'ancella
della Parola, subordinata quindi alla trasmissione di
un messaggio tratto dalle Scritture. Spesso infatti
utilizzava brani popolari dell'epoca, associando a
questi un testo biblico per insegnare la dottrina.
Questo fatto non deve sembrarci molto strano perché
già Davide, provetto arpista e compositore, utilizzò
questo metodo scrivendo alcuni Salmi su melodie
popolari del tempo molto note.
4. La funzione della musica nel culto
Stesso metodo fu utilizzato dai fratelli Wesley in
Inghilterra che furono artefici di un eccezionale risveglio
e, mediante i loro innumerevoli inni, contribuirono anche
a sconfiggere l'analfabetismo diffondendo la sana dottrina
e contribuendo ad una straordinaria opera di
evangelizzazione.
Da questi esempi, possiamo dedurre la necessità di un
inscindibile legame tra la musica e il messaggio trasmesso
con essa. Solo se questi due elementi stanno nel giusto
rapporto tra loro possiamo essere edificati nell'esecuzione
di un inno.
5. La funzione della musica nel culto
Alcune esecuzioni oggi tendono a mettere in
evidenza le capacità tecniche di musicisti e cantanti,
magari con assoli o passaggi virtuosi, che a volte
possono “distrarre” chi ascolta dal messaggio che si
vuole trasmettere col testo. Ogni cosa va fatta con la
giusta misura!
6. L’esecuzione strumentale degli inni
Posizione totalmente opposta a quella di Lutero fu
presa da Calvino il quale era contrario alla musica,
arrivando a ritenere addirittura che si dovesse cantare
a Dio con la sola voce umana senza l'ausilio di musica
e strumenti.
Alcuni oggi affermano che un inno eseguito senza un
testo cantato non è utile all'edificazione dei credenti.
7. L’esecuzione strumentale degli inni
Personalmente sono convinto che un arrangiamento
strumentale ben fatto, magari orchestrale, di un inno
conosciuto dai fedeli esalta Dio ed edifica l'assemblea,
perché l'ascolto di una melodia di un inno conosciuto
viene implicitamente associato ad un testo che, sebbene
non venga cantato con la nostra voce, edifica il nostro
spirito e ci mette in comunione con Dio.
Senza dimenticare che la stessa Parola di Dio ci presenta
alcuni episodi in cui la sola esecuzione strumentale edifica
e tranquillizza il cuore: Saul chiamava Davide per farsi
suonare l'arpa quando era disturbato spiritualmente (I°
Samuele 16:23), Eliseo trovava ispirazione al suono
dell’arpa (II° Re 3:15).
8. Il musicista cristiano:
i requisiti e l’attitudine
Non dobbiamo mai dimenticare il significato
originario dell’espressione “sacrificio” che consiste nel
“fare qualcosa di sacro”. Ciò va inteso in tutti gli
aspetti del culto cristiano, e quindi anche in relazione
al “sacrificio della lode”.
Come i Leviti erano una parte del popolo consacrato
al Signore che si occupava del servizio sacro, chi si
occupa della musica e della lode nella comunità deve
essere un credente consacrato al Signore e a questo
servizio.
9. Il musicista cristiano:
i requisiti e l’attitudine
Chi si occupa della musica e del canto in chiesa:
Deve essere nato di nuovo e avere accettato Gesù
come personale salvatore.
Deve vivere una vita che onora Dio e la chiesa.
Deve avere ricevuto da Dio il talento necessario per
lavorare in quest'ambito: intonazione, orecchio, senso
del ritmo, altre capacità tecniche.
Deve svolgere questo compito lasciandosi guidare
dallo Spirito Santo.
10. Il musicista cristiano:
i requisiti e l’attitudine
La necessità di cercare la guida dello Spirito Santo:
Un inno innalzato al momento giusto e con
l'attitudine giusta può aiutare i fedeli ad aprire i cuori
alla presenza di Dio e portare grande benedizione
all'assemblea.
Un inno innalzato con leggerezza senza seguire
l'indirizzo dello Spirito Santo in quel preciso
momento può diventare un ostacolo alla comunione
col Signore.
11. Il musicista cristiano:
i requisiti e l’attitudine
La necessità di cercare la guida dello Spirito Santo
Una buona abitudine consiste nell'arrivare in chiesa
in anticipo e mettersi in comunione col Signore
mediante la preghiera; se possibile è bene che i
componenti del gruppo musicale elevino insieme una
preghiera prima di prendere in mano gli strumenti.
Pregare prima di iniziare a suonare aiuta a ricordare
che “l'opera mia è per il Re” (Salmo 45:1), e a mettere
da parte virtuosismi, orgoglio, e atteggiamenti non
conformi a un servizio sacro.
12. Il musicista cristiano:
i requisiti e l’attitudine
Il verso della discordia
C'è un verso della Parola di Dio che ha diviso da
sempre i credenti impegnati nell'ambito della musica,
mi riferisco al Salmo 33:3:
“Cantategli un cantico nuovo,
sonate maestrevolmente con giubilo.”
(Versione Riveduta)
13. Il musicista cristiano:
i requisiti e l’attitudine
Il verso della discordia
La diatriba nasce dal fatto che alcuni ritengono che
tale verso possa avere incoraggiato i credenti musicisti
nell'esaltare le proprie doti tecniche a scapito della
consacrazione e della ricerca della guida dello Spirito
Santo.
14. Il musicista cristiano:
i requisiti e l’attitudine
Il verso della discordia
Personalmente penso che il problema sia mal posto. Il
termine “maestrevolmente”, delle traduzioni di
qualche anno fa, non autorizza i “maestri” a fondare il
loro servizio nelle proprie capacità.
Questo verso invita tutti noi credenti musicisti, con
un titolo accademico o meno, a svolgere il nostro
compito al meglio delle nostre possibilità e capacità,
secondo il dono che Dio ci ha dato, e in completa
dipendenza e sottomissione alla guida dello Spirito
Santo.
15. Il musicista cristiano:
i requisiti e l’attitudine
Se un giovane credente, dotato di capacità donategli
dal Signore, decide di studiare musica in maniera
professionistica per essere al servizio di Dio e della
chiesa, e mantiene nel tempo questo spirito di umiltà
e dipendenza dalla Spirito Santo, sarà certamente di
grande edificazione per la chiesa.
Genitori, incoraggiate i vostri figli a studiare musica
per servire Dio. Impiegare il tempo e le capacità della
giovinezza in questo ambito sarà occasione di crescita
spirituale e intellettiva.
16. Il musicista cristiano:
consigli pratici per gli strumentisti
E' opportuno, soprattutto per gruppi composti da
molti elementi, identificare all'interno del gruppo un
elemento che funga da punto di riferimento per gli
altri strumentisti e per i cantanti durante l'esecuzione
degli inni (possibilmente disposto centralmente
rispetto ai componenti del gruppo e di fronte al
pastore).
Tale elemento deve evidenziare chiaramente gli
attacchi dei brani, eventuali variazioni (modulazioni
di tonalità, ripetizioni, passaggi strumentali magari
suggeriti dal pastore che presiede il culto, etc...).
17. Il musicista cristiano:
consigli pratici per gli strumentisti
A volte il silenzio di uno o più strumenti in un
passaggio è necessario per mettere in risalto le voci, o
strumenti dal timbro meno imponente.
E' buona prassi evitare che strumenti con timbro
simile suonino note della stessa altezza; ad esempio
una chitarra elettrica che effettua un assolo sulle
corde acute potrebbe “pestare i piedi” ad un violino
che suona da solista nello stesso passaggio o a un
pianoforte che arpeggia sulle ultime ottave. Un buon
affiatamento del gruppo consente anche di capire
dove e quando suonare.
18. Il musicista cristiano:
consigli pratici per gli strumentisti
All'interno di un gruppo non è detto che tutti abbiano
le stessa capacità tecniche; a volte può essere
necessario che si sacrifichi un virtuosismo che non
consentirebbe a tutti di seguirlo, o l'inserimento di un
accordo alterato che magari qualche strumentista non
sarebbe in grado di eseguire. Bisogna venirsi incontro
come una squadra in cui ognuno fa quel che le
proprie capacità gli consentono di fare.
19. Il musicista cristiano:
consigli pratici per i cantanti
La chiesa deve capire chiaramente qual è la melodia
da cantare. A volte i virtuosismi o il proliferare di
seconde e terze voci nell'arrangiamento degli inni
confonde la chiesa che impara delle voci “ibride” che
non corrispondono alla melodia reale del cantico.
Non mi sento di affermare che non è opportuno
eseguire voci diverse dalla principale durante i culti,
ma la melodia o “prima voce” deve essere sempre
prevalente e chiara.
20. L’innologia: i contenuti degli inni
I contenuti degli inni risentono dell'epoca che si sta
vivendo, nelle forme musicali e nei contenuti.
La bellezza del nostro innario “Inni di lode” sta
proprio nel fatto che raccoglie testimonianze storiche
dei vari periodi del mondo evangelico.
I canti composti durante e subito dopo la guerra
parlavano quasi esclusivamente del combattimento
spirituale, privilegiando e incoraggiando l'azione
comunitaria rispetto a quella dei singoli e presentano
il popolo di Dio come un popolo forte e valoroso
quando confida nel suo Dio.
21. L’innologia: i contenuti degli inni
L'innologia degli ultimi 30 anni vede invece prevalere
testi dai contenuti che spesso paragonano il rapporto
tra Dio e il credente a quello tra due fidanzati
esaltando l'amore, la dolcezza e il sostegno che il
Signore può dare a chi si sente fragile e debole a causa
delle tante avversità della vita.
Ma il compositore credente deve sempre ricordare
che il centro del testo di un inno deve rimanere
sempre e soltanto Cristo Gesù.
22. L’innologia: i contenuti degli inni
Resto molto perplesso quando mi capita di ascoltare
degli inni in cui non si fa alcun riferimento al Signore
e alla Sua opera di salvezza. Dovremmo porci sempre
delle domande: Chi è l'oggetto della nostra lode? Che
messaggio stiamo annunciando? Tali inni, che non a
caso spesso vengono eseguiti durante la celebrazione
dei matrimoni, non sono molto diversi da canzoni in
cui si esalta l'amore tra due persone e nulla più.
23. L’innologia: le traduzioni
La maggior parte degli inni che eseguiamo nelle
nostre chiese proviene dall'estero, di conseguenza si
rende necessaria la traduzione.
L'italiano, essendo una splendida lingua ricchissima
di costrutti e regole complesse, non è una lingua che
per sua natura si presta facilmente ad accompagnare
la musica di un inno (come al contrario consente di
fare ad es. l'Inglese, una lingua che con parole
composte da poche sillabe consente di trasmettere un
messaggio articolato).
24. L’innologia: le traduzioni
Si rende quindi necessario un paziente e preciso
lavoro da parte dei traduttori per ottenere dei testi
che rispecchino bene i contenuti del testo originale,
che non si limitino ad una traduzione letterale, ma
prediligano una traduzione corretta anche dal punto
di vista ritmico che rispetti la scrittura della notazione
voluta dall'autore.
Se ne deduce che un lavoro del genere difficilmente
può essere svolto da un credente che non sia un
musicista.
25. L’innologia: gli arrangiamenti
Nell'esecuzione contemporanea occorre rispettare il
contesto storico in cui l'autore visse e compose l'inno;
adattamenti ritmici “alternativi” potrebbero
degenerare in arrangiamenti anacronistici che
alterano la natura e la bellezza dell'inno.
Sarebbe opportuno quindi analizzare il brano che si
vuole arrangiare, prima di deciderne le modalità di
esecuzione. Tecnicamente, possiamo dire che occorre
individuarne la “forma musicale” corrispondente (per
fare qualche esempio: corale, canone, etc…).
26. L’innologia: gli arrangiamenti
Esempio:
Titolo: “Forte Rocca”
Autore: Martin Lutero
Data di composizione: 1527 - 1529
Forma musicale: Corale luterano: forma musicale polifonica
omoritmica (tutte le voci, anche se
realizzano melodie diverse, presentano la
stessa configurazione ritmica).
28. L’innologia: gli arrangiamenti
E' sempre opportuno, dovendo decidere come
arrangiare un inno, immedesimarsi con l'autore e con
il contesto storico in cui l'inno venne composto.
E’ impensabile arrangiare un corale luterano in stile
“country”, questo stile potrà essere utilizzato per
arrangiare brani conformi a esso come ad es.
“Camminando sul sentiero”.
Anche questi aspetti, a mio avviso, rientrano nel
“suonare maestrevolmente”.
29. L’innologia: gli arrangiamenti
Occorre tenere presente che non tutti gli inni sono
adatti al canto dell'assemblea.
Esistono infatti brani splendidi la cui esecuzione
rende bene solo se essi vengono eseguiti da voci
soliste. L’assemblea non è in grado di eseguire tali
brani a causa di un disegno melodico troppo
complesso, di una notazione ritmica non idonea o
altro.
30. Conclusioni
Abbiamo iniziato dicendo che la musica è presente nei cieli
ancor prima della creazione, concludiamo affermando che
l'evento più atteso dai credenti, il ritorno di Gesù, sarà
annunciato dal suono di una strumento musicale: la tromba,
infatti:
“Poiché questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che noi
viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non
precederemo quelli che si sono addormentati; perché il Signore
stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di
Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo;
poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con
loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo
sempre con il Signore.” (I° Tessalonicesi 4:15-17).