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Centro di Ricerca
              Nazionale sulla
              Povertà Infantile



IL MINORE E IL FENOMENO
      DELLA FAMIGLIA
    MONOGENITORIALE




 Luigi Ricci - Direttore Barometro
                                                   1
                                     Maggio 2005
IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




                          INTRODUZIONE (1)


    Il ruolo e il significato della famiglia nella nostra società si sono
 modificati nel corso degli ultimi decenni, in correlazione col variare di
       concause ed elementi culturali, economici e demografici.
Da una dimensione plurinucleare ed estesa, si è passati ad una
               dimensione mononucleare e ristretta.
Sono infatti in aumento le famiglie monogenitoriali, dove la presenza di
  un solo genitore non è più imputabile solo alla vedovanza ma, più
 spesso, alla separazione dei coniugi, anche considerando il notevole
                    aumento di divorzi e separazioni.




                                                                                2
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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




                          INTRODUZIONE (2)


    Le indagini ISTAT hanno dovuto rivedere la definizione di famiglia,
giungendo alla scelta di prendere in considerazione le famiglie di fatto
oltre a quelle anagrafiche, adottando il criterio di “coabitazione abituale”
  e il concetto di “nucleo” per identificare, dentro la famiglia, i soggetti
                  legati dal vincolo di coppia o genitoriale.

 Il concetto di “famiglia come istituzione” è venuto sempre più
         indebolendosi a favore di quello di “insieme”.




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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




                           INTRODUZIONE (3)

   Nella famiglia si trasformano anche i cicli della vita, i ruoli maschile e
femminile, i compiti genitoriali ed educativi, i modi di vivere l’età adulta,
i rapporti con la famiglia d’origine; tutti fenomeni questi che si collocano
    nel difficile equilibrio tra il “privato” ed il confronto con il “sociale”.

  Se fino ad una o due generazioni fa esistevano molte relazioni tra
coetanei (fratelli e cugini) e poche tra anziani e giovani, i bambini che
nascono oggi hanno mediamente almeno tre nonni e molto spesso non
                               hanno fratelli:
 mancano quindi modelli relazionali “longitudinali” che devono
                      essere favoriti o inventati.




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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




                          INTRODUZIONE (4)



          Un’indagine ISTAT del 2003 fotografa la situazione.
In Italia sono 1.666.000 le madri sole (il 34,5% con figli minori e il
     15,5% con figli tra i 18 e i 24 anni) e 290.000 i padri soli.

               I nuclei monogenitoriali sono in crescita.
Dai 2 grafici che seguono si può avere un riscontro pratico di quanto
                            appena detto.




                                                                          5
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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE



                                Grafico 1




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                                Grafico 2




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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




           IL FENOMENO DELLE MADRI SOLE CON FIGLI (1)



 Il fenomeno della famiglia monoparentale riguarda prevalentemente la donna.
  La ripartizione geografica evidenzia una maggiore presenza di madri sole del
26% nelle regioni del Nord-Ovest, del 23,6% in quelle del Sud, del 20,1% nel
      Centro, del 19,1% nelle realtà del Nord-Est e dell’11,2% nelle Isole.

            La maggioranza delle madri sole è vedova (54,4%).
        Seguono le separate e divorziate (38,3%) e le nubili (7,4%).

Hanno tutte un’età giovane: 36,7% tra i 35 e i 44 anni, il 35,8% tra i 45 e i 54
                                   anni.




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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




           IL FENOMENO DELLE MADRI SOLE CON FIGLI (2)


   Molto basso il titolo di studio. Prevalgono le donne in possesso della
licenza elementare (42,7%). Seguono quelle con la licenza media (30%) e il
  diploma (21,3%). Solo il 6% ha una laurea. La maggior parte lavora come
               impiegata (18,3%) o come operaia (11,9%).

     Appena il 4,2% è libera professionista, dirigente o imprenditrice.

    Il 48,8% delle madri sole dichiara di disporre di risorse scarse o
insufficienti. Mentre l’incidenza del tasso di povertà colpisce l’11,7%.




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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




             IL FENOMENO DELLE MADRI SOLE CON FIGLI (3)


Le madri sole con figli rappresentano uno spaccato che consente di affrontare altri
nodi non risolti della società attuale: il crescente rischio di povertà, gli asili che
mancano, tempi di lavoro troppo rigidi, congedi parentali che non vengono
retribuiti almeno per particolari situazioni (Permessi non retribuiti per malattia del
   bambino: entrambi i genitori hanno diritto di astenersi dal lavoro durante le
   malattie del bambino fino ai 3 anni di età (già previsto prima); il diritto viene
 esteso anche per le malattie del bambino di età compresa fra i 3 e gli 8 anni, nel
limite di 5 giorni lavorativi all’anno per ciascun genitore), gli orari scolastici che
 non si incontrano con il lavoro dei genitori, la condizione spesso di maggior
             debolezza delle donne nei rapporti con l’ex marito.




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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




        IL FENOMENO DELLE MADRI SOLE CON FIGLI (4)


Le analisi dinamiche della povertà hanno evidenziato che le madri single
    hanno una maggiore probabilità di rimanere povere più a lungo e
incontrano maggiori difficoltà a rientrare nel mercato del lavoro dopo un
  licenziamento. Si evidenzia così che la povertà spesso non è una
 condizione stabile, bensì trattasi di uno sviluppo nel tempo dei
                     processi di impoverimento.

 Nel 2004 è emerso che le famiglie costituite da un solo genitore
   (donna) rappresentano una quota crescente di famiglie povere:
costituiscono il 12,2% delle famiglie povere. Sebbene nel complesso
 delle famiglie italiane esse rappresentino l’11%, il loro numero cresce
                 costantemente (nel 1998, erano il 9,6%).


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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




LA POVERTA’ TRA LE CAUSE DELL’ESCLUSIONE SOCIALE PER
              I NUCLEI MONOPARENTALI (1)



 Da studi condotti in Gran Bretagna e in Germania, è emerso che le
 persone che vivono in famiglie monogenitoriali hanno circa un
 quarto delle probabilità rispetto alla media delle famiglie povere di
 entrare nella povertà e un rischio superiore di ben tre volte di
              cadere, in futuro, in tale condizione.

 Il tasso di permanenza in condizioni di povertà è due volte e
 mezzo quello riscontrabile nella popolazione povera nel suo
                         complesso.




                                                                            12
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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




   LA POVERTA’ TRA LE CAUSE DELL’ESCLUSIONE SOCIALE PER
                 I NUCLEI MONOPARENTALI (2)



        Alcuni ricercatori inglesi hanno osservato che le famiglie
monogenitoriali permangono in condizioni di povertà mediamente
                               per 3,5 anni.



Se hanno due figli, il tempo di permanenza è mediamente di 4,2 anni.




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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




  LA POVERTA’ TRA LE CAUSE DELL’ESCLUSIONE SOCIALE PER
                I NUCLEI MONOPARENTALI (3)



   Le famiglie monogenitoriali, nate da separazioni o da divorzi,
presentano dinamiche di impoverimento sostanzialmente differenti rispetto
                      a quelle generate da vedovanze.

    In questi casi, infatti, le madri sole sperimentano un isolamento
superiore rispetto alle vedove, la rete di aiuti informali è più debole e
tale distacco dalla rete di aiuti informali e di sostegno sembra essere una
  delle ragioni più rilevanti che conducono ad una condizione di povertà.




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   LA POVERTA’ TRA LE CAUSE DELL’ESCLUSIONE SOCIALE PER
                 I NUCLEI MONOPARENTALI (4)


  Tra le madri sole, a causa di una separazione o di un divorzio, la
perdita o una forte diminuzione del reddito da lavoro ha pochi margini per
 essere affrontato, soprattutto in quanto si indeboliscono le possibilità di
                         costruire reti di sostegno.


Un licenziamento, periodi intermittenti di occupazione, perdita di rilevanti
   benefici o una sensibile riduzione del livello di reddito sono eventi,
   pertanto, che determinano un forte rischio di povertà, molto più
       elevato del rischio a cui sono esposte altre forme familiari.



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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




    LA POVERTA’ TRA LE CAUSE DELL’ESCLUSIONE SOCIALE PER
                  I NUCLEI MONOPARENTALI (5)


Il fenomeno della famiglia monoparentale non è comunque solo italiano: in Paesi
  come Austria, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Gran Bretagna,
Andorre, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia, Armenia e Bielorussia
è particolarmente critica la situazione delle famiglie monoparentali soprattutto al
femminile. Queste, insieme agli anziani, rappresentano le categorie principali di
                persone che vivono sotto la soglia della povertà.


   In Lussemburgo, ad esempio, sono il 12% della popolazione, mentre in
  Austria il 47% dei genitori soli disoccupati sono in condizioni di “povertà
            cronica”, anche per la mancanza di sussidi governativi.



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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




LA POVERTA’ TRA LE CAUSE DELL’ESCLUSIONE SOCIALE PER
              I NUCLEI MONOPARENTALI (6)


Ciò in parte può essere ricondotto al fatto che il sistema sociale è ancora
   concepito in funzione di una visione della famiglia che appartiene al
passato, con un capofamiglia che lavorava, generalmente l’uomo, e l’altro
                    partner che si occupava dei bambini.


    I bassi salari, l’instabilità dell’impiego, i servizi di aiuto all’infanzia
inadeguati sono elementi che avvicinano sia le famiglie monoparentali, sia
               quelle numerose al rischio di povertà cronica.




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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




         BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (1)


      Rischio di esclusione sociale del minore a seguito
                  di stasi in condizioni di povertà



Alcune organizzazioni europee (Euronet, European Childen’s Network) e la rete
European for child welfare hanno presentato a Bruxelles nel gennaio 2002
un rapporto dal titolo “Inclusione dei bambini: sviluppo di un approccio
 coerente alla povertà dei bambini e all’esclusione sociale in Europa”.




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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




        BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (2)




All’alba del terzo millennio, il numero dei bambini che vivono in stato
di povertà è causa di allarme. Un fenomeno che sembra riguardare 17
                     milioni di bambini in Europa.


In alcuni stati 3 bambini su 10 vivono in famiglie con un reddito che è al
   di sotto del 60% rispetto alla media nazionale, ovvero la soglia per
calcolare lo stato di povertà ormai ampiamente accettata in tutta Europa.




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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




        BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (3)

 All’interno dei Paesi dell’Unione Europea la situazione è differenziata: si
 va da un minimo del 5,5% di bambini che vivono questa condizione in
 Svezia, alla situazione della Gran Bretagna dove i minori in difficoltà
   risultano pari al 30,1%. Il secondo paese dopo la Gran Bretagna è
         proprio l’Italia con il 28,8% di minori in stato di povertà.

 Studi sulla disuguaglianza hanno mostrato che per un bambino
  che viene da un’infanzia di privazione le cose che si possono
              ottenere sono più limitate della media.

Questa situazione è evidente in tutta una serie di fenomeni: mortalità dei
    bambini, tasso di malattia, bambini che hanno incidenti casuali,
    negligenza e abusi fisici, minorenni che restano incinta, povere
    condizioni abitative, educazione, carenza di autostima e suicidi.


                                                                               20
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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




      BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (4)


  Non va neanche sottovaluto il problema della percezione che i
  bambini possono avere delle loro condizioni. Oltre ad essere
 privati di opportunità e beni materiali, accumulano stress e provano
  dolore, quando percepiscono la loro condizione che può arrivare a
                       creare forme di esclusione.

   Compagni di scuola che sottolineano l’abbigliamento dimesso, il
 raffronto tra la propria casa e quella dei compagni di scuola, il non
  aver nessuna vacanza da raccontare sono situazioni che possono
sottoporre i minori ad una pressione eccessiva che spesso rimane
                             inespressa.




                                                                          21
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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




       BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (5)


 Oltre il 15% dei bambini italiani (con meno di 18 anni) viveva,
nel 2000, in famiglie il cui reddito netto è inferiore alla metà del
    reddito medio: una percentuale ben superiore a quella media
      dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
    economico), anche se in riduzione rispetto alla metà degli anni
                               Novanta.

Due fattori spiegano tale risultato. Il primo è il contributo limitato delle
imposte e dei trasferimenti sociali nel ridurre la povertà delle famiglie
  con figli, sia rispetto agli altri paesi Ocse, sia rispetto alle famiglie
senza figli. Il secondo è il basso tasso di occupazione tra le donne con
                            bambini. (Grafico 1)



                                                                               22
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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




Grafico 1. Relazione tra tassi di povertà tra i bambini e tassi di
           occupazione delle mamme nei paesi dell'Ocse




     Fonte: OCSE (2005), Extending Opportunities - How Active Social Policies Can benefit Us All, OCSE, Parigi.


                                                                                                                        23
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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




     I dati si riferiscono all'anno 2000. Sono visualizzati i tassi di
   occupazione per le donne di età tra i 25 e i 54 anni con uno o più
                       bambini, con meno di 16 anni.

I tassi di povertà tra i bambini sono definiti come la proporzione dei
bambini (con meno di 18 anni) che vivono in famiglie con reddito netto
 equivalente (corretto per la dimensione del nucleo familiare) inferiore
                      alla metà del reddito medio.



  Fonte: OCSE (2005), Extending Opportunities - How Active Social
             Policies Can benefit Us All, OCSE, Parigi.




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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




       BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (6)



   Aumentare l'occupazione femminile è cruciale non solo per
ridurre il rischio di povertà infantile, ma anche per aumentare la
     fertilità, il cui livello in Italia è tra i più bassi al mondo.

 I paesi Ocse con tassi di occupazione femminili più elevati sono anche
quelli con fertilità più alta. Un dato questo che sottolinea l'importanza di
    un’offerta di servizi di custodia dell'infanzia ampia e di costo
   abbordabile, di forme di organizzazione del lavoro che offrano ai
  genitori flessibilità di orario e di un'organizzazione del sistema
educativo (doposcuola, vacanze) più attento alle esigenze dei genitori.




                                                                               25
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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




           BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (7)


         Rischio di esclusione sociale del minore per gli effetti
                  derivanti da separazione o divorzio



 La famiglia monoparentale mette quasi sempre insieme due “debolezze”: la donna e il
   bambino/adolescente con il rischio di mettere in sinergia questo duplice fattore di
debolezza, con un grosso rischio di esclusione sociale e di precipizio allo stato di
                                       povertà.




                                                                                         26
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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




        BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (8)


Il divorzio è una delle cause principali, forse la più consistente, rispetto
                   all’idea di famiglia monoparentale.

 Non solo la povertà quindi, ma anche il divorzio e gli effetti che
esso produce sul piano psicologico possono essere per il minore
                  fattore di esclusione sociale.

La disgregazione del nucleo familiare sembra costituire infatti per il
 bambino un evento disturbante. Presupponendo che ogni bambino,
        per uno sviluppo armonico della propria personalità, abbia
  preferibilmente la presenza delle due figure genitoriali, gli risulterà
difficile vivere l’esperienza della separazione e/o del conflitto familiare.


                                                                               27
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          BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (9)


  Per il bambino, specie se particolarmente piccolo, risulta sempre difficile
   distinguere le relazioni che intercorrono tra lui e i genitori e le relazioni
   intercorrenti tra i genitori stessi: se si modificano queste ultime, il
bambino è portato a ritenere che si siano modificate anche le prime.

 Il bambino non sempre possiede quegli strumenti cognitivi sufficienti per
 elaborare la “perdita” di uno dei genitori e per comprendere le cause reali
                            delle difficoltà familiari.

Il bambino è spesso portato ad attribuirsi la colpa del fallimento dell’unione
familiare, quanto meno perché non è stato in grado di farsi tanto amare da
                           impedire la rottura.



                                                                                28
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         BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (10)


Alcuni studiosi hanno affermato che la separazione è vissuta dal bambino con
un misto di emozioni che vanno dal senso di abbandono alla rabbia, dalla
frustrazione ad una forma di dolore che è simile a quello provato di fronte
                        alla morte di una persona cara.




                                                                             29
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           BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (11)


   I cinque stadi di dolore del lutto possono, infatti, essere trasportati nelle
                       situazioni di divorzio, dividendosi in:

I stadio: negazione. I bambini rifiutano di accettare il divorzio genitoriale e la
   conseguente perdita di uno dei genitori, arrivando a negare la realtà della
                                    separazione.

 II stadio: rabbia. E’ frequente che i bambini in questo momento particolare
   della loro vita provino rabbia o ostilità nei confronti di uno o di entrambi i
        genitori, dei fratelli o sorelle, degli amici e persino di loro stessi,
      ritenendoli/ritenendosi la causa del conflitto e/o della separazione.




                                                                                     30
                                                                       Maggio 2005
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           BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (12)


III stadio : negoziazione. Alcuni figli, attraverso un cambiamento comportamentale
 negativo (es. ricatto emotivo) oppure positivo (es. alleanza manipolatoria), cercano di
       frenare il processo di separazione genitoriale o di posticiparne il distacco.



IV stadio: depressione. Si è rilevato che i bambini in questione hanno una probabilità
   maggiore di sviluppare sentimenti di abbandono, di paura e si dimostrano apatici.



 V stadio: accettazione. Con il passare del tempo, gran parte dei bambini sembrano
riacquistare una sorta di equilibrio e sentirsi a loro agio nella nuova situazione familiare,
      potendo risperimentare sentimenti di conferma e di accoglimento affettivo.



                                                                                            31
                                                                             Maggio 2005
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        BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (13)


Un campione di 60 bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni è stato
oggetto di studio in una ricerca che si è avvalsa come strumento di
  indagine del test grafico “Il disegno della famiglia” di Corman.



A riguardo, si è dimostrato come la produzione grafica infantile permetta di
 rilevare l’esistenza di chiare differenze individuali legate ai propri vissuti
                                   familiari.



Il bambino proietterebbe sul disegno della propria famiglia come lui
          vive e percepisce le dinamiche familiari esistenti.


                                                                                  32
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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




            Contenuto dei                         Bambini con genitori                 Bambini con una famiglia
              disegni                                  separati                                 unita
                                                           %                                     %
 Livello formale adeguato                                    56,6                                     96,6
 Assenza di colore                                           33,3                                     10,0
 Rappresentazione                                            83,3                                     100
 famiglia reale
 Valorizzazione dei personaggi                               33,3                                     93,3
 Valorizzazione di sé                                        33,3                                     80,0
 Omissione di uno o di entrambi i                            43,3                                       -
 genitori

 Personaggi cancellati                                       20,0                                     6,6

Tab. 1: Risultati della produzione grafica del campione preso in esame. Fonte: portale di Psicologia giuridica.




                                                                                                                     33
                                                                                                       Maggio 2005
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          BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (14)


Come si vede nella tabella 1, tenendo conto dell’età, del sesso e della classe
di appartenenza dei soggetti, è possibile rilevare nei disegni dei bambini
aventi famiglia unita una maggiore valorizzazione dei personaggi, un
maggior uso di colori vivaci, una maggior cura dei particolari apportati ai
personaggi, elementi che indicherebbero una buona affettività e un buon
benessere interiore.




                                                                              34
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           BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (15)



    Nei disegni di bambini con genitori separati, invece, si riscontra una scarsa
valorizzazione di sé, un utilizzo di colori più sfumati e freddi, o addirittura un’assenza di
                                          colore.



Infine, dato assai rilevante, il 43,3% dei bambini omette nella rappresentazione
                         grafica il genitore non affidatario.




                                                                                            35
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          BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (16)

Esclusione sociale per un bambino può significare, in un contesto come quello della
separazione o del divorzio, vedersi costretto a scappare da una tale situazione, a
rifugiarsi in un mondo immaginario, lontano, molto lontano dai crudi eventi
quotidiani. Ciò comporta un netto distacco dalla realtà.




                                                                                   36
                                                                     Maggio 2005
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         BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (17)

L’Unicef ha evidenziato come vivere in una famiglia dove uno dei genitori
 è assente può accrescere il rischio di abbandono scolastico e contribuisce
  al perpetuarsi di un atteggiamento di scarsa autostima, soprattutto da
                             parte delle bambine.

  L’assenza del padre dall’ambiente familiare può essere mitigata da una
legislazione sociale più avanzata, che rimuova gli ostacoli alla condivisione
                  delle responsabilità nei confronti dei figli.

 Alla Conferenza Internazionale su Popolazione e Sviluppo (Il Cairo,
1994) sono state individuate alcune misure che favoriscono la conciliazione
tra l’attività lavorativa e i diritti/doveri dei genitori, con speciale attenzione
per le famiglie monoparentali: l’assicurazione sanitaria per le lavoratrici, la
            creazione di asili nido e nursery sul luogo di lavoro.
                                                                                     37
                                                                     Maggio 2005
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      L’ESCLUSIONE SOCIALE DEL MINORE: considerazioni e dati
                          statunitensi (1)


  Il rapporto trilatere: minore – divorzio – povertà è stato evidenziato e
studiato anche oltre oceano. Negli Stati Uniti, infatti, il tema del minore e della
         famiglia monogenitoriale rappresenta un aspetto nevralgico.



Da uno studio condotto da The Heritage Foundation’s Center for Data
    Analysis (CDA), si ritiene che il tasso di povertà infantile sia da
ricondurre non già alla razza di appartenenza del minore, ma alla struttura
familiare. I bambini e gli adolescenti di colore che vivono in una condizione di
 povertà rappresentano una percentuale superiore rispetto ai bambini di pelle
             bianca, ma ciò non è dovuto al colore della loro pelle.


                                                                                  38
                                                                    Maggio 2005
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     L’ESCLUSIONE SOCIALE DEL MINORE: considerazioni e dati
                         statunitensi (2)


     Guardando, infatti, ai dati dello U.S. Department of Labor’s National
   Longitudinal Survey of Youth, si è determinato che l’incremento della
povertà infantile è dovuto principalmente al fenomeno della famiglia
monoparentale e alla stato di dipendenza di questa realtà sociale dai sussidi
governativi. Ricercatori americani hanno sottolineato che la maggior parte dei
    nuclei monogenitoriali, dove a capo della famiglia sta la donna, vive in
            povertà, a prescindere se la madre sola lavori o meno.

Se la percentuale di minori che si trova in condizione di povertà, ma che vive
   con entrambi i genitori, ammonta al 10%, quella dei minori che vive in
        povertà, ma in seno a nuclei monoparentali, ammonta al 55%.



                                                                               39
                                                                 Maggio 2005
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     L’ESCLUSIONE SOCIALE DEL MINORE: considerazioni e dati
                         statunitensi (3)


Ancora, 1/3 dei minori definiti “poveri” lo sono perché vivono in una
                    famiglia, guidata da madre single.

Risulta inoltre che l’80% dei bambini e adolescenti che vivono con entrambi i
  genitori non facciano esperienza di povertà nei primi dieci anni di vita, al
 contrario solo il 27% di minori che vive in nuclei monoparentali mantiene
                             questo tenore di vita.

A questo riguardo, si ritiene peraltro che prima o poi il minore inserito in una
  famiglia monogenitoriale farà esperienza di condizioni di povertà nell’arco
                     della propria infanzia o adolescenza.



                                                                                 40
                                                                  Maggio 2005
IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




                                CONCLUSIONI (1)

L’importanza della famiglia nel contesto sociale ed economico dell’Italia è ormai
largamente riconosciuta. Anche il Rapporto Annuale dell’Istat del 2004 ha
sottolineato la rilevanza delle reti familiari per favorire la partecipazione delle
donne al lavoro e per sostenere un sistema di solidarietà intergenerazionale,
soprattutto in una società che invecchia.



 La famiglia deve essere riconosciuta come soggetto titolare di nuovi diritti.
Non una somma di individui, ma una “persona sociale”, che svolge un ruolo
                        primario nell’organizzazione sociale.




                                                                                 41
                                                                   Maggio 2005
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                                CONCLUSIONI (2)


 Le politiche a sostegno della famiglia devono intervenire sulle capacità del
 sistema economico e sociale di mantenere un solido sentiero di sviluppo per il
                                        Paese.

Esse non possono in alcun modo essere considerate “politiche di settore”,
    ma richiedono un approccio orizzontale e integrato, di cosiddetto
 mainstreaming, devono essere cioè il risultato di una molteplicità di interventi
    che riconoscono alla famiglia il ruolo di vero e proprio "attore di sistema".




                                                                                    42
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IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




                                  CONCLUSIONI (3)

   Ma quali sono le politiche messe in campo per soddisfare i fabbisogni delle
                            madri sole come classe sociale?

  Mettiamo subito in evidenza che le poche leggi a sostegno della famiglia e della
genitorialità o ancora dell'infanzia, non fanno esplicito riferimento alla categoria
  "madri sole”. Abbiamo infatti una serie di leggi che tutelano la madre lavoratrice, la
 madre in stato di bisogno, la madre a rischio di esclusione sociale ma da nessuna parte
            una normativa che tuteli e aiuti la donna in quanto "madre sola".

Le politiche del welfare rivolte alle donne sono di tipo assistenziale: la fruizione delle
normative deriva dalla inquadrabilità delle madri in gruppi più ampi, come "povere"
o "persone in stato di bisogno" e ancora riconoscendo loro lo "status giuridico di
madri", vengono a beneficiare di tutte le leggi a favore dell'infanzia.




                                                                                        43
                                                                          Maggio 2005
IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




                              CONCLUSIONI (4)

   Per quanto attiene al minore e al rischio di esclusione sociale in cui può
   incorrere vivendo in seno a una famiglia monoparentale, occorrerebbe
minimizzare l'affidamento esclusivo a un solo genitore promuovendo
  invece due regimi di affido, congiunto e condiviso, che mantengono
entrambi i genitori nel loro ruolo esercitando insieme la patria potestà anche
                              dopo la separazione.

  In particolare, l'affido condiviso ha l'obiettivo di garantire il Principio di
  Bigenitorialità per cui un bambino ha sempre e comunque diritto a due
genitori, anche nel caso questi siano separati o divorziati, ogni qual volta non
 esistano impedimenti che giustifichino l'allontanamento di un genitore dal
                                  proprio figlio.



                                                                                   44
                                                                    Maggio 2005
IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




                             CONCLUSIONI (5)


  Occorre infine ripensare anche la rete dei servizi di assistenza alla
  prima infanzia (asili nido, scuole materne) garantendo la libertà delle
famiglie di optare tra assistenza formale (erogata da strutture pubbliche e
   private, associazioni di famiglia e/o no profit, certificate) e assistenza
                                   informale.

  Come sottolinea l’UNICEF nel rapporto del 2005, intitolato “Infanzia a
    rischio”, colmare il divario tra il nostro ideale di infanzia e la realtà
concretamente vissuta dalla metà dei bambini della terra è una questione di
                                     scelte.



                                                                                  45
                                                                    Maggio 2005
IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




                             CONCLUSIONI (6)

                            Per far ciò è necessario:
 Adottare un approccio allo sviluppo sociale ed economico fondato sui
diritti umani, dedicando speciale attenzione alla condizione dei bambini più
                                   vulnerabili.

   Perseguire politiche socialmente responsabili in tutte le sfere dello
      sviluppo, che tengano sempre presenti le esigenze dei bambini.

 Aumentare l’investimento di donatori e governi sull’infanzia, con i
  bilanci nazionali valutati e analizzati in base al loro impatto sull’infanzia.

Impegnare singoli individui, famiglie, settore privato e comunità per
migliorare la vita dei bambini e utilizzare le proprie risorse per promuovere e
                        proteggere i diritti dell’infanzia.


                                                                                   46
                                                                    Maggio 2005
IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE




                               CONCLUSIONI (7)

“L’approvazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia è stato il momento in cui,
a livello globale, si è affermato con chiarezza che il progresso umano può essere
conseguito solo quando ogni bambino gode di un’infanzia sana e protetta”, ha
affermato il Direttore generale dell’UNICEF, Carol Bellamy . “Ma la qualità della
vita di un bambino dipende dalle decisioni che quotidianamente adottiamo in seno
alla famiglia, nelle nostre comunità e nelle stanze del governo; decisioni che
dobbiamo assumere in modo saggio e con sempre a mente il superiore interesse
del bambino. Se non riusciremo a rendere l’infanzia sicura, falliremo anche nel
conseguire obiettivi più vasti di portata globale, riguardanti i diritti umani e lo
sviluppo economico. Se l’infanzia progredisce, progrediscono anche le nazioni”.




                                                                                     47
                                                                       Maggio 2005

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Il minore e il fenomeno della famiglia monogenitoriale

  • 1. Centro di Ricerca Nazionale sulla Povertà Infantile IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE Luigi Ricci - Direttore Barometro 1 Maggio 2005
  • 2. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE INTRODUZIONE (1) Il ruolo e il significato della famiglia nella nostra società si sono modificati nel corso degli ultimi decenni, in correlazione col variare di concause ed elementi culturali, economici e demografici. Da una dimensione plurinucleare ed estesa, si è passati ad una dimensione mononucleare e ristretta. Sono infatti in aumento le famiglie monogenitoriali, dove la presenza di un solo genitore non è più imputabile solo alla vedovanza ma, più spesso, alla separazione dei coniugi, anche considerando il notevole aumento di divorzi e separazioni. 2 Maggio 2005
  • 3. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE INTRODUZIONE (2) Le indagini ISTAT hanno dovuto rivedere la definizione di famiglia, giungendo alla scelta di prendere in considerazione le famiglie di fatto oltre a quelle anagrafiche, adottando il criterio di “coabitazione abituale” e il concetto di “nucleo” per identificare, dentro la famiglia, i soggetti legati dal vincolo di coppia o genitoriale. Il concetto di “famiglia come istituzione” è venuto sempre più indebolendosi a favore di quello di “insieme”. 3 Maggio 2005
  • 4. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE INTRODUZIONE (3) Nella famiglia si trasformano anche i cicli della vita, i ruoli maschile e femminile, i compiti genitoriali ed educativi, i modi di vivere l’età adulta, i rapporti con la famiglia d’origine; tutti fenomeni questi che si collocano nel difficile equilibrio tra il “privato” ed il confronto con il “sociale”. Se fino ad una o due generazioni fa esistevano molte relazioni tra coetanei (fratelli e cugini) e poche tra anziani e giovani, i bambini che nascono oggi hanno mediamente almeno tre nonni e molto spesso non hanno fratelli: mancano quindi modelli relazionali “longitudinali” che devono essere favoriti o inventati. 4 Maggio 2005
  • 5. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE INTRODUZIONE (4) Un’indagine ISTAT del 2003 fotografa la situazione. In Italia sono 1.666.000 le madri sole (il 34,5% con figli minori e il 15,5% con figli tra i 18 e i 24 anni) e 290.000 i padri soli. I nuclei monogenitoriali sono in crescita. Dai 2 grafici che seguono si può avere un riscontro pratico di quanto appena detto. 5 Maggio 2005
  • 6. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE Grafico 1 6 Maggio 2005
  • 7. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE Grafico 2 7 Maggio 2005
  • 8. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE IL FENOMENO DELLE MADRI SOLE CON FIGLI (1) Il fenomeno della famiglia monoparentale riguarda prevalentemente la donna. La ripartizione geografica evidenzia una maggiore presenza di madri sole del 26% nelle regioni del Nord-Ovest, del 23,6% in quelle del Sud, del 20,1% nel Centro, del 19,1% nelle realtà del Nord-Est e dell’11,2% nelle Isole. La maggioranza delle madri sole è vedova (54,4%). Seguono le separate e divorziate (38,3%) e le nubili (7,4%). Hanno tutte un’età giovane: 36,7% tra i 35 e i 44 anni, il 35,8% tra i 45 e i 54 anni. 8 Maggio 2005
  • 9. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE IL FENOMENO DELLE MADRI SOLE CON FIGLI (2) Molto basso il titolo di studio. Prevalgono le donne in possesso della licenza elementare (42,7%). Seguono quelle con la licenza media (30%) e il diploma (21,3%). Solo il 6% ha una laurea. La maggior parte lavora come impiegata (18,3%) o come operaia (11,9%). Appena il 4,2% è libera professionista, dirigente o imprenditrice. Il 48,8% delle madri sole dichiara di disporre di risorse scarse o insufficienti. Mentre l’incidenza del tasso di povertà colpisce l’11,7%. 9 Maggio 2005
  • 10. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE IL FENOMENO DELLE MADRI SOLE CON FIGLI (3) Le madri sole con figli rappresentano uno spaccato che consente di affrontare altri nodi non risolti della società attuale: il crescente rischio di povertà, gli asili che mancano, tempi di lavoro troppo rigidi, congedi parentali che non vengono retribuiti almeno per particolari situazioni (Permessi non retribuiti per malattia del bambino: entrambi i genitori hanno diritto di astenersi dal lavoro durante le malattie del bambino fino ai 3 anni di età (già previsto prima); il diritto viene esteso anche per le malattie del bambino di età compresa fra i 3 e gli 8 anni, nel limite di 5 giorni lavorativi all’anno per ciascun genitore), gli orari scolastici che non si incontrano con il lavoro dei genitori, la condizione spesso di maggior debolezza delle donne nei rapporti con l’ex marito. 10 Maggio 2005
  • 11. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE IL FENOMENO DELLE MADRI SOLE CON FIGLI (4) Le analisi dinamiche della povertà hanno evidenziato che le madri single hanno una maggiore probabilità di rimanere povere più a lungo e incontrano maggiori difficoltà a rientrare nel mercato del lavoro dopo un licenziamento. Si evidenzia così che la povertà spesso non è una condizione stabile, bensì trattasi di uno sviluppo nel tempo dei processi di impoverimento. Nel 2004 è emerso che le famiglie costituite da un solo genitore (donna) rappresentano una quota crescente di famiglie povere: costituiscono il 12,2% delle famiglie povere. Sebbene nel complesso delle famiglie italiane esse rappresentino l’11%, il loro numero cresce costantemente (nel 1998, erano il 9,6%). 11 Maggio 2005
  • 12. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE LA POVERTA’ TRA LE CAUSE DELL’ESCLUSIONE SOCIALE PER I NUCLEI MONOPARENTALI (1) Da studi condotti in Gran Bretagna e in Germania, è emerso che le persone che vivono in famiglie monogenitoriali hanno circa un quarto delle probabilità rispetto alla media delle famiglie povere di entrare nella povertà e un rischio superiore di ben tre volte di cadere, in futuro, in tale condizione. Il tasso di permanenza in condizioni di povertà è due volte e mezzo quello riscontrabile nella popolazione povera nel suo complesso. 12 Maggio 2005
  • 13. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE LA POVERTA’ TRA LE CAUSE DELL’ESCLUSIONE SOCIALE PER I NUCLEI MONOPARENTALI (2) Alcuni ricercatori inglesi hanno osservato che le famiglie monogenitoriali permangono in condizioni di povertà mediamente per 3,5 anni. Se hanno due figli, il tempo di permanenza è mediamente di 4,2 anni. 13 Maggio 2005
  • 14. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE LA POVERTA’ TRA LE CAUSE DELL’ESCLUSIONE SOCIALE PER I NUCLEI MONOPARENTALI (3) Le famiglie monogenitoriali, nate da separazioni o da divorzi, presentano dinamiche di impoverimento sostanzialmente differenti rispetto a quelle generate da vedovanze. In questi casi, infatti, le madri sole sperimentano un isolamento superiore rispetto alle vedove, la rete di aiuti informali è più debole e tale distacco dalla rete di aiuti informali e di sostegno sembra essere una delle ragioni più rilevanti che conducono ad una condizione di povertà. 14 Maggio 2005
  • 15. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE LA POVERTA’ TRA LE CAUSE DELL’ESCLUSIONE SOCIALE PER I NUCLEI MONOPARENTALI (4) Tra le madri sole, a causa di una separazione o di un divorzio, la perdita o una forte diminuzione del reddito da lavoro ha pochi margini per essere affrontato, soprattutto in quanto si indeboliscono le possibilità di costruire reti di sostegno. Un licenziamento, periodi intermittenti di occupazione, perdita di rilevanti benefici o una sensibile riduzione del livello di reddito sono eventi, pertanto, che determinano un forte rischio di povertà, molto più elevato del rischio a cui sono esposte altre forme familiari. 15 Maggio 2005
  • 16. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE LA POVERTA’ TRA LE CAUSE DELL’ESCLUSIONE SOCIALE PER I NUCLEI MONOPARENTALI (5) Il fenomeno della famiglia monoparentale non è comunque solo italiano: in Paesi come Austria, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Andorre, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia, Armenia e Bielorussia è particolarmente critica la situazione delle famiglie monoparentali soprattutto al femminile. Queste, insieme agli anziani, rappresentano le categorie principali di persone che vivono sotto la soglia della povertà. In Lussemburgo, ad esempio, sono il 12% della popolazione, mentre in Austria il 47% dei genitori soli disoccupati sono in condizioni di “povertà cronica”, anche per la mancanza di sussidi governativi. 16 Maggio 2005
  • 17. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE LA POVERTA’ TRA LE CAUSE DELL’ESCLUSIONE SOCIALE PER I NUCLEI MONOPARENTALI (6) Ciò in parte può essere ricondotto al fatto che il sistema sociale è ancora concepito in funzione di una visione della famiglia che appartiene al passato, con un capofamiglia che lavorava, generalmente l’uomo, e l’altro partner che si occupava dei bambini. I bassi salari, l’instabilità dell’impiego, i servizi di aiuto all’infanzia inadeguati sono elementi che avvicinano sia le famiglie monoparentali, sia quelle numerose al rischio di povertà cronica. 17 Maggio 2005
  • 18. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (1) Rischio di esclusione sociale del minore a seguito di stasi in condizioni di povertà Alcune organizzazioni europee (Euronet, European Childen’s Network) e la rete European for child welfare hanno presentato a Bruxelles nel gennaio 2002 un rapporto dal titolo “Inclusione dei bambini: sviluppo di un approccio coerente alla povertà dei bambini e all’esclusione sociale in Europa”. 18 Maggio 2005
  • 19. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (2) All’alba del terzo millennio, il numero dei bambini che vivono in stato di povertà è causa di allarme. Un fenomeno che sembra riguardare 17 milioni di bambini in Europa. In alcuni stati 3 bambini su 10 vivono in famiglie con un reddito che è al di sotto del 60% rispetto alla media nazionale, ovvero la soglia per calcolare lo stato di povertà ormai ampiamente accettata in tutta Europa. 19 Maggio 2005
  • 20. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (3) All’interno dei Paesi dell’Unione Europea la situazione è differenziata: si va da un minimo del 5,5% di bambini che vivono questa condizione in Svezia, alla situazione della Gran Bretagna dove i minori in difficoltà risultano pari al 30,1%. Il secondo paese dopo la Gran Bretagna è proprio l’Italia con il 28,8% di minori in stato di povertà. Studi sulla disuguaglianza hanno mostrato che per un bambino che viene da un’infanzia di privazione le cose che si possono ottenere sono più limitate della media. Questa situazione è evidente in tutta una serie di fenomeni: mortalità dei bambini, tasso di malattia, bambini che hanno incidenti casuali, negligenza e abusi fisici, minorenni che restano incinta, povere condizioni abitative, educazione, carenza di autostima e suicidi. 20 Maggio 2005
  • 21. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (4) Non va neanche sottovaluto il problema della percezione che i bambini possono avere delle loro condizioni. Oltre ad essere privati di opportunità e beni materiali, accumulano stress e provano dolore, quando percepiscono la loro condizione che può arrivare a creare forme di esclusione. Compagni di scuola che sottolineano l’abbigliamento dimesso, il raffronto tra la propria casa e quella dei compagni di scuola, il non aver nessuna vacanza da raccontare sono situazioni che possono sottoporre i minori ad una pressione eccessiva che spesso rimane inespressa. 21 Maggio 2005
  • 22. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (5) Oltre il 15% dei bambini italiani (con meno di 18 anni) viveva, nel 2000, in famiglie il cui reddito netto è inferiore alla metà del reddito medio: una percentuale ben superiore a quella media dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), anche se in riduzione rispetto alla metà degli anni Novanta. Due fattori spiegano tale risultato. Il primo è il contributo limitato delle imposte e dei trasferimenti sociali nel ridurre la povertà delle famiglie con figli, sia rispetto agli altri paesi Ocse, sia rispetto alle famiglie senza figli. Il secondo è il basso tasso di occupazione tra le donne con bambini. (Grafico 1) 22 Maggio 2005
  • 23. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE Grafico 1. Relazione tra tassi di povertà tra i bambini e tassi di occupazione delle mamme nei paesi dell'Ocse Fonte: OCSE (2005), Extending Opportunities - How Active Social Policies Can benefit Us All, OCSE, Parigi. 23 Maggio 2005
  • 24. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE I dati si riferiscono all'anno 2000. Sono visualizzati i tassi di occupazione per le donne di età tra i 25 e i 54 anni con uno o più bambini, con meno di 16 anni. I tassi di povertà tra i bambini sono definiti come la proporzione dei bambini (con meno di 18 anni) che vivono in famiglie con reddito netto equivalente (corretto per la dimensione del nucleo familiare) inferiore alla metà del reddito medio. Fonte: OCSE (2005), Extending Opportunities - How Active Social Policies Can benefit Us All, OCSE, Parigi. 24 Maggio 2005
  • 25. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (6) Aumentare l'occupazione femminile è cruciale non solo per ridurre il rischio di povertà infantile, ma anche per aumentare la fertilità, il cui livello in Italia è tra i più bassi al mondo. I paesi Ocse con tassi di occupazione femminili più elevati sono anche quelli con fertilità più alta. Un dato questo che sottolinea l'importanza di un’offerta di servizi di custodia dell'infanzia ampia e di costo abbordabile, di forme di organizzazione del lavoro che offrano ai genitori flessibilità di orario e di un'organizzazione del sistema educativo (doposcuola, vacanze) più attento alle esigenze dei genitori. 25 Maggio 2005
  • 26. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (7) Rischio di esclusione sociale del minore per gli effetti derivanti da separazione o divorzio La famiglia monoparentale mette quasi sempre insieme due “debolezze”: la donna e il bambino/adolescente con il rischio di mettere in sinergia questo duplice fattore di debolezza, con un grosso rischio di esclusione sociale e di precipizio allo stato di povertà. 26 Maggio 2005
  • 27. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (8) Il divorzio è una delle cause principali, forse la più consistente, rispetto all’idea di famiglia monoparentale. Non solo la povertà quindi, ma anche il divorzio e gli effetti che esso produce sul piano psicologico possono essere per il minore fattore di esclusione sociale. La disgregazione del nucleo familiare sembra costituire infatti per il bambino un evento disturbante. Presupponendo che ogni bambino, per uno sviluppo armonico della propria personalità, abbia preferibilmente la presenza delle due figure genitoriali, gli risulterà difficile vivere l’esperienza della separazione e/o del conflitto familiare. 27 Maggio 2005
  • 28. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (9) Per il bambino, specie se particolarmente piccolo, risulta sempre difficile distinguere le relazioni che intercorrono tra lui e i genitori e le relazioni intercorrenti tra i genitori stessi: se si modificano queste ultime, il bambino è portato a ritenere che si siano modificate anche le prime. Il bambino non sempre possiede quegli strumenti cognitivi sufficienti per elaborare la “perdita” di uno dei genitori e per comprendere le cause reali delle difficoltà familiari. Il bambino è spesso portato ad attribuirsi la colpa del fallimento dell’unione familiare, quanto meno perché non è stato in grado di farsi tanto amare da impedire la rottura. 28 Maggio 2005
  • 29. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (10) Alcuni studiosi hanno affermato che la separazione è vissuta dal bambino con un misto di emozioni che vanno dal senso di abbandono alla rabbia, dalla frustrazione ad una forma di dolore che è simile a quello provato di fronte alla morte di una persona cara. 29 Maggio 2005
  • 30. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (11) I cinque stadi di dolore del lutto possono, infatti, essere trasportati nelle situazioni di divorzio, dividendosi in: I stadio: negazione. I bambini rifiutano di accettare il divorzio genitoriale e la conseguente perdita di uno dei genitori, arrivando a negare la realtà della separazione. II stadio: rabbia. E’ frequente che i bambini in questo momento particolare della loro vita provino rabbia o ostilità nei confronti di uno o di entrambi i genitori, dei fratelli o sorelle, degli amici e persino di loro stessi, ritenendoli/ritenendosi la causa del conflitto e/o della separazione. 30 Maggio 2005
  • 31. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (12) III stadio : negoziazione. Alcuni figli, attraverso un cambiamento comportamentale negativo (es. ricatto emotivo) oppure positivo (es. alleanza manipolatoria), cercano di frenare il processo di separazione genitoriale o di posticiparne il distacco. IV stadio: depressione. Si è rilevato che i bambini in questione hanno una probabilità maggiore di sviluppare sentimenti di abbandono, di paura e si dimostrano apatici. V stadio: accettazione. Con il passare del tempo, gran parte dei bambini sembrano riacquistare una sorta di equilibrio e sentirsi a loro agio nella nuova situazione familiare, potendo risperimentare sentimenti di conferma e di accoglimento affettivo. 31 Maggio 2005
  • 32. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (13) Un campione di 60 bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni è stato oggetto di studio in una ricerca che si è avvalsa come strumento di indagine del test grafico “Il disegno della famiglia” di Corman. A riguardo, si è dimostrato come la produzione grafica infantile permetta di rilevare l’esistenza di chiare differenze individuali legate ai propri vissuti familiari. Il bambino proietterebbe sul disegno della propria famiglia come lui vive e percepisce le dinamiche familiari esistenti. 32 Maggio 2005
  • 33. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE Contenuto dei Bambini con genitori Bambini con una famiglia disegni separati unita % % Livello formale adeguato 56,6 96,6 Assenza di colore 33,3 10,0 Rappresentazione 83,3 100 famiglia reale Valorizzazione dei personaggi 33,3 93,3 Valorizzazione di sé 33,3 80,0 Omissione di uno o di entrambi i 43,3 - genitori Personaggi cancellati 20,0 6,6 Tab. 1: Risultati della produzione grafica del campione preso in esame. Fonte: portale di Psicologia giuridica. 33 Maggio 2005
  • 34. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (14) Come si vede nella tabella 1, tenendo conto dell’età, del sesso e della classe di appartenenza dei soggetti, è possibile rilevare nei disegni dei bambini aventi famiglia unita una maggiore valorizzazione dei personaggi, un maggior uso di colori vivaci, una maggior cura dei particolari apportati ai personaggi, elementi che indicherebbero una buona affettività e un buon benessere interiore. 34 Maggio 2005
  • 35. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (15) Nei disegni di bambini con genitori separati, invece, si riscontra una scarsa valorizzazione di sé, un utilizzo di colori più sfumati e freddi, o addirittura un’assenza di colore. Infine, dato assai rilevante, il 43,3% dei bambini omette nella rappresentazione grafica il genitore non affidatario. 35 Maggio 2005
  • 36. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (16) Esclusione sociale per un bambino può significare, in un contesto come quello della separazione o del divorzio, vedersi costretto a scappare da una tale situazione, a rifugiarsi in un mondo immaginario, lontano, molto lontano dai crudi eventi quotidiani. Ciò comporta un netto distacco dalla realtà. 36 Maggio 2005
  • 37. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE BAMBINI A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE (17) L’Unicef ha evidenziato come vivere in una famiglia dove uno dei genitori è assente può accrescere il rischio di abbandono scolastico e contribuisce al perpetuarsi di un atteggiamento di scarsa autostima, soprattutto da parte delle bambine. L’assenza del padre dall’ambiente familiare può essere mitigata da una legislazione sociale più avanzata, che rimuova gli ostacoli alla condivisione delle responsabilità nei confronti dei figli. Alla Conferenza Internazionale su Popolazione e Sviluppo (Il Cairo, 1994) sono state individuate alcune misure che favoriscono la conciliazione tra l’attività lavorativa e i diritti/doveri dei genitori, con speciale attenzione per le famiglie monoparentali: l’assicurazione sanitaria per le lavoratrici, la creazione di asili nido e nursery sul luogo di lavoro. 37 Maggio 2005
  • 38. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE L’ESCLUSIONE SOCIALE DEL MINORE: considerazioni e dati statunitensi (1) Il rapporto trilatere: minore – divorzio – povertà è stato evidenziato e studiato anche oltre oceano. Negli Stati Uniti, infatti, il tema del minore e della famiglia monogenitoriale rappresenta un aspetto nevralgico. Da uno studio condotto da The Heritage Foundation’s Center for Data Analysis (CDA), si ritiene che il tasso di povertà infantile sia da ricondurre non già alla razza di appartenenza del minore, ma alla struttura familiare. I bambini e gli adolescenti di colore che vivono in una condizione di povertà rappresentano una percentuale superiore rispetto ai bambini di pelle bianca, ma ciò non è dovuto al colore della loro pelle. 38 Maggio 2005
  • 39. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE L’ESCLUSIONE SOCIALE DEL MINORE: considerazioni e dati statunitensi (2) Guardando, infatti, ai dati dello U.S. Department of Labor’s National Longitudinal Survey of Youth, si è determinato che l’incremento della povertà infantile è dovuto principalmente al fenomeno della famiglia monoparentale e alla stato di dipendenza di questa realtà sociale dai sussidi governativi. Ricercatori americani hanno sottolineato che la maggior parte dei nuclei monogenitoriali, dove a capo della famiglia sta la donna, vive in povertà, a prescindere se la madre sola lavori o meno. Se la percentuale di minori che si trova in condizione di povertà, ma che vive con entrambi i genitori, ammonta al 10%, quella dei minori che vive in povertà, ma in seno a nuclei monoparentali, ammonta al 55%. 39 Maggio 2005
  • 40. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE L’ESCLUSIONE SOCIALE DEL MINORE: considerazioni e dati statunitensi (3) Ancora, 1/3 dei minori definiti “poveri” lo sono perché vivono in una famiglia, guidata da madre single. Risulta inoltre che l’80% dei bambini e adolescenti che vivono con entrambi i genitori non facciano esperienza di povertà nei primi dieci anni di vita, al contrario solo il 27% di minori che vive in nuclei monoparentali mantiene questo tenore di vita. A questo riguardo, si ritiene peraltro che prima o poi il minore inserito in una famiglia monogenitoriale farà esperienza di condizioni di povertà nell’arco della propria infanzia o adolescenza. 40 Maggio 2005
  • 41. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE CONCLUSIONI (1) L’importanza della famiglia nel contesto sociale ed economico dell’Italia è ormai largamente riconosciuta. Anche il Rapporto Annuale dell’Istat del 2004 ha sottolineato la rilevanza delle reti familiari per favorire la partecipazione delle donne al lavoro e per sostenere un sistema di solidarietà intergenerazionale, soprattutto in una società che invecchia. La famiglia deve essere riconosciuta come soggetto titolare di nuovi diritti. Non una somma di individui, ma una “persona sociale”, che svolge un ruolo primario nell’organizzazione sociale. 41 Maggio 2005
  • 42. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE CONCLUSIONI (2) Le politiche a sostegno della famiglia devono intervenire sulle capacità del sistema economico e sociale di mantenere un solido sentiero di sviluppo per il Paese. Esse non possono in alcun modo essere considerate “politiche di settore”, ma richiedono un approccio orizzontale e integrato, di cosiddetto mainstreaming, devono essere cioè il risultato di una molteplicità di interventi che riconoscono alla famiglia il ruolo di vero e proprio "attore di sistema". 42 Maggio 2005
  • 43. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE CONCLUSIONI (3) Ma quali sono le politiche messe in campo per soddisfare i fabbisogni delle madri sole come classe sociale? Mettiamo subito in evidenza che le poche leggi a sostegno della famiglia e della genitorialità o ancora dell'infanzia, non fanno esplicito riferimento alla categoria "madri sole”. Abbiamo infatti una serie di leggi che tutelano la madre lavoratrice, la madre in stato di bisogno, la madre a rischio di esclusione sociale ma da nessuna parte una normativa che tuteli e aiuti la donna in quanto "madre sola". Le politiche del welfare rivolte alle donne sono di tipo assistenziale: la fruizione delle normative deriva dalla inquadrabilità delle madri in gruppi più ampi, come "povere" o "persone in stato di bisogno" e ancora riconoscendo loro lo "status giuridico di madri", vengono a beneficiare di tutte le leggi a favore dell'infanzia. 43 Maggio 2005
  • 44. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE CONCLUSIONI (4) Per quanto attiene al minore e al rischio di esclusione sociale in cui può incorrere vivendo in seno a una famiglia monoparentale, occorrerebbe minimizzare l'affidamento esclusivo a un solo genitore promuovendo invece due regimi di affido, congiunto e condiviso, che mantengono entrambi i genitori nel loro ruolo esercitando insieme la patria potestà anche dopo la separazione. In particolare, l'affido condiviso ha l'obiettivo di garantire il Principio di Bigenitorialità per cui un bambino ha sempre e comunque diritto a due genitori, anche nel caso questi siano separati o divorziati, ogni qual volta non esistano impedimenti che giustifichino l'allontanamento di un genitore dal proprio figlio. 44 Maggio 2005
  • 45. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE CONCLUSIONI (5) Occorre infine ripensare anche la rete dei servizi di assistenza alla prima infanzia (asili nido, scuole materne) garantendo la libertà delle famiglie di optare tra assistenza formale (erogata da strutture pubbliche e private, associazioni di famiglia e/o no profit, certificate) e assistenza informale. Come sottolinea l’UNICEF nel rapporto del 2005, intitolato “Infanzia a rischio”, colmare il divario tra il nostro ideale di infanzia e la realtà concretamente vissuta dalla metà dei bambini della terra è una questione di scelte. 45 Maggio 2005
  • 46. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE CONCLUSIONI (6) Per far ciò è necessario: Adottare un approccio allo sviluppo sociale ed economico fondato sui diritti umani, dedicando speciale attenzione alla condizione dei bambini più vulnerabili. Perseguire politiche socialmente responsabili in tutte le sfere dello sviluppo, che tengano sempre presenti le esigenze dei bambini. Aumentare l’investimento di donatori e governi sull’infanzia, con i bilanci nazionali valutati e analizzati in base al loro impatto sull’infanzia. Impegnare singoli individui, famiglie, settore privato e comunità per migliorare la vita dei bambini e utilizzare le proprie risorse per promuovere e proteggere i diritti dell’infanzia. 46 Maggio 2005
  • 47. IL MINORE E IL FENOMENO DELLA FAMIGLIA MONOGENITORIALE CONCLUSIONI (7) “L’approvazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia è stato il momento in cui, a livello globale, si è affermato con chiarezza che il progresso umano può essere conseguito solo quando ogni bambino gode di un’infanzia sana e protetta”, ha affermato il Direttore generale dell’UNICEF, Carol Bellamy . “Ma la qualità della vita di un bambino dipende dalle decisioni che quotidianamente adottiamo in seno alla famiglia, nelle nostre comunità e nelle stanze del governo; decisioni che dobbiamo assumere in modo saggio e con sempre a mente il superiore interesse del bambino. Se non riusciremo a rendere l’infanzia sicura, falliremo anche nel conseguire obiettivi più vasti di portata globale, riguardanti i diritti umani e lo sviluppo economico. Se l’infanzia progredisce, progrediscono anche le nazioni”. 47 Maggio 2005