Centro Regionale per lEducazione Ambientale in provincia di Varese
Dispensa curata e realizzata da: dott.ssa Alessandra Mazzucchi e dott.ssa Valentina Minazzi. Con il contributo di: prof.ssa Laura Balzan, dott.ssa Arianna Castiglioni, Alessandro Madron,arch. Alberto Minazzi.
Fotografie: Alberto Minazzi.
Copertina: Maurizio Giani
Bachelor’s Degree / Thesis: Restoration Project of the former "Continentale" ...Anna Fetta
The study carried out involved a 1950 building on Via Cavour, Rome, were tackled aspects on the surface Restoration, of the 'architectural organism reading (the structure and distribution), the interventions of recovery of the existing wooden floors, roofing , structural reinforcements, the interventions of consolidation with composite material and cleaning operations.
Sofrel S500: applicazione per stazioni di sollevamentoLACROIX Sofrel Srl
Arricchita del software "stazione di sollevamento", la stazione remota SOFREL S500 costituisce una soluzione per la gestione delle reti di depurazione in grado di combinare automatismo e telegestione.
Centro Regionale per lEducazione Ambientale in provincia di Varese
Dispensa curata e realizzata da: dott.ssa Alessandra Mazzucchi e dott.ssa Valentina Minazzi. Con il contributo di: prof.ssa Laura Balzan, dott.ssa Arianna Castiglioni, Alessandro Madron,arch. Alberto Minazzi.
Fotografie: Alberto Minazzi.
Copertina: Maurizio Giani
Bachelor’s Degree / Thesis: Restoration Project of the former "Continentale" ...Anna Fetta
The study carried out involved a 1950 building on Via Cavour, Rome, were tackled aspects on the surface Restoration, of the 'architectural organism reading (the structure and distribution), the interventions of recovery of the existing wooden floors, roofing , structural reinforcements, the interventions of consolidation with composite material and cleaning operations.
Sofrel S500: applicazione per stazioni di sollevamentoLACROIX Sofrel Srl
Arricchita del software "stazione di sollevamento", la stazione remota SOFREL S500 costituisce una soluzione per la gestione delle reti di depurazione in grado di combinare automatismo e telegestione.
Contiene alcune informazioni riguardanti il corso di Costruzioni Idrauliche per gli allievi ingegneri Civili dell'università di Trento, al primo anno della laurea magistrale
Mercoledì 28 gennaio 2015, ore 17.00
Sala Consiliare della Municipalità di Venezia, Murano e Burano, San Lorenzo, Castello 5065/i, Venezia.
Il relatore Giannandrea Mencini, saggista e giornalista, affronterà la tematica, molto spesso dibattuta, della Storia dell'acqua alta a Venezia.
Dopo un breve escursus scientifico sul fenomeno dell’alta marea nella laguna veneziana, verrà raccontata la storia dell’acqua alta, che influenzò costantemente la vita della Serenissima nell’arco delle varie epoche, passando per la costruzione di opere come i murazzi, per le difese a mare della città, ricordando l’alluvione record del 4 novembre 1966 nota come"Aqua granda" per poi analizzare le misure intraprese recentemente per difendere Venezia dalle mareggiate, dalla protezione dei litorali al rialzo della pavimentazione, fino ad arrivare al Sistema Mose.
ponte di messina Allagosta Università Pisa.pdfLorenzo10792
Handouts and slides in Italian for students of the University of Pisa by Prof. Mauro Allagosta. Images taken entirely from public reports, with the minimum notes necessary to relate them to the themes presented, preceded by a summary of history and chronicles necessary to focus on the evolution of the projects and geological and environmental knowledge on the Strait area of Messina.
Temi geologico tecnici ed ambientali nella progettazione di un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina.
Slides per gli studenti Università di Pisa 2022
Immagini tratte integralmente da relazioni pubbliche, con le note, minime, necessarie a metterle in relazione con i temi presentati, precedute da un riassunto di storia e cronache necessario per focalizzare l’evoluzione dei progetti e delle conoscenze geologiche e ambientali sull’area dello Stretto di Messina.
Contiene alcune informazioni riguardanti il corso di Costruzioni Idrauliche per gli allievi ingegneri Civili dell'università di Trento, al primo anno della laurea magistrale
Mercoledì 28 gennaio 2015, ore 17.00
Sala Consiliare della Municipalità di Venezia, Murano e Burano, San Lorenzo, Castello 5065/i, Venezia.
Il relatore Giannandrea Mencini, saggista e giornalista, affronterà la tematica, molto spesso dibattuta, della Storia dell'acqua alta a Venezia.
Dopo un breve escursus scientifico sul fenomeno dell’alta marea nella laguna veneziana, verrà raccontata la storia dell’acqua alta, che influenzò costantemente la vita della Serenissima nell’arco delle varie epoche, passando per la costruzione di opere come i murazzi, per le difese a mare della città, ricordando l’alluvione record del 4 novembre 1966 nota come"Aqua granda" per poi analizzare le misure intraprese recentemente per difendere Venezia dalle mareggiate, dalla protezione dei litorali al rialzo della pavimentazione, fino ad arrivare al Sistema Mose.
ponte di messina Allagosta Università Pisa.pdfLorenzo10792
Handouts and slides in Italian for students of the University of Pisa by Prof. Mauro Allagosta. Images taken entirely from public reports, with the minimum notes necessary to relate them to the themes presented, preceded by a summary of history and chronicles necessary to focus on the evolution of the projects and geological and environmental knowledge on the Strait area of Messina.
Temi geologico tecnici ed ambientali nella progettazione di un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina.
Slides per gli studenti Università di Pisa 2022
Immagini tratte integralmente da relazioni pubbliche, con le note, minime, necessarie a metterle in relazione con i temi presentati, precedute da un riassunto di storia e cronache necessario per focalizzare l’evoluzione dei progetti e delle conoscenze geologiche e ambientali sull’area dello Stretto di Messina.
LA LAGUNA LE SACRE MURA DELLA PATRIA (Antonio Rusconi)
Gli acquedotti antichi_-_rev2
1. “Nei 441 anni che seguirono la fondazione di Roma, i Romani
s’accontentarono di usare le acque tratte dal Tevere, dai pozzi
e dalle sorgenti”, ci informa Frontino, che però nel 312 a.C.
non erano più sufficienti a coprire il maggior fabbisogno
dovuto allo sviluppo urbanistico ed all’incremento
demografico.
Nel 312 a.C. cominciò quindi la costruzione di undici acquedotti
che portarono alla città una disponibilità d'acqua pro capite pari a
circa il doppio di quella attuale, distribuita tra le case private (ma
solo per pochi privilegiati), le numerosissime fontane pubbliche
(circa 1.300), le fontane monumentali, le piscine (circa 900) e le
terme pubbliche, nonché i bacini utilizzati per gli spettacoli come
le naumachie e i laghi artificiali.
Oltre agli undici condotti principali, nel tempo furono costruite
diverse diramazioni e rami secondari, per cui un catalogo del IV
secolo ne contava ben 19.
2. Furono gli Ostrogoti di Vitige, nell’assedio del 537, a
decretare la fine della storia degli acquedotti antichi;
vennero tagliati per impedire l’approvvigionamento della
città, e d’altra parte Belisario, il generale difensore di
Roma, ne chiuse gli sbocchi per evitare che gli Ostrogoti li
usassero come via di accesso. Qualcuno fu poi rimesso
parzialmente in funzione, ma dal IX secolo il crollo
demografico e la penuria di risorse tecniche ed
economiche fecero sì che nessuno si occupasse più della
manutenzione, i condotti non furono più utilizzabili ed i
romani tornarono ad attingere acqua dal fiume, dai pozzi e
dalle sorgenti, come alle origini.
3. Tra i primi problemi da affrontare nella realizzazione di un
acquedotto c’era ovviamente la scelta della sorgente o del
corso d’acqua da cui attingere, che doveva tener presente
non solo la qualità dell'acqua, ma anche la quantità e
regolarità del flusso, e la quota del punto di captazione,
visto che la propulsione, in mancanza di sofisticate
apparecchiature, doveva essere garantita per quanto
possibile dalla gravità risultante dalla pendenza dell'intero
percorso.
4. Un acquedotto iniziava generalmente con un bacino di raccolta
realizzato con dighe, che tratteneva le acque di superficie; nel caso di
acque sotterranee venivano scavati pozzi e cunicoli che
imbrigliavano la vena in un condotto unico. Il passaggio successivo
era la sosta nelle vasche di decantazione (piscinae limariae), dove
venivano fatte depositare le prime impurità. Da qui l’acqua veniva
immessa nel canale (specus) che la trasportava mantenendo una
pendenza leggera e costante per assicurare uno scorrimento regolare
e non troppo impetuoso. Al sistema del “sifone inverso” che,
accumulando una certa pressione, consentiva all’acqua di risalire un
pendio, fu necessario ricorrere solo in pochi casi; le tubazioni delle
condutture erano infatti in piombo (difficile da saldare) o in
terracotta in una camicia di cemento (scarsamente resistente alle alte
pressioni). Per ovviare a questi problemi in molti casi si preferì
allungare il percorso del tracciato, anche di molto (è il caso dell'aqua
Virgo), per poter assecondare le naturali caratteristiche del terreno e
mantenere il più possibile costante una regolare pendenza. Per questo
motivo molti acquedotti risultano notevolmente più lunghi della
distanza lineare fra la sorgente e il punto di erogazione.
5. Il percorso era preferibilmente sotterraneo, in
uno specus scavato nella roccia; in qualche caso correva in
superficie, coperto con lastre di pietra, e solo per
l’attraversamento di corsi d’acqua o depressioni correva
su muri o su arcate.
Alla fine del percorso si trovava una costruzione (castellum
aquae) che conteneva altre camere di decantazione e la
vasca terminale da cui l’acqua veniva distribuita nelle
condutture dell'utenza urbana. All'interno della città altri
"castelli" provvedevano ad ulteriori ripartizioni del flusso,
e d'altra parte potevano esserci anche "castelli" posizionati
prima di quello principale, per le eventuali utenze delle
ville extraurbane.
6. La sorveglianza, la manutenzione e la distribuzione delle acque venne affidata alla cura
un po' disorganizzata di imprenditori privati, che dovevano rendere conto del loro
operato a magistrati che avevano altri compiti principali.
Dopo un periodo, dal 33 al 12 a.C., in cui Agrippa, con il consenso di Augusto,
monopolizzò nelle sue mani il controllo di tutto l’apparato idrico della città, alla sua
morte la gestione passò nelle mani dell'imperatore, che la affidò ad un’équipe di tre
senatori che poi trasformò in un vero e proprio ufficio, in cui uno dei tre, di livello
consolare, assumeva la carica di curator aquarum.
Il rango di questo funzionario era tale da consentirgli il controllo assoluto della gestione
delle risorse idriche cittadine: manutenzione degli impianti, interventi, regolarità e
distribuzione del flusso. Alle sue dipendenze aveva un organico molto ampio,
composto da tecnici, architetti e ingegneri, da amministrativi e dai 240 schiavi di
Agrippa, che Augusto trasformò in “schiavi pubblici”, mantenuti dallo Stato, con
mansioni varie, a cui se ne aggiunsero, all’epoca di Claudio, altri 460 mantenuti
direttamente dalle finanze imperiali.
La magistratura rimase in vigore per oltre tre secoli, finché, prima con Diocleziano e
poi con i suoi successori, il controllo degli acquedotti venne affidato al preafectus
urbi.