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Ganga Sagar
Gangasagar, situata sul delta dove il fiume sacro Gange (Ganga) confluisce nell’oceano (dal Bengali
sagar) per lavare tutti i peccati umani.

I pellegrini giungono da ogni parte dell’India fino a questo pacifico litorale per celebrare il rito
del bagno purificatore e per offrire acqua alla divinità al sorgere ed al calare del sole. L’abluzione,
accompagnata dalla recitazione dei mantra, serve a purificare l’anima.
Già la visione dei paesaggi accende i sensi.
Gangasagar fa parte delle isole del Sundarban (tradotto dal bengali magnifica giungla) situate nel golfo del Bengala, nello stato indiano del
Bengala Occidentale. Lo stato rappresenta la roccaforte del comunismo indiano di stampo marxista e maoiosta. I naxaliti ne sono gli esponenti
piu irriducibili e rivoluzionari, fortemente osteggiati dal governo ccntrale. Di questa lotta per il controllo politico locale, la gente di Gangasagar
percepisce solo la distanza del governo di Delhi dalle loro esigenze. L’amministrazione comunista insediatasi a Calcutta sin dagli anni ‘70 ha sino
ad ora assicurato un sistema di controllo sui prezzi dei beni di prima necessità che ha favorito la popolazione. Tuttavia l’emergente capitalismo
globalizzato sta minando la tenuta del sistema. Un contadino mi spiega che le fattorie di Gangasagar sono riuscite a sopravviveren grazie ai sussidi
del governo ed al blocco dei costi dei fertilizzanti (venduti nel Bengala Occidentale a 9 Rupie al sacco contro il normale valore di mercato di 30
Rupie). Il governo sta ora togliendo i sussidi a tutti i settori. Qualora tale provvedimento toccasse l’agricoltura, il problema coinvolgerebbe tutte
le famiglie di Gangasagar.
La vita sull’isola di Gangasagar è priva di comodità ma dignitosa ed offre tutto ciò di cui l’essere
umano necessita. Le case sono costruite secondo un approccio centrato sulla auto-sostenibilità.
Quasi tutte le famiglie hanno costruito due stagni nel retro della casa. Uno viene utlizzato per la
pulizia del corpo, dei panni e delle stoviglie. Il secondo invece funge da riserva di pesce. La maggior
parte delle famiglie possiede un piccolo apezzamento di terreno coltivabile, animali da fattoria che
producono latte, uova e sterco, utilizzato sia per concimare che per scaldare casa e vivande.
Molti degli agricoltori si sono specializzati nella coltivazione delle foglie di Betel, una particolare
specie di vite con una buona valutazione sul mercato. Il betel serve a preparare il paan, un digestivo
da masticare composto dalla foglia arroltolata assieme a scaglie di noce di palma e aroma al lime.

Se da un lato la coltivazione delle foglie di Betel ha portato un certo benessere, grazie al loro alto
rendimento sul mercato cittadino, dall’altro l’essersi focalizzati nella produzione un unico prodotto
mina la capacità di sussistenza, rendendo interi nuclei familiari succubi delle oscillazioni della
domanda da parte delle città.
In alcuni casi le famiglie hanno investito in comodità quali impianti di elettricità solare e raramente
in sistemi di televisione satellitare.

Ma quando ti ospitano nelle loro case non si vantano della loro modernità, ostentando un costosissimo
televisore. Tutt’altro. Orgogliosamente ti mostrano i loro animali, che trattano con rispetto ed i
loro campi, che coltivano con dedizione. Queste persone sono profondamente riconoscenti verso la
natura per il benessere che questa assicura alla loro vita.
Una caratteristica del sistema economico agricolo indiano è il sostegno ai piccoli produttori. La
ditta Madre Dairy, una delle principali aziende specializzate nella produzione dei latticini, utilizza un
ramificato sistema che raccoglie i pochi litri di latte prodotti dalle mucche di ogni singola famiglia.

Un incaricato ogni mattina si reca presso un centro, dove i piccoli allevatori portano le due o tre
bottiglie di latte munto dalle proprie vacche. Il latte viene poi pastorizzato e immesso nel mercato.
Il quantitativo di latte versato da ogni famiglia viene registrato quotidianamente e pagato alla fine
del mese. Questo sistema, riscontrabile anche nell’agricoltura, tende a evitare il latifondismo ed
assicura una piccolo guadagno al maggior numero di famiglie.
Le forte pressione sociale, soprattutto nei riguardi delle giovani donne, è uno degli aspetti più controversi del sistema rurale e tribale dell’India. la
ragazza nella foto si chiama Soma (che significa luna) ed ha 12 anni. Appena tornata da scuola deve studiare, perché la sera non c’è luce in casa.
Inoltre ha tutta una serie di lavori domestici da assolvere. Soma vorrebbe continuare gli studi e dedicarsi a materie relative all’informatica ma i
genitori sono restii all’idea che lei lasci l’isola. Però non ostacolano i suoi progetti. I genitori vorrebbero iniziasse una carriera come insegnante.
Per permetterglielo, hanno deciso di non organizzarle un matrimonio prima dei suoi 22 anni. I matrimoni combinati di ragazze adolescenti sono
molto diffusi ed a 22 anni molte giovani donne si trovano a dover badare già a due figli.
Parlando con le donne molte si lamentano della mancanze di cucine a gas nelle loro case. La cucina
detta “tradizionale” occupa troppo del tempo della donna, che deve cercare la legna o far essiccare
le pagnotte di sterco di vacca per alimentare il fuoco. Inoltre il fumo che si addensa nella cucina è
altamente dannoso per la loro salute. Secondo una ricerca svolta da una ONG indiana, risulta che il
fumo inalato in cucina equivalga a più di venti sigarette al giorno.
Non ho scoperto molto della vita di questa anziana signora. Si chiama Janky Ram, dove il Ram sta a
significare rispetto della gente nei suoi riguardi. Si è mostrata particolarmente vanitosa davanti al
mio obiettivo, poi parlando a me tramite l’interprete mi ha detto: “Vorrei essere più giovane per
venire a vedere il posto da dove vieni tu.”. Jamky Ram sembra cosciente di vivere in una realtà molto
diversa dalla mia. Forse ha visto immagini dei luoghi da cui lei immagina io venga alla televisione,
davanti alla quale lei siede spesso.

Jamky Ram è la nonna di Sindhu, una ragazza con cui frequento il corso organizzato dall’organizzazione
no-profit ashoka sullo sviluppo ecosostenibile presso la Tagore Society di Gangasagar. Mi sento
molto riconoscente della loro ospitalità. Mi offrono acqua zuccherata con limone e del paan. Prima
di lasciare la casa Jamky Ram si sporge dalla sedia verso di me. Poggia la sua mano ruvida sulla
mia fronte e, con parole per me incomprensibili ma delle quali intuivo il significato, mi da la sua
benedizione. Esco da quella casa con una sensazione simile a quella che si deve provare dopo aver
incontrato il Papa.
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  • 2. Gangasagar, situata sul delta dove il fiume sacro Gange (Ganga) confluisce nell’oceano (dal Bengali sagar) per lavare tutti i peccati umani. I pellegrini giungono da ogni parte dell’India fino a questo pacifico litorale per celebrare il rito del bagno purificatore e per offrire acqua alla divinità al sorgere ed al calare del sole. L’abluzione, accompagnata dalla recitazione dei mantra, serve a purificare l’anima. Già la visione dei paesaggi accende i sensi.
  • 3. Gangasagar fa parte delle isole del Sundarban (tradotto dal bengali magnifica giungla) situate nel golfo del Bengala, nello stato indiano del Bengala Occidentale. Lo stato rappresenta la roccaforte del comunismo indiano di stampo marxista e maoiosta. I naxaliti ne sono gli esponenti piu irriducibili e rivoluzionari, fortemente osteggiati dal governo ccntrale. Di questa lotta per il controllo politico locale, la gente di Gangasagar percepisce solo la distanza del governo di Delhi dalle loro esigenze. L’amministrazione comunista insediatasi a Calcutta sin dagli anni ‘70 ha sino ad ora assicurato un sistema di controllo sui prezzi dei beni di prima necessità che ha favorito la popolazione. Tuttavia l’emergente capitalismo globalizzato sta minando la tenuta del sistema. Un contadino mi spiega che le fattorie di Gangasagar sono riuscite a sopravviveren grazie ai sussidi del governo ed al blocco dei costi dei fertilizzanti (venduti nel Bengala Occidentale a 9 Rupie al sacco contro il normale valore di mercato di 30 Rupie). Il governo sta ora togliendo i sussidi a tutti i settori. Qualora tale provvedimento toccasse l’agricoltura, il problema coinvolgerebbe tutte le famiglie di Gangasagar.
  • 4. La vita sull’isola di Gangasagar è priva di comodità ma dignitosa ed offre tutto ciò di cui l’essere umano necessita. Le case sono costruite secondo un approccio centrato sulla auto-sostenibilità. Quasi tutte le famiglie hanno costruito due stagni nel retro della casa. Uno viene utlizzato per la pulizia del corpo, dei panni e delle stoviglie. Il secondo invece funge da riserva di pesce. La maggior parte delle famiglie possiede un piccolo apezzamento di terreno coltivabile, animali da fattoria che producono latte, uova e sterco, utilizzato sia per concimare che per scaldare casa e vivande.
  • 5. Molti degli agricoltori si sono specializzati nella coltivazione delle foglie di Betel, una particolare specie di vite con una buona valutazione sul mercato. Il betel serve a preparare il paan, un digestivo da masticare composto dalla foglia arroltolata assieme a scaglie di noce di palma e aroma al lime. Se da un lato la coltivazione delle foglie di Betel ha portato un certo benessere, grazie al loro alto rendimento sul mercato cittadino, dall’altro l’essersi focalizzati nella produzione un unico prodotto mina la capacità di sussistenza, rendendo interi nuclei familiari succubi delle oscillazioni della domanda da parte delle città.
  • 6. In alcuni casi le famiglie hanno investito in comodità quali impianti di elettricità solare e raramente in sistemi di televisione satellitare. Ma quando ti ospitano nelle loro case non si vantano della loro modernità, ostentando un costosissimo televisore. Tutt’altro. Orgogliosamente ti mostrano i loro animali, che trattano con rispetto ed i loro campi, che coltivano con dedizione. Queste persone sono profondamente riconoscenti verso la natura per il benessere che questa assicura alla loro vita.
  • 7. Una caratteristica del sistema economico agricolo indiano è il sostegno ai piccoli produttori. La ditta Madre Dairy, una delle principali aziende specializzate nella produzione dei latticini, utilizza un ramificato sistema che raccoglie i pochi litri di latte prodotti dalle mucche di ogni singola famiglia. Un incaricato ogni mattina si reca presso un centro, dove i piccoli allevatori portano le due o tre bottiglie di latte munto dalle proprie vacche. Il latte viene poi pastorizzato e immesso nel mercato. Il quantitativo di latte versato da ogni famiglia viene registrato quotidianamente e pagato alla fine del mese. Questo sistema, riscontrabile anche nell’agricoltura, tende a evitare il latifondismo ed assicura una piccolo guadagno al maggior numero di famiglie.
  • 8. Le forte pressione sociale, soprattutto nei riguardi delle giovani donne, è uno degli aspetti più controversi del sistema rurale e tribale dell’India. la ragazza nella foto si chiama Soma (che significa luna) ed ha 12 anni. Appena tornata da scuola deve studiare, perché la sera non c’è luce in casa. Inoltre ha tutta una serie di lavori domestici da assolvere. Soma vorrebbe continuare gli studi e dedicarsi a materie relative all’informatica ma i genitori sono restii all’idea che lei lasci l’isola. Però non ostacolano i suoi progetti. I genitori vorrebbero iniziasse una carriera come insegnante. Per permetterglielo, hanno deciso di non organizzarle un matrimonio prima dei suoi 22 anni. I matrimoni combinati di ragazze adolescenti sono molto diffusi ed a 22 anni molte giovani donne si trovano a dover badare già a due figli.
  • 9. Parlando con le donne molte si lamentano della mancanze di cucine a gas nelle loro case. La cucina detta “tradizionale” occupa troppo del tempo della donna, che deve cercare la legna o far essiccare le pagnotte di sterco di vacca per alimentare il fuoco. Inoltre il fumo che si addensa nella cucina è altamente dannoso per la loro salute. Secondo una ricerca svolta da una ONG indiana, risulta che il fumo inalato in cucina equivalga a più di venti sigarette al giorno.
  • 10. Non ho scoperto molto della vita di questa anziana signora. Si chiama Janky Ram, dove il Ram sta a significare rispetto della gente nei suoi riguardi. Si è mostrata particolarmente vanitosa davanti al mio obiettivo, poi parlando a me tramite l’interprete mi ha detto: “Vorrei essere più giovane per venire a vedere il posto da dove vieni tu.”. Jamky Ram sembra cosciente di vivere in una realtà molto diversa dalla mia. Forse ha visto immagini dei luoghi da cui lei immagina io venga alla televisione, davanti alla quale lei siede spesso. Jamky Ram è la nonna di Sindhu, una ragazza con cui frequento il corso organizzato dall’organizzazione no-profit ashoka sullo sviluppo ecosostenibile presso la Tagore Society di Gangasagar. Mi sento molto riconoscente della loro ospitalità. Mi offrono acqua zuccherata con limone e del paan. Prima di lasciare la casa Jamky Ram si sporge dalla sedia verso di me. Poggia la sua mano ruvida sulla mia fronte e, con parole per me incomprensibili ma delle quali intuivo il significato, mi da la sua benedizione. Esco da quella casa con una sensazione simile a quella che si deve provare dopo aver incontrato il Papa.
  • 11.
  • 12. Cinema all’aperto in Ganga Sagar