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Rinascere
rinnovabili
Anno 2 - Numero 2 2020www.ecofuturo.eu Bimestrale
UN VIAGGIO NEL MONDO TRA PROGETTI VIRTUOSI, ECOTECNOLOGIE E SCELTE CONSAPEVOLI
CAMPAGNE
SBLOCCHIAMO
LE RINNOVABILI
BIOECONOMIA
IL VALORE DELLA
CIRCOLARITÀ
PERSONAGGI
PARLA
ELLY SCHLEIN
RINNOVABILI
I PROTAGONISTI
DEL CAMBIAMENTO
TECNOLOGIE
SANIFICAZIONE
DELL’ARIA
29L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2019 37
Ecologia coraggiosa
Elly Schlein sta cambiando il panorama dell'ecologia politica italiana.
Lo ha raccontato a EcoFuturo
QUESTO NUMERO
IN COPERTINA
Rinascere Rinnovabili
David Gofy De Angelis
Numero 2-2020
L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 20204
7
EDITORIALE
Rinnovabili: se non ora quando?
di Michele Dotti
9
COMUNI VIRTUOSI
Piccole cose. Grandi progetti
di Marco Boschini
11
ITALIA CHE CAMBIA
L’altra normalità
di Daniel Tarozzi
13
ENERGIA
Energia collettiva
di Sergio Ferraris
15
AUTOPRODUZIONE
Bevande salutari senza zucchero
di Lucia Cuffaro
17
BIOECONOMIA
Bioeconomia: circolarità di valore
a cura di Marco Benedetti
18
PERSONAGGI
Ecologia coraggiosa
di Michele Dotti
22
LA CORNICE
Pandemia climatica
di Sergio Ferraris
24
SCENARIO
Abbattere la burocrazia.
Far decollare le rinnovabili
di Fabio Roggiolani
26
RINNOVABILI
Tutta l’energia
di Rudi Bressa
30
PROTAGONISTI
La potenza dell’acqua
di Paolo Picco
31
PROTAGONISTI
Il fotone è il futuro
di Attilio Piattelli
32
PROTAGONISTI
La Terra ha un cuore caldo
di Giuliano Gabbani
33
PROTAGONISTI
Biogas al centro
di Christian Curlisi
34
PROTAGONISTI
Via col vento
di Simone Togni
35
PROTAGONISTI
Legna e pellet per la qualità dell’aria
di Marino Berton
5L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
36
MOBILITÀ
Trasporti pesanti: transizione possibile
di Christian Curlisi
38
EFFICIENZA ENERGETICA
Vantaggi da microgenerazione
di Agostino Re Rebaudengo
41
NORMATIVA
Rinnovabili al 110%
di Fabio Roggiolani
48
SCENARI
Transizione di comunità
di Cecilia Bergamasco
50
CAMPAGNE
Creare il cambiamento
di Stephanie Brancaforte
52
L’AMBIENTE E I NUMERI
Bivio energetico
di Sergio Ferraris
53
IL PUNTO
Energia, sono cambiate le carte in tavola
di G.B. Zorzoli
54
ANTISISMICA
Ricostruzione: legno protagonista
di Ivan Manzo
56
ESPERIENZE
Rivoluzione ed evoluzione
di Sara Cirone
58
AMBIENTE E SALUTE
Nell’aria
di Giorgia Marino
62
LA RIVOLUZIONE DELL’ORTO
Riconnessione naturale
di Andrea Battiata
64
IL MONDO CHE CAMMINA
Plastica: risorsa insospettabile
di Raffaella Bullo
66
VIAGGIARE
Il viaggio è virtuale
di Duccio Braccaloni
69
STRATEGIE
Un nuovo partner per EcoFuturo
di Fabio Roggiolani
70
EDUCAZIONE
Autocura energetica: i protagonisti
di Michele Dotti
76
RUBRICHE
Salute, Libri, Musica, Cinema
di Espedito De Leonardis, Giordano Sangiorgi, Stefano Visani
84
RUBRICHE
EcoAppuntamenti, EcoNews, EcoApp
Vogliamo ringraziare di cuore tutti gli amici che condividendo i nostri valori e obiettivi stanno contribuendo, come me-
dia partner, a diffondere –in pieno spirito collaborativo- questa rivista attraverso i loro canali di comunicazione: siti, so-
cial, newsletter. La portata delle sfide ambientali che abbiamo dinanzi è tale che richiede il massimo della collabora-
zione fra di noi, per cercare di raggiungere, informare e sensibilizzare il maggior numero di persone possibile.
Sevolestecontribuireanchevoiadiffondere“L’EcofuturoMagazine”attraversounvostrocanalediinforma-
zione,contattateciredazione@ecofuturo.eu.Saremolietidiaccogliervinellanostra“grandefamiglia”dieco-
innovatori che si impegnano ogni giorno per costruire un mondo migliore.
La “grande famiglia” di
Ultimamente si è parlato molto di ambiente come opportunità di rilancio. Se-
condo una recente analisi (https://bit.ly/2YhIHP8) del Coordinamento Free se il
tasso di autorizzazioni per la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili dovesse
rimanere quello del periodo 2017-2018 occorrerebbero 67 anni per realizzare gli
obiettivi del Piano Nazionale Energia e Clima.
Tempi inconcepibili per la crisi climatica ma anche e specialmente per il contri-
buto che le rinnovabili possono dare al Paese per uscire dalla crisi economica
provocata dal Covid-19.
Il Covid-19 ha creato una crisi senza precedenti nella storia contemporanea, con
altissimo rischio di grave recessione per il nostro Paese, così come per molti altri;
in questo caso, vista l’interdipendenza dei mercati globali, non si può affatto dire
“mal comune, mezzo gaudio”.
Una recessione che rischia di acuire le disparità e le difficoltà già esistenti, aggra-
vando ulteriormente quella odiosa “guerra fra i poveri” che sta incattivendo il
Paese e creando lacerazioni profonde nel suo tessuto sociale.
Se c’è una possibilità di rialzarsi, possibilmente senza indebitarci ulteriormente, è
quella di “rinascere rinnovabili”, tema al quale dedichiamo questo intero nume-
ro, eliminando gli sprechi (che il Comitato Scientifico di Ecofuturo, così come
l’ufficio studi della Cgia di Mestre, hanno stimato in 200 miliardi di euro l’anno,
quasi il doppio dell’evasione fiscale), cogliendo la straodinaria opportunità che la
storia ci pone dinanzi di semplificare, sburocratizzare e far ripartire l’economia,
finalmente in chiave green.
Mi verrebbe da rispolverare e prendere in prestito un vecchio slogan del movi-
mento femminista: “Se non ora quando?”.
Se non riusciremo in questa situazione drammatica a realizzare una decisa, dra-
stica, incisiva semplificazione normativa, quando potremo più sperare di farlo?
Il Governo si sta muovendo con decisione in questa direzione e ha approvato
la Legge storica sulle Comunità Energetiche, che noi come Ecofuturo avevamo
proposto raccogliendo 35mila firme su Change.org, aprendo nuovi orizzonti per
la figura del “Prosumer”.
Con il Decreto Rilancio, il Governo è andato oltre, approvando il Super Ecobo-
nus al 110%, che prevede la possibilità per una famiglia che riqualifica energeti-
camente la propria casa di detrarre dalle proprie tasse, nei cinque anni successivi,
una cifra maggiore del 10% dei costi sostenuti per realizzare i lavori.
Si tratta di due Leggi di importanza epocale che hanno la potenzialità di rilancia-
re interi settori e, secondo alcuni studi ,di compensare forse già da quest'anno gli
effetti del lock down sia in termini economici sia di occupazione.
Tuttavia resta il problema degli iter autorizzativi e della burocrazia pachidermica
che rischia di frenare l’enorme potenzialità di queste norme.
In tale cornice assume un ruolo straordinario la Delibera dal titolo "Ripartenza
edilizia dal risparmio energetico” approvata dal Comune toscano di Abbadia San
Salvatore, che impegna l’Amministrazione a operare con ogni mezzo possibile
per sbloccare, sburocratizzare e favorire gli investimenti privati in energie rinno-
vabili ed efficienza energetica.
Tante reti amiche di Comuni stanno seguendo questo esempio, facendo partire
- dal basso - un processo virtuoso di liberazione dall’oppressione burocratica che
frena tante iniziative.
Solo così potremo liberare le migliori energie, aprendo una fase nuova di speran-
za e rinascita per il nostro Paese.
Rinnovabili.
Se non ora, quando?
Questo periodico è aperto a quanti desi-
derino collaborarvi ai sensi dell’art. 21
della Costituzione della Repubblica Ita-
liana. Notizie, articoli, fotografie, compo-
sizioni artistiche e materiali redazionali
inviati al giornale, anche se non pubbli-
cati, non vengono restituiti.
www.ecofuturo.eu
Direttore editoriale e responsabile:
Michele Dotti
Caporedattore:
Sergio Ferraris
Grafica e impaginazione:
David Gofy De Angelis
Edito da
Econnection: La comunicazione
che innova
Società cooperativa
Piazza Francesco Donnetti 18
00145 Roma
info@econnection.it
P.iva 12260851006	
Registrazione al Tribunale di Ravenna:
Num. R.G. 2265/2019 - Num. Reg.
Stampa 1456 del 20/05/2019
29L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2019 37
COMUNI VIRTUOSI
A cura di Marco Boschini*
9L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020* Coordinatore Nazionale Associazione Comuni Virtuosi
Piccole cose. Grandi progetti
Nel Paese delle terre di mezzo c’è una sindaca che ha telefonato a tutti i 1.172 over 80.
È Isabella Conti, il Comune è San Lazzaro di Savena (BO)
P
otrebbe iniziare così il rac-
conto delle tante buone pra-
tiche dei nostri sindaci vir-
tuosi, che in questo tempo
sospeso di emergenza e di crisi si
stanno ingegnando per essere vicini
ai propri cittadini, partendo dai più
fragili ed esposti.
Nel Comune di Malegno in Valca-
monica, un gruppo di giovani ha cre-
ato “Malegno comunità che educa”
dove ci si collega in videoconferenza
per assistere a corsi e laboratori crea-
tivi, letture animate per bambini,
doposcuola, balli e danze di gruppo.
Al motto di “stare insieme è Male-
gno”, si fa di tutto per rimanere uniti
nella distanza.
Poi c’è Novellara, dove la nostra su-
per presidente Elena Carletti si colle-
ga più volte durante il giorno e rac-
conta alla cittadinanza cosa si sta fa-
cendo, spiegando con chiarezza e la
giusta dose di pazienza le norme in-
trodotte da Governo e Regione. A
Novellara così come a Tollo, Latroni-
co, San Salvatore Monferrato, Torre
d’Isola, Castelnuovo Magra e tanti al-
tri comuni sparsi per l’Italia ai tempi
del Coronavirus, si portano spesa e
farmaci a domicilio sostenendo le
botteghe del Paese che si stanno or-
ganizzando per offrire un servizio
essenziale soprattutto per gli anziani.
Sempre a Tollo, a Chiari , a Marano
Vicentin, ad Agerola, ci sono sportel-
li virtuali di ascolto, come anche a
Bergamo dove, grazie all’ausilio di
psicologi e operatori sociali, si offre
alla cittadinanza supporto in questi
tempi cupi.
C’è chi pensa alle attività commercia-
li, che alla crisi sanitaria e sociale se-
guirà inevitabilmente anche quella
economica: le giunte comunali di
Parma e Crema hanno quindi deciso
di affiancare alle azioni del Governo
contenute nel Decreto “Cura Italia”
la sospensione di tutte le tasse locali
(tariffe, tributi e imposte).
A Trento si pensa ai senzatetto, per-
ché restare a casa per chi una casa
non ce l’ha è molto complicato e
pensando agli ultimi si pensa, in real-
tà, un po’ a tutti.
A Scanzorosciate il sindaco Davide
Casati ha raccolto l’appello di un me-
dico in prima linea all’ospedale Papa
Giovanni XXIII di Bergamo chie-
dendo a tutti i 10 mila cittadini di
esporre il tricolore alle finestre.
A Melpignano il sindaco Ivan Sto-
meo “incontra” i sindaci per un caffè
virtuale, mentre Peppino Paolini,
sindaco di Isola del Piano, posta tut-
te le mattine una frase, una foto, una
citazione e saluta il nuovo giorno
spronando e rincuorando i propri
cittadini.
Che dire della musica, che a Biccari è
diffusa in tutto il borgo dal campanile
della chiesa, tra una poesia e l’altra per
far sentire tutti più leggeri e meno soli,
mentre a Spilamberto il musicista
Astro Zanetti dedica alla città un li-
scio che ha per titolo un verso che
suona come un auspicio, per il tempo
che sarà: “Spilamberto qui la vita si vi-
ve all’aperto”.
Sono piccole cose e grandi progetti.
Sono lo sforzo pacato e concreto di
donne e di uomini che fanno tutto
questo e molto di più, per tenere ap-
pese a un filo le proprie comunità,
che sono fragili, spesso isolate, con
pochi mezzi e tanta voglia di resiste-
re. Nessuna di queste persone è da
confondere con degli eroi. Non han-
no mantelli o maschere, non preten-
dono di averne. Chiedono mezzi
(non da oggi) per svolgere al meglio
il proprio mestiere temporaneo. So-
no loro. I nostri sindaci.
Vi vedo parlare alle vostre comunità.
Informare i cittadini sulle disposi-
zioni del Governo. Spiegare bene,
con calma e chiarezza, cosa è lecito
fare e cosa no. Vi muovete con gar-
bo, scegliendo bene le parole. Usan-
do il tono giusto: fermo, certo, ma al
contempo rassicurante.
Avete la pazienza che serve. E nono-
stante tutta la pressione di queste ore
e giorni e settimane, siete fermi lì, in
prima linea, con la faccia pulita delle
istituzioni della porta accanto.
Lasciatevelo dire. Siete belle e belli,
dentro e fuori. Siete il nostro orgo-
glio e la forza di noi cittadini. Una
parola vi dobbiamo. Grazie! ▲ NellafotolaSindacaIsabellaConti
L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 202010
Siamo leader mondiali nella produzione di pannelli solari ultraleggeri ed ultrasottili in
materiale plastico. I nostri pannelli fotovoltaici sono caratterizzati da alta efficienza e
facilità di installazione. Ecco perché molti costruttori di camper e caravan, cantieri
navali, costruttori di contenitori per i rifiuti, di apparecchiature per la sicurezza, di
tensostrutture, architetti e progettisti scelgono di integrare i moduli PV Enecom
direttamente in fase di design e progettazione delle loro realizzazioni. Ed ecco perché
ENECOM INSIDE è diventato un marchio dstintivo di qualità e innovazione, Made in Italy
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L'altra normalità
Serve una normalità fatta di persone che si assumono la responsabilità della propria vita
e si attivano per cambiare in meglio
«Dobbiamo tornare alla normalità».
«Nulla sarà più come prima». «Non
torneremo più alla normalità». «Non
vedo l’ora di tornare alla normalità!
Frasi così ci hanno accompagnato in
modo ossessivo negli ultimi due mesi.
Via via che il virus si diffondeva e ci
rintanavamo nelle nostre case,
televisioni, social, chat, i discorsi in
famiglia erano costantemente
monopolizzati dal bollettino dei
deceduti e dal temuto o auspicato
ritorno alla normalità.
In realtà, mentre il mondo “umano”
si fermava, la Terra tornava a
respirare, le acque dei fiumi, dei mari
e dei laghi si liberavano, i cieli si
rischiaravano dalle nubi di smog, gli
animali riconquistavano strade
e campagne, monumenti e periferie.
In Italia il 4 maggio è iniziata la
cosiddettafasedueeimmediatamente
sono ricominciati anche
inquinamento e decadenza.
E allora viene da chiedersi: «vogliamo
davvero tornare alla normalità?».
Come sempre ci si divide in due
fazioni: i malinconici, che aspettano
con ansia aperitivi, discoteche,
ristoranti ma anche semplici
passeggiate al mare, cene con amici o
altri eventi di socialità e i cinici che
affermano che nulla tornerà come
prima, la nostra vita cambierà per
sempre (in peggio) e il distanziamento
sociale sarà la prima regola da
rispettare per mesi e anni. In pochi,
però, sembrano domandarsi cosa sia
davvero la normalità. Anche chi invita
«a non tornare alla normalità perché
la normalità era il problema» –
riferendosi a distruzione degli
ecosistemi e scempi vari commessi da
noi umani – non sembra mettere in
discussione il concetto in sé.
Noi di ItaliacheCambia.org – dopo
otto anni trascorsi sulla strada
incontrando centinaia di storie di
cambiamento concreto già in atto –
riteniamo che il dibattito sia mal
posto. Pensiamo che quella che molti
sognano e altri temono,
semplicemente sia solo una delle
tante possibili normalità.
Non vogliamo tornare a quella
normalità, vogliamo continuare a
proporne un’altra, una normalità che
già esiste, fatta di persone che si
assumono la responsabilità della
propria vita e si attivano per cambiare
in meglio lecoseun po’ in tutti i settori.
Sembra una mera provocazione
intellettuale ma non è così.
Uno dei modi in cui l'attuale sistema
si auto-alimenta la sua distruzione è
proprio l'accettazione quasi
dogmatica di una serie di concetti
che sono invece assolutamente
relativi. Vediamone alcuni.
•	 Per far ripartire l'economia deve
ripartire la crescita dei consumi e
l'aumento del Pil;
•	 Ambienteelavorosonoduenecessità
in contrasto tra loro. Purtroppo
spesso bisogna sacrificare il primo (e
la relativa salute degli umani di un
certoterritorio)innomedelsecondo;
•	 Non ci sono i soldi per realizzare i
propri progetti o i propri sogni;
•	 Siamo esseri competitivi e non
sappiamo collaborare. In particolare
noi italiani! Comunque in economia,
la competizione vince sempre
sulla cooperazione;
•	 Bisogna scegliere se mettere al
centro l'esigenza del singolo o quella
delle comunità;
•	 Se vogliamo un mondo più ecologico
e meno inquinato dobbiamo tornare
alle caverne!
•	 La tecnologia è il male.
E così via. Potrei continuare ancora.
Assunti dati quasi per certi,
incontestabili, sono in realtà
assolutamente falsi. Purtroppo lo
spazio a disposizione non mi
permette di confutare questi punti,
uno dopo l'altro. Posso garantirvi che
dopo otto anni d’incessanti viaggi su
e giù per l'Italia ho le prove. E sono
tutte liberamente consultabili su
Italiachecambia.org.
Che facciamo, proviamo a cambiare o
ci estinguiamo? ▲
ITALIA CHE CAMBIA
A cura di Daniel Tarozzi*
* Fondatore di Italia che Cambia, giornalista e scrittore
L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 202012
SUI SOCIAL DEL CONSORZIO ITALIANO BIOGAS
PARLIAMO DI AGRICOLTURA, DI BIOENERGIA, DI MOBILITÀ
GREEN, DI BIOFERTILIZZANTI, DI AZIENDE AGRICOLE
VIRTUOSE, DI PRODOTTI AGRICOLI SOSTENIBILI.
E DI BIOGASFATTOBENE®
VIENI A DIRE LA TUA.
A seguire i social del CIB, #cibeneficianotutti
consorziobiogas.it
F
ar coincidere gli scenari
collettivi con i destini
individuali. È questa la sfida
che si schiude in moltissimi
fronti con l'apertura della Fase 2
della crisi dovuta al Covid-19 e che
coinvolge anche il mondo dell'energia,
rinnovabili comprese. Fino a gennaio
2019 la logica alla quale era sottoposta
la transizione energetica alle energie
rinnovabili, specialmente in Europa
dove sono in fase d'avvio sia il nuovo
pacchetto di direttive sia gli obiettivi
climatici aggiornati, era quella della
valorizzazione delle figure individuali
(i prosumer), inseriti in un contesto
collettivo, quello delle comunità
energetiche. Contesto in generale
marginale,comelosonorealtàdiquesto
tipo in Europa visto che oggi, anche
nei Paesi dove sono consentite - tutti
eccetto Italia e Spagna - riguardano
circa un milione di cittadini. Il
tutto, nelle direttive, supportato
dagli aggregatori che dovrebbero
permettere ai piccoli soggetti di essere
presenti sul mercato dell'energia.
Individui, rinnovabili e mercato
sono i punti cardine delle nuove
direttive che, anche con questo
limite, rappresentano una piccola
grande rivoluzione per un ambiente
pachidermico come quello energetico.
Il Covid-19 ha fatto fare un salto su
tutte le logiche preesistenti. Mercato
e individui hanno mostrato tutti i
loro limiti. Il mercato è letteralmente
evaporato e anche il più furioso fan
del libero mercato come il Presidente
degli Stati Uniti, Donald Trump, si
è dovuto piegare all'intervento dello
Stato sotto forma d'incentivi, come
nel caso dei 50 miliardi di dollari
dati a sostegno dell'aviazione civile
a stelle e strisce, mentre le borse
europee e statunitensi vanno a gonfie
vele grazie alla stampa senza sosta di
banconote che stanno facendo sia la
Federal Reserve sia la Bce ispirandosi
alla serie Tv "La casa di carta". E dallo
stallo dell'individualismo e del mercato
il mondo delle rinnovabili ha tutto da
guadagnare. Il mondo dell'energia può
aumentare il "tasso di condivisione"
in maniera esponenziale rispetto
a ciò che è previsto dalle direttive,
molto più di altri settori. In primo
luogo le reti, elettricità e gas, sono già
esistenti, capillari e il loro alto tasso
d'informatizzazione - specialmente in
Italia - le rende adatte alla condivisione
energetica. Ciò che manca adesso è una
seriedipraticheacostozeroperloStato.
La prima è una vera sburocratizzazione
che elimini lacci e laccioli per i cittadini
e che soprattutto non li identifichi in
nemici in odore d'evasione fiscale. La
seconda è la creazione di un sistema
di blockchain pubblico che garantisca
le transazioni energetiche aumentando
la fiducia nelle stesse, mentre la
terza è la liberalizzazione della
creazione di monete complementari
a uso delle energie rinnovabili il
cui utilizzo sia possibile solo per la
sostenibilità, affinchè il valore creato
dalle rinnovabili, meglio se condivise,
rimanga nell'ambito, non solo etico,
ma anche monetario, dell'economia
circolare. E ci sarebbe anche la sfera
degli incentivi che viste le massicce
iniezioni di liquidità possono essere
considerati per lo Stato anch'essi a
costo zero. In Italia, con l'ecobonus del
110%, si sta facendo - forse - qualcosa
di buono e per ora unico al mondo.
Perché non pensare di estendere
questo incentivo a qualsiasi cosa
limiti le emissioni climalteranti, con
un'attenzione aggiuntiva sulle azioni di
adattamento ai cambiamenti climatici?
Sir Nicholas Stern, nell'aggiornamento
del suo volume del 2006 "Un piano
per salvare il Pianeta", ha calcolato che
ogni punto di Pil investito sul clima
oggi ne salvaguarda cinque in futuro.
La crisi Covid-19 oggi comporterà una
diminuzione del Pil del 3%. Usare le
strategie della crisi virale per affrontare
quella climatica potrebbe essere
un'ottima cosa.
* giornalista scientifico, caporedattore L’Ecofuturo Magazine
Energia collettiva
L'input comune sull'energia delle direttive europee deve essere rafforzato usando come
modello la risposta al Covid-19
ENERGIA
A cura di Sergio Ferraris*
FotodiSolarimodaPixabay
13L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
15L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
AUTOPRODUZIONE
A cura di Lucia Cuffaro*
Bevande salutari
senza zucchero
Dissetanti, gustose, nutrienti. Ecco le alternative “fai da te” alle classiche bibite
Z
uccheri raffinati, aromatiz-
zanti, edulcoranti, conser-
vanti, e tante sostanze artifi-
ciali: ecco la ricetta (im)per-
fetta delle bevande commerciali, no-
nostante sia oramai chiara una correla-
zione tra grande consumo di bibite e
aumento di obesità, diabete e malattie
metaboliche.
In questo elenco il primo ingrediente è
sicuramente il più dibattuto. Lo zuc-
chero crea infatti una dipendenza nove
volte maggiore della cocaina, con pre-
senza di vere e proprie crisi d’astinen-
za. Nello specifico sia gli zuccheri che
la droga sono infatti in grado di altera-
re l’umore e di dare una finta euforia,
con tanto di desiderio compulsivo e as-
suefazione. Questo è ciò che è emerso
dallo studio di James Di Nicolantonio
dellaSt.Luke’sMidAmericaHeartIn-
stitute,pubblicatodal«BritishJournal
of Sports Medicine». Anche per que-
sto motivo l’American Hearth Asso-
ciation,raccomandadievitarecomple-
tamente l'uso di zuccheri raffinati ai
bambini sotto i 2 anni e di non supera-
re il limite di 25 grammi al giorno tra i
2 e i 18 anni. Solo poco più possono
permettersi gli adulti.
Quanti zuccheri ci sono ad esempio in
un brik di succo di frutta, il classico
con cannuccia in plastica che è spesso
negli zainetti degli scolari? Addirittu-
ra 4 cucchiaini. E in una bevanda in
lattina da 330 ml? Ben 40 g.
Fortunatamente il Governo ha preso
una posizione, dopo le pressioni delle
associazioni dei consumatori e le di-
chiarazioni dell’ex Ministro dell'Istru-
zione Lorenzo Fioramonti che ha au-
spicato una tassazione "di scopo" su bi-
bite zuccherate. Nell’ultima Legge di
Bilancio è stata approvata una “Sugar
tax” per le bevande zuccherate, in linea
con i provvedimenti di molti Paese eu-
ropei come Francia e Inghilterra. Sarà
pari a 10 centesimo per litro sulle bibi-
te analcoliche zuccherate e attiva dal 1°
ottobre 2020.
E nel frattempo cosa dovrebbero bere
adulti e bambini?
Ecco alcune ricette semplici e diver-
tenti, per autoprodurre da bere natura-
le e soprattutto salutare.
Smoothie: succo naturale
Ingredienti e materiali
2 barbabietole rosse bio
2 carote bio
1 limone spremuto bio
centrifuga
Lo Smoothie è un succo naturale che
permette il rapido assorbimento delle
proprietànutrizionalidifruttaeverdura,
cui aggiungere a piacere spezie e radici.
In un estrattore (o in mancanza di esso
in un frullatore), si inseriscono tutti gli
ortaggi biologici, precedentemente la-
vati e tagliati a pezzi: 2 barbabietole
rosse, 2 carote pelate e il succo di un li-
mone, digestivo e ricco di vitamina C.
Questo succo tonico, in grado di rin-
forzare e depurare l’organismo, si de-
gusta al momento, per evitare che le
preziose vitamine contenute nei frutti
e nelle verdure possano ossidarsi con
l’aria.
Acqua aromatizzata
Ingredienti e materiali
1 l di acqua
6 fettine di limone bio
6 fettine di cetriolo bio
8 foglie di menta
caraffa
barattoli di vetro
All’interno di una caraffa con 1 litro di
acqua,siimmergono6fettedicetriolo,
ricco di potassio e alleato nella lotta al-
la ritenzione idrica, 6 fette di limone,
dissetante e ricco di vitamina C e 8 fo-
glioline di menta fresca, per l’aroma
gradevole e fresco. Prima di bere si la-
scia in infusione per almeno 4/5 ore e
si conserva fino a 36 ore in frigorifero.
Per dare un tocco più chic volendo
possono essere aggiunti dei fiori com-
mestibili come tarassaco, sambuco, ro-
sa, margherita, viola, camomilla o ca-
lendula.
Come vuole la moda del momento si
serve infine in barattoli di vetro, per un
pranzo o un aperitivo natural & cool!
* scrittrice e conduttrice tv, Presidente Movimento per la Decrescita Felice
www.isolare.it
APPROFITTA
DELL’ECO BONUS
110%
Risparmia fino al 50%
sulla spesa per il riscaldamento/raffreddamento
STARE BENE COSTA POCO, CON ISOLARE®
A partire dal primo giorno, per sempre.
La coibentazione della vostra casa con la fibra di cellulosa ti
permette di risparmiare fino al 50% sulle spese di riscaldamento.
Isolare con la fibra di cellulosa è semplice e veloce: basta un
giorno per un risultato definitivo, senza sporcare o metterti la
casa sottosopra.
Per qualsiasi informazione non
esitate a chiamarci direttamente
+3° D’INVERNO
-3° D’ESTATE
Non ci credi? Prova a calcolare quanto puoi riparmiare con il
programma gratuito che trovi su www.isolare.it.
Isolamento del sottotetto e pareti
con fibra di cellulosa
IL CAPPOTTO
INVISIBILE!
C
osi com’è inutile piantare
i pomodori a dicembre, se
non ci riappropriamo della
capacità di ascoltare il ciclo
vitale del Pianeta, perderemo. Quando
qualcuno ricorda che siamo ospiti in
questo Universo lo crediamo sognato-
re, mentre gli scienziati che lo ripeto-
no da anni sono dei menagrami con
obiettivo sul Nobel. Poi arriva il virus
e diamo la colpa al popolo cinese di
mangiare animali da compagnia e sel-
vatici senza prima verificarne lo stato
fisico. Dicono che è una tradizione
millenaria condita di superstizione,
ma mille anni fa non c’era l’avvelena-
mento dell’aria e delle acque di oggi.
E oltretutto c’erano tre miliardi di vac-
che e maiali da carne in meno e sette
miliardi in meno di umani sovrappeso
da sfamare.
La moderna bioeconomia rimette
al centro della ricerca tecnologica e
scientifica il ciclo vitale di un prodot-
to, che ora si chiama “circolare” ma
lo è sempre stato, come lo è il Pianeta
Terra che qualcuno vuole piatto ma
qualcun altro -più pericoloso- imma-
gina infinito; i guru della finanza misu-
rano il valore economico dello stesso
in bite e idee per accumulare ricchezza
che non esiste, né come massa mone-
taria né come beni economici su cui si
fonda; valore aggiunto - dicono - che
però illude i politici nei loro processi
decisionali.
«La bioeconomia non è sicuramente
una scienza semplice - scrive in una
nota il prof. Luigi Campanella ex pre-
sidente della Società Chimica Italiana
e professore a La Sapienza di Roma
- si appoggia alle scienze economi-
che, alle scienze sociali, al diritto, ma
ovviamente anche e soprattutto alla
biologia, alla fisica e soprattutto alla
chimica». La Chimica Verde per esem-
pio, aspetto centrale della bioecono-
mia applicata alla agroindustria - dal
campo al valorizzazione dei rifiuti ali-
mentari - favorisce l'obiettivo di una
bioeconomia circolare con la valoriz-
zazione di biomasse per avere nuove
plastiche, solventi, additivi sostenibili.
«Nella ri-progettazione dei prodotti -
sostiene il prof. Campanella - vanno
esaminate non soltanto le funzionalità
e le caratteristiche necessarie per l’uso,
ma anche le proprietà che potrebbero
rendere più difficile e antieconomico
il riciclo di manufatti». E prosegue: «Il
primo, problema centrale di chi vuole
lavorare su materia organica rinno-
vabile, è sicuramente quello di saper
analizzare cosa si può valorizzare per
l'ottenimento di nuovi materiali pri-
ma di trasformare il residuo a scopi
energetici. Una corretta economia e
politica dovrebbero considerare la
comprensione delle problematiche
esistenti, il dialogo e la capacità di ren-
dere partecipi e attive le cittadinanze
coinvolte». Slogan della bioeconomia
è “Dalla Terra alla Terra” e il valore di
un prodotto si dovrebbe esprime con
l’analisi Lca (Life Cycle Assessment).
Di questo si parlerà in questa rubrica
che inauguriamo da questo numero di
L’EcoFuturo magazine. ▲
* Vicepresidente Ass. Chimica Verde Bionet, R&D manager Green Evolution
Bioeconomia:
circolarità di valore
Oggi abbiamo bisogno di tornare a conoscere e capire i cicli della Natura
BIOECONOMIA
a cura di Marco Benedetti *
17L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
Ecologia coraggiosa
Elly Schlein sta cambiando il panorama dell'ecologia politica italiana.
Lo ha raccontato a EcoFuturo
PERSONAGGI / di Michele Dotti
ni: decarbonizzazione entro il 2050 e
100% di rinnovabili entro il 2035.
L'ispirazione durante la campagna era
la Nuova Zelanda, che ha Pil e popo-
lazione praticamente identici a quelli
dell'Emilia Romagna dove hanno già
avviato un piano ambizioso di misu-
re e di target vincolanti. Si tratterà di
accelerare le politiche di conversione
ecologica verso la piena sostenibilità
sia dal profilo ambientale sia econo-
mico e sociale e di individuare delle
soluzioni nuove. Il Patto per il Clima
non l'abbiamo dimenticato. Natural-
mente appena insediati siamo stati
travolti dalla gestione di un'emergen-
za drammatica, ma ora che ci sarà da
immaginare il futuro, proseguiremo
nell'impegno del Patto per il Clima
che marcia insieme al Patto per il La-
voro già siglato nel 2015».
Come intendete affrontare il pro-
blema delle autorizzazioni per le
energie rinnovabili?
«Sarà necessaria un’interlocuzione
costante con il governo; mi ha fat-
to piacere, essendo tra le poche che
qualche anno fa parlava di Green
New Deal, vedere che è entrato nel
programma. È necessario un for-
te coordinamento di tutti i livelli di
governo: quello europeo, quello na-
zionale e quello regionale e locale per
facilitare il passaggio indispensabile
alle energie rinnovabili. Si rende an-
cora più essenziale se pensiamo al
ruolo che le fonti fossili hanno avuto
nel determinare questa emergenza
climatica, quindi dobbiamo accelera-
re in questa direzione».
Il mondo dell'agricoltura potrebbe
dare un grande contributo attra-
verso lo sviluppo delle agro-ener-
gie, fotovoltaico e biogas. Come si
può evitare la sindrome di Nimby?
«Il Patto per il Clima vuole riunire
tutte le parti sociali per capire cosa
fare per raggiungere gli ambiziosi
obiettivi fissati dall'Agenda 2030 per
lo Sviluppo Sostenibile e dall’Accor-
do di Parigi in modo che i target si
traducano in azioni conrete. Natu-
ralmente anche con le istituzioni
e gli enti locali. In prospettiva, per
ciascuno è più facile capire qual è il
sacrificio da sostenere e quale sarà la
ricaduta positiva, di investimenti, di
futuro occupazionale nel complesso.
Dopo una crisi come questa, nella
sua trasversalità, dobbiamo riscopri-
re il valore della cooperazione e della
solidarietà».
L'efficienza energetica sarà indi-
spensabile sia per il clima sia per
il portafogli dei cittadini. Molti non
avranno fondi da investire. Come
intendete affrontare il problema
nella Regione?
«Nell’ambito del Patto per il Clima,
avevamo cominciato a ragionare
sull'efficienza energetica degli edifici
pubblici e privati. Per una parte ri-
guarderà tutto il tema dell'edilizia po-
polare. Se guardiamo i dati economi-
ci e le proiezioni rispetto è chiaro che
ci sarà il rischio di sentirsi dire che
dovremo aspettare, invece è proprio
su questo che dovremo puntare, aiu-
tati dal fatto che qualche passo si sta
facendo a livello europeo. Quando si
C
ome ti sei avvicinata alla
politica e all'ecologia?
«Mio nonno faceva poli-
tica, mia mamma la segue
con passione, io ho iniziato a livello
universitario con l’attivismo, col vo-
lontariato nelle campagne di Obama
e ne ho fatto tesoro in Italia e da lì
l'impegno politico mi ha portato in
prima linea. Sui temi ecologici ho
avuto la fortuna di collaborare con
persone di straordinaria competenza
e sensibilità come Annalisa Corrado,
Gianni Silvestrini e altri, come Fabio
Roggiolani».
Perché per le regionali hai pensato
di creare una nuova lista anziché
presentarti come ecologista con
una forza politica già esistente?
«Coraggiosa nasce come forza che cer-
ca nella società le competenze mi-
gliori sulle battaglie per la giustizia
sociale e ambientale; siamo convinti
che le due dimensioni siano inscindi-
bili tra di loro e che anche nell'azio-
ne politica si debbano tradurre nella
capacità di tenere insieme sensibilità
diverse per rappresentare un nuovo
modello di società».
Le attività legate all'ecologia, alle
rinnovabili, all’economia circolare
possono aiutarci a ripartire dopo
la crisi del Coronavirus?
Qual è il ruolo della Regione in
questo quadro
«Ogni riflessione sulla fase di rico-
struzione necessaria non potrà pre-
scindere dal tema ambientale. Coglia-
mo l'occasione di questa ripartenza
per tenere insieme le questioni della
lotta alle diseguaglianze, del lavoro
dignitoso e della transizione ecolo-
gica necessaria. Dovremmo superare
quella falsa contrapposizione tra il
diritto al lavoro, il diritto alla salu-
te, il diritto di vivere in un ambiente
sano. Non torniamo alla normalità,
puntiamo sulla qualità della vita e del
Pianeta. Sul ruolo della Regione, du-
rante la campagna elettorale un pun-
to cardine delle nostre battaglie era
la proposta di un patto per il clima
con obiettivi ambiziosi, che abbiamo
condiviso con il presidente Bonacci-
19L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
mettono in campo risorse importan-
ti, un Green New Deal, un riorien-
tamento del bilancio dell'Unione Eu-
ropea e dei programmi strutturali di
fondi, da lì deve nascere e accompa-
gnare quell’impegno con un adegua-
to sforzo anche nazionale, regionale.
Non bisogna arretrare di un millime-
tro rispetto all'idea che l'efficienza
energetica sia dirimente perché c'è
una responsabilità nelle emissioni di
quel settore».
Campagne d’informazione e fon-
di di rotazione potrebbero essere
strumenti utili a tale scopo?
«Campagne d'informazione debita sa-
ranno necessarie, faccio un esempio
concreto: il nostro Paese ha sfruttato
troppo poco le Esco che, col con-
tributo di fondi europei avrebbero
potuto rimettere a nuovo dal punto
di vista energetico, gli edifici a costo
zero per il cittadino e la pubblica am-
ministrazione, perché con un piano
graduale si rientra dell'investimento
e si ha un risparmio in bolletta oltre
a un risparmio di emissioni dannose.
Tra gli impegni del programma c’è
quello di rafforzare l'educazione alla
sostenibilità, partendo dalle scuole;
c'è una nuova sensibilità, grazie alle
straordinarie mobilitazioni dell'ul-
timo anno e mezzo. Al contempo
occorre una responsabilizzazione di
tutte queste forze sociali e del singo-
li cittadini che devono riorientare le
loro abitudini verso un modello più
sostenibile».
Come affronta la Regione la que-
stione della mobilità sostenibile?
«È chiaro che quello che è accaduto
in queste settimane implicherà, pro-
prio per la graduale riapertura, un
ripensamento, una riorganizzazione
importante del tema della mobili-
tà sostenibile. Non ci deve essere
un'invasione di mezzi privati, quindi
questa situazione impone un ripen-
samento. Quando abbiamo parlato
di Patto per il Clima, uno dei punti
cardine era di rafforzare la rete del
trasporto pubblico locale, investen-
do su un migliore collegamento tra i
territori e in più c'era l'idea - che spe-
ro potremo riprendere - di renderlo
L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 202020
gratuito per una fascia di giovani;
sarebbe un risparmio per le famiglie
ma che agisce dove c'è una sensibi-
lità emersa con queste mobilitazioni.
Questa settimana abbiamo annuncia-
to un milione di euro di incentivo sul
tema del “bike to work”, per non far
passare l'idea che l'unico modo sicuro
per andare a lavorare è con la propria
auto. Dobbiamo ripensare a modali-
tà di trasporto pubblico adeguate a
questa fase di convivenza con il virus.
Abbiamo investito sulla mobilità in-
tegrata: oggi 60 mila pendolari con
l'abbonamento del treno non pagano
il bus nelle città da cui partono e in
cui arrivano; una misura – introdotta
dalla scorsa Giunta- che intendiamo
rafforzare ulteriormente. Infine oc-
corre aumentare la diffusione delle
colonnine per le vetture elettriche ».
L'Emilia Romagna ha un’agricoltura
di grande qualità, che ruolo può gio-
care il biologico in questo quadro?
«Sono stati già avviati 200 progetti
d’innovazione per individuare pra-
tiche agricole sostenibili; la sfida è
quella di una massiccia diffusione di
queste pratiche. Lo insegnano gli ami-
ci di Ecofuturo, con gli straordinari
metodi innovativi, le ecotecnologie
per l'agricoltura di precisione, in gra-
do di immagazzinare parte della CO2
in eccesso nell’aria, reimmettendola
nel suolo e tutelare la biodiversità.
Punteremmo a superare il 25% della
superficie agricola regionale coltivata
con metodo biologico perché il set-
tore agricolo ha una responsabilità
importante nella produzione di emis-
sioni».
Il titolo V della Costituzione, intro-
dotto nei primi anni Duemila, ha
creato una paralisi su molte mate-
rie, dovuta al conflitto di competen-
za tra Stato e Regioni. Abbiamo 19
Leggi regionali diverse sull'efficien-
za energetica degli edifici. Come si
può superare questa impasse?
«Credo che lo sforzo a livello regiona-
le debba trovare una medesima sede
di discussione a livello nazionale, co-
ordinare -come dicevo prima- i pro-
pri sforzi, i propri obiettivi e le strate-
gie. È chiaro che il Patto per il Clima
servirebbe anche a livello nazionale».
L'Emilia Romagna è stata la pri-
ma a introdurre una Legge sull'e-
conomia circolare. Che risultati ha
portato e quali vi aspettate per il
futuro?
«Abbiamo fatto passi avanti impor-
tanti sul tema della raccolta differen-
ziata; l'obiettivo è di arrivare all’ 80%
al 2025 estendendo anche ai Comuni
la tariffazione puntuale, è ovvio che
bisogna rafforzare le tecnologie per
trattare al meglio il materiale differen-
ziato e porsi l’obiettivo di ridurre la
produzione per poi progressivamente
azzerare i rifiuti a smaltimento ed evi-
tare che siano trattati. Il tema è Rifiuti
Zero da conferire in discarica oppure
nei termovalorizzatori, per puntare a
una loro progressiva chiusura, come
sta succedendo a Ravenna. Il qua-
dro l'abbiamo dato con il Pacchetto
sull’Economia Circolare, approva-
to quando ero ancora Parlamentare
europea, che fornisce la cornice per
investire anche nella direzione del ri-
ciclo e del riuso».
Cosa porti dall'esperienza in Parla-
mento Europeo?
«Anzitutto la soddisfazione di vede-
re che anche a quel livello si parla di
impegni concreti e ambiziosi, soprat-
tutto in un quadro in cui il multilate-
ralismo soffre. Importanti player in-
ternazionali si stanno tirando indietro
dagli impegni presi -penso all'Accor-
do di Parigi o all’Agenda 2030- que-
sto consegna all'Unione Europea il
ruolo di guida nell'attuazione di una
strategia complessiva per affrontare
l'emergenza climatica. Ricordo che
siamo riusciti a far inserire anche nel
contesto del semestre europeo gli
obiettivi dell’Agenda 2030».
Hai partecipato a numerose edi-
zioni di Ecofuturo ed eri con noi
quando siamo stati al Parlamento
Europeo. Hai sempre portato il tuo
prezioso contributo e hai ascol-
tato i tanti ospiti, che hanno mo-
strato l’enorme potenzialità della
rivoluzione delle ecotecnologie. Si
potranno sperimentare in Emilia
Romagna, trasformandola così in
una specie di Montgomery, in un
modello che possa essere seguito
da tutto il Paese?
«Proprio per l’interconnessione di
queste sfide, la speranza è che -se sa-
remo in grado di mettere in campo
l'ambizioso Patto per il Clima che ab-
biamo immaginato- saremo ben con-
tenti di condividere sperimentazioni,
pratiche innovative, risultati con gli
altri territori. Se non partiamo dall’E-
milia Romagna da dove possiamo
partire? Un territorio che ha un tes-
suto sociale straordinariamente vivo e
una tradizione importante di dialogo
tra le parti sociali. Speriamo di mette-
re in campo delle politiche che pos-
sano essere utili anche ad altri, esse-
re condivise, e confrontate con altre
buone pratiche. Ho imparato molto
dalle edizioni di Ecofuturo; per me
è un’interlocuzione che importante.
Parlo di una Regione ferita dal Coro-
navirus, la seconda più colpita in Ita-
lia. Questa emergenza ci impedito di
metterci al lavoro sul Patto per il Cli-
ma ma non abbiamo perso quell'am-
bizione. Dovremo essere bravi per
evitare che cada in secondo piano il
tema della transizione ecologica». ▲
21L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
LA CORNICE / di Sergio Ferraris
Q
uattro miliardi di esseri
umani in lock down. Di-
minuzione del Pil globale
del 3%, nel 2008 fu del
0,1% - 9,1% per l'Italia - con flessione
dei consumi d'energia per il 2020 del
6% - in sostanza come se si fosse spenta
l'India. Emissioni di CO2 che scende-
ranno dell'8%, ossia poco più di quella
diminuzione annuale del 7,6% neces-
saria tra il 2020 e il 2030, secondo le
Nazioni Unite, per mantenere l'au-
mento di temperatura entro gli 1,5 °C
al 2100. Questi i dati economici, ener-
getici e climatici della crisi Covid-19.
Ebbene tutto ciò ha portato a una
diminuzione, secondo l'osservatorio
Mauna Loa nelle Hawaii, che dal 1958
tiene sotto controllo la concentrazio-
ne della CO2 in atmosfera, di 0,2 parti
per milione di CO2 (ppm), contro un
incremento annuale stimato di 2,48
ppm per il 2020. Ad aprile 2018, il
valore di CO2 nell'atmosfera terrestre,
era 410,30 ppm, ad aprile 2019 413,52
ppm e ad aprile 2020 416,18 ppm. Il
10 maggio 2020 siamo arrivati a 417,1
ppm. Tradotto: neanche il Covid-19
ha rallentato la corsa della CO2, no-
nostante abbia colpito e messo a tap-
peto economie che sono la locomotiva
del Pianeta, come Cina, Europa e Stati
Uniti. Insomma una "decrescita infe-
lice" che ha visto nel Mondo - dato del
31 maggio 2020 - 6,23 milioni di casi
Covid-19, con 373 mila morti e che
ha "fermato" l'aumento della concen-
trazione annua della CO2 della "stra-
biliante" quantità di 0,2 ppm, di circa
l'8% dell'aumento di un solo anno. E
stiamo parlando di una crisi che sul
fronte dell'economica è seconda solo a
quella del 1929.
Rimbalzo climatico
«Questo declino delle emissioni glo-
bali di CO2 è conseguenza di mor-
ti premature e traumi economici in
tutto il mondo e non è assolutamente
qualcosa per cui rallegrarsi. - ha detto
il direttore esecutivo dell’Agenzia In-
ternazionale dell'Energia, Fatih Birol.
E se le conseguenze della crisi finan-
ziaria del 2008 dovessero ripetersi,
probabilmente vedremo presto un
netto rimbalzo delle emissioni man
mano che le condizioni economiche
miglioreranno». Cosa ci insegna ciò?
Una serie di cose. La prima è che con
il Covid-19 si chiude l'epoca dell'equi-
voco ambientalista che teneva ban-
co dal 1987 del cosiddetto "sviluppo
sostenibile", promosso dal rapporto
Brutland dello stesso anno. Il rappor-
to, in sintesi tentava la via "ortopedi-
ca" alle questioni ambientali e clima-
tiche affermando che è possibile un
aggiustamento di rotta dell'economia
liberista che nel frattempo ha costan-
temente incrementato le emissioni di
CO2, ignorando le fonti rinnovabili
per oltre trent’anni e usando l'efficien-
za energetica soltanto quando è "con-
veniente" per i risparmi sulle bollette
elettriche dei servizi e della produzio-
ne industriale. Il "dogma" dello svilup-
po sostenibile è costellato da incidenti
di percorso non banali. Dopo lo slan-
cio del Summit di Rio del 1992 e il
varo del Protocollo di Kyoto nel 1997,
il meccanismo per limitare le emissio-
ni che alterano il clima si è impantana-
to, fino ad arrivare al default della Cop
15 di Copenhagen nel 2009 e appro-
dare al pannicello caldo dell'Accordo
di Parigi a dicembre 2015, del quale
a cinque anni di distanza, nel 2020,
non si vede la minima traccia dei pur
blandi - e volontari - effetti, magari
anche solo allo stato embrionale. Sono
passati oltre trent'anni da quando il 23
giugno 1988, il climatologo della Nasa
James Hansen riferì al Senato degli
Stati Uniti circa l'evidenza netta dei
cambiamenti climatici. Un ritardo che
è costato 850 miliardi di tonnellate di
Pandemia
climatica
Il Covid-19 non ha ridotto la concentrazione di CO2, ma potrebbe insegnarci come
agire meglio sui cambiamenti climatici
23L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
CO2 emesse in atmosfera. Correvano,
all'epoca i 366, 27 ppm di anidride
carbonica.
Oro nero negativo
Ora dopo i dati di Covid-19 appare
chiaro che neanche una cura radicale
da cavallo è in grado di salvare la ca-
pra dell'economia e il cavolo del clima.
Il secondo dogma climatico che Co-
vid-19 spazza via è quello del merca-
to. In questi tre mesi di lock down, il
"mercato" è letteralmente sparito, fat-
to a pezzi dalla prima crisi economica
della storia del capitalismo che ha visto
precipitare sia il lato della domanda (i
consumi) e l'offerta (la produzione) a
livello mondiale. Uno scenario mai
successo, nemmeno con i due conflitti
mondali o la caduta del Muro di Ber-
lino. Il "mercato" è rimasto silente o al
massimo ha richiesto sottovoce l'inter-
vento degli Stati per sopravvivere, visto
che la "mano invisibile del mercato" di
Adam Smith il 20 aprile del 2020, ha
fatto precipitare in negativo il prezzo
del petrolio a meno 40 dollari per ba-
rile, per la prima volta nella storia, da
quando il 27 agosto 1859, a Titusville,
l’inventore statunitense Edwin Drake
riuscì a mettere in funzione il primo
pozzo petrolifero. Del resto, nessun
soggetto privato, cresciuto nel dogma
dello sviluppo esponenziale, magari
condito dagli aggettivi "sostenibile" e
"circolare", potrebbe reggere uno shock
che ha letteralmente spazzato via, dal-
la scena mondiale, "valore" per 2.600
miliardi di dollari. Il tutto con un raf-
forzamento della logica dell'intervento
dello Stato di keynesiana memoria.
Stati centrali
Questi i presupposti che, definitiva-
mente, hanno fatto chiarezza sul fat-
to che il sistema economico mondiale
non è riformabile e alla luce della pan-
demia da Covid-19 è sostanzialmente
nudo, con il primato d'intervento e
decisionale, che per la prima volta da
oltre 35 anni torna al settore pubblico.
Sono stati i governi ad affrontare la re-
sponsabilità di limitazioni, chiusure,
controlli e ancora, è stata la sanità pub-
blica a tentare di arginare lo tsunami
Covid-19, mentre quella privata è ri-
masta silente se non addirittura, come
nel caso della Spagna, è stata espropria-
ta di beni e risorse in funzione della
pubblica utilità. Una centralità dello
Stato che sarà utile nel prossimo futu-
ro, quando passeremo dalla pandemia
sanitaria a quella climatica. Una pan-
demia certa, la cui certezza, visti i dati,
è assoluta. E ancora Fatih Birol dall'A-
genzia Internazionale dell'Energia a
Vienna: «I governi possono imparare
da quest’esperienza mettendo le tecno-
logie energetiche pulite – energie rin-
novabili, efficienza, batterie, idrogeno
e cattura della CO2 – al centro dei loro
piani di ripresa economica. Investire in
queste aree può creare posti di lavoro,
rendere le economie più competitive
e guidare il mondo verso un futuro
energetico più resiliente e più pulito».
Con l'82% dell'energia mondiale pro-
dotta oggi da fonti fossili le rinnovabili
sembrerebbero avere praterie immense
di fronte a loro ma, attenzione. Com’è
successo ai bisonti americani, che di
praterie ne avevano parecchie, anche
le rinnovabili potrebbero trovarsi in
un forte stallo per la necessità di un ra-
pido recupero economico fatto solo di
numeri. Pil, Pil, Pil potrebbe essere il
grido di battaglia dei prossimi mesi di
un’economia accecata. E, naturalmen-
te, al Pil immediato seguirebbe l'altro
“richiamo della foresta” fossile: drill,
drill, drill (ossia perfora, perfora, per-
fora. N.d.R). Alla ricerca di petrolio,
ovviamente. Quando le autovetture
impolverate dal lock down riprende-
ranno a marciare, gli aerei a volare e
i cittadini, non più bloccati a casa, a
consumare, tutto ciò sarà fossile, fe-
rocemente fossile, salvo che la "mano
visibile degli Stati" non faccia a braccio
di ferro con quella "invisibile del mer-
cato", battendola di slancio.
Per vincere, serve un mix bidirezio-
nale, fatto di tecnologie ecologiche e
pressione dell'opinione pubblica. Tra-
dotto. Le persone devono compren-
dere le potenzialità delle tecnologie
ecologiche per adottarle e imporle alla
politica. Queste tecnologie devono in-
contrare i cittadini, farsi conoscere in
maniera non gergale e, per dirla con
un termine musicale, diventare pop.
Ossia popolari. Insomma occorre una
doppia azione dal basso. Dai cittadini
e dalla scienza, esattamente com’è suc-
cesso con Covid-19; in tutto il Pianeta,
le persone si sono comportate in ma-
niera responsabile e la scienza, compat-
ta, ha affrontato il virus.
È esattamente il modello necessario
per il futuro, senza il quale sarà pande-
mia climatica. ▲
*caporedattore L’Ecofuturo Magazine
24 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
SCENARIO / di Fabio Roggiolani*
F
acciamo un test per capire quanto le informazioni
siano distorte e come siano poi applicate dalle buro-
crazie comunali, frenando il cambiamento.
- Posso mettere liberamente il fotovoltaico sul mio tet-
to senza il permesso della Sovrintendenza se abito in
una centro più o meno storico?
- Possiamo ristrutturare il nostro condominio a rispar-
mio energetico se non c’è l’unanimità?
Se avete risposto NO a queste domande, sappiate che avete
sbagliato. Da quando l’Agenzia delle Entrate a livello na-
zionale ha affermato che il fotovoltaico, se non è integrato
(ovvero in sostituzione delle tegole o del tetto) non fa parte
del reddito dell’edificio, esso segue i criteri autorizzativi del-
le antenne o dell’aria condizionata che nessuno si è sogna-
to di mandare in autorizzazione. Pochi sanno che secondo
l’aggiornamento della legge sui condomini se c’è il 33% dei
condòmini favorevoli a una ristrutturazione energetica, non
ci si può opporre.
Tutto, inoltre, può essere veicolato in forma elettronica e
autorizzato in autocertificazione, ma quasi nessuno applica
queste norme. Eppure i cibi che mangiamo sono autorizzati
alla vendita grazie all’autocertificazione dei sistemi Hccp; se
ci fidiamo dei laboratori o dei produttori perché non ci fi-
diamo di geometri, ingegneri o architetti? Perché formiamo
un geologo se poi deve essere un geometra del comune ad
autorizzare o meno una sonda geotermica?
Perché chiediamo il certificato antimafia, quello penale e ve-
rifichiamo le caratteristiche di moralità e correttezza se poi
non accettiamo quella firma come prova di quanto scritto?
Ovviamente tutto dovrà poi essere verificato e se necessario
sanzionato, ma occorre fidarsi, altrimenti tutto s’inceppa.
L’Italia è mediamente indietro di tre anni nelle
autorizzazioni di rinnovabili ed efficienza ener-
getica. Un aumento del 30% dei costi grava per
questo su ogni iniziativa
Ci sono autorizzazioni ferme da dieci anni. Migliaia di im-
prese delle energie rinnovabili che hanno investito impor-
tantisommesivedonoallafinebocciareunprogettodall’op-
posizione della sovrintendenza, per vincolo paesaggistico,
Abbattere la
burocrazia.
Far decollare
le rinnovabili
Oggi, nell'era in cui la nostra Terra e il clima sono avvelenati, le
cure sono le rinnovabili e l'efficienza energetica
foto:GinoCrescoli,Pixabay
25L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
anche se per un impianto in un’area industriale.
Il “paesaggismo” da scienza è diventata pura incoscienza,
gli aneddoti della paralisi del Paese sono infiniti. La sto-
ria delle ex discariche e delle ex cave è emblematica: se una
cava è dismessa e ha esaurito la sua funzione, rientra im-
mediatamente tra le aree agricole e siccome in alcune Re-
gioni si è proibito il fotovoltaico in aree agricole, scatta in
automatico il divieto.
Certi comportamenti non selettivi e utilizzati come base
dell’annientalismo più deteriore stanno arrecando un gra-
vissimo danno al clima e alla qualità della vita del nostro
Paese, oltre ché alla economia delle rinnovabili e dell’effi-
cienza energetica.
La legge sulle aree protette che esclude
le rinnovabili
A Capraia non si possono mettere pale eoliche (una sola ba-
sterebbe per tutta l’Isola) né fotovoltaico, per cui si mantiene
un bell’impianto a gasolio, anzi biodiesel che suona meglio.
Si accetta di far venire con un’iper inquinante nave a gaso-
lio il combustibile “bio” e si accetta il rumore dell’impian-
to, oltre che l’inquinamento continuo, tutto pur di non
toccare il paesaggio?
Il paesaggio è solo una foto? Oppure è anche odore e silenzi,
oltre che aria pura e non inquinata? Le aree protette e i par-
chi (quanto abbiamo sofferto e lottato per il parco dell’arci-
pelago Toscano) dovrebbero essere autosufficienti e rinno-
vabili e invece sono diventati sinonimo di conservatorismo
retrogrado e saccente, la cui energia consumata si pretende
che inquini chi vive fuori dai parchi stessi.
Ci volle la lungimiranza di Pietro Leopoldo di Lorena per
costruire case a due piani per i contadini che morivano a
decine di migliaia vittime delle continue alluvioni della
Valdichiana facendo dormire i contadini al primo piano e
i maiali o le mucche a piano terra. Ci volle altrettanta lun-
gimiranza a bonificare e a scavare nonostante l’opposizione
dei nobili di allora compreso De Ximenes (famoso per l’os-
servatorio ximeniano) che poi fece incetta delle terre riviera-
sche della palude chianina, diventando proprietario di tutte
le terre bonificate.
In conclusione, io amo la bellezza della nostra terra, ma so
che non è stata intoccabile.
A lungo è stata sfregiata con ecomostri di ogni genere, deser-
tificata per rendere i campi coltivabili dalle mega macchine
agricole, offesa e trasformata in ogni epoca storica.
Proprio ora, nel momento in cui questa nostra terra e il clima
sono avvelenati e la cura risiede anzitutto nelle energie rin-
novabili e nel risparmio energetico, ecco che trionfa il con-
cetto dell’immutabilità che consente alla rapina dei fossili di
perdurareall’infinito,nelnomedellaprotezioneambientale.
Da questa visione si è finalmente sottratta un’Amministra-
zione pubblica, quella di Abbadia San Salvatore guidata dal
sindaco Fabrizio Tondi e da una giunta eletta per “fare le rin-
novabili”. Prima sostenendo il percorso per una centrale geo-
termica a ciclo binario con reimmissione totale e a emissioni
zero (che sarà la prima realizzata nel nostro paese, mentre nel
mondo ve ne sono attive ormai centinaia).
E ora con l’atto d’indirizzo per la sburocratizzazione delle
energie rinnovabili, dei lavori per efficienza energetica e si-
curezza sismica per tutti gli abitanti e le imprese del comune.
Fotovoltaico non integrato in libera installazione, così come
le sonde di scambio geotermico, ma in quel caso sotto la re-
sponsabilità di un’autocertificazione di un geologo; libera-
lizzazione delle colonnine dei privati (le cosiddette wall box)
per la ricarica elettrica dei veicoli; promozione della ricon-
versione a metano delle auto attualmente circolanti.
Una delibera che stiamo diffondendo in collaborazione con
le reti amiche di Comuni, che hanno risposto positivamen-
te a un appello lanciato dal nostro Direttore con un articolo
su il Fatto Quotidiano.
Se i comuni non adotteranno la delibera di Abbadia, ben
pochi concittadini potranno usufruire del Superbonus al
110% che scade alla fine del 2021.
Il Gse, appena avuta notizia della Delibera, ha
immediatamente contattato il Comune per seguirne
insieme l’applicazione concreta, senza sollevare alcuna
perplessità o contrarietà. ▲
* ecotecnologo, cofondatore di Ecofuturo
26 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
RINNOVABILI / di Rudi Bressa
C
on l'Accordo di Parigi,
adottato nel 2015 durante
la Cop 21, i Paesi aderen-
ti hanno siglato il primo
Accordo universale e giuridicamen-
te vincolante sul clima. L’Accordo
ha definito un piano d’azione globa-
le, inteso a rimettere il mondo sulla
buona strada per evitare cambiamen-
ti climatici pericolosi, limitando il ri-
scaldamento globale sotto i 2 °C. Per
raggiungere quest’obiettivo, secon-
do l'ultimo rapporto del Program-
ma Ambientale delle Nazioni Unite
(Unep), dovremo ridurre le emissioni
globali di gas serra, da qui al 2030,
del 7,6% l'anno.
La crisi sanitaria che stiamo vivendo
ha profondamente cambiato i nostri
di stili di vita e probabilmente ne sen-
tiremo le ripercussioni per un lungo
periodo. Abbiamo modificato abitu-
dini, modo di lavorare, di spostarci,
di incontrare gli affetti più cari. Mai
come oggi, da più parti, si è levato un
coro unanime sull’impellente neces-
sità di rivedere un sistema economi-
co meramente basato sulla crescita
infinita. E mai come oggi, l'occasione
che ci si presenta di fronte potrebbe
essere unica e irripetibile per rivedere
il nostro modello di economia e so-
cietà.
Lo scorso 19 maggio, sulla prestigio-
sa rivista scientifica Nature Climate
Change, è stata pubblicata una ricer-
ca che dimostrava come le emissioni
giornaliere di CO2 durante il confi-
namento siano diminuite del 17%,
ovvero di 17 milioni di tonnellate a
livello globale, scendendo ai livelli
osservati l'ultima volta nel 2006. Le
emissioni del settore dei trasporti
terrestri hanno rappresentato quasi
la metà (43%) della diminuzione, la
Tutta l'energia
Per la transizione energetica a bassa emissione dobbiamo puntare sulle rinnovabili. Solare, eolico,
agricoltura, geotermia: le opportunità ci sono tutte
27L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
produzione di energia elettrica ha
rappresentato il 19%, l'industria il
25% e l'aviazione il 1%. In Italia il
calo massimo delle emissioni regi-
strato è stato del 27,7%.
È proprio guardando quel 19% le-
gato al settore elettrico che capiamo
quanto la transizione energetica, in
altre parole, la trasformazione del
settore verso una produzione a bas-
se – o nulle – emissioni, rappresenti
la chiave per accedere a un'economia
decarbonizzata. E potremo arrivarci
solo puntando sulle rinnovabili. Se-
condo i dati più recenti dell'Agenzia
internazionale per le energie rinno-
vabili (Irena), la capacità energetica
installata a livello globale è rappre-
sentata per un terzo dalle rinno-
vabili. Un traguardo importante,
raggiunto in particolare nell'ultimo
decennio.
L'energia idroelettrica, più di
duemila anni di storia
Già più di duemila anni fa, gli anti-
chi greci compresero che la potenza
dell'acqua poteva far funzionare del-
le ruote per macinare il grano. Oggi
l'idroelettrico rappresenta la fonte
energetica rinnovabile più utilizza-
ta al mondo. Da sola copre il 65%
della produzione globale di energia
elettrica da fonti rinnovabili (fonte:
Renewable energy highlights, Irena)
e anche nel nostro Paese è largamen-
te la tecnologia più diffusa: nel 2019
la percentuale dell'idroelettrico sul
totale della generazione da rinnova-
bili è stata pari al 41%.
Il principio di base su cui funziona
una centrale idroelettrica è quello di
impiegare l'acqua per attivare delle
turbine che a loro volta producono
energia elettrica. Le centrali idroelet-
triche sono costituite da due confi-
gurazioni di base: con dighe e serba-
toi o senza. Le dighe idroelettriche
con un grande bacino idrico posso-
no immagazzinare acqua per brevi o
lunghi periodi per soddisfare il picco
della domanda. Interessanti sono le
soluzioni adottate ad esempio negli
impianti reversibili di pompaggio,
che sono in grado di accumulare
l'energia prodotta in eccesso, stoc-
candola in bacini idrici e rilasciando
l'acqua nel momento di picco della
domanda.
Fotovoltaico dai primi satelliti
ai film supersottili
Inventata nel 1954 da Bell Laborato-
ries, la cella fotovoltaica è notevol-
mente la tecnologia che ha fatto più
passi avanti nella storia delle rinno-
vabili. I primi impieghi videro il sola-
re alimentare i primi satelliti lanciati
nello spazio: il primo in assoluto fu il
Vanguard I, lanciato nel 1958. Oggi
il solare concorre a produrre circa il
7% di tutta l'elettricità da fonti rin-
novabili a livello globale. Negli ulti-
mi anni ha visto incrementare enor-
memente sia le sue applicazioni sia
l'efficienza di conversione dei raggi
solari. In media ci si aggira intorno al
20%, anche se esistono in commer-
cio celle fotovoltaiche molto più per-
formanti. Negli anni si sono studiate
varie soluzioni, dalle celle bifacciali
(ovvero in grado di convertire i raggi
solari catturati da entrambe le facce
della cella), ai vetri solari, capaci di
catturare una buona percentuale del-
lo spettro luminoso (e con loro i fo-
toni) e far produrre energia elettrica
anche alle grandi vetrate di palazzi
e grattacieli. Il fotovoltaico a film
sottile invece, usa dei conduttori dif-
ferenti dai classici pannelli a silicio
monocristallino, ma rappresenta una
buona opportunità per rivestire su-
perfici di qualunque genere, grazie
alla sua flessibilità.
Nel mare del Nord la più grande
turbina eolica del mondo
L'energia eolica è una delle tecnolo-
gie di energia rinnovabile in più ra-
pida crescita. Nata alla fine dell’Ot-
tocento nel Regno Unito e negli Stati
Uniti insieme ai primi generatori,
oggi produce il 18% dell'elettrici-
tà mondiale. La prima vera turbina
pare sia nata in Danimarca, tanto
che oggi il Paese nordico è ancora
all'avanguardia, sia per produzione
che per capacità installata. Il vento
è usato per produrre elettricità usan-
28 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
lore avviene uno scambio di energia
attraverso un ciclo chiuso, capace di
sottrarre calore e riscaldare l'acqua e
dunque gli ambienti. Si tratta di una
fonte importante per coprire la do-
manda di elettricità in paesi come
Islanda, El Salvador, Nuova Zelanda,
Kenya e Filippine e oltre il 90% della
domanda di riscaldamento in Islanda.
Esiste infine tutta una serie di spe-
rimentazioni in corso, come l'u-
tilizzo dell'energia prodotta dalle
onde o dalla differenza delle maree
o sfruttando la differenza di sali-
nità nelle acque oceaniche ma in
questo caso siamo ancora in fase
embrionale. Resta poi l'idrogeno,
che più che una fonte energetica, è
considerato un vettore energetico.
Il suo impiego potrebbe essere utile
se prodotto da altre fonti rinnovabili,
per stoccare eventualmente l'ener-
gia prodotta in eccesso e utilizzarla
per produrre elettricità o alimentare
altri processi industriali. Resta che,
secondo le varie stime, solare ed eo-
lico saranno le regine indiscusse del
panorama energetico da qui al 2050,
arrivando a contare per i tre quinti di
tutta la capacità installata, con un to-
tale di 14.500 Gigawatt installati en-
tro metà secolo. ▲
do l'energia cinetica creata dall'aria in
movimento. Questo è trasformato in
energia elettrica utilizzando delle tur-
bine o altri sistemi di conversione. Il
vento colpisce prima le pale di una
turbina, facendole ruotare e facendo
girare la turbina a esse collegata. Ciò
trasforma l'energia cinetica in energia
rotazionale, spostando un albero che
è collegato a un generatore e produ-
cendo così energia elettrica attraver-
so l'elettromagnetismo. Nel Mare del
Nord si sta costruendo quella che
sarà la più grande turbina eolica mai
costruita: 260 metri di altezza, con un
rotore di 220 metri di diametro. Per
fare un’adeguata proporzione, il Lon-
don Eye misura 135 metri, la Torre
Eiffel 320 metri. L’impianto Dogger
Bank, che sarà concluso nel 2023,
sarà l’impianto offshore più grande
al mondo.
Biomasse per riscaldare, bio-
masse per l'autotrasporto
Questo grande settore è forse quello
più variegato, sia per le fonti impiega-
te sia per le tecnologie. Le biomasse
contengono tutte le materie di tipo
organico biodegradabile che deri-
vano dal ciclo agricolo, industriale
e umano, esclusi i combustibili fos-
sili (anche loro di origine organica).
Si parla di biomassa dunque con la
legna da ardere, gli scarti delle pro-
duzioni e lavorazioni forestali e di
quelle agricole, ma anche con gli olii
vegetali e gli scarti degli allevamenti.
Senza dimenticare i biocarburanti,
derivanti da specie vegetali apposita-
mente coltivate (per esempio la can-
na da zucchero) o dai residui agricoli
(come il biogas). La peculiarità delle
tecnologie alimentate a biomassa è
di essere modulabili e scalabili, quin-
di possono essere gestite in maniera
più semplice per esempio del solare
e dell'eolico, che non producono in
mancanza di sole o vento. A oggi
sono impiegate per riscaldare - pen-
sate alle più innovative caldaie a pel-
let – e per produrre energia elettrica
come centrale termica.
Dall'Islanda alla Nuova Zelan-
da, calore ed energia grazie al
calore del sottosuolo
In questo campo rientrano le pompe
di calore, il teleriscaldamento, le cen-
trali geotermiche per la produzione
di elettricità. Nella pratica si sfrutta
il calore presente nei primi chilome-
tri della crosta terrestre per riscalda-
re ad altissime temperature l'acqua e
alimentare delle turbine tramite il va-
pore prodotto. Con le pompe di ca-
PhotocreditAdobestock
29L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
30 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
F
ederidroelettrica ha contribuito alla consultazio-
ne 112/2020 di Arera su un argomento che
costituirà il principio cardine del futuro dell’e-
nergia elettrica, oggetto di autoconsumo col-
lettivo o di condivisione. Ciò rappresenta una delle più
importanti evoluzioni in tema di sviluppo di iniziative
di produzione di elettricità da fonti rinnovabili. Sono
stati portati all’attenzione dell’Autorità alcuni temi che
potranno conformare i suoi pareri in ambito istituzio-
nale per il futuro sviluppo dei modelli legislativi e rego-
latori delle comunità energetiche rinnovabili, poiché le
definizioni del DL 162/19 difficilmente potranno esse-
re applicate al settore del mini idroelettrico.
La normativa primaria non pone un limite di poten-
za per gli impianti di produzione né nega la possibili-
tà di considerare parte del bilancio energetico di una
comunità dell’energia la produzione di energia elettrica
proveniente da impianti esistenti. Il recepimento fina-
le non deve recare limitazioni alla potenza nominale
degli impianti né obblighi alla realizzazione di nuovi.
Il DL 162/19 sottolinea che la definizione di comuni-
tà energetica vincola ad un concetto di vicinanza degli
impianti di produzione ai centri di consumo, ma non a
una precisa collocazione degli stessi. Il significato della
comunità energetica è di realizzare forme di parteci-
pazione attiva da parte dei consumatori finali e delle
amministrazioni pubbliche, allo sviluppo di iniziative
di produzione da fonti rinnovabili. La condizione di
connessioni alle medesime linee di bassa tensione deri-
vanti dal punto di trasformazione media/bassa tensio-
ne appare esondante le condizioni stabilite dalla diretti-
va e rischia di discriminare le fonti rinnovabili. Poiché
gli impianti mini-idroelettrici sono spesso realizzati in
zone montane poco popolate, la definizione dell’am-
bito territoriale di una comunità dell’energia potrebbe
fare riferimento ad aggregati di Comuni nelle vicinanze
dell’impianto (delibera 5/04):
assegnando a ogni ambito un consumo potenziale
medio e imponendo un rapporto limite tra il livello di
consumo totale coinvolgibile e la producibilità dell’im-
pianto nell’ordine per esempio di 10 (il bacino di con-
sumo non può essere superiore a 10 volte la producibi-
lità dell’impianto); imponendo, nel caso di più impianti
coinvolti oltre una certa potenza, che i medesimi siano
compresi in un raggio geografico predefinito.
Si dovrebbe approfondire la posizione degli insedia-
menti industriali nella maggior parte dei casi sono svi-
luppati a fondo valle e impossibilitati a partecipare a
comunità energetiche che comprendano l’utilizzo della
fonte idroelettrica.
In considerazione della posizione degli impianti
mini-idroelettrici, anche quando sono realizzati in
pianura, sono di solito distanti sia da nuclei abitativi
sia da quelli industriali e con l’attuale limite di allac-
cio alla rete sarebbero esclusi dalla possibilità di fare
parte di qualsiasi comunità energetica.
Per ovviare alle criticità illustrate, si potrebbe considerare
l’opportunità di introdurre il limite delle linee di media
tensione e di cabina primaria consentendo così anche
alla fonte idroelettrica di partecipare alla costituzione
delle comunità energetiche.▲
La potenza
dell'acqua
Il mini-idro elettrico è una rinnovabile continua, essenziale
per sviluppare le altre fonti rinnovabili
* Presidente di Federidroelettrica
PROTAGONISTI/PaoloPicco*
31L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
Il fotone è
il futuro
Il fotovoltaico è diventato rapidamente la fonte
di energia rinnovabile più diffusa sul Pianeta.
Ecco le prospettive di sviluppo in Italia
I
l fotovoltaico, per sua natura,
è una fonte di produzione di
energia quasi perfetta. Si tratta
di una tecnologia che si basa
su pochissimi componenti essenzia-
li (moduli e inverter) quindi è di fa-
cile progettazione e realizzazione.
Gli impianti sono prevalentemente
statici - e per questo motivo le ma-
nutenzioni sono semplici e dai costi
molto contenuti - e sono modulari,
dunque non aumenta di molto la
complessità di progettazione e co-
struzione tra un piccolo impianto e
uno di grandi dimensioni. Negli ul-
timi anni i costi di realizzazione si
sono drasticamente ridotti e oggi in
moltesituazioninonèpiùnecessario
ricorrere a incentivi. L’unico vero
problema è che il fotovoltaico non è
programmabile, cioè non può pro-
durre energia quando serve ma solo
quandoc’èilsole.Incontestinorma-
tivi favorevoli, queste caratteristiche
ne facilitano la rapidissima diffusio-
ne. Basti pensare che tra il 2010 e il
2013 in Italia sono stati installati più
di 500 mila impianti fotovoltaici.
Delle sue potenzialità si è accorto
ancheillegislatorechenelPianoNa-
zionale Integrato Energia e Clima -
nel quale è richiesta una pianifica-
zione energetica fino al 2030 - ha
previsto che il fotovoltaico sarà la
fonte che dovrà dare il maggior con-
tributo allo sviluppo delle rinnova-
bili, con una crescita di circa 30.000
MW di nuovi impianti. Per raggiun-
gere questi obiettivi, estremamente
sfidanti, non è sufficiente fare affi-
damento sulle peculiarità del foto-
voltaico e sulla forte riduzione dei
costi a cui si è assistito ma serve, co-
me già detto, un contesto normativo
che faciliti tale sviluppo.
Oggi manca ancora questo contesto
favorevole; è necessario che il legi-
slatore si attivi per risolvere i proble-
mi che continuano a limitare lo svi-
luppo del settore. Per esigenze di
sintesi, accenniamo brevemente alle
principali misure indispensabili, ri-
mandando il loro approfondimento
a un’altra occasione.
Sarebbe necessario:
ridurre la penalizzazione rispetto ai
combustibilifossilichespessogodo-
no di incentivi nascosti e non paga-
no il giusto prezzo per i danni am-
bientali che producono; accelerare
tutti i regolamenti attuativi necessa-
ri alla applicazione della nuova nor-
mativa che ha da poco introdotto le
comunità energetiche, per consenti-
re ai cittadini di autoprodurre ener-
gia e scambiarsela; consentire l’ac-
cesso anche alle rinnovabili a tutti i
servizi di supporto alla regolazione
e stabilità delle reti, che per ora sono
quasi esclusivamente riservati agli
impiantiafontifossili;prevederede-
gli stimoli per l’uso combinato di fo-
tovoltaico e accumuli; semplificare
leautorizzazioniperigrandiimpian-
ti che richiedono ancora tempi trop-
po lunghi e costi ingenti; stimolare,
per gli impianti fotovoltaici da rea-
lizzare a terra, una vera sinergia tra
il mondo agricolo e quello energeti-
co con la costituzione di aziende
agro-energetiche a beneficio di en-
trambi i settori.
Se queste barriere, che attualmente
fungono da freno, verranno affron-
tate e risolte con rapidità e ragione-
volezza l’Italia avrà certamente la
possibilità di giocare un ruolo da ve-
roleadernelprocessodidecarboniz-
zazione e il fotovoltaico sarà sicura-
mente una delle tecnologie trainanti
di questo percorso. ▲
* Vicepresidente di Italia Solare
PROTAGONISTI/AttilioPiattelli*
32
La Terra ha un
cuore caldo
La nuova geotermia a ciclo binario possiede grandi
potenzialità nello scenario energetico fatto di rinnovabili
* Professore Scienze della Terra, Università di Firenze, Presidente Comitato Scientifico di EcoFuturo
PROTAGONISTI/GiulianoGabbaani*
I
l Mondo dovrà, prima
possibile, diventare tutto a
energia rinnovabile. Nor-
malmente si dice che tutte
le energie rinnovabili dipendo-
no dalla nostra stella principale
e cioè il Sole. È così - effettiva-
mente - per il fotovoltaico, Il
solare termico, l’eolico, l’energia
delle maree, l’idroelettrico, le bio-
masse e anche il biometano (tra-
sformazione delle masse vegetali
fermentate e liquami emessi dagli
animali in metano biologico), tut-
ti strettamente dipendenti dall’ir-
raggiamento solare.
Esiste tuttavia un’altra forma di energia rinnovabile che
non dipende dal Sole, bensì dal trasporto del calore dal
centro della Terra alla superficie: è la geotermia.
Quantificando la potenzialità delle sole risorse geo-
termiche conosciute a oggi, stimate nell’1% del totale
dell’energia (rinnovabile e non) del Pianeta, c’è da rima-
nere stupiti: con il loro solo utilizzo potremmo avere un
potenziale energetico tale da soddisfare in toto - senza le
altre forme conosciute, fossili e non - la richiesta globale
dell’umanità per altri quattromila anni.
Tale calore è presente in quantità enorme e inesauribile.
Il calore interno si dissipa con regolarità verso la super-
ficie della terra.
In ogni luogo della Terra il gradiente geotermico (cioè
l’innalzamento della temperatura con l’aumento della
profondità, se non vi sono anomalie, è di circa 30 °C per
ogni km). Ci sono alcune zone che hanno valori ben di-
versi, normalmente superiori di un ordine di grandezza
o più, come Islanda, Turchia, Filippine, ecc. e anche in
Italia (Larderello, Amiata e Campi Flegrei).
L’utilizzo della risorsa geotermica può essere suddiviso
per step di temperatura del fluido vettore; esiste un tipo
di geotermia che utilizza il fluido surriscaldato o vapore
per far girare turbine collegate a generatori di corrente,
per produrre energia elettrica h/24. Sì perché la geo-
termia oltre a essere praticamente inesauribile è anche
continua e costante, rispetto a tutte le altre rinnovabili,
in quanto i fluidi che vengono utilizzati come vettore
energetico sono reintegrati continuamente dalle risorse
sotterranee e da quelle atmosferiche.
Oggi, grazie allo sviluppo della tecnologia, non esiste
più il problema delle emissioni in atmosfera delle vec-
chie e obsolete centrali “flash”, che hanno creato non
pochi problemi ambientali e di salute alla popolazione
ove la risorsa era prelevata, in quanto il vapore - dopo
aver esaurito la propria funzione energetica - era reim-
messo nel serbatoio ma in larga parte veniva emesso in
atmosfera con i gas incondensabili (Aria, H, Azoto ecc.)
e pericolosi come Hg, As, etc.
Le nuove centrali geotermoelettriche progettate sono a
ciclo binario con totale reiniezione dei fluidi geotermici,
pertanto senza impatto ambientale.
La risorsa certamente più interessante e di gran lunga
per un futuro utilizzo generale, come abbiamo sempre
auspicato noi di Giga/Ecofuturo, è la geotermia a bassa
entalpia che può affiancare o sostituire completamente,
il gasolio, il gpl azzerando le emissioni climalteranti.
Il fluido vettore di scambio è immesso in una pompa
di calore che è in grado di invertire il proprio ciclo di
funzionamento sia per riscaldare che per raffrescare gli
edifici. Si tratta di una risorsa rinnovabile e disponibile
in ogni luogo del pianeta; una risorsa dunque ubiquitaria
e per questo intrinsecamente democratica.▲
33L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
I
n Italia tra il 2008 e il 2012 c’è
stata un’ampia diffusione di
impianti biogas nelle aziende
agricole, che ha portato il Pa-
ese ad una posizione di leadership a
livello europeo. Con 1654 impianti,
una potenza installata di 998 MW e
una produzione di energia elettrica
annua di 7 TWh , è secondo solo
alla Germania.
Per la produzione di biometa-
no agricolo come biocarburante
avanzato da destinare ai traspor-
ti, malgrado il decreto del 2018,
c’è un solo impianto che immette
nella rete gas, a causa di mancanza
di chiarezza e di alcune interpre-
tazioni che rallentano la nascita
di nuovi impianti, nonostante una
producibilità potenziale al 2030 di
8 miliardi di m3. Prima del 2008 i
nostri agricoltori andavano in Ger-
mania per imparare come condurre
un impianto. Una volta in Italia
ne hanno rinnovato il modello,
adattandolo al nostro tessuto
agro-zootecnico facendone pre-
valere la componente più genui-
namente agricola.
Dalla monocoltura di mais per
l’alimentazione del digestore si è
andati verso una diversificazione
delle matrici: in primo luogo, reflui
zootecnici. Non è un caso che la
maggior parte degli impianti siano
installati in pianura Padana, dove
sono più diffusi gli allevamenti. Ma
non solo reflui. Nel digestore sono
entrati i sottoprodotti dell’agro-
industria. Si è innescata una vera e
Biogas al centro
Il biogas agricolo sarà il cuore delle nuove comunità
energetiche rurali presidiando l'ambiente
propria economia circolare agrico-
la. È cambiata la gestione dei terre-
ni, si sono introdotte nello stesso
anno le colture di secondo raccol-
to: una per il mercato alimentare o
dei foraggi, un’altra per il digestore,
oltrepassando la questione food vs
fuel. Grazie ad esse, si sono adot-
tate pratiche di agricoltura con-
servativa e di precisione ed è sta-
to possibile ottenere un risparmio
di input (semi, acqua, fertilizzanti,
carburante).
Non solo. L’imprenditore agrico-
lo ha preso coscienza del valore
del digestato, fertilizzante naturale
ricco di sostanze organiche ed ele-
menti nutritivi che, rende il terreno
più fertile e più resiliente, sosti-
tuendo i fertilizzanti di sintesi.
Questo modello “Biogasfattobe-
ne”, ha notevoli vantaggi: riduce le
emissioni dei reflui grazie allo stoc-
caggio immediato nel digestore; te-
nendo il terreno coperto tutto l’an-
* Direttore Cib (Consorzio Italiano Biogas)
PROTAGONISTI/ChristianCurlisi*
no con le doppie colture, si hanno
meno erosione, meno perdite di
nutritivi e maggiore attività foto-
sintetica; si cattura più CO2 dall’at-
mosfera; interrando il digestato, si
riducono le emissioni di azoto, il
suolo diventa più fertile stoccando
carbonio organico che con l’agri-
coltura conservativa non si ossida e
non si disperde in atmosfera.
Perché non immaginare, in un
prossimo futuro, l’impianto biogas,
integrato in azienda agricola, come
il cuore pulsante di una comunità
energetica rurale che produce bio-
metano di giorno ed energia elet-
trica rinnovabile di notte quando
il fotovoltaico smette di produrre,
garantendo stabilità alla rete?
Questa flessibilità fa capire quanto
le diverse fonti rinnovabili debbano
considerarsi in maniera sinergica
e sempre più spesso l’una al
servizio dell’altra.▲
34 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
Via col vento
È necessario liberare la grande potenzialità
dell'energia eolica
L
o sviluppo delle fonti rinnovabili passa attra-
verso la crescita organica delle tecnologie pu-
lite secondo i potenziali tecnici che ognuna
possiede. La tecnologia eolica ha un elevato va-
lore in tema di obiettivi europei di riduzione della CO2 al
2030, e può dare un contributo al loro raggiungimento.
L’evoluzione tecnologica ha portato benefici all’efficien-
za del parco produttivo nazionale che è tra i più validi
del mondo. A questo si aggiunge una sempre maggiore
capacità rinnovabile, eolica e fotovoltaica, che ha con-
tribuito alla trasformazione dell’intero sistema. Siamo
intorno al 40% di produzione elettrica nazionale da Fer
e gli obiettivi al 2030 e al 2050 ci impongono ulteriori
rilevanti sforzi.
L’eolico ha un ruolo centrale avendo dimostrato una
produzione annuale costante e affidabile unica tra le
fonti rinnovabili. Per questo al 2030 dovrà essere messo
in condizione di raddoppiare la produzione per suppor-
tare gli obiettivi di decarbonizzazione assunti. Oltre ai
benefici richiamati, l'eolico ne garantisce anche un altro,
quello occupazionale. Ancora una volta distinguendosi
dalle altre fonti, in Italia l’industria nazionale del vento
ha raggiunto l'indipendenza dall’estero, esportando tec-
nologia. Agli oltre 15 mila addetti del settore si stima
che se ne possano aggiungere almeno il doppio nel caso
in cui l’Italia centrasse gli obiettivi settoriali di crescita
eolica.
È necessario rilevare che il settore eolico in questo mo-
mento di emergenza sta soffrendo molto; malgrado ciò
garantisce con la fornitura di energia elettrica al Paese,
nonostante le numerose penalità economiche cui è sot-
toposto. Gli imprenditori eolici soffrono per le perdite
economiche di una situazione straordinaria ma garanti-
scono la sicurezza dei propri addetti e impiegano tutte
le misure che la legge impone. Per questo, come l’Anev
ha rappresentato nelle sedi opportune, sarebbe d’aiuto
eliminare gli ostacoli burocratici che tediano le imprese.
Altro aspetto interessante riguarda le nuove frontiere
dell'eolico che potrebbero affiancarsi alle tecnologie tra-
dizionali, in particolare quello delle applicazioni marine
dell’eolico che, grazie allo sviluppo di soluzioni come le
piattaforme flottanti, consentiranno a costi accettabili di
* Presidente ANEV – Associazione Nazionale Energia Vento
PROTAGONISTI/SimoneTogni*
realizzare impianti eolici off-shore. Il settore ha una maturità
tecnologica e industriale molto avanzata che sommata ai noti
benefici ambientali rende l'eolico una delle migliori scelte di-
sponibili verso la decarbonizzazione. Il potenziale dell’Italia
è tale da consentire, nei prossimi anni, un raddoppiamen-
to della potenza installata, passando dallo sviluppo di nuovi
impianti e dal rinnovamento di quelli esistenti. Occorre una
semplificazione seria che, nel rispetto del paesaggio e del ter-
ritorio, possa rimuovere gli appesantimenti burocratici che
impediscono di essere all’avanguardia nelle nuove tecnologie.
Terminiamo con alcuni numeri che mostrano i benefici del
settore eolico: nel 2019 sono stati prodotti 20,06 TWh da
eolico che corrispondono al fabbisogno di circa 20 milioni
di persone e a circa 12 milioni di tonnellate di emissioni in
meno di CO2 e di 25 milioni di barili di petrolio.
Questi benefici non vanno sprecati, ma valorizzati
e incoraggiati ▲
35L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020* Direttore di AIEL - Associazione Italiana Energie Agroforestali
Legna e pellet per
la qualità dell'aria
Coninuoviapparecchidiriscaldamentoabiomasseela
rottamazionedeivecchisiabbattonodel70%lepolverisottili
I
l tema delle emissioni prodotte dalla combustio-
ne delle biomasse legnose è sotto i riflettori delle
istituzioni e dei media per due effetti concomitanti
specie in pianura Padana: l’alta pressione e l’assenza
di vento. Argomento che si collega alle cause che contri-
buiscono alla produzione di emissioni, di polveri sotti-
li e di altri composti come gli ossidi di azoto. Secondo
i dati ufficiali, negli ultimi decenni, le concentrazioni di
particolato atmosferico sono diminuite, ma le situazioni
di criticità permangono in un territorio chiuso per tre lati
dalle Alpi, dove vive il 40% della popolazione e si produ-
ce oltre il 50% del Pil nazionale. Il traffico è tra i principali
responsabili dell’inquinamento.
Con 62,4 auto ogni 100 abitanti il nostro Paese ha il re-
cord europeo, seguito da Germania e Spagna. Nel riscal-
damento residenziale, l’apporto di emissioni di polveri
sottili dalla combustione di biomasse legnose è una criti-
cità sulla quale si registrano strumentalizzazioni da parte
di settori dei combustibili fossili e mancanze sui dati. Nel
bacino Padano l’apporto della combustione domestica
alla produzione di PM10 è in calo, grazie alla sostituzio-
ne dei vecchi apparecchi con generatori a legna e pellet.
Lo confermano i dati di Arpa Veneto (-20% negli ultimi
sette anni) e di Arpa Lombardia (-30% in cinque anni).
Le aziende produttrici hanno compiuto sforzi nella cerca-
re soluzioni tecnologiche sostenibili. È possibile scegliere
l’apparecchio domestico a legna e pellet con le miglio-
ri prestazioni in termini di efficienza e riduzione delle
emissioni. Il DM 186/17 del ministero dell’Ambiente ha
introdotto una classificazione a stelle per questi generato-
ri; nel sistema di certificazione “Aria Pulita” sono più di
2.600 i modelli certificati.
La rivista Altroconsumo nell’ambito del progetto Eu
«Casa Rinnovabile» ha compiuto prove di laboratorio
indipendenti su apparecchi domestici a legna e pellet 4
stelle, con cicli di funzionamento reale inclusi accensione
e spegnimento.
I risultati sono significativi: le emissioni di PM 10 rilevate
rispetto ai valori di riferimento dell’inventario nazionale
Ispra sono otto volte inferiori nei camini chiusi o inserti,
PROTAGONISTI/MarinoBerton*
sei volte inferiori nelle stufe o nelle caldaie innovative, quattro
volte inferiori nelle stufe automatiche a pellet o cippato o nelle
migliori tecnologie delle stufe a legna.
Vi sono cinque azioni concrete sulle quali le associazioni del
settore sono impegnate e per le quali è richiesto il sostegno
delle istituzioni.
•	 accelerare la rottamazione delle vecchie stufe e sostituirle con
apparecchi a legna e pellet;
•	 promuovere l’uso di combustibili legnosi certificati e di qualità;
•	 garantire una periodica e professionale manutenzione degli
apparecchi e canne fumarie;
•	 affidarsi a installatori qualificati;
•	 promuovere le buone pratiche nell’utilizzo degli apparecchi
a biomasse.
Su queste azioni è stato siglato un protocollo d’intesa tra il Mi-
nistero dell’Ambiente e Aiel l’associazione nazionale del set-
tore Legno Energia, per la promozione di iniziative finalizzate
alla riduzione delle emissioni degli impianti termici alimentati
a biomasse legnose. ▲
36 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
I
lconsumodienergiaèsuddiviso
in tre macrosettori: un terzo è
destinato all'industria, un terzo
alla climatizzazione degli edifici
e un terzo alla mobilità. Il trasporto
delle persone e delle merci richiede
flessibilità e grande autonomia.
Per questo la mobilità utilizza le
fonti energetiche con elevata densità
energetica: combustibili da fonte
fossile e in qualche caso combustibili
nucleari, per sistemi di trasporto
speciali di grandi dimensioni
come sottomarini e portaerei.
L’immagine seguente mostra le
densità energetiche espresse in kWh/
kg, per vari tipi di combustibili e di
accumuli.
L’impiegodell’idrogenohaladifficoltà
della produzione (il ciclo energetico
completo per la produzione e
l’impiego dell’idrogeno è inferiore al
20%) e della sicurezza degli impianti
di rifornimento. La sostituzione
delle fonti fossili per la mobilità,
con fonti di energia rinnovabile
deve passare attraverso l'impiego di
carburanti di origine biologica e/o
l'uso di mezzi di trasporto elettrici.
Nel primo caso occorre sviluppare
la filiera per l’uso del biogas/
biometano. L’Italia è all’avanguardia
con più di 1.500 impianti di biogas
(1.200 in ambito agricolo) con una
potenziale produzione al 2030 del
(12÷14)% del fabbisogno annuo
attuale di gas naturale. Nel secondo
caso si può pensare, allo sviluppo
della rete ferroviaria ma è legata a
una rigidità strutturale difficilmente
superabile. Domina uno sviluppo
futuro di trazione elettrica legata a
sistemi di accumulo elettrochimico,
sperando su un rapido miglioramento
delle densità energetiche delle batterie
su una rete di ricarica più capillare.
È fondamentale porre l’attenzione
sul fattore di emissione di CO2eq
il cui valore dipende dalla quota di
energia prodotta da fonti rinnovabili.
Nel 2017, con il 34,1% di rinnovabili
elettriche, l’Italia ha registrato un
fattore emissivo di 307,7 gCO2eq/
kWh,migliorerispettoallamediaEu28
di 387,7 gCO2eq/kWh, nonostante la
presenza di centrali termoelettriche
MOBILITÀ / di Maurizio Fauri*
* Professore associato di Sistemi Elettrici per l’Energia, Università di Trento
Trasporti pesanti:
transizione
possibile
Nel futuro dei trasporti sia terrestri sia marittimi si aprono grandi opportunità sostenibili
37L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
alimentate con gas naturale (metano)
che coprono quasi il 50% della
produzione nazionale. Il Pniec fissa la
quota di rinnovabili fino al 55% entro
il 2030, grazie a nuove installazioni di
impianti. Utilizzare un’auto elettrica
Bev comporta la riduzione nel suo
ciclo di vita (well-to-wheel), del 55%
di emissioni di CO2eq, rispetto ad
una diesel. La mobilità delle persone
(pendolari) non supera i 100 km al
giorno per oltre l’80% del traffico. Un
veicolo elettrico copre queste distanze
ma mancano dei pezzi per completare
la transizione verso un pendolarismo
elettrico. Per il trasporto delle merci su
lunghe percorrenze ci sono soluzioni
mediante un sistema a pantografo
come nel caso del trasporto su rotaia.
La figura seguente mostra la soluzione
che si prevede di installare lungo il
nuovo tratto autostradale A35 “Bre-
Be-Mi”.
Secondo il rapporto Eea n.22/2017
una quota tra il (55÷77)% delle
emissioni inquinanti nelle aree
portuali proviene dalle imbarcazioni;
in alcune zone contribuiscono
per l’80% alle emissioni di NOx e
SO2 e fino al 25% di particolato
aerodisperso inferiore o uguale ai 2,5
µm (PM2.5).
Nel settore navale viaggia l’80%
delle merci e le emissioni di CO2
incidono fino al 20% senza azioni di
contenimento, considerato che il 98%
delle imbarcazioni impiega motori a
combustione. Si consideri la figura a
fianco (https://www.marinetraffic.
com) è mostrato il traffico navale
mondiale dovuto alle sole navi merci,
petroliere e navi per la pesca.
La trazione elettrica in campo navale
ha opportunità per i tragitti costanti
e contenuti. La non limitazione di
spazio e di peso per l’alloggiamento
delle batterie è un vantaggio. Un
esempio è il traghetto Color Line
Ibrido Plug-in operante dal 2019 tra
Norvegia e Svezia, con la dotazione
di un pacco batterie da 5 MWh
(la Renault Zoe ha una capacità
di 52 kWh), può manovrare 60’
senza rumore e emissioni nocive
risparmiando circa 740 litri di
carburante. L’azienda norvegese
Fjord1 ha riconvertito un traghetto
diesel in “full-electric”. Il traghetto
“Ampere” ha tre pacchi di batterie
da 1 MWh, uno a bordo e uno per
ogni molo. Ogni pacco si sostituisce
in 10’ senza interrompere il servizio;
risparmia un milione di litri di gasolio
l’anno, evita l’emissione di 570
tonnellate di anidride carbonica e di
15 tonnellate di ossidi di azoto.
Si pensi alla possibilità di integrare
la produzione da fonte rinnovabile
direttamente sulle imbarcazioni,
con vele fotovoltaiche e/o sistemi
eolici, sfruttando l’assenza in mare
aperto, di ostacoli che influenzano
negativamente l’aerodinamica del
flusso d’aria.
Gli elementi necessari per
raggiungere una mobilità elettrica
a fonte rinnovabile ci sono tutti.
Davanti a noi c’è una transizione
epocale. Il cammino è intrapreso e
l’obiettivo non è lontano. ▲
38 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
I
l cuore della microgenerazione
consiste nella produzione si-
multanea e combinata di elet-
tricità e calore a partire dalla
stessa fonte di energia primaria e in
un unico processo, in sistemi di po-
tenza inferiore a 50 kWe.
Da un punto di vista termodinamico,
la cogenerazione rappresenta il mi-
glior utilizzo possibile per un com-
bustibile, perchè il calore prodotto
viene integralmente recuperato e
ceduto all’utenza insieme all’energia
elettrica, con un risparmio di oltre
il 20% di energia primaria rispetto
alla generazione separata di energia
elettrica e termica. All’alta efficienza
di funzionamento corrisponde un’al-
trettanto significativa riduzione sia
dei costi energetici sia delle emissioni
inquinanti e climalteranti.
La microcogenerazione basata su
motore a combustione interna ali-
mentato a gas naturale è la tecnolo-
gia più diffusa e consolidata. Il fun-
zionamento è semplice: il motore fa
girare un alternatore per produrre
energia elettrica che viene autocon-
sumata e/o immessa in rete. Il calore
prodotto dal motore, dall’olio moto-
re e dai fumi di scarico viene invece
recuperato attraverso un sistema di
scambiatori e ceduto ad un circuito
termoidraulico sotto forma di acqua
calda. Il sistema di controllo ste-
chiometrico della carburazione e il
catalizzatore impiegato abbattono le
emissioni di inquinanti atmosferici.
EFFICIENZA ENERGETICA / di Agostino Re Rebaudengo*
Vantaggi da
microgenerazione
La microcogenenerazione ad alto rendimento è un sistema intelligente,
efficiente e sostenibile per produrre e consumare energia
39L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
Applicazioni, vantaggi
e dimensionamento
Le applicazioni ideali per la microco-
generazione sono molte, in partico-
lare: piscine, spa, centri termali, cen-
tri sportivi, palestre, alberghi, ospe-
dali, residenze sanitarie, oltre a PMI
in svariati settori, tra cui alimentare,
galvanico, tessile, lavorazione plasti-
che, sterilizzazione.
Il dimensionamento deve essere fat-
to, considerando l’andamento dei
consumi termici ed elettrici, nell’ot-
tica di poter utilizzare il microcoge-
neratore il maggior numero di ore
possibile (almeno 3.500 ore/anno),
se necessario istallando anche accu-
muli termici ed elettrici. I picchi di
richiesta elettrica e termica, che av-
vengono per un numero di ore con-
tenuti, possono essere soddisfatte da
caldaie, rete di teleriscaldamento e
rete elettrica.
Per la sua efficienza e il suo bassissi-
mo impatto ambientale, alla micro-
cogenerazione vengono riconosciuti
una serie di incentivi e vantaggi fi-
scali, che si sommano al risparmio
sul combustibile utilizzato per ge-
nerare il calore e a quello derivante
dall’autoconsumo dell’energia elettri-
ca prodotta (che non deve più essere
acquistata dalla rete). La microcoge-
nerazione gode di un’accisa agevo-
lata per una quota del gas usato per
cogenerare, ha diritto ai Certificati
Bianchi o in alternativa all’Ecobonus
65% (che può diventare Superbonus
110% secondo quanto previsto dal
recente Decreto Rilancio) e accede
al meccanismo di Scambio Sul Posto
per l’energia elettrica non istantanea-
mente autoconsumata.
Case study - TOTEM
Per comprendere appieno i benefici
economici e ambientali della micro-
cogenerazione può essere utile l’ana-
lisi di un caso reale che riguarda i mi-
crocogeneratori TOTEM, prodotti
da Asja Ambiente Italia a Torino.
Un centro natatorio in Emilia Ro-
magna dotata di vasca olimpionica e
vasca piccola per bambini spendeva
ogni anno circa 70.000 € per sod-
disfare il suo fabbisogno di energia
elettrica (437.000 kWh/anno) e cir-
ca 48.000 € per i consumi termici
(133.000 mc/anno di metano). L’im-
pianto termico esistente era costitu-
ito da due caldaie a metano da 600
kW l’una (di cui una di back up).
Dopo avere analizzato in dettaglio il
profilo mensile dei fabbisogni ener-
getici, sono stati installati 2 TO-
TEM 25 (25 kWe e 50 kWt ad unità).
I microcogeneratori funzionano per
circa 6.700 ore/anno ciascuno, co-
prendo il 76% del fabbisogno elettri-
co e il 49% del fabbisogno termico
.
Il risparmio ottenuto dal proprieta-
rio del centro, già al netto di tutti i
costi di manutenzione, è di quasi
43.000 € l’anno, che ha permesso un
rientro dall’investimento in meno di
3 anni.
Non meno importanti sono i benefi-
ci ambientali, pari a:
•	 32 kg/anno di ossidi di azoto
(NOx);
•	 39 kg/anno di monossido di
carbonio (CO);
•	 3 kg/anno di polveri sottili
(PM);
•	 44 ton/anno di anidride car-
bonica (CO2).
L’abbinamento con i sistemi di
gestione energetica
I benefici economici ed ambientali
dei microcogeneratori aumentano si-
gnificativamente quando questi siste-
mi sono integrati con altre tecnologie
per la produzione di energia termica
ed elettrica, sia da fonti rinnovabili
sia tradizionali. Il coordinamento tra
le diverse tecnologie permette di ot-
timizzare il funzionamento degli im-
pianti ed il loro rendimento.
I sistemi di gestione energeti-
ca (Energy Management System)
sono piattaforme basate su Cloud
che, grazie all’Internet of Things e
all’Intelligenza Artificiale, sono in
grado di coordinare le tecnologie di
generazione termica ed elettrica e
gli accumuli esistenti in una qualsi-
asi struttura per ridurre in maniera
immediata e duratura i consumi e le
emissioni. TOTEM-ECO (Energy
Consumption Optimizer) è l’Ener-
gy Management System sviluppato
da Asja Ambiente Italia che, grazie
ad una serie di sensori, raccoglie i
dati dagli impianti e li trasmette alla
piattaforma Cloud dove avanzati stru-
menti di analisi predittiva, identificano
le opportunità di ottimizzazione. ▲
* Presidente di Elettricità Futura e fondatore di Asja Ambiente Italia
40 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
Produci energia fotovoltaica grazie a impianti "chiavi in mano" costruiti su misura per le
realinecessitàdellatuafamiglia,dellatuaattivitàodellatuaazienda.
Risparmiasuicostidellabollettagrazieall'autoconsumo,rendendoloancorapiùefficace
conlebatteriediAccumulodiultimagenerazioneeconinterventidiefficienzaenergetica
cheGenerpluspotràproportiaseguitodiunadiagnosiaccuratadeituoirealiconsumi.
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41L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
Rinnovabili
al 110%
Il super Ecobonus offre possibilità prima impensabili.
Ecco i casi in cui si applica e come evitare i rischi
I
primi lanci di agenzia
sembravano fake news e invece
erano reali: dalle stanze del
governo e in particolare del
sottosegretario Riccardo Fraccaro,
già presentatore con Gianni Girotto
delle norme sul reddito energetico,
nasceva la proposta di uno sgravio
fiscale del 110% sulle spese per le
rinnovabili.
Non vi nego che ne ho avuto paura
e che paventavo speculazioni oscene
come ai tempi di Scajola quando non
tolse gli alti incentivi che avevamo
messo nel 2006 e che dovevano
ridursi mentre il prezzo degli impianti
calava; invece, per un lobbismo
incosciente e contro le associazioni
più responsabili, gli alti incentivi
restarono, la speculazione prosciugò
le risorse messe in programma
e, dato che gli amici avevano già
portato a termine il lavoro, dalla sera
alla mattina tutti gli incentivi furono
tolti distruggendo un comparto
prima drogato e poi lasciato morire
per totale astinenza.
Questa volta così non è stato e a mano
a mano che le norme erano precisate,
dimostravano tutta la loro forza di
cambiamento vero e d’innesco di una
vera ripresa economica eco-edile.
NORMATIVA / di Fabio Roggiolani
EcoFuturo Magazine N. 4
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Ecologia 2.0
 

EcoFuturo Magazine N. 4

  • 1. Rinascere rinnovabili Anno 2 - Numero 2 2020www.ecofuturo.eu Bimestrale UN VIAGGIO NEL MONDO TRA PROGETTI VIRTUOSI, ECOTECNOLOGIE E SCELTE CONSAPEVOLI CAMPAGNE SBLOCCHIAMO LE RINNOVABILI BIOECONOMIA IL VALORE DELLA CIRCOLARITÀ PERSONAGGI PARLA ELLY SCHLEIN RINNOVABILI I PROTAGONISTI DEL CAMBIAMENTO TECNOLOGIE SANIFICAZIONE DELL’ARIA
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  • 4. Ecologia coraggiosa Elly Schlein sta cambiando il panorama dell'ecologia politica italiana. Lo ha raccontato a EcoFuturo QUESTO NUMERO IN COPERTINA Rinascere Rinnovabili David Gofy De Angelis Numero 2-2020 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 20204 7 EDITORIALE Rinnovabili: se non ora quando? di Michele Dotti 9 COMUNI VIRTUOSI Piccole cose. Grandi progetti di Marco Boschini 11 ITALIA CHE CAMBIA L’altra normalità di Daniel Tarozzi 13 ENERGIA Energia collettiva di Sergio Ferraris 15 AUTOPRODUZIONE Bevande salutari senza zucchero di Lucia Cuffaro 17 BIOECONOMIA Bioeconomia: circolarità di valore a cura di Marco Benedetti 18 PERSONAGGI Ecologia coraggiosa di Michele Dotti 22 LA CORNICE Pandemia climatica di Sergio Ferraris 24 SCENARIO Abbattere la burocrazia. Far decollare le rinnovabili di Fabio Roggiolani 26 RINNOVABILI Tutta l’energia di Rudi Bressa 30 PROTAGONISTI La potenza dell’acqua di Paolo Picco 31 PROTAGONISTI Il fotone è il futuro di Attilio Piattelli 32 PROTAGONISTI La Terra ha un cuore caldo di Giuliano Gabbani 33 PROTAGONISTI Biogas al centro di Christian Curlisi 34 PROTAGONISTI Via col vento di Simone Togni 35 PROTAGONISTI Legna e pellet per la qualità dell’aria di Marino Berton
  • 5. 5L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 36 MOBILITÀ Trasporti pesanti: transizione possibile di Christian Curlisi 38 EFFICIENZA ENERGETICA Vantaggi da microgenerazione di Agostino Re Rebaudengo 41 NORMATIVA Rinnovabili al 110% di Fabio Roggiolani 48 SCENARI Transizione di comunità di Cecilia Bergamasco 50 CAMPAGNE Creare il cambiamento di Stephanie Brancaforte 52 L’AMBIENTE E I NUMERI Bivio energetico di Sergio Ferraris 53 IL PUNTO Energia, sono cambiate le carte in tavola di G.B. Zorzoli 54 ANTISISMICA Ricostruzione: legno protagonista di Ivan Manzo 56 ESPERIENZE Rivoluzione ed evoluzione di Sara Cirone 58 AMBIENTE E SALUTE Nell’aria di Giorgia Marino 62 LA RIVOLUZIONE DELL’ORTO Riconnessione naturale di Andrea Battiata 64 IL MONDO CHE CAMMINA Plastica: risorsa insospettabile di Raffaella Bullo 66 VIAGGIARE Il viaggio è virtuale di Duccio Braccaloni 69 STRATEGIE Un nuovo partner per EcoFuturo di Fabio Roggiolani 70 EDUCAZIONE Autocura energetica: i protagonisti di Michele Dotti 76 RUBRICHE Salute, Libri, Musica, Cinema di Espedito De Leonardis, Giordano Sangiorgi, Stefano Visani 84 RUBRICHE EcoAppuntamenti, EcoNews, EcoApp
  • 6. Vogliamo ringraziare di cuore tutti gli amici che condividendo i nostri valori e obiettivi stanno contribuendo, come me- dia partner, a diffondere –in pieno spirito collaborativo- questa rivista attraverso i loro canali di comunicazione: siti, so- cial, newsletter. La portata delle sfide ambientali che abbiamo dinanzi è tale che richiede il massimo della collabora- zione fra di noi, per cercare di raggiungere, informare e sensibilizzare il maggior numero di persone possibile. Sevolestecontribuireanchevoiadiffondere“L’EcofuturoMagazine”attraversounvostrocanalediinforma- zione,contattateciredazione@ecofuturo.eu.Saremolietidiaccogliervinellanostra“grandefamiglia”dieco- innovatori che si impegnano ogni giorno per costruire un mondo migliore. La “grande famiglia” di
  • 7. Ultimamente si è parlato molto di ambiente come opportunità di rilancio. Se- condo una recente analisi (https://bit.ly/2YhIHP8) del Coordinamento Free se il tasso di autorizzazioni per la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili dovesse rimanere quello del periodo 2017-2018 occorrerebbero 67 anni per realizzare gli obiettivi del Piano Nazionale Energia e Clima. Tempi inconcepibili per la crisi climatica ma anche e specialmente per il contri- buto che le rinnovabili possono dare al Paese per uscire dalla crisi economica provocata dal Covid-19. Il Covid-19 ha creato una crisi senza precedenti nella storia contemporanea, con altissimo rischio di grave recessione per il nostro Paese, così come per molti altri; in questo caso, vista l’interdipendenza dei mercati globali, non si può affatto dire “mal comune, mezzo gaudio”. Una recessione che rischia di acuire le disparità e le difficoltà già esistenti, aggra- vando ulteriormente quella odiosa “guerra fra i poveri” che sta incattivendo il Paese e creando lacerazioni profonde nel suo tessuto sociale. Se c’è una possibilità di rialzarsi, possibilmente senza indebitarci ulteriormente, è quella di “rinascere rinnovabili”, tema al quale dedichiamo questo intero nume- ro, eliminando gli sprechi (che il Comitato Scientifico di Ecofuturo, così come l’ufficio studi della Cgia di Mestre, hanno stimato in 200 miliardi di euro l’anno, quasi il doppio dell’evasione fiscale), cogliendo la straodinaria opportunità che la storia ci pone dinanzi di semplificare, sburocratizzare e far ripartire l’economia, finalmente in chiave green. Mi verrebbe da rispolverare e prendere in prestito un vecchio slogan del movi- mento femminista: “Se non ora quando?”. Se non riusciremo in questa situazione drammatica a realizzare una decisa, dra- stica, incisiva semplificazione normativa, quando potremo più sperare di farlo? Il Governo si sta muovendo con decisione in questa direzione e ha approvato la Legge storica sulle Comunità Energetiche, che noi come Ecofuturo avevamo proposto raccogliendo 35mila firme su Change.org, aprendo nuovi orizzonti per la figura del “Prosumer”. Con il Decreto Rilancio, il Governo è andato oltre, approvando il Super Ecobo- nus al 110%, che prevede la possibilità per una famiglia che riqualifica energeti- camente la propria casa di detrarre dalle proprie tasse, nei cinque anni successivi, una cifra maggiore del 10% dei costi sostenuti per realizzare i lavori. Si tratta di due Leggi di importanza epocale che hanno la potenzialità di rilancia- re interi settori e, secondo alcuni studi ,di compensare forse già da quest'anno gli effetti del lock down sia in termini economici sia di occupazione. Tuttavia resta il problema degli iter autorizzativi e della burocrazia pachidermica che rischia di frenare l’enorme potenzialità di queste norme. In tale cornice assume un ruolo straordinario la Delibera dal titolo "Ripartenza edilizia dal risparmio energetico” approvata dal Comune toscano di Abbadia San Salvatore, che impegna l’Amministrazione a operare con ogni mezzo possibile per sbloccare, sburocratizzare e favorire gli investimenti privati in energie rinno- vabili ed efficienza energetica. Tante reti amiche di Comuni stanno seguendo questo esempio, facendo partire - dal basso - un processo virtuoso di liberazione dall’oppressione burocratica che frena tante iniziative. Solo così potremo liberare le migliori energie, aprendo una fase nuova di speran- za e rinascita per il nostro Paese. Rinnovabili. Se non ora, quando? Questo periodico è aperto a quanti desi- derino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica Ita- liana. Notizie, articoli, fotografie, compo- sizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubbli- cati, non vengono restituiti. www.ecofuturo.eu Direttore editoriale e responsabile: Michele Dotti Caporedattore: Sergio Ferraris Grafica e impaginazione: David Gofy De Angelis Edito da Econnection: La comunicazione che innova Società cooperativa Piazza Francesco Donnetti 18 00145 Roma info@econnection.it P.iva 12260851006 Registrazione al Tribunale di Ravenna: Num. R.G. 2265/2019 - Num. Reg. Stampa 1456 del 20/05/2019
  • 9. COMUNI VIRTUOSI A cura di Marco Boschini* 9L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020* Coordinatore Nazionale Associazione Comuni Virtuosi Piccole cose. Grandi progetti Nel Paese delle terre di mezzo c’è una sindaca che ha telefonato a tutti i 1.172 over 80. È Isabella Conti, il Comune è San Lazzaro di Savena (BO) P otrebbe iniziare così il rac- conto delle tante buone pra- tiche dei nostri sindaci vir- tuosi, che in questo tempo sospeso di emergenza e di crisi si stanno ingegnando per essere vicini ai propri cittadini, partendo dai più fragili ed esposti. Nel Comune di Malegno in Valca- monica, un gruppo di giovani ha cre- ato “Malegno comunità che educa” dove ci si collega in videoconferenza per assistere a corsi e laboratori crea- tivi, letture animate per bambini, doposcuola, balli e danze di gruppo. Al motto di “stare insieme è Male- gno”, si fa di tutto per rimanere uniti nella distanza. Poi c’è Novellara, dove la nostra su- per presidente Elena Carletti si colle- ga più volte durante il giorno e rac- conta alla cittadinanza cosa si sta fa- cendo, spiegando con chiarezza e la giusta dose di pazienza le norme in- trodotte da Governo e Regione. A Novellara così come a Tollo, Latroni- co, San Salvatore Monferrato, Torre d’Isola, Castelnuovo Magra e tanti al- tri comuni sparsi per l’Italia ai tempi del Coronavirus, si portano spesa e farmaci a domicilio sostenendo le botteghe del Paese che si stanno or- ganizzando per offrire un servizio essenziale soprattutto per gli anziani. Sempre a Tollo, a Chiari , a Marano Vicentin, ad Agerola, ci sono sportel- li virtuali di ascolto, come anche a Bergamo dove, grazie all’ausilio di psicologi e operatori sociali, si offre alla cittadinanza supporto in questi tempi cupi. C’è chi pensa alle attività commercia- li, che alla crisi sanitaria e sociale se- guirà inevitabilmente anche quella economica: le giunte comunali di Parma e Crema hanno quindi deciso di affiancare alle azioni del Governo contenute nel Decreto “Cura Italia” la sospensione di tutte le tasse locali (tariffe, tributi e imposte). A Trento si pensa ai senzatetto, per- ché restare a casa per chi una casa non ce l’ha è molto complicato e pensando agli ultimi si pensa, in real- tà, un po’ a tutti. A Scanzorosciate il sindaco Davide Casati ha raccolto l’appello di un me- dico in prima linea all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo chie- dendo a tutti i 10 mila cittadini di esporre il tricolore alle finestre. A Melpignano il sindaco Ivan Sto- meo “incontra” i sindaci per un caffè virtuale, mentre Peppino Paolini, sindaco di Isola del Piano, posta tut- te le mattine una frase, una foto, una citazione e saluta il nuovo giorno spronando e rincuorando i propri cittadini. Che dire della musica, che a Biccari è diffusa in tutto il borgo dal campanile della chiesa, tra una poesia e l’altra per far sentire tutti più leggeri e meno soli, mentre a Spilamberto il musicista Astro Zanetti dedica alla città un li- scio che ha per titolo un verso che suona come un auspicio, per il tempo che sarà: “Spilamberto qui la vita si vi- ve all’aperto”. Sono piccole cose e grandi progetti. Sono lo sforzo pacato e concreto di donne e di uomini che fanno tutto questo e molto di più, per tenere ap- pese a un filo le proprie comunità, che sono fragili, spesso isolate, con pochi mezzi e tanta voglia di resiste- re. Nessuna di queste persone è da confondere con degli eroi. Non han- no mantelli o maschere, non preten- dono di averne. Chiedono mezzi (non da oggi) per svolgere al meglio il proprio mestiere temporaneo. So- no loro. I nostri sindaci. Vi vedo parlare alle vostre comunità. Informare i cittadini sulle disposi- zioni del Governo. Spiegare bene, con calma e chiarezza, cosa è lecito fare e cosa no. Vi muovete con gar- bo, scegliendo bene le parole. Usan- do il tono giusto: fermo, certo, ma al contempo rassicurante. Avete la pazienza che serve. E nono- stante tutta la pressione di queste ore e giorni e settimane, siete fermi lì, in prima linea, con la faccia pulita delle istituzioni della porta accanto. Lasciatevelo dire. Siete belle e belli, dentro e fuori. Siete il nostro orgo- glio e la forza di noi cittadini. Una parola vi dobbiamo. Grazie! ▲ NellafotolaSindacaIsabellaConti
  • 10. L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 202010 Siamo leader mondiali nella produzione di pannelli solari ultraleggeri ed ultrasottili in materiale plastico. I nostri pannelli fotovoltaici sono caratterizzati da alta efficienza e facilità di installazione. Ecco perché molti costruttori di camper e caravan, cantieri navali, costruttori di contenitori per i rifiuti, di apparecchiature per la sicurezza, di tensostrutture, architetti e progettisti scelgono di integrare i moduli PV Enecom direttamente in fase di design e progettazione delle loro realizzazioni. Ed ecco perché ENECOM INSIDE è diventato un marchio dstintivo di qualità e innovazione, Made in Italy ENECOM Srl - Via Siena, 16 59013 Montemurlo Italy - +39.334.1444084 info@enecompower.com www.enecompower.com
  • 11. L'altra normalità Serve una normalità fatta di persone che si assumono la responsabilità della propria vita e si attivano per cambiare in meglio «Dobbiamo tornare alla normalità». «Nulla sarà più come prima». «Non torneremo più alla normalità». «Non vedo l’ora di tornare alla normalità! Frasi così ci hanno accompagnato in modo ossessivo negli ultimi due mesi. Via via che il virus si diffondeva e ci rintanavamo nelle nostre case, televisioni, social, chat, i discorsi in famiglia erano costantemente monopolizzati dal bollettino dei deceduti e dal temuto o auspicato ritorno alla normalità. In realtà, mentre il mondo “umano” si fermava, la Terra tornava a respirare, le acque dei fiumi, dei mari e dei laghi si liberavano, i cieli si rischiaravano dalle nubi di smog, gli animali riconquistavano strade e campagne, monumenti e periferie. In Italia il 4 maggio è iniziata la cosiddettafasedueeimmediatamente sono ricominciati anche inquinamento e decadenza. E allora viene da chiedersi: «vogliamo davvero tornare alla normalità?». Come sempre ci si divide in due fazioni: i malinconici, che aspettano con ansia aperitivi, discoteche, ristoranti ma anche semplici passeggiate al mare, cene con amici o altri eventi di socialità e i cinici che affermano che nulla tornerà come prima, la nostra vita cambierà per sempre (in peggio) e il distanziamento sociale sarà la prima regola da rispettare per mesi e anni. In pochi, però, sembrano domandarsi cosa sia davvero la normalità. Anche chi invita «a non tornare alla normalità perché la normalità era il problema» – riferendosi a distruzione degli ecosistemi e scempi vari commessi da noi umani – non sembra mettere in discussione il concetto in sé. Noi di ItaliacheCambia.org – dopo otto anni trascorsi sulla strada incontrando centinaia di storie di cambiamento concreto già in atto – riteniamo che il dibattito sia mal posto. Pensiamo che quella che molti sognano e altri temono, semplicemente sia solo una delle tante possibili normalità. Non vogliamo tornare a quella normalità, vogliamo continuare a proporne un’altra, una normalità che già esiste, fatta di persone che si assumono la responsabilità della propria vita e si attivano per cambiare in meglio lecoseun po’ in tutti i settori. Sembra una mera provocazione intellettuale ma non è così. Uno dei modi in cui l'attuale sistema si auto-alimenta la sua distruzione è proprio l'accettazione quasi dogmatica di una serie di concetti che sono invece assolutamente relativi. Vediamone alcuni. • Per far ripartire l'economia deve ripartire la crescita dei consumi e l'aumento del Pil; • Ambienteelavorosonoduenecessità in contrasto tra loro. Purtroppo spesso bisogna sacrificare il primo (e la relativa salute degli umani di un certoterritorio)innomedelsecondo; • Non ci sono i soldi per realizzare i propri progetti o i propri sogni; • Siamo esseri competitivi e non sappiamo collaborare. In particolare noi italiani! Comunque in economia, la competizione vince sempre sulla cooperazione; • Bisogna scegliere se mettere al centro l'esigenza del singolo o quella delle comunità; • Se vogliamo un mondo più ecologico e meno inquinato dobbiamo tornare alle caverne! • La tecnologia è il male. E così via. Potrei continuare ancora. Assunti dati quasi per certi, incontestabili, sono in realtà assolutamente falsi. Purtroppo lo spazio a disposizione non mi permette di confutare questi punti, uno dopo l'altro. Posso garantirvi che dopo otto anni d’incessanti viaggi su e giù per l'Italia ho le prove. E sono tutte liberamente consultabili su Italiachecambia.org. Che facciamo, proviamo a cambiare o ci estinguiamo? ▲ ITALIA CHE CAMBIA A cura di Daniel Tarozzi* * Fondatore di Italia che Cambia, giornalista e scrittore
  • 12. L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 202012 SUI SOCIAL DEL CONSORZIO ITALIANO BIOGAS PARLIAMO DI AGRICOLTURA, DI BIOENERGIA, DI MOBILITÀ GREEN, DI BIOFERTILIZZANTI, DI AZIENDE AGRICOLE VIRTUOSE, DI PRODOTTI AGRICOLI SOSTENIBILI. E DI BIOGASFATTOBENE® VIENI A DIRE LA TUA. A seguire i social del CIB, #cibeneficianotutti consorziobiogas.it
  • 13. F ar coincidere gli scenari collettivi con i destini individuali. È questa la sfida che si schiude in moltissimi fronti con l'apertura della Fase 2 della crisi dovuta al Covid-19 e che coinvolge anche il mondo dell'energia, rinnovabili comprese. Fino a gennaio 2019 la logica alla quale era sottoposta la transizione energetica alle energie rinnovabili, specialmente in Europa dove sono in fase d'avvio sia il nuovo pacchetto di direttive sia gli obiettivi climatici aggiornati, era quella della valorizzazione delle figure individuali (i prosumer), inseriti in un contesto collettivo, quello delle comunità energetiche. Contesto in generale marginale,comelosonorealtàdiquesto tipo in Europa visto che oggi, anche nei Paesi dove sono consentite - tutti eccetto Italia e Spagna - riguardano circa un milione di cittadini. Il tutto, nelle direttive, supportato dagli aggregatori che dovrebbero permettere ai piccoli soggetti di essere presenti sul mercato dell'energia. Individui, rinnovabili e mercato sono i punti cardine delle nuove direttive che, anche con questo limite, rappresentano una piccola grande rivoluzione per un ambiente pachidermico come quello energetico. Il Covid-19 ha fatto fare un salto su tutte le logiche preesistenti. Mercato e individui hanno mostrato tutti i loro limiti. Il mercato è letteralmente evaporato e anche il più furioso fan del libero mercato come il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è dovuto piegare all'intervento dello Stato sotto forma d'incentivi, come nel caso dei 50 miliardi di dollari dati a sostegno dell'aviazione civile a stelle e strisce, mentre le borse europee e statunitensi vanno a gonfie vele grazie alla stampa senza sosta di banconote che stanno facendo sia la Federal Reserve sia la Bce ispirandosi alla serie Tv "La casa di carta". E dallo stallo dell'individualismo e del mercato il mondo delle rinnovabili ha tutto da guadagnare. Il mondo dell'energia può aumentare il "tasso di condivisione" in maniera esponenziale rispetto a ciò che è previsto dalle direttive, molto più di altri settori. In primo luogo le reti, elettricità e gas, sono già esistenti, capillari e il loro alto tasso d'informatizzazione - specialmente in Italia - le rende adatte alla condivisione energetica. Ciò che manca adesso è una seriedipraticheacostozeroperloStato. La prima è una vera sburocratizzazione che elimini lacci e laccioli per i cittadini e che soprattutto non li identifichi in nemici in odore d'evasione fiscale. La seconda è la creazione di un sistema di blockchain pubblico che garantisca le transazioni energetiche aumentando la fiducia nelle stesse, mentre la terza è la liberalizzazione della creazione di monete complementari a uso delle energie rinnovabili il cui utilizzo sia possibile solo per la sostenibilità, affinchè il valore creato dalle rinnovabili, meglio se condivise, rimanga nell'ambito, non solo etico, ma anche monetario, dell'economia circolare. E ci sarebbe anche la sfera degli incentivi che viste le massicce iniezioni di liquidità possono essere considerati per lo Stato anch'essi a costo zero. In Italia, con l'ecobonus del 110%, si sta facendo - forse - qualcosa di buono e per ora unico al mondo. Perché non pensare di estendere questo incentivo a qualsiasi cosa limiti le emissioni climalteranti, con un'attenzione aggiuntiva sulle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici? Sir Nicholas Stern, nell'aggiornamento del suo volume del 2006 "Un piano per salvare il Pianeta", ha calcolato che ogni punto di Pil investito sul clima oggi ne salvaguarda cinque in futuro. La crisi Covid-19 oggi comporterà una diminuzione del Pil del 3%. Usare le strategie della crisi virale per affrontare quella climatica potrebbe essere un'ottima cosa. * giornalista scientifico, caporedattore L’Ecofuturo Magazine Energia collettiva L'input comune sull'energia delle direttive europee deve essere rafforzato usando come modello la risposta al Covid-19 ENERGIA A cura di Sergio Ferraris* FotodiSolarimodaPixabay 13L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
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  • 15. 15L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 AUTOPRODUZIONE A cura di Lucia Cuffaro* Bevande salutari senza zucchero Dissetanti, gustose, nutrienti. Ecco le alternative “fai da te” alle classiche bibite Z uccheri raffinati, aromatiz- zanti, edulcoranti, conser- vanti, e tante sostanze artifi- ciali: ecco la ricetta (im)per- fetta delle bevande commerciali, no- nostante sia oramai chiara una correla- zione tra grande consumo di bibite e aumento di obesità, diabete e malattie metaboliche. In questo elenco il primo ingrediente è sicuramente il più dibattuto. Lo zuc- chero crea infatti una dipendenza nove volte maggiore della cocaina, con pre- senza di vere e proprie crisi d’astinen- za. Nello specifico sia gli zuccheri che la droga sono infatti in grado di altera- re l’umore e di dare una finta euforia, con tanto di desiderio compulsivo e as- suefazione. Questo è ciò che è emerso dallo studio di James Di Nicolantonio dellaSt.Luke’sMidAmericaHeartIn- stitute,pubblicatodal«BritishJournal of Sports Medicine». Anche per que- sto motivo l’American Hearth Asso- ciation,raccomandadievitarecomple- tamente l'uso di zuccheri raffinati ai bambini sotto i 2 anni e di non supera- re il limite di 25 grammi al giorno tra i 2 e i 18 anni. Solo poco più possono permettersi gli adulti. Quanti zuccheri ci sono ad esempio in un brik di succo di frutta, il classico con cannuccia in plastica che è spesso negli zainetti degli scolari? Addirittu- ra 4 cucchiaini. E in una bevanda in lattina da 330 ml? Ben 40 g. Fortunatamente il Governo ha preso una posizione, dopo le pressioni delle associazioni dei consumatori e le di- chiarazioni dell’ex Ministro dell'Istru- zione Lorenzo Fioramonti che ha au- spicato una tassazione "di scopo" su bi- bite zuccherate. Nell’ultima Legge di Bilancio è stata approvata una “Sugar tax” per le bevande zuccherate, in linea con i provvedimenti di molti Paese eu- ropei come Francia e Inghilterra. Sarà pari a 10 centesimo per litro sulle bibi- te analcoliche zuccherate e attiva dal 1° ottobre 2020. E nel frattempo cosa dovrebbero bere adulti e bambini? Ecco alcune ricette semplici e diver- tenti, per autoprodurre da bere natura- le e soprattutto salutare. Smoothie: succo naturale Ingredienti e materiali 2 barbabietole rosse bio 2 carote bio 1 limone spremuto bio centrifuga Lo Smoothie è un succo naturale che permette il rapido assorbimento delle proprietànutrizionalidifruttaeverdura, cui aggiungere a piacere spezie e radici. In un estrattore (o in mancanza di esso in un frullatore), si inseriscono tutti gli ortaggi biologici, precedentemente la- vati e tagliati a pezzi: 2 barbabietole rosse, 2 carote pelate e il succo di un li- mone, digestivo e ricco di vitamina C. Questo succo tonico, in grado di rin- forzare e depurare l’organismo, si de- gusta al momento, per evitare che le preziose vitamine contenute nei frutti e nelle verdure possano ossidarsi con l’aria. Acqua aromatizzata Ingredienti e materiali 1 l di acqua 6 fettine di limone bio 6 fettine di cetriolo bio 8 foglie di menta caraffa barattoli di vetro All’interno di una caraffa con 1 litro di acqua,siimmergono6fettedicetriolo, ricco di potassio e alleato nella lotta al- la ritenzione idrica, 6 fette di limone, dissetante e ricco di vitamina C e 8 fo- glioline di menta fresca, per l’aroma gradevole e fresco. Prima di bere si la- scia in infusione per almeno 4/5 ore e si conserva fino a 36 ore in frigorifero. Per dare un tocco più chic volendo possono essere aggiunti dei fiori com- mestibili come tarassaco, sambuco, ro- sa, margherita, viola, camomilla o ca- lendula. Come vuole la moda del momento si serve infine in barattoli di vetro, per un pranzo o un aperitivo natural & cool! * scrittrice e conduttrice tv, Presidente Movimento per la Decrescita Felice
  • 16. www.isolare.it APPROFITTA DELL’ECO BONUS 110% Risparmia fino al 50% sulla spesa per il riscaldamento/raffreddamento STARE BENE COSTA POCO, CON ISOLARE® A partire dal primo giorno, per sempre. La coibentazione della vostra casa con la fibra di cellulosa ti permette di risparmiare fino al 50% sulle spese di riscaldamento. Isolare con la fibra di cellulosa è semplice e veloce: basta un giorno per un risultato definitivo, senza sporcare o metterti la casa sottosopra. Per qualsiasi informazione non esitate a chiamarci direttamente +3° D’INVERNO -3° D’ESTATE Non ci credi? Prova a calcolare quanto puoi riparmiare con il programma gratuito che trovi su www.isolare.it. Isolamento del sottotetto e pareti con fibra di cellulosa IL CAPPOTTO INVISIBILE!
  • 17. C osi com’è inutile piantare i pomodori a dicembre, se non ci riappropriamo della capacità di ascoltare il ciclo vitale del Pianeta, perderemo. Quando qualcuno ricorda che siamo ospiti in questo Universo lo crediamo sognato- re, mentre gli scienziati che lo ripeto- no da anni sono dei menagrami con obiettivo sul Nobel. Poi arriva il virus e diamo la colpa al popolo cinese di mangiare animali da compagnia e sel- vatici senza prima verificarne lo stato fisico. Dicono che è una tradizione millenaria condita di superstizione, ma mille anni fa non c’era l’avvelena- mento dell’aria e delle acque di oggi. E oltretutto c’erano tre miliardi di vac- che e maiali da carne in meno e sette miliardi in meno di umani sovrappeso da sfamare. La moderna bioeconomia rimette al centro della ricerca tecnologica e scientifica il ciclo vitale di un prodot- to, che ora si chiama “circolare” ma lo è sempre stato, come lo è il Pianeta Terra che qualcuno vuole piatto ma qualcun altro -più pericoloso- imma- gina infinito; i guru della finanza misu- rano il valore economico dello stesso in bite e idee per accumulare ricchezza che non esiste, né come massa mone- taria né come beni economici su cui si fonda; valore aggiunto - dicono - che però illude i politici nei loro processi decisionali. «La bioeconomia non è sicuramente una scienza semplice - scrive in una nota il prof. Luigi Campanella ex pre- sidente della Società Chimica Italiana e professore a La Sapienza di Roma - si appoggia alle scienze economi- che, alle scienze sociali, al diritto, ma ovviamente anche e soprattutto alla biologia, alla fisica e soprattutto alla chimica». La Chimica Verde per esem- pio, aspetto centrale della bioecono- mia applicata alla agroindustria - dal campo al valorizzazione dei rifiuti ali- mentari - favorisce l'obiettivo di una bioeconomia circolare con la valoriz- zazione di biomasse per avere nuove plastiche, solventi, additivi sostenibili. «Nella ri-progettazione dei prodotti - sostiene il prof. Campanella - vanno esaminate non soltanto le funzionalità e le caratteristiche necessarie per l’uso, ma anche le proprietà che potrebbero rendere più difficile e antieconomico il riciclo di manufatti». E prosegue: «Il primo, problema centrale di chi vuole lavorare su materia organica rinno- vabile, è sicuramente quello di saper analizzare cosa si può valorizzare per l'ottenimento di nuovi materiali pri- ma di trasformare il residuo a scopi energetici. Una corretta economia e politica dovrebbero considerare la comprensione delle problematiche esistenti, il dialogo e la capacità di ren- dere partecipi e attive le cittadinanze coinvolte». Slogan della bioeconomia è “Dalla Terra alla Terra” e il valore di un prodotto si dovrebbe esprime con l’analisi Lca (Life Cycle Assessment). Di questo si parlerà in questa rubrica che inauguriamo da questo numero di L’EcoFuturo magazine. ▲ * Vicepresidente Ass. Chimica Verde Bionet, R&D manager Green Evolution Bioeconomia: circolarità di valore Oggi abbiamo bisogno di tornare a conoscere e capire i cicli della Natura BIOECONOMIA a cura di Marco Benedetti * 17L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
  • 18. Ecologia coraggiosa Elly Schlein sta cambiando il panorama dell'ecologia politica italiana. Lo ha raccontato a EcoFuturo PERSONAGGI / di Michele Dotti
  • 19. ni: decarbonizzazione entro il 2050 e 100% di rinnovabili entro il 2035. L'ispirazione durante la campagna era la Nuova Zelanda, che ha Pil e popo- lazione praticamente identici a quelli dell'Emilia Romagna dove hanno già avviato un piano ambizioso di misu- re e di target vincolanti. Si tratterà di accelerare le politiche di conversione ecologica verso la piena sostenibilità sia dal profilo ambientale sia econo- mico e sociale e di individuare delle soluzioni nuove. Il Patto per il Clima non l'abbiamo dimenticato. Natural- mente appena insediati siamo stati travolti dalla gestione di un'emergen- za drammatica, ma ora che ci sarà da immaginare il futuro, proseguiremo nell'impegno del Patto per il Clima che marcia insieme al Patto per il La- voro già siglato nel 2015». Come intendete affrontare il pro- blema delle autorizzazioni per le energie rinnovabili? «Sarà necessaria un’interlocuzione costante con il governo; mi ha fat- to piacere, essendo tra le poche che qualche anno fa parlava di Green New Deal, vedere che è entrato nel programma. È necessario un for- te coordinamento di tutti i livelli di governo: quello europeo, quello na- zionale e quello regionale e locale per facilitare il passaggio indispensabile alle energie rinnovabili. Si rende an- cora più essenziale se pensiamo al ruolo che le fonti fossili hanno avuto nel determinare questa emergenza climatica, quindi dobbiamo accelera- re in questa direzione». Il mondo dell'agricoltura potrebbe dare un grande contributo attra- verso lo sviluppo delle agro-ener- gie, fotovoltaico e biogas. Come si può evitare la sindrome di Nimby? «Il Patto per il Clima vuole riunire tutte le parti sociali per capire cosa fare per raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati dall'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e dall’Accor- do di Parigi in modo che i target si traducano in azioni conrete. Natu- ralmente anche con le istituzioni e gli enti locali. In prospettiva, per ciascuno è più facile capire qual è il sacrificio da sostenere e quale sarà la ricaduta positiva, di investimenti, di futuro occupazionale nel complesso. Dopo una crisi come questa, nella sua trasversalità, dobbiamo riscopri- re il valore della cooperazione e della solidarietà». L'efficienza energetica sarà indi- spensabile sia per il clima sia per il portafogli dei cittadini. Molti non avranno fondi da investire. Come intendete affrontare il problema nella Regione? «Nell’ambito del Patto per il Clima, avevamo cominciato a ragionare sull'efficienza energetica degli edifici pubblici e privati. Per una parte ri- guarderà tutto il tema dell'edilizia po- polare. Se guardiamo i dati economi- ci e le proiezioni rispetto è chiaro che ci sarà il rischio di sentirsi dire che dovremo aspettare, invece è proprio su questo che dovremo puntare, aiu- tati dal fatto che qualche passo si sta facendo a livello europeo. Quando si C ome ti sei avvicinata alla politica e all'ecologia? «Mio nonno faceva poli- tica, mia mamma la segue con passione, io ho iniziato a livello universitario con l’attivismo, col vo- lontariato nelle campagne di Obama e ne ho fatto tesoro in Italia e da lì l'impegno politico mi ha portato in prima linea. Sui temi ecologici ho avuto la fortuna di collaborare con persone di straordinaria competenza e sensibilità come Annalisa Corrado, Gianni Silvestrini e altri, come Fabio Roggiolani». Perché per le regionali hai pensato di creare una nuova lista anziché presentarti come ecologista con una forza politica già esistente? «Coraggiosa nasce come forza che cer- ca nella società le competenze mi- gliori sulle battaglie per la giustizia sociale e ambientale; siamo convinti che le due dimensioni siano inscindi- bili tra di loro e che anche nell'azio- ne politica si debbano tradurre nella capacità di tenere insieme sensibilità diverse per rappresentare un nuovo modello di società». Le attività legate all'ecologia, alle rinnovabili, all’economia circolare possono aiutarci a ripartire dopo la crisi del Coronavirus? Qual è il ruolo della Regione in questo quadro «Ogni riflessione sulla fase di rico- struzione necessaria non potrà pre- scindere dal tema ambientale. Coglia- mo l'occasione di questa ripartenza per tenere insieme le questioni della lotta alle diseguaglianze, del lavoro dignitoso e della transizione ecolo- gica necessaria. Dovremmo superare quella falsa contrapposizione tra il diritto al lavoro, il diritto alla salu- te, il diritto di vivere in un ambiente sano. Non torniamo alla normalità, puntiamo sulla qualità della vita e del Pianeta. Sul ruolo della Regione, du- rante la campagna elettorale un pun- to cardine delle nostre battaglie era la proposta di un patto per il clima con obiettivi ambiziosi, che abbiamo condiviso con il presidente Bonacci- 19L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
  • 20. mettono in campo risorse importan- ti, un Green New Deal, un riorien- tamento del bilancio dell'Unione Eu- ropea e dei programmi strutturali di fondi, da lì deve nascere e accompa- gnare quell’impegno con un adegua- to sforzo anche nazionale, regionale. Non bisogna arretrare di un millime- tro rispetto all'idea che l'efficienza energetica sia dirimente perché c'è una responsabilità nelle emissioni di quel settore». Campagne d’informazione e fon- di di rotazione potrebbero essere strumenti utili a tale scopo? «Campagne d'informazione debita sa- ranno necessarie, faccio un esempio concreto: il nostro Paese ha sfruttato troppo poco le Esco che, col con- tributo di fondi europei avrebbero potuto rimettere a nuovo dal punto di vista energetico, gli edifici a costo zero per il cittadino e la pubblica am- ministrazione, perché con un piano graduale si rientra dell'investimento e si ha un risparmio in bolletta oltre a un risparmio di emissioni dannose. Tra gli impegni del programma c’è quello di rafforzare l'educazione alla sostenibilità, partendo dalle scuole; c'è una nuova sensibilità, grazie alle straordinarie mobilitazioni dell'ul- timo anno e mezzo. Al contempo occorre una responsabilizzazione di tutte queste forze sociali e del singo- li cittadini che devono riorientare le loro abitudini verso un modello più sostenibile». Come affronta la Regione la que- stione della mobilità sostenibile? «È chiaro che quello che è accaduto in queste settimane implicherà, pro- prio per la graduale riapertura, un ripensamento, una riorganizzazione importante del tema della mobili- tà sostenibile. Non ci deve essere un'invasione di mezzi privati, quindi questa situazione impone un ripen- samento. Quando abbiamo parlato di Patto per il Clima, uno dei punti cardine era di rafforzare la rete del trasporto pubblico locale, investen- do su un migliore collegamento tra i territori e in più c'era l'idea - che spe- ro potremo riprendere - di renderlo L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 202020
  • 21. gratuito per una fascia di giovani; sarebbe un risparmio per le famiglie ma che agisce dove c'è una sensibi- lità emersa con queste mobilitazioni. Questa settimana abbiamo annuncia- to un milione di euro di incentivo sul tema del “bike to work”, per non far passare l'idea che l'unico modo sicuro per andare a lavorare è con la propria auto. Dobbiamo ripensare a modali- tà di trasporto pubblico adeguate a questa fase di convivenza con il virus. Abbiamo investito sulla mobilità in- tegrata: oggi 60 mila pendolari con l'abbonamento del treno non pagano il bus nelle città da cui partono e in cui arrivano; una misura – introdotta dalla scorsa Giunta- che intendiamo rafforzare ulteriormente. Infine oc- corre aumentare la diffusione delle colonnine per le vetture elettriche ». L'Emilia Romagna ha un’agricoltura di grande qualità, che ruolo può gio- care il biologico in questo quadro? «Sono stati già avviati 200 progetti d’innovazione per individuare pra- tiche agricole sostenibili; la sfida è quella di una massiccia diffusione di queste pratiche. Lo insegnano gli ami- ci di Ecofuturo, con gli straordinari metodi innovativi, le ecotecnologie per l'agricoltura di precisione, in gra- do di immagazzinare parte della CO2 in eccesso nell’aria, reimmettendola nel suolo e tutelare la biodiversità. Punteremmo a superare il 25% della superficie agricola regionale coltivata con metodo biologico perché il set- tore agricolo ha una responsabilità importante nella produzione di emis- sioni». Il titolo V della Costituzione, intro- dotto nei primi anni Duemila, ha creato una paralisi su molte mate- rie, dovuta al conflitto di competen- za tra Stato e Regioni. Abbiamo 19 Leggi regionali diverse sull'efficien- za energetica degli edifici. Come si può superare questa impasse? «Credo che lo sforzo a livello regiona- le debba trovare una medesima sede di discussione a livello nazionale, co- ordinare -come dicevo prima- i pro- pri sforzi, i propri obiettivi e le strate- gie. È chiaro che il Patto per il Clima servirebbe anche a livello nazionale». L'Emilia Romagna è stata la pri- ma a introdurre una Legge sull'e- conomia circolare. Che risultati ha portato e quali vi aspettate per il futuro? «Abbiamo fatto passi avanti impor- tanti sul tema della raccolta differen- ziata; l'obiettivo è di arrivare all’ 80% al 2025 estendendo anche ai Comuni la tariffazione puntuale, è ovvio che bisogna rafforzare le tecnologie per trattare al meglio il materiale differen- ziato e porsi l’obiettivo di ridurre la produzione per poi progressivamente azzerare i rifiuti a smaltimento ed evi- tare che siano trattati. Il tema è Rifiuti Zero da conferire in discarica oppure nei termovalorizzatori, per puntare a una loro progressiva chiusura, come sta succedendo a Ravenna. Il qua- dro l'abbiamo dato con il Pacchetto sull’Economia Circolare, approva- to quando ero ancora Parlamentare europea, che fornisce la cornice per investire anche nella direzione del ri- ciclo e del riuso». Cosa porti dall'esperienza in Parla- mento Europeo? «Anzitutto la soddisfazione di vede- re che anche a quel livello si parla di impegni concreti e ambiziosi, soprat- tutto in un quadro in cui il multilate- ralismo soffre. Importanti player in- ternazionali si stanno tirando indietro dagli impegni presi -penso all'Accor- do di Parigi o all’Agenda 2030- que- sto consegna all'Unione Europea il ruolo di guida nell'attuazione di una strategia complessiva per affrontare l'emergenza climatica. Ricordo che siamo riusciti a far inserire anche nel contesto del semestre europeo gli obiettivi dell’Agenda 2030». Hai partecipato a numerose edi- zioni di Ecofuturo ed eri con noi quando siamo stati al Parlamento Europeo. Hai sempre portato il tuo prezioso contributo e hai ascol- tato i tanti ospiti, che hanno mo- strato l’enorme potenzialità della rivoluzione delle ecotecnologie. Si potranno sperimentare in Emilia Romagna, trasformandola così in una specie di Montgomery, in un modello che possa essere seguito da tutto il Paese? «Proprio per l’interconnessione di queste sfide, la speranza è che -se sa- remo in grado di mettere in campo l'ambizioso Patto per il Clima che ab- biamo immaginato- saremo ben con- tenti di condividere sperimentazioni, pratiche innovative, risultati con gli altri territori. Se non partiamo dall’E- milia Romagna da dove possiamo partire? Un territorio che ha un tes- suto sociale straordinariamente vivo e una tradizione importante di dialogo tra le parti sociali. Speriamo di mette- re in campo delle politiche che pos- sano essere utili anche ad altri, esse- re condivise, e confrontate con altre buone pratiche. Ho imparato molto dalle edizioni di Ecofuturo; per me è un’interlocuzione che importante. Parlo di una Regione ferita dal Coro- navirus, la seconda più colpita in Ita- lia. Questa emergenza ci impedito di metterci al lavoro sul Patto per il Cli- ma ma non abbiamo perso quell'am- bizione. Dovremo essere bravi per evitare che cada in secondo piano il tema della transizione ecologica». ▲ 21L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020
  • 22. LA CORNICE / di Sergio Ferraris Q uattro miliardi di esseri umani in lock down. Di- minuzione del Pil globale del 3%, nel 2008 fu del 0,1% - 9,1% per l'Italia - con flessione dei consumi d'energia per il 2020 del 6% - in sostanza come se si fosse spenta l'India. Emissioni di CO2 che scende- ranno dell'8%, ossia poco più di quella diminuzione annuale del 7,6% neces- saria tra il 2020 e il 2030, secondo le Nazioni Unite, per mantenere l'au- mento di temperatura entro gli 1,5 °C al 2100. Questi i dati economici, ener- getici e climatici della crisi Covid-19. Ebbene tutto ciò ha portato a una diminuzione, secondo l'osservatorio Mauna Loa nelle Hawaii, che dal 1958 tiene sotto controllo la concentrazio- ne della CO2 in atmosfera, di 0,2 parti per milione di CO2 (ppm), contro un incremento annuale stimato di 2,48 ppm per il 2020. Ad aprile 2018, il valore di CO2 nell'atmosfera terrestre, era 410,30 ppm, ad aprile 2019 413,52 ppm e ad aprile 2020 416,18 ppm. Il 10 maggio 2020 siamo arrivati a 417,1 ppm. Tradotto: neanche il Covid-19 ha rallentato la corsa della CO2, no- nostante abbia colpito e messo a tap- peto economie che sono la locomotiva del Pianeta, come Cina, Europa e Stati Uniti. Insomma una "decrescita infe- lice" che ha visto nel Mondo - dato del 31 maggio 2020 - 6,23 milioni di casi Covid-19, con 373 mila morti e che ha "fermato" l'aumento della concen- trazione annua della CO2 della "stra- biliante" quantità di 0,2 ppm, di circa l'8% dell'aumento di un solo anno. E stiamo parlando di una crisi che sul fronte dell'economica è seconda solo a quella del 1929. Rimbalzo climatico «Questo declino delle emissioni glo- bali di CO2 è conseguenza di mor- ti premature e traumi economici in tutto il mondo e non è assolutamente qualcosa per cui rallegrarsi. - ha detto il direttore esecutivo dell’Agenzia In- ternazionale dell'Energia, Fatih Birol. E se le conseguenze della crisi finan- ziaria del 2008 dovessero ripetersi, probabilmente vedremo presto un netto rimbalzo delle emissioni man mano che le condizioni economiche miglioreranno». Cosa ci insegna ciò? Una serie di cose. La prima è che con il Covid-19 si chiude l'epoca dell'equi- voco ambientalista che teneva ban- co dal 1987 del cosiddetto "sviluppo sostenibile", promosso dal rapporto Brutland dello stesso anno. Il rappor- to, in sintesi tentava la via "ortopedi- ca" alle questioni ambientali e clima- tiche affermando che è possibile un aggiustamento di rotta dell'economia liberista che nel frattempo ha costan- temente incrementato le emissioni di CO2, ignorando le fonti rinnovabili per oltre trent’anni e usando l'efficien- za energetica soltanto quando è "con- veniente" per i risparmi sulle bollette elettriche dei servizi e della produzio- ne industriale. Il "dogma" dello svilup- po sostenibile è costellato da incidenti di percorso non banali. Dopo lo slan- cio del Summit di Rio del 1992 e il varo del Protocollo di Kyoto nel 1997, il meccanismo per limitare le emissio- ni che alterano il clima si è impantana- to, fino ad arrivare al default della Cop 15 di Copenhagen nel 2009 e appro- dare al pannicello caldo dell'Accordo di Parigi a dicembre 2015, del quale a cinque anni di distanza, nel 2020, non si vede la minima traccia dei pur blandi - e volontari - effetti, magari anche solo allo stato embrionale. Sono passati oltre trent'anni da quando il 23 giugno 1988, il climatologo della Nasa James Hansen riferì al Senato degli Stati Uniti circa l'evidenza netta dei cambiamenti climatici. Un ritardo che è costato 850 miliardi di tonnellate di Pandemia climatica Il Covid-19 non ha ridotto la concentrazione di CO2, ma potrebbe insegnarci come agire meglio sui cambiamenti climatici
  • 23. 23L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 CO2 emesse in atmosfera. Correvano, all'epoca i 366, 27 ppm di anidride carbonica. Oro nero negativo Ora dopo i dati di Covid-19 appare chiaro che neanche una cura radicale da cavallo è in grado di salvare la ca- pra dell'economia e il cavolo del clima. Il secondo dogma climatico che Co- vid-19 spazza via è quello del merca- to. In questi tre mesi di lock down, il "mercato" è letteralmente sparito, fat- to a pezzi dalla prima crisi economica della storia del capitalismo che ha visto precipitare sia il lato della domanda (i consumi) e l'offerta (la produzione) a livello mondiale. Uno scenario mai successo, nemmeno con i due conflitti mondali o la caduta del Muro di Ber- lino. Il "mercato" è rimasto silente o al massimo ha richiesto sottovoce l'inter- vento degli Stati per sopravvivere, visto che la "mano invisibile del mercato" di Adam Smith il 20 aprile del 2020, ha fatto precipitare in negativo il prezzo del petrolio a meno 40 dollari per ba- rile, per la prima volta nella storia, da quando il 27 agosto 1859, a Titusville, l’inventore statunitense Edwin Drake riuscì a mettere in funzione il primo pozzo petrolifero. Del resto, nessun soggetto privato, cresciuto nel dogma dello sviluppo esponenziale, magari condito dagli aggettivi "sostenibile" e "circolare", potrebbe reggere uno shock che ha letteralmente spazzato via, dal- la scena mondiale, "valore" per 2.600 miliardi di dollari. Il tutto con un raf- forzamento della logica dell'intervento dello Stato di keynesiana memoria. Stati centrali Questi i presupposti che, definitiva- mente, hanno fatto chiarezza sul fat- to che il sistema economico mondiale non è riformabile e alla luce della pan- demia da Covid-19 è sostanzialmente nudo, con il primato d'intervento e decisionale, che per la prima volta da oltre 35 anni torna al settore pubblico. Sono stati i governi ad affrontare la re- sponsabilità di limitazioni, chiusure, controlli e ancora, è stata la sanità pub- blica a tentare di arginare lo tsunami Covid-19, mentre quella privata è ri- masta silente se non addirittura, come nel caso della Spagna, è stata espropria- ta di beni e risorse in funzione della pubblica utilità. Una centralità dello Stato che sarà utile nel prossimo futu- ro, quando passeremo dalla pandemia sanitaria a quella climatica. Una pan- demia certa, la cui certezza, visti i dati, è assoluta. E ancora Fatih Birol dall'A- genzia Internazionale dell'Energia a Vienna: «I governi possono imparare da quest’esperienza mettendo le tecno- logie energetiche pulite – energie rin- novabili, efficienza, batterie, idrogeno e cattura della CO2 – al centro dei loro piani di ripresa economica. Investire in queste aree può creare posti di lavoro, rendere le economie più competitive e guidare il mondo verso un futuro energetico più resiliente e più pulito». Con l'82% dell'energia mondiale pro- dotta oggi da fonti fossili le rinnovabili sembrerebbero avere praterie immense di fronte a loro ma, attenzione. Com’è successo ai bisonti americani, che di praterie ne avevano parecchie, anche le rinnovabili potrebbero trovarsi in un forte stallo per la necessità di un ra- pido recupero economico fatto solo di numeri. Pil, Pil, Pil potrebbe essere il grido di battaglia dei prossimi mesi di un’economia accecata. E, naturalmen- te, al Pil immediato seguirebbe l'altro “richiamo della foresta” fossile: drill, drill, drill (ossia perfora, perfora, per- fora. N.d.R). Alla ricerca di petrolio, ovviamente. Quando le autovetture impolverate dal lock down riprende- ranno a marciare, gli aerei a volare e i cittadini, non più bloccati a casa, a consumare, tutto ciò sarà fossile, fe- rocemente fossile, salvo che la "mano visibile degli Stati" non faccia a braccio di ferro con quella "invisibile del mer- cato", battendola di slancio. Per vincere, serve un mix bidirezio- nale, fatto di tecnologie ecologiche e pressione dell'opinione pubblica. Tra- dotto. Le persone devono compren- dere le potenzialità delle tecnologie ecologiche per adottarle e imporle alla politica. Queste tecnologie devono in- contrare i cittadini, farsi conoscere in maniera non gergale e, per dirla con un termine musicale, diventare pop. Ossia popolari. Insomma occorre una doppia azione dal basso. Dai cittadini e dalla scienza, esattamente com’è suc- cesso con Covid-19; in tutto il Pianeta, le persone si sono comportate in ma- niera responsabile e la scienza, compat- ta, ha affrontato il virus. È esattamente il modello necessario per il futuro, senza il quale sarà pande- mia climatica. ▲ *caporedattore L’Ecofuturo Magazine
  • 24. 24 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 SCENARIO / di Fabio Roggiolani* F acciamo un test per capire quanto le informazioni siano distorte e come siano poi applicate dalle buro- crazie comunali, frenando il cambiamento. - Posso mettere liberamente il fotovoltaico sul mio tet- to senza il permesso della Sovrintendenza se abito in una centro più o meno storico? - Possiamo ristrutturare il nostro condominio a rispar- mio energetico se non c’è l’unanimità? Se avete risposto NO a queste domande, sappiate che avete sbagliato. Da quando l’Agenzia delle Entrate a livello na- zionale ha affermato che il fotovoltaico, se non è integrato (ovvero in sostituzione delle tegole o del tetto) non fa parte del reddito dell’edificio, esso segue i criteri autorizzativi del- le antenne o dell’aria condizionata che nessuno si è sogna- to di mandare in autorizzazione. Pochi sanno che secondo l’aggiornamento della legge sui condomini se c’è il 33% dei condòmini favorevoli a una ristrutturazione energetica, non ci si può opporre. Tutto, inoltre, può essere veicolato in forma elettronica e autorizzato in autocertificazione, ma quasi nessuno applica queste norme. Eppure i cibi che mangiamo sono autorizzati alla vendita grazie all’autocertificazione dei sistemi Hccp; se ci fidiamo dei laboratori o dei produttori perché non ci fi- diamo di geometri, ingegneri o architetti? Perché formiamo un geologo se poi deve essere un geometra del comune ad autorizzare o meno una sonda geotermica? Perché chiediamo il certificato antimafia, quello penale e ve- rifichiamo le caratteristiche di moralità e correttezza se poi non accettiamo quella firma come prova di quanto scritto? Ovviamente tutto dovrà poi essere verificato e se necessario sanzionato, ma occorre fidarsi, altrimenti tutto s’inceppa. L’Italia è mediamente indietro di tre anni nelle autorizzazioni di rinnovabili ed efficienza ener- getica. Un aumento del 30% dei costi grava per questo su ogni iniziativa Ci sono autorizzazioni ferme da dieci anni. Migliaia di im- prese delle energie rinnovabili che hanno investito impor- tantisommesivedonoallafinebocciareunprogettodall’op- posizione della sovrintendenza, per vincolo paesaggistico, Abbattere la burocrazia. Far decollare le rinnovabili Oggi, nell'era in cui la nostra Terra e il clima sono avvelenati, le cure sono le rinnovabili e l'efficienza energetica foto:GinoCrescoli,Pixabay
  • 25. 25L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 anche se per un impianto in un’area industriale. Il “paesaggismo” da scienza è diventata pura incoscienza, gli aneddoti della paralisi del Paese sono infiniti. La sto- ria delle ex discariche e delle ex cave è emblematica: se una cava è dismessa e ha esaurito la sua funzione, rientra im- mediatamente tra le aree agricole e siccome in alcune Re- gioni si è proibito il fotovoltaico in aree agricole, scatta in automatico il divieto. Certi comportamenti non selettivi e utilizzati come base dell’annientalismo più deteriore stanno arrecando un gra- vissimo danno al clima e alla qualità della vita del nostro Paese, oltre ché alla economia delle rinnovabili e dell’effi- cienza energetica. La legge sulle aree protette che esclude le rinnovabili A Capraia non si possono mettere pale eoliche (una sola ba- sterebbe per tutta l’Isola) né fotovoltaico, per cui si mantiene un bell’impianto a gasolio, anzi biodiesel che suona meglio. Si accetta di far venire con un’iper inquinante nave a gaso- lio il combustibile “bio” e si accetta il rumore dell’impian- to, oltre che l’inquinamento continuo, tutto pur di non toccare il paesaggio? Il paesaggio è solo una foto? Oppure è anche odore e silenzi, oltre che aria pura e non inquinata? Le aree protette e i par- chi (quanto abbiamo sofferto e lottato per il parco dell’arci- pelago Toscano) dovrebbero essere autosufficienti e rinno- vabili e invece sono diventati sinonimo di conservatorismo retrogrado e saccente, la cui energia consumata si pretende che inquini chi vive fuori dai parchi stessi. Ci volle la lungimiranza di Pietro Leopoldo di Lorena per costruire case a due piani per i contadini che morivano a decine di migliaia vittime delle continue alluvioni della Valdichiana facendo dormire i contadini al primo piano e i maiali o le mucche a piano terra. Ci volle altrettanta lun- gimiranza a bonificare e a scavare nonostante l’opposizione dei nobili di allora compreso De Ximenes (famoso per l’os- servatorio ximeniano) che poi fece incetta delle terre riviera- sche della palude chianina, diventando proprietario di tutte le terre bonificate. In conclusione, io amo la bellezza della nostra terra, ma so che non è stata intoccabile. A lungo è stata sfregiata con ecomostri di ogni genere, deser- tificata per rendere i campi coltivabili dalle mega macchine agricole, offesa e trasformata in ogni epoca storica. Proprio ora, nel momento in cui questa nostra terra e il clima sono avvelenati e la cura risiede anzitutto nelle energie rin- novabili e nel risparmio energetico, ecco che trionfa il con- cetto dell’immutabilità che consente alla rapina dei fossili di perdurareall’infinito,nelnomedellaprotezioneambientale. Da questa visione si è finalmente sottratta un’Amministra- zione pubblica, quella di Abbadia San Salvatore guidata dal sindaco Fabrizio Tondi e da una giunta eletta per “fare le rin- novabili”. Prima sostenendo il percorso per una centrale geo- termica a ciclo binario con reimmissione totale e a emissioni zero (che sarà la prima realizzata nel nostro paese, mentre nel mondo ve ne sono attive ormai centinaia). E ora con l’atto d’indirizzo per la sburocratizzazione delle energie rinnovabili, dei lavori per efficienza energetica e si- curezza sismica per tutti gli abitanti e le imprese del comune. Fotovoltaico non integrato in libera installazione, così come le sonde di scambio geotermico, ma in quel caso sotto la re- sponsabilità di un’autocertificazione di un geologo; libera- lizzazione delle colonnine dei privati (le cosiddette wall box) per la ricarica elettrica dei veicoli; promozione della ricon- versione a metano delle auto attualmente circolanti. Una delibera che stiamo diffondendo in collaborazione con le reti amiche di Comuni, che hanno risposto positivamen- te a un appello lanciato dal nostro Direttore con un articolo su il Fatto Quotidiano. Se i comuni non adotteranno la delibera di Abbadia, ben pochi concittadini potranno usufruire del Superbonus al 110% che scade alla fine del 2021. Il Gse, appena avuta notizia della Delibera, ha immediatamente contattato il Comune per seguirne insieme l’applicazione concreta, senza sollevare alcuna perplessità o contrarietà. ▲ * ecotecnologo, cofondatore di Ecofuturo
  • 26. 26 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 RINNOVABILI / di Rudi Bressa C on l'Accordo di Parigi, adottato nel 2015 durante la Cop 21, i Paesi aderen- ti hanno siglato il primo Accordo universale e giuridicamen- te vincolante sul clima. L’Accordo ha definito un piano d’azione globa- le, inteso a rimettere il mondo sulla buona strada per evitare cambiamen- ti climatici pericolosi, limitando il ri- scaldamento globale sotto i 2 °C. Per raggiungere quest’obiettivo, secon- do l'ultimo rapporto del Program- ma Ambientale delle Nazioni Unite (Unep), dovremo ridurre le emissioni globali di gas serra, da qui al 2030, del 7,6% l'anno. La crisi sanitaria che stiamo vivendo ha profondamente cambiato i nostri di stili di vita e probabilmente ne sen- tiremo le ripercussioni per un lungo periodo. Abbiamo modificato abitu- dini, modo di lavorare, di spostarci, di incontrare gli affetti più cari. Mai come oggi, da più parti, si è levato un coro unanime sull’impellente neces- sità di rivedere un sistema economi- co meramente basato sulla crescita infinita. E mai come oggi, l'occasione che ci si presenta di fronte potrebbe essere unica e irripetibile per rivedere il nostro modello di economia e so- cietà. Lo scorso 19 maggio, sulla prestigio- sa rivista scientifica Nature Climate Change, è stata pubblicata una ricer- ca che dimostrava come le emissioni giornaliere di CO2 durante il confi- namento siano diminuite del 17%, ovvero di 17 milioni di tonnellate a livello globale, scendendo ai livelli osservati l'ultima volta nel 2006. Le emissioni del settore dei trasporti terrestri hanno rappresentato quasi la metà (43%) della diminuzione, la Tutta l'energia Per la transizione energetica a bassa emissione dobbiamo puntare sulle rinnovabili. Solare, eolico, agricoltura, geotermia: le opportunità ci sono tutte
  • 27. 27L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 produzione di energia elettrica ha rappresentato il 19%, l'industria il 25% e l'aviazione il 1%. In Italia il calo massimo delle emissioni regi- strato è stato del 27,7%. È proprio guardando quel 19% le- gato al settore elettrico che capiamo quanto la transizione energetica, in altre parole, la trasformazione del settore verso una produzione a bas- se – o nulle – emissioni, rappresenti la chiave per accedere a un'economia decarbonizzata. E potremo arrivarci solo puntando sulle rinnovabili. Se- condo i dati più recenti dell'Agenzia internazionale per le energie rinno- vabili (Irena), la capacità energetica installata a livello globale è rappre- sentata per un terzo dalle rinno- vabili. Un traguardo importante, raggiunto in particolare nell'ultimo decennio. L'energia idroelettrica, più di duemila anni di storia Già più di duemila anni fa, gli anti- chi greci compresero che la potenza dell'acqua poteva far funzionare del- le ruote per macinare il grano. Oggi l'idroelettrico rappresenta la fonte energetica rinnovabile più utilizza- ta al mondo. Da sola copre il 65% della produzione globale di energia elettrica da fonti rinnovabili (fonte: Renewable energy highlights, Irena) e anche nel nostro Paese è largamen- te la tecnologia più diffusa: nel 2019 la percentuale dell'idroelettrico sul totale della generazione da rinnova- bili è stata pari al 41%. Il principio di base su cui funziona una centrale idroelettrica è quello di impiegare l'acqua per attivare delle turbine che a loro volta producono energia elettrica. Le centrali idroelet- triche sono costituite da due confi- gurazioni di base: con dighe e serba- toi o senza. Le dighe idroelettriche con un grande bacino idrico posso- no immagazzinare acqua per brevi o lunghi periodi per soddisfare il picco della domanda. Interessanti sono le soluzioni adottate ad esempio negli impianti reversibili di pompaggio, che sono in grado di accumulare l'energia prodotta in eccesso, stoc- candola in bacini idrici e rilasciando l'acqua nel momento di picco della domanda. Fotovoltaico dai primi satelliti ai film supersottili Inventata nel 1954 da Bell Laborato- ries, la cella fotovoltaica è notevol- mente la tecnologia che ha fatto più passi avanti nella storia delle rinno- vabili. I primi impieghi videro il sola- re alimentare i primi satelliti lanciati nello spazio: il primo in assoluto fu il Vanguard I, lanciato nel 1958. Oggi il solare concorre a produrre circa il 7% di tutta l'elettricità da fonti rin- novabili a livello globale. Negli ulti- mi anni ha visto incrementare enor- memente sia le sue applicazioni sia l'efficienza di conversione dei raggi solari. In media ci si aggira intorno al 20%, anche se esistono in commer- cio celle fotovoltaiche molto più per- formanti. Negli anni si sono studiate varie soluzioni, dalle celle bifacciali (ovvero in grado di convertire i raggi solari catturati da entrambe le facce della cella), ai vetri solari, capaci di catturare una buona percentuale del- lo spettro luminoso (e con loro i fo- toni) e far produrre energia elettrica anche alle grandi vetrate di palazzi e grattacieli. Il fotovoltaico a film sottile invece, usa dei conduttori dif- ferenti dai classici pannelli a silicio monocristallino, ma rappresenta una buona opportunità per rivestire su- perfici di qualunque genere, grazie alla sua flessibilità. Nel mare del Nord la più grande turbina eolica del mondo L'energia eolica è una delle tecnolo- gie di energia rinnovabile in più ra- pida crescita. Nata alla fine dell’Ot- tocento nel Regno Unito e negli Stati Uniti insieme ai primi generatori, oggi produce il 18% dell'elettrici- tà mondiale. La prima vera turbina pare sia nata in Danimarca, tanto che oggi il Paese nordico è ancora all'avanguardia, sia per produzione che per capacità installata. Il vento è usato per produrre elettricità usan-
  • 28. 28 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 lore avviene uno scambio di energia attraverso un ciclo chiuso, capace di sottrarre calore e riscaldare l'acqua e dunque gli ambienti. Si tratta di una fonte importante per coprire la do- manda di elettricità in paesi come Islanda, El Salvador, Nuova Zelanda, Kenya e Filippine e oltre il 90% della domanda di riscaldamento in Islanda. Esiste infine tutta una serie di spe- rimentazioni in corso, come l'u- tilizzo dell'energia prodotta dalle onde o dalla differenza delle maree o sfruttando la differenza di sali- nità nelle acque oceaniche ma in questo caso siamo ancora in fase embrionale. Resta poi l'idrogeno, che più che una fonte energetica, è considerato un vettore energetico. Il suo impiego potrebbe essere utile se prodotto da altre fonti rinnovabili, per stoccare eventualmente l'ener- gia prodotta in eccesso e utilizzarla per produrre elettricità o alimentare altri processi industriali. Resta che, secondo le varie stime, solare ed eo- lico saranno le regine indiscusse del panorama energetico da qui al 2050, arrivando a contare per i tre quinti di tutta la capacità installata, con un to- tale di 14.500 Gigawatt installati en- tro metà secolo. ▲ do l'energia cinetica creata dall'aria in movimento. Questo è trasformato in energia elettrica utilizzando delle tur- bine o altri sistemi di conversione. Il vento colpisce prima le pale di una turbina, facendole ruotare e facendo girare la turbina a esse collegata. Ciò trasforma l'energia cinetica in energia rotazionale, spostando un albero che è collegato a un generatore e produ- cendo così energia elettrica attraver- so l'elettromagnetismo. Nel Mare del Nord si sta costruendo quella che sarà la più grande turbina eolica mai costruita: 260 metri di altezza, con un rotore di 220 metri di diametro. Per fare un’adeguata proporzione, il Lon- don Eye misura 135 metri, la Torre Eiffel 320 metri. L’impianto Dogger Bank, che sarà concluso nel 2023, sarà l’impianto offshore più grande al mondo. Biomasse per riscaldare, bio- masse per l'autotrasporto Questo grande settore è forse quello più variegato, sia per le fonti impiega- te sia per le tecnologie. Le biomasse contengono tutte le materie di tipo organico biodegradabile che deri- vano dal ciclo agricolo, industriale e umano, esclusi i combustibili fos- sili (anche loro di origine organica). Si parla di biomassa dunque con la legna da ardere, gli scarti delle pro- duzioni e lavorazioni forestali e di quelle agricole, ma anche con gli olii vegetali e gli scarti degli allevamenti. Senza dimenticare i biocarburanti, derivanti da specie vegetali apposita- mente coltivate (per esempio la can- na da zucchero) o dai residui agricoli (come il biogas). La peculiarità delle tecnologie alimentate a biomassa è di essere modulabili e scalabili, quin- di possono essere gestite in maniera più semplice per esempio del solare e dell'eolico, che non producono in mancanza di sole o vento. A oggi sono impiegate per riscaldare - pen- sate alle più innovative caldaie a pel- let – e per produrre energia elettrica come centrale termica. Dall'Islanda alla Nuova Zelan- da, calore ed energia grazie al calore del sottosuolo In questo campo rientrano le pompe di calore, il teleriscaldamento, le cen- trali geotermiche per la produzione di elettricità. Nella pratica si sfrutta il calore presente nei primi chilome- tri della crosta terrestre per riscalda- re ad altissime temperature l'acqua e alimentare delle turbine tramite il va- pore prodotto. Con le pompe di ca- PhotocreditAdobestock
  • 30. 30 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 F ederidroelettrica ha contribuito alla consultazio- ne 112/2020 di Arera su un argomento che costituirà il principio cardine del futuro dell’e- nergia elettrica, oggetto di autoconsumo col- lettivo o di condivisione. Ciò rappresenta una delle più importanti evoluzioni in tema di sviluppo di iniziative di produzione di elettricità da fonti rinnovabili. Sono stati portati all’attenzione dell’Autorità alcuni temi che potranno conformare i suoi pareri in ambito istituzio- nale per il futuro sviluppo dei modelli legislativi e rego- latori delle comunità energetiche rinnovabili, poiché le definizioni del DL 162/19 difficilmente potranno esse- re applicate al settore del mini idroelettrico. La normativa primaria non pone un limite di poten- za per gli impianti di produzione né nega la possibili- tà di considerare parte del bilancio energetico di una comunità dell’energia la produzione di energia elettrica proveniente da impianti esistenti. Il recepimento fina- le non deve recare limitazioni alla potenza nominale degli impianti né obblighi alla realizzazione di nuovi. Il DL 162/19 sottolinea che la definizione di comuni- tà energetica vincola ad un concetto di vicinanza degli impianti di produzione ai centri di consumo, ma non a una precisa collocazione degli stessi. Il significato della comunità energetica è di realizzare forme di parteci- pazione attiva da parte dei consumatori finali e delle amministrazioni pubbliche, allo sviluppo di iniziative di produzione da fonti rinnovabili. La condizione di connessioni alle medesime linee di bassa tensione deri- vanti dal punto di trasformazione media/bassa tensio- ne appare esondante le condizioni stabilite dalla diretti- va e rischia di discriminare le fonti rinnovabili. Poiché gli impianti mini-idroelettrici sono spesso realizzati in zone montane poco popolate, la definizione dell’am- bito territoriale di una comunità dell’energia potrebbe fare riferimento ad aggregati di Comuni nelle vicinanze dell’impianto (delibera 5/04): assegnando a ogni ambito un consumo potenziale medio e imponendo un rapporto limite tra il livello di consumo totale coinvolgibile e la producibilità dell’im- pianto nell’ordine per esempio di 10 (il bacino di con- sumo non può essere superiore a 10 volte la producibi- lità dell’impianto); imponendo, nel caso di più impianti coinvolti oltre una certa potenza, che i medesimi siano compresi in un raggio geografico predefinito. Si dovrebbe approfondire la posizione degli insedia- menti industriali nella maggior parte dei casi sono svi- luppati a fondo valle e impossibilitati a partecipare a comunità energetiche che comprendano l’utilizzo della fonte idroelettrica. In considerazione della posizione degli impianti mini-idroelettrici, anche quando sono realizzati in pianura, sono di solito distanti sia da nuclei abitativi sia da quelli industriali e con l’attuale limite di allac- cio alla rete sarebbero esclusi dalla possibilità di fare parte di qualsiasi comunità energetica. Per ovviare alle criticità illustrate, si potrebbe considerare l’opportunità di introdurre il limite delle linee di media tensione e di cabina primaria consentendo così anche alla fonte idroelettrica di partecipare alla costituzione delle comunità energetiche.▲ La potenza dell'acqua Il mini-idro elettrico è una rinnovabile continua, essenziale per sviluppare le altre fonti rinnovabili * Presidente di Federidroelettrica PROTAGONISTI/PaoloPicco*
  • 31. 31L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 Il fotone è il futuro Il fotovoltaico è diventato rapidamente la fonte di energia rinnovabile più diffusa sul Pianeta. Ecco le prospettive di sviluppo in Italia I l fotovoltaico, per sua natura, è una fonte di produzione di energia quasi perfetta. Si tratta di una tecnologia che si basa su pochissimi componenti essenzia- li (moduli e inverter) quindi è di fa- cile progettazione e realizzazione. Gli impianti sono prevalentemente statici - e per questo motivo le ma- nutenzioni sono semplici e dai costi molto contenuti - e sono modulari, dunque non aumenta di molto la complessità di progettazione e co- struzione tra un piccolo impianto e uno di grandi dimensioni. Negli ul- timi anni i costi di realizzazione si sono drasticamente ridotti e oggi in moltesituazioninonèpiùnecessario ricorrere a incentivi. L’unico vero problema è che il fotovoltaico non è programmabile, cioè non può pro- durre energia quando serve ma solo quandoc’èilsole.Incontestinorma- tivi favorevoli, queste caratteristiche ne facilitano la rapidissima diffusio- ne. Basti pensare che tra il 2010 e il 2013 in Italia sono stati installati più di 500 mila impianti fotovoltaici. Delle sue potenzialità si è accorto ancheillegislatorechenelPianoNa- zionale Integrato Energia e Clima - nel quale è richiesta una pianifica- zione energetica fino al 2030 - ha previsto che il fotovoltaico sarà la fonte che dovrà dare il maggior con- tributo allo sviluppo delle rinnova- bili, con una crescita di circa 30.000 MW di nuovi impianti. Per raggiun- gere questi obiettivi, estremamente sfidanti, non è sufficiente fare affi- damento sulle peculiarità del foto- voltaico e sulla forte riduzione dei costi a cui si è assistito ma serve, co- me già detto, un contesto normativo che faciliti tale sviluppo. Oggi manca ancora questo contesto favorevole; è necessario che il legi- slatore si attivi per risolvere i proble- mi che continuano a limitare lo svi- luppo del settore. Per esigenze di sintesi, accenniamo brevemente alle principali misure indispensabili, ri- mandando il loro approfondimento a un’altra occasione. Sarebbe necessario: ridurre la penalizzazione rispetto ai combustibilifossilichespessogodo- no di incentivi nascosti e non paga- no il giusto prezzo per i danni am- bientali che producono; accelerare tutti i regolamenti attuativi necessa- ri alla applicazione della nuova nor- mativa che ha da poco introdotto le comunità energetiche, per consenti- re ai cittadini di autoprodurre ener- gia e scambiarsela; consentire l’ac- cesso anche alle rinnovabili a tutti i servizi di supporto alla regolazione e stabilità delle reti, che per ora sono quasi esclusivamente riservati agli impiantiafontifossili;prevederede- gli stimoli per l’uso combinato di fo- tovoltaico e accumuli; semplificare leautorizzazioniperigrandiimpian- ti che richiedono ancora tempi trop- po lunghi e costi ingenti; stimolare, per gli impianti fotovoltaici da rea- lizzare a terra, una vera sinergia tra il mondo agricolo e quello energeti- co con la costituzione di aziende agro-energetiche a beneficio di en- trambi i settori. Se queste barriere, che attualmente fungono da freno, verranno affron- tate e risolte con rapidità e ragione- volezza l’Italia avrà certamente la possibilità di giocare un ruolo da ve- roleadernelprocessodidecarboniz- zazione e il fotovoltaico sarà sicura- mente una delle tecnologie trainanti di questo percorso. ▲ * Vicepresidente di Italia Solare PROTAGONISTI/AttilioPiattelli*
  • 32. 32 La Terra ha un cuore caldo La nuova geotermia a ciclo binario possiede grandi potenzialità nello scenario energetico fatto di rinnovabili * Professore Scienze della Terra, Università di Firenze, Presidente Comitato Scientifico di EcoFuturo PROTAGONISTI/GiulianoGabbaani* I l Mondo dovrà, prima possibile, diventare tutto a energia rinnovabile. Nor- malmente si dice che tutte le energie rinnovabili dipendo- no dalla nostra stella principale e cioè il Sole. È così - effettiva- mente - per il fotovoltaico, Il solare termico, l’eolico, l’energia delle maree, l’idroelettrico, le bio- masse e anche il biometano (tra- sformazione delle masse vegetali fermentate e liquami emessi dagli animali in metano biologico), tut- ti strettamente dipendenti dall’ir- raggiamento solare. Esiste tuttavia un’altra forma di energia rinnovabile che non dipende dal Sole, bensì dal trasporto del calore dal centro della Terra alla superficie: è la geotermia. Quantificando la potenzialità delle sole risorse geo- termiche conosciute a oggi, stimate nell’1% del totale dell’energia (rinnovabile e non) del Pianeta, c’è da rima- nere stupiti: con il loro solo utilizzo potremmo avere un potenziale energetico tale da soddisfare in toto - senza le altre forme conosciute, fossili e non - la richiesta globale dell’umanità per altri quattromila anni. Tale calore è presente in quantità enorme e inesauribile. Il calore interno si dissipa con regolarità verso la super- ficie della terra. In ogni luogo della Terra il gradiente geotermico (cioè l’innalzamento della temperatura con l’aumento della profondità, se non vi sono anomalie, è di circa 30 °C per ogni km). Ci sono alcune zone che hanno valori ben di- versi, normalmente superiori di un ordine di grandezza o più, come Islanda, Turchia, Filippine, ecc. e anche in Italia (Larderello, Amiata e Campi Flegrei). L’utilizzo della risorsa geotermica può essere suddiviso per step di temperatura del fluido vettore; esiste un tipo di geotermia che utilizza il fluido surriscaldato o vapore per far girare turbine collegate a generatori di corrente, per produrre energia elettrica h/24. Sì perché la geo- termia oltre a essere praticamente inesauribile è anche continua e costante, rispetto a tutte le altre rinnovabili, in quanto i fluidi che vengono utilizzati come vettore energetico sono reintegrati continuamente dalle risorse sotterranee e da quelle atmosferiche. Oggi, grazie allo sviluppo della tecnologia, non esiste più il problema delle emissioni in atmosfera delle vec- chie e obsolete centrali “flash”, che hanno creato non pochi problemi ambientali e di salute alla popolazione ove la risorsa era prelevata, in quanto il vapore - dopo aver esaurito la propria funzione energetica - era reim- messo nel serbatoio ma in larga parte veniva emesso in atmosfera con i gas incondensabili (Aria, H, Azoto ecc.) e pericolosi come Hg, As, etc. Le nuove centrali geotermoelettriche progettate sono a ciclo binario con totale reiniezione dei fluidi geotermici, pertanto senza impatto ambientale. La risorsa certamente più interessante e di gran lunga per un futuro utilizzo generale, come abbiamo sempre auspicato noi di Giga/Ecofuturo, è la geotermia a bassa entalpia che può affiancare o sostituire completamente, il gasolio, il gpl azzerando le emissioni climalteranti. Il fluido vettore di scambio è immesso in una pompa di calore che è in grado di invertire il proprio ciclo di funzionamento sia per riscaldare che per raffrescare gli edifici. Si tratta di una risorsa rinnovabile e disponibile in ogni luogo del pianeta; una risorsa dunque ubiquitaria e per questo intrinsecamente democratica.▲
  • 33. 33L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 I n Italia tra il 2008 e il 2012 c’è stata un’ampia diffusione di impianti biogas nelle aziende agricole, che ha portato il Pa- ese ad una posizione di leadership a livello europeo. Con 1654 impianti, una potenza installata di 998 MW e una produzione di energia elettrica annua di 7 TWh , è secondo solo alla Germania. Per la produzione di biometa- no agricolo come biocarburante avanzato da destinare ai traspor- ti, malgrado il decreto del 2018, c’è un solo impianto che immette nella rete gas, a causa di mancanza di chiarezza e di alcune interpre- tazioni che rallentano la nascita di nuovi impianti, nonostante una producibilità potenziale al 2030 di 8 miliardi di m3. Prima del 2008 i nostri agricoltori andavano in Ger- mania per imparare come condurre un impianto. Una volta in Italia ne hanno rinnovato il modello, adattandolo al nostro tessuto agro-zootecnico facendone pre- valere la componente più genui- namente agricola. Dalla monocoltura di mais per l’alimentazione del digestore si è andati verso una diversificazione delle matrici: in primo luogo, reflui zootecnici. Non è un caso che la maggior parte degli impianti siano installati in pianura Padana, dove sono più diffusi gli allevamenti. Ma non solo reflui. Nel digestore sono entrati i sottoprodotti dell’agro- industria. Si è innescata una vera e Biogas al centro Il biogas agricolo sarà il cuore delle nuove comunità energetiche rurali presidiando l'ambiente propria economia circolare agrico- la. È cambiata la gestione dei terre- ni, si sono introdotte nello stesso anno le colture di secondo raccol- to: una per il mercato alimentare o dei foraggi, un’altra per il digestore, oltrepassando la questione food vs fuel. Grazie ad esse, si sono adot- tate pratiche di agricoltura con- servativa e di precisione ed è sta- to possibile ottenere un risparmio di input (semi, acqua, fertilizzanti, carburante). Non solo. L’imprenditore agrico- lo ha preso coscienza del valore del digestato, fertilizzante naturale ricco di sostanze organiche ed ele- menti nutritivi che, rende il terreno più fertile e più resiliente, sosti- tuendo i fertilizzanti di sintesi. Questo modello “Biogasfattobe- ne”, ha notevoli vantaggi: riduce le emissioni dei reflui grazie allo stoc- caggio immediato nel digestore; te- nendo il terreno coperto tutto l’an- * Direttore Cib (Consorzio Italiano Biogas) PROTAGONISTI/ChristianCurlisi* no con le doppie colture, si hanno meno erosione, meno perdite di nutritivi e maggiore attività foto- sintetica; si cattura più CO2 dall’at- mosfera; interrando il digestato, si riducono le emissioni di azoto, il suolo diventa più fertile stoccando carbonio organico che con l’agri- coltura conservativa non si ossida e non si disperde in atmosfera. Perché non immaginare, in un prossimo futuro, l’impianto biogas, integrato in azienda agricola, come il cuore pulsante di una comunità energetica rurale che produce bio- metano di giorno ed energia elet- trica rinnovabile di notte quando il fotovoltaico smette di produrre, garantendo stabilità alla rete? Questa flessibilità fa capire quanto le diverse fonti rinnovabili debbano considerarsi in maniera sinergica e sempre più spesso l’una al servizio dell’altra.▲
  • 34. 34 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 Via col vento È necessario liberare la grande potenzialità dell'energia eolica L o sviluppo delle fonti rinnovabili passa attra- verso la crescita organica delle tecnologie pu- lite secondo i potenziali tecnici che ognuna possiede. La tecnologia eolica ha un elevato va- lore in tema di obiettivi europei di riduzione della CO2 al 2030, e può dare un contributo al loro raggiungimento. L’evoluzione tecnologica ha portato benefici all’efficien- za del parco produttivo nazionale che è tra i più validi del mondo. A questo si aggiunge una sempre maggiore capacità rinnovabile, eolica e fotovoltaica, che ha con- tribuito alla trasformazione dell’intero sistema. Siamo intorno al 40% di produzione elettrica nazionale da Fer e gli obiettivi al 2030 e al 2050 ci impongono ulteriori rilevanti sforzi. L’eolico ha un ruolo centrale avendo dimostrato una produzione annuale costante e affidabile unica tra le fonti rinnovabili. Per questo al 2030 dovrà essere messo in condizione di raddoppiare la produzione per suppor- tare gli obiettivi di decarbonizzazione assunti. Oltre ai benefici richiamati, l'eolico ne garantisce anche un altro, quello occupazionale. Ancora una volta distinguendosi dalle altre fonti, in Italia l’industria nazionale del vento ha raggiunto l'indipendenza dall’estero, esportando tec- nologia. Agli oltre 15 mila addetti del settore si stima che se ne possano aggiungere almeno il doppio nel caso in cui l’Italia centrasse gli obiettivi settoriali di crescita eolica. È necessario rilevare che il settore eolico in questo mo- mento di emergenza sta soffrendo molto; malgrado ciò garantisce con la fornitura di energia elettrica al Paese, nonostante le numerose penalità economiche cui è sot- toposto. Gli imprenditori eolici soffrono per le perdite economiche di una situazione straordinaria ma garanti- scono la sicurezza dei propri addetti e impiegano tutte le misure che la legge impone. Per questo, come l’Anev ha rappresentato nelle sedi opportune, sarebbe d’aiuto eliminare gli ostacoli burocratici che tediano le imprese. Altro aspetto interessante riguarda le nuove frontiere dell'eolico che potrebbero affiancarsi alle tecnologie tra- dizionali, in particolare quello delle applicazioni marine dell’eolico che, grazie allo sviluppo di soluzioni come le piattaforme flottanti, consentiranno a costi accettabili di * Presidente ANEV – Associazione Nazionale Energia Vento PROTAGONISTI/SimoneTogni* realizzare impianti eolici off-shore. Il settore ha una maturità tecnologica e industriale molto avanzata che sommata ai noti benefici ambientali rende l'eolico una delle migliori scelte di- sponibili verso la decarbonizzazione. Il potenziale dell’Italia è tale da consentire, nei prossimi anni, un raddoppiamen- to della potenza installata, passando dallo sviluppo di nuovi impianti e dal rinnovamento di quelli esistenti. Occorre una semplificazione seria che, nel rispetto del paesaggio e del ter- ritorio, possa rimuovere gli appesantimenti burocratici che impediscono di essere all’avanguardia nelle nuove tecnologie. Terminiamo con alcuni numeri che mostrano i benefici del settore eolico: nel 2019 sono stati prodotti 20,06 TWh da eolico che corrispondono al fabbisogno di circa 20 milioni di persone e a circa 12 milioni di tonnellate di emissioni in meno di CO2 e di 25 milioni di barili di petrolio. Questi benefici non vanno sprecati, ma valorizzati e incoraggiati ▲
  • 35. 35L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020* Direttore di AIEL - Associazione Italiana Energie Agroforestali Legna e pellet per la qualità dell'aria Coninuoviapparecchidiriscaldamentoabiomasseela rottamazionedeivecchisiabbattonodel70%lepolverisottili I l tema delle emissioni prodotte dalla combustio- ne delle biomasse legnose è sotto i riflettori delle istituzioni e dei media per due effetti concomitanti specie in pianura Padana: l’alta pressione e l’assenza di vento. Argomento che si collega alle cause che contri- buiscono alla produzione di emissioni, di polveri sotti- li e di altri composti come gli ossidi di azoto. Secondo i dati ufficiali, negli ultimi decenni, le concentrazioni di particolato atmosferico sono diminuite, ma le situazioni di criticità permangono in un territorio chiuso per tre lati dalle Alpi, dove vive il 40% della popolazione e si produ- ce oltre il 50% del Pil nazionale. Il traffico è tra i principali responsabili dell’inquinamento. Con 62,4 auto ogni 100 abitanti il nostro Paese ha il re- cord europeo, seguito da Germania e Spagna. Nel riscal- damento residenziale, l’apporto di emissioni di polveri sottili dalla combustione di biomasse legnose è una criti- cità sulla quale si registrano strumentalizzazioni da parte di settori dei combustibili fossili e mancanze sui dati. Nel bacino Padano l’apporto della combustione domestica alla produzione di PM10 è in calo, grazie alla sostituzio- ne dei vecchi apparecchi con generatori a legna e pellet. Lo confermano i dati di Arpa Veneto (-20% negli ultimi sette anni) e di Arpa Lombardia (-30% in cinque anni). Le aziende produttrici hanno compiuto sforzi nella cerca- re soluzioni tecnologiche sostenibili. È possibile scegliere l’apparecchio domestico a legna e pellet con le miglio- ri prestazioni in termini di efficienza e riduzione delle emissioni. Il DM 186/17 del ministero dell’Ambiente ha introdotto una classificazione a stelle per questi generato- ri; nel sistema di certificazione “Aria Pulita” sono più di 2.600 i modelli certificati. La rivista Altroconsumo nell’ambito del progetto Eu «Casa Rinnovabile» ha compiuto prove di laboratorio indipendenti su apparecchi domestici a legna e pellet 4 stelle, con cicli di funzionamento reale inclusi accensione e spegnimento. I risultati sono significativi: le emissioni di PM 10 rilevate rispetto ai valori di riferimento dell’inventario nazionale Ispra sono otto volte inferiori nei camini chiusi o inserti, PROTAGONISTI/MarinoBerton* sei volte inferiori nelle stufe o nelle caldaie innovative, quattro volte inferiori nelle stufe automatiche a pellet o cippato o nelle migliori tecnologie delle stufe a legna. Vi sono cinque azioni concrete sulle quali le associazioni del settore sono impegnate e per le quali è richiesto il sostegno delle istituzioni. • accelerare la rottamazione delle vecchie stufe e sostituirle con apparecchi a legna e pellet; • promuovere l’uso di combustibili legnosi certificati e di qualità; • garantire una periodica e professionale manutenzione degli apparecchi e canne fumarie; • affidarsi a installatori qualificati; • promuovere le buone pratiche nell’utilizzo degli apparecchi a biomasse. Su queste azioni è stato siglato un protocollo d’intesa tra il Mi- nistero dell’Ambiente e Aiel l’associazione nazionale del set- tore Legno Energia, per la promozione di iniziative finalizzate alla riduzione delle emissioni degli impianti termici alimentati a biomasse legnose. ▲
  • 36. 36 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 I lconsumodienergiaèsuddiviso in tre macrosettori: un terzo è destinato all'industria, un terzo alla climatizzazione degli edifici e un terzo alla mobilità. Il trasporto delle persone e delle merci richiede flessibilità e grande autonomia. Per questo la mobilità utilizza le fonti energetiche con elevata densità energetica: combustibili da fonte fossile e in qualche caso combustibili nucleari, per sistemi di trasporto speciali di grandi dimensioni come sottomarini e portaerei. L’immagine seguente mostra le densità energetiche espresse in kWh/ kg, per vari tipi di combustibili e di accumuli. L’impiegodell’idrogenohaladifficoltà della produzione (il ciclo energetico completo per la produzione e l’impiego dell’idrogeno è inferiore al 20%) e della sicurezza degli impianti di rifornimento. La sostituzione delle fonti fossili per la mobilità, con fonti di energia rinnovabile deve passare attraverso l'impiego di carburanti di origine biologica e/o l'uso di mezzi di trasporto elettrici. Nel primo caso occorre sviluppare la filiera per l’uso del biogas/ biometano. L’Italia è all’avanguardia con più di 1.500 impianti di biogas (1.200 in ambito agricolo) con una potenziale produzione al 2030 del (12÷14)% del fabbisogno annuo attuale di gas naturale. Nel secondo caso si può pensare, allo sviluppo della rete ferroviaria ma è legata a una rigidità strutturale difficilmente superabile. Domina uno sviluppo futuro di trazione elettrica legata a sistemi di accumulo elettrochimico, sperando su un rapido miglioramento delle densità energetiche delle batterie su una rete di ricarica più capillare. È fondamentale porre l’attenzione sul fattore di emissione di CO2eq il cui valore dipende dalla quota di energia prodotta da fonti rinnovabili. Nel 2017, con il 34,1% di rinnovabili elettriche, l’Italia ha registrato un fattore emissivo di 307,7 gCO2eq/ kWh,migliorerispettoallamediaEu28 di 387,7 gCO2eq/kWh, nonostante la presenza di centrali termoelettriche MOBILITÀ / di Maurizio Fauri* * Professore associato di Sistemi Elettrici per l’Energia, Università di Trento Trasporti pesanti: transizione possibile Nel futuro dei trasporti sia terrestri sia marittimi si aprono grandi opportunità sostenibili
  • 37. 37L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 alimentate con gas naturale (metano) che coprono quasi il 50% della produzione nazionale. Il Pniec fissa la quota di rinnovabili fino al 55% entro il 2030, grazie a nuove installazioni di impianti. Utilizzare un’auto elettrica Bev comporta la riduzione nel suo ciclo di vita (well-to-wheel), del 55% di emissioni di CO2eq, rispetto ad una diesel. La mobilità delle persone (pendolari) non supera i 100 km al giorno per oltre l’80% del traffico. Un veicolo elettrico copre queste distanze ma mancano dei pezzi per completare la transizione verso un pendolarismo elettrico. Per il trasporto delle merci su lunghe percorrenze ci sono soluzioni mediante un sistema a pantografo come nel caso del trasporto su rotaia. La figura seguente mostra la soluzione che si prevede di installare lungo il nuovo tratto autostradale A35 “Bre- Be-Mi”. Secondo il rapporto Eea n.22/2017 una quota tra il (55÷77)% delle emissioni inquinanti nelle aree portuali proviene dalle imbarcazioni; in alcune zone contribuiscono per l’80% alle emissioni di NOx e SO2 e fino al 25% di particolato aerodisperso inferiore o uguale ai 2,5 µm (PM2.5). Nel settore navale viaggia l’80% delle merci e le emissioni di CO2 incidono fino al 20% senza azioni di contenimento, considerato che il 98% delle imbarcazioni impiega motori a combustione. Si consideri la figura a fianco (https://www.marinetraffic. com) è mostrato il traffico navale mondiale dovuto alle sole navi merci, petroliere e navi per la pesca. La trazione elettrica in campo navale ha opportunità per i tragitti costanti e contenuti. La non limitazione di spazio e di peso per l’alloggiamento delle batterie è un vantaggio. Un esempio è il traghetto Color Line Ibrido Plug-in operante dal 2019 tra Norvegia e Svezia, con la dotazione di un pacco batterie da 5 MWh (la Renault Zoe ha una capacità di 52 kWh), può manovrare 60’ senza rumore e emissioni nocive risparmiando circa 740 litri di carburante. L’azienda norvegese Fjord1 ha riconvertito un traghetto diesel in “full-electric”. Il traghetto “Ampere” ha tre pacchi di batterie da 1 MWh, uno a bordo e uno per ogni molo. Ogni pacco si sostituisce in 10’ senza interrompere il servizio; risparmia un milione di litri di gasolio l’anno, evita l’emissione di 570 tonnellate di anidride carbonica e di 15 tonnellate di ossidi di azoto. Si pensi alla possibilità di integrare la produzione da fonte rinnovabile direttamente sulle imbarcazioni, con vele fotovoltaiche e/o sistemi eolici, sfruttando l’assenza in mare aperto, di ostacoli che influenzano negativamente l’aerodinamica del flusso d’aria. Gli elementi necessari per raggiungere una mobilità elettrica a fonte rinnovabile ci sono tutti. Davanti a noi c’è una transizione epocale. Il cammino è intrapreso e l’obiettivo non è lontano. ▲
  • 38. 38 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 I l cuore della microgenerazione consiste nella produzione si- multanea e combinata di elet- tricità e calore a partire dalla stessa fonte di energia primaria e in un unico processo, in sistemi di po- tenza inferiore a 50 kWe. Da un punto di vista termodinamico, la cogenerazione rappresenta il mi- glior utilizzo possibile per un com- bustibile, perchè il calore prodotto viene integralmente recuperato e ceduto all’utenza insieme all’energia elettrica, con un risparmio di oltre il 20% di energia primaria rispetto alla generazione separata di energia elettrica e termica. All’alta efficienza di funzionamento corrisponde un’al- trettanto significativa riduzione sia dei costi energetici sia delle emissioni inquinanti e climalteranti. La microcogenerazione basata su motore a combustione interna ali- mentato a gas naturale è la tecnolo- gia più diffusa e consolidata. Il fun- zionamento è semplice: il motore fa girare un alternatore per produrre energia elettrica che viene autocon- sumata e/o immessa in rete. Il calore prodotto dal motore, dall’olio moto- re e dai fumi di scarico viene invece recuperato attraverso un sistema di scambiatori e ceduto ad un circuito termoidraulico sotto forma di acqua calda. Il sistema di controllo ste- chiometrico della carburazione e il catalizzatore impiegato abbattono le emissioni di inquinanti atmosferici. EFFICIENZA ENERGETICA / di Agostino Re Rebaudengo* Vantaggi da microgenerazione La microcogenenerazione ad alto rendimento è un sistema intelligente, efficiente e sostenibile per produrre e consumare energia
  • 39. 39L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 Applicazioni, vantaggi e dimensionamento Le applicazioni ideali per la microco- generazione sono molte, in partico- lare: piscine, spa, centri termali, cen- tri sportivi, palestre, alberghi, ospe- dali, residenze sanitarie, oltre a PMI in svariati settori, tra cui alimentare, galvanico, tessile, lavorazione plasti- che, sterilizzazione. Il dimensionamento deve essere fat- to, considerando l’andamento dei consumi termici ed elettrici, nell’ot- tica di poter utilizzare il microcoge- neratore il maggior numero di ore possibile (almeno 3.500 ore/anno), se necessario istallando anche accu- muli termici ed elettrici. I picchi di richiesta elettrica e termica, che av- vengono per un numero di ore con- tenuti, possono essere soddisfatte da caldaie, rete di teleriscaldamento e rete elettrica. Per la sua efficienza e il suo bassissi- mo impatto ambientale, alla micro- cogenerazione vengono riconosciuti una serie di incentivi e vantaggi fi- scali, che si sommano al risparmio sul combustibile utilizzato per ge- nerare il calore e a quello derivante dall’autoconsumo dell’energia elettri- ca prodotta (che non deve più essere acquistata dalla rete). La microcoge- nerazione gode di un’accisa agevo- lata per una quota del gas usato per cogenerare, ha diritto ai Certificati Bianchi o in alternativa all’Ecobonus 65% (che può diventare Superbonus 110% secondo quanto previsto dal recente Decreto Rilancio) e accede al meccanismo di Scambio Sul Posto per l’energia elettrica non istantanea- mente autoconsumata. Case study - TOTEM Per comprendere appieno i benefici economici e ambientali della micro- cogenerazione può essere utile l’ana- lisi di un caso reale che riguarda i mi- crocogeneratori TOTEM, prodotti da Asja Ambiente Italia a Torino. Un centro natatorio in Emilia Ro- magna dotata di vasca olimpionica e vasca piccola per bambini spendeva ogni anno circa 70.000 € per sod- disfare il suo fabbisogno di energia elettrica (437.000 kWh/anno) e cir- ca 48.000 € per i consumi termici (133.000 mc/anno di metano). L’im- pianto termico esistente era costitu- ito da due caldaie a metano da 600 kW l’una (di cui una di back up). Dopo avere analizzato in dettaglio il profilo mensile dei fabbisogni ener- getici, sono stati installati 2 TO- TEM 25 (25 kWe e 50 kWt ad unità). I microcogeneratori funzionano per circa 6.700 ore/anno ciascuno, co- prendo il 76% del fabbisogno elettri- co e il 49% del fabbisogno termico . Il risparmio ottenuto dal proprieta- rio del centro, già al netto di tutti i costi di manutenzione, è di quasi 43.000 € l’anno, che ha permesso un rientro dall’investimento in meno di 3 anni. Non meno importanti sono i benefi- ci ambientali, pari a: • 32 kg/anno di ossidi di azoto (NOx); • 39 kg/anno di monossido di carbonio (CO); • 3 kg/anno di polveri sottili (PM); • 44 ton/anno di anidride car- bonica (CO2). L’abbinamento con i sistemi di gestione energetica I benefici economici ed ambientali dei microcogeneratori aumentano si- gnificativamente quando questi siste- mi sono integrati con altre tecnologie per la produzione di energia termica ed elettrica, sia da fonti rinnovabili sia tradizionali. Il coordinamento tra le diverse tecnologie permette di ot- timizzare il funzionamento degli im- pianti ed il loro rendimento. I sistemi di gestione energeti- ca (Energy Management System) sono piattaforme basate su Cloud che, grazie all’Internet of Things e all’Intelligenza Artificiale, sono in grado di coordinare le tecnologie di generazione termica ed elettrica e gli accumuli esistenti in una qualsi- asi struttura per ridurre in maniera immediata e duratura i consumi e le emissioni. TOTEM-ECO (Energy Consumption Optimizer) è l’Ener- gy Management System sviluppato da Asja Ambiente Italia che, grazie ad una serie di sensori, raccoglie i dati dagli impianti e li trasmette alla piattaforma Cloud dove avanzati stru- menti di analisi predittiva, identificano le opportunità di ottimizzazione. ▲ * Presidente di Elettricità Futura e fondatore di Asja Ambiente Italia
  • 40. 40 L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 Produci energia fotovoltaica grazie a impianti "chiavi in mano" costruiti su misura per le realinecessitàdellatuafamiglia,dellatuaattivitàodellatuaazienda. Risparmiasuicostidellabollettagrazieall'autoconsumo,rendendoloancorapiùefficace conlebatteriediAccumulodiultimagenerazioneeconinterventidiefficienzaenergetica cheGenerpluspotràproportiaseguitodiunadiagnosiaccuratadeituoirealiconsumi. Rispettal'AmbienteepreservalaSaluteditutti! Da più di 12 anni Generplus accompagna i suoi clienti in un percorso di ottimizzazione dei consumi, verso l'indipendenza energeticael'addioalla schiavitùdelleBollette! Produci - Risparmia - RispettaProduci - Risparmia - Rispetta Facciamo Accadere il Verde... Rinnovabili, Efficienza Energetica, Mobilità Sostenibile Clicca per il Sito TEL: 0586 426973 - MAIL: tg@generplus.it
  • 41. 41L'ECOFUTURO MAGAZINE maggio/giugno 2020 Rinnovabili al 110% Il super Ecobonus offre possibilità prima impensabili. Ecco i casi in cui si applica e come evitare i rischi I primi lanci di agenzia sembravano fake news e invece erano reali: dalle stanze del governo e in particolare del sottosegretario Riccardo Fraccaro, già presentatore con Gianni Girotto delle norme sul reddito energetico, nasceva la proposta di uno sgravio fiscale del 110% sulle spese per le rinnovabili. Non vi nego che ne ho avuto paura e che paventavo speculazioni oscene come ai tempi di Scajola quando non tolse gli alti incentivi che avevamo messo nel 2006 e che dovevano ridursi mentre il prezzo degli impianti calava; invece, per un lobbismo incosciente e contro le associazioni più responsabili, gli alti incentivi restarono, la speculazione prosciugò le risorse messe in programma e, dato che gli amici avevano già portato a termine il lavoro, dalla sera alla mattina tutti gli incentivi furono tolti distruggendo un comparto prima drogato e poi lasciato morire per totale astinenza. Questa volta così non è stato e a mano a mano che le norme erano precisate, dimostravano tutta la loro forza di cambiamento vero e d’innesco di una vera ripresa economica eco-edile. NORMATIVA / di Fabio Roggiolani