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ST Alliance: Deep Space Tango

               Cyber War
Indice
Cyber War.......................................................................................................................................................... 1

          Capitolo I Il neuromante ........................................................................................................................ 3
          Capitolo II Combattimento ..................................................................................................................... 4
          Capitolo III Nuovi nemici, nuovi alleati................................................................................................... 6
          Capitolo IV L’Eroe.................................................................................................................................. 7
          Capitolo V Piccolo problema ............................................................................................................... 10
          Capitolo VI La klingon e il vulcaniano.................................................................................................. 11
          Capitolo VII Il dono .............................................................................................................................. 13
          Capitolo VIII Riunione di lavoro ........................................................................................................... 15
          Capitolo IX Trust no one...................................................................................................................... 19
          Capitolo X Il capitano Usher ................................................................................................................ 20
          Capitolo XI Odi et amo ........................................................................................................................ 22
          Capitolo XII Il nuovo ambasciatore...................................................................................................... 23
          Capitolo XIII Un piano perfetto ............................................................................................................ 25
          Capitolo XIV La Yyelhen...................................................................................................................... 28
          Capitolo XV Il tentativo di Archer......................................................................................................... 33
          Capitolo XVI Dimissioni ....................................................................................................................... 35
          Capitolo XVII Il consigliere................................................................................................................... 38
          Capitolo XVIII Il cerchio si stringe........................................................................................................ 41
          Capitolo XIX Interludio......................................................................................................................... 47
          Capitolo XX La cena delle beffe .......................................................................................................... 47
          Capitolo XXI L’ambasciatore ............................................................................................................... 50




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Alliance: Deep Space Tango

                                                 Cyber War
Prologo
DST, data stellare 2451.05.29. Il tenente Segock ha deciso di andare a recuperare i dati compromettenti
contenuti nel database della sezione Ingegneria. A suo modo, ovviamente.

Capitolo I
Il neuromante

Quando Ollag era venuto a disturbarlo, aveva messo a dura prova la nuova linea morbida di Segock. Un
minuto dopo, e avrebbe davvero scatenato le sue ire.
Il vulcaniano era ormai sdraiato su di un comodo lettino, circondato da DiPadd modificati e con di fianco a sé
un Deck ormai un po' superato ma ancora temibile.
Visto l'incidente registrò un messaggio automatico (Non voglio essere disturbato) e poi si distese.
Meditazione, controllo della respirazione, due pastiglie di esadrina e poi infilò nella sua nuca un connettore.
Un attimo dopo la sua mente veniva sparata nella rete della base, e attraversava il cyberspazio cavalcando
l'adrenalina.
Erano anni che non entrava nella rete, ma tutto gli era ancora famigliare. Gli ci volle poco per prendere di
nuovo confidenza, per ritrovare l'antica ebbrezza. Era stato uno stolto a girare le spalle a quella vita. Era
quello per cui era nato.
Sfrecciò per la rete, effettuando derivazioni e studiando il terreno. L'ultima derivazione la fece all'alloggio di
Archer, e mascherato col nominativo utente dell'ufficiale operazioni, si avvicinò al suo obiettivo: il database
della sezione tecnica, dove era stato riversato il contenuto compromettente del suo tricorder.
La struttura gli apparve come una piramide di nera ossidiana, circondata da muri opachi e pattugliata da
programmi di protezione. Poteva farcela, valeva la pena di rischiare.
Sentì la paura montare in lui, ma la scaccio, concentrandosi sul suo bersaglio. La paura: ecco il motivo che
lo aveva fatto mollare. Una compagna inseparabile, nella rete.
Poi non fu più tempo di indugi: si mosse all'attacco. "Iniziano le danze!" Un'espressione imprecisa e
tipicamente umana. Ma era la frase che diceva sempre Neos prima di ogni incursione. Lo faceva sentire
meglio e gli dava la forza di vincere la paura, come se il suo amico fosse sempre al suo fianco.
Per prima cosa, raccogliere informazioni. Lanciò un programma di infiltrazione, l'Occhio di Sauron, e iniziò a
studiare il suo bersaglio.
Come sospettava c'erano diversi livelli di protezione.
E con la sua fortuna, certamente i dati che cercava erano dietro l'ultimo livello.
Il programma, occultato e mascherato da comuni dati interni scivolò lentamente sempre più a fondo. Poi, un
programma di intercettazione a forma di scorpione gli scivolò addosso, lo studiò e lo disgregò.
I sistemi difensivi avevano fatto dei passi avanti, ma non c'era più tempo per pensarci: il suo punto di forza
erano i programmi di attacco, che al tempo erano i migliori del mercato. Presto avrebbe saputo se erano
ancora validi.
Ignorò alcune letture sospette -non c'era più tempo per controllare- e si buttò verso il database, lanciando
davanti a sé un buon numero di programmi civetta e falsi bersagli e preparandosi a sfondare di slancio il
primo muro.
Il primo indizio fu una luce che si spense ed un modulo secondario che si disattivò. LothlwI' si girò annoiata,
lo riattivò e tornò ad occuparsi del test del suo codice.
Dopo poco la luce si spense di nuovo, seguita da altre. La klingon si rigirò, cercando di effettuare un reset di
tutto il sottosistema: non ottenne nessun risultato.


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Lanciò uno scanning dei sistemi: alcuni programmi diagnostici entrarono in funzione per essere subito
disattivati, altri non risposero più ai comandi ed iniziarono a vagare per la rete di controllo, leggendo e
verificando a caso file e banche dati.
Altri ancora, infine, appena giunti a contatto con qualcosa di estraneo al sistema, iniziarono a mutare, ad
aprire locazioni di memoria, a riempirle di spazzatura informatica, ad attaccare gli altri programmi di difesa.
Tutto stava accadendo troppo in fretta.
LothlwI' si lanciò a scollegare le rete di ingegneria dal resto del sistema della base, solo per accorgersi che
era stata preceduta: l'intera sezione era isolata.
Era un bene: l'attacco, da chiunque fosse partito, non era inteso a compromettere le funzioni vitali della
stazione. O al meno per il momento era così.
Dopo il primo assalto l'intruso - LothlwI' lo poteva quasi vedere nella mappa della memoria, una enorme
macchia scura che il computer riusciva a mala pena ad arginare - non si era più preoccupato di nascondere
la sua presenza.
Avanzava verso le routine centrali del sistema, incurante delle difese e dei bypass che la klingon introduceva
per rallentarlo. Era troppo lenta, e ad ogni istante il suo margine di manovra era più stretto.
Si guardò in giro. Era sola ed isolata. Inserì due programmi segugio per tracciare eventuali altre infiltrazioni,
ma ne perse traccia poco dopo.
Qualsiasi cosa stesse succedendo là dentro, in quell'ammasso di circuiti e moduli isolineari, lei ne stava
perdendo completamente il controllo.
E odiava perdere il controllo della situazione.
Si guardò ancora in giro. La stanza di simulazione motori era ancora illuminata, segno che qualche spazzo
di tecnologia era ancora attivo. Come mossa disperata effettuò un upload di emergenza del database di
ingegneria nei buffer usati per le simulazioni olografiche dell'interno della camera dei motori. L'intruso seguì il
flusso dei dati come un predatore che aveva fiutato una preda ferita.
LothlwI' entrò nella camera olografica, sigillandone l'entrata. "Computer voglio una rappresentazione
anamorfica dei dati che hai in memoria." Non era molto diverso dal dire, "Computer, un programma
olografico a caso." Ma a questo punto non vi erano molte alternative.
La folata di vento gelido la colpì come uno schiaffo in pieno volto. Si guardò intorno. Era un punto nero che
spiccava tra la neve del ghiacciaio.
Perché il computer aveva elaborato quello? Forse perché il sentiero su cui si trovava, stretto fra un baratro
ghiacciato ed il fianco della montagna, era l'unica strada che permetteva il passaggio?
Un rumore sordo più in basso, come di qualcosa di pesante che si trascinava, la distolse dai suoi pensieri
portandola a considerazioni molto più pratiche: LothlwI' stese la mano: "Computer, bath'leth."

Capitolo II
Combattimento

L'adrenalina vulcaniana era uno stimolante potentissimo.
Per questo i vulcaniani sarebbero stati degli ottimi hacker, se solo ci avessero provato. Segock, che ci aveva
provato, ne era la conferma.
E i programmi di Neos restavano insuperati, anche dopo due anni. Passavano i muri come se non ci fossero.
Tutto stava andando per il meglio. E questo era sospetto.
I dati rifluirono verso un database interno. L'ultima linea di difesa o una trappola? Di nuovo, il suo vantaggio
maggiore era la velocità. Non aveva tempo di pensarci, ci si buttò. E si rese conto che era le due cose
insieme: qualcuno aveva sfruttato un simulatore olografico per connettersi alla rete e cercare di fermarlo di
persona.
Stolto.
No, non stolto. Pazzo.



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Non si era interfacciato, era entrato di persona. Rischiando la sua stessa vita per proteggere dati inutili a tutti
tranne che a lui. Non si era reso conto che i protocolli di sicurezza non intervenivano, in quelle condizioni;
che ogni danno virtuale diventava subito danno reale; che...
Poi capì. Si era reso conto, ma era un klingon. LothlwI'.
La klingon si era messa, non si sa se volontariamente o meno, proprio a guardia dell'unico accesso del
database.
Maledizione!
Non voleva ucciderla.
Non poteva rischiare un'indagine ufficiale. Non era sicuro che le sue precauzioni sarebbero bastate contro gli
esperti federali. Doveva ricacciarla indietro...
Scartò i programmi killer e decise di mandare un proprio Avatar. E poiché il tempo stringeva, meglio
mandare subito il più forte. Lo scoiattogiallo: un programma della Poker Moon, di livello PKCU, capace di
controllare le emissioni elettriche della rete.
Chissà come lo vedeva la sua avversaria, nella sua simulazione olografica...
Un rumore viscido e insidioso cominciò a provenire dalla nebbia che aveva iniziato ad alzarsi. LothlwI' si
ritrasse un poco, cercando di scorgere qualcosa di definito in mezzo alla coltre lattiginosa. Quando la nebbia
si diradò, un goffo essere bipede, sproporzionatamente grasso, ricoperto da una rada pelliccia giallastra ed
alto poco più di due metri, acquistò consistenza ed iniziò a trascinarsi lentamente verso di lei.
La klingon stinse i denti e si raccolse in difesa, cercando di concentrarsi: non doveva farsi ingannare dalla
lentezza e dall'incedere incerto dell'avversario. Non era una simulazione ordinaria, ma una vaga parodia di
quello che stava accadendo nel nucleo del computer. E quello...
Improvvisamente l'essere iniziò a tremare, e con una roca espulsione di fiato rilasciò una serie di raggi che si
diressero verso la klingon. Evitò il primo, schivò appena il secondo gettandosi sul terreno gelato, il terzo le
colpì di striscio la gamba, il quarto la colpì in pieno, gettandola qualche metro indietro e lasciandola tremante
e senza fiato.
Era questo tutto ciò che la donna era in grado di fare? L'essere si fermò, osservandola tra il deluso ed il
divertito. LothlwI' ebbe l'impressione che avesse inarcato un sopracciglio, abbandonandosi ad una
silenziosa risata di godimento.
Stava ridendo di lei? Stava ridendo di lei!
Si rialzò in piedi lanciandosi contro quell'essere, incurante delle scariche che la colpivano, e piantandogli
venti centimetri di lama nel ventre. Vibrò un altro fendente, scartando di lato per evitare la reazione convulsa
dell'essere ed infine si ritirò poco distante ansimando per le bruciature e per il freddo.
Ad ogni respiro sentiva i polmoni bruciare, ma quasi non vi faceva caso. Ora era lei che rideva. "Fa male
vero?" gridò all'essere che aveva visibilmente accusato il colpo.
Un liquido oscuro colava dai tagli e dalle ferite che gli aveva inflitto, e ogni goccia che andava a macchiare il
suolo era come linfa per la klingon: "Tutto ciò che sanguina" - amava ripetere lo zio Ko'nan "può essere
ucciso."
La rete stava diventando affollata. I programmi di monitoraggio segnalavano molti accessi, ognuno con un
diversa tecnologia. Stavano aumentando le distorsioni, e in un caso aveva avuto la netta impressione che ci
fosse anche qualcuno pesantemente occultato da ottimi programmi stealth...
E lui stava perdendo tempo lì...
"Scoiattogiallo! Tuono shock!"
Il grosso avatar emise una sequenza dati di conferma (Pica2) e poi liberò la potenza del suo attacco
neuroelettrico.
Se aveva fatto bene i conti, i danni riportati dal programma avrebbero prodotto una notevole riduzione del
potenziale offensivo: gli effetti sarebbero stati quelli di un phaser stordente. Laklinga sarebbe sopravvissuta.
Forse. Se si sbagliava... non voleva pensarci.
Aveva solo altre due opzioni.


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Battere la Bathlet in velocità o lanciare un programma definitivo come un Rangarock 2447 o un Apocalypse
Now... Ma tremava al pensiero di farlo...
Mentre LothlwI' irrideva il suo avversario, si udì una voce sintetizzata dal computer, come proveniente da
sotto terra "Scoiattogiallo! Tuono shock!"
L'essere emise un'onda coerente del suo raggio elettrico, colpendo la klingon in pieno, lanciandola indietro di
alcuni metri e lasciandola semi svenuta.
Era finita?
Quattromila anni prima qualcuno aveva cantato di uomini ed eroi che combattevano per difendere una città
che neppure gli dei avrebbero potuto salvare. LothlwI' non era un eroe, e neppure una dea, e quando rialzò il
viso dalla melma mista a neve sciolta vide l'essere giallo che l'aveva superata e riprendeva goffamente la
salita lungo il sentiero.
Da dove proviene la forza che ti fa alzare la testa quando ogni logica ti dice di abbassarla? Quando ogni
fibra del tuo corpo si rifiuta di muoversi e ti supplica di rimanere sdraiata a terra. Quando la paura di morire
cerca di immobilizzarti, rendendoti piccola ed invisibile e sperando che il pericolo passi e si allontani.
Io ve lo chiedo: da dove proviene la forza?
Non dall'orgoglio di razza, né dal senso di onore di cui hai sentito parlare fin da bambina. Non da uno
stimolatore neurale e neanche dall'arma a cui ti appoggi mentre cerchi di rimetterti in piedi.
E' qualcosa che trovi dentro: nessun destino è migliore di un altro, ma ciascuno deve compiere quello per cui
è nato. Anche se questo vuol dire morire per quattro dati di cui non sai, né ti importa, nulla.
LothlwI' osservò l'essere giallo che si allontanava: era in una simulazione olografica, si sarebbe adeguata.
"Computer i pozzi di Sengir" . Al passo successivo, l'essere incontrò cedevoli sabbie mobili invece del solido
terreno.
Cercò di ritrarsi, ma la sua stessa mole lo spinse in avanti. Mentre cercava di dibattersi, sprofondando
sempre di più, la klingon le fu sopra come un predatore sulla selvaggina in trappola.
Poteva attendere che le sabbie mobili, o qualsiasi cosa facesse il computer nella realtà, lo inghiottissero
completamente. Poteva, ma le sarebbe stato quasi impossibile farlo: "Porta questo al tuo creatore." disse
mentre gli piantava la sua lama nella fronte ed osservava la sue vibrisse agitarsi per l'ultima volta.

Capitolo III
Nuovi nemici, nuovi alleati

Scoiattogiallo tornò nella sfera. Cioè, no, mi sono confuso. Il programma Scoiattogiallo perse coerenza e
svanì in una nuvola di bit incoerenti. Era una cosa molto, molto seccante. Non fosse altro perché con lui si
era dissolto anche il programma di guida remota. La prossima volta sarebbe dovuto andare di persona.
Ma non era la più seccante.
Segock iniziava ad essere sinceramente preoccupato.
Laklinga non aveva ceduto e a quanto pareva voleva difendere a costo della vita il passaggio. Stava anche
iniziano a padroneggiare meglio la propria interfaccia olografica. Se continuava così avrebbe dovuto ritirarsi
o ucciderla. Due possibilità inaccettabili.
Altri due programmi evoluti stavano inoltre puntando su di lui; erano chiaramente avatar di qualcuno dotato
di autorizzazioni Seclar II, quindi qualche altro ufficiale superiore. Avevano superato tutti i gate di
autenticazione e ormai gli erano quasi addosso.
Inoltre i sistemi di sicurezza del database aveva avuto abbastanza tempo per riprendersi e riorganizzarsi, e
stavano avviando delle procedure di autoprotezione, trincerandosi in maniera sempre più inespugnabile.
Poi... Con uno stridore metallico, un programma killer nero con riflessi verde acido scivolò in parte fuori
dall'occultamento. Era enorme, e la cosa peggiore era intravedere che molto altro restava occultato, in
agguato, dietro di lui. Per un istante Segock si chiese come lo vedessero gli altri. Per lui era un'enorme
cespo di insalata mutante.
Quindi, non fu più tempo di pensare.


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Il programma emise una scarica di enorme potenza, per eliminare tanto il vulcaniano quanto la klingon.
Segock si mise in mezzo, lanciando tutti i programmi di protezione e derivazione dell'energia che aveva.
La scarica lo colse in pieno, e venne deviata sul computer principale delle cucine ufficiali, devastandone i gel
pack della memoria centrale. Segock resistette, ma la sua energia e le sue risorse scesero al 47%.
Come dire: quasi morto.
Segock? Cosa ci faceva lì? No, non era lui, l'aspetto era uguale, ma nessun odore. Doveva essere un
programma presente nel computer, forse un'interfaccia che il vulcaniano stava usando. E perché il tenente
stava usando un'interfaccia così sofisticata proprio quando era iniziata questa apocalisse informatica e
proprio nella sezione di ingegneria? Ma non era il tempo per le domande: "Segock?"
Ecco, il dado era tratto. Cosa fosse un dado e perché bisognasse agganciarlo con un raggio traente era una
cosa che non era mai riuscito a capire, ma sapeva che gli umani usavano quell'espressione in casi come
quelli, e le espressioni umane riuscivano chissà come a rendere molto meglio il quadro della situazione.
Si voltò verso la klingon, mantenendo la sua faccia di bit più impassibile che mai. Il suo futuro si giocava nei
prossimi dieci minuti.
Il vulcaniano si voltò stancamente verso di lei, riuscendo a mantenere anche in quel frangente l'eterna
espressione di colui che viene disturbato da una massa di incompetenti seccatori. "Spostiamoci da qui" disse
la klingon afferrandolo per un braccio e praticamente trascinandolo via dietro un crinale.
Si aspettava che l'ammasso informe di foglie da cui ogni tanto si protendevano dei tentacoli viscidi a frustare
l'aria li seguisse, ma qualcosa lo aveva distratto e rallentato.
Altre figure erano apparse: un paio di esseri umanoidi alti poco più di una spanna, dal naso tondo, occhi
grandi e dal colorito blu. Incredibilmente i due riuscivano a tenere impegnato l'ammasso vegetale.
"Se usciamo di qui chiederò di eliminare la sezione letteraria dalla memoria centrale del computer." sibilò
LothlwI' "Ok, elaboriamo un piano. Io esco e lo affronto, nel frattempo tu lo colleghi al programma di filtraggio
che stavo scrivendo e che sarà ancora in giro da qualche parte. Quando è innocuo lo spediamo allo Sto-Vo-
Kor dei programmi per computer. Ti viene in mente qualcosa di meglio?"
"Innocuo?"
"Assolutamente certa: è un programma ancora in test, va in loop e consuma uno sproposito di risorse di
sistema senza fare assolutamente nulla... Andiamo ora."
Segock controllò i programmi a disposizione. Ne aveva ancora alcuni molto interessanti, ma perché
sprecarli? "Eseguo"
LothlwI' si mosse, ma un attimo prima di uscire allo scoperto si fermò e si rivolse ancora verso il vulcaniano.
"Segock, grazie per prima. Non dimenticherò quello che hai fatto."
*Lo spero* Quello era esattamente il motivo logico per cui aveva fatto quello che aveva fatto. E vedere che
andava per il verso giusto gli diede nuova energia. Tuttavia il fatto che fosse l'unica cosa che andava per il
verso giusto, ridusse in maniera significativa il suo iniziale entusiasmo. Il programma di cui aveva parlato la
klingon non era lì. Doveva entrare nelle profondità del database. Lasciando la donna a difesa. E se lei
doveva difenderlo...
"Signore, prenda questo" Le scaricò un potente programma di cancellazione, che a LothlwI' dovette apparire
come un qualche tipo di arma, quindi cercando di non badare ai programmi rudimentali che la klingon e gli
altri ufficiali avevano liberato con la loro rozza interfaccia olografica, scivolò verso gli accessi interni. Il
programma era lì che aleggiava pigro nella forma di un anello di Moebius perennemente roteante.

Capitolo IV
L’Eroe

LothlwI’ uscì davanti di nuovo di fronte alla pilastro di foglie e tentacoli verdi. "Avanti lurido ammasso
putrescente, cumulo di cellulosa senza cervello. Vieni ad affrontare la tua nemesi."
>"Il fuoco, radiazioni gamma, varie sostanze chimiche..... ,
No: una mandria di Tharg affamati, i pigri ed indolenti ruminanti di Qo'noS, capaci di brucare tonnellate
d'erba nel tempo in cui voi dite la parola "insalata"....

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Un altro programma di infiltrazione stava per iniziare anche lì la lettura dati. Doveva rielaborare il programma
e mandarlo agli intrusi. E poi cancellare i dati che interessavano a lui.
Poi qualcuno entrò nella sua mente, senza bussare.
Segock lo vide come... come...
beh, diciamo che quello che vide non era bello a vedersi. Potrei descriverlo come un minatore vegetale borg
8742 adolescente con la faccia dell'ammiraglio Logan e del capitano D'Vorth, armato di regolamenti
vulcaniani e spade keptoriane, ma dubito che renderei l'idea.
Perché quello che vide era tutto questo e molto di più.
*Presto verrò per te* fu il pensiero che gli lanciò. Si assicurò che lo avesse percepito. *Pentiti, confessa i tuoi
peccati, e accetta il vero Dio. O sii straziato per i tempi dei tempi.*
Ecco, lo sapeva. Aveva cercato di dimenticarlo. Ma il vero dio aveva scelto lui, e lui non poteva opporsi.
"Sia fatta la volontà di Kelnor, il Freddo, il Vendicativo" disse Segock.
Non aveva capito nulla
Lottò per non cedere al panico. Quando infine almeno in parte ci riuscì, il nemico aveva copiato quasi
interamente il database. I suoi dati compromettenti non erano più lì. In pochi istanti modificò il programma
della klingon programmandolo per fare una copia di sé stesso ogni due microsecondi e poi lo fece
assimilare. Presto il database degli invasori si sarebbe saturato. E per maggiore sicurezza mandò sulle
tracce dei dati anche un virus dormiente, che avrebbe liberato a momento e debito.
Il panico era diventato rabbia.
Attivò un programma di distruzione totale, un Disco di Nevinyrral e tornò all'imbocco del database, dove
ancora si stava combattendo.
All'inizio sembrava funzionare, i Tharg stavano eseguendo il loro compito, che non era certo quello di riuscire
a distruggere il programma vegetale, ma di prendere tempo e di permettere a Segock di operare
indisturbato.
Dopo qualche attimo però i ruminanti, come impazziti, si girarono verso LothlwI' ed i due puffetti lanciandosi
in una carica furiosa.
Una mandria in corsa poteva travolgere tutto quello che trovava sul suo cammino, ma proprio in quel
momento
"Signore, prenda questo"
Sempre Segock, doveva aver preso gusto al ruolo di salvatore. Una corta scimitarra danzava davanti alla
klingon , abbattendo gli animali nella loro corsa e scavando un cuneo nella loro formazione compatta.
Improvvisamente colonne di fuoco si alzarono dal terreno, riducendo le mandrie in cenere.
Quando il fumo iniziò a diradarsi, lasciando solo il puzzo della carne carbonizzata, il pilastro verde era
ancora lì, così come gli esserini blu.
Segock era scomparso tra il fogliame.
LothlwI' prese in mano la scimitarra. Per la sua conformazione un'arma simile era più utile in difesa che in
attacco ma era pur sempre un artefatto strano, ed un danno, sia pur minimo lo poteva infliggere.
Tornò a colpire, danzando una danza mortale per schivare i tentacoli dell'essere, mentre i due esserini
riprendevano a colpirlo da lontano nei modi più disparati.
Dopo pochi minuti Sogock ricompare, coperto di fogliame e con il volto verdastro, ma non solo per la viscida
linfa dell'essere. Qualcosa gli era successo perché quello che aveva in mano, un emettitore Nevinyrral, era
uno dei più letali inibitori energetici prodotti: riusciva ad eliminare quasi tutto quello che si trovava nel suo
raggio d'azione.
Quasi tutto. Se quello era il piano di Segock, per fare completamente tabula rasa occorreva anche il modulo
Armageddon, che avrebbe annientato l'attuale simulazione del computer, letteralmente distruggendo la terra
su cui stavano camminando.
Continuò a schivare e colpire il mostro verde, attendendo che Segock attivasse l'emettitore a disco per poi
procedere con la sua. In fondo anche quello era un buon giorno per morire.
ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc            8
In quella Segock raggiunse infine la fase da lui definita 'esaltazione masochistica'.
Gli era capitato soltanto altre due volte nella vita, ma gli erano bastate per decidere -a posteriori- che non
avrebbe mai più voluto provare un'esperienza simile. E ora ci stava ricadendo.
E come sempre, non resistette. Come sempre, se ne sarebbe rammaricato solo dopo, a cose fatte.
L'eccitazione del combattimento, la gioia di essere nel proprio elemento più congeniale -la rete-, la
consapevolezza della propria potenza, ma anche lo stress, la paura, l'affanno, unite con la potente
adrenalina vulcaniana lo resero ebbro e lo condussero al di là, a quello stato mentale in cui nulla aveva più
importanza, in cui poteva fare tutto e rischiare tutto, perché non badava più alle conseguenze, ma solo
all'agire. Si sentiva un dio onnipotente. Anzi, di più, un Eroe, con la E maiuscola.
Senza più i bagagli della prudenza e del timore, si mosse leggero. Raggiunse la klingon che ancora
combatteva, schierandosi al suo fianco, ed iniziando a schivare e colpire con un lunga e sottile picca che
aveva in qualche modo materializzato tra le sue mani.
Era rapido, preciso, mortale, iniziando a danzare una danza gioiosa e letale attorno al mostro vegetale, il
quale non riusciva a seguire la rete di finte che il vulcaniano intesseva attorno a lui, né ad evitare i colpi che
a più riprese venivano portati, tagliando un tentacolo, staccando di netto una protuberanza o incidendo
profondi tagli nella sua struttura.
Dopo un attimo di stupore LothlwI' accordò la sua scimitarra secondo la melodia suonata da Segock,
intrecciando la sua azione con quella dell'altro, cercando di seguirlo nelle sue manovre arrischiate, al limite
dell'incoscienza.
Non poteva credere che il vulcaniano riuscisse a padroneggiare quell'arma con la naturalezza di un
guerriero. Sembrava un eroe delle antiche leggende, pazzo, temerario e maestoso, sfrontato e terribile, Di
fronte a tale sfoggio di abilità, la klingon si sentiva trascinata dalla follia di Segock, e per lunghi minuti la
picca e la scimitarra cantarono una canzone di morte combattendo assieme fianco a fianco, lasciando che la
frenesia della battaglia li distogliesse da ogni altro pensiero.
Un attimo che si trovarono schiena contro schiena, LothlwI', completamente inebriata dal combattimento, si
rivolse a Segock. "Come Lukara e Khaless, vero Segock?"
Non era più tempo per le parole.
Segock afferrò LothlwI' per la vita e la baciò appassionatamente. Perché? Perché una femmina sorpresa
non reagisce rapida come potrebbe. Perché ammirava quella femmina che aveva saputo combattere nella
rete, un mondo non suo, e non poteva dirglielo con lunghi discorsi. Perché era una bella femmina e nella
rete Segock apprezzava le belle femmine –soprattutto se vestite di pelle, come lei. E soprattutto perché sì.
Prima che lei potesse riprendersi, lanciò un programma killer contro il terminale di gestione dell'energia,
disattivandolo. I proiettori olografici si spensero di colpo, lasciando una klingon sudata ed esterrefatta sola in
una stanza vuota.
Poi, si voltò verso il programma romulano. Lo guardò fisso.
"Sono l'Angelo della Morte, e sono venuto per te"
Era la frase che usava Neos, quando distruggeva qualche programma particolarmente complesso... Quindi
attivò il Disco di Nevinyrral. Lunghi tentacoli di dati uscirono dal programma, ondeggiarono incerti, poi
rapidissimi saettarono verso tutti i programmi presenti, aggredendone la struttura e dissolvendoli.
Anche i due omini e il programma di interfaccia usato da Archer e Phardiè.
Anche i programmi di elaborazione tecnica dell'ingegneria.
Anche Segock.
Il vulcaniano sentì il suo io virtuale dissolversi, e il suo cervello tradusse tutto questo come dolore. Cercando
di non badare alla sensazione poco piacevole di essere squartato, afferrò il Disco, e senza l'ausilio di alcun
software iniziò a riprogrammarlo a voce, declamando le stringhe di programmazione. Un lavoro troppo lungo
per il tempo che aveva a disposizione. Ma ormai, Segock era concentrato solo più sul qui e ora.
LothlwI' si scosse dall'attimo di smarrimento che l'uscita improvvisa dalla simulazione olografica, e non solo,
le aveva causato. Uscì di corsa dalla sala - i sigilli magnetici erano saltati come più di metà dei controlli
interni, Nella sala accanto, Archer e Phardiè stavano armeggiando a due olosimulatori portatili.


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"Ah, eravate voi la dentro? Bravi, bel lavoro." disse senza curarsi troppo della loro risposta. "Computer, una
buffer trace dei programmi attivi in questo momento."
Da una vecchia console V-TAM osservò due programmi che ormai si contendevano le poche celle di
memoria ancora attive. Era uscita ormai, come poteva aiutarlo? Rapida, scorse l'elenco dei programmi
offline, archiviati perché obsoleti, o difettosi, o semplicemente perché la federazione aveva deciso che non
potevano più essere usati. Afferrò due moduli isolineri con un paio di classici programmi di utilità del "Blue
pack", i vecchi Ancestral Recall e Timewalk, sempre validi ma per qualche motivo non più in produzione.
Li inviò in rete, solo per vederli scomparire dopo poco, assorbiti da uno dei due contendenti. Non poteva che
sperare che il loro effetto combinato permettesse a Segock di avere ragione del suo avversario.
Si voltò infine verso i due ufficiali "Ora è solo questione di tempo".
Chissà come il tempo bastò.
Il Disco divenne inerte, i tentacoli si dissolsero in uno stormo di bit che volarono via. Segock si rilassò, e
divenne improvvisamente conscio dei danni riportati. La sua proiezione virtuale non esisteva più. Era morto.
I protocolli di sicurezza dell'innesto virtuale lo sconnessero, e la sua mente tornò nella sezione scientifica,
nel corpo di un vulcaniano svenuto, sdraiato vicino a un deck fuso...

Capitolo V
Piccolo problema

Lo schermo del computer si annerì completamente. Non era stato disattivato, semplicemente non c'erano
più programmi o dati in memoria: né romulani né segockiani.
LothlwI' si voltò di nuovo verso Archer e Phardiè.
"Come può esserci stata una infiltrazione nella rete della base? *due infiltrazioni k'pekt * perché l'intero
database centrale è stato svuotato?"
Archer ancora stordito da quella miriade di avvenimenti succeduti con una velocità che aveva a dir poco
dell'incredibile riuscì a pronunciare a malapena due parole :"Piccolo problema"
"Cosa intende ESATTAMENTE per 'piccolo problema', tenente"
L'Ops si alzò e prima di rispondere alla collega dovette respirare profondamente per una decina di volte:
"Un ingresso.... un ingresso non autorizzato.. -iniziò pensando a tutto tranne a qualcosa che potesse
giustificarlo- ...qualcuno si è impadronito delle mie autorizzazioni, e in più ci si sono messi anche i Romulani"
Quelle parole suonarono degne di un eminenza ad un funerale.
La reazione della klingon , fu molto calma e compassata. Un vero pezzo di ghiaccio, malgrado all'interno del
ghiaccio si riuscisse a scorgere come un ribollire di lava.
"OK, mettiamoci una pezza *toDSaH* , ricostruiamo il database partendo dai dati dell'ultimo backup. No,
prima assicuriamoci che ogni collegamento sia sicuro *taHqeq* . " Si guardò intorno "Qui c'e' ben poco di
funzionante *Qu'vatlh* , Archer credo che ci dovrai ospitare nella sezione OPS. Riunione lì fra mezz'ora, no
fra un'ora."
"Nessun problema.." rispose svuotato da qualunque sensazione.
"Vuole lasciare il database tecnico di questa base in mano ai mu'qaD romulani? Che dice se poi gli
regalassimo anche due o tre navi? Sicuramente Logan aggiungerà come omaggio le nostre teste." LothlwI' si
mosse verso l'uscita "Vado dal tenente Segock a comunicargli _personalmente_ l'invito a partecipare alla
riunione." Le porte della base si aprivano e chiudevano automaticamente, e questo era un peccato, perché
la klingon avrebbe voluto tanto sbatterla, uscendo, fino a far tremare l'intera stazione.
Senza guardare l'uscita della Klingon o Phardiè tutt'ora nel suo ufficio espresse altre due parole :"Levian,
lasciami solo!" lo disse con tanta freddezza che il navigatore capì lo stato d'animo dell'Ops e lentamente uscì
lasciandolo solo.
LothlwI' entrò nella sala antistante il laboratorio scientifico. Non si era ancora cambiata, e nel vederla con i
pantaloni ed il corpetto stracciati in più punti, i capelli sporchi di terriccio e l'aspetto di una furia, i pochi
addetti presenti le fecero largo senza osare porre domande.
"Segock?" chiese.
ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc          10
"Il tenente è chiuso nel suo laboratorio privato e non risponde a nessu.."
La klingon batté un paio i volte sulla porta. "Segock, apri!"
E, tra lo stupore di tutti, la porta si aprì quasi immediatamente per richiudersi appena LothlwI' fu entrata.

Capitolo VI
La klingon e il vulcaniano

Segock si era ripreso da poco, e i suoi pensieri avevano subito iniziato ad azzuffarsi per disporsi in ordine di
priorità. E ovviamente ciascuno di loro era fermamente convinto di essere il più importante.
Aveva una forte emicrania: forse doveva farsi vedere da un medico.
Aveva ricevuto una visita di Kelnor: forse doveva parlarne con il consigliere.
Aveva fame: forse era il caso di farsi un'insalata.
Aveva fuso il deck: forse doveva farsene mandare uno nuovo da Neos.
Aveva fatto un casino inenarrabile nel database dell'ingegneria: forse doveva parlarne con i suoi colleghi.
Magari inventandosi una scusa plausibile...
L'arrivo della klingon aveva portato il punto 5 in cima ai suoi pensieri.
Valutazione: restare da soli in una stanza con un alieno feroce non era tranquillizzante, ma questo alieno era
in debito con lui. Tutto sommato probabilmente era una cosa buona: meglio affrontarli uno per volta,
piuttosto che tutti insieme. Finalmente qualcosa andava per il verso giusto
"Pace e prosperità. Perché..."
"Segock cosa ci facevi interfacciato dentro la mia sezione di ingegneria, dentro i MIEI computer!" continuò lei
ignorando la frase del vulcaniano.
Bene. Niente giri di parole. Così non perdevano tempo... "Sono accorso quando mi sono reso conto che il
database era sotto attacco..."
"Balle! Ti eri inserito prima dell'arrivo dei romulani. Forse non riuscirò a provarlo mai, ma noi due sappiamo
che è vero. E ti dico solo questo: non ci riprovare."
Molto bene. A quanto pareva, Arcoso non era riuscito a tracciarlo e a provare che era lui ad aver utilizzato
abusivamente i suoi codici...
"Certamente. Ma vi sono anche altri aspetti da considerare, come ad esempio il fatto che la mia presenza là
sia stata, per usare un termine umano, provvidenziale. Quindi, proporrei di esaminare tutta la questione con
logica e calma..."
"Ma io sono assolutamente calma, Segock. Mi basta che ci siamo chiariti su questo punto. Discorso chiuso."
Benissimo! Più facile di quel che pensava.
La klingon si avvicinò al vulcaniano. "Hai combattuto molto bene, prima.."
Il tono di voce era cambiato. Malgrado avesse dichiarato di essere _assolutamente calma_ , LothlwI'
assomigliava più ad una pantera in procinto di balzare sulla preda. Segock si spostò verso la console sul lato
opposto della stanza, ma lei gli girò attorno, bloccandogli la strada e riducendo ancora lo spazio che li
separava: anche in questo molto più simile ad un predatore che stava isolando la vittima designata,
spingendola verso il luogo più favorevole all'agguato.
Male. Forse aveva interpretato male l'espressione 'Discorso chiuso'. La sua mente lo collegò
incongruamente al proverbio terrestre 'I morti non parlano', che non c'entrava niente: bastò a far crescere di
nuovo il tasso di adrenalina nel suo sangue.
"Voglio anche dirti che è stato un onore combattere al tuo fianco nell'ultima battaglia. Il tuo intervento è stato
risolutivo, e poi non mi sarei mai immaginata che tu fossi un così valente guerriero, così coraggioso, così
abile." Sorridendo maliziosamente LothlwI' prese per il collo Segock e continuando a tenerlo lo sbatté di
forza contro al muro.
Molto male. Temeva di sapere come sarebbe finito il discorso: 'E' per me un onore ammazzarti' o 'Ti sfido a
duello', che poi era lo stesso. Provò a parlare, ma gli riuscì piuttosto difficile, con il braccio della klingon
piantato in gola.
ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc          11
Non stringeva tanto da soffocarlo, ma abbastanza da rendergli difficile parlare. Il tono aveva raggiunto delle
tonalità incredibilmente basse, quasi gutturali. "Così irruento...
Malissimo! A giudicare dalla voce, 'sta tipa non era neanche una femmina, ma un uomo travestito. Già il
contatto con una klingon era insopportabile, figuriamoci scoprire che era un lui...
"Abbiamo combattuto insieme..." provò a dire senza tanta convinzione, tanto per ricordarle che erano stati
alleati
"Si hai ragione, vulcaniano, è proprio così: come diciamo noi klingon, è stata una battaglia gloriosa.." Lo
trascinò giù sul pavimento. "C'e' una riunione in sala OPS, mio Khaless... - sussurrò a Segock - ma abbiamo
quasi un'ora."
Peggio.
Il cervello di Segock improvvisamente capì. Quel sudicio e sadico mostro spaziale ferino voleva fare sesso
con lui. Ovvero strusciarsi per ore contro di lui e sottoporlo a ogni sorta di pratica stancante e dolorosa. La
cosa lo colmò d'orrore. Preferiva una morte in duello!
Tralasciando il fatto che aborriva il contatto fisico di qualsiasi tipo, da tempo sapeva che simili ginnastiche da
letto non potevano competere con le sensazioni che poteva dare un programma orgasmatico di un innesto
neurale, una simulazione olografica prona ai suoi desideri o un'oretta di meditazione tantrica.
Ed erano cariche di conseguenze nessuna delle quali piacevoli.
E davano luogo a ogni sorta di equivoco.
"Computer, allarme scientifico di livello 1" disse. Gli allarmi suonarono improvvisi, mettendo in agitazione
tutto il personale scientifico. E solo dopo, quando la klingon, ormai senza badare a nulla, prese a spogliarsi e
a spogliarlo, capì che essere sorpreso in quella situazione dai suoi sottoposti era una cosa persino peggiore
della tortura che aveva cercato in quel modo di evitare...
Al peggio non c'e' mai fine.
Per fortuna la porta era chiusa...
LothlwI' avvicinò le sue labbra a quelle di Segock, ma il bacio si spense prima di sbocciare. Vi sono cose che
una donne sente, senza bisogno di essere empatica, senza necessità di dover leggere la mente di un uomo
più di quanto sia nelle sua capacità innate di ogni donna.
Si staccò da lui alzandosi in piedi.
*E ora?* Si disse Segock.
"Cosa c'è Segock? Non ti piaccio? Non... " lo guardò ancora, osservò la sua espressione, scrutandolo oltre
la parvenza di distacco che il vulcaniano riusciva a mantenere in quella come in tutte le altre circostanze in
cui l'aveva incontrato. "No, non provi nulla per me, nulla oltre il senso di ribrezzo."
*Esatto* Dopo tutto, Kelnor esisteva. Ed era misericordioso.
Si voltò per ricoprirsi, sentendosi improvvisamente a disagio a mostrarsi apertamente allo sguardo del
vulcaniano.
La klingon era un bel pezzo di carne, non poteva negarlo. E solitamente lui sapeva apprezzare i bei pezzi di
carne femminile. Ma non quando la carne si proponeva come persona o addirittura -inaudito- lo toccava.
Quando LothlwI’ tornò a cercare i suoi occhi, cercò l'eroe, il guerriero spavaldo ed ebbro di sé che l'aveva
affascinata meno di un'ora prima. Non lo trovò. Davanti a lei c'era solo un omuncolo timoroso, egocentrico e
meschino.
"Scusami Segock. Sono stata proprio una stupida. Pensavo di aver incontrato un guerriero, nobile,
coraggioso, altero. Avevo dimenticato che era tutta una simulazione, una bella costruzione olografica e
virtuale. Beh, la realtà è un altra cosa. Non so come abbia fatto a commettere un errore così clamoroso."
*Ma io sono un Eroe nobile, coraggioso e altero"
*Zitto, imbecille, vuoi che ricominci?*
*Sì meglio che stai zitto e la lasci parlare: sta facendo tutto da sola...*
Distolse lo sguardo perché non riusciva a sopportare quell'espressione indefinita ed indecifrabile, quel
mutismo esasperato. Sentiva crescere dentro di sé la rabbia, non tanto per essere stata rifiutata, quanto
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perché si sentiva ingannata, abbindolata con una falsa immagine e poi tradita. La ricacciò dentro di sé: non
era il momento né il luogo per urla o scoppi di violenza.
"Sai Segock, forse per voi vulcaniani noi siamo solo una razza di brutali assassini, guerrieri violenti e
aggressivi. Sicuramente saremo tutto questo, e molto altro ancora, ma almeno quello che siamo lo siamo
alla luce del sole, senza aver bisogno di nasconderci o tramare nell'ombra, senza bisogno di cercare delle
simulazioni, delle fughe in una realtà costruita, o delle interfacce neurali per fare finta di essere migliori o più
grandi di quello che siamo."
*Non capisci, donna! Questa è la finzione! La vita è una finzione, una menzogna! La mia vita è la rete! E' lì
che viene alla luce ciò che sono, colui che sono sempre stato! Non è simulazione! Non è fuga! E' la mia
verità! La trasfigurazione di una mente che può finalmente fuggire dai ceppi di un corpo, dalla prigione della
carne, dall'assedio delle paure e delle necessità! Volo, libertà, slancio, al di là dei ceppi della realtà, verso gli
orizzonti del possibile!*
*Zitto, zitto per l'amor del cielo! Vuoi aprire il tuo cuore a un mostro spaziale sanguinario e molto altro
ancora? Taci! E dimentica! Queste cose non puoi ammetterle neanche di fronte a te stesso, se non vuoi
guardare in faccia il vuoto della tua vita e precipitare nel suo abisso senza ritorno! Taci e dimentica!*
*Andiamo, è tempo di tornare. Trame da tessere, piani da imbastire, problemi da affrontare. E' la tua vita,
vivila"
Si avvicinò alla porta del laboratorio. "Riunione tra quarantacinque minuti sul ponte 19, tenente. Le
raccomando la massima puntualità."
"Sissignore"
La porta si chiuse.
La stanza venne invasa da schiumogeno neutralizzante acido-basico igienizzante atermico antiurto e cosmo
cleaner gusto menta.
Segock vi affondò. Desiderando ardentemente di sparirvi per sempre...

Capitolo VII
Il dono

Austin guardò la klingon uscire dall'ufficio del tenente
Quando l'aveva vista entrare ne era rimasto affascinato. Il completo di pelle nere la fasciava completamente
lasciando ben poco all'immaginazione e neanche l'incedere deciso riusciva a mascherare la sua sensualità.
Questo quand'era entrata.
Ora invece era uscita da quell'ufficio rigida e fredda e il completo di pelle sembrava essersi trasformato in
una inviolabile armatura. Era bellissima lo stesso, però.
E se il buon Segock non era riuscito a soddisfarla, beh forse poteva pensarci lui...
Segock uscì dal suo ufficio. Con lo schiumogeno protettivo in ogni piega del vestito e in ogni orifizio del
corpo. Si sentiva un po' come se lo avessero accuratamente spalmato di frappè alla menta...
Odiava la menta.
"Signori, il mio studio e' da considerarsi off-limits fino a completa evaporazione dello schiumogeno protettivo.
Sarò irreperibile per almeno 3 ore. Al mio ritorno ci sarà una riunione operativa in merito agli esami dei
campioni di creatura aliena: mi attendo dei risultati significativi"
Raggiunse la porta lasciando dietro di sé una scia di liquido verdognolo. Si arrestò un attimo e aggiunse
"Ancora una cosa. Ordino l'immediata sostituzione dello schiumogeno protettivo cod.5245892855983489416
con schiumogeno protettivo cod.455679883154876732".
Quello gusto fragola...
Uscendo dalla stanza, si imbatté in un vulcaniano addobbato con una tunica verde e nera, e dallo sguardo
un po' inquietante.
"Lunga vita e prosperità, Segock" disse l'altro.


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Non era una domanda: Segock non rispose. Era un saluto peraltro, ma Segock non conosceva il suo nome
quindi, un po' letteralmente, non sapeva chi salutare, e in quel caso il silenzio era l'opzione più logica.
"Una persona gradirebbe molto poterla incontrare" disse ancora l'altro vulcaniano.
Di nuovo, nessuna domanda. Una parte della mente di Segock iniziò a spazientirsi, ma essendo prossimo
alla schizofrenia altre parti della sua mente non se ne accorsero per cui rimase stolido e impassibile a fissare
il suo interlocutore.
"L'ambasciatore Septimus avrebbe piacere della sua compagnia per cena" insisté Seelek. Ancora nessuna
domanda. L'ambasciatore provava piacere fisico al solo pensiero della sua presenza? Un tantino perverso,
pensò Segock, dovrei mandarci LothlwI' ... no, scacciò il pensiero.
Poi il subdolo vulcanservoromulano mise a segno, inconsapevolmente, il colpaccio della sua settimana:
un'unica domanda, posta in maniera per cui non vi era scappatoia logica, e la risposta di Segock fluì
incontrollata.
"Le andrebbe questa sera una cena vegetariana, signor Segock?".
"Sì". Impossibile dare altra risposta, meno esatta e/o meno succinta. In effetti una cena vegetariana era di
suo gusto. Il che però non...
"Grazie allora, alle ore venti standard..." concluse Seelek. "Lunga vita e prosperità" aggiunse, e se ne andò.
Segock provò un intenso desiderio di rituffarsi nella schiumazza verdastra mentolata e scapocciare uno
spigolo qualunque...
Poi, avendo l'impressione che tutto ciò non sarebbe servito a molto, prese un DiPadd e guardò la lista degli
appuntamenti.
Riunione operativa.
Colloquio con la consigliera in merito a Kelnor.
Riunione scientifica in merito all'8742.
Cena nell'ambasciata romulana.
L'idea di andare in carne ed ossa a cenare in un posto che aveva appena devastato in forma vituale gli fece
una strana impressione. Non sapeva se trovarlo buffo o terrorizzante.
Ci avrebbe pensato poi...
-
Il turno di Austin era finito.
Un turno denso di avvenimenti, certo, ma non molti più della norma. Dopo essersi cambiato nello spogliatoio
della sezione scientifica (odiava girare per la base con la divisa), si diresse ai negozi della passeggiata.
Non amava molto fare compere, ma voleva mandare un piccolo presente alla klingon.
Una cosa senza impegno, giusto per attirare la sua attenzione.
Guardò con scarso interesse la vetrina di un gioielliere. Erano cose troppo delicate per una femmina della
sua forza. Il vino era meglio tenerlo per quando l'avrebbe invitata a cena. E per gli abiti era troppo presto.
Un antico pugnale d'argento attirò la sua attenzione. Artisticamente lavorato e perfettamente bilanciato. Solo
la lama era mussata, per poterlo vendere apertamente. Un vero incanto, ma nella cultura klingon regalare un
pugnale probabilmente aveva un significato. E non era ben sicuro di quale fosse.
Alla fine si fermò davanti a un fioraio. Non aveva mai pensato ai fiori, ma una rosa lo aveva colpito. Nera e
vellutata, aperta al punto giusto, era carica di sensualità e profumo.
"Grazie, la prendo. Recapitatela nella cabina del tenente LothlwI’, con questo biglietto."
Bene, era fatta. Poteva andare a riposare. Ma prima, poteva comprarsi quel pugnale




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Capitolo VIII
Riunione di lavoro

Mancavano più di tre quarti d'ora all'inizio della riunione quando Archer decise di accomodarsi alla propria
scrivania.
Allungando una mano verso il cassetto più in basso prese un piccolo apparecchietto riproduttore di suoni. Il
cassetto era pieno di gingilli elettronici del genere, a Starfleet la vita lavorativa non era così piena ed ogni
tanto trovava il tempo di modificare o riadattare vecchie attrezzature.
Poggiò la piccola apparecchiatura proprio di fronte a lui e pigiandone un tasto caricò una melodia
strarimasterizzata del XX sec, una certa 'Liberi e fatali'
Dal piccolo altoparlante un fruscio di fondo diede inizio alla riproduzione, Sid si lasciò andare all'abbraccio
della poltrona e chiuse gli occhi. Quante emozioni correvano tra le onde di quei suoni e di quelle voci che tra
loro miscelate trasmettevano la gioia ed il dolore di battaglie onorevoli. Di colpo la riproduzione finì con un
suono pacato in dissolvenza, riaprì gli occhi lentamente e tornò a fissare lo spazio pieno di stelle.
*La scelta è: agire o non agire* pensò ricordando una vecchia nota carpita da chissà quale testo.
LothlwI' entrò nell'ufficio di Archer. Non aveva bussato perché era convinta di non trovarvi nessuno, e guardò
con sorpresa il capo OPS che si trovava già lì. Probabilmente vi era giunto direttamente da ingegneria. Si
sedette senza parlare, Sid era immerso nei suoi pensieri e non si era accorto del suo arrivo. Dopo qualche
secondo di silenzio
"Pensieroso, tenente?" rivolse un sorriso all'ufficiale che aveva fatto un piccolo salto a sentire la sua voce.
"LothlwI'..." disse non appena vide la Klingon "Scusami, ma non mi ero proprio accorto del tuo arrivo"
lentamente ruotò la poltroncina alla sua destra. "Pensieri?.....in effetti sto ancora ripensando a quello che è
successo poc'anzi"
"Non ti preoccupare, niente è ancora compromesso, e poi a tutti capita di fare degli errori di valutazione. Ora
- si alzò verso di lui e accese il visore sulla scrivania - dobbiamo cercare di uscirne nel migliore dei modi.
Risolviamo subito la questione della BoG. Usher?"
"Dica tenente"
"E' pronto al decollo?"
"Sì tenente."
"Bene, piano di volo B. Chiudo." si rivolse verso Archer "Sarà la BoG a deporre direttamente i moduli esterni
della griglia tachionica attorno alla base. Era una opportunità che avevo preso in considerazione, nel caso
che i romulani non fossero cauti nel tranello. Sarà una manovra un po' complessa, ma non impossibile."
Guardò il visore interessato a quello che gli venne proposto:"Non posso che concordare l'impresa non sarà
delle più tranquille, ma si può fare" rallentò il dialogo guardando per un attimo l'oloproiettore bruciato. "Non
mi ricordo di questo particolare, ne avevamo discusso in riunione?" domandò
"Si, è vero, non avevo detto nulla a te e Phardiè, ma era una sorta di asso nella manica. In realtà speravo di
non averne bisogno. Ora per il database. non possiamo andare dai romulani e dirgli semplicemente,
scusate, mi sa che avete una cosa che ci appartiene. Se facessimo saltare per aria tutta la sezione della
ambasciate credi che Logan si arrabbierebbe molto?"
Sorrise :"Questo non lo so..... ma se mi lasci l'onore di premere il pulsante per la detonazione, un modo per
uscirne puliti lo trovo"
Si lasciò andare sprofondando nella morbida imbottitura della poltroncina e la ruotò verso l'oblò dell'ufficio.
"Vedi là... -disse alzando un braccio ed indicando un punto a caso nello spazio -... sono convinto che tutto
inizi e finisca in quella direzione...." lasciò la frase volutamente incompleta.
Tornando a guardare LothlwI' in viso :"forse quello che ho detto non ha un gran significato comunque......
torniamo a noi..- disse riportando il discorso sul progetto - tu pensa a portare la BoG in posizione e a far
funzionare il progetto.... per il database ci penso io" disse fermo
"Non capisco se è un modo per svicolare lontano dalla griglia tachionica, che ti confesso non è l'attività più
entusiasmante di questa regione di spazio, o semplicemente hai in mente un'idea geniale per recuperare i
dati perduti."

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"Non mi fraintendere, non voglio togliermi il piacere di veder nascere lo scudo tutt'altro....." Abbassò il capo e
si avvicinò a LothlwI' "Mentre saranno impegnati a capire cosa sta facendo la BoG vorrei approfittare della
loro distrazione" concluse tornando ad appoggiarsi allo schienale"
"Un piano semplice e lineare. Un stima sulla possibilità che abbia successo?"
"Garanzia della riuscita, ovviamente nessuna" disse quasi atono.
*Evviva la sincerità, Sid* pensò LothlwI'
"Allora e' illogico tentare" Segock entrò e si accomodò al tavolo di riunione, senza degnare neanche di uno
sguardo la klingon. Aveva fatto un rapido salto in alloggio, ripulendosi e cambiando uniforme, ma il profumo
di menta lo circondava ancora come un'arma chimica.
"Oppure, bisogna elaborare una linea di azione che abbia maggiori possibilità di successo. Per quanto
riguarda le modalità di esecuzione...attendevo l'arrivo di tutti voi per poterne meglio discutere"
Archer era tutt'ora inconsapevole di ciò che Segock aveva fatto nella rete quindi si espresse con modi molto
garbati.
"Signor Segock si accomodi...- iniziò rivolto al vulcaniano, poi riprendendo il discorso -....fondamentalmente
non le posso dare torto, come avrà sentito mi sembrava opportuno agire nel momento in cui la BoG. fosse
all'opera, ritengo che potremmo avere prospettive più felici per un recupero, o magari una distruzione della
copia del Database in mano ai Romulani." Disse palleggiando lo sguardo tra LothlwI' e Segock.
"La cosa è più complicata di quello che sembra, Sid. Oltre a trovarsi il nostro database tecnico come gradito
omaggio, i romulani hanno sferrato un duro attacco lungo la rete informatica. Solo il provvidenziale e
coraggioso intervento del tenente Segock ha impedito danni più gravi."
*Quindi era Segock...* la mente di Archer si limitò a fare uno più uno con un risultato uguale a due....anche
se non escluse uno zero se avesse utilizzato un metodo di calcolo quantistico.
Fino ad ora la klingon era riuscita ad evitare, con notevole abilità tattica, di incrociare lo sguardo del
vulcaniano. In quella situazione si rivolse verso di lui con un sorriso di cortesia che avrebbe raggelato
chiunque.
"E' presumibile quindi che stiano in attesa di una nostra controffensiva. Vogliamo fare proprio la mossa che
loro si aspettano da noi?"
"Perché no?.... pienamente d'accordo che si aspettino una controffensiva ma non conoscono le modalità
e...comunque non possiamo lasciar passare troppo tempo, entro breve trasmetteranno il data verso
Romulus"
"Ho bloccato le comunicazione da e per la base con un campo statico. Inoltrino pure una formale protesta
diplomatica, se vogliono. Questo ci darà un po' di tempo, Ma non possiamo tenere noi e loro isolati a lungo.
Ed appena potranno comunicare scaricheranno tutti i nostri dati verso Romulus."
L'azione intrapresa da LothlwI' non lo stupì affatto, non aveva mai dubitato sull'esperienza e le qualità della
Klingon.
Gli sorrise poi cautamente rivolto a Segock :"Ringraziarla mi sembra superfluo...comunque ovvierei una
nuova infiltrazione sia per i problemi esposti da LothlwI' sia per i rischi che si potrebbero nuovamente
correre."
Non pose una domanda e non aveva intenzione di farne per il prossimo lustro o giù di lì. Era da chiarire cosa
avesse combinato Segock all'interno della rete e soprattutto come fosse entrato senza registrare il proprio
ingresso.
Sid era sicuro che il vulcan aveva utilizzato il proprio ingresso, ma quello non era il momento di discuterne
quindi bypassò e lascio parola agli ufficiali fronte a lui.
Segock accettò il complimento della klingon alla voce 'Successo maggiore delle aspettative e gravido di
conseguenze interessanti'; poi, sempre impassibile ascoltò il dialogo tra i suoi due colleghi. Erano
evidentemente molto affiatati, e lavoravano bene di cervello, ma mancavano loro alcuni dati.
"Signori, credo di dover aggiungere che nel corso del mio intervento ho inserito tra i dati copiati dai romulani
un programma di saturazione che a quest'ora avrà ormai occupato tutta la memoria disponibile, e un
programma di distruzione attivabile a distanza"


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Attese che i suoi colleghi assimilassero l'informazione e proseguì. "Non posso garantire un perfetto
funzionamento, dal momento che li ho programmati in modalità vocale sul momento e in condizioni non
ottimali, ma calcolo che la possibilità di malfunzionamenti critici sia al di sotto del 3%"
Non era vero che li aveva programmati a voce, ma utilizzare una modalità comunicativa che i terrestri
chiamano 'banfare' poteva essere opportuno, dal momento che voleva dimostrare di essere un ufficiale
indispensabile per la flotta. E poi, lui sapeva effettivamente programmare a voce: solo, ci metteva parecchio
tempo, e con risultati inferiori a quelli ottenuti con calma davanti a un terminale.
"La mia proposta e' di non effettuare un'incursione in profondità ma limitarsi a raggiungere con il loro
computer e lanciare il programma dormiente. La totale distruzione dei dati dovrebbe essere sanabile
utilizzando le copie di back-up su cui poche settimane fa si e' basata la ricostruzione del database di DST"
Certo avrebbero perso dei dati. Tra cui quelli del suo tricorder. Che peccato, vero?
"Segock i miei complimenti, questa volta non esulo dal farglieli... per quanto riguarda le copie di back-up
potremmo utilizzare anche l'ultima versione in nostro possesso, sinceramente devo controllare a quando
risalgono ma non superiamo le 36 ore"
Archer era sinceramente compiaciuto delle conoscenze informatiche in possesso dell' Uff. Scientifico,
oltretutto una delle poche persone in grado di programmare in modalità vocale.
"Suppongo che il programma dormiente sia attaccato ai database creandone un tutt'uno, anche se lo
scoprissero non potrebbero estrapolarlo senza danneggiare i Data in loro possesso" Affermò convinto che il
creatore seduto sulla poltroncina fronte alla sua avesse pensato all' ipotesi sopra citata. “Se ritenuto
opportuno potremmo effettuare un check nell'ambiente utilizzato per.....se mi viene concesso il
termine,....combattere".
"Sid, attenzione ai facili entusiasmi. Come pensa il tenente Segock di giungere fino ai computer dei nostri
ospiti? Esclusa la possibilità di sedersi con un banchetto all'esterno dell'ambasciata ed agganciarsi
direttamente al loro network interno, l'unica possibilità sono i canali di comunicazioni in subspazio. Ma gli
accessi in banda dati sono estremamente protetti: se fosse così facile penetrare i loro sistemi di criptazione
ed i programmi di sorveglianza, a quest'ora staremmo facendo colazione su Romulus.
Il tenente Segock ritiene di essere in grado di poter superare gli sbarramenti, effettuare l'incursione e sparire
senza lasciare tracce?"
LothlwI' come al solito aveva ponderato bene le problematiche a cui sarebbero andati incontro: "Non nego la
difficoltà di collegamento sub spazio, come non posso negare la difficoltà di usare un trabattello per portarci
al di fuori della sezione Romulana... - l'ultima affermazione la pronunciò con ironia - ... ma secondo me una
via d'uscita ci può essere forse anacronistica ma ci può essere" concluse Archer meditando su
_polarizzazione e focalizzazione_ .
"Non è un atteggiamento disfattista, voglio dire che non avremo un'altra possibilità, e questa volta non
possiamo correre il rischio di fallire."
Le possibilità erano molteplici. Potevano attaccare utilizzando una trasmissione subspaziale diretta ai
ricevitori dell'ambasciata. Un atto che era solo un gradino sotto fare irruzione armata nella camera da letto
dell'ambasciatore. Anche ammesso che non fossero riusciti a disconnetterli prima di un loro accesso
completo alla rete, era una dichiarazione di guerra bella e buona.
Potevano cercare di raggiungere la rete informatica dell'ambasciata attraverso i livelli inferiori e installare un
trasmettitore spia attraverso cui fare l'incursione. Complesso.
Potevano utilizzare il sistema Netenergy di Neos – il suo amico aveva sviluppato dei virus che si
trasmettevano tramite i collegamenti energetici, e addirittura attraverso i materiali conduttori e
semiconduttori, raggiungendo anche i computer sconnessi dalla rete... Forse si poteva provare ad adattarli a
un modulo di connessione e... Ma non era sicuro di voler rivelare a ufficiali superiori di avere accesso a
tecnologia che definire proibita era un eufemismo.
La cena!
"Signori, per motivi non chiari ho ricevuto formale invito a cenare all'ambasciata romulana stasera.
Suggerisco di utilizzare questo evento per attivare i programmi killer presenti nel loro database"
Che pazzia! Andare direttamente nella tana dei romulani, e sperare che fossero talmente distratti da
permettergli di accedere alle loro console. Segock si era votato al suicidio oppure la sua intelligenza stava


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perdendo colpi a vista d'occhio. "Fingerà di andare in bagno e farà invece una capatina nella sala di
comando e controllo, tenente?" rispose acida la klingon.
"Vista l'importanza della questione, non mi affiderei soltanto a questa soluzione. Credo sia opportuno
elaborare anche altri piani alternativi, per portare le possibilità di successo dal 57% attuale fino ad almeno il
91%"
"91%. Ah! A tutti gli effetti è un atto di spionaggio, e se ti scoprono hanno tutto il diritto di fucilarti sul posto,
oppure di impacchettarti in un modulo di stasi e spedirti su Romulus per analizzare la tua testa bacata ed
incosciente!"
Si fermò e mormorò uno "Scusate, mi sono lasciata trascinare." Un pensiero orrendo la stava attanagliando,
una cosa a cui non voleva credere pur avendola davanti a sé, un'idea così assurda da risultarle addirittura
odiosa: era preoccupata per quello st*zo di vulcaniano. Perché?
Cercò di riprendersi dalla figuraccia, voltandosi verso Archer e sperando di trovarvi un minimo di complicità.
"Abbiamo dei moduli portatili, usati dalle truppe d'assalto klingon... non è un vero e proprio teletrasporto..
riducono la consistenza molecolare per un breve periodo.. si può passare anche attraverso un campo di
forze, se non è troppo esteso.. le potrebbero essere utili, tenente, almeno come via di fuga... "
Avevano giusto qualche piccolo inconveniente: facevano un male cane, ti sembrava di esplodere dall'interno,
per un klingon era sopportabile, quasi sopportabile, ma era sempre meglio di niente.
Archer guardò LothlwI' con un’espressione quasi stupita, non tanto per la reazione di rabbia, era una Klingon
ci stava, ma quanto tra le sue parole gli parve di capire che se la stava prendendo a cuore per la sorte del
vulcan. Il suo ragionamento non andò oltre, vi era un problema da risolvere quindi:
"Ho sentito parlare dei moduli....anche se non in modi molto piacevoli.... comunque le saranno una maggior
garanzia per la sua incolumità Segock."
Segock rimase zitto, a sgrovigliare i suoi pensieri. Perché quando per una volta si era messo in testa di fare
qualcosa la cui pericolosità era elevata (ovvero vi erano più del 32% di possibilità che tutto andasse storto)
tutti si impegnavano a ricordarglielo? E perché stavano proponendogli di utilizzare materiale doloroso,
compromettente e di incerta efficacia?
Si voltò verso LothlwI': "Suppongo che entro breve tempo dovremmo ripristinare le trasmissioni, noi
potremmo anche farne a meno ma i Romul. potrebbero iniziare ad innervosirsi"
"Una cosa incresciosa" commentò Segock. A loro interpretare il senso...
"Non credo di avere problemi a mettere in piedi una serie di pseudo guasti e relative operazioni di
riparazione per tenerli isolati fino a domani mattina. La cena all'ambasciata è per stasera. Quindi per domani
mattina dovremmo esserne già fuori. In un modo o nell'altro." Aggiunse LothlwI’.
In tranquillità d'animo, Archer continuò il suo discorso: "Ovviamente non sto dicendo di offrirgli la possibilità
di trasmettere i dati, solo quella di regalare loro una parvenza di normalità". Si alzò dalla poltroncina e si
avviò al replicatore: "Signori desiderate qualcosa?"
Tornare indietro nel tempo di 2 mesi? Anzi, 2 anni? "Signori, stavo ponderando le vostre proposte. Ritengo
plausibile che all'atto di accedere all'ambasciata verrò attentamente controllato e perquisito. Dubito di
riuscire a nascondere un macchinario klingon.
*Macchinario, non è una scatola con una leva, sono dei nanomoduli inseriti a livello sottocutaneo. Ma fai
come credi* penò LothlwI’.
“Ma certamente verrà scansionato il mio pass. Sarà sufficiente inserire nella stringa di dati personali il
comando di attivazione e il virus dormiente entrerà in funzione: niente di difficile. Inoltre, non ho particolare
timore per la mia incolumità personale, ma se invece i romulani useranno violenza nei miei confronti, avremo
l'occasione per agire contro di loro. O meglio, avrete.”
LothlwI' non commentò l'ultima frase di Segock, si limitò ad osservarlo, cercando di scoprire cosa si agitasse
in quella mente contorta, se vi fosse qualcosa di concreto dietro quelle parole di coraggio e di onore.
”Infine, stavo riflettendo sull'opportunità di avvisare di tutto ciò la sicurezza..."
"No, non prima di aver parlato con Logan. Di questo me ne occupo io. Siamo già andati troppo oltre senza
avvisare la nostra linea di comando." Ecco la vena masochista, vera e propria componente razziale, che
emergeva. Non era portata per i giri di parole, e la reazione dell'ammiraglio alle notizie che gli avrebbe dato
non sarebbe stata piacevole.
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"Ci sarebbe ancora molto da discutere, ma il tempo concessomi sta scadendo. Salvo diverse indicazioni da
parte vostra, mi introdurrò nell'ambasciata romulana e attiverò il virus alle ore 20:00.00 standard. Lascio ogni
altra cosa al vostro discernimento" *E suppongo che me ne pentirò: ma in fin dei conti anche impegnandovi
non potete fare più danni di tanto, e magari per sbaglio qualcosa di buono riuscirete anche a farlo...*
"Ok, allora chiudiamo qui la riunione." Disse LothlwI’. Guardò il visore con l'orario. "Non manca poi molto alle
20. Buona fortuna, tenente"

Capitolo IX
Trust no one

Spense il terminale, e un sorriso si formò sulle sue labbra.
Chi avrebbe mai detto che quella piccola microspia avrebbe combinato tutto quel caos... ma era noto che
nelle mani di certi ufficiali della federazione, anche una spilla da balia può disallineare un reattore m/am.
Era sicuro che anche l'ambasciata romulana aveva ricevuto quei dati... una grossa fetta dei databanks di
DST. Il che avrebbe colto di sorpresa Septimus e gettato nella confusione i Rihannsu. Dall'altra parte, con
una microspia romulana in mano e un programma killer romulano in circolo, ovviamente 'certi' ufficiali
avrebbero imbracciato la loro spilla da balia e si sarebbero scatenati contro i romulani.
E vide che ciò era buono.
Sorrise ancora. Imprevedibile che dopo l'attacco alieno, non solo uno dei dispositivi di sorveglianza fosse
rimasto intatto e funzionante... ma addirittura quegli sprovveduti lo avrebbero attivato! E lui era stato pronto
ad approfittarne.
Disattivò il terminale, sganciò il piccolo dispositivo di criptazione e il trasmettitore di banda e chiamò.
"Situazione".
< E' tutto storato nelle nostre memorie signore > giunse una voce in risposta. Bene, i sistemi erano isolati e
non vi era alcuna traccia che portasse a lui. Mentre ve n'erano molte che portavano a Septimus. Perfetto.
Uscì dalla stanza, gettò alcune barre di latinum sul tavolo e salutò con un gesto il proprietario del locale.
"I miei complimenti, i tuoi sistemi di simulazione sono alquanto... eccitanti." Non disse, ovviamente, che
teneva ancora in tasca il chip isolineare che aveva acquistato, una versione alquanto 'particolare' di un
oloprogramma di classe Orgasmatron. Scagliare quel programma virtuale romulano era stato un tocco da
maestro.
Certo, gli ufficiali con le spille da balia avrebbero solo dovuto soffermarsi un secondo a pensarci per
accorgersi che... no, non lo avrebbero fatto. Secondo loro, se vola come un ghelak, starnazza come un
ghelak, e nuota come un ghelak, è un ghelak. Gli indizi erano troppo evidenti per essere ignorati, e non li
avrebbero ignorati.
Poteva facilmente prevedere una prossima rappresaglia contro i Rihannsu... qualcosa di non ufficiale,
qualcosa 'sotto la superficie'. Intanto lui aveva nelle sue mani gli archivi dati di DST, la rischiosa missione di
disseminare dispositivi in giro per la base, mesi prima, si era rivelata un successo, e aveva scatenato un
interessante conflitto 'nascosto' tra la Federazione e l'Impero Romulano.
Per quel giorno poteva bastare.
Si trattene dal ridere e puntò verso un turboascensore, confuso tra la folla.
-
Il vulcaniano ebbe cura di eseguire con puntiglio gli ordini dell'ambasciatore Septimus. Seduto su una cassa
autograv a bordo della navetta di servizio dell'ambasciata, osservò le stelle fisse intorno a sé e il fiore
elettrico e colorato del tunnel aprirsi poco distante, mentre la navetta percorreva il poco spazio tra l'hangar
del ponte-ambasciata e il falco da guerra battente bandiera diplomatica, con cui l'ambasciatore e il suo staff
erano giunti a bordo. La nave era ferma all'esterno dello spazio di sicurezza di DST, come stabilito nei
protocolli diplomatici che quello sgradevole ammiraglio aveva ribadito a Septimus nel corso del loro primo
incontro.
La navetta entrò nella stiva del falco da guerra, e subito la cassa antigrav fu scaricata. Seelek, piccolo acido
vulcaniano represso, prese il comandante del vascello e gli riferì seccamente gli ordini ricevuti da Septimus.

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"La cassa contiene un nucleo di memoria isolineare" riferì, "che deve immediatamente essere portato entro i
confini dell'Impero. La vostra destinazione è la colonia Ch'Garan, all'interno della Zona d'Influenza
Romulana, dove esiste un centro di trasmissione attrezzato. Consegnate il nucleo con l'ordine di installarlo e
trasmetterne i dati al centro di smistamento informazioni della Tal Sh'iar su Romulus. E' tutto chiaro?"
Era tutto chiaro.
Non appena Seelek si fu allontanato con la navetta dal falco da guerra, questo ruotò sul proprio asse, puntò
il muso verso lo spazio aperto e sparì in una scia di curvatura. Era un vascello diplomatico; nessuno avrebbe
potuto fermarlo né perquisirlo, e poi le forse alleate erano talmente scarse che l'evento stesso di un suo
avvistamento era alquanto scarso.
Seelek tornò a bordo e riferì a Septimus. "Il nucleo è stato inviato, signore" disse. "Nessun problema".
"Mi stupisco..." commentò Septimus. "Neanche una comunicazione, una richiesta da parte loro... come se
questo travaso di dati non fosse mai avvenuto. Beh, non mi sto ovviamente lamentando, ma..."
"I casi sono due, secondo logica, signore" rispose Seelek. "O l'imbarazzo degli umani è tale che non osano
chiedere nulla, in quanto sarebbe come ammettere di aver commesso un errore tanto grossolano... oppure
non sanno che i dati sono finiti qui."
La domanda si formò nella mente di Septimus. "E in ogni caso, mio caro Seelek, dove altro sono finiti, quei
dati? E dove hanno preso i federali una microtrasmittente spia romulana...?"
Seelek tacque un attimo prima di parlare. Non aveva la minima intenzione di immischiarsi in quella faccenda.
"Il vulcaniano Segock sarà qui alle 20, ora standard" disse infine, e si dileguò.

Capitolo X
Il capitano Usher

"Mi perdoni signore, la scarsa, incerta ispirazione con cui mi accingo a comunicarle ciò che è apparso ai
nostri occhi increduli..."
"BASTA!! Computer chiudere l'interfaccia vocale!!"
Roderick Usher non ce la faceva più. Non ce la faceva più di quella nave piena di vulcaniani olografici,
efficientissimi, pignolissimi e che rispondevano solo a monosillabi, quando non erano impegnati a sciorinare
le undici cifre decimali di una qualsiasi cifra gli dovessero comunicare. E non ce la faceva più di quella voce
tenorile del computer di bordo che parlava come se stesse perennemente recitando l'Enrico V.
"Si può sapere cosa c'è ora?" Guardò il visore che il computer di bordo, bontà sua, aveva attivato. Ci mise
qualche secondo a capire che quel puntino poco distante che li stava seguendo come se fosse attaccato ad
un raggio traente, era effettivamente attaccato ad un raggio traente.
Perché nessuno glielo aveva detto? Perché non lo aveva chiesto, sarebbe stata la risposta logica di quella
manica di rompiscatole dalle orecchie a punta.
"Computer, effettuare una scansione dell'oggetto. Computer, rileva tracce organiche." (che bello, che
silenzio, perché non aveva disattivato la voce shakespeariana prima?) "Computer apri un canale: Ehi voi,
che ci fate attaccati alla nave? Stiamo per entrare in curvatura, staccatevi se non volete essere schiacciati
dal flusso isotropico proveniente dalle gondole."
“Dobbiamo recuperare parti dell’alieno” rispose qualcuno.
"Che significa che dovete recuperare un alieno? Sentite io vi teletrasporto a bordo e stacco il raggio traente,
poi ne parliamo."
Due figure apparvero sulla plancia della BoG. Usher li osservò con curiosità.
"Signori si può sapere che cosa stavate facendo là fuori?” Nessuna risposta. "Signori, siamo in plancia,
potete togliervi senza timore il casco della tuta e rispondermi.."
Ollag, per quanto titubante, obbedì. Non gli sembrava vero di essere tornato in un luogo fermo e provvisto di
aria respirabile. La sua escursione spaziale non era durata più di due minuti, e già lui ne aveva più che
abbastanza. "Significa che il sottotenente Austin ci ha inviati nel pilone per raccogliere campioni dal
cadavere dell'8472 deceduto."
Non la doveva accettare quella missione. Doveva inventarsi una scusa qualsiasi o darsi malato. C'erano tutti
i presupposti perché si trasformasse in una miniera di guai. Prima la tenente gli fa trasportare in tutta
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segretezza degli emettitori tachionici e glieli fa attaccare ai sistemi di sgancio delle mine spaziali, dicendo
che tanto non sarebbero serviti... Poi gli ordina di parte di gran carriera dandogli l'ordine di circumnavigare la
base a warp 2 e deporre i moduli: si era mai sentito che si potesse fare una cosa simile? Contrario a tutte le
procedure di sicurezza!! Ed infine una ragazza ed un ferenghi attaccati con un raggio traente. Vabbé quella
era stata una svista sua, doveva controllare prima di partire....
Cosa ci mancava? Una nave da guerra romulana?
"Signore, un falco da guerra sta entrando in curvatura, warp tra 3.12343 secondi." disse un vulcaniano
olografico.
Eh no era troppo!! "Direzione?"
"1.3732728 barra 3.3289328"
"E che vuol dire???"
"Lo spazio romulano, signore"
Ecco, che doveva fare? Seguirlo? Sparargli? Ignorarlo? Non si poteva neanche comunicare con DST, tutte
le comunicazioni erano bloccate. Perché c'era sempre lui in mezzo ai casini?
"Sentite, non è che per caso uno di voi ha un grado superiore al mio?" Chiese speranzoso. "No.. vero??" *E
mo' che faccio?"*
"Ehm... mi scusi..." fece Ollag, che al sentir parlare di Falchi da Guerra si era reso conto di trovarsi in una
posizione non molto più confortevole della precedente. "Non è che potrebbe, molto cortesemente, rimetterci
dove ci ha presi, e magari riportare il pilone nella sua posizione originaria?"
"No, non se ne parla nemmeno. Primo perché se vado fuori con i tempi la klingon mi spella vivo, secondo
perché adesso abbiamo un problema: quel vascello la fuori. Ok visto che, malgrado il grado sia lo stesso, ho
una maggiore anzianità di servizio, assumo il comando di questa nave e la nomino primo ufficiale pro
tempore. Primo ufficiale: trovi una via di uscita da questa situazione, e' un ordine."
"Non mi sembra il caso di arrabbiarsi così, mi perdoni... Le stavo solo consigliando di liberarsi di noi prima di
espletare alle mansioni che le competono..." Anche perché non aveva voglia di trovarsi impelagato in una
grana tipo scontro a fuoco con i Romulani.
"E rimanere di nuovo solo con cinque persone in sala macchine e duecento vulcaniani olografici attorno? Se
lo scordi, guardiamarina!"
"Comunque, continuo a ripeterle, arrabbiarsi non le giova di certo. Piuttosto... perché non pensa a contattare
i romulani? Chi le dice che le loro manovre non siano autorizzate dall'Alleanza?"
Usher guardò i dati sulla console tattica. A vedere la velocità dei romulani, questo significava innanzi tutto
corrergli appresso. Va bene, perché no? In fondo poteva essere l'occasione per fare un sostanzioso salto di
carriera: il guardiamari.. no! il sottotenente Usher sconfigge in un duello spaziale una flotta romulana. Vabbè
una nave romulana...
"Ok, suggerimento accolto Numero Uno." si sedette sulla poltrona di comando. Però, si stava bene su quella
poltrona, sembrava fatta per lui. Assunse l'aria più seria e professionale e "Rotta di intercettazione, warp 7."
si fermò un attimo, era il suo momento, lo stava per dire... punto il dito verso la prua della nave "Attivare!"
Non successe nulla. Mumble mumble... ah certo... "Accendere i motori (^_^) .... rotta di intercettazione, warp
7, attivare! " La nave balzò in avanti verso le stelle.
-
"Signore" chiamò l'ufficiale tattico. Il comandante della nave, assegnato a quel compito secondario a causa
di una complicata storia di tradimenti che aveva coinvolto il cugino della madre di un nipote correlato al suo
casato (le punizioni su romulus seguivano vie assai bastarde), si avvicinò distrattamente alla postazione
tattica. Le sue orecchie piegavano con un disgustoso angolo di 45 gradi, una caratteristica che da sola
indicava quanto il grado di comandante per lui fosse già un miracolo.
"Che accade?" chiese stancamente.
"Signore, una nave federang'an è entrata in curvatura alle nostre spalle!..."
"Che noia" sbadigliò il comandante. Per quanto l'idea lasciva e decadente di avere qualcosa lanciato a
velocità relativistiche alle sue spalle fosse foriera di significati intrinseci non indifferenti, scelse l'approccio
che più gli era congeniale per carattere: un distaccato disinteresse, e che il problema lo risolvessero i suoi
ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc          21
sottoposti. "inviate di nuovo i nostri codici di identificazione" ordinò con voce melliflua. "A quanto pare i
federang'an non sanno leggere, o ascoltare, o ricevere, o quello che è".
"Stiamo trasmettendo" assentì l'altro, "ma non si sganciano dalla nostra rotta."
"Quanto manca alla Zona d'Influenza?" chiese il comandante. La risposta non lo soddisfece. Batté un
pugnetto sulla superficie della console tattica e si spezzò un'unghia.
"Inviate questo messaggio alla nave federang'an. Qui è il falco da Guerra Yyelhen dell'Impero Stellare
Romulano, alla nave dell'Alleanza che sta seguendo la nostra rotta. Vi informiamo che questo vascello batte
bandiera diplomatica (alla parola 'batte' provò un brividino ma riuscì a controllarsi). Siete invitati a cambiare
rotta e cessare di seguirci. Entro nove ore entreremo nello spazio romulano e qualsiasi tentativo di seguirci
oltre la Zona d'Influenza verrà considerato un disgustoso e inutile atto di guerra. Non fate le stupide e
andatevene. Fine messaggio."
Che diamine, gli era stata assegnata una missione e lui intendeva eseguirla. Sapeva fin troppo bene che se
avesse sgarrato il figlio 15enne del console Alcohor avrebbe potuto dire alcune cosucce sul suo conto...
cosucce che potevano portare alla seccante conclusione della sua esecuzione. Era meglio non irritare
nessuno, recapitare alla sede della Tal Shi'ar su Ch'Avran la cassa che quel viscido assistente
dell'ambasciatore gli aveva consegnato, e quindi correre alle terme della capitale per un bagno caldo e
promiscuo. Non si sa mai chi puoi incontrare, alle terme su Remus...

Capitolo XI
Odi et amo

LothlwI' arrivò nel suo alloggio. Prima di andare da Logan doveva mettersi qualcosa di più presentabile di un
vestito che ancora portava i segni dello scontro della notte appena trascorsa. E poi doveva pensare a come
impostare il discorso che avrebbe fatto all'ammiraglio.
Ecco, pensare al lavoro, pensare a cosa dire all'ammiraglio. Quello era un buon modo per cacciar fuori dalla
mente pensieri di tutt'altra natura che la stavano ossessionando.
Perché in realtà non riusciva ad avere altro in mente che quello che era successo con Segock.
Durante tutta la riunione si era impegnata a non guardarlo e a non rivolgergli la parola.
Non c'era riuscita.
Si era forzata a concentrarsi sull'organizzare un piano decente per recuperare il database scomparso.
Aveva balbettato solo due o tre banalità.
La realtà era che lei odiava Segock. Lo odiava con tutta la forza con cui un klingon può odiare e detestare un
altro essere. Lo odiava per quello che era, per quello che aveva fatto, per quello che LE aveva fatto, perché
era la personificazione di tutto ciò che lei aveva sempre considerato detestabile.
E non riusciva a pensare che a questo.
Suonò la porta. "Chi è"
"Fattorino. Mi scusi dovrei consegnare un pacco per lei."
Aprì la porta "Cos'è?"
Guardò: una rosa, nera, vellutata, in una piccola teca di vetro.
"Chi la manda"
"Non lo so, c'e' un biglietto, ma mi sembra fosse un ufficiale della sezione scientifica."
LothlwI' afferrò la rosa, strappandola dalle mani del fattorino e quasi lo spinse via, richiuse la porta e rimase
appoggiata ad essa, aspettando che il cuore le tornasse ad un battito più regolare.
Si sedette, sempre con la piccola teca tra le mani, rimirando il suo dono come se fosse la cosa più preziosa
della galassia.
Ed in fondo lo era.
Si fece forza, aprì il biglietto ed iniziò a leggerlo:


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"Mi porto all'attacco, m'arrampico, assalto e amo, fiera implacabile e crudele, persino la freddezza che ti fa
più bella ai miei occhi." In fondo c'era la firma: Charles Baudelaire (1821-1867)
Lesse e rilesse la frase cento volte, assaporando ogni sfumatura delle parole, gustando ogni attimo di quel
momento, inebriandosi nelle parole più che nel profumo della rosa.
Quando si riprese era passata quasi un'ora.
Ripose con cura la rosa ed il biglietto. Scelse un vestito ampio, quasi vaporoso, con un complicato disegno
che dal fianco le saliva fino al petto raffigurante i simboli del proprio casato. Le parti dell'armatura erano
appena accennate, e sembravano fare parte del motivo ornamentale, conferendo ulteriore leggerezza alla
sua figura.
Prima di giungere davanti all'ufficio di Logan fece una piccola deviazione verso ingegneria. Doveva
ricambiare, non con qualcosa di troppo compromettente, giusto per far capire che il dono era stato accettato
e gradito: una spilla, di quelle usate una volta per fermare i mantelli. Forse un po' fuori moda, ma che tra i
disegni che la ornavano aveva incise le parole "jIH dok, maj dok" [Il mio sangue, il nostro sangue]. Fermò un
guardiamarina e
"Welles, consegna questo al tenente Segock."
Si allontanò, lasciando un Welles confuso: in sei mesi non aveva mai visto la tenente Ur'Bach camminare
radiosa a 10 centimetri da terra.

Capitolo XII
Il nuovo ambasciatore

Uscito l'improbabile trio, Logan tirò un profondo sospiro.
Cos'altro poteva andare male?
Una figura si fece avanti, e Logan vide un klingon. Cosa che accadeva assai di rado ormai su DST... oddio,
gli ufficiali e sottufficiali klingon abbondavano... ma uno con le insegne del governo era una vista rara.
"Qapla'" disse, "sono l'ammiraglio Marcelus Logan, comandante della stazione", e si alzò andando incontro
al nuovo venuto, che rispose al saluto.
Al'Qatal, fermo sulla porta, salutò battendosi il pugno chiuso sul petto. "Qapla'! Attachè Arhimed del casato
Al'Qatal" disse con voce ferma. Si fece incontro al comandante della stazione e lo raggiunse al centro della
stanza. I due si strinsero la mano. "E' un onore per me conoscere un membro tanto conosciuto di uno dei
casati più importanti di Qo'noS, ammiraglio"
Logan non seppe se interpretare quell'arrivo come una normale assegnazione diplomatica (che l'importanza
di DST giustificava comunque) o se era un altro passo nel programma di ingerenza che l'Impero stava
mettendo in atto nei confronti delle forze alleate nel Delta. Indicò una sedia all'attaché e i due si sedettero.
"Ammiraglio, prima di tutto mi sento in dovere di scusarmi per il mio arrivo un po' inaspettato. L'Alto
Consiglio, pur ritenendo da tempo necessaria la presenza di una rappresentanza diplomatica su DST, ha
disposto la mia partenza in un modo che ha colto impreparato anche me."
Il che significava che l'Alto Consiglio aveva avuto i suoi problemi a designare un rappresentante per il
Delta... per mandare, alla fine, un giovane attaché. C'era qualcosa di più in quella storia... dopo l'attacco
alieno l'Impero Klingon si era affrettato ad allargarsi in tutti gli spazi lasciati vuoti dalla Federazione. Perché
quel ruolo diplomatico era stato coperto con tanto ritardo, e da un emissario così giovane?
"A Qo'noS il Consiglio è persuaso che la presenza di un suo rappresentante nel Delta possa essere di aiuto
per una maggiore concretezza dell'Alleanza klingon-federale." Si concesse un attimo di riflessione, poi
continuò. "E sono convinto che un tuqnIgh, così legato alla cultura del mio popolo, possa capire senza
dubbio i nobili propositi del governo klingon"
"I propositi del popolo di Kahless, attaché, non sono sempre nobili. l'ho imparato sulla mia pelle", si lasciò
sfuggire Logan, pentendosi subito di quel pensiero, per così dire, ben poco diplomatico. Arimhed invece fu
abbastanza diplomatico da lasciar correre.
"E' mia intenzione prendere contatto al più presto con i rappresentanti delle diplomazie presenti nel delta ma
in particolar modo con il rappresentante della federazione per concordare una strategia diplomatica comune.
L'Alto Consiglio è stato felice di apprendere la notizia della firma del trattato Saaniano anche se alcuni alti
esponenti hanno espresso perplessità riguardo ai termini in cui è stato stilato." Al'Qatal si concesse un
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sorriso stirato. "Beninteso ammiraglio, l’invio di una rappresentanza nel Delta era già stato deciso.
Personalmente non posso che fare i miei complimenti all'attachè Van der Dreik per aver portato avanti da
solo le trattative con una civiltà come quella Saaniana, per quanto complessa. Sono persuaso del fatto che,
da ora, ogni ulteriore eventuale ratifica, o nuova iniziativa possa essere condotta congiuntamente."
Logan aveva letto i rapporti dalla Vanguard. Probabilmente su Qo'Nos non avevano idea delle condizioni
singolari nelle quali l'equipaggio dell'ammiraglia si era trovato.
"Attaché, la presenza del suo collega Van Der Dreik era accidentale a bordo della USS Vanguard, come
accidentale è stato il contatto con questa nuova confederazione aliena. Sono sicuro che abbia agito
nell'interesse dell'Alleanza. Per quanto riguarda i termini del primo trattato, la sua esperienza le suggerirà di
sicuro che è abitudine che ne seguano molti altri."
Quello che Logan non disse era che, tutto sommato, il piccolo incidente diplomatico causato dai termini di
quell'accordo non gli dispiaceva. Era gradevole l'idea che un giovane attaché federale, ritrovatosi in una
situazione di Primo Contatto che nella vita tocca a pochi, fosse da un lato riuscito a tirarne fuori un accordo
simile in così poco tempo, e dall'altro avesse involontariamente 'messo in riga' l'Alto Consiglio. La
Federazione, per non perdere il proprio peso all'interno dell'Alleanza, aveva bisogno di simili prese di
posizione di tanto in tanto. Logan si massaggiò la base del naso e chiuse gli occhi per un momento.
Arimhed Osservò meglio l'ammiraglio, anche lui pareva essere stanco. *gli obblighi del comando* pensò.
"Signore, francamente la situazione nel quadrante è abbastanza complicata da auspicare una collaborazione
totale all'interno dell'Alleanza. Non crede?"
Logan riuscì a trattenere un sorriso. "Mi sta dicendo che la collaborazione sancita dagli accordi di Alpha
Tauri tra la Federazione e l'Impero Klingon richiede un rinnovo degli impegni?"
Al'Qatal fissò per un attimo il suo interlocutore. "Niente di tutto questo, ammiraglio. Gli impegni presi sono
stati ampiamente rispettati da entrambe le parti. Il mio arrivo nel quadrante delta rappresenta soltanto un
impegno ancora più concreto del mio governo nel sostenere l'alleanza."
"Per come la vedo io da qui, e le confesso che 'qui' è un luogo assai particolare per vedere le cose sotto una
prospettiva oggettiva, è la Federazione che dovrebbe ricordare all'Impero la necessità di una collaborazione
paritaria... ma sono certo che non appena le nostre forze saranno tornate ai livelli ottimali potremo ristabilire
il bilanciamento della presenza nel Quadrante. Sono certo che molti vostri equipaggi saranno lieti quel giorno
di ritornare alla madrepatria..."
La stoccata era stata portata con discrezione e finezza diplomatica. Al'Qatal strinse i pugni e cercò di
districarsi dalla situazione. Una cosa però era risultata evidente... non avrebbe avuto alcun appoggio dal
comandante della flotta alleata.
"Non credo di capire ammiraglio, non è certo colpa dell'Alto Consiglio se la flotta stellare è fortemente sotto
organico. Con le mie parole intendevo soltanto sottolineare come, vista la situazione del Quadrante, e vista
l'importanza dello sforzo della Marina Imperiale in termini di personale assegnato alle installazioni alleate,
Qo'noS ritenga opportuno non far gravare tutto il peso di una azione diplomatica alleata sulle sole spalle del
rappresentante della Federazione." Disse osservando le reazioni dell'ammiraglio.
Non ce ne furono. Logan Si limitò a fissarlo.
"Mi creda, Ammiraglio, il mio arrivo su DST rappresenta solamente un ulteriore sforzo del mio governo per
contribuire ad una soluzione rapida dei conflitti che coinvolgono l'alleanza nel Delta."
Il suo interlocutore non sembrava affatto convinto. Al'Qatal decise di giocare la sua carta.
"I buoni propositi dell'Alto Consiglio nei confronti dell'Alleanza sono inoltre sottolineati proprio dalla scelta
fatta nell'inviare un semplice Attachè" Arhimed sorrise, poi continuò. "Non si è chiesto perché Qo'Nos abbia
inviato un rappresentante diplomatico di basso rango? Si sbaglia se pensa che il mio governo prenda sotto
gamba la situazione. Semplicemente, inviando un Console o un Ambasciatore, il consiglio pensava di poter
offendere la Federazione dando l'idea di voler guidare la diplomazia nel Delta con un diplomatico di rango
più elevato."
Al'Qatal, entrando nell'ufficio dell'Ammiraglio Logan aveva voluto semplicemente espletare una formalità ma
era stato ingenuo nel ritenere che un Ufficiale della federazione così esperto della politica Klingon non
sentisse puzza di bruciato. Durante tutto il colloquio aveva cercato di sembrare inoffensivo ma Logan lo
aveva trascinato su un terreno scivoloso.
"Attaché, da che si ha memoria della civiltà klingon, il popolo di Kahless non ha mai guidato la politica
attraverso i suoi diplomatici. Credo che prima di incontrare noi e i romulani non esistesse nemmeno una
ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc         24
parola che significasse 'diplomatico'. Qo'Nos amministra la sua politica con le forze militari, e qui abbiamo
tutti dedotto che il Delta interessi molto al vostro governo, visti i pesanti distaccamenti inviati qui non appena
la situazione lo ha permesso."
Il che voleva dire: non credere che non ce ne siamo accorti. Ma anche: non credere di avere chissà quale
ruolo. Il timore di Logan era in realtà che quel giovane attaché fosse stato mandato, a sua insaputa, a
reggere una facciata di basso profilo condiscendente, mentre le navi della Marina Imperiale continuavano ad
arrivare.
E non era un caso se proprio lui era stato richiamato a comandare DST... era probabilmente l'unico alto
ufficiale della Flotta che potesse avere un qualche ascendente sui klingon. In fondo erano entrambi pedine di
un gioco politico, in cui Qo'Nos cercava di accrescere il proprio peso all'interno dell'Alleanza, e la
Federazione cercava di tamponare quel tentativo dove e come poteva.
"Attaché", disse Logan alzandosi, come a indicare che quel primo colloquio poteva anche dirsi concluso, "io
confido semplicemente che le forze klingon di stanza in questo quadrante siano pronte a reagire agli ordini di
questo comando. Questo è il mio lavoro, il resto è politica, e le assicuro, è un terreno che lascio volentieri a
chi lo fa di mestiere. Le auguro un buon soggiorno a bordo. Se avesse qualsiasi necessità contatti pure i
nostri dipartimenti, saremo pronti a darle una mano per sistemare i suoi quartieri. E per quanto riguarda noi,
spero di avere modo di incontrarla presto in un contesto meno formale."
I due si strinsero la mano. In quel momento LothlwI' fece la sua comparsa in sala tattica.

Capitolo XIII
Un piano perfetto

LothlwI' arrivò davanti alla sala tattica ripetendosi i due o tre approcci che le sembravano più adatti a
raccontare all'ammiraglio quello che era successo in ingegneria.
Dopo aver suonato ed aver avuto il premesso di entrare, trovò l'ammiraglio a colloquio con un'altro klingon.
Evento non proprio comune, visto che dalla partenza del s.ten. Kaan era praticamente rimasta l'unica klingon
ad occupare un posto di rilievo nell'organico della base.
"Tenente, le vorrei presentare il nuovo rappresentante di Qo'noS, l'attachè Al'Qatal. Attachè, il nostro
ingegnere capo, tenente Ur'Bach."
"Qapla' " rispose semplicemente LothlwI'. Perfetto! Il primo klingon che arrivava proprio per assistere allo
sfracello che sarebbe successo fra poco. Tentò una piccola manovra tattica. "Vedo che è impegnato
ammiraglio, posso tornare più tardi."
Ci fu un momento di esitazione. LothlwI' non era comunque un ufficiale della Flotta Alleata, ma apparteneva
alla Marina Imperiale, il che faceva sì che, tecnicamente, fosse proprio Arimhed il suo diretto superiore, più
che Logan. Ma d'altronde il suo ruolo a bordo ne faceva di fatto un ufficiale sotto il comando dell'Ammiraglio.
Capì che congedare Arimhed a quel punto sarebbe stato uno sgarbo, e considerò che lo aveva già
sbatacchiato un po', quindi si rassegnò. "Parli pure liberamente, tenente. In fondo l'attaché fa parte della
famiglia, per così dire..."
"Qapla'" disse Al'Qatal chinando un poco il capo all'indirizzo del Ten. LothlwI'. Era cosciente del fatto che
una comunicazione privata tra il comandante della stazione ed il suo capo ingegnere, sebbene klingon, non
fosse in teoria affar suo.
D'altro canto se l'ammiraglio aveva, seppur solo per gentilezza, autorizzato il Tenente a parlare, chi era lui
per interferire nella decisione? Rimase così, in piedi accanto alla sedia, alla presenza dei due ufficiali. Cercò
di dare una parvenza di distacco diplomatico come se la loro conversazione non lo riguardasse
minimamente.
"Si, ammiraglio. – rispose LothlwI’ - Ecco, si ricorda dei problemi della notte scorsa nei sistemi informatici
della sezione ingegneria? Ecco una parte del database è stato.. trasmesso da una delle microsonde che
ritrovammo qualche mese fa.."
"Trasmesso? Trasmesso DOVE, tenente?"
"All'ambasciata romulana..."



ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc         25
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Cyber war

  • 1. ST Alliance: Deep Space Tango Cyber War
  • 2. Indice Cyber War.......................................................................................................................................................... 1 Capitolo I Il neuromante ........................................................................................................................ 3 Capitolo II Combattimento ..................................................................................................................... 4 Capitolo III Nuovi nemici, nuovi alleati................................................................................................... 6 Capitolo IV L’Eroe.................................................................................................................................. 7 Capitolo V Piccolo problema ............................................................................................................... 10 Capitolo VI La klingon e il vulcaniano.................................................................................................. 11 Capitolo VII Il dono .............................................................................................................................. 13 Capitolo VIII Riunione di lavoro ........................................................................................................... 15 Capitolo IX Trust no one...................................................................................................................... 19 Capitolo X Il capitano Usher ................................................................................................................ 20 Capitolo XI Odi et amo ........................................................................................................................ 22 Capitolo XII Il nuovo ambasciatore...................................................................................................... 23 Capitolo XIII Un piano perfetto ............................................................................................................ 25 Capitolo XIV La Yyelhen...................................................................................................................... 28 Capitolo XV Il tentativo di Archer......................................................................................................... 33 Capitolo XVI Dimissioni ....................................................................................................................... 35 Capitolo XVII Il consigliere................................................................................................................... 38 Capitolo XVIII Il cerchio si stringe........................................................................................................ 41 Capitolo XIX Interludio......................................................................................................................... 47 Capitolo XX La cena delle beffe .......................................................................................................... 47 Capitolo XXI L’ambasciatore ............................................................................................................... 50 ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 2
  • 3. Alliance: Deep Space Tango Cyber War Prologo DST, data stellare 2451.05.29. Il tenente Segock ha deciso di andare a recuperare i dati compromettenti contenuti nel database della sezione Ingegneria. A suo modo, ovviamente. Capitolo I Il neuromante Quando Ollag era venuto a disturbarlo, aveva messo a dura prova la nuova linea morbida di Segock. Un minuto dopo, e avrebbe davvero scatenato le sue ire. Il vulcaniano era ormai sdraiato su di un comodo lettino, circondato da DiPadd modificati e con di fianco a sé un Deck ormai un po' superato ma ancora temibile. Visto l'incidente registrò un messaggio automatico (Non voglio essere disturbato) e poi si distese. Meditazione, controllo della respirazione, due pastiglie di esadrina e poi infilò nella sua nuca un connettore. Un attimo dopo la sua mente veniva sparata nella rete della base, e attraversava il cyberspazio cavalcando l'adrenalina. Erano anni che non entrava nella rete, ma tutto gli era ancora famigliare. Gli ci volle poco per prendere di nuovo confidenza, per ritrovare l'antica ebbrezza. Era stato uno stolto a girare le spalle a quella vita. Era quello per cui era nato. Sfrecciò per la rete, effettuando derivazioni e studiando il terreno. L'ultima derivazione la fece all'alloggio di Archer, e mascherato col nominativo utente dell'ufficiale operazioni, si avvicinò al suo obiettivo: il database della sezione tecnica, dove era stato riversato il contenuto compromettente del suo tricorder. La struttura gli apparve come una piramide di nera ossidiana, circondata da muri opachi e pattugliata da programmi di protezione. Poteva farcela, valeva la pena di rischiare. Sentì la paura montare in lui, ma la scaccio, concentrandosi sul suo bersaglio. La paura: ecco il motivo che lo aveva fatto mollare. Una compagna inseparabile, nella rete. Poi non fu più tempo di indugi: si mosse all'attacco. "Iniziano le danze!" Un'espressione imprecisa e tipicamente umana. Ma era la frase che diceva sempre Neos prima di ogni incursione. Lo faceva sentire meglio e gli dava la forza di vincere la paura, come se il suo amico fosse sempre al suo fianco. Per prima cosa, raccogliere informazioni. Lanciò un programma di infiltrazione, l'Occhio di Sauron, e iniziò a studiare il suo bersaglio. Come sospettava c'erano diversi livelli di protezione. E con la sua fortuna, certamente i dati che cercava erano dietro l'ultimo livello. Il programma, occultato e mascherato da comuni dati interni scivolò lentamente sempre più a fondo. Poi, un programma di intercettazione a forma di scorpione gli scivolò addosso, lo studiò e lo disgregò. I sistemi difensivi avevano fatto dei passi avanti, ma non c'era più tempo per pensarci: il suo punto di forza erano i programmi di attacco, che al tempo erano i migliori del mercato. Presto avrebbe saputo se erano ancora validi. Ignorò alcune letture sospette -non c'era più tempo per controllare- e si buttò verso il database, lanciando davanti a sé un buon numero di programmi civetta e falsi bersagli e preparandosi a sfondare di slancio il primo muro. Il primo indizio fu una luce che si spense ed un modulo secondario che si disattivò. LothlwI' si girò annoiata, lo riattivò e tornò ad occuparsi del test del suo codice. Dopo poco la luce si spense di nuovo, seguita da altre. La klingon si rigirò, cercando di effettuare un reset di tutto il sottosistema: non ottenne nessun risultato. ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 3
  • 4. Lanciò uno scanning dei sistemi: alcuni programmi diagnostici entrarono in funzione per essere subito disattivati, altri non risposero più ai comandi ed iniziarono a vagare per la rete di controllo, leggendo e verificando a caso file e banche dati. Altri ancora, infine, appena giunti a contatto con qualcosa di estraneo al sistema, iniziarono a mutare, ad aprire locazioni di memoria, a riempirle di spazzatura informatica, ad attaccare gli altri programmi di difesa. Tutto stava accadendo troppo in fretta. LothlwI' si lanciò a scollegare le rete di ingegneria dal resto del sistema della base, solo per accorgersi che era stata preceduta: l'intera sezione era isolata. Era un bene: l'attacco, da chiunque fosse partito, non era inteso a compromettere le funzioni vitali della stazione. O al meno per il momento era così. Dopo il primo assalto l'intruso - LothlwI' lo poteva quasi vedere nella mappa della memoria, una enorme macchia scura che il computer riusciva a mala pena ad arginare - non si era più preoccupato di nascondere la sua presenza. Avanzava verso le routine centrali del sistema, incurante delle difese e dei bypass che la klingon introduceva per rallentarlo. Era troppo lenta, e ad ogni istante il suo margine di manovra era più stretto. Si guardò in giro. Era sola ed isolata. Inserì due programmi segugio per tracciare eventuali altre infiltrazioni, ma ne perse traccia poco dopo. Qualsiasi cosa stesse succedendo là dentro, in quell'ammasso di circuiti e moduli isolineari, lei ne stava perdendo completamente il controllo. E odiava perdere il controllo della situazione. Si guardò ancora in giro. La stanza di simulazione motori era ancora illuminata, segno che qualche spazzo di tecnologia era ancora attivo. Come mossa disperata effettuò un upload di emergenza del database di ingegneria nei buffer usati per le simulazioni olografiche dell'interno della camera dei motori. L'intruso seguì il flusso dei dati come un predatore che aveva fiutato una preda ferita. LothlwI' entrò nella camera olografica, sigillandone l'entrata. "Computer voglio una rappresentazione anamorfica dei dati che hai in memoria." Non era molto diverso dal dire, "Computer, un programma olografico a caso." Ma a questo punto non vi erano molte alternative. La folata di vento gelido la colpì come uno schiaffo in pieno volto. Si guardò intorno. Era un punto nero che spiccava tra la neve del ghiacciaio. Perché il computer aveva elaborato quello? Forse perché il sentiero su cui si trovava, stretto fra un baratro ghiacciato ed il fianco della montagna, era l'unica strada che permetteva il passaggio? Un rumore sordo più in basso, come di qualcosa di pesante che si trascinava, la distolse dai suoi pensieri portandola a considerazioni molto più pratiche: LothlwI' stese la mano: "Computer, bath'leth." Capitolo II Combattimento L'adrenalina vulcaniana era uno stimolante potentissimo. Per questo i vulcaniani sarebbero stati degli ottimi hacker, se solo ci avessero provato. Segock, che ci aveva provato, ne era la conferma. E i programmi di Neos restavano insuperati, anche dopo due anni. Passavano i muri come se non ci fossero. Tutto stava andando per il meglio. E questo era sospetto. I dati rifluirono verso un database interno. L'ultima linea di difesa o una trappola? Di nuovo, il suo vantaggio maggiore era la velocità. Non aveva tempo di pensarci, ci si buttò. E si rese conto che era le due cose insieme: qualcuno aveva sfruttato un simulatore olografico per connettersi alla rete e cercare di fermarlo di persona. Stolto. No, non stolto. Pazzo. ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 4
  • 5. Non si era interfacciato, era entrato di persona. Rischiando la sua stessa vita per proteggere dati inutili a tutti tranne che a lui. Non si era reso conto che i protocolli di sicurezza non intervenivano, in quelle condizioni; che ogni danno virtuale diventava subito danno reale; che... Poi capì. Si era reso conto, ma era un klingon. LothlwI'. La klingon si era messa, non si sa se volontariamente o meno, proprio a guardia dell'unico accesso del database. Maledizione! Non voleva ucciderla. Non poteva rischiare un'indagine ufficiale. Non era sicuro che le sue precauzioni sarebbero bastate contro gli esperti federali. Doveva ricacciarla indietro... Scartò i programmi killer e decise di mandare un proprio Avatar. E poiché il tempo stringeva, meglio mandare subito il più forte. Lo scoiattogiallo: un programma della Poker Moon, di livello PKCU, capace di controllare le emissioni elettriche della rete. Chissà come lo vedeva la sua avversaria, nella sua simulazione olografica... Un rumore viscido e insidioso cominciò a provenire dalla nebbia che aveva iniziato ad alzarsi. LothlwI' si ritrasse un poco, cercando di scorgere qualcosa di definito in mezzo alla coltre lattiginosa. Quando la nebbia si diradò, un goffo essere bipede, sproporzionatamente grasso, ricoperto da una rada pelliccia giallastra ed alto poco più di due metri, acquistò consistenza ed iniziò a trascinarsi lentamente verso di lei. La klingon stinse i denti e si raccolse in difesa, cercando di concentrarsi: non doveva farsi ingannare dalla lentezza e dall'incedere incerto dell'avversario. Non era una simulazione ordinaria, ma una vaga parodia di quello che stava accadendo nel nucleo del computer. E quello... Improvvisamente l'essere iniziò a tremare, e con una roca espulsione di fiato rilasciò una serie di raggi che si diressero verso la klingon. Evitò il primo, schivò appena il secondo gettandosi sul terreno gelato, il terzo le colpì di striscio la gamba, il quarto la colpì in pieno, gettandola qualche metro indietro e lasciandola tremante e senza fiato. Era questo tutto ciò che la donna era in grado di fare? L'essere si fermò, osservandola tra il deluso ed il divertito. LothlwI' ebbe l'impressione che avesse inarcato un sopracciglio, abbandonandosi ad una silenziosa risata di godimento. Stava ridendo di lei? Stava ridendo di lei! Si rialzò in piedi lanciandosi contro quell'essere, incurante delle scariche che la colpivano, e piantandogli venti centimetri di lama nel ventre. Vibrò un altro fendente, scartando di lato per evitare la reazione convulsa dell'essere ed infine si ritirò poco distante ansimando per le bruciature e per il freddo. Ad ogni respiro sentiva i polmoni bruciare, ma quasi non vi faceva caso. Ora era lei che rideva. "Fa male vero?" gridò all'essere che aveva visibilmente accusato il colpo. Un liquido oscuro colava dai tagli e dalle ferite che gli aveva inflitto, e ogni goccia che andava a macchiare il suolo era come linfa per la klingon: "Tutto ciò che sanguina" - amava ripetere lo zio Ko'nan "può essere ucciso." La rete stava diventando affollata. I programmi di monitoraggio segnalavano molti accessi, ognuno con un diversa tecnologia. Stavano aumentando le distorsioni, e in un caso aveva avuto la netta impressione che ci fosse anche qualcuno pesantemente occultato da ottimi programmi stealth... E lui stava perdendo tempo lì... "Scoiattogiallo! Tuono shock!" Il grosso avatar emise una sequenza dati di conferma (Pica2) e poi liberò la potenza del suo attacco neuroelettrico. Se aveva fatto bene i conti, i danni riportati dal programma avrebbero prodotto una notevole riduzione del potenziale offensivo: gli effetti sarebbero stati quelli di un phaser stordente. Laklinga sarebbe sopravvissuta. Forse. Se si sbagliava... non voleva pensarci. Aveva solo altre due opzioni. ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 5
  • 6. Battere la Bathlet in velocità o lanciare un programma definitivo come un Rangarock 2447 o un Apocalypse Now... Ma tremava al pensiero di farlo... Mentre LothlwI' irrideva il suo avversario, si udì una voce sintetizzata dal computer, come proveniente da sotto terra "Scoiattogiallo! Tuono shock!" L'essere emise un'onda coerente del suo raggio elettrico, colpendo la klingon in pieno, lanciandola indietro di alcuni metri e lasciandola semi svenuta. Era finita? Quattromila anni prima qualcuno aveva cantato di uomini ed eroi che combattevano per difendere una città che neppure gli dei avrebbero potuto salvare. LothlwI' non era un eroe, e neppure una dea, e quando rialzò il viso dalla melma mista a neve sciolta vide l'essere giallo che l'aveva superata e riprendeva goffamente la salita lungo il sentiero. Da dove proviene la forza che ti fa alzare la testa quando ogni logica ti dice di abbassarla? Quando ogni fibra del tuo corpo si rifiuta di muoversi e ti supplica di rimanere sdraiata a terra. Quando la paura di morire cerca di immobilizzarti, rendendoti piccola ed invisibile e sperando che il pericolo passi e si allontani. Io ve lo chiedo: da dove proviene la forza? Non dall'orgoglio di razza, né dal senso di onore di cui hai sentito parlare fin da bambina. Non da uno stimolatore neurale e neanche dall'arma a cui ti appoggi mentre cerchi di rimetterti in piedi. E' qualcosa che trovi dentro: nessun destino è migliore di un altro, ma ciascuno deve compiere quello per cui è nato. Anche se questo vuol dire morire per quattro dati di cui non sai, né ti importa, nulla. LothlwI' osservò l'essere giallo che si allontanava: era in una simulazione olografica, si sarebbe adeguata. "Computer i pozzi di Sengir" . Al passo successivo, l'essere incontrò cedevoli sabbie mobili invece del solido terreno. Cercò di ritrarsi, ma la sua stessa mole lo spinse in avanti. Mentre cercava di dibattersi, sprofondando sempre di più, la klingon le fu sopra come un predatore sulla selvaggina in trappola. Poteva attendere che le sabbie mobili, o qualsiasi cosa facesse il computer nella realtà, lo inghiottissero completamente. Poteva, ma le sarebbe stato quasi impossibile farlo: "Porta questo al tuo creatore." disse mentre gli piantava la sua lama nella fronte ed osservava la sue vibrisse agitarsi per l'ultima volta. Capitolo III Nuovi nemici, nuovi alleati Scoiattogiallo tornò nella sfera. Cioè, no, mi sono confuso. Il programma Scoiattogiallo perse coerenza e svanì in una nuvola di bit incoerenti. Era una cosa molto, molto seccante. Non fosse altro perché con lui si era dissolto anche il programma di guida remota. La prossima volta sarebbe dovuto andare di persona. Ma non era la più seccante. Segock iniziava ad essere sinceramente preoccupato. Laklinga non aveva ceduto e a quanto pareva voleva difendere a costo della vita il passaggio. Stava anche iniziano a padroneggiare meglio la propria interfaccia olografica. Se continuava così avrebbe dovuto ritirarsi o ucciderla. Due possibilità inaccettabili. Altri due programmi evoluti stavano inoltre puntando su di lui; erano chiaramente avatar di qualcuno dotato di autorizzazioni Seclar II, quindi qualche altro ufficiale superiore. Avevano superato tutti i gate di autenticazione e ormai gli erano quasi addosso. Inoltre i sistemi di sicurezza del database aveva avuto abbastanza tempo per riprendersi e riorganizzarsi, e stavano avviando delle procedure di autoprotezione, trincerandosi in maniera sempre più inespugnabile. Poi... Con uno stridore metallico, un programma killer nero con riflessi verde acido scivolò in parte fuori dall'occultamento. Era enorme, e la cosa peggiore era intravedere che molto altro restava occultato, in agguato, dietro di lui. Per un istante Segock si chiese come lo vedessero gli altri. Per lui era un'enorme cespo di insalata mutante. Quindi, non fu più tempo di pensare. ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 6
  • 7. Il programma emise una scarica di enorme potenza, per eliminare tanto il vulcaniano quanto la klingon. Segock si mise in mezzo, lanciando tutti i programmi di protezione e derivazione dell'energia che aveva. La scarica lo colse in pieno, e venne deviata sul computer principale delle cucine ufficiali, devastandone i gel pack della memoria centrale. Segock resistette, ma la sua energia e le sue risorse scesero al 47%. Come dire: quasi morto. Segock? Cosa ci faceva lì? No, non era lui, l'aspetto era uguale, ma nessun odore. Doveva essere un programma presente nel computer, forse un'interfaccia che il vulcaniano stava usando. E perché il tenente stava usando un'interfaccia così sofisticata proprio quando era iniziata questa apocalisse informatica e proprio nella sezione di ingegneria? Ma non era il tempo per le domande: "Segock?" Ecco, il dado era tratto. Cosa fosse un dado e perché bisognasse agganciarlo con un raggio traente era una cosa che non era mai riuscito a capire, ma sapeva che gli umani usavano quell'espressione in casi come quelli, e le espressioni umane riuscivano chissà come a rendere molto meglio il quadro della situazione. Si voltò verso la klingon, mantenendo la sua faccia di bit più impassibile che mai. Il suo futuro si giocava nei prossimi dieci minuti. Il vulcaniano si voltò stancamente verso di lei, riuscendo a mantenere anche in quel frangente l'eterna espressione di colui che viene disturbato da una massa di incompetenti seccatori. "Spostiamoci da qui" disse la klingon afferrandolo per un braccio e praticamente trascinandolo via dietro un crinale. Si aspettava che l'ammasso informe di foglie da cui ogni tanto si protendevano dei tentacoli viscidi a frustare l'aria li seguisse, ma qualcosa lo aveva distratto e rallentato. Altre figure erano apparse: un paio di esseri umanoidi alti poco più di una spanna, dal naso tondo, occhi grandi e dal colorito blu. Incredibilmente i due riuscivano a tenere impegnato l'ammasso vegetale. "Se usciamo di qui chiederò di eliminare la sezione letteraria dalla memoria centrale del computer." sibilò LothlwI' "Ok, elaboriamo un piano. Io esco e lo affronto, nel frattempo tu lo colleghi al programma di filtraggio che stavo scrivendo e che sarà ancora in giro da qualche parte. Quando è innocuo lo spediamo allo Sto-Vo- Kor dei programmi per computer. Ti viene in mente qualcosa di meglio?" "Innocuo?" "Assolutamente certa: è un programma ancora in test, va in loop e consuma uno sproposito di risorse di sistema senza fare assolutamente nulla... Andiamo ora." Segock controllò i programmi a disposizione. Ne aveva ancora alcuni molto interessanti, ma perché sprecarli? "Eseguo" LothlwI' si mosse, ma un attimo prima di uscire allo scoperto si fermò e si rivolse ancora verso il vulcaniano. "Segock, grazie per prima. Non dimenticherò quello che hai fatto." *Lo spero* Quello era esattamente il motivo logico per cui aveva fatto quello che aveva fatto. E vedere che andava per il verso giusto gli diede nuova energia. Tuttavia il fatto che fosse l'unica cosa che andava per il verso giusto, ridusse in maniera significativa il suo iniziale entusiasmo. Il programma di cui aveva parlato la klingon non era lì. Doveva entrare nelle profondità del database. Lasciando la donna a difesa. E se lei doveva difenderlo... "Signore, prenda questo" Le scaricò un potente programma di cancellazione, che a LothlwI' dovette apparire come un qualche tipo di arma, quindi cercando di non badare ai programmi rudimentali che la klingon e gli altri ufficiali avevano liberato con la loro rozza interfaccia olografica, scivolò verso gli accessi interni. Il programma era lì che aleggiava pigro nella forma di un anello di Moebius perennemente roteante. Capitolo IV L’Eroe LothlwI’ uscì davanti di nuovo di fronte alla pilastro di foglie e tentacoli verdi. "Avanti lurido ammasso putrescente, cumulo di cellulosa senza cervello. Vieni ad affrontare la tua nemesi." >"Il fuoco, radiazioni gamma, varie sostanze chimiche..... , No: una mandria di Tharg affamati, i pigri ed indolenti ruminanti di Qo'noS, capaci di brucare tonnellate d'erba nel tempo in cui voi dite la parola "insalata".... ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 7
  • 8. Un altro programma di infiltrazione stava per iniziare anche lì la lettura dati. Doveva rielaborare il programma e mandarlo agli intrusi. E poi cancellare i dati che interessavano a lui. Poi qualcuno entrò nella sua mente, senza bussare. Segock lo vide come... come... beh, diciamo che quello che vide non era bello a vedersi. Potrei descriverlo come un minatore vegetale borg 8742 adolescente con la faccia dell'ammiraglio Logan e del capitano D'Vorth, armato di regolamenti vulcaniani e spade keptoriane, ma dubito che renderei l'idea. Perché quello che vide era tutto questo e molto di più. *Presto verrò per te* fu il pensiero che gli lanciò. Si assicurò che lo avesse percepito. *Pentiti, confessa i tuoi peccati, e accetta il vero Dio. O sii straziato per i tempi dei tempi.* Ecco, lo sapeva. Aveva cercato di dimenticarlo. Ma il vero dio aveva scelto lui, e lui non poteva opporsi. "Sia fatta la volontà di Kelnor, il Freddo, il Vendicativo" disse Segock. Non aveva capito nulla Lottò per non cedere al panico. Quando infine almeno in parte ci riuscì, il nemico aveva copiato quasi interamente il database. I suoi dati compromettenti non erano più lì. In pochi istanti modificò il programma della klingon programmandolo per fare una copia di sé stesso ogni due microsecondi e poi lo fece assimilare. Presto il database degli invasori si sarebbe saturato. E per maggiore sicurezza mandò sulle tracce dei dati anche un virus dormiente, che avrebbe liberato a momento e debito. Il panico era diventato rabbia. Attivò un programma di distruzione totale, un Disco di Nevinyrral e tornò all'imbocco del database, dove ancora si stava combattendo. All'inizio sembrava funzionare, i Tharg stavano eseguendo il loro compito, che non era certo quello di riuscire a distruggere il programma vegetale, ma di prendere tempo e di permettere a Segock di operare indisturbato. Dopo qualche attimo però i ruminanti, come impazziti, si girarono verso LothlwI' ed i due puffetti lanciandosi in una carica furiosa. Una mandria in corsa poteva travolgere tutto quello che trovava sul suo cammino, ma proprio in quel momento "Signore, prenda questo" Sempre Segock, doveva aver preso gusto al ruolo di salvatore. Una corta scimitarra danzava davanti alla klingon , abbattendo gli animali nella loro corsa e scavando un cuneo nella loro formazione compatta. Improvvisamente colonne di fuoco si alzarono dal terreno, riducendo le mandrie in cenere. Quando il fumo iniziò a diradarsi, lasciando solo il puzzo della carne carbonizzata, il pilastro verde era ancora lì, così come gli esserini blu. Segock era scomparso tra il fogliame. LothlwI' prese in mano la scimitarra. Per la sua conformazione un'arma simile era più utile in difesa che in attacco ma era pur sempre un artefatto strano, ed un danno, sia pur minimo lo poteva infliggere. Tornò a colpire, danzando una danza mortale per schivare i tentacoli dell'essere, mentre i due esserini riprendevano a colpirlo da lontano nei modi più disparati. Dopo pochi minuti Sogock ricompare, coperto di fogliame e con il volto verdastro, ma non solo per la viscida linfa dell'essere. Qualcosa gli era successo perché quello che aveva in mano, un emettitore Nevinyrral, era uno dei più letali inibitori energetici prodotti: riusciva ad eliminare quasi tutto quello che si trovava nel suo raggio d'azione. Quasi tutto. Se quello era il piano di Segock, per fare completamente tabula rasa occorreva anche il modulo Armageddon, che avrebbe annientato l'attuale simulazione del computer, letteralmente distruggendo la terra su cui stavano camminando. Continuò a schivare e colpire il mostro verde, attendendo che Segock attivasse l'emettitore a disco per poi procedere con la sua. In fondo anche quello era un buon giorno per morire. ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 8
  • 9. In quella Segock raggiunse infine la fase da lui definita 'esaltazione masochistica'. Gli era capitato soltanto altre due volte nella vita, ma gli erano bastate per decidere -a posteriori- che non avrebbe mai più voluto provare un'esperienza simile. E ora ci stava ricadendo. E come sempre, non resistette. Come sempre, se ne sarebbe rammaricato solo dopo, a cose fatte. L'eccitazione del combattimento, la gioia di essere nel proprio elemento più congeniale -la rete-, la consapevolezza della propria potenza, ma anche lo stress, la paura, l'affanno, unite con la potente adrenalina vulcaniana lo resero ebbro e lo condussero al di là, a quello stato mentale in cui nulla aveva più importanza, in cui poteva fare tutto e rischiare tutto, perché non badava più alle conseguenze, ma solo all'agire. Si sentiva un dio onnipotente. Anzi, di più, un Eroe, con la E maiuscola. Senza più i bagagli della prudenza e del timore, si mosse leggero. Raggiunse la klingon che ancora combatteva, schierandosi al suo fianco, ed iniziando a schivare e colpire con un lunga e sottile picca che aveva in qualche modo materializzato tra le sue mani. Era rapido, preciso, mortale, iniziando a danzare una danza gioiosa e letale attorno al mostro vegetale, il quale non riusciva a seguire la rete di finte che il vulcaniano intesseva attorno a lui, né ad evitare i colpi che a più riprese venivano portati, tagliando un tentacolo, staccando di netto una protuberanza o incidendo profondi tagli nella sua struttura. Dopo un attimo di stupore LothlwI' accordò la sua scimitarra secondo la melodia suonata da Segock, intrecciando la sua azione con quella dell'altro, cercando di seguirlo nelle sue manovre arrischiate, al limite dell'incoscienza. Non poteva credere che il vulcaniano riuscisse a padroneggiare quell'arma con la naturalezza di un guerriero. Sembrava un eroe delle antiche leggende, pazzo, temerario e maestoso, sfrontato e terribile, Di fronte a tale sfoggio di abilità, la klingon si sentiva trascinata dalla follia di Segock, e per lunghi minuti la picca e la scimitarra cantarono una canzone di morte combattendo assieme fianco a fianco, lasciando che la frenesia della battaglia li distogliesse da ogni altro pensiero. Un attimo che si trovarono schiena contro schiena, LothlwI', completamente inebriata dal combattimento, si rivolse a Segock. "Come Lukara e Khaless, vero Segock?" Non era più tempo per le parole. Segock afferrò LothlwI' per la vita e la baciò appassionatamente. Perché? Perché una femmina sorpresa non reagisce rapida come potrebbe. Perché ammirava quella femmina che aveva saputo combattere nella rete, un mondo non suo, e non poteva dirglielo con lunghi discorsi. Perché era una bella femmina e nella rete Segock apprezzava le belle femmine –soprattutto se vestite di pelle, come lei. E soprattutto perché sì. Prima che lei potesse riprendersi, lanciò un programma killer contro il terminale di gestione dell'energia, disattivandolo. I proiettori olografici si spensero di colpo, lasciando una klingon sudata ed esterrefatta sola in una stanza vuota. Poi, si voltò verso il programma romulano. Lo guardò fisso. "Sono l'Angelo della Morte, e sono venuto per te" Era la frase che usava Neos, quando distruggeva qualche programma particolarmente complesso... Quindi attivò il Disco di Nevinyrral. Lunghi tentacoli di dati uscirono dal programma, ondeggiarono incerti, poi rapidissimi saettarono verso tutti i programmi presenti, aggredendone la struttura e dissolvendoli. Anche i due omini e il programma di interfaccia usato da Archer e Phardiè. Anche i programmi di elaborazione tecnica dell'ingegneria. Anche Segock. Il vulcaniano sentì il suo io virtuale dissolversi, e il suo cervello tradusse tutto questo come dolore. Cercando di non badare alla sensazione poco piacevole di essere squartato, afferrò il Disco, e senza l'ausilio di alcun software iniziò a riprogrammarlo a voce, declamando le stringhe di programmazione. Un lavoro troppo lungo per il tempo che aveva a disposizione. Ma ormai, Segock era concentrato solo più sul qui e ora. LothlwI' si scosse dall'attimo di smarrimento che l'uscita improvvisa dalla simulazione olografica, e non solo, le aveva causato. Uscì di corsa dalla sala - i sigilli magnetici erano saltati come più di metà dei controlli interni, Nella sala accanto, Archer e Phardiè stavano armeggiando a due olosimulatori portatili. ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 9
  • 10. "Ah, eravate voi la dentro? Bravi, bel lavoro." disse senza curarsi troppo della loro risposta. "Computer, una buffer trace dei programmi attivi in questo momento." Da una vecchia console V-TAM osservò due programmi che ormai si contendevano le poche celle di memoria ancora attive. Era uscita ormai, come poteva aiutarlo? Rapida, scorse l'elenco dei programmi offline, archiviati perché obsoleti, o difettosi, o semplicemente perché la federazione aveva deciso che non potevano più essere usati. Afferrò due moduli isolineri con un paio di classici programmi di utilità del "Blue pack", i vecchi Ancestral Recall e Timewalk, sempre validi ma per qualche motivo non più in produzione. Li inviò in rete, solo per vederli scomparire dopo poco, assorbiti da uno dei due contendenti. Non poteva che sperare che il loro effetto combinato permettesse a Segock di avere ragione del suo avversario. Si voltò infine verso i due ufficiali "Ora è solo questione di tempo". Chissà come il tempo bastò. Il Disco divenne inerte, i tentacoli si dissolsero in uno stormo di bit che volarono via. Segock si rilassò, e divenne improvvisamente conscio dei danni riportati. La sua proiezione virtuale non esisteva più. Era morto. I protocolli di sicurezza dell'innesto virtuale lo sconnessero, e la sua mente tornò nella sezione scientifica, nel corpo di un vulcaniano svenuto, sdraiato vicino a un deck fuso... Capitolo V Piccolo problema Lo schermo del computer si annerì completamente. Non era stato disattivato, semplicemente non c'erano più programmi o dati in memoria: né romulani né segockiani. LothlwI' si voltò di nuovo verso Archer e Phardiè. "Come può esserci stata una infiltrazione nella rete della base? *due infiltrazioni k'pekt * perché l'intero database centrale è stato svuotato?" Archer ancora stordito da quella miriade di avvenimenti succeduti con una velocità che aveva a dir poco dell'incredibile riuscì a pronunciare a malapena due parole :"Piccolo problema" "Cosa intende ESATTAMENTE per 'piccolo problema', tenente" L'Ops si alzò e prima di rispondere alla collega dovette respirare profondamente per una decina di volte: "Un ingresso.... un ingresso non autorizzato.. -iniziò pensando a tutto tranne a qualcosa che potesse giustificarlo- ...qualcuno si è impadronito delle mie autorizzazioni, e in più ci si sono messi anche i Romulani" Quelle parole suonarono degne di un eminenza ad un funerale. La reazione della klingon , fu molto calma e compassata. Un vero pezzo di ghiaccio, malgrado all'interno del ghiaccio si riuscisse a scorgere come un ribollire di lava. "OK, mettiamoci una pezza *toDSaH* , ricostruiamo il database partendo dai dati dell'ultimo backup. No, prima assicuriamoci che ogni collegamento sia sicuro *taHqeq* . " Si guardò intorno "Qui c'e' ben poco di funzionante *Qu'vatlh* , Archer credo che ci dovrai ospitare nella sezione OPS. Riunione lì fra mezz'ora, no fra un'ora." "Nessun problema.." rispose svuotato da qualunque sensazione. "Vuole lasciare il database tecnico di questa base in mano ai mu'qaD romulani? Che dice se poi gli regalassimo anche due o tre navi? Sicuramente Logan aggiungerà come omaggio le nostre teste." LothlwI' si mosse verso l'uscita "Vado dal tenente Segock a comunicargli _personalmente_ l'invito a partecipare alla riunione." Le porte della base si aprivano e chiudevano automaticamente, e questo era un peccato, perché la klingon avrebbe voluto tanto sbatterla, uscendo, fino a far tremare l'intera stazione. Senza guardare l'uscita della Klingon o Phardiè tutt'ora nel suo ufficio espresse altre due parole :"Levian, lasciami solo!" lo disse con tanta freddezza che il navigatore capì lo stato d'animo dell'Ops e lentamente uscì lasciandolo solo. LothlwI' entrò nella sala antistante il laboratorio scientifico. Non si era ancora cambiata, e nel vederla con i pantaloni ed il corpetto stracciati in più punti, i capelli sporchi di terriccio e l'aspetto di una furia, i pochi addetti presenti le fecero largo senza osare porre domande. "Segock?" chiese. ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 10
  • 11. "Il tenente è chiuso nel suo laboratorio privato e non risponde a nessu.." La klingon batté un paio i volte sulla porta. "Segock, apri!" E, tra lo stupore di tutti, la porta si aprì quasi immediatamente per richiudersi appena LothlwI' fu entrata. Capitolo VI La klingon e il vulcaniano Segock si era ripreso da poco, e i suoi pensieri avevano subito iniziato ad azzuffarsi per disporsi in ordine di priorità. E ovviamente ciascuno di loro era fermamente convinto di essere il più importante. Aveva una forte emicrania: forse doveva farsi vedere da un medico. Aveva ricevuto una visita di Kelnor: forse doveva parlarne con il consigliere. Aveva fame: forse era il caso di farsi un'insalata. Aveva fuso il deck: forse doveva farsene mandare uno nuovo da Neos. Aveva fatto un casino inenarrabile nel database dell'ingegneria: forse doveva parlarne con i suoi colleghi. Magari inventandosi una scusa plausibile... L'arrivo della klingon aveva portato il punto 5 in cima ai suoi pensieri. Valutazione: restare da soli in una stanza con un alieno feroce non era tranquillizzante, ma questo alieno era in debito con lui. Tutto sommato probabilmente era una cosa buona: meglio affrontarli uno per volta, piuttosto che tutti insieme. Finalmente qualcosa andava per il verso giusto "Pace e prosperità. Perché..." "Segock cosa ci facevi interfacciato dentro la mia sezione di ingegneria, dentro i MIEI computer!" continuò lei ignorando la frase del vulcaniano. Bene. Niente giri di parole. Così non perdevano tempo... "Sono accorso quando mi sono reso conto che il database era sotto attacco..." "Balle! Ti eri inserito prima dell'arrivo dei romulani. Forse non riuscirò a provarlo mai, ma noi due sappiamo che è vero. E ti dico solo questo: non ci riprovare." Molto bene. A quanto pareva, Arcoso non era riuscito a tracciarlo e a provare che era lui ad aver utilizzato abusivamente i suoi codici... "Certamente. Ma vi sono anche altri aspetti da considerare, come ad esempio il fatto che la mia presenza là sia stata, per usare un termine umano, provvidenziale. Quindi, proporrei di esaminare tutta la questione con logica e calma..." "Ma io sono assolutamente calma, Segock. Mi basta che ci siamo chiariti su questo punto. Discorso chiuso." Benissimo! Più facile di quel che pensava. La klingon si avvicinò al vulcaniano. "Hai combattuto molto bene, prima.." Il tono di voce era cambiato. Malgrado avesse dichiarato di essere _assolutamente calma_ , LothlwI' assomigliava più ad una pantera in procinto di balzare sulla preda. Segock si spostò verso la console sul lato opposto della stanza, ma lei gli girò attorno, bloccandogli la strada e riducendo ancora lo spazio che li separava: anche in questo molto più simile ad un predatore che stava isolando la vittima designata, spingendola verso il luogo più favorevole all'agguato. Male. Forse aveva interpretato male l'espressione 'Discorso chiuso'. La sua mente lo collegò incongruamente al proverbio terrestre 'I morti non parlano', che non c'entrava niente: bastò a far crescere di nuovo il tasso di adrenalina nel suo sangue. "Voglio anche dirti che è stato un onore combattere al tuo fianco nell'ultima battaglia. Il tuo intervento è stato risolutivo, e poi non mi sarei mai immaginata che tu fossi un così valente guerriero, così coraggioso, così abile." Sorridendo maliziosamente LothlwI' prese per il collo Segock e continuando a tenerlo lo sbatté di forza contro al muro. Molto male. Temeva di sapere come sarebbe finito il discorso: 'E' per me un onore ammazzarti' o 'Ti sfido a duello', che poi era lo stesso. Provò a parlare, ma gli riuscì piuttosto difficile, con il braccio della klingon piantato in gola. ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 11
  • 12. Non stringeva tanto da soffocarlo, ma abbastanza da rendergli difficile parlare. Il tono aveva raggiunto delle tonalità incredibilmente basse, quasi gutturali. "Così irruento... Malissimo! A giudicare dalla voce, 'sta tipa non era neanche una femmina, ma un uomo travestito. Già il contatto con una klingon era insopportabile, figuriamoci scoprire che era un lui... "Abbiamo combattuto insieme..." provò a dire senza tanta convinzione, tanto per ricordarle che erano stati alleati "Si hai ragione, vulcaniano, è proprio così: come diciamo noi klingon, è stata una battaglia gloriosa.." Lo trascinò giù sul pavimento. "C'e' una riunione in sala OPS, mio Khaless... - sussurrò a Segock - ma abbiamo quasi un'ora." Peggio. Il cervello di Segock improvvisamente capì. Quel sudicio e sadico mostro spaziale ferino voleva fare sesso con lui. Ovvero strusciarsi per ore contro di lui e sottoporlo a ogni sorta di pratica stancante e dolorosa. La cosa lo colmò d'orrore. Preferiva una morte in duello! Tralasciando il fatto che aborriva il contatto fisico di qualsiasi tipo, da tempo sapeva che simili ginnastiche da letto non potevano competere con le sensazioni che poteva dare un programma orgasmatico di un innesto neurale, una simulazione olografica prona ai suoi desideri o un'oretta di meditazione tantrica. Ed erano cariche di conseguenze nessuna delle quali piacevoli. E davano luogo a ogni sorta di equivoco. "Computer, allarme scientifico di livello 1" disse. Gli allarmi suonarono improvvisi, mettendo in agitazione tutto il personale scientifico. E solo dopo, quando la klingon, ormai senza badare a nulla, prese a spogliarsi e a spogliarlo, capì che essere sorpreso in quella situazione dai suoi sottoposti era una cosa persino peggiore della tortura che aveva cercato in quel modo di evitare... Al peggio non c'e' mai fine. Per fortuna la porta era chiusa... LothlwI' avvicinò le sue labbra a quelle di Segock, ma il bacio si spense prima di sbocciare. Vi sono cose che una donne sente, senza bisogno di essere empatica, senza necessità di dover leggere la mente di un uomo più di quanto sia nelle sua capacità innate di ogni donna. Si staccò da lui alzandosi in piedi. *E ora?* Si disse Segock. "Cosa c'è Segock? Non ti piaccio? Non... " lo guardò ancora, osservò la sua espressione, scrutandolo oltre la parvenza di distacco che il vulcaniano riusciva a mantenere in quella come in tutte le altre circostanze in cui l'aveva incontrato. "No, non provi nulla per me, nulla oltre il senso di ribrezzo." *Esatto* Dopo tutto, Kelnor esisteva. Ed era misericordioso. Si voltò per ricoprirsi, sentendosi improvvisamente a disagio a mostrarsi apertamente allo sguardo del vulcaniano. La klingon era un bel pezzo di carne, non poteva negarlo. E solitamente lui sapeva apprezzare i bei pezzi di carne femminile. Ma non quando la carne si proponeva come persona o addirittura -inaudito- lo toccava. Quando LothlwI’ tornò a cercare i suoi occhi, cercò l'eroe, il guerriero spavaldo ed ebbro di sé che l'aveva affascinata meno di un'ora prima. Non lo trovò. Davanti a lei c'era solo un omuncolo timoroso, egocentrico e meschino. "Scusami Segock. Sono stata proprio una stupida. Pensavo di aver incontrato un guerriero, nobile, coraggioso, altero. Avevo dimenticato che era tutta una simulazione, una bella costruzione olografica e virtuale. Beh, la realtà è un altra cosa. Non so come abbia fatto a commettere un errore così clamoroso." *Ma io sono un Eroe nobile, coraggioso e altero" *Zitto, imbecille, vuoi che ricominci?* *Sì meglio che stai zitto e la lasci parlare: sta facendo tutto da sola...* Distolse lo sguardo perché non riusciva a sopportare quell'espressione indefinita ed indecifrabile, quel mutismo esasperato. Sentiva crescere dentro di sé la rabbia, non tanto per essere stata rifiutata, quanto ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 12
  • 13. perché si sentiva ingannata, abbindolata con una falsa immagine e poi tradita. La ricacciò dentro di sé: non era il momento né il luogo per urla o scoppi di violenza. "Sai Segock, forse per voi vulcaniani noi siamo solo una razza di brutali assassini, guerrieri violenti e aggressivi. Sicuramente saremo tutto questo, e molto altro ancora, ma almeno quello che siamo lo siamo alla luce del sole, senza aver bisogno di nasconderci o tramare nell'ombra, senza bisogno di cercare delle simulazioni, delle fughe in una realtà costruita, o delle interfacce neurali per fare finta di essere migliori o più grandi di quello che siamo." *Non capisci, donna! Questa è la finzione! La vita è una finzione, una menzogna! La mia vita è la rete! E' lì che viene alla luce ciò che sono, colui che sono sempre stato! Non è simulazione! Non è fuga! E' la mia verità! La trasfigurazione di una mente che può finalmente fuggire dai ceppi di un corpo, dalla prigione della carne, dall'assedio delle paure e delle necessità! Volo, libertà, slancio, al di là dei ceppi della realtà, verso gli orizzonti del possibile!* *Zitto, zitto per l'amor del cielo! Vuoi aprire il tuo cuore a un mostro spaziale sanguinario e molto altro ancora? Taci! E dimentica! Queste cose non puoi ammetterle neanche di fronte a te stesso, se non vuoi guardare in faccia il vuoto della tua vita e precipitare nel suo abisso senza ritorno! Taci e dimentica!* *Andiamo, è tempo di tornare. Trame da tessere, piani da imbastire, problemi da affrontare. E' la tua vita, vivila" Si avvicinò alla porta del laboratorio. "Riunione tra quarantacinque minuti sul ponte 19, tenente. Le raccomando la massima puntualità." "Sissignore" La porta si chiuse. La stanza venne invasa da schiumogeno neutralizzante acido-basico igienizzante atermico antiurto e cosmo cleaner gusto menta. Segock vi affondò. Desiderando ardentemente di sparirvi per sempre... Capitolo VII Il dono Austin guardò la klingon uscire dall'ufficio del tenente Quando l'aveva vista entrare ne era rimasto affascinato. Il completo di pelle nere la fasciava completamente lasciando ben poco all'immaginazione e neanche l'incedere deciso riusciva a mascherare la sua sensualità. Questo quand'era entrata. Ora invece era uscita da quell'ufficio rigida e fredda e il completo di pelle sembrava essersi trasformato in una inviolabile armatura. Era bellissima lo stesso, però. E se il buon Segock non era riuscito a soddisfarla, beh forse poteva pensarci lui... Segock uscì dal suo ufficio. Con lo schiumogeno protettivo in ogni piega del vestito e in ogni orifizio del corpo. Si sentiva un po' come se lo avessero accuratamente spalmato di frappè alla menta... Odiava la menta. "Signori, il mio studio e' da considerarsi off-limits fino a completa evaporazione dello schiumogeno protettivo. Sarò irreperibile per almeno 3 ore. Al mio ritorno ci sarà una riunione operativa in merito agli esami dei campioni di creatura aliena: mi attendo dei risultati significativi" Raggiunse la porta lasciando dietro di sé una scia di liquido verdognolo. Si arrestò un attimo e aggiunse "Ancora una cosa. Ordino l'immediata sostituzione dello schiumogeno protettivo cod.5245892855983489416 con schiumogeno protettivo cod.455679883154876732". Quello gusto fragola... Uscendo dalla stanza, si imbatté in un vulcaniano addobbato con una tunica verde e nera, e dallo sguardo un po' inquietante. "Lunga vita e prosperità, Segock" disse l'altro. ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 13
  • 14. Non era una domanda: Segock non rispose. Era un saluto peraltro, ma Segock non conosceva il suo nome quindi, un po' letteralmente, non sapeva chi salutare, e in quel caso il silenzio era l'opzione più logica. "Una persona gradirebbe molto poterla incontrare" disse ancora l'altro vulcaniano. Di nuovo, nessuna domanda. Una parte della mente di Segock iniziò a spazientirsi, ma essendo prossimo alla schizofrenia altre parti della sua mente non se ne accorsero per cui rimase stolido e impassibile a fissare il suo interlocutore. "L'ambasciatore Septimus avrebbe piacere della sua compagnia per cena" insisté Seelek. Ancora nessuna domanda. L'ambasciatore provava piacere fisico al solo pensiero della sua presenza? Un tantino perverso, pensò Segock, dovrei mandarci LothlwI' ... no, scacciò il pensiero. Poi il subdolo vulcanservoromulano mise a segno, inconsapevolmente, il colpaccio della sua settimana: un'unica domanda, posta in maniera per cui non vi era scappatoia logica, e la risposta di Segock fluì incontrollata. "Le andrebbe questa sera una cena vegetariana, signor Segock?". "Sì". Impossibile dare altra risposta, meno esatta e/o meno succinta. In effetti una cena vegetariana era di suo gusto. Il che però non... "Grazie allora, alle ore venti standard..." concluse Seelek. "Lunga vita e prosperità" aggiunse, e se ne andò. Segock provò un intenso desiderio di rituffarsi nella schiumazza verdastra mentolata e scapocciare uno spigolo qualunque... Poi, avendo l'impressione che tutto ciò non sarebbe servito a molto, prese un DiPadd e guardò la lista degli appuntamenti. Riunione operativa. Colloquio con la consigliera in merito a Kelnor. Riunione scientifica in merito all'8742. Cena nell'ambasciata romulana. L'idea di andare in carne ed ossa a cenare in un posto che aveva appena devastato in forma vituale gli fece una strana impressione. Non sapeva se trovarlo buffo o terrorizzante. Ci avrebbe pensato poi... - Il turno di Austin era finito. Un turno denso di avvenimenti, certo, ma non molti più della norma. Dopo essersi cambiato nello spogliatoio della sezione scientifica (odiava girare per la base con la divisa), si diresse ai negozi della passeggiata. Non amava molto fare compere, ma voleva mandare un piccolo presente alla klingon. Una cosa senza impegno, giusto per attirare la sua attenzione. Guardò con scarso interesse la vetrina di un gioielliere. Erano cose troppo delicate per una femmina della sua forza. Il vino era meglio tenerlo per quando l'avrebbe invitata a cena. E per gli abiti era troppo presto. Un antico pugnale d'argento attirò la sua attenzione. Artisticamente lavorato e perfettamente bilanciato. Solo la lama era mussata, per poterlo vendere apertamente. Un vero incanto, ma nella cultura klingon regalare un pugnale probabilmente aveva un significato. E non era ben sicuro di quale fosse. Alla fine si fermò davanti a un fioraio. Non aveva mai pensato ai fiori, ma una rosa lo aveva colpito. Nera e vellutata, aperta al punto giusto, era carica di sensualità e profumo. "Grazie, la prendo. Recapitatela nella cabina del tenente LothlwI’, con questo biglietto." Bene, era fatta. Poteva andare a riposare. Ma prima, poteva comprarsi quel pugnale ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 14
  • 15. Capitolo VIII Riunione di lavoro Mancavano più di tre quarti d'ora all'inizio della riunione quando Archer decise di accomodarsi alla propria scrivania. Allungando una mano verso il cassetto più in basso prese un piccolo apparecchietto riproduttore di suoni. Il cassetto era pieno di gingilli elettronici del genere, a Starfleet la vita lavorativa non era così piena ed ogni tanto trovava il tempo di modificare o riadattare vecchie attrezzature. Poggiò la piccola apparecchiatura proprio di fronte a lui e pigiandone un tasto caricò una melodia strarimasterizzata del XX sec, una certa 'Liberi e fatali' Dal piccolo altoparlante un fruscio di fondo diede inizio alla riproduzione, Sid si lasciò andare all'abbraccio della poltrona e chiuse gli occhi. Quante emozioni correvano tra le onde di quei suoni e di quelle voci che tra loro miscelate trasmettevano la gioia ed il dolore di battaglie onorevoli. Di colpo la riproduzione finì con un suono pacato in dissolvenza, riaprì gli occhi lentamente e tornò a fissare lo spazio pieno di stelle. *La scelta è: agire o non agire* pensò ricordando una vecchia nota carpita da chissà quale testo. LothlwI' entrò nell'ufficio di Archer. Non aveva bussato perché era convinta di non trovarvi nessuno, e guardò con sorpresa il capo OPS che si trovava già lì. Probabilmente vi era giunto direttamente da ingegneria. Si sedette senza parlare, Sid era immerso nei suoi pensieri e non si era accorto del suo arrivo. Dopo qualche secondo di silenzio "Pensieroso, tenente?" rivolse un sorriso all'ufficiale che aveva fatto un piccolo salto a sentire la sua voce. "LothlwI'..." disse non appena vide la Klingon "Scusami, ma non mi ero proprio accorto del tuo arrivo" lentamente ruotò la poltroncina alla sua destra. "Pensieri?.....in effetti sto ancora ripensando a quello che è successo poc'anzi" "Non ti preoccupare, niente è ancora compromesso, e poi a tutti capita di fare degli errori di valutazione. Ora - si alzò verso di lui e accese il visore sulla scrivania - dobbiamo cercare di uscirne nel migliore dei modi. Risolviamo subito la questione della BoG. Usher?" "Dica tenente" "E' pronto al decollo?" "Sì tenente." "Bene, piano di volo B. Chiudo." si rivolse verso Archer "Sarà la BoG a deporre direttamente i moduli esterni della griglia tachionica attorno alla base. Era una opportunità che avevo preso in considerazione, nel caso che i romulani non fossero cauti nel tranello. Sarà una manovra un po' complessa, ma non impossibile." Guardò il visore interessato a quello che gli venne proposto:"Non posso che concordare l'impresa non sarà delle più tranquille, ma si può fare" rallentò il dialogo guardando per un attimo l'oloproiettore bruciato. "Non mi ricordo di questo particolare, ne avevamo discusso in riunione?" domandò "Si, è vero, non avevo detto nulla a te e Phardiè, ma era una sorta di asso nella manica. In realtà speravo di non averne bisogno. Ora per il database. non possiamo andare dai romulani e dirgli semplicemente, scusate, mi sa che avete una cosa che ci appartiene. Se facessimo saltare per aria tutta la sezione della ambasciate credi che Logan si arrabbierebbe molto?" Sorrise :"Questo non lo so..... ma se mi lasci l'onore di premere il pulsante per la detonazione, un modo per uscirne puliti lo trovo" Si lasciò andare sprofondando nella morbida imbottitura della poltroncina e la ruotò verso l'oblò dell'ufficio. "Vedi là... -disse alzando un braccio ed indicando un punto a caso nello spazio -... sono convinto che tutto inizi e finisca in quella direzione...." lasciò la frase volutamente incompleta. Tornando a guardare LothlwI' in viso :"forse quello che ho detto non ha un gran significato comunque...... torniamo a noi..- disse riportando il discorso sul progetto - tu pensa a portare la BoG in posizione e a far funzionare il progetto.... per il database ci penso io" disse fermo "Non capisco se è un modo per svicolare lontano dalla griglia tachionica, che ti confesso non è l'attività più entusiasmante di questa regione di spazio, o semplicemente hai in mente un'idea geniale per recuperare i dati perduti." ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 15
  • 16. "Non mi fraintendere, non voglio togliermi il piacere di veder nascere lo scudo tutt'altro....." Abbassò il capo e si avvicinò a LothlwI' "Mentre saranno impegnati a capire cosa sta facendo la BoG vorrei approfittare della loro distrazione" concluse tornando ad appoggiarsi allo schienale" "Un piano semplice e lineare. Un stima sulla possibilità che abbia successo?" "Garanzia della riuscita, ovviamente nessuna" disse quasi atono. *Evviva la sincerità, Sid* pensò LothlwI' "Allora e' illogico tentare" Segock entrò e si accomodò al tavolo di riunione, senza degnare neanche di uno sguardo la klingon. Aveva fatto un rapido salto in alloggio, ripulendosi e cambiando uniforme, ma il profumo di menta lo circondava ancora come un'arma chimica. "Oppure, bisogna elaborare una linea di azione che abbia maggiori possibilità di successo. Per quanto riguarda le modalità di esecuzione...attendevo l'arrivo di tutti voi per poterne meglio discutere" Archer era tutt'ora inconsapevole di ciò che Segock aveva fatto nella rete quindi si espresse con modi molto garbati. "Signor Segock si accomodi...- iniziò rivolto al vulcaniano, poi riprendendo il discorso -....fondamentalmente non le posso dare torto, come avrà sentito mi sembrava opportuno agire nel momento in cui la BoG. fosse all'opera, ritengo che potremmo avere prospettive più felici per un recupero, o magari una distruzione della copia del Database in mano ai Romulani." Disse palleggiando lo sguardo tra LothlwI' e Segock. "La cosa è più complicata di quello che sembra, Sid. Oltre a trovarsi il nostro database tecnico come gradito omaggio, i romulani hanno sferrato un duro attacco lungo la rete informatica. Solo il provvidenziale e coraggioso intervento del tenente Segock ha impedito danni più gravi." *Quindi era Segock...* la mente di Archer si limitò a fare uno più uno con un risultato uguale a due....anche se non escluse uno zero se avesse utilizzato un metodo di calcolo quantistico. Fino ad ora la klingon era riuscita ad evitare, con notevole abilità tattica, di incrociare lo sguardo del vulcaniano. In quella situazione si rivolse verso di lui con un sorriso di cortesia che avrebbe raggelato chiunque. "E' presumibile quindi che stiano in attesa di una nostra controffensiva. Vogliamo fare proprio la mossa che loro si aspettano da noi?" "Perché no?.... pienamente d'accordo che si aspettino una controffensiva ma non conoscono le modalità e...comunque non possiamo lasciar passare troppo tempo, entro breve trasmetteranno il data verso Romulus" "Ho bloccato le comunicazione da e per la base con un campo statico. Inoltrino pure una formale protesta diplomatica, se vogliono. Questo ci darà un po' di tempo, Ma non possiamo tenere noi e loro isolati a lungo. Ed appena potranno comunicare scaricheranno tutti i nostri dati verso Romulus." L'azione intrapresa da LothlwI' non lo stupì affatto, non aveva mai dubitato sull'esperienza e le qualità della Klingon. Gli sorrise poi cautamente rivolto a Segock :"Ringraziarla mi sembra superfluo...comunque ovvierei una nuova infiltrazione sia per i problemi esposti da LothlwI' sia per i rischi che si potrebbero nuovamente correre." Non pose una domanda e non aveva intenzione di farne per il prossimo lustro o giù di lì. Era da chiarire cosa avesse combinato Segock all'interno della rete e soprattutto come fosse entrato senza registrare il proprio ingresso. Sid era sicuro che il vulcan aveva utilizzato il proprio ingresso, ma quello non era il momento di discuterne quindi bypassò e lascio parola agli ufficiali fronte a lui. Segock accettò il complimento della klingon alla voce 'Successo maggiore delle aspettative e gravido di conseguenze interessanti'; poi, sempre impassibile ascoltò il dialogo tra i suoi due colleghi. Erano evidentemente molto affiatati, e lavoravano bene di cervello, ma mancavano loro alcuni dati. "Signori, credo di dover aggiungere che nel corso del mio intervento ho inserito tra i dati copiati dai romulani un programma di saturazione che a quest'ora avrà ormai occupato tutta la memoria disponibile, e un programma di distruzione attivabile a distanza" ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 16
  • 17. Attese che i suoi colleghi assimilassero l'informazione e proseguì. "Non posso garantire un perfetto funzionamento, dal momento che li ho programmati in modalità vocale sul momento e in condizioni non ottimali, ma calcolo che la possibilità di malfunzionamenti critici sia al di sotto del 3%" Non era vero che li aveva programmati a voce, ma utilizzare una modalità comunicativa che i terrestri chiamano 'banfare' poteva essere opportuno, dal momento che voleva dimostrare di essere un ufficiale indispensabile per la flotta. E poi, lui sapeva effettivamente programmare a voce: solo, ci metteva parecchio tempo, e con risultati inferiori a quelli ottenuti con calma davanti a un terminale. "La mia proposta e' di non effettuare un'incursione in profondità ma limitarsi a raggiungere con il loro computer e lanciare il programma dormiente. La totale distruzione dei dati dovrebbe essere sanabile utilizzando le copie di back-up su cui poche settimane fa si e' basata la ricostruzione del database di DST" Certo avrebbero perso dei dati. Tra cui quelli del suo tricorder. Che peccato, vero? "Segock i miei complimenti, questa volta non esulo dal farglieli... per quanto riguarda le copie di back-up potremmo utilizzare anche l'ultima versione in nostro possesso, sinceramente devo controllare a quando risalgono ma non superiamo le 36 ore" Archer era sinceramente compiaciuto delle conoscenze informatiche in possesso dell' Uff. Scientifico, oltretutto una delle poche persone in grado di programmare in modalità vocale. "Suppongo che il programma dormiente sia attaccato ai database creandone un tutt'uno, anche se lo scoprissero non potrebbero estrapolarlo senza danneggiare i Data in loro possesso" Affermò convinto che il creatore seduto sulla poltroncina fronte alla sua avesse pensato all' ipotesi sopra citata. “Se ritenuto opportuno potremmo effettuare un check nell'ambiente utilizzato per.....se mi viene concesso il termine,....combattere". "Sid, attenzione ai facili entusiasmi. Come pensa il tenente Segock di giungere fino ai computer dei nostri ospiti? Esclusa la possibilità di sedersi con un banchetto all'esterno dell'ambasciata ed agganciarsi direttamente al loro network interno, l'unica possibilità sono i canali di comunicazioni in subspazio. Ma gli accessi in banda dati sono estremamente protetti: se fosse così facile penetrare i loro sistemi di criptazione ed i programmi di sorveglianza, a quest'ora staremmo facendo colazione su Romulus. Il tenente Segock ritiene di essere in grado di poter superare gli sbarramenti, effettuare l'incursione e sparire senza lasciare tracce?" LothlwI' come al solito aveva ponderato bene le problematiche a cui sarebbero andati incontro: "Non nego la difficoltà di collegamento sub spazio, come non posso negare la difficoltà di usare un trabattello per portarci al di fuori della sezione Romulana... - l'ultima affermazione la pronunciò con ironia - ... ma secondo me una via d'uscita ci può essere forse anacronistica ma ci può essere" concluse Archer meditando su _polarizzazione e focalizzazione_ . "Non è un atteggiamento disfattista, voglio dire che non avremo un'altra possibilità, e questa volta non possiamo correre il rischio di fallire." Le possibilità erano molteplici. Potevano attaccare utilizzando una trasmissione subspaziale diretta ai ricevitori dell'ambasciata. Un atto che era solo un gradino sotto fare irruzione armata nella camera da letto dell'ambasciatore. Anche ammesso che non fossero riusciti a disconnetterli prima di un loro accesso completo alla rete, era una dichiarazione di guerra bella e buona. Potevano cercare di raggiungere la rete informatica dell'ambasciata attraverso i livelli inferiori e installare un trasmettitore spia attraverso cui fare l'incursione. Complesso. Potevano utilizzare il sistema Netenergy di Neos – il suo amico aveva sviluppato dei virus che si trasmettevano tramite i collegamenti energetici, e addirittura attraverso i materiali conduttori e semiconduttori, raggiungendo anche i computer sconnessi dalla rete... Forse si poteva provare ad adattarli a un modulo di connessione e... Ma non era sicuro di voler rivelare a ufficiali superiori di avere accesso a tecnologia che definire proibita era un eufemismo. La cena! "Signori, per motivi non chiari ho ricevuto formale invito a cenare all'ambasciata romulana stasera. Suggerisco di utilizzare questo evento per attivare i programmi killer presenti nel loro database" Che pazzia! Andare direttamente nella tana dei romulani, e sperare che fossero talmente distratti da permettergli di accedere alle loro console. Segock si era votato al suicidio oppure la sua intelligenza stava ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 17
  • 18. perdendo colpi a vista d'occhio. "Fingerà di andare in bagno e farà invece una capatina nella sala di comando e controllo, tenente?" rispose acida la klingon. "Vista l'importanza della questione, non mi affiderei soltanto a questa soluzione. Credo sia opportuno elaborare anche altri piani alternativi, per portare le possibilità di successo dal 57% attuale fino ad almeno il 91%" "91%. Ah! A tutti gli effetti è un atto di spionaggio, e se ti scoprono hanno tutto il diritto di fucilarti sul posto, oppure di impacchettarti in un modulo di stasi e spedirti su Romulus per analizzare la tua testa bacata ed incosciente!" Si fermò e mormorò uno "Scusate, mi sono lasciata trascinare." Un pensiero orrendo la stava attanagliando, una cosa a cui non voleva credere pur avendola davanti a sé, un'idea così assurda da risultarle addirittura odiosa: era preoccupata per quello st*zo di vulcaniano. Perché? Cercò di riprendersi dalla figuraccia, voltandosi verso Archer e sperando di trovarvi un minimo di complicità. "Abbiamo dei moduli portatili, usati dalle truppe d'assalto klingon... non è un vero e proprio teletrasporto.. riducono la consistenza molecolare per un breve periodo.. si può passare anche attraverso un campo di forze, se non è troppo esteso.. le potrebbero essere utili, tenente, almeno come via di fuga... " Avevano giusto qualche piccolo inconveniente: facevano un male cane, ti sembrava di esplodere dall'interno, per un klingon era sopportabile, quasi sopportabile, ma era sempre meglio di niente. Archer guardò LothlwI' con un’espressione quasi stupita, non tanto per la reazione di rabbia, era una Klingon ci stava, ma quanto tra le sue parole gli parve di capire che se la stava prendendo a cuore per la sorte del vulcan. Il suo ragionamento non andò oltre, vi era un problema da risolvere quindi: "Ho sentito parlare dei moduli....anche se non in modi molto piacevoli.... comunque le saranno una maggior garanzia per la sua incolumità Segock." Segock rimase zitto, a sgrovigliare i suoi pensieri. Perché quando per una volta si era messo in testa di fare qualcosa la cui pericolosità era elevata (ovvero vi erano più del 32% di possibilità che tutto andasse storto) tutti si impegnavano a ricordarglielo? E perché stavano proponendogli di utilizzare materiale doloroso, compromettente e di incerta efficacia? Si voltò verso LothlwI': "Suppongo che entro breve tempo dovremmo ripristinare le trasmissioni, noi potremmo anche farne a meno ma i Romul. potrebbero iniziare ad innervosirsi" "Una cosa incresciosa" commentò Segock. A loro interpretare il senso... "Non credo di avere problemi a mettere in piedi una serie di pseudo guasti e relative operazioni di riparazione per tenerli isolati fino a domani mattina. La cena all'ambasciata è per stasera. Quindi per domani mattina dovremmo esserne già fuori. In un modo o nell'altro." Aggiunse LothlwI’. In tranquillità d'animo, Archer continuò il suo discorso: "Ovviamente non sto dicendo di offrirgli la possibilità di trasmettere i dati, solo quella di regalare loro una parvenza di normalità". Si alzò dalla poltroncina e si avviò al replicatore: "Signori desiderate qualcosa?" Tornare indietro nel tempo di 2 mesi? Anzi, 2 anni? "Signori, stavo ponderando le vostre proposte. Ritengo plausibile che all'atto di accedere all'ambasciata verrò attentamente controllato e perquisito. Dubito di riuscire a nascondere un macchinario klingon. *Macchinario, non è una scatola con una leva, sono dei nanomoduli inseriti a livello sottocutaneo. Ma fai come credi* penò LothlwI’. “Ma certamente verrà scansionato il mio pass. Sarà sufficiente inserire nella stringa di dati personali il comando di attivazione e il virus dormiente entrerà in funzione: niente di difficile. Inoltre, non ho particolare timore per la mia incolumità personale, ma se invece i romulani useranno violenza nei miei confronti, avremo l'occasione per agire contro di loro. O meglio, avrete.” LothlwI' non commentò l'ultima frase di Segock, si limitò ad osservarlo, cercando di scoprire cosa si agitasse in quella mente contorta, se vi fosse qualcosa di concreto dietro quelle parole di coraggio e di onore. ”Infine, stavo riflettendo sull'opportunità di avvisare di tutto ciò la sicurezza..." "No, non prima di aver parlato con Logan. Di questo me ne occupo io. Siamo già andati troppo oltre senza avvisare la nostra linea di comando." Ecco la vena masochista, vera e propria componente razziale, che emergeva. Non era portata per i giri di parole, e la reazione dell'ammiraglio alle notizie che gli avrebbe dato non sarebbe stata piacevole. ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 18
  • 19. "Ci sarebbe ancora molto da discutere, ma il tempo concessomi sta scadendo. Salvo diverse indicazioni da parte vostra, mi introdurrò nell'ambasciata romulana e attiverò il virus alle ore 20:00.00 standard. Lascio ogni altra cosa al vostro discernimento" *E suppongo che me ne pentirò: ma in fin dei conti anche impegnandovi non potete fare più danni di tanto, e magari per sbaglio qualcosa di buono riuscirete anche a farlo...* "Ok, allora chiudiamo qui la riunione." Disse LothlwI’. Guardò il visore con l'orario. "Non manca poi molto alle 20. Buona fortuna, tenente" Capitolo IX Trust no one Spense il terminale, e un sorriso si formò sulle sue labbra. Chi avrebbe mai detto che quella piccola microspia avrebbe combinato tutto quel caos... ma era noto che nelle mani di certi ufficiali della federazione, anche una spilla da balia può disallineare un reattore m/am. Era sicuro che anche l'ambasciata romulana aveva ricevuto quei dati... una grossa fetta dei databanks di DST. Il che avrebbe colto di sorpresa Septimus e gettato nella confusione i Rihannsu. Dall'altra parte, con una microspia romulana in mano e un programma killer romulano in circolo, ovviamente 'certi' ufficiali avrebbero imbracciato la loro spilla da balia e si sarebbero scatenati contro i romulani. E vide che ciò era buono. Sorrise ancora. Imprevedibile che dopo l'attacco alieno, non solo uno dei dispositivi di sorveglianza fosse rimasto intatto e funzionante... ma addirittura quegli sprovveduti lo avrebbero attivato! E lui era stato pronto ad approfittarne. Disattivò il terminale, sganciò il piccolo dispositivo di criptazione e il trasmettitore di banda e chiamò. "Situazione". < E' tutto storato nelle nostre memorie signore > giunse una voce in risposta. Bene, i sistemi erano isolati e non vi era alcuna traccia che portasse a lui. Mentre ve n'erano molte che portavano a Septimus. Perfetto. Uscì dalla stanza, gettò alcune barre di latinum sul tavolo e salutò con un gesto il proprietario del locale. "I miei complimenti, i tuoi sistemi di simulazione sono alquanto... eccitanti." Non disse, ovviamente, che teneva ancora in tasca il chip isolineare che aveva acquistato, una versione alquanto 'particolare' di un oloprogramma di classe Orgasmatron. Scagliare quel programma virtuale romulano era stato un tocco da maestro. Certo, gli ufficiali con le spille da balia avrebbero solo dovuto soffermarsi un secondo a pensarci per accorgersi che... no, non lo avrebbero fatto. Secondo loro, se vola come un ghelak, starnazza come un ghelak, e nuota come un ghelak, è un ghelak. Gli indizi erano troppo evidenti per essere ignorati, e non li avrebbero ignorati. Poteva facilmente prevedere una prossima rappresaglia contro i Rihannsu... qualcosa di non ufficiale, qualcosa 'sotto la superficie'. Intanto lui aveva nelle sue mani gli archivi dati di DST, la rischiosa missione di disseminare dispositivi in giro per la base, mesi prima, si era rivelata un successo, e aveva scatenato un interessante conflitto 'nascosto' tra la Federazione e l'Impero Romulano. Per quel giorno poteva bastare. Si trattene dal ridere e puntò verso un turboascensore, confuso tra la folla. - Il vulcaniano ebbe cura di eseguire con puntiglio gli ordini dell'ambasciatore Septimus. Seduto su una cassa autograv a bordo della navetta di servizio dell'ambasciata, osservò le stelle fisse intorno a sé e il fiore elettrico e colorato del tunnel aprirsi poco distante, mentre la navetta percorreva il poco spazio tra l'hangar del ponte-ambasciata e il falco da guerra battente bandiera diplomatica, con cui l'ambasciatore e il suo staff erano giunti a bordo. La nave era ferma all'esterno dello spazio di sicurezza di DST, come stabilito nei protocolli diplomatici che quello sgradevole ammiraglio aveva ribadito a Septimus nel corso del loro primo incontro. La navetta entrò nella stiva del falco da guerra, e subito la cassa antigrav fu scaricata. Seelek, piccolo acido vulcaniano represso, prese il comandante del vascello e gli riferì seccamente gli ordini ricevuti da Septimus. ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 19
  • 20. "La cassa contiene un nucleo di memoria isolineare" riferì, "che deve immediatamente essere portato entro i confini dell'Impero. La vostra destinazione è la colonia Ch'Garan, all'interno della Zona d'Influenza Romulana, dove esiste un centro di trasmissione attrezzato. Consegnate il nucleo con l'ordine di installarlo e trasmetterne i dati al centro di smistamento informazioni della Tal Sh'iar su Romulus. E' tutto chiaro?" Era tutto chiaro. Non appena Seelek si fu allontanato con la navetta dal falco da guerra, questo ruotò sul proprio asse, puntò il muso verso lo spazio aperto e sparì in una scia di curvatura. Era un vascello diplomatico; nessuno avrebbe potuto fermarlo né perquisirlo, e poi le forse alleate erano talmente scarse che l'evento stesso di un suo avvistamento era alquanto scarso. Seelek tornò a bordo e riferì a Septimus. "Il nucleo è stato inviato, signore" disse. "Nessun problema". "Mi stupisco..." commentò Septimus. "Neanche una comunicazione, una richiesta da parte loro... come se questo travaso di dati non fosse mai avvenuto. Beh, non mi sto ovviamente lamentando, ma..." "I casi sono due, secondo logica, signore" rispose Seelek. "O l'imbarazzo degli umani è tale che non osano chiedere nulla, in quanto sarebbe come ammettere di aver commesso un errore tanto grossolano... oppure non sanno che i dati sono finiti qui." La domanda si formò nella mente di Septimus. "E in ogni caso, mio caro Seelek, dove altro sono finiti, quei dati? E dove hanno preso i federali una microtrasmittente spia romulana...?" Seelek tacque un attimo prima di parlare. Non aveva la minima intenzione di immischiarsi in quella faccenda. "Il vulcaniano Segock sarà qui alle 20, ora standard" disse infine, e si dileguò. Capitolo X Il capitano Usher "Mi perdoni signore, la scarsa, incerta ispirazione con cui mi accingo a comunicarle ciò che è apparso ai nostri occhi increduli..." "BASTA!! Computer chiudere l'interfaccia vocale!!" Roderick Usher non ce la faceva più. Non ce la faceva più di quella nave piena di vulcaniani olografici, efficientissimi, pignolissimi e che rispondevano solo a monosillabi, quando non erano impegnati a sciorinare le undici cifre decimali di una qualsiasi cifra gli dovessero comunicare. E non ce la faceva più di quella voce tenorile del computer di bordo che parlava come se stesse perennemente recitando l'Enrico V. "Si può sapere cosa c'è ora?" Guardò il visore che il computer di bordo, bontà sua, aveva attivato. Ci mise qualche secondo a capire che quel puntino poco distante che li stava seguendo come se fosse attaccato ad un raggio traente, era effettivamente attaccato ad un raggio traente. Perché nessuno glielo aveva detto? Perché non lo aveva chiesto, sarebbe stata la risposta logica di quella manica di rompiscatole dalle orecchie a punta. "Computer, effettuare una scansione dell'oggetto. Computer, rileva tracce organiche." (che bello, che silenzio, perché non aveva disattivato la voce shakespeariana prima?) "Computer apri un canale: Ehi voi, che ci fate attaccati alla nave? Stiamo per entrare in curvatura, staccatevi se non volete essere schiacciati dal flusso isotropico proveniente dalle gondole." “Dobbiamo recuperare parti dell’alieno” rispose qualcuno. "Che significa che dovete recuperare un alieno? Sentite io vi teletrasporto a bordo e stacco il raggio traente, poi ne parliamo." Due figure apparvero sulla plancia della BoG. Usher li osservò con curiosità. "Signori si può sapere che cosa stavate facendo là fuori?” Nessuna risposta. "Signori, siamo in plancia, potete togliervi senza timore il casco della tuta e rispondermi.." Ollag, per quanto titubante, obbedì. Non gli sembrava vero di essere tornato in un luogo fermo e provvisto di aria respirabile. La sua escursione spaziale non era durata più di due minuti, e già lui ne aveva più che abbastanza. "Significa che il sottotenente Austin ci ha inviati nel pilone per raccogliere campioni dal cadavere dell'8472 deceduto." Non la doveva accettare quella missione. Doveva inventarsi una scusa qualsiasi o darsi malato. C'erano tutti i presupposti perché si trasformasse in una miniera di guai. Prima la tenente gli fa trasportare in tutta ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 20
  • 21. segretezza degli emettitori tachionici e glieli fa attaccare ai sistemi di sgancio delle mine spaziali, dicendo che tanto non sarebbero serviti... Poi gli ordina di parte di gran carriera dandogli l'ordine di circumnavigare la base a warp 2 e deporre i moduli: si era mai sentito che si potesse fare una cosa simile? Contrario a tutte le procedure di sicurezza!! Ed infine una ragazza ed un ferenghi attaccati con un raggio traente. Vabbé quella era stata una svista sua, doveva controllare prima di partire.... Cosa ci mancava? Una nave da guerra romulana? "Signore, un falco da guerra sta entrando in curvatura, warp tra 3.12343 secondi." disse un vulcaniano olografico. Eh no era troppo!! "Direzione?" "1.3732728 barra 3.3289328" "E che vuol dire???" "Lo spazio romulano, signore" Ecco, che doveva fare? Seguirlo? Sparargli? Ignorarlo? Non si poteva neanche comunicare con DST, tutte le comunicazioni erano bloccate. Perché c'era sempre lui in mezzo ai casini? "Sentite, non è che per caso uno di voi ha un grado superiore al mio?" Chiese speranzoso. "No.. vero??" *E mo' che faccio?"* "Ehm... mi scusi..." fece Ollag, che al sentir parlare di Falchi da Guerra si era reso conto di trovarsi in una posizione non molto più confortevole della precedente. "Non è che potrebbe, molto cortesemente, rimetterci dove ci ha presi, e magari riportare il pilone nella sua posizione originaria?" "No, non se ne parla nemmeno. Primo perché se vado fuori con i tempi la klingon mi spella vivo, secondo perché adesso abbiamo un problema: quel vascello la fuori. Ok visto che, malgrado il grado sia lo stesso, ho una maggiore anzianità di servizio, assumo il comando di questa nave e la nomino primo ufficiale pro tempore. Primo ufficiale: trovi una via di uscita da questa situazione, e' un ordine." "Non mi sembra il caso di arrabbiarsi così, mi perdoni... Le stavo solo consigliando di liberarsi di noi prima di espletare alle mansioni che le competono..." Anche perché non aveva voglia di trovarsi impelagato in una grana tipo scontro a fuoco con i Romulani. "E rimanere di nuovo solo con cinque persone in sala macchine e duecento vulcaniani olografici attorno? Se lo scordi, guardiamarina!" "Comunque, continuo a ripeterle, arrabbiarsi non le giova di certo. Piuttosto... perché non pensa a contattare i romulani? Chi le dice che le loro manovre non siano autorizzate dall'Alleanza?" Usher guardò i dati sulla console tattica. A vedere la velocità dei romulani, questo significava innanzi tutto corrergli appresso. Va bene, perché no? In fondo poteva essere l'occasione per fare un sostanzioso salto di carriera: il guardiamari.. no! il sottotenente Usher sconfigge in un duello spaziale una flotta romulana. Vabbè una nave romulana... "Ok, suggerimento accolto Numero Uno." si sedette sulla poltrona di comando. Però, si stava bene su quella poltrona, sembrava fatta per lui. Assunse l'aria più seria e professionale e "Rotta di intercettazione, warp 7." si fermò un attimo, era il suo momento, lo stava per dire... punto il dito verso la prua della nave "Attivare!" Non successe nulla. Mumble mumble... ah certo... "Accendere i motori (^_^) .... rotta di intercettazione, warp 7, attivare! " La nave balzò in avanti verso le stelle. - "Signore" chiamò l'ufficiale tattico. Il comandante della nave, assegnato a quel compito secondario a causa di una complicata storia di tradimenti che aveva coinvolto il cugino della madre di un nipote correlato al suo casato (le punizioni su romulus seguivano vie assai bastarde), si avvicinò distrattamente alla postazione tattica. Le sue orecchie piegavano con un disgustoso angolo di 45 gradi, una caratteristica che da sola indicava quanto il grado di comandante per lui fosse già un miracolo. "Che accade?" chiese stancamente. "Signore, una nave federang'an è entrata in curvatura alle nostre spalle!..." "Che noia" sbadigliò il comandante. Per quanto l'idea lasciva e decadente di avere qualcosa lanciato a velocità relativistiche alle sue spalle fosse foriera di significati intrinseci non indifferenti, scelse l'approccio che più gli era congeniale per carattere: un distaccato disinteresse, e che il problema lo risolvessero i suoi ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 21
  • 22. sottoposti. "inviate di nuovo i nostri codici di identificazione" ordinò con voce melliflua. "A quanto pare i federang'an non sanno leggere, o ascoltare, o ricevere, o quello che è". "Stiamo trasmettendo" assentì l'altro, "ma non si sganciano dalla nostra rotta." "Quanto manca alla Zona d'Influenza?" chiese il comandante. La risposta non lo soddisfece. Batté un pugnetto sulla superficie della console tattica e si spezzò un'unghia. "Inviate questo messaggio alla nave federang'an. Qui è il falco da Guerra Yyelhen dell'Impero Stellare Romulano, alla nave dell'Alleanza che sta seguendo la nostra rotta. Vi informiamo che questo vascello batte bandiera diplomatica (alla parola 'batte' provò un brividino ma riuscì a controllarsi). Siete invitati a cambiare rotta e cessare di seguirci. Entro nove ore entreremo nello spazio romulano e qualsiasi tentativo di seguirci oltre la Zona d'Influenza verrà considerato un disgustoso e inutile atto di guerra. Non fate le stupide e andatevene. Fine messaggio." Che diamine, gli era stata assegnata una missione e lui intendeva eseguirla. Sapeva fin troppo bene che se avesse sgarrato il figlio 15enne del console Alcohor avrebbe potuto dire alcune cosucce sul suo conto... cosucce che potevano portare alla seccante conclusione della sua esecuzione. Era meglio non irritare nessuno, recapitare alla sede della Tal Shi'ar su Ch'Avran la cassa che quel viscido assistente dell'ambasciatore gli aveva consegnato, e quindi correre alle terme della capitale per un bagno caldo e promiscuo. Non si sa mai chi puoi incontrare, alle terme su Remus... Capitolo XI Odi et amo LothlwI' arrivò nel suo alloggio. Prima di andare da Logan doveva mettersi qualcosa di più presentabile di un vestito che ancora portava i segni dello scontro della notte appena trascorsa. E poi doveva pensare a come impostare il discorso che avrebbe fatto all'ammiraglio. Ecco, pensare al lavoro, pensare a cosa dire all'ammiraglio. Quello era un buon modo per cacciar fuori dalla mente pensieri di tutt'altra natura che la stavano ossessionando. Perché in realtà non riusciva ad avere altro in mente che quello che era successo con Segock. Durante tutta la riunione si era impegnata a non guardarlo e a non rivolgergli la parola. Non c'era riuscita. Si era forzata a concentrarsi sull'organizzare un piano decente per recuperare il database scomparso. Aveva balbettato solo due o tre banalità. La realtà era che lei odiava Segock. Lo odiava con tutta la forza con cui un klingon può odiare e detestare un altro essere. Lo odiava per quello che era, per quello che aveva fatto, per quello che LE aveva fatto, perché era la personificazione di tutto ciò che lei aveva sempre considerato detestabile. E non riusciva a pensare che a questo. Suonò la porta. "Chi è" "Fattorino. Mi scusi dovrei consegnare un pacco per lei." Aprì la porta "Cos'è?" Guardò: una rosa, nera, vellutata, in una piccola teca di vetro. "Chi la manda" "Non lo so, c'e' un biglietto, ma mi sembra fosse un ufficiale della sezione scientifica." LothlwI' afferrò la rosa, strappandola dalle mani del fattorino e quasi lo spinse via, richiuse la porta e rimase appoggiata ad essa, aspettando che il cuore le tornasse ad un battito più regolare. Si sedette, sempre con la piccola teca tra le mani, rimirando il suo dono come se fosse la cosa più preziosa della galassia. Ed in fondo lo era. Si fece forza, aprì il biglietto ed iniziò a leggerlo: ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 22
  • 23. "Mi porto all'attacco, m'arrampico, assalto e amo, fiera implacabile e crudele, persino la freddezza che ti fa più bella ai miei occhi." In fondo c'era la firma: Charles Baudelaire (1821-1867) Lesse e rilesse la frase cento volte, assaporando ogni sfumatura delle parole, gustando ogni attimo di quel momento, inebriandosi nelle parole più che nel profumo della rosa. Quando si riprese era passata quasi un'ora. Ripose con cura la rosa ed il biglietto. Scelse un vestito ampio, quasi vaporoso, con un complicato disegno che dal fianco le saliva fino al petto raffigurante i simboli del proprio casato. Le parti dell'armatura erano appena accennate, e sembravano fare parte del motivo ornamentale, conferendo ulteriore leggerezza alla sua figura. Prima di giungere davanti all'ufficio di Logan fece una piccola deviazione verso ingegneria. Doveva ricambiare, non con qualcosa di troppo compromettente, giusto per far capire che il dono era stato accettato e gradito: una spilla, di quelle usate una volta per fermare i mantelli. Forse un po' fuori moda, ma che tra i disegni che la ornavano aveva incise le parole "jIH dok, maj dok" [Il mio sangue, il nostro sangue]. Fermò un guardiamarina e "Welles, consegna questo al tenente Segock." Si allontanò, lasciando un Welles confuso: in sei mesi non aveva mai visto la tenente Ur'Bach camminare radiosa a 10 centimetri da terra. Capitolo XII Il nuovo ambasciatore Uscito l'improbabile trio, Logan tirò un profondo sospiro. Cos'altro poteva andare male? Una figura si fece avanti, e Logan vide un klingon. Cosa che accadeva assai di rado ormai su DST... oddio, gli ufficiali e sottufficiali klingon abbondavano... ma uno con le insegne del governo era una vista rara. "Qapla'" disse, "sono l'ammiraglio Marcelus Logan, comandante della stazione", e si alzò andando incontro al nuovo venuto, che rispose al saluto. Al'Qatal, fermo sulla porta, salutò battendosi il pugno chiuso sul petto. "Qapla'! Attachè Arhimed del casato Al'Qatal" disse con voce ferma. Si fece incontro al comandante della stazione e lo raggiunse al centro della stanza. I due si strinsero la mano. "E' un onore per me conoscere un membro tanto conosciuto di uno dei casati più importanti di Qo'noS, ammiraglio" Logan non seppe se interpretare quell'arrivo come una normale assegnazione diplomatica (che l'importanza di DST giustificava comunque) o se era un altro passo nel programma di ingerenza che l'Impero stava mettendo in atto nei confronti delle forze alleate nel Delta. Indicò una sedia all'attaché e i due si sedettero. "Ammiraglio, prima di tutto mi sento in dovere di scusarmi per il mio arrivo un po' inaspettato. L'Alto Consiglio, pur ritenendo da tempo necessaria la presenza di una rappresentanza diplomatica su DST, ha disposto la mia partenza in un modo che ha colto impreparato anche me." Il che significava che l'Alto Consiglio aveva avuto i suoi problemi a designare un rappresentante per il Delta... per mandare, alla fine, un giovane attaché. C'era qualcosa di più in quella storia... dopo l'attacco alieno l'Impero Klingon si era affrettato ad allargarsi in tutti gli spazi lasciati vuoti dalla Federazione. Perché quel ruolo diplomatico era stato coperto con tanto ritardo, e da un emissario così giovane? "A Qo'noS il Consiglio è persuaso che la presenza di un suo rappresentante nel Delta possa essere di aiuto per una maggiore concretezza dell'Alleanza klingon-federale." Si concesse un attimo di riflessione, poi continuò. "E sono convinto che un tuqnIgh, così legato alla cultura del mio popolo, possa capire senza dubbio i nobili propositi del governo klingon" "I propositi del popolo di Kahless, attaché, non sono sempre nobili. l'ho imparato sulla mia pelle", si lasciò sfuggire Logan, pentendosi subito di quel pensiero, per così dire, ben poco diplomatico. Arimhed invece fu abbastanza diplomatico da lasciar correre. "E' mia intenzione prendere contatto al più presto con i rappresentanti delle diplomazie presenti nel delta ma in particolar modo con il rappresentante della federazione per concordare una strategia diplomatica comune. L'Alto Consiglio è stato felice di apprendere la notizia della firma del trattato Saaniano anche se alcuni alti esponenti hanno espresso perplessità riguardo ai termini in cui è stato stilato." Al'Qatal si concesse un ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 23
  • 24. sorriso stirato. "Beninteso ammiraglio, l’invio di una rappresentanza nel Delta era già stato deciso. Personalmente non posso che fare i miei complimenti all'attachè Van der Dreik per aver portato avanti da solo le trattative con una civiltà come quella Saaniana, per quanto complessa. Sono persuaso del fatto che, da ora, ogni ulteriore eventuale ratifica, o nuova iniziativa possa essere condotta congiuntamente." Logan aveva letto i rapporti dalla Vanguard. Probabilmente su Qo'Nos non avevano idea delle condizioni singolari nelle quali l'equipaggio dell'ammiraglia si era trovato. "Attaché, la presenza del suo collega Van Der Dreik era accidentale a bordo della USS Vanguard, come accidentale è stato il contatto con questa nuova confederazione aliena. Sono sicuro che abbia agito nell'interesse dell'Alleanza. Per quanto riguarda i termini del primo trattato, la sua esperienza le suggerirà di sicuro che è abitudine che ne seguano molti altri." Quello che Logan non disse era che, tutto sommato, il piccolo incidente diplomatico causato dai termini di quell'accordo non gli dispiaceva. Era gradevole l'idea che un giovane attaché federale, ritrovatosi in una situazione di Primo Contatto che nella vita tocca a pochi, fosse da un lato riuscito a tirarne fuori un accordo simile in così poco tempo, e dall'altro avesse involontariamente 'messo in riga' l'Alto Consiglio. La Federazione, per non perdere il proprio peso all'interno dell'Alleanza, aveva bisogno di simili prese di posizione di tanto in tanto. Logan si massaggiò la base del naso e chiuse gli occhi per un momento. Arimhed Osservò meglio l'ammiraglio, anche lui pareva essere stanco. *gli obblighi del comando* pensò. "Signore, francamente la situazione nel quadrante è abbastanza complicata da auspicare una collaborazione totale all'interno dell'Alleanza. Non crede?" Logan riuscì a trattenere un sorriso. "Mi sta dicendo che la collaborazione sancita dagli accordi di Alpha Tauri tra la Federazione e l'Impero Klingon richiede un rinnovo degli impegni?" Al'Qatal fissò per un attimo il suo interlocutore. "Niente di tutto questo, ammiraglio. Gli impegni presi sono stati ampiamente rispettati da entrambe le parti. Il mio arrivo nel quadrante delta rappresenta soltanto un impegno ancora più concreto del mio governo nel sostenere l'alleanza." "Per come la vedo io da qui, e le confesso che 'qui' è un luogo assai particolare per vedere le cose sotto una prospettiva oggettiva, è la Federazione che dovrebbe ricordare all'Impero la necessità di una collaborazione paritaria... ma sono certo che non appena le nostre forze saranno tornate ai livelli ottimali potremo ristabilire il bilanciamento della presenza nel Quadrante. Sono certo che molti vostri equipaggi saranno lieti quel giorno di ritornare alla madrepatria..." La stoccata era stata portata con discrezione e finezza diplomatica. Al'Qatal strinse i pugni e cercò di districarsi dalla situazione. Una cosa però era risultata evidente... non avrebbe avuto alcun appoggio dal comandante della flotta alleata. "Non credo di capire ammiraglio, non è certo colpa dell'Alto Consiglio se la flotta stellare è fortemente sotto organico. Con le mie parole intendevo soltanto sottolineare come, vista la situazione del Quadrante, e vista l'importanza dello sforzo della Marina Imperiale in termini di personale assegnato alle installazioni alleate, Qo'noS ritenga opportuno non far gravare tutto il peso di una azione diplomatica alleata sulle sole spalle del rappresentante della Federazione." Disse osservando le reazioni dell'ammiraglio. Non ce ne furono. Logan Si limitò a fissarlo. "Mi creda, Ammiraglio, il mio arrivo su DST rappresenta solamente un ulteriore sforzo del mio governo per contribuire ad una soluzione rapida dei conflitti che coinvolgono l'alleanza nel Delta." Il suo interlocutore non sembrava affatto convinto. Al'Qatal decise di giocare la sua carta. "I buoni propositi dell'Alto Consiglio nei confronti dell'Alleanza sono inoltre sottolineati proprio dalla scelta fatta nell'inviare un semplice Attachè" Arhimed sorrise, poi continuò. "Non si è chiesto perché Qo'Nos abbia inviato un rappresentante diplomatico di basso rango? Si sbaglia se pensa che il mio governo prenda sotto gamba la situazione. Semplicemente, inviando un Console o un Ambasciatore, il consiglio pensava di poter offendere la Federazione dando l'idea di voler guidare la diplomazia nel Delta con un diplomatico di rango più elevato." Al'Qatal, entrando nell'ufficio dell'Ammiraglio Logan aveva voluto semplicemente espletare una formalità ma era stato ingenuo nel ritenere che un Ufficiale della federazione così esperto della politica Klingon non sentisse puzza di bruciato. Durante tutto il colloquio aveva cercato di sembrare inoffensivo ma Logan lo aveva trascinato su un terreno scivoloso. "Attaché, da che si ha memoria della civiltà klingon, il popolo di Kahless non ha mai guidato la politica attraverso i suoi diplomatici. Credo che prima di incontrare noi e i romulani non esistesse nemmeno una ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 24
  • 25. parola che significasse 'diplomatico'. Qo'Nos amministra la sua politica con le forze militari, e qui abbiamo tutti dedotto che il Delta interessi molto al vostro governo, visti i pesanti distaccamenti inviati qui non appena la situazione lo ha permesso." Il che voleva dire: non credere che non ce ne siamo accorti. Ma anche: non credere di avere chissà quale ruolo. Il timore di Logan era in realtà che quel giovane attaché fosse stato mandato, a sua insaputa, a reggere una facciata di basso profilo condiscendente, mentre le navi della Marina Imperiale continuavano ad arrivare. E non era un caso se proprio lui era stato richiamato a comandare DST... era probabilmente l'unico alto ufficiale della Flotta che potesse avere un qualche ascendente sui klingon. In fondo erano entrambi pedine di un gioco politico, in cui Qo'Nos cercava di accrescere il proprio peso all'interno dell'Alleanza, e la Federazione cercava di tamponare quel tentativo dove e come poteva. "Attaché", disse Logan alzandosi, come a indicare che quel primo colloquio poteva anche dirsi concluso, "io confido semplicemente che le forze klingon di stanza in questo quadrante siano pronte a reagire agli ordini di questo comando. Questo è il mio lavoro, il resto è politica, e le assicuro, è un terreno che lascio volentieri a chi lo fa di mestiere. Le auguro un buon soggiorno a bordo. Se avesse qualsiasi necessità contatti pure i nostri dipartimenti, saremo pronti a darle una mano per sistemare i suoi quartieri. E per quanto riguarda noi, spero di avere modo di incontrarla presto in un contesto meno formale." I due si strinsero la mano. In quel momento LothlwI' fece la sua comparsa in sala tattica. Capitolo XIII Un piano perfetto LothlwI' arrivò davanti alla sala tattica ripetendosi i due o tre approcci che le sembravano più adatti a raccontare all'ammiraglio quello che era successo in ingegneria. Dopo aver suonato ed aver avuto il premesso di entrare, trovò l'ammiraglio a colloquio con un'altro klingon. Evento non proprio comune, visto che dalla partenza del s.ten. Kaan era praticamente rimasta l'unica klingon ad occupare un posto di rilievo nell'organico della base. "Tenente, le vorrei presentare il nuovo rappresentante di Qo'noS, l'attachè Al'Qatal. Attachè, il nostro ingegnere capo, tenente Ur'Bach." "Qapla' " rispose semplicemente LothlwI'. Perfetto! Il primo klingon che arrivava proprio per assistere allo sfracello che sarebbe successo fra poco. Tentò una piccola manovra tattica. "Vedo che è impegnato ammiraglio, posso tornare più tardi." Ci fu un momento di esitazione. LothlwI' non era comunque un ufficiale della Flotta Alleata, ma apparteneva alla Marina Imperiale, il che faceva sì che, tecnicamente, fosse proprio Arimhed il suo diretto superiore, più che Logan. Ma d'altronde il suo ruolo a bordo ne faceva di fatto un ufficiale sotto il comando dell'Ammiraglio. Capì che congedare Arimhed a quel punto sarebbe stato uno sgarbo, e considerò che lo aveva già sbatacchiato un po', quindi si rassegnò. "Parli pure liberamente, tenente. In fondo l'attaché fa parte della famiglia, per così dire..." "Qapla'" disse Al'Qatal chinando un poco il capo all'indirizzo del Ten. LothlwI'. Era cosciente del fatto che una comunicazione privata tra il comandante della stazione ed il suo capo ingegnere, sebbene klingon, non fosse in teoria affar suo. D'altro canto se l'ammiraglio aveva, seppur solo per gentilezza, autorizzato il Tenente a parlare, chi era lui per interferire nella decisione? Rimase così, in piedi accanto alla sedia, alla presenza dei due ufficiali. Cercò di dare una parvenza di distacco diplomatico come se la loro conversazione non lo riguardasse minimamente. "Si, ammiraglio. – rispose LothlwI’ - Ecco, si ricorda dei problemi della notte scorsa nei sistemi informatici della sezione ingegneria? Ecco una parte del database è stato.. trasmesso da una delle microsonde che ritrovammo qualche mese fa.." "Trasmesso? Trasmesso DOVE, tenente?" "All'ambasciata romulana..." ST: Alliance - Deep Space Tango: Cyber War.doc 25