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ALMA MATER STUDIORUM
UNIVERSIT​À​ DI BOLOGNA
Corso di Laurea in Economia, Mercati e Istituzioni
Blue Economy​: la natura come guida e lo sviluppo delle tecnologie
(Economia Ambientale)
Presentata da: Relatore:
Sara Riccio Prof. Luca Lambertini
Matr.: 789105
II APPELLO
ANNO ACCADEMICO 2018/2019
Blue Economy​: la natura come guida e
lo sviluppo delle tecnologie
1
“​In nature's economy the currency is not money, it is life.​”
Vandana Shiva
“​Economics, as it has emerged, can be made more productive by paying greater and more
explicit attention to the ethical considerations that shape human behaviour and judgment.​”
Amartya Sen
Alla mia famiglia
2
Indice
Introduzione 4
1. La natura come ispirazione 7
1.1 Sviluppo di una logica non lineare 8
1.2 Ottimizzazione del sistema per il beneficio di tutti 8
1.3 Resilienza attraverso la diversificazione 10
1.4 Affidamento alle leggi della fisica 11
1.5 Oltre l’organico e il biodegradabile, verso il rinnovabile 12
2. Cambiamento di prospettiva: l’evoluzione del Modello di Business 14
2.1 Nuove opportunità: problemi interconnessi e realtà diversificate 14
2.2 Rafforzare i beni comuni 16
2.3 I bisogni essenziali come priorità 16
2.4 Eliminare i prodotti non necessari 19
2.5 Un concetto di valore più ampio 19
3. Sviluppo locale: capacità e risorse del territorio 22
3.1 Un repertorio di opportunità locali 23
3.2 Attività e infrastrutture abbandonate 24
3.3 Benefici e flussi monetari multipli 26
3.4 Flussi di cassa a favore della comunità locale 28
3.5 Management guidato da complesse analisi di sistema 29
Conclusione 32
Bibliografia 33
Sitografia 34
3
Introduzione
“​Once a distant concern, climate change is now an existential threat
and the greatest challenge facing this generation. It is abundantly clear
that business as usual is no longer good enough​”
Patricia Espinosa1
Con questo elaborato si descrivono le caratteristiche e i principi dell’approccio della ​Blue
Economy​, che rappresenta uno dei diversi modelli di business circolari implementati negli
ultimi cinquant’anni come alternativa al sistema lineare di produzione, distribuzione e
consumo delle merci, che sta mettendo a dura prova i limiti naturali del pianeta. Si sta
assistendo, infatti, a drastici cambiamenti climatici a livello globale i cui effetti si traducono
in temperature più elevate, variazioni delle precipitazioni, innalzamento del livello del mare e
catastrofi meteorologiche più frequenti. Questi mutamenti climatici comportano rischi per
l'agricoltura, l'approvvigionamento idrico e alimentare, oltre che richiedere una cooperazione
globale senza precedenti (​The World Bank​) . In risposta a tale situazione di insicurezza sono2
nati numerosi modelli di business innovativi e sostenibili che mirano ad un sistema di
sviluppo più consapevole e meno dissipativo e ad una rigenerazione culturale, oltre che
industriale, ambientale e sociale.
Già all’inizio degli anni Settanta fu pubblicato un ​Rapporto sui limiti dello sviluppo​,
commissionato al MIT dal Club di Roma , che informava la popolazione mondiale delle3 4
preoccupanti previsioni sul futuro della società nel caso in cui il tasso di crescita della
popolazione, dell'industrializzazione, dell'inquinamento e dello sfruttamento delle risorse
fosse rimasto invariato negli anni a venire (Meadows et al., 1972). Vent’anni dopo fu
pubblicato un primo aggiornamento del Rapporto, col titolo ​Oltre i limiti dello sviluppo​, nel
quale si sosteneva che erano già stati superati i limiti della "capacità di carico" del pianeta
(Meadows et al., 1992). Nello stesso anno fu adottata la Convenzione delle Nazioni Unite sui
1
Patricia Espinosa è un politico e diplomatico messicano, attualmente segretario esecutivo della Convenzione
delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Climate Change Secretariat, 2019).
2
​www.worldbank.org​.
3
L'Istituto di tecnologia del Massachusetts (MIT) è una delle più importanti ​università di ​ricerca del mondo con
sede a ​Cambridge​, nel ​Massachusetts​ (​Stati Uniti​).
4
Il Club di Roma è una associazione non governativa di scienziati, economisti, uomini d'affari, attivisti dei diritti
civili, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di Stato di tutti e cinque i continenti. Fu fondato nell'aprile del
1968 dall'imprenditore italiano ​Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese ​Alexander King​, insieme a premi
Nobel, leader politici ed intellettuali.
4
cambiamenti climatici con l'obiettivo di stabilizzare le concentrazioni di gas serra
nell'atmosfera ad un livello tale da prevenire pericolose interferenze con il sistema climatico.
Da allora la Convenzione rappresenta la strada principale dell'azione e della cooperazione
internazionale per affrontare i cambiamenti climatici. Successivamente nel 1997 fu stipulato il
Protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2005, che stabiliva impegni vincolanti per i paesi
industrializzati volti alla riduzione delle emissioni di gas serra. Più recentemente, con
l'adozione dell'Accordo di Parigi nel 2015, i governi di tutto il mondo hanno concordato di
operare per contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C e di proseguire gli sforzi per
limitarlo a 1,5°C, di migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici ed infine di promuovere
e sostenere percorsi di sviluppo a basse emissioni inquinanti.
Per raggiungere tali obiettivi è necessario implementare e diffondere su ampia scala nuovi
modelli di sviluppo in grado di conservare le risorse del pianeta e garantire sostenibilità
ecologica ed economica. In questo quadro si inserisce l’approccio della ​Blue Economy che
favorisce la transizione da un'economia di prodotto ad un’economia di sistema. Fondata su 21
principi base, la ​Blue Economy mira a realizzare processi produttivi innovativi, prendendo ad
esempio gli ecosistemi naturali e valorizzando le risorse del territorio locale. Tale approccio è
stato ideato dall’imprenditore ed economista belga Gunter Pauli (Anversa, 1956), il quale ha
dato vita alla "​Zero Emissions Research Initiative​", una rete internazionale di scienziati ed
economisti che studia nuovi modelli di produzione e di consumo ad impatto ambientale zero.
Per salvaguardare la biodiversità e l’equilibrio degli ecosistemi, l’economista ritiene
necessario andare oltre il modello economico dominante, che si basa su un massiccio
consumo di risorse naturali, sull’uso eccessivo di combustibili fossili e sulla produzione di
rifiuti e inquinamento. Negli scorsi decenni la risposta a questi problemi è stata rappresentata
dalla ​Green Economy​, la quale attraverso misure economiche, legislative, tecnologiche e di
educazione pubblica tenta di ridurre il consumo di energia e di risorse naturali, la produzione
di rifiuti e i connessi danni ambientali. Tuttavia, a parere di Gunter Pauli, essa ha portato
maggiori costi e minori benefici, in altre parole è considerato un modello economico che
richiede un certo grado di “sacrificio”. Al contrario il più radicale approccio della ​Blue
Economy vanta di poter generare maggiori benefici economici, sociali ed ambientali rispetto
ai modelli di produzione e consumo dominanti.
Infatti, questo approccio, come si cercherà di spiegare nei capitoli che seguono, persegue la
soddisfazione dei bisogni primari e la creazione di nuovi tipi di lavoro, attraverso
5
l’osservazione e l’imitazione della natura per realizzare una migliore e più efficiente gestione
delle risorse. Nello specifico, il primo capitolo mette in luce la funzione ispiratrice della
natura, il secondo capitolo si concentrerà sulle possibili strategie di business alternative
mentre il terzo capitolo affronta la ricaduta su un piano locale dei benefici prodotti dai modelli
proposti dalla Blue Economy​. Infine, alla luce di quanto esposto, si tenterà nella conclusione
di offrire una valutazione sulle possibilità di diffusione della ​Blue Economy​.
6
1. La natura come ispirazione
A sette anni di distanza dal suo primo libro sulla ​Blue Economy Gunter Pauli, basandosi sui
riscontri di numerose esplorazioni empiriche, ha delineato i principi guida del suo approccio.
È analizzando tali principi che vorrei esporre le idee e i valori fondamentali di questo nuovo
modello di business, affiancandoli con rappresentativi casi di studio.
Il principio portante della ​Blue Economy consiste nell’osservazione, comprensione e
imitazione della natura e delle sue logiche, poiché come affermato da Pauli “​in ogni momento,
la natura ci mostra la vera economia e l’autentica sostenibilità​” (Pauli 2015, p. 55). Infatti,
per risolvere i problemi ambientali ed economici discussi precedentemente Gunter Pauli
suggerisce di praticare la biomimesi , ovvero comprendere ed applicare la logica degli5
ecosistemi per indirizzarsi verso un’economia sostenibile caratterizzata da una migliore
efficienza nell’uso delle risorse, rimanendo competitiva e generando valore aggiunto. Il
suggerimento offerto dall’economista belga consiste nel riconsiderare le modalità con cui
viene svolta l’attività commerciale, prendendo ispirazione dalla capacità di autoregolazione,
adattamento e resilienza degli ecosistemi naturali, nei quali tutti gli elementi sono tra loro
interconnessi e dipendenti. Infatti, in natura il concetto di “rifiuto” risulta privo di significato,
poiché tutto ciò che apparentemente non ha valore per un determinato soggetto, è in realtà
desiderato da qualcun altro, senza eccezione. Questo fenomeno si può spiegare meglio
attraverso le parole dello stesso Pauli che informa i suoi lettori di come negli ecosistemi
naturali “​i nutrienti siano trasportati dalle specie di un regno biologico a un altro, con
vantaggi per tutti (..) i minerali assorbiti alimentano i microorganismi che diventano cibo per
le piante, che offrono nutrimento ad altre specie, in un ciclo dove i rifiuti degli uni
costituiscono nutrimento per gli altri​” (Pauli, 2015, p. 56). Come si cercherà di esporre nei
prossimi paragrafi, questa rappresenta una delle numerose capacità della natura che il
fondatore della ​Blue Economy ritiene necessario imitare nell’implementazione di innovativi
modelli di business.
5
Con biomimesi si designa la disciplina, di recente formalizzazione, che studia e imita le caratteristiche degli
esseri viventi come modello cui ispirarsi per il miglioramento di attività e tecnologie umane (Treccani).
7
1.1 Sviluppo di una logica non lineare
L’economia moderna è dominata da una logica lineare incentrata su produttività,
ottimizzazione ed efficienza costi-benefici. Sfruttiamo, creiamo valore e poi sprechiamo.
L’analisi causa-effetto tipica di un approccio lineare si basa su astrazioni dal contesto, dal
tempo e dallo spazio, che inducono gli individui che operano in mercati competitivi a
focalizzarsi esclusivamente sulla produzione di un numero limitato di prodotti e a competere
sulla base del prezzo e della qualità. Per esempio, questo sistema premia la riduzione dei costi
attraverso il raggiungimento di maggiori economie di scala .6
Al contrario, gli ecosistemi, così come i sistemi sociali, non seguono un approccio lineare,
ma un modello rigenerativo ciclico. I sistemi naturali, infatti, operano all’interno di assetti
altamente dinamici caratterizzati da numerose interconnessioni, riscontri continui ed effetti
multipli. Il suggerimento di Gunter Pauli, e di alcuni altri economisti, è quello di applicare un
approccio non lineare all’attività commerciale, in modo tale da prevedere e comprendere il
vero impatto delle nostre azioni e scoprire straordinarie opportunità altrimenti nascoste.
Inoltre, un’altra abilità dei sistemi naturali consiste nell’operare sempre entro confini ben
definiti, determinati dalla loro capacità di sostentamento. Al contrario, la logica economica
dominante è caratterizzata da alti tassi di produzione e consumo che non solo esauriscono le
attuali riserve di risorse, generando sprechi ed inquinamento, ma privano anche le future
generazioni dell’accesso a tali risorse. Quindi un ulteriore vantaggio di un modello economico
non lineare consiste nella possibilità di operare entro la capacità di sostentamento del
territorio in cui si sta svolgendo il progetto e in generale entro i più grandi confini planetari.
1.2 Ottimizzazione del sistema per il beneficio di tutti
Uno dei principi della ​Blue Economy consiste nell’ottimizzazione del sistema economico
nel suo complesso, piuttosto che la massimizzazione di un singolo elemento al suo interno.
L’obiettivo principale nel modello di business dominante è la massimizzazione del profitto, la
quale richiede una particolare attenzione ai ricavi e ai costi. I primi possono essere aumentati
controllando una maggiore quota di mercato, i secondi possono essere ridotti tagliando i costi
6
Economie di scala: economie di dimensione connesse con la specializzazione delle produzioni. I vantaggi
produttivi legati all’aumento dei livelli di attivazione del processo di produzione sono misurati in termini di
riduzione dei costi unitari di lungo periodo generati dall’incremento della dimensione dell’unità di produzione
considerata (Bianchi, 2012).
8
dei fattori produttivi o ottenendo maggiori economie di scala. Gunter Pauli nella sua aperta
critica al modello corrente sostiene che “​le compagnie sono alla perenne ricerca di bassi costi
e sacrificano continuamente la qualità al fine di crescere attraverso vendite multiple
consecutive​” (Pauli, 2015, p. 47). Un approccio di questo tipo, che si focalizza sulla
massimizzazione di un singolo parametro, è tipicamente incapace di minimizzare gli effetti
collaterali. Questo costituisce la debolezza principale di un approccio lineare: esso crea vicoli
ciechi che nascondono i potenziali impatti negativi di un fenomeno, causando danni collaterali
al sistema. Infatti, la liberalizzazione del commercio e la connessa globalizzazione economica
e finanziaria, che tende a favorire pochi protagonisti, hanno comportato la scomparsa delle
industrie locali, del servizio di manutenzione e un utilizzo delle risorse poco efficiente che ha
triplicato il consumo dei materiali. Questo modello, inoltre, sottrae potere di acquisto alla
comunità costringendo le persone a cercare prodotti sempre più economici e di minore
qualità, forniti globalmente dai pochi protagonisti che controllano il capitale. Infatti, la
crescita economica, come dimostrato dall’economista Piketty ed altri, non beneficia i poveri.7
L’economista sostiene che in futuro si assisterà ad un aumento della disuguaglianza in termini
di ricchezza e disponibilità di beni e servizi nei paesi sviluppati poiché il tasso di rendimento
del capitale è stato sempre maggiore del tasso di crescita economica. Una disuguaglianza
aggravata dal fatto che finora la ricchezza economica nel mondo si è realizzata tramite sussidi
insostenibili dal pianeta, i cui costi sono sostenuti in gran parte dalle comunità più povere.
Come detto in precedenza la ​Blue Economy opta per un modello partecipativo che ha come
pilastro l’ottimizzazione del sistema nel suo complesso. Ciò implica un’attenta analisi e
comprensione del delicato equilibrio che coinvolge tutti i fattori e la comprensione delle
logiche di ottimizzazione di ogni sottosistema, che se coordinate e modificate, possono
garantire una migliore sostenibilità e allo stesso tempo produttività dell’economia nel suo
complesso. Tale approccio a parere di Gunter Pauli permette di prevenire danni non
intenzionali ed offre opportunità di cooperazione tra diversi progetti, iniziative, attività
commerciali e comunità, intensificando continuamente i vantaggi ed eliminando gli effetti
negativi. Si tratta di un modello in continua evoluzione, che si adatta alle risorse disponibili e
ai livelli di soddisfazione desiderati da una comunità diversificata e in continua crescita.
7
Thomas Piketty (Clichy, 1971) è un economista ​francese​, autore del ​best seller internazionale ​Il capitale nel
XXI secolo ​(2013), nel quale studia la concentrazione e la distribuzione della ricchezza negli ultimi 250 anni.
9
Un esempio rappresentativo di questo modello è il progetto attuato nell’isola spagnola El
Hierro, il cui obiettivo era rendere l’isola autosufficiente dal punto di vista idrico ed
energetico. Dopo svariati anni di collaborazione tra il vice-sindaco dell’isola ed un ingegnere,
la popolazione dell’isola ha cominciato ad usare l’energia eolica per generare elettricità.
L’energia in eccesso viene impiegata per riempire d’acqua un vecchio bacino vulcanico in
modo tale che, in mancanza di vento, l’acqua raccolta sia utilizzata per produrre energia
idroelettrica. L’acqua in eccesso viene adoperata per la desalinizzazione permettendo agli
isolani di avere a disposizione il doppio dell’acqua a metà del costo. Tale risparmio, inoltre,
stimola l’economia locale migliorando la disponibilità di cibo e riducendo il tasso di
disoccupazione. Quello che era iniziato come un progetto energetico si è trasformato in un
insieme di attività economiche che ha permesso la rinascita di numerose industrie, oltre ad
aver risolto il problema energetico. Tale progetto rappresenta un caso esemplare di
ottimizzazione del sistema e dimostra come questa pratica possa garantire numerosi benefici
economici e sociali alla comunità locale. Quest’ultimi si possono assicurare inoltre attraverso
processi produttivi caratterizzati da un’intensa diversificazione, come verrà analizzato più
approfonditamente nel seguente paragrafo.
1.3 Resilienza attraverso la diversificazione
All’interno di mercati competitivi caratterizzati dalla presenza di economie di scala, la
massimizzazione del profitto si ottiene tramite una rigida standardizzazione di input e output,
la quale fornisce risultati prevedibili e riduce le incertezze ed i connessi rischi di impresa. Le
imprese producono e vendono copie perfette dei loro prodotti al mondo intero a prezzi e
qualità identici e prestabiliti, soddisfando in questo modo le aspettative dei consumatori. Tale
approccio, che richiede filiere altamente controllate per garantire la prevedibilità del prodotto
o del servizio, apparentemente riduce il rischio percepito dai consumatori, ma nella realtà crea
un sistema molto fragile.
La soluzione proposta da Gunter Pauli consiste nel rafforzare la resilienza del sistema di
produzione attraverso la diversificazione, ovvero la gestione di molteplici flussi di materie
prime, prodotti e servizi. Soluzione quella dell’economista belga che non poteva che essere
ottenuta dall’osservazione degli ecosistemi naturali e del loro operato; infatti, maggiore è la
biodiversità all’interno di un ecosistema, maggiore sarà la sua efficacia e resilienza. Se un
sistema naturale fa affidamento su un numero limitato di specie, allora la perdita di una sola di
10
queste avrà conseguenze sull’intera collettività. Al contrario un ecosistema caratterizzato da
un’intensa biodiversità resisterà meglio alle tensioni e si riprenderà più velocemente dalle
avversità. Secondo l’ideatore della ​Blue Economy​, analogamente la resilienza di un sistema
economico non può essere ottenuta mediante la creazione di strutture severamente regolate
con rigidi controlli su tutte le variabili; essa si può creare invece attraverso la diversificazione
ed un tessuto di sistemi interconnessi e di rafforzamento reciproco.
Un esempio di come crescita, autosufficienza ed evoluzione verso la resilienza si traducono
in un aumento della produttività è fornito dal processo che ha permesso di coltivare funghi sui
residui prodotti dalla preparazione del caffè. Si è dimostrato che il caffè possiede un enorme
potenziale di crescita poiché i suoi residui possono essere convertiti in un substrato per la
coltivazione di funghi e successivamente il substrato in eccesso può essere convertito in
mangime zootecnico, generando profitto tre volte invece di una. Come ricorda Gunter Pauli,
nel mondo il volume di residui di caffè supera le 10 milioni di tonnellate che renderebbero 10
milioni di tonnellate di funghi e 4 milioni di tonnellate di mangime zootecnico, il tutto
prodotto localmente (Pauli, 2015). Il potenziale del caffè è stato riconosciuto e sfruttato da
Funghi Espresso , una start up agricola nata a Firenze che ispirandosi alle teorie della ​Blue8
Economy ha realizzato un modello di produzione che da uno scarto (il fondo di caffè) è in
grado di generare funghi, humus di lombrico, lombrichi, piante e pesci, con un impatto
sull’ambiente praticamente pari a zero.
1.4 Affidamento alle leggi della fisica
L’approccio della ​Blue Economy prende spunto anche dai modi in cui la natura si serve
della fisica. A tal proposito, infatti, Gunter Pauli sostiene che la vita sia soggetta prima di tutto
alle leggi della fisica (Pauli, 2017). L’economista critica spesso nei suoi libri il cieco
affidamento alla chimica da parte dell'industria moderna. La chimica ha contribuito
straordinariamente allo sviluppo della società contemporanea, ma ha provocato anche
numerosi danni collaterali: il numero crescente di additivi tossici riconosciuti come agenti
cancerogeni, lo sviluppo di gas serra molto potenti, la crescita di montagne di rifiuti e persino
l'espansione continua di "isole" di detriti di plastica nei nostri oceani (Pauli, 2017).
L’economista è allarmato anche dal fatto che il sapere scientifico contemporaneo si affidi alla
8
www.funghiespresso.com.
11
manipolazione della biologia, e quindi alla modificazione genetica, per rispondere ai bisogni
primari della società.
Secondo l’autore belga bisognerebbe valorizzare e sfruttare le leggi della fisica, poiché
esse non prevedono eccezioni: ogni cosa si comporta secondo le aspettative. Pauli invita a
disegnare i modelli di produzione e consumo facendo un miglior uso delle leggi fisiche, in
modo tale da ottenere risultati prevedibili e ridurre il rischio di conseguenze non intenzionali.
Le leggi della fisica consentono di utilizzare differenze di temperatura, pressione, acidità o
salinità per generare flussi di energia abbondanti, prevedibili in termini di dimensioni e
grandezza, e disponibili localmente, raggiungendo in questo modo obiettivi e traguardi
precedentemente considerati costosi o ad alta intensità energetica.
Avvalendosi delle leggi della fisica, Anders Nyquist intuì che il sistema di controllo del9
calore che caratterizza il manto bicolore delle zebre poteva essere utilizzato in ambito
architettonico. Le zebre riescono a ridurre la temperatura corporea di circa 9°C sfruttando le
correnti d’aria generate dall’alternanza delle loro strisce bianche e nere. Analogamente gli
edifici pitturati in bianco e nero ideati dall’architetto svedese sono in grado di controllare la
propria temperatura esterna e riducono quella interna del 4,7%, conseguendo così un
risparmio energetico del 20% circa. Questo progetto dimostra come, studiando le leggi
fisiche, si possa ridurre il bisogno di prodotti chimici e di costosi impianti, e i connessi costi
energetici, finora necessari per riscaldare o rinfrescare un edificio. Inoltre, come afferma Pauli
nel suo libro, “​l’alternanza basata sulla pressione e la temperatura non ha bisogno di costi
aggiuntivi e funziona sempre poiché le leggi della fisica non conoscono eccezioni​” (Pauli,
2015, p. 71).
1.5 Oltre l’organico e il biodegradabile, verso il rinnovabile
Il fondatore della ​Blue Economy invita i suoi lettori ad andare oltre al concetto di
biodegradabile o organico, poiché sostiene che non siano la chiave per la sostenibilità. A10
favore della sua tesi egli cita il caso della produzione di saponi biodegradabili preparati con
acidi grassi ricavati dalle palme, che a causa dell’eccessiva domanda da parte dei
consumatori, ha provocato la deforestazione della foresta pluviale e, di conseguenza, la
distruzione dell’habitat originario dell’orango. Questo è un esempio di come la sola assenza di
9
Anders Georg Nyquist (Sundsvall, 1938) è un architetto svedese.
10
Biodegradabile: nel linguaggio chimico e commerciale, di sostanza o prodotto che può subire la degradazione
biologica o biodegradazione (Treccani).
12
composti tossici all’interno di un prodotto non offre alcuna informazione o approfondimento
su input e procedimenti che hanno permesso la sua produzione. Gunter Pauli avverte e ricorda
che anche quando i materiali sono “verdi”, i metodi con cui vengono prodotti potrebbero
esaurire lo stock esistente della risorsa o andare oltre il suo tasso di sostituzione, a causa di un
consumo eccessivo. Nonostante la commercializzazione di prodotti biodegradabili e organici
sia stata un importante miglioramento, per essere veramente sostenibile e per rispondere ai
bisogni primari della società, Gunter Pauli suggerisce di riconsiderare i correnti metodi di
produzione e consumo, in modo tale che essi diventino coerenti con l’approccio della natura e
contribuiscano alla resilienza della comunità (Pauli, 2017).
Questo approccio è stato sperimentato ad Assam (India) su una piantagione di tè,
confinante con il Parco Nazionale di Kaziranga, patrimonio mondiale dell’UNESCO. Da
quando la coltivazione era diventata organica, annullando l’uso di sostanze chimiche, la sua
produttività era calata drasticamente. Per renderla competitiva sul mercato è stata necessaria
una collaborazione tra esperti in biomimetica ed imprenditori, i quali affidandosi ai principi
della ​Blue Economy hanno rigenerato la biodiversità del suolo, trasformando la piantagione
biologica di tè in una struttura economica stabile, che ha permesso la creazione di posti di
lavoro e aumentato le entrate delle comunità locali.
Per ideare dei modelli produttivi innovativi, come quello appena citato, è necessario
sviluppare nuove strategie di business. Come si analizzerà nel capitolo che segue, il modello
di business proposto dalla ​Blue Economy prevede, per esempio, la soddisfazione dei bisogni
primari della comunità, un miglior accesso ai beni comuni e nuovi metodi che ribaltano le
logiche del sistema economico dominante.
13
2. Cambiamento di prospettiva: l’evoluzione del Modello di Business
La ​Blue Economy adotta un approccio radicale che non si limita ad abbracciare il
cambiamento, ma ne progetta in realtà una continua evoluzione. Gunter Pauli, infatti,
propone un modello di business caratterizzato da modalità innovative di progettazione,
produzione o consumo. Come si è visto, per esempio, l’approccio dell’economista tende a
connettere diversi ambiti e problematiche che comunemente sono analizzati in modo separato
e isolato. Questo capitolo esplora più approfonditamente i benefici conoscitivi ed operativi di
questa prospettiva.
2.1 Nuove opportunità: problemi interconnessi e realtà diversificate
Gunter Pauli sostiene che invece di porsi degli obiettivi per diminuire i danni ambientali,
come fino ad ora ha suggerito l’approccio della ​Green Economy​, la nostra prima priorità
dovrebbe essere sostituire le pratiche, i prodotti e le industrie attuali con quelle che non solo
eliminano tali impatti negativi, ma creano risultati positivi combinati. Quindi, stando
all’economista è necessario studiare i modi con cui nuovi modelli di business possono andare
oltre la minimizzazione del danno ambientale tendendo verso la neutralità, ovvero
l’annullamento di emissioni inquinanti (Pauli, 2017). Inoltre, come verrà analizzato di seguito,
tale processo nel suo complesso sarebbe generativo di ulteriori benefici .
Per questi approfondimenti, Gunter Pauli suggerisce di studiare le interconnessioni che
sussistono tra più problemi isolati per creare un portafoglio di opportunità. Come accennato in
precedenza, quando si tenta di risolvere un problema ignorando le connessioni che
l’intervento risolutivo può avere con il resto del sistema, si creano inconsapevolmente nuovi
problemi e danni collaterali. Pertanto, di fronte ad un problema isolato, l'approccio della ​Blue
Economy cerca di identificare qualsiasi altra problematica all’interno dello stesso sistema e
individuare le interconnessioni in modo tale da scoprire opportunità risolutive altrimenti
ignorate.
Inoltre, studiando la natura e il suo modo di operare all’interno di un ecosistema, si
potrebbe garantire l’evoluzione del processo industriale e delle abitudini di consumo,
facilitando il passaggio da una situazione caratterizzata da standardizzazione e monocolture
verso una realtà ricca e diversificata. Come accennato in precedenza, l’efficacia dei sistemi
naturali consiste nella loro capacità di garantire una diversità sempre maggiore. Tale
14
diversificazione aumenta a sua volta la quantità di relazioni rafforzando la resilienza e
aumentando la produttività del sistema e il “flusso di materia, nutrienti ed energia” (Pauli,
2017).
I vantaggi che possono derivare da un ricca biodiversità sono stati sfruttati efficacemente
da Paolo Lugari quando progettò la riforestazione della savana del Vichada in Colombia. La11
savana era caratterizzata da acqua di scarsa qualità e da un terreno eccessivamente acido.
Grazie ad un crescita esponenziale della sua biodiversità si è trasformata nel corso di 25 anni
in una foresta pluviale ricca di acqua potabile, con un terreno più fertile e ideale per lo
sviluppo della flora. Inizialmente, sono stati piantati degli alberi di pino dei Caraibi su un
terreno ricco di una particolare specie di fungo che ne facilita la crescita. Inoltre, il tappeto di
aghi di pino aumenta l’umidità del terreno trattenendo simultaneamente detriti in
decomposizione che mitigano la temperatura del suolo. Questo ha permesso l’aumento della
permeabilità del terreno e la creazione di un ambiente idoneo all’attecchimento dei nuovi
semi. Nel giro di un decennio la biodiversità era passata da 17 a 256 specie vegetali e, mentre
la fauna e la flora fiorivano, l'acqua potabile veniva servita gratuitamente, migliorando la
salute della comunità locale. In aggiunta a questi mutamenti nelle condizioni meteorologiche
e del suolo, si è assistito ad un altrettanto straordinario aumento del valore del terreno stesso.
Inizialmente il prezzo dell’arida e spoglia savana era di circa 6 dollari per ettaro, nell’arco di
21 anni il valore per ettaro, misurato esclusivamente in base all’acqua potabile, alle
coltivazioni e alla disponibilità di mezzi di sussistenza, è aumentato di oltre 3000 volte. I
guadagni economici di questo progetto si sono tradotti in contributi per la comunità locale in
termini di accesso gratuito all’acqua potabile, possibilità d’impiego e miglioramento
nell’assistenza sanitaria. Il successo di questo progetto dimostra, a parere di Pauli, che “​una
volta comprese le relazioni e interazioni delle tessere del mosaico naturale, si svilupperanno
approcci interamente nuovi, che faranno sembrare antiquate le manipolazioni genetiche e
l’irrigazione a goccia​” (Pauli, 2015, p. 58).
L’economista sostiene dunque che con la consapevolezza di avere la capacità di
trasformare problemi interconnessi in un portafoglio di opportunità, proprio come accade in
natura, si potrà rispondere ai bisogni fondamentali di tutti, con prodotti e servizi strategici per
11
Paolo Lugari è il fondatore di Gaviotas, un eco-villaggio situato nei llanos del dipartimento colombiano di
Vichada. Nel 1971 Lugari riunì un gruppo di ingegneri e scienziati nel tentativo di creare un modo di vivere
sostenibile in uno dei climi politici e geografici meno ospitali del Sud America.
15
la vita e disponibili localmente a costi molto più bassi (Pauli, 2017). Si prenderà in
considerazione ora come tale processo influenzi altresì la tutela dei beni comuni.
2.2 Rafforzare i beni comuni
La ​Blue Economy si pone infatti come obiettivo quello di utilizzare i benefici che derivano
dai processi produttivi per rafforzare i beni comuni . Gunter Pauli nel suo libro ci ricorda che12
la natura non fornisce solo aria, cibo, acqua, sostanze chimiche e minerali, ma anche genetica,
medicina e bellezza. Essa infatti regola il clima, decontamina e mineralizza l'acqua oltre a
convertire i residui in cibo; per quanto riguarda il suolo ne garantisce la fertilità prevenendone
l’erosione; infine, mantiene i cicli di vita e la diversità genetica. Con questa consapevolezza
l’economista belga è sconcertato dal fatto che i beni comuni siano nella migliore delle ipotesi
trascurati, nella peggiore delle ipotesi sfruttati, e che i servizi da loro forniti vengano spesso
privatizzati e monetizzati, come la fornitura di acqua potabile (Pauli, 2017). Infatti l'acqua,
essenza della vita che appartiene a tutti, è solitamente trasformata in un prodotto commerciale
che viene imbottigliato (principalmente in bottiglie di plastica) e spedito in tutto il mondo.
Contestualmente le falde acquifere vengono sfruttate oltre la propria capacità di rifornimento.
Questo genere di sfruttamento eccessivo può essere esteso ad altre risorse naturali e provoca
condizioni climatiche sbilanciate, caratterizzate da drammatici aumenti di temperatura e
dall’acidificazione di aria, acqua e suolo. È con questa consapevolezza che qualsiasi nuova
iniziativa ispirata dalla prospettiva della ​Blue Economy consente alla natura di mantenere la
sua capacità di offrire prodotti e servizi gratuiti ed abbondanti, che vanno dal suolo, cibo e
acqua, alla bellezza. Oltre a migliorare l’accesso ai beni comuni offerti dalla natura,
l’approccio in analisi considera come prioritaria la soddisfazione dei bisogni primari della
società.
2.3 I bisogni essenziali come priorità
Osservando i dati più recenti della Banca mondiale riguardo alla povertà nel mondo (vedi13
grafico) si possono notare notevoli progressi circa la sua riduzione: il mondo nel 2010, con un
12
Beni comuni: l’insieme delle risorse, materiali e immateriali, utilizzate da più individui e che possono essere
considerate patrimonio collettivo dell’umanità (Treccani).
13
La Banca Mondiale comprende due istituzioni internazionali: la ​Banca internazionale per la ricostruzione e lo
sviluppo (BIRS) e l'​Agenzia internazionale per lo sviluppo (AIS o IDA), che si sono prefisse l'obiettivo di lottare
contro la povertà ed organizzare aiuti e finanziamenti agli stati in difficoltà.
16
anticipo di cinque anni, ha raggiunto il primo obiettivo del ​Millennium Development Goal ,14
che consisteva nel ridurre della metà il tasso di povertà del 1990 entro il 2015. Nonostante
questi progressi, il numero di persone che vivono in condizioni di estrema povertà a livello
globale rimane molto elevato. Secondo le stime più recenti, nel 2015 il 10 percento della
popolazione mondiale viveva con meno di 1,90 dollari al giorno, rispetto al 36 percento del
1990 (La Banca mondiale, 2019).
Nonostante ciò le ultime proiezioni mostrano che mantenendo inalterato il modello
economico dominante, il mondo non sarà in grado di sradicare la povertà estrema entro il
2030. E’ infatti sempre più difficile permettere l’accesso a servizi di base, come scuola,
assistenza sanitaria, elettricità, acqua potabile, sicurezza, a coloro che vivono in condizioni di
estrema povertà e si trovano in paesi fragili o aree remote. In base a una definizione
multidimensionale che include consumo, istruzione e accesso ai servizi di base, la percentuale
di poveri risulta essere superiore di circa il 50% rispetto a quella individuata considerando
esclusivamente la povertà monetaria (La Banca mondiale, 2019). Tale prospettiva
multidimensionale rivela un mondo in cui la povertà costituisce un problema molto più ampio
e più radicato. ​Oxfam​, una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si
dedicano alla riduzione della povertà globale attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo,
14
I ​Millennium Development Goals delle ​Nazioni Unite sono otto obiettivi di sviluppo sostenibile che tutti i 193
stati membri dell'ONU si sono impegnati a raggiungere entro l'anno 2015.
17
propone numerose iniziative per affrontare la disuguaglianza che caratterizza l’economia
contemporanea. Tra queste spicca l’invito ad incentivare modelli imprenditoriali che adottino
politiche di maggiore equità retributiva e sostengano livelli salariali dignitosi (Oxfam, 2018).
In linea con la proposta di ​Oxfam​, la ​Blue Economy si pone come obiettivo primario la
creazione di nuovi modelli di business adeguatamente competitivi e capaci di rispondere alle
necessità primarie di tutti. Esistono già molte iniziative finalizzate a migliorare l'uso efficiente
delle risorse, ridurre l'impatto dei cambiamenti climatici e i livelli di inquinamento, ma ciò
che distingue in modo particolare la ​Blue Economy è che ogni progetto ispirato ai suoi
principi beneficia direttamente quella fascia di persone che non hanno accesso a servizi
essenziali per la vita. Come discusso nel primo capitolo, secondo Gunter Pauli un modello
economico circolare non è sufficiente, in quanto non risponde ai bisogni fondamentali di15
tutti; al contrario, la progettazione di un modello rigenerativo ciclico a livello di sistema crea
benefici di cui possono godere tutti, poichè un'iniziativa isolata ha il potenziale di rispondere a
diverse esigenze contemporaneamente.
Tale potenziale si riscontra per esempio osservando le opportunità emerse a seguito della
produzione innovativa della carta mediante le rocce. William Liang nel 2010 ha presentato la
sua invenzione che consiste nella fabbricazione di carta attraverso la combinazione di detriti
risultanti dalle attività minerarie con piccole quantità di plastica. La carta di pietra ha la
peculiarità di poter essere riciclata indefinitamente senza l’uso d’acqua, permettendo inoltre di
liberare milioni di ettari in precedenza dedicati alla forestazione produttiva a beneficio della
produzione alimentare. Mediante un approccio sistemico, supportato dalla modellizzazione
computerizzata, questa iniziativa è riuscita a produrre un nuovo tipo di carta competitivo nel
mercato in termini di prezzo e qualità, risparmiando 20 alberi e 60 tonnellate di acqua per
ogni tonnellata di carta prodotta e diminuendo il consumo energetico del 60%. Tale progetto
quindi non offre solo un'opportunità per generare valore dai rifiuti, ma migliora
l'approvvigionamento idrico, rende disponibili i terreni per la produzione alimentare e
migliora le condizioni di vita - generando contemporaneamente mille posti di lavoro ogni
cento mila tonnellate di roccia convertita in carta di pietra.
15
L’economia circolare è un ​sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo garantendo dunque anche
la sua ecosostenibilità.
18
2.4 Eliminare i prodotti non necessari
Gli esseri umani sono l'unica forma di vita sulla terra che ha creato un modello di
produzione e consumo insostenibile, con numerosi prodotti e servizi non necessari alla vita,
sfruttando inutilmente risorse preziose e generando enormi volumi di rifiuti (Pauli, 2017).
L’approccio della ​Blue Economy​, tuttavia, indaga su come si possa sostituire qualsiasi
artefatto della vita moderna, che si ritiene indispensabile, con sistemi alternativi capaci di
soddisfare le esigenze primarie della società e fornire servizi di valore. Studiando come la
natura affronta una grande varietà di sfide, si scopre che le soluzioni sono spesso molto
semplici e, stando a Gunter Pauli, questa analisi offre una grande fonte d'ispirazione per la
progettazione di nuove tecnologie e l'implementazione di nuovi modelli di business che
consentano di andare oltre il business “normale”. L’economista belga ritiene che sostituire
“qualcosa con nulla”, eliminando i prodotti non necessari, sia un potente principio che
consente di semplificare i processi produttivi, evitare l’eccessivo consumo di materiali e
risorse, ridurre la dipendenza dall'energia ed eliminare le cause del corrente disagio sociale ed
ambientale.
Per esempio, nel mondo della pesca questo principio può essere applicato osservando e
imitando il modo in cui i delfini pescano. Per pescare, gli esseri umani inizialmente
utilizzavano lance, ganci, gabbie e reti manuali, poi sono passati ad enormi reti, dispositivi
elettronici e persino dinamite e acidi. Le reti da pesca, in particolare i dragnet, danneggiano
l'ecosistema poiché catturano molte forme di vita marina indesiderate, che non vengono
mangiate. I delfini, al contrario, pescano creando bolle d'aria nell'oceano che sollevano i pesci
più piccoli in superficie e consentono ai pesci più grandi di sfuggire e riprodursi. La
sostituzione delle reti con l'uso di bolle d'aria, inoltre, permette di recuperare gli stock ittici
impoveriti salvando i pesci femmine con le uova, poiché essendo più pesanti non sono
coinvolti nel flusso ascendente di bolle. Questo è un chiaro esempio di come la
semplificazione dei processi produttivi basata sulla biomimesi (principio fondante della ​Blue
Economy​) può essere conveniente e generare molteplici benefici.
2.5 Un concetto di valore più ampio
Perfino la gestione dei rifiuti può essere caratterizzata dalla lotta allo spreco ingaggiata
dalla ​Blue Economy​, che suggerisce di convertirli in input per altri processi produttivi. In
19
media i rifiuti solidi sono costituiti per il 50% di materiale organico che spesso finisce in una
discarica o viene incenerito (Pauli, 2017). Secondo Gunter Pauli, invece, il miglior approccio
al problema consiste nello sfruttare le materie organiche provenienti dai rifiuti per generare
più valore. Questo principio può essere esteso a tutti i flussi di materia, nutrienti ed energia.
Infatti, quando si crede che tutto abbia un valore, si può andare oltre il semplice riciclo dei
residui materiali, immettendoli invece in un ciclo di produzione e riconoscendo loro un valore
economico. Anche le risorse umane sono spesso considerate senza valore, difatti l'attuale
modello di produzione semplificata e consumo standardizzato non limita sufficientemente la
disoccupazione. È in questo contesto che l’approccio della ​Blue Economy non solo
presuppone che tutto abbia un valore, ma anche che tutti possano creare valore. Il concetto di
residuo, inoltre, non si limita solo ai rifiuti biologici e alla scarsa mobilitazione delle risorse
umane, ma comprende anche attività bloccate e installazioni defunte a causa di fallimenti, di
cui la ​Blue Economy cerca di generare nuovi usi, consentendo ai lavoratori che hanno perso il
lavoro di riqualificarsi e contribuire a riqualificare la propria comunità.
L’attività commerciale di Novamont, un’azienda chimica italiana, è in linea con questo
approccio. Infatti essa propone un modello di bioeconomia circolare basato sulla
riconversione di siti industriali dismessi o non più competitivi, su una filiera agricola integrata
nel territorio e sullo sviluppo di prodotti concepiti per risolvere specifici problemi ambientali,
strettamente connessi con la qualità del suolo e delle acque. In particolare, Novamont si
occupa dello sviluppo di bioplastiche e bioprodotti che, grazie alla loro biodegradabilità in
diversi ambienti, possano contribuire alla tutela degli ecosistemi e del capitale naturale.
L’attività di questa azienda rappresenta un caso esemplare di transizione da un’economia di
prodotto ad un’economia di sistema, che permette la valorizzazione dei territori e la creazione
di prodotti capaci di ridisegnare interi settori applicativi, riducendo i costi delle esternalità16
sull’ambiente e sulla società.
Come detto in precedenza, l’obiettivo iniziale della ​Blue Economy consiste in
un’importante attenzione ai bisogni fondamentali dell'uomo e della natura, per ottenere come
risultato finale una società sana e felice. Come si analizzerà nel prossimo capitolo secondo
Gunter Pauli questo esito si può ottenere ideando numerosi progetti nelle comunità che
consentano al denaro di circolare localmente, sviluppando contestualmente una forte coesione
16
Esternalità: Gli effetti che l’attività di un’unità economica (individuo, impresa ecc.) esercita, al di fuori
delle transazioni di mercato, sulla produzione o sul benessere di altre unità. (Treccani)
20
e cooperazione sociale. La chiave per questo cambiamento è andare oltre i modelli di sviluppo
passati e tracciare un percorso verso il futuro, di cui non si possono avere risultati garantiti e
prevedibili. Per questo motivo l’economista consiglia di creare sistemi di produzione
caratterizzati dall’autopoiesi, ovvero dalla capacità di autoregolarsi, adattarsi ai mutamenti
inattesi e prosperare entro i limiti dello sviluppo (Meadows et al., 1992). Quindi l'approccio
della ​Blue Economy cerca un sano equilibrio tra creazione di valore e rafforzamento della
comunità locale accompagnato da una sua adeguata integrazione nelle economie nazionali,
regionali e persino globali. L'obiettivo quindi non è quello di creare economie locali
economicamente autosufficienti, né di sviluppare economie locali totalmente dipendenti dal
servizio dei mercati internazionali, ma consiste nel creare un equilibrio tra queste due opzioni,
quella a servizio della comunità locale e quella a favore dell’economia globale. Agli scettici
che ritengono l'approccio della ​Blue Economy sia antagonista della globalizzazione, Gunter
Pauli risponde che la sua prospettiva è invece alla ricerca di una versione migliore di
quest’ultima.
21
3. Sviluppo locale: capacità e risorse del territorio
L’attuale versione del capitalismo comporta una distribuzione del reddito fortemente
diseguale, nella quale pochi protagonisti al vertice della piramide posseggono il 99% della
ricchezza mondiale, lasciando solo l’1% agli altri. A parere dell’economista premio Nobel
Muhammad Yunus tale situazione di disuguaglianza non può che peggiorare nel tempo17
anche perché la tecnologia tende ad essere a favore dei più fortunati (Yunus, 2015). Inoltre,
tale sistema economico si basa su un’organizzazione del lavoro che per promuovere la
competitività delle aziende comprime il costo del lavoro e favorisce precarietà e
disoccupazione, scaricando i costi sullo stato che è sempre più chiamato a compensare
attraverso le politiche sociali e il sistema sanitario. Come afferma Pauli nel suo libro questa
organizzazione “​si traduce in un insostenibile aumento del debito dei governi, a cui fa seguito
un lungo periodo di austerità al fine di mantenere entro i limiti la pressione fiscale che è già
troppo forte per una popolazione produttiva in contrazione​” (Pauli, 2015, p. 50).
L’economista Yunus afferma che l’elevato tasso di disoccupazione è sintomo di un mancato
riconoscimento di valore alla persona, per cui si nega ad individui attivi, creativi ed energici
di usare e mettere a disposizione della società il proprio potenziale e le proprie capacità.
L’economista critica la teoria economica classica ed invita i suoi lettori ad una sua
rivisitazione partendo dalle illimitate capacità dell’essere umano. La teoria dovrebbe essere un
riflesso degli esseri umani, concedendo loro abbastanza spazio per farli crescere, non limitarli.
Le persone, non la teoria, dovrebbero poter dire l’ultima parola sul proprio destino, in ogni
fase della propria storia (Yunus, 2015).
La prima responsabilità di uno stato consiste nell’aiutare le persone in difficoltà e ciò viene
svolto attraverso sussidi statali che talvolta possono risultare insostenibili. Yunus riconosce il
fatto che gli aiuti statali svolgano un compito encomiabile prendendosi cura dei cittadini
bisognosi, ma ritiene che sarebbe più opportuno se lo stato aiutasse le persone ad uscire dalla
propria condizione di bisogno nel modo più rapido possibile, affrancandosi così dai sussidi. A
parere del premio Nobel oggi abbiamo sia i mezzi tecnologici che la metodologia adatta per
porre fine a tutto questo, è necessario solo porsi tale obiettivo (Yunus, 2015). In questo
17
Muhammad Yunus (​Chittagong​, 1940) è un ​economista e ​banchiere bengalese. È ideatore e realizzatore del
microcredito moderno, ovvero di un sistema di piccoli ​prestiti destinati ad ​imprenditori troppo poveri per
ottenere ​credito dai circuiti bancari tradizionali. Per i suoi sforzi in questo campo ha vinto il ​premio Nobel per la
pace​ nel 2006.
22
contesto, l’approccio della ​Blue Economy ​persegue una strategia di crescita intelligente ed
inclusiva anche in aree caratterizzate da disoccupazione e povertà, migliorando il flusso di
denaro locale, la rendita degli investimenti, la mitigazione della povertà e la capacità di
rispondere ai bisogni primari, compresa la creazione di posti di lavoro senza alcun bisogno di
sussidi (Pauli, 2015).
3.1 Un repertorio di opportunità locali
Per ridurre gli elevati tassi di disoccupazione e contrastare il declino dello sviluppo
economico Gunter Pauli ritiene sia necessario assicurarsi che le risorse disponibili a livello
locale siano utilizzate per generare maggior valore, aumentando il flusso di denaro nelle casse
del business locale. L’approccio della ​Blue Economy permette la creazione di numerose
opportunità che sfruttano materiali locali, tra cui infrastrutture abbandonate, oltre che flussi
energetici, aumentando così i salari dei lavoratori locali. L’economista belga osserva che le
comunità povere, che non sono in grado di rispondere ai loro bisogni di base, non dovrebbero
dipendere esclusivamente dagli aiuti esterni o dalle importazioni. Quest’ultimi le rendono
infatti inconsapevoli della ricchezza di risorse di cui dispongono localmente: ogni qual volta
una comunità è dipendente dalle importazioni per uno specifico prodotto o servizio,
contestualmente ha la necessità di esportare altri beni per potersi permettere l’acquisto delle
merci di importazione ed evitare in questo modo l’esaurimento di riserve o il ricorso ad un
prestito. Inoltre, una forte dipendenza dalle esportazioni spesso richiede che la soddisfazione
del bisogno locale sia subordinata alle esigenze dei clienti esteri. In questo quadro, un
processo di identificazione e sfruttamento di materiali utili e disponibili a livello locale
alimenta il senso di comunità nell’area, rafforzando la fiducia della collettività nelle proprie
capacità e possibilità di progresso. Gunter Pauli nel suo libro sostiene appunto che “​il
perseguimento del valore - e non l’urgenza di tagliare i costi - porta rapidamente ulteriori
prodotti e servizi al mercato locale, che può così abbastanza facilmente vincere sulle merci
commercializzate a livello internazionale (...) questo pone l’economica locale in una spirale
di crescita che va oltre il sovrasfruttamento delle risorse scarse​” (Pauli, 2015, p.51).
A tal proposito ritengo opportuno citare un esempio di applicazione dei principi della ​Blue
Economy nell’ambito della produzione di pane. Una fabbrica di pane che distribuisce i propri
prodotti a livello internazionale solitamente è integralmente automatizzata e produce in media
milioni di pagnotte al giorno, usufruendo solo di un centinaio di dipendenti. Il costo del pane
23
in questo tipo di industria è rappresentato per il 20% da manodopera e materie prime e per il
restante 80% da costi di marketing e distribuzione, nonché da costi finanziari (Pauli, 2017). Al
contrario un modello di produzione di pane capace di considerare come prioritarie le risorse
disponibili localmente risulta molto diverso. Riguardo alle dimensioni di questa industria
alimentare ci si muove da una fabbrica che produce milioni di pagnotte al giorno a numerose
panetterie che producono decine o centinaia di pagnotte destinate al consumo locale. Di
conseguenza, anche il raggio di consegna dei forni si riduce a pochi piuttosto che migliaia di
chilometri tra una città e l’altra. I forni progettati dagli esperti di ​Blue Economy funzionano ad
energia solare, riscaldando un olio che preserva le alte temperature per giorni. I nuovi pannelli
solari forniscono inoltre calore ed elettricità sufficienti ad alimentare i lampioni in strada e
permettono ai consumatori di ricaricare i loro telefoni. Anche la qualità del pane risulta
migliore poiché la sua produzione non si basa su un impasto premiscelato, ma comprende
piuttosto vitamine e minerali derivati ​​da semi e bucce di frutta, predisposta dai lavoratori
locali. Infine il valore del lavoro e delle materie prime aumenta fino a costituire quasi il 50%
del costo del pane, nonostante il prezzo di vendita resti invariato (Pauli, 2017). Più in
generale, in un contesto di applicazione dei principi della ​Blue Economy il mercato primario
risulta essere formato da scuole, cliniche e centri sociali locali, tutti raggiungibili a piedi.
Conseguentemente, viene garantita una semplificazione dei sistemi di imballaggio che
prevede l’eliminazione di sacchetti di plastica o scatole di cartone, nonché degli agenti di
conservazione, utilizzati in economie a larga distribuzione per mantenere l’integrità dei
prodotti. Perdono quindi utilità i sistemi logistici e i magazzini, nonché i camion
precedentemente necessari per la distribuzione dei beni. Questo esempio descrive un modello
competitivo a livello economico basato sulla diversificazione della produzione e la
realizzazione di economie di scopo , piuttosto che di economie di scala.18
3.2 Attività e infrastrutture abbandonate
Nella ricerca di opportunità locali l’approccio della ​Blue Economy non si basa
esclusivamente sulla presenza di un capitale naturale, come un minerale, un oceano o una
montagna, ma indaga piuttosto sulle interrelazioni dinamiche tra le risorse locali e il loro
conseguente sfruttamento sostenibile. Una particolare attenzione è dedicata ad attività
18
Economie di scopo: decrescita dei costi medi di produzione in presenza di un incremento della quantità di beni
prodotti, anche se questi sono diversi tra loro (Treccani). Le economie di scopo si determinano ogni qualvolta si
possa ottenere un qualsiasi tipo di sinergia dalla produzione congiunta di due o più prodotti diversi.
24
abbandonate e coperte da accantonamenti, per le quali si prevedono investimenti per
convertirle in strumenti generatori di flussi finanziari. Poiché generalmente i vecchi siti
industriali corrono il rischio di necessitare di massicci e costosi risanamenti, Gunter Pauli
invita a recuperare tali luoghi in modo graduale attraverso nuove attività redditizie.
Per esempio, la collaborazione avviata nel 2012 tra la già citata azienda chimica
Novamont, di primo piano nel mercato delle bioplastiche e nello sviluppo di bioprodotti, e
l’azienda multinazionale Eni, leader internazionale nella produzione e commercializzazione di
prodotti petrolchimici, ha dato vita alla joint venture Matrìca, nata dalla riconversione di una
parte di un impianto petrolchimico incagliato a Porto Torres, in Sardegna. Catia Bastioli e il19
suo team di ingegneri hanno studiato l'infrastruttura del sito industriale abbandonato
concludendo che una grande parte di quest’ultima poteva essere riutilizzata per elaborare una
materia prima biologica: il cardo. Il gruppo petrolifero Eni ha deciso di collaborare con questi
esperti, consapevole che il costo sociale ed ambientale associato alla chiusura della sua
struttura poteva essere trasformato in un investimento. Gli esperti durante l’elaborazione del
loro progetto hanno analizzato tutte le risorse locali e si sono resi conto che il cardo , che20
popolava le terre sarde incolte, poteva essere trasformato in una nuova gamma di prodotti a
basso impatto ambientale e con applicazioni in molteplici segmenti di mercato: bioplastiche,
biolubrificanti, prodotti per la cura della casa e della persona, fitosanitari, additivi per
l'industria della gomma e della plastica (Matrìca) . Questa materia prima biologica era21
presente in 175.000 acri di terra fertile lasciati incolti dagli abitanti, i quali ritenevano che il
turismo avrebbe sostenuto l’economia dell’isola, ma che si dovettero ricredere con la crisi
finanziaria del 2008, la quale provocò un drastico calo in questo settore.
Questa iniziativa si è tradotta invece in un’importante opportunità per il territorio sardo,
infatti le numerose risorse economiche che un tempo lasciavano l'isola per finire nelle tasche
dei fornitori di petrolio, ora potevano arricchire gli agricoltori locali. La creazione di valore da
quella che era considerata un'erbaccia, ha generato un moltiplicatore di crescita nell'economia
locale, contribuendo a rafforzare la capacità competitiva e di innovazione del territorio. Gli
effetti positivi di questo processo di innovazione multidisciplinare sono riscontrabili su più
fronti: dal settore primario (colture locali che alimentano la bioraffineria e da cui ottenere
19
Catia Bastioli (​Foligno​, ​1957​) è un'imprenditrice italiana. È amministratore delegato di ​Novamont e presidente
di ​Terna​.
20
Il cardo (Cynara cardunculus ​L.​) è una ​specie​ di ​pianta​ appartenente alla famiglia delle ​Asteraceae​.
21
​www.matrica.it​.
25
anche farine proteiche per l'alimentazione animale) a quello secondario (mezzi e attrezzi
agricoli, logistica, trasformazione dei bioprodotti) sino ad arrivare al terziario (collaborazioni
con scuole, università, enti di ricerca e istituzioni locali) (Matrìca) . La sostituzione di una22
materia prima non rinnovabile, il rilancio dell'agricoltura su un’area di terra incolta, la
reindustrializzazione e la creazione di un'opportunità sociale hanno attratto l’interesse degli
investitori, della società civile e dei responsabili politici, nonché dell'Unione europea che,
ritenendo questa iniziativa strategica, fornisce finanziamenti per l'accelerazione dello sviluppo
di questo settore industriale (Pauli, 2017). Con gli adeguati adattamenti alle specificità locali,
il progetto che ha dato luce a Matrìca rappresenterebbe un vero e proprio caso studio di
bioeconomia replicabile su altri territori. Si tratta di un modello che potrebbe essere adottato
per il recupero e il rilancio di numerosi siti industriali bloccati o abbandonati e offrire nuove
opportunità di sviluppo sia in Italia che all'estero.
Quindi, gli ulteriori vantaggi di questo approccio sono rappresentati dall'aumento del
potere d'acquisto della popolazione locale, dall'accelerazione della circolazione del denaro
nell'area, nonché dalla conversione di un fattore che danneggia la natura in un’opportunità in
armonia con essa e che le consente di riprendere il suo percorso evolutivo (Pauli, 2017).
3.3 Benefici e flussi monetari multipli
La peculiarità delle iniziative discusse consiste nella generazione di molteplici benefici e
flussi di cassa, assicurando numerosi vantaggi sia finanziari che sociali. Emulando azioni e
scambi della natura attraverso l'implementazione di un portafoglio di opportunità, tale
approccio sarebbe in grado di garantire un aumento dei flussi monetari ed una contestuale
riduzione del rischio economico. L'approccio in questione considera ciò che è disponibile a
livello locale, valorizzando ciò che tradizionalmente è considerato un prodotto di scarto, come
infrastrutture incompiute o improduttive, e andando oltre la semplice massimizzazione del
profitto. Esso per esempio permette alle comunità di riguadagnare una dinamica economica e
sociale in armonia con il loro ambiente, garantisce il soddisfacimento dei bisogni di base,
mira a rafforzare i beni comuni, a rigenerare la biodiversità e ad aumentare la resilienza della
collettività. Anche quando tali benefici non portano ad un immediato guadagno finanziario,
rappresentano comunque la base dell'intera economia, stimolando una crescita in grado di
competere con la concorrenza internazionale e servire al meglio la comunità (Pauli, 2017).
22
​www.matrica.it​.
26
Si può ottenere un’illustrazione di questi molteplici vantaggi riprendendo il modello di
produzione di funghi attraverso l’utilizzo dei fondi di caffè, citato precedentemente nel primo
capitolo (paragrafo 1.3). Tale progetto innovativo è stato applicato in alcune regioni del
mondo dove viene coltivato ed esportato il caffè mediante delle colture da reddito, per
esempio in Zimbabwe. Pauli mostra come appena il caffè e i funghi rientrano in un unico
ecosistema, la dicotomia tra colture da reddito e sicurezza alimentare evapora (Pauli, 2017).
Questo e altri vantaggi derivanti dal modello di produzione dei funghi dai fondi di caffè sono
riassunti schematicamente nella tabella sotto riportata.
Vantaggi per il consumatore e il produttore Benefici per il pianeta
maggiore
ricchezza
il caffè fornisce i
nutrienti ideali e il
terreno di coltura per i
funghi
minore energia i fondi di caffè vengono
sterilizzati, non è
necessaria alcuna
ulteriore elaborazione
maggiore pulizia sia la preparazione che
l'inoculazione
richiedono solo acqua
calda
minore metano i fondi di caffè utilizzati
non si decompongono in
discarica, diminuendo
l’emissione di gas a
effetto serra
maggiore
velocità
la caffeina fa crescere i
funghi più velocemente
minore necessità
di pascoli
il substrato post-raccolta
è un mangime di alta
qualità
maggiore
economicità
le materie prime sono
gratuite
minori
deforestazioni
il caffè è anche un legno
duro e un sostituto
ideale della quercia
maggiore salute i funghi sono ricchi di
proteine ​​e senza
colesterolo e grassi
minori discariche diminuiscono i rifiuti
delle caffetterie nelle
discariche e i connessi
costi di rimozione
maggiore
sicurezza
gli scarti della coltura da
reddito assicurano cibo
per la regione
maggiore
sicurezza
alimentare
gli scarti della coltura da
reddito assicurano cibo
per la regione
(Pauli, 2017)
Come più volte sottolineato, Gunter Pauli critica la ​Green Economy ​per il fatto di
incentivare imprenditori e consumatori alla tutela ambientale attraverso politiche sociali ed
economiche, ovvero mediante tassazioni o sussidi. L’economista belga ironizza sulla mancata
utilità di questo approccio che considera lo spreco come qualcosa di cui "prendersi cura" in
27
modo responsabile, mantenendo però invariato il modello di produzione e riservando parte
degli utili per cercare di annullare il danno causato (Pauli, 2017). Al contrario, secondo la
prospettiva della ​Blue Economy la tutela dell’ambiente costituisce una convenienza e permette
di rafforzare il capitale economico, sociale e naturale. A parere di Pauli, infatti, le imprese
saranno in grado di garantire maggiori entrate sia nel breve che nel lungo periodo, offrendo
allo stesso tempo molteplici vantaggi alla comunità e agli ecosistemi.
3.4 Flussi di cassa a favore della comunità locale
Gunter Pauli più volte nel suoi libri critica assiduamente il modello di produzione e
consumo tradizionale e la connessa globalizzazione dei mercati. La questione se la
globalizzazione sia benefica o dannosa per il mondo è ancora irrisolta e controversa.
Indipendentemente dai suoi effetti avversi, la globalizzazione è indubbiamente un fenomeno
che si sta espandendo molto rapidamente in tutto il mondo. Un ampio volume di beni, servizi
e investimenti attraversa quotidianamente i confini nazionali: infatti ogni giorno si verificano
circa 1,5 miliardi di dollari di transazioni in valuta estera, circa 8,9 trilioni di dollari di beni
vengono negoziati attraverso i confini e vengono forniti globalmente 2,10 trilioni di dollari di
servizi (Hill, 2009). Secondo l’economista David R. Henderson la distribuzione di beni e
servizi è parte integrante dello sviluppo economico. Una buona rete di distribuzione che
include un buon sistema di trasporto comporta non solo una migliore consegna di beni e
servizi, ma anche il miglioramento della mobilità dei lavoratori (Henderson, 2007).
Gunter Pauli, al contrario, contesta la creazione di una distribuzione globale dei fattori
produttivi e la conseguente formazione di più mercati orizzontali per la produzione di un23
singolo prodotto, perché essi generano residui ad ogni livello “orizzontale”, oltre che
provocare il trasferimento di denaro dalla comunità verso l’economia globale. La
distribuzione commerciale infatti è diventata uno dei settori più importanti dell'economia
mondiale, aumentando costantemente l'uso di combustibili inquinanti (Pauli, 2017).
L’approccio in analisi quindi non solo si rifà alle risorse disponibili sul luogo, ma permette
inoltre che i frutti dei processi produttivi non si disperdano nella globalizzazione economica e
circolino all’interno dell’economia locale permettendo una sua crescita a beneficio della
comunità.
23
Il mercato dei prodotti industriali si definisce verticale se si riferisce a un solo ramo d’industria e orizzontale
quando il prodotto è impiegato da numerosi rami di industria.
28
3.5 Management guidato da complesse analisi di sistema
Dal momento che l'approccio della ​Blue Economy mira ad un cambiamento radicale dei
modelli di business esistenti, i suoi principi non possono che ispirarsi ai numerosi riscontri
delle iniziative pratiche e concrete che vengono svolte sul campo. L'approccio si basa su una
collaborazione tra esperti di differenti discipline che progettano modelli di produzione usando
le proprie conoscenze scientifiche. Tuttavia, se le iniziative di ​Blue Economy dovessero essere
valutate utilizzando gli strumenti tradizionali di pianificazione aziendale probabilmente i
benefici multipli di cui si è discusso precedentemente risulterebbero incomprensibili. Questo
non significa che l'approccio della ​Blue Economy non richieda alcuna pianificazione. Al
contrario, gli esperti svolgono una complessa analisi della dinamica del sistema partecipativo
per progettare, supportare ed implementare innovativi modelli di business. La dinamica dei
sistemi costituisce un approccio alla comprensione del comportamento dei ​sistemi complessi
nel corso del tempo. Ciò che la rende diversa da altri approcci allo studio dei sistemi
complessi è l'uso dei cicli di retroazione e dei livelli e flussi (nella dinamica dei sistemi, i24
termini "livello" e "stock" possono considerarsi intercambiabili). La modellistica matematica
integrata in questo strumento consente di comprendere le sinergie presenti tra gli elementi del
sistema ed informa sull'interazione delle iniziative con i sistemi naturali, tenendo conto dei
loro limiti. Nel 1964 il professor Jay Forrester ha creato le origini di questo strumento25
sviluppando un modello globale che è servito da base per il ​Rapporto sui limiti dello sviluppo
commissionato al MIT dal Club di Roma (Meadows et al., 1972). È disponibile una versione
semplificata di questo modello che ne consente l'utilizzo da parte di chi si impegna a
comprendere e modellare progetti di ​Blue Economy​. La matematica e la modellistica, quindi,
sono al centro dell'approccio teorizzato da Gunter Pauli che si basa su una gestione libera da
business plan, ma guidata da complesse analisi di sistema.
Riassumendo, l'approccio della ​Blue Economy rivolge l'attenzione allo sviluppo economico
locale, usufruendo prima delle risorse disponibili nel luogo (attribuendo la qualità di risorse
anche a disponibilità tradizionalmente ignorate) e dando la priorità alla soddisfazione dei
bisogni della comunità locale. Questo approccio si basa su una catena di approvvigionamento
24
La retroazione, nota anche come feedback, è il meccanismo mediante il quale i sistemi dinamici sono in grado
di rinviare al punto di inizio di un processo ciclico un’informazione sul processo stesso che possa essere
utilizzata per migliorarlo o correggerne l’andamento (Treccani).
25
Jay Wright Forrester (​Anselmo​, 1918 - 2016) è stato un ​ingegnere elettrotecnico​ e ​informatico​ ​statunitense​.
29
che dalla materia prima al prodotto finito, ove possibile, si rifà a mezzi locali. Gunter Pauli
ritiene che in questo modo si possa garantire un'autentica crescita economica locale,
eliminando anche i costi connessi dell'approvvigionamento globale, come gli imballaggi, la
necessità di conservanti e la logistica dei trasporti, i quali non solo incidono sul costo del
prodotto, ma generano anche sprechi ed emissioni non necessari. A parere del fondatore della
Blue Economy​, nelle economie emergenti questo potrebbe essere un vero e proprio
meccanismo per sollevare un'intera comunità dalla povertà (Pauli, 2017).
30
Conclusione
Nei tre capitoli di questo elaborato ho cercato di dimostrare come l'approccio della ​Blue
Economy​, partendo da principi etici, tenti di offrire una risposta alle esigenze fondamentali
delle comunità locali, introducendo processi produttivi innovativi e sostenibili che ispirandosi
alla natura generano molteplici benefici dal punto di vista economico, ambientale e sociale.
L’apparato concettuale e strumentale proposto dalla ​Blue Economy non si presenta come
statico e immutabile, emerge piuttosto dall’osservazione delle sperimentazioni implementate
sul campo. L’approccio analizzato quindi non si presenta come dogmatico, ma al contrario si
caratterizza come basato su un sistema di miglioramento continuo a partire dai risultati e dai
riscontri di scienziati ed imprenditori. Mentre alcuni potrebbero considerare la ​Blue Economy
rivoluzionaria, Gunter Pauli la ritiene uno dei modi per garantire una possibile risposta alle
urgenti esigenze sociali ed ambientali del nostro tempo, utilizzando nel modo migliore e più
efficiente possibile gli strumenti e le risorse a nostra disposizione.
Come ho cercato di esporre, la ​Blue Economy vanta quindi qualità importanti come la
pragmaticità e la concretezza: esistono infatti centinaia di progetti ispirati ai suoi principi,
implementati con successo in tutto il mondo, dallo Zimbabwe alla California. Nonostante ciò,
la scalabilità di questi progetti rimane un punto critico. I numerosi casi empirici presentati da
Gunter Pauli risultano essere localizzati e funzionali per piccole e medie, piuttosto che per
grandi imprese, che faticano a modificare i propri modelli di business. A tal proposito è
emblematica la reazione dell’azienda multinazionale Nestlé alla proposta di adottare il
modello di produzione di funghi dai fondi di caffè, citato più volte nel corso di questo
elaborato. Riprendendo le parole di Pauli “​L’opposizione interna alla produzione sostiene
che, primo, i funghi non rientrano nel business della Nestlé (...) secondo si sente spesso dire
che i funghi non sono parte della nostra dieta giornaliera​” (Pauli, 2015, p. 54). Si può notare
da questa risposta come il futuro della ​Blue Economy e più in generale la diffusione di modelli
di business basati sull’attenzione all’impatto ambientale e sociale dei propri sistemi produttivi
dipendano da una rivoluzione culturale, oltre che economica e sociale, che ancora stenta a
verificarsi.
La speranza è rivolta alle future generazioni, che oggi sono più consapevoli e sensibili al
tema ambientale e sociale e dispongono di innumerevoli strumenti, conoscenze e tecnologie
per determinare il proprio futuro e quello del pianeta.
31
Bibliografia
Bianchi P.,​ Dizionario di Economia e Finanza​, 2012, ​www.treccani.it
Henderson D. R., ​The Concise Encyclopedia of Economics​, Liberty Fund, California, 2007
Hill C. W., ​International Business​, McGraw-Hill, New York, 2009
Meadows D.H., Meadows D.L., Randers J. William W. Behrens III W. W., ​I limiti dello
sviluppo​, Mondadori, Milano, 1972
Meadows D.H., Meadows D.L., Randers J. ​Oltre i limiti dello sviluppo​, Il Saggiatore, Milano,
1992
Oxfam, ​La grande disuguaglianza, ​2018 ​www.oxfamitalia.org
Pauli G., Blue economy 2.0. 200 progetti implementati, 4 miliardi di dollari investiti, 3 milioni
di nuovi posti di lavoro creati​, Edizione Ambiente, Milano, 2015
Pauli G., ​How the Regeneration of Biodiversity renders a Tea Plantation Competitive​, 2016,
www.theblueeconomy.org
Pauli G., ​The Blue Economy 3.0. The marriage of science, innovation and entrepreneurship
creates a new business model that transforms society​, Xlibris, Bloomington, 2017
Piketty T.,​ Il capitale nel XXI secolo​,​ Bompiani, Milano, 2016
Rockström J., ​5 reasons why the economy is failing the environment, and humanity, 2017,
www.weforum.org
United Nations Climate Change Secretariat, ​Climate action and support trends, Based on
national reports submitted to the UNFCCC secretariat under the current reporting
framework, ​2019, ​https://unfccc.int
Von Weizsäcker E. U., Wijkman A., Come On! Capitalism, Short-termism, Population and
the Destruction of the Planet, ​Springer, New York, 2017
Yunus M., ​Redesigning Economics to Redesign the World​, Yunus Centre, Bangladesh, 2015
32
Sitografia
Blue Economy, ​www.theblueeconomy.org
Ellen MacArthur Foundation, ​www.ellenmacarthurfoundation.org
Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti - Treccani, ​http://www.treccani.it
Funghi espresso​, ​www.funghiespresso.com
Matrìca, ​www.matrica.it
Oxfam Italia, ​www.oxfamitalia.org
Novamont, ​www.novamont.com
The World Bank, ​www.worldbank.org
UNFCCC Sites and platforms, ​https://unfccc.int
Wikipedia, l'enciclopedia libera ​www.wikipedia.org
33
Ringraziamenti
Desidero rivolgermi alla persone a me più care e che mi hanno supportato durante il mio
percorso di studi presso l’Università “Alma Mater Studiorum” di Bologna.
Ringrazio profondamente i miei genitori, Caterina e Bruno, per avermi sostenuto durante il
periodo di stesura di questo elaborato e, più in generale, nel corso dei tre anni di formazione
che mi appresto a concludere. Li ringrazio per la fiducia che hanno sempre riposto nei miei
confronti e per avermi insegnato ad affrontare le sfide e le scelte con riflessività, curiosità e
determinazione.
Ringrazio mia nonna, Monique, che ritengo essere una persona di larghe vedute e portata per
l'ascolto. Le sono grata per i consigli strategici che ha saputo donarmi nei momenti di
difficoltà e per l’empatia e l’ammirazione quotidiane.
Un grazie speciale lo dedico ai miei eterni alleati, Michele e Francesco, che in questi anni mi
hanno dimostrato affetto, stima e solidarietà, e su cui sono certa di poter contare in qualsiasi
circostanza.
Ringrazio il mio relatore, il Professore Luca Lambertini, che grazie alla passione che
dimostra per la sua professione, ha acceso in me maggiore interesse e curiosità per la scienza
economica e, più in generale, per le scienze sociali.
Infine, sono grata ai miei migliori amici, Maria Luna, Ilaria e Nicola, con cui ho condiviso
dubbi, insicurezze e momenti di riflessione, oltre che occasioni di svago e divertimento. Sono
loro profondamente grata per avermi garantito in questi anni la continua disponibilità al
confronto e alla critica e per essere sempre stati sinceri e solidali.
34

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Blue Economy: la natura come guida e lo sviluppo delle tecnologie

  • 1. ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSIT​À​ DI BOLOGNA Corso di Laurea in Economia, Mercati e Istituzioni Blue Economy​: la natura come guida e lo sviluppo delle tecnologie (Economia Ambientale) Presentata da: Relatore: Sara Riccio Prof. Luca Lambertini Matr.: 789105 II APPELLO ANNO ACCADEMICO 2018/2019
  • 2. Blue Economy​: la natura come guida e lo sviluppo delle tecnologie 1
  • 3. “​In nature's economy the currency is not money, it is life.​” Vandana Shiva “​Economics, as it has emerged, can be made more productive by paying greater and more explicit attention to the ethical considerations that shape human behaviour and judgment.​” Amartya Sen Alla mia famiglia 2
  • 4. Indice Introduzione 4 1. La natura come ispirazione 7 1.1 Sviluppo di una logica non lineare 8 1.2 Ottimizzazione del sistema per il beneficio di tutti 8 1.3 Resilienza attraverso la diversificazione 10 1.4 Affidamento alle leggi della fisica 11 1.5 Oltre l’organico e il biodegradabile, verso il rinnovabile 12 2. Cambiamento di prospettiva: l’evoluzione del Modello di Business 14 2.1 Nuove opportunità: problemi interconnessi e realtà diversificate 14 2.2 Rafforzare i beni comuni 16 2.3 I bisogni essenziali come priorità 16 2.4 Eliminare i prodotti non necessari 19 2.5 Un concetto di valore più ampio 19 3. Sviluppo locale: capacità e risorse del territorio 22 3.1 Un repertorio di opportunità locali 23 3.2 Attività e infrastrutture abbandonate 24 3.3 Benefici e flussi monetari multipli 26 3.4 Flussi di cassa a favore della comunità locale 28 3.5 Management guidato da complesse analisi di sistema 29 Conclusione 32 Bibliografia 33 Sitografia 34 3
  • 5. Introduzione “​Once a distant concern, climate change is now an existential threat and the greatest challenge facing this generation. It is abundantly clear that business as usual is no longer good enough​” Patricia Espinosa1 Con questo elaborato si descrivono le caratteristiche e i principi dell’approccio della ​Blue Economy​, che rappresenta uno dei diversi modelli di business circolari implementati negli ultimi cinquant’anni come alternativa al sistema lineare di produzione, distribuzione e consumo delle merci, che sta mettendo a dura prova i limiti naturali del pianeta. Si sta assistendo, infatti, a drastici cambiamenti climatici a livello globale i cui effetti si traducono in temperature più elevate, variazioni delle precipitazioni, innalzamento del livello del mare e catastrofi meteorologiche più frequenti. Questi mutamenti climatici comportano rischi per l'agricoltura, l'approvvigionamento idrico e alimentare, oltre che richiedere una cooperazione globale senza precedenti (​The World Bank​) . In risposta a tale situazione di insicurezza sono2 nati numerosi modelli di business innovativi e sostenibili che mirano ad un sistema di sviluppo più consapevole e meno dissipativo e ad una rigenerazione culturale, oltre che industriale, ambientale e sociale. Già all’inizio degli anni Settanta fu pubblicato un ​Rapporto sui limiti dello sviluppo​, commissionato al MIT dal Club di Roma , che informava la popolazione mondiale delle3 4 preoccupanti previsioni sul futuro della società nel caso in cui il tasso di crescita della popolazione, dell'industrializzazione, dell'inquinamento e dello sfruttamento delle risorse fosse rimasto invariato negli anni a venire (Meadows et al., 1972). Vent’anni dopo fu pubblicato un primo aggiornamento del Rapporto, col titolo ​Oltre i limiti dello sviluppo​, nel quale si sosteneva che erano già stati superati i limiti della "capacità di carico" del pianeta (Meadows et al., 1992). Nello stesso anno fu adottata la Convenzione delle Nazioni Unite sui 1 Patricia Espinosa è un politico e diplomatico messicano, attualmente segretario esecutivo della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Climate Change Secretariat, 2019). 2 ​www.worldbank.org​. 3 L'Istituto di tecnologia del Massachusetts (MIT) è una delle più importanti ​università di ​ricerca del mondo con sede a ​Cambridge​, nel ​Massachusetts​ (​Stati Uniti​). 4 Il Club di Roma è una associazione non governativa di scienziati, economisti, uomini d'affari, attivisti dei diritti civili, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di Stato di tutti e cinque i continenti. Fu fondato nell'aprile del 1968 dall'imprenditore italiano ​Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese ​Alexander King​, insieme a premi Nobel, leader politici ed intellettuali. 4
  • 6. cambiamenti climatici con l'obiettivo di stabilizzare le concentrazioni di gas serra nell'atmosfera ad un livello tale da prevenire pericolose interferenze con il sistema climatico. Da allora la Convenzione rappresenta la strada principale dell'azione e della cooperazione internazionale per affrontare i cambiamenti climatici. Successivamente nel 1997 fu stipulato il Protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2005, che stabiliva impegni vincolanti per i paesi industrializzati volti alla riduzione delle emissioni di gas serra. Più recentemente, con l'adozione dell'Accordo di Parigi nel 2015, i governi di tutto il mondo hanno concordato di operare per contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C, di migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici ed infine di promuovere e sostenere percorsi di sviluppo a basse emissioni inquinanti. Per raggiungere tali obiettivi è necessario implementare e diffondere su ampia scala nuovi modelli di sviluppo in grado di conservare le risorse del pianeta e garantire sostenibilità ecologica ed economica. In questo quadro si inserisce l’approccio della ​Blue Economy che favorisce la transizione da un'economia di prodotto ad un’economia di sistema. Fondata su 21 principi base, la ​Blue Economy mira a realizzare processi produttivi innovativi, prendendo ad esempio gli ecosistemi naturali e valorizzando le risorse del territorio locale. Tale approccio è stato ideato dall’imprenditore ed economista belga Gunter Pauli (Anversa, 1956), il quale ha dato vita alla "​Zero Emissions Research Initiative​", una rete internazionale di scienziati ed economisti che studia nuovi modelli di produzione e di consumo ad impatto ambientale zero. Per salvaguardare la biodiversità e l’equilibrio degli ecosistemi, l’economista ritiene necessario andare oltre il modello economico dominante, che si basa su un massiccio consumo di risorse naturali, sull’uso eccessivo di combustibili fossili e sulla produzione di rifiuti e inquinamento. Negli scorsi decenni la risposta a questi problemi è stata rappresentata dalla ​Green Economy​, la quale attraverso misure economiche, legislative, tecnologiche e di educazione pubblica tenta di ridurre il consumo di energia e di risorse naturali, la produzione di rifiuti e i connessi danni ambientali. Tuttavia, a parere di Gunter Pauli, essa ha portato maggiori costi e minori benefici, in altre parole è considerato un modello economico che richiede un certo grado di “sacrificio”. Al contrario il più radicale approccio della ​Blue Economy vanta di poter generare maggiori benefici economici, sociali ed ambientali rispetto ai modelli di produzione e consumo dominanti. Infatti, questo approccio, come si cercherà di spiegare nei capitoli che seguono, persegue la soddisfazione dei bisogni primari e la creazione di nuovi tipi di lavoro, attraverso 5
  • 7. l’osservazione e l’imitazione della natura per realizzare una migliore e più efficiente gestione delle risorse. Nello specifico, il primo capitolo mette in luce la funzione ispiratrice della natura, il secondo capitolo si concentrerà sulle possibili strategie di business alternative mentre il terzo capitolo affronta la ricaduta su un piano locale dei benefici prodotti dai modelli proposti dalla Blue Economy​. Infine, alla luce di quanto esposto, si tenterà nella conclusione di offrire una valutazione sulle possibilità di diffusione della ​Blue Economy​. 6
  • 8. 1. La natura come ispirazione A sette anni di distanza dal suo primo libro sulla ​Blue Economy Gunter Pauli, basandosi sui riscontri di numerose esplorazioni empiriche, ha delineato i principi guida del suo approccio. È analizzando tali principi che vorrei esporre le idee e i valori fondamentali di questo nuovo modello di business, affiancandoli con rappresentativi casi di studio. Il principio portante della ​Blue Economy consiste nell’osservazione, comprensione e imitazione della natura e delle sue logiche, poiché come affermato da Pauli “​in ogni momento, la natura ci mostra la vera economia e l’autentica sostenibilità​” (Pauli 2015, p. 55). Infatti, per risolvere i problemi ambientali ed economici discussi precedentemente Gunter Pauli suggerisce di praticare la biomimesi , ovvero comprendere ed applicare la logica degli5 ecosistemi per indirizzarsi verso un’economia sostenibile caratterizzata da una migliore efficienza nell’uso delle risorse, rimanendo competitiva e generando valore aggiunto. Il suggerimento offerto dall’economista belga consiste nel riconsiderare le modalità con cui viene svolta l’attività commerciale, prendendo ispirazione dalla capacità di autoregolazione, adattamento e resilienza degli ecosistemi naturali, nei quali tutti gli elementi sono tra loro interconnessi e dipendenti. Infatti, in natura il concetto di “rifiuto” risulta privo di significato, poiché tutto ciò che apparentemente non ha valore per un determinato soggetto, è in realtà desiderato da qualcun altro, senza eccezione. Questo fenomeno si può spiegare meglio attraverso le parole dello stesso Pauli che informa i suoi lettori di come negli ecosistemi naturali “​i nutrienti siano trasportati dalle specie di un regno biologico a un altro, con vantaggi per tutti (..) i minerali assorbiti alimentano i microorganismi che diventano cibo per le piante, che offrono nutrimento ad altre specie, in un ciclo dove i rifiuti degli uni costituiscono nutrimento per gli altri​” (Pauli, 2015, p. 56). Come si cercherà di esporre nei prossimi paragrafi, questa rappresenta una delle numerose capacità della natura che il fondatore della ​Blue Economy ritiene necessario imitare nell’implementazione di innovativi modelli di business. 5 Con biomimesi si designa la disciplina, di recente formalizzazione, che studia e imita le caratteristiche degli esseri viventi come modello cui ispirarsi per il miglioramento di attività e tecnologie umane (Treccani). 7
  • 9. 1.1 Sviluppo di una logica non lineare L’economia moderna è dominata da una logica lineare incentrata su produttività, ottimizzazione ed efficienza costi-benefici. Sfruttiamo, creiamo valore e poi sprechiamo. L’analisi causa-effetto tipica di un approccio lineare si basa su astrazioni dal contesto, dal tempo e dallo spazio, che inducono gli individui che operano in mercati competitivi a focalizzarsi esclusivamente sulla produzione di un numero limitato di prodotti e a competere sulla base del prezzo e della qualità. Per esempio, questo sistema premia la riduzione dei costi attraverso il raggiungimento di maggiori economie di scala .6 Al contrario, gli ecosistemi, così come i sistemi sociali, non seguono un approccio lineare, ma un modello rigenerativo ciclico. I sistemi naturali, infatti, operano all’interno di assetti altamente dinamici caratterizzati da numerose interconnessioni, riscontri continui ed effetti multipli. Il suggerimento di Gunter Pauli, e di alcuni altri economisti, è quello di applicare un approccio non lineare all’attività commerciale, in modo tale da prevedere e comprendere il vero impatto delle nostre azioni e scoprire straordinarie opportunità altrimenti nascoste. Inoltre, un’altra abilità dei sistemi naturali consiste nell’operare sempre entro confini ben definiti, determinati dalla loro capacità di sostentamento. Al contrario, la logica economica dominante è caratterizzata da alti tassi di produzione e consumo che non solo esauriscono le attuali riserve di risorse, generando sprechi ed inquinamento, ma privano anche le future generazioni dell’accesso a tali risorse. Quindi un ulteriore vantaggio di un modello economico non lineare consiste nella possibilità di operare entro la capacità di sostentamento del territorio in cui si sta svolgendo il progetto e in generale entro i più grandi confini planetari. 1.2 Ottimizzazione del sistema per il beneficio di tutti Uno dei principi della ​Blue Economy consiste nell’ottimizzazione del sistema economico nel suo complesso, piuttosto che la massimizzazione di un singolo elemento al suo interno. L’obiettivo principale nel modello di business dominante è la massimizzazione del profitto, la quale richiede una particolare attenzione ai ricavi e ai costi. I primi possono essere aumentati controllando una maggiore quota di mercato, i secondi possono essere ridotti tagliando i costi 6 Economie di scala: economie di dimensione connesse con la specializzazione delle produzioni. I vantaggi produttivi legati all’aumento dei livelli di attivazione del processo di produzione sono misurati in termini di riduzione dei costi unitari di lungo periodo generati dall’incremento della dimensione dell’unità di produzione considerata (Bianchi, 2012). 8
  • 10. dei fattori produttivi o ottenendo maggiori economie di scala. Gunter Pauli nella sua aperta critica al modello corrente sostiene che “​le compagnie sono alla perenne ricerca di bassi costi e sacrificano continuamente la qualità al fine di crescere attraverso vendite multiple consecutive​” (Pauli, 2015, p. 47). Un approccio di questo tipo, che si focalizza sulla massimizzazione di un singolo parametro, è tipicamente incapace di minimizzare gli effetti collaterali. Questo costituisce la debolezza principale di un approccio lineare: esso crea vicoli ciechi che nascondono i potenziali impatti negativi di un fenomeno, causando danni collaterali al sistema. Infatti, la liberalizzazione del commercio e la connessa globalizzazione economica e finanziaria, che tende a favorire pochi protagonisti, hanno comportato la scomparsa delle industrie locali, del servizio di manutenzione e un utilizzo delle risorse poco efficiente che ha triplicato il consumo dei materiali. Questo modello, inoltre, sottrae potere di acquisto alla comunità costringendo le persone a cercare prodotti sempre più economici e di minore qualità, forniti globalmente dai pochi protagonisti che controllano il capitale. Infatti, la crescita economica, come dimostrato dall’economista Piketty ed altri, non beneficia i poveri.7 L’economista sostiene che in futuro si assisterà ad un aumento della disuguaglianza in termini di ricchezza e disponibilità di beni e servizi nei paesi sviluppati poiché il tasso di rendimento del capitale è stato sempre maggiore del tasso di crescita economica. Una disuguaglianza aggravata dal fatto che finora la ricchezza economica nel mondo si è realizzata tramite sussidi insostenibili dal pianeta, i cui costi sono sostenuti in gran parte dalle comunità più povere. Come detto in precedenza la ​Blue Economy opta per un modello partecipativo che ha come pilastro l’ottimizzazione del sistema nel suo complesso. Ciò implica un’attenta analisi e comprensione del delicato equilibrio che coinvolge tutti i fattori e la comprensione delle logiche di ottimizzazione di ogni sottosistema, che se coordinate e modificate, possono garantire una migliore sostenibilità e allo stesso tempo produttività dell’economia nel suo complesso. Tale approccio a parere di Gunter Pauli permette di prevenire danni non intenzionali ed offre opportunità di cooperazione tra diversi progetti, iniziative, attività commerciali e comunità, intensificando continuamente i vantaggi ed eliminando gli effetti negativi. Si tratta di un modello in continua evoluzione, che si adatta alle risorse disponibili e ai livelli di soddisfazione desiderati da una comunità diversificata e in continua crescita. 7 Thomas Piketty (Clichy, 1971) è un economista ​francese​, autore del ​best seller internazionale ​Il capitale nel XXI secolo ​(2013), nel quale studia la concentrazione e la distribuzione della ricchezza negli ultimi 250 anni. 9
  • 11. Un esempio rappresentativo di questo modello è il progetto attuato nell’isola spagnola El Hierro, il cui obiettivo era rendere l’isola autosufficiente dal punto di vista idrico ed energetico. Dopo svariati anni di collaborazione tra il vice-sindaco dell’isola ed un ingegnere, la popolazione dell’isola ha cominciato ad usare l’energia eolica per generare elettricità. L’energia in eccesso viene impiegata per riempire d’acqua un vecchio bacino vulcanico in modo tale che, in mancanza di vento, l’acqua raccolta sia utilizzata per produrre energia idroelettrica. L’acqua in eccesso viene adoperata per la desalinizzazione permettendo agli isolani di avere a disposizione il doppio dell’acqua a metà del costo. Tale risparmio, inoltre, stimola l’economia locale migliorando la disponibilità di cibo e riducendo il tasso di disoccupazione. Quello che era iniziato come un progetto energetico si è trasformato in un insieme di attività economiche che ha permesso la rinascita di numerose industrie, oltre ad aver risolto il problema energetico. Tale progetto rappresenta un caso esemplare di ottimizzazione del sistema e dimostra come questa pratica possa garantire numerosi benefici economici e sociali alla comunità locale. Quest’ultimi si possono assicurare inoltre attraverso processi produttivi caratterizzati da un’intensa diversificazione, come verrà analizzato più approfonditamente nel seguente paragrafo. 1.3 Resilienza attraverso la diversificazione All’interno di mercati competitivi caratterizzati dalla presenza di economie di scala, la massimizzazione del profitto si ottiene tramite una rigida standardizzazione di input e output, la quale fornisce risultati prevedibili e riduce le incertezze ed i connessi rischi di impresa. Le imprese producono e vendono copie perfette dei loro prodotti al mondo intero a prezzi e qualità identici e prestabiliti, soddisfando in questo modo le aspettative dei consumatori. Tale approccio, che richiede filiere altamente controllate per garantire la prevedibilità del prodotto o del servizio, apparentemente riduce il rischio percepito dai consumatori, ma nella realtà crea un sistema molto fragile. La soluzione proposta da Gunter Pauli consiste nel rafforzare la resilienza del sistema di produzione attraverso la diversificazione, ovvero la gestione di molteplici flussi di materie prime, prodotti e servizi. Soluzione quella dell’economista belga che non poteva che essere ottenuta dall’osservazione degli ecosistemi naturali e del loro operato; infatti, maggiore è la biodiversità all’interno di un ecosistema, maggiore sarà la sua efficacia e resilienza. Se un sistema naturale fa affidamento su un numero limitato di specie, allora la perdita di una sola di 10
  • 12. queste avrà conseguenze sull’intera collettività. Al contrario un ecosistema caratterizzato da un’intensa biodiversità resisterà meglio alle tensioni e si riprenderà più velocemente dalle avversità. Secondo l’ideatore della ​Blue Economy​, analogamente la resilienza di un sistema economico non può essere ottenuta mediante la creazione di strutture severamente regolate con rigidi controlli su tutte le variabili; essa si può creare invece attraverso la diversificazione ed un tessuto di sistemi interconnessi e di rafforzamento reciproco. Un esempio di come crescita, autosufficienza ed evoluzione verso la resilienza si traducono in un aumento della produttività è fornito dal processo che ha permesso di coltivare funghi sui residui prodotti dalla preparazione del caffè. Si è dimostrato che il caffè possiede un enorme potenziale di crescita poiché i suoi residui possono essere convertiti in un substrato per la coltivazione di funghi e successivamente il substrato in eccesso può essere convertito in mangime zootecnico, generando profitto tre volte invece di una. Come ricorda Gunter Pauli, nel mondo il volume di residui di caffè supera le 10 milioni di tonnellate che renderebbero 10 milioni di tonnellate di funghi e 4 milioni di tonnellate di mangime zootecnico, il tutto prodotto localmente (Pauli, 2015). Il potenziale del caffè è stato riconosciuto e sfruttato da Funghi Espresso , una start up agricola nata a Firenze che ispirandosi alle teorie della ​Blue8 Economy ha realizzato un modello di produzione che da uno scarto (il fondo di caffè) è in grado di generare funghi, humus di lombrico, lombrichi, piante e pesci, con un impatto sull’ambiente praticamente pari a zero. 1.4 Affidamento alle leggi della fisica L’approccio della ​Blue Economy prende spunto anche dai modi in cui la natura si serve della fisica. A tal proposito, infatti, Gunter Pauli sostiene che la vita sia soggetta prima di tutto alle leggi della fisica (Pauli, 2017). L’economista critica spesso nei suoi libri il cieco affidamento alla chimica da parte dell'industria moderna. La chimica ha contribuito straordinariamente allo sviluppo della società contemporanea, ma ha provocato anche numerosi danni collaterali: il numero crescente di additivi tossici riconosciuti come agenti cancerogeni, lo sviluppo di gas serra molto potenti, la crescita di montagne di rifiuti e persino l'espansione continua di "isole" di detriti di plastica nei nostri oceani (Pauli, 2017). L’economista è allarmato anche dal fatto che il sapere scientifico contemporaneo si affidi alla 8 www.funghiespresso.com. 11
  • 13. manipolazione della biologia, e quindi alla modificazione genetica, per rispondere ai bisogni primari della società. Secondo l’autore belga bisognerebbe valorizzare e sfruttare le leggi della fisica, poiché esse non prevedono eccezioni: ogni cosa si comporta secondo le aspettative. Pauli invita a disegnare i modelli di produzione e consumo facendo un miglior uso delle leggi fisiche, in modo tale da ottenere risultati prevedibili e ridurre il rischio di conseguenze non intenzionali. Le leggi della fisica consentono di utilizzare differenze di temperatura, pressione, acidità o salinità per generare flussi di energia abbondanti, prevedibili in termini di dimensioni e grandezza, e disponibili localmente, raggiungendo in questo modo obiettivi e traguardi precedentemente considerati costosi o ad alta intensità energetica. Avvalendosi delle leggi della fisica, Anders Nyquist intuì che il sistema di controllo del9 calore che caratterizza il manto bicolore delle zebre poteva essere utilizzato in ambito architettonico. Le zebre riescono a ridurre la temperatura corporea di circa 9°C sfruttando le correnti d’aria generate dall’alternanza delle loro strisce bianche e nere. Analogamente gli edifici pitturati in bianco e nero ideati dall’architetto svedese sono in grado di controllare la propria temperatura esterna e riducono quella interna del 4,7%, conseguendo così un risparmio energetico del 20% circa. Questo progetto dimostra come, studiando le leggi fisiche, si possa ridurre il bisogno di prodotti chimici e di costosi impianti, e i connessi costi energetici, finora necessari per riscaldare o rinfrescare un edificio. Inoltre, come afferma Pauli nel suo libro, “​l’alternanza basata sulla pressione e la temperatura non ha bisogno di costi aggiuntivi e funziona sempre poiché le leggi della fisica non conoscono eccezioni​” (Pauli, 2015, p. 71). 1.5 Oltre l’organico e il biodegradabile, verso il rinnovabile Il fondatore della ​Blue Economy invita i suoi lettori ad andare oltre al concetto di biodegradabile o organico, poiché sostiene che non siano la chiave per la sostenibilità. A10 favore della sua tesi egli cita il caso della produzione di saponi biodegradabili preparati con acidi grassi ricavati dalle palme, che a causa dell’eccessiva domanda da parte dei consumatori, ha provocato la deforestazione della foresta pluviale e, di conseguenza, la distruzione dell’habitat originario dell’orango. Questo è un esempio di come la sola assenza di 9 Anders Georg Nyquist (Sundsvall, 1938) è un architetto svedese. 10 Biodegradabile: nel linguaggio chimico e commerciale, di sostanza o prodotto che può subire la degradazione biologica o biodegradazione (Treccani). 12
  • 14. composti tossici all’interno di un prodotto non offre alcuna informazione o approfondimento su input e procedimenti che hanno permesso la sua produzione. Gunter Pauli avverte e ricorda che anche quando i materiali sono “verdi”, i metodi con cui vengono prodotti potrebbero esaurire lo stock esistente della risorsa o andare oltre il suo tasso di sostituzione, a causa di un consumo eccessivo. Nonostante la commercializzazione di prodotti biodegradabili e organici sia stata un importante miglioramento, per essere veramente sostenibile e per rispondere ai bisogni primari della società, Gunter Pauli suggerisce di riconsiderare i correnti metodi di produzione e consumo, in modo tale che essi diventino coerenti con l’approccio della natura e contribuiscano alla resilienza della comunità (Pauli, 2017). Questo approccio è stato sperimentato ad Assam (India) su una piantagione di tè, confinante con il Parco Nazionale di Kaziranga, patrimonio mondiale dell’UNESCO. Da quando la coltivazione era diventata organica, annullando l’uso di sostanze chimiche, la sua produttività era calata drasticamente. Per renderla competitiva sul mercato è stata necessaria una collaborazione tra esperti in biomimetica ed imprenditori, i quali affidandosi ai principi della ​Blue Economy hanno rigenerato la biodiversità del suolo, trasformando la piantagione biologica di tè in una struttura economica stabile, che ha permesso la creazione di posti di lavoro e aumentato le entrate delle comunità locali. Per ideare dei modelli produttivi innovativi, come quello appena citato, è necessario sviluppare nuove strategie di business. Come si analizzerà nel capitolo che segue, il modello di business proposto dalla ​Blue Economy prevede, per esempio, la soddisfazione dei bisogni primari della comunità, un miglior accesso ai beni comuni e nuovi metodi che ribaltano le logiche del sistema economico dominante. 13
  • 15. 2. Cambiamento di prospettiva: l’evoluzione del Modello di Business La ​Blue Economy adotta un approccio radicale che non si limita ad abbracciare il cambiamento, ma ne progetta in realtà una continua evoluzione. Gunter Pauli, infatti, propone un modello di business caratterizzato da modalità innovative di progettazione, produzione o consumo. Come si è visto, per esempio, l’approccio dell’economista tende a connettere diversi ambiti e problematiche che comunemente sono analizzati in modo separato e isolato. Questo capitolo esplora più approfonditamente i benefici conoscitivi ed operativi di questa prospettiva. 2.1 Nuove opportunità: problemi interconnessi e realtà diversificate Gunter Pauli sostiene che invece di porsi degli obiettivi per diminuire i danni ambientali, come fino ad ora ha suggerito l’approccio della ​Green Economy​, la nostra prima priorità dovrebbe essere sostituire le pratiche, i prodotti e le industrie attuali con quelle che non solo eliminano tali impatti negativi, ma creano risultati positivi combinati. Quindi, stando all’economista è necessario studiare i modi con cui nuovi modelli di business possono andare oltre la minimizzazione del danno ambientale tendendo verso la neutralità, ovvero l’annullamento di emissioni inquinanti (Pauli, 2017). Inoltre, come verrà analizzato di seguito, tale processo nel suo complesso sarebbe generativo di ulteriori benefici . Per questi approfondimenti, Gunter Pauli suggerisce di studiare le interconnessioni che sussistono tra più problemi isolati per creare un portafoglio di opportunità. Come accennato in precedenza, quando si tenta di risolvere un problema ignorando le connessioni che l’intervento risolutivo può avere con il resto del sistema, si creano inconsapevolmente nuovi problemi e danni collaterali. Pertanto, di fronte ad un problema isolato, l'approccio della ​Blue Economy cerca di identificare qualsiasi altra problematica all’interno dello stesso sistema e individuare le interconnessioni in modo tale da scoprire opportunità risolutive altrimenti ignorate. Inoltre, studiando la natura e il suo modo di operare all’interno di un ecosistema, si potrebbe garantire l’evoluzione del processo industriale e delle abitudini di consumo, facilitando il passaggio da una situazione caratterizzata da standardizzazione e monocolture verso una realtà ricca e diversificata. Come accennato in precedenza, l’efficacia dei sistemi naturali consiste nella loro capacità di garantire una diversità sempre maggiore. Tale 14
  • 16. diversificazione aumenta a sua volta la quantità di relazioni rafforzando la resilienza e aumentando la produttività del sistema e il “flusso di materia, nutrienti ed energia” (Pauli, 2017). I vantaggi che possono derivare da un ricca biodiversità sono stati sfruttati efficacemente da Paolo Lugari quando progettò la riforestazione della savana del Vichada in Colombia. La11 savana era caratterizzata da acqua di scarsa qualità e da un terreno eccessivamente acido. Grazie ad un crescita esponenziale della sua biodiversità si è trasformata nel corso di 25 anni in una foresta pluviale ricca di acqua potabile, con un terreno più fertile e ideale per lo sviluppo della flora. Inizialmente, sono stati piantati degli alberi di pino dei Caraibi su un terreno ricco di una particolare specie di fungo che ne facilita la crescita. Inoltre, il tappeto di aghi di pino aumenta l’umidità del terreno trattenendo simultaneamente detriti in decomposizione che mitigano la temperatura del suolo. Questo ha permesso l’aumento della permeabilità del terreno e la creazione di un ambiente idoneo all’attecchimento dei nuovi semi. Nel giro di un decennio la biodiversità era passata da 17 a 256 specie vegetali e, mentre la fauna e la flora fiorivano, l'acqua potabile veniva servita gratuitamente, migliorando la salute della comunità locale. In aggiunta a questi mutamenti nelle condizioni meteorologiche e del suolo, si è assistito ad un altrettanto straordinario aumento del valore del terreno stesso. Inizialmente il prezzo dell’arida e spoglia savana era di circa 6 dollari per ettaro, nell’arco di 21 anni il valore per ettaro, misurato esclusivamente in base all’acqua potabile, alle coltivazioni e alla disponibilità di mezzi di sussistenza, è aumentato di oltre 3000 volte. I guadagni economici di questo progetto si sono tradotti in contributi per la comunità locale in termini di accesso gratuito all’acqua potabile, possibilità d’impiego e miglioramento nell’assistenza sanitaria. Il successo di questo progetto dimostra, a parere di Pauli, che “​una volta comprese le relazioni e interazioni delle tessere del mosaico naturale, si svilupperanno approcci interamente nuovi, che faranno sembrare antiquate le manipolazioni genetiche e l’irrigazione a goccia​” (Pauli, 2015, p. 58). L’economista sostiene dunque che con la consapevolezza di avere la capacità di trasformare problemi interconnessi in un portafoglio di opportunità, proprio come accade in natura, si potrà rispondere ai bisogni fondamentali di tutti, con prodotti e servizi strategici per 11 Paolo Lugari è il fondatore di Gaviotas, un eco-villaggio situato nei llanos del dipartimento colombiano di Vichada. Nel 1971 Lugari riunì un gruppo di ingegneri e scienziati nel tentativo di creare un modo di vivere sostenibile in uno dei climi politici e geografici meno ospitali del Sud America. 15
  • 17. la vita e disponibili localmente a costi molto più bassi (Pauli, 2017). Si prenderà in considerazione ora come tale processo influenzi altresì la tutela dei beni comuni. 2.2 Rafforzare i beni comuni La ​Blue Economy si pone infatti come obiettivo quello di utilizzare i benefici che derivano dai processi produttivi per rafforzare i beni comuni . Gunter Pauli nel suo libro ci ricorda che12 la natura non fornisce solo aria, cibo, acqua, sostanze chimiche e minerali, ma anche genetica, medicina e bellezza. Essa infatti regola il clima, decontamina e mineralizza l'acqua oltre a convertire i residui in cibo; per quanto riguarda il suolo ne garantisce la fertilità prevenendone l’erosione; infine, mantiene i cicli di vita e la diversità genetica. Con questa consapevolezza l’economista belga è sconcertato dal fatto che i beni comuni siano nella migliore delle ipotesi trascurati, nella peggiore delle ipotesi sfruttati, e che i servizi da loro forniti vengano spesso privatizzati e monetizzati, come la fornitura di acqua potabile (Pauli, 2017). Infatti l'acqua, essenza della vita che appartiene a tutti, è solitamente trasformata in un prodotto commerciale che viene imbottigliato (principalmente in bottiglie di plastica) e spedito in tutto il mondo. Contestualmente le falde acquifere vengono sfruttate oltre la propria capacità di rifornimento. Questo genere di sfruttamento eccessivo può essere esteso ad altre risorse naturali e provoca condizioni climatiche sbilanciate, caratterizzate da drammatici aumenti di temperatura e dall’acidificazione di aria, acqua e suolo. È con questa consapevolezza che qualsiasi nuova iniziativa ispirata dalla prospettiva della ​Blue Economy consente alla natura di mantenere la sua capacità di offrire prodotti e servizi gratuiti ed abbondanti, che vanno dal suolo, cibo e acqua, alla bellezza. Oltre a migliorare l’accesso ai beni comuni offerti dalla natura, l’approccio in analisi considera come prioritaria la soddisfazione dei bisogni primari della società. 2.3 I bisogni essenziali come priorità Osservando i dati più recenti della Banca mondiale riguardo alla povertà nel mondo (vedi13 grafico) si possono notare notevoli progressi circa la sua riduzione: il mondo nel 2010, con un 12 Beni comuni: l’insieme delle risorse, materiali e immateriali, utilizzate da più individui e che possono essere considerate patrimonio collettivo dell’umanità (Treccani). 13 La Banca Mondiale comprende due istituzioni internazionali: la ​Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (BIRS) e l'​Agenzia internazionale per lo sviluppo (AIS o IDA), che si sono prefisse l'obiettivo di lottare contro la povertà ed organizzare aiuti e finanziamenti agli stati in difficoltà. 16
  • 18. anticipo di cinque anni, ha raggiunto il primo obiettivo del ​Millennium Development Goal ,14 che consisteva nel ridurre della metà il tasso di povertà del 1990 entro il 2015. Nonostante questi progressi, il numero di persone che vivono in condizioni di estrema povertà a livello globale rimane molto elevato. Secondo le stime più recenti, nel 2015 il 10 percento della popolazione mondiale viveva con meno di 1,90 dollari al giorno, rispetto al 36 percento del 1990 (La Banca mondiale, 2019). Nonostante ciò le ultime proiezioni mostrano che mantenendo inalterato il modello economico dominante, il mondo non sarà in grado di sradicare la povertà estrema entro il 2030. E’ infatti sempre più difficile permettere l’accesso a servizi di base, come scuola, assistenza sanitaria, elettricità, acqua potabile, sicurezza, a coloro che vivono in condizioni di estrema povertà e si trovano in paesi fragili o aree remote. In base a una definizione multidimensionale che include consumo, istruzione e accesso ai servizi di base, la percentuale di poveri risulta essere superiore di circa il 50% rispetto a quella individuata considerando esclusivamente la povertà monetaria (La Banca mondiale, 2019). Tale prospettiva multidimensionale rivela un mondo in cui la povertà costituisce un problema molto più ampio e più radicato. ​Oxfam​, una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo, 14 I ​Millennium Development Goals delle ​Nazioni Unite sono otto obiettivi di sviluppo sostenibile che tutti i 193 stati membri dell'ONU si sono impegnati a raggiungere entro l'anno 2015. 17
  • 19. propone numerose iniziative per affrontare la disuguaglianza che caratterizza l’economia contemporanea. Tra queste spicca l’invito ad incentivare modelli imprenditoriali che adottino politiche di maggiore equità retributiva e sostengano livelli salariali dignitosi (Oxfam, 2018). In linea con la proposta di ​Oxfam​, la ​Blue Economy si pone come obiettivo primario la creazione di nuovi modelli di business adeguatamente competitivi e capaci di rispondere alle necessità primarie di tutti. Esistono già molte iniziative finalizzate a migliorare l'uso efficiente delle risorse, ridurre l'impatto dei cambiamenti climatici e i livelli di inquinamento, ma ciò che distingue in modo particolare la ​Blue Economy è che ogni progetto ispirato ai suoi principi beneficia direttamente quella fascia di persone che non hanno accesso a servizi essenziali per la vita. Come discusso nel primo capitolo, secondo Gunter Pauli un modello economico circolare non è sufficiente, in quanto non risponde ai bisogni fondamentali di15 tutti; al contrario, la progettazione di un modello rigenerativo ciclico a livello di sistema crea benefici di cui possono godere tutti, poichè un'iniziativa isolata ha il potenziale di rispondere a diverse esigenze contemporaneamente. Tale potenziale si riscontra per esempio osservando le opportunità emerse a seguito della produzione innovativa della carta mediante le rocce. William Liang nel 2010 ha presentato la sua invenzione che consiste nella fabbricazione di carta attraverso la combinazione di detriti risultanti dalle attività minerarie con piccole quantità di plastica. La carta di pietra ha la peculiarità di poter essere riciclata indefinitamente senza l’uso d’acqua, permettendo inoltre di liberare milioni di ettari in precedenza dedicati alla forestazione produttiva a beneficio della produzione alimentare. Mediante un approccio sistemico, supportato dalla modellizzazione computerizzata, questa iniziativa è riuscita a produrre un nuovo tipo di carta competitivo nel mercato in termini di prezzo e qualità, risparmiando 20 alberi e 60 tonnellate di acqua per ogni tonnellata di carta prodotta e diminuendo il consumo energetico del 60%. Tale progetto quindi non offre solo un'opportunità per generare valore dai rifiuti, ma migliora l'approvvigionamento idrico, rende disponibili i terreni per la produzione alimentare e migliora le condizioni di vita - generando contemporaneamente mille posti di lavoro ogni cento mila tonnellate di roccia convertita in carta di pietra. 15 L’economia circolare è un ​sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo garantendo dunque anche la sua ecosostenibilità. 18
  • 20. 2.4 Eliminare i prodotti non necessari Gli esseri umani sono l'unica forma di vita sulla terra che ha creato un modello di produzione e consumo insostenibile, con numerosi prodotti e servizi non necessari alla vita, sfruttando inutilmente risorse preziose e generando enormi volumi di rifiuti (Pauli, 2017). L’approccio della ​Blue Economy​, tuttavia, indaga su come si possa sostituire qualsiasi artefatto della vita moderna, che si ritiene indispensabile, con sistemi alternativi capaci di soddisfare le esigenze primarie della società e fornire servizi di valore. Studiando come la natura affronta una grande varietà di sfide, si scopre che le soluzioni sono spesso molto semplici e, stando a Gunter Pauli, questa analisi offre una grande fonte d'ispirazione per la progettazione di nuove tecnologie e l'implementazione di nuovi modelli di business che consentano di andare oltre il business “normale”. L’economista belga ritiene che sostituire “qualcosa con nulla”, eliminando i prodotti non necessari, sia un potente principio che consente di semplificare i processi produttivi, evitare l’eccessivo consumo di materiali e risorse, ridurre la dipendenza dall'energia ed eliminare le cause del corrente disagio sociale ed ambientale. Per esempio, nel mondo della pesca questo principio può essere applicato osservando e imitando il modo in cui i delfini pescano. Per pescare, gli esseri umani inizialmente utilizzavano lance, ganci, gabbie e reti manuali, poi sono passati ad enormi reti, dispositivi elettronici e persino dinamite e acidi. Le reti da pesca, in particolare i dragnet, danneggiano l'ecosistema poiché catturano molte forme di vita marina indesiderate, che non vengono mangiate. I delfini, al contrario, pescano creando bolle d'aria nell'oceano che sollevano i pesci più piccoli in superficie e consentono ai pesci più grandi di sfuggire e riprodursi. La sostituzione delle reti con l'uso di bolle d'aria, inoltre, permette di recuperare gli stock ittici impoveriti salvando i pesci femmine con le uova, poiché essendo più pesanti non sono coinvolti nel flusso ascendente di bolle. Questo è un chiaro esempio di come la semplificazione dei processi produttivi basata sulla biomimesi (principio fondante della ​Blue Economy​) può essere conveniente e generare molteplici benefici. 2.5 Un concetto di valore più ampio Perfino la gestione dei rifiuti può essere caratterizzata dalla lotta allo spreco ingaggiata dalla ​Blue Economy​, che suggerisce di convertirli in input per altri processi produttivi. In 19
  • 21. media i rifiuti solidi sono costituiti per il 50% di materiale organico che spesso finisce in una discarica o viene incenerito (Pauli, 2017). Secondo Gunter Pauli, invece, il miglior approccio al problema consiste nello sfruttare le materie organiche provenienti dai rifiuti per generare più valore. Questo principio può essere esteso a tutti i flussi di materia, nutrienti ed energia. Infatti, quando si crede che tutto abbia un valore, si può andare oltre il semplice riciclo dei residui materiali, immettendoli invece in un ciclo di produzione e riconoscendo loro un valore economico. Anche le risorse umane sono spesso considerate senza valore, difatti l'attuale modello di produzione semplificata e consumo standardizzato non limita sufficientemente la disoccupazione. È in questo contesto che l’approccio della ​Blue Economy non solo presuppone che tutto abbia un valore, ma anche che tutti possano creare valore. Il concetto di residuo, inoltre, non si limita solo ai rifiuti biologici e alla scarsa mobilitazione delle risorse umane, ma comprende anche attività bloccate e installazioni defunte a causa di fallimenti, di cui la ​Blue Economy cerca di generare nuovi usi, consentendo ai lavoratori che hanno perso il lavoro di riqualificarsi e contribuire a riqualificare la propria comunità. L’attività commerciale di Novamont, un’azienda chimica italiana, è in linea con questo approccio. Infatti essa propone un modello di bioeconomia circolare basato sulla riconversione di siti industriali dismessi o non più competitivi, su una filiera agricola integrata nel territorio e sullo sviluppo di prodotti concepiti per risolvere specifici problemi ambientali, strettamente connessi con la qualità del suolo e delle acque. In particolare, Novamont si occupa dello sviluppo di bioplastiche e bioprodotti che, grazie alla loro biodegradabilità in diversi ambienti, possano contribuire alla tutela degli ecosistemi e del capitale naturale. L’attività di questa azienda rappresenta un caso esemplare di transizione da un’economia di prodotto ad un’economia di sistema, che permette la valorizzazione dei territori e la creazione di prodotti capaci di ridisegnare interi settori applicativi, riducendo i costi delle esternalità16 sull’ambiente e sulla società. Come detto in precedenza, l’obiettivo iniziale della ​Blue Economy consiste in un’importante attenzione ai bisogni fondamentali dell'uomo e della natura, per ottenere come risultato finale una società sana e felice. Come si analizzerà nel prossimo capitolo secondo Gunter Pauli questo esito si può ottenere ideando numerosi progetti nelle comunità che consentano al denaro di circolare localmente, sviluppando contestualmente una forte coesione 16 Esternalità: Gli effetti che l’attività di un’unità economica (individuo, impresa ecc.) esercita, al di fuori delle transazioni di mercato, sulla produzione o sul benessere di altre unità. (Treccani) 20
  • 22. e cooperazione sociale. La chiave per questo cambiamento è andare oltre i modelli di sviluppo passati e tracciare un percorso verso il futuro, di cui non si possono avere risultati garantiti e prevedibili. Per questo motivo l’economista consiglia di creare sistemi di produzione caratterizzati dall’autopoiesi, ovvero dalla capacità di autoregolarsi, adattarsi ai mutamenti inattesi e prosperare entro i limiti dello sviluppo (Meadows et al., 1992). Quindi l'approccio della ​Blue Economy cerca un sano equilibrio tra creazione di valore e rafforzamento della comunità locale accompagnato da una sua adeguata integrazione nelle economie nazionali, regionali e persino globali. L'obiettivo quindi non è quello di creare economie locali economicamente autosufficienti, né di sviluppare economie locali totalmente dipendenti dal servizio dei mercati internazionali, ma consiste nel creare un equilibrio tra queste due opzioni, quella a servizio della comunità locale e quella a favore dell’economia globale. Agli scettici che ritengono l'approccio della ​Blue Economy sia antagonista della globalizzazione, Gunter Pauli risponde che la sua prospettiva è invece alla ricerca di una versione migliore di quest’ultima. 21
  • 23. 3. Sviluppo locale: capacità e risorse del territorio L’attuale versione del capitalismo comporta una distribuzione del reddito fortemente diseguale, nella quale pochi protagonisti al vertice della piramide posseggono il 99% della ricchezza mondiale, lasciando solo l’1% agli altri. A parere dell’economista premio Nobel Muhammad Yunus tale situazione di disuguaglianza non può che peggiorare nel tempo17 anche perché la tecnologia tende ad essere a favore dei più fortunati (Yunus, 2015). Inoltre, tale sistema economico si basa su un’organizzazione del lavoro che per promuovere la competitività delle aziende comprime il costo del lavoro e favorisce precarietà e disoccupazione, scaricando i costi sullo stato che è sempre più chiamato a compensare attraverso le politiche sociali e il sistema sanitario. Come afferma Pauli nel suo libro questa organizzazione “​si traduce in un insostenibile aumento del debito dei governi, a cui fa seguito un lungo periodo di austerità al fine di mantenere entro i limiti la pressione fiscale che è già troppo forte per una popolazione produttiva in contrazione​” (Pauli, 2015, p. 50). L’economista Yunus afferma che l’elevato tasso di disoccupazione è sintomo di un mancato riconoscimento di valore alla persona, per cui si nega ad individui attivi, creativi ed energici di usare e mettere a disposizione della società il proprio potenziale e le proprie capacità. L’economista critica la teoria economica classica ed invita i suoi lettori ad una sua rivisitazione partendo dalle illimitate capacità dell’essere umano. La teoria dovrebbe essere un riflesso degli esseri umani, concedendo loro abbastanza spazio per farli crescere, non limitarli. Le persone, non la teoria, dovrebbero poter dire l’ultima parola sul proprio destino, in ogni fase della propria storia (Yunus, 2015). La prima responsabilità di uno stato consiste nell’aiutare le persone in difficoltà e ciò viene svolto attraverso sussidi statali che talvolta possono risultare insostenibili. Yunus riconosce il fatto che gli aiuti statali svolgano un compito encomiabile prendendosi cura dei cittadini bisognosi, ma ritiene che sarebbe più opportuno se lo stato aiutasse le persone ad uscire dalla propria condizione di bisogno nel modo più rapido possibile, affrancandosi così dai sussidi. A parere del premio Nobel oggi abbiamo sia i mezzi tecnologici che la metodologia adatta per porre fine a tutto questo, è necessario solo porsi tale obiettivo (Yunus, 2015). In questo 17 Muhammad Yunus (​Chittagong​, 1940) è un ​economista e ​banchiere bengalese. È ideatore e realizzatore del microcredito moderno, ovvero di un sistema di piccoli ​prestiti destinati ad ​imprenditori troppo poveri per ottenere ​credito dai circuiti bancari tradizionali. Per i suoi sforzi in questo campo ha vinto il ​premio Nobel per la pace​ nel 2006. 22
  • 24. contesto, l’approccio della ​Blue Economy ​persegue una strategia di crescita intelligente ed inclusiva anche in aree caratterizzate da disoccupazione e povertà, migliorando il flusso di denaro locale, la rendita degli investimenti, la mitigazione della povertà e la capacità di rispondere ai bisogni primari, compresa la creazione di posti di lavoro senza alcun bisogno di sussidi (Pauli, 2015). 3.1 Un repertorio di opportunità locali Per ridurre gli elevati tassi di disoccupazione e contrastare il declino dello sviluppo economico Gunter Pauli ritiene sia necessario assicurarsi che le risorse disponibili a livello locale siano utilizzate per generare maggior valore, aumentando il flusso di denaro nelle casse del business locale. L’approccio della ​Blue Economy permette la creazione di numerose opportunità che sfruttano materiali locali, tra cui infrastrutture abbandonate, oltre che flussi energetici, aumentando così i salari dei lavoratori locali. L’economista belga osserva che le comunità povere, che non sono in grado di rispondere ai loro bisogni di base, non dovrebbero dipendere esclusivamente dagli aiuti esterni o dalle importazioni. Quest’ultimi le rendono infatti inconsapevoli della ricchezza di risorse di cui dispongono localmente: ogni qual volta una comunità è dipendente dalle importazioni per uno specifico prodotto o servizio, contestualmente ha la necessità di esportare altri beni per potersi permettere l’acquisto delle merci di importazione ed evitare in questo modo l’esaurimento di riserve o il ricorso ad un prestito. Inoltre, una forte dipendenza dalle esportazioni spesso richiede che la soddisfazione del bisogno locale sia subordinata alle esigenze dei clienti esteri. In questo quadro, un processo di identificazione e sfruttamento di materiali utili e disponibili a livello locale alimenta il senso di comunità nell’area, rafforzando la fiducia della collettività nelle proprie capacità e possibilità di progresso. Gunter Pauli nel suo libro sostiene appunto che “​il perseguimento del valore - e non l’urgenza di tagliare i costi - porta rapidamente ulteriori prodotti e servizi al mercato locale, che può così abbastanza facilmente vincere sulle merci commercializzate a livello internazionale (...) questo pone l’economica locale in una spirale di crescita che va oltre il sovrasfruttamento delle risorse scarse​” (Pauli, 2015, p.51). A tal proposito ritengo opportuno citare un esempio di applicazione dei principi della ​Blue Economy nell’ambito della produzione di pane. Una fabbrica di pane che distribuisce i propri prodotti a livello internazionale solitamente è integralmente automatizzata e produce in media milioni di pagnotte al giorno, usufruendo solo di un centinaio di dipendenti. Il costo del pane 23
  • 25. in questo tipo di industria è rappresentato per il 20% da manodopera e materie prime e per il restante 80% da costi di marketing e distribuzione, nonché da costi finanziari (Pauli, 2017). Al contrario un modello di produzione di pane capace di considerare come prioritarie le risorse disponibili localmente risulta molto diverso. Riguardo alle dimensioni di questa industria alimentare ci si muove da una fabbrica che produce milioni di pagnotte al giorno a numerose panetterie che producono decine o centinaia di pagnotte destinate al consumo locale. Di conseguenza, anche il raggio di consegna dei forni si riduce a pochi piuttosto che migliaia di chilometri tra una città e l’altra. I forni progettati dagli esperti di ​Blue Economy funzionano ad energia solare, riscaldando un olio che preserva le alte temperature per giorni. I nuovi pannelli solari forniscono inoltre calore ed elettricità sufficienti ad alimentare i lampioni in strada e permettono ai consumatori di ricaricare i loro telefoni. Anche la qualità del pane risulta migliore poiché la sua produzione non si basa su un impasto premiscelato, ma comprende piuttosto vitamine e minerali derivati ​​da semi e bucce di frutta, predisposta dai lavoratori locali. Infine il valore del lavoro e delle materie prime aumenta fino a costituire quasi il 50% del costo del pane, nonostante il prezzo di vendita resti invariato (Pauli, 2017). Più in generale, in un contesto di applicazione dei principi della ​Blue Economy il mercato primario risulta essere formato da scuole, cliniche e centri sociali locali, tutti raggiungibili a piedi. Conseguentemente, viene garantita una semplificazione dei sistemi di imballaggio che prevede l’eliminazione di sacchetti di plastica o scatole di cartone, nonché degli agenti di conservazione, utilizzati in economie a larga distribuzione per mantenere l’integrità dei prodotti. Perdono quindi utilità i sistemi logistici e i magazzini, nonché i camion precedentemente necessari per la distribuzione dei beni. Questo esempio descrive un modello competitivo a livello economico basato sulla diversificazione della produzione e la realizzazione di economie di scopo , piuttosto che di economie di scala.18 3.2 Attività e infrastrutture abbandonate Nella ricerca di opportunità locali l’approccio della ​Blue Economy non si basa esclusivamente sulla presenza di un capitale naturale, come un minerale, un oceano o una montagna, ma indaga piuttosto sulle interrelazioni dinamiche tra le risorse locali e il loro conseguente sfruttamento sostenibile. Una particolare attenzione è dedicata ad attività 18 Economie di scopo: decrescita dei costi medi di produzione in presenza di un incremento della quantità di beni prodotti, anche se questi sono diversi tra loro (Treccani). Le economie di scopo si determinano ogni qualvolta si possa ottenere un qualsiasi tipo di sinergia dalla produzione congiunta di due o più prodotti diversi. 24
  • 26. abbandonate e coperte da accantonamenti, per le quali si prevedono investimenti per convertirle in strumenti generatori di flussi finanziari. Poiché generalmente i vecchi siti industriali corrono il rischio di necessitare di massicci e costosi risanamenti, Gunter Pauli invita a recuperare tali luoghi in modo graduale attraverso nuove attività redditizie. Per esempio, la collaborazione avviata nel 2012 tra la già citata azienda chimica Novamont, di primo piano nel mercato delle bioplastiche e nello sviluppo di bioprodotti, e l’azienda multinazionale Eni, leader internazionale nella produzione e commercializzazione di prodotti petrolchimici, ha dato vita alla joint venture Matrìca, nata dalla riconversione di una parte di un impianto petrolchimico incagliato a Porto Torres, in Sardegna. Catia Bastioli e il19 suo team di ingegneri hanno studiato l'infrastruttura del sito industriale abbandonato concludendo che una grande parte di quest’ultima poteva essere riutilizzata per elaborare una materia prima biologica: il cardo. Il gruppo petrolifero Eni ha deciso di collaborare con questi esperti, consapevole che il costo sociale ed ambientale associato alla chiusura della sua struttura poteva essere trasformato in un investimento. Gli esperti durante l’elaborazione del loro progetto hanno analizzato tutte le risorse locali e si sono resi conto che il cardo , che20 popolava le terre sarde incolte, poteva essere trasformato in una nuova gamma di prodotti a basso impatto ambientale e con applicazioni in molteplici segmenti di mercato: bioplastiche, biolubrificanti, prodotti per la cura della casa e della persona, fitosanitari, additivi per l'industria della gomma e della plastica (Matrìca) . Questa materia prima biologica era21 presente in 175.000 acri di terra fertile lasciati incolti dagli abitanti, i quali ritenevano che il turismo avrebbe sostenuto l’economia dell’isola, ma che si dovettero ricredere con la crisi finanziaria del 2008, la quale provocò un drastico calo in questo settore. Questa iniziativa si è tradotta invece in un’importante opportunità per il territorio sardo, infatti le numerose risorse economiche che un tempo lasciavano l'isola per finire nelle tasche dei fornitori di petrolio, ora potevano arricchire gli agricoltori locali. La creazione di valore da quella che era considerata un'erbaccia, ha generato un moltiplicatore di crescita nell'economia locale, contribuendo a rafforzare la capacità competitiva e di innovazione del territorio. Gli effetti positivi di questo processo di innovazione multidisciplinare sono riscontrabili su più fronti: dal settore primario (colture locali che alimentano la bioraffineria e da cui ottenere 19 Catia Bastioli (​Foligno​, ​1957​) è un'imprenditrice italiana. È amministratore delegato di ​Novamont e presidente di ​Terna​. 20 Il cardo (Cynara cardunculus ​L.​) è una ​specie​ di ​pianta​ appartenente alla famiglia delle ​Asteraceae​. 21 ​www.matrica.it​. 25
  • 27. anche farine proteiche per l'alimentazione animale) a quello secondario (mezzi e attrezzi agricoli, logistica, trasformazione dei bioprodotti) sino ad arrivare al terziario (collaborazioni con scuole, università, enti di ricerca e istituzioni locali) (Matrìca) . La sostituzione di una22 materia prima non rinnovabile, il rilancio dell'agricoltura su un’area di terra incolta, la reindustrializzazione e la creazione di un'opportunità sociale hanno attratto l’interesse degli investitori, della società civile e dei responsabili politici, nonché dell'Unione europea che, ritenendo questa iniziativa strategica, fornisce finanziamenti per l'accelerazione dello sviluppo di questo settore industriale (Pauli, 2017). Con gli adeguati adattamenti alle specificità locali, il progetto che ha dato luce a Matrìca rappresenterebbe un vero e proprio caso studio di bioeconomia replicabile su altri territori. Si tratta di un modello che potrebbe essere adottato per il recupero e il rilancio di numerosi siti industriali bloccati o abbandonati e offrire nuove opportunità di sviluppo sia in Italia che all'estero. Quindi, gli ulteriori vantaggi di questo approccio sono rappresentati dall'aumento del potere d'acquisto della popolazione locale, dall'accelerazione della circolazione del denaro nell'area, nonché dalla conversione di un fattore che danneggia la natura in un’opportunità in armonia con essa e che le consente di riprendere il suo percorso evolutivo (Pauli, 2017). 3.3 Benefici e flussi monetari multipli La peculiarità delle iniziative discusse consiste nella generazione di molteplici benefici e flussi di cassa, assicurando numerosi vantaggi sia finanziari che sociali. Emulando azioni e scambi della natura attraverso l'implementazione di un portafoglio di opportunità, tale approccio sarebbe in grado di garantire un aumento dei flussi monetari ed una contestuale riduzione del rischio economico. L'approccio in questione considera ciò che è disponibile a livello locale, valorizzando ciò che tradizionalmente è considerato un prodotto di scarto, come infrastrutture incompiute o improduttive, e andando oltre la semplice massimizzazione del profitto. Esso per esempio permette alle comunità di riguadagnare una dinamica economica e sociale in armonia con il loro ambiente, garantisce il soddisfacimento dei bisogni di base, mira a rafforzare i beni comuni, a rigenerare la biodiversità e ad aumentare la resilienza della collettività. Anche quando tali benefici non portano ad un immediato guadagno finanziario, rappresentano comunque la base dell'intera economia, stimolando una crescita in grado di competere con la concorrenza internazionale e servire al meglio la comunità (Pauli, 2017). 22 ​www.matrica.it​. 26
  • 28. Si può ottenere un’illustrazione di questi molteplici vantaggi riprendendo il modello di produzione di funghi attraverso l’utilizzo dei fondi di caffè, citato precedentemente nel primo capitolo (paragrafo 1.3). Tale progetto innovativo è stato applicato in alcune regioni del mondo dove viene coltivato ed esportato il caffè mediante delle colture da reddito, per esempio in Zimbabwe. Pauli mostra come appena il caffè e i funghi rientrano in un unico ecosistema, la dicotomia tra colture da reddito e sicurezza alimentare evapora (Pauli, 2017). Questo e altri vantaggi derivanti dal modello di produzione dei funghi dai fondi di caffè sono riassunti schematicamente nella tabella sotto riportata. Vantaggi per il consumatore e il produttore Benefici per il pianeta maggiore ricchezza il caffè fornisce i nutrienti ideali e il terreno di coltura per i funghi minore energia i fondi di caffè vengono sterilizzati, non è necessaria alcuna ulteriore elaborazione maggiore pulizia sia la preparazione che l'inoculazione richiedono solo acqua calda minore metano i fondi di caffè utilizzati non si decompongono in discarica, diminuendo l’emissione di gas a effetto serra maggiore velocità la caffeina fa crescere i funghi più velocemente minore necessità di pascoli il substrato post-raccolta è un mangime di alta qualità maggiore economicità le materie prime sono gratuite minori deforestazioni il caffè è anche un legno duro e un sostituto ideale della quercia maggiore salute i funghi sono ricchi di proteine ​​e senza colesterolo e grassi minori discariche diminuiscono i rifiuti delle caffetterie nelle discariche e i connessi costi di rimozione maggiore sicurezza gli scarti della coltura da reddito assicurano cibo per la regione maggiore sicurezza alimentare gli scarti della coltura da reddito assicurano cibo per la regione (Pauli, 2017) Come più volte sottolineato, Gunter Pauli critica la ​Green Economy ​per il fatto di incentivare imprenditori e consumatori alla tutela ambientale attraverso politiche sociali ed economiche, ovvero mediante tassazioni o sussidi. L’economista belga ironizza sulla mancata utilità di questo approccio che considera lo spreco come qualcosa di cui "prendersi cura" in 27
  • 29. modo responsabile, mantenendo però invariato il modello di produzione e riservando parte degli utili per cercare di annullare il danno causato (Pauli, 2017). Al contrario, secondo la prospettiva della ​Blue Economy la tutela dell’ambiente costituisce una convenienza e permette di rafforzare il capitale economico, sociale e naturale. A parere di Pauli, infatti, le imprese saranno in grado di garantire maggiori entrate sia nel breve che nel lungo periodo, offrendo allo stesso tempo molteplici vantaggi alla comunità e agli ecosistemi. 3.4 Flussi di cassa a favore della comunità locale Gunter Pauli più volte nel suoi libri critica assiduamente il modello di produzione e consumo tradizionale e la connessa globalizzazione dei mercati. La questione se la globalizzazione sia benefica o dannosa per il mondo è ancora irrisolta e controversa. Indipendentemente dai suoi effetti avversi, la globalizzazione è indubbiamente un fenomeno che si sta espandendo molto rapidamente in tutto il mondo. Un ampio volume di beni, servizi e investimenti attraversa quotidianamente i confini nazionali: infatti ogni giorno si verificano circa 1,5 miliardi di dollari di transazioni in valuta estera, circa 8,9 trilioni di dollari di beni vengono negoziati attraverso i confini e vengono forniti globalmente 2,10 trilioni di dollari di servizi (Hill, 2009). Secondo l’economista David R. Henderson la distribuzione di beni e servizi è parte integrante dello sviluppo economico. Una buona rete di distribuzione che include un buon sistema di trasporto comporta non solo una migliore consegna di beni e servizi, ma anche il miglioramento della mobilità dei lavoratori (Henderson, 2007). Gunter Pauli, al contrario, contesta la creazione di una distribuzione globale dei fattori produttivi e la conseguente formazione di più mercati orizzontali per la produzione di un23 singolo prodotto, perché essi generano residui ad ogni livello “orizzontale”, oltre che provocare il trasferimento di denaro dalla comunità verso l’economia globale. La distribuzione commerciale infatti è diventata uno dei settori più importanti dell'economia mondiale, aumentando costantemente l'uso di combustibili inquinanti (Pauli, 2017). L’approccio in analisi quindi non solo si rifà alle risorse disponibili sul luogo, ma permette inoltre che i frutti dei processi produttivi non si disperdano nella globalizzazione economica e circolino all’interno dell’economia locale permettendo una sua crescita a beneficio della comunità. 23 Il mercato dei prodotti industriali si definisce verticale se si riferisce a un solo ramo d’industria e orizzontale quando il prodotto è impiegato da numerosi rami di industria. 28
  • 30. 3.5 Management guidato da complesse analisi di sistema Dal momento che l'approccio della ​Blue Economy mira ad un cambiamento radicale dei modelli di business esistenti, i suoi principi non possono che ispirarsi ai numerosi riscontri delle iniziative pratiche e concrete che vengono svolte sul campo. L'approccio si basa su una collaborazione tra esperti di differenti discipline che progettano modelli di produzione usando le proprie conoscenze scientifiche. Tuttavia, se le iniziative di ​Blue Economy dovessero essere valutate utilizzando gli strumenti tradizionali di pianificazione aziendale probabilmente i benefici multipli di cui si è discusso precedentemente risulterebbero incomprensibili. Questo non significa che l'approccio della ​Blue Economy non richieda alcuna pianificazione. Al contrario, gli esperti svolgono una complessa analisi della dinamica del sistema partecipativo per progettare, supportare ed implementare innovativi modelli di business. La dinamica dei sistemi costituisce un approccio alla comprensione del comportamento dei ​sistemi complessi nel corso del tempo. Ciò che la rende diversa da altri approcci allo studio dei sistemi complessi è l'uso dei cicli di retroazione e dei livelli e flussi (nella dinamica dei sistemi, i24 termini "livello" e "stock" possono considerarsi intercambiabili). La modellistica matematica integrata in questo strumento consente di comprendere le sinergie presenti tra gli elementi del sistema ed informa sull'interazione delle iniziative con i sistemi naturali, tenendo conto dei loro limiti. Nel 1964 il professor Jay Forrester ha creato le origini di questo strumento25 sviluppando un modello globale che è servito da base per il ​Rapporto sui limiti dello sviluppo commissionato al MIT dal Club di Roma (Meadows et al., 1972). È disponibile una versione semplificata di questo modello che ne consente l'utilizzo da parte di chi si impegna a comprendere e modellare progetti di ​Blue Economy​. La matematica e la modellistica, quindi, sono al centro dell'approccio teorizzato da Gunter Pauli che si basa su una gestione libera da business plan, ma guidata da complesse analisi di sistema. Riassumendo, l'approccio della ​Blue Economy rivolge l'attenzione allo sviluppo economico locale, usufruendo prima delle risorse disponibili nel luogo (attribuendo la qualità di risorse anche a disponibilità tradizionalmente ignorate) e dando la priorità alla soddisfazione dei bisogni della comunità locale. Questo approccio si basa su una catena di approvvigionamento 24 La retroazione, nota anche come feedback, è il meccanismo mediante il quale i sistemi dinamici sono in grado di rinviare al punto di inizio di un processo ciclico un’informazione sul processo stesso che possa essere utilizzata per migliorarlo o correggerne l’andamento (Treccani). 25 Jay Wright Forrester (​Anselmo​, 1918 - 2016) è stato un ​ingegnere elettrotecnico​ e ​informatico​ ​statunitense​. 29
  • 31. che dalla materia prima al prodotto finito, ove possibile, si rifà a mezzi locali. Gunter Pauli ritiene che in questo modo si possa garantire un'autentica crescita economica locale, eliminando anche i costi connessi dell'approvvigionamento globale, come gli imballaggi, la necessità di conservanti e la logistica dei trasporti, i quali non solo incidono sul costo del prodotto, ma generano anche sprechi ed emissioni non necessari. A parere del fondatore della Blue Economy​, nelle economie emergenti questo potrebbe essere un vero e proprio meccanismo per sollevare un'intera comunità dalla povertà (Pauli, 2017). 30
  • 32. Conclusione Nei tre capitoli di questo elaborato ho cercato di dimostrare come l'approccio della ​Blue Economy​, partendo da principi etici, tenti di offrire una risposta alle esigenze fondamentali delle comunità locali, introducendo processi produttivi innovativi e sostenibili che ispirandosi alla natura generano molteplici benefici dal punto di vista economico, ambientale e sociale. L’apparato concettuale e strumentale proposto dalla ​Blue Economy non si presenta come statico e immutabile, emerge piuttosto dall’osservazione delle sperimentazioni implementate sul campo. L’approccio analizzato quindi non si presenta come dogmatico, ma al contrario si caratterizza come basato su un sistema di miglioramento continuo a partire dai risultati e dai riscontri di scienziati ed imprenditori. Mentre alcuni potrebbero considerare la ​Blue Economy rivoluzionaria, Gunter Pauli la ritiene uno dei modi per garantire una possibile risposta alle urgenti esigenze sociali ed ambientali del nostro tempo, utilizzando nel modo migliore e più efficiente possibile gli strumenti e le risorse a nostra disposizione. Come ho cercato di esporre, la ​Blue Economy vanta quindi qualità importanti come la pragmaticità e la concretezza: esistono infatti centinaia di progetti ispirati ai suoi principi, implementati con successo in tutto il mondo, dallo Zimbabwe alla California. Nonostante ciò, la scalabilità di questi progetti rimane un punto critico. I numerosi casi empirici presentati da Gunter Pauli risultano essere localizzati e funzionali per piccole e medie, piuttosto che per grandi imprese, che faticano a modificare i propri modelli di business. A tal proposito è emblematica la reazione dell’azienda multinazionale Nestlé alla proposta di adottare il modello di produzione di funghi dai fondi di caffè, citato più volte nel corso di questo elaborato. Riprendendo le parole di Pauli “​L’opposizione interna alla produzione sostiene che, primo, i funghi non rientrano nel business della Nestlé (...) secondo si sente spesso dire che i funghi non sono parte della nostra dieta giornaliera​” (Pauli, 2015, p. 54). Si può notare da questa risposta come il futuro della ​Blue Economy e più in generale la diffusione di modelli di business basati sull’attenzione all’impatto ambientale e sociale dei propri sistemi produttivi dipendano da una rivoluzione culturale, oltre che economica e sociale, che ancora stenta a verificarsi. La speranza è rivolta alle future generazioni, che oggi sono più consapevoli e sensibili al tema ambientale e sociale e dispongono di innumerevoli strumenti, conoscenze e tecnologie per determinare il proprio futuro e quello del pianeta. 31
  • 33. Bibliografia Bianchi P.,​ Dizionario di Economia e Finanza​, 2012, ​www.treccani.it Henderson D. R., ​The Concise Encyclopedia of Economics​, Liberty Fund, California, 2007 Hill C. W., ​International Business​, McGraw-Hill, New York, 2009 Meadows D.H., Meadows D.L., Randers J. William W. Behrens III W. W., ​I limiti dello sviluppo​, Mondadori, Milano, 1972 Meadows D.H., Meadows D.L., Randers J. ​Oltre i limiti dello sviluppo​, Il Saggiatore, Milano, 1992 Oxfam, ​La grande disuguaglianza, ​2018 ​www.oxfamitalia.org Pauli G., Blue economy 2.0. 200 progetti implementati, 4 miliardi di dollari investiti, 3 milioni di nuovi posti di lavoro creati​, Edizione Ambiente, Milano, 2015 Pauli G., ​How the Regeneration of Biodiversity renders a Tea Plantation Competitive​, 2016, www.theblueeconomy.org Pauli G., ​The Blue Economy 3.0. The marriage of science, innovation and entrepreneurship creates a new business model that transforms society​, Xlibris, Bloomington, 2017 Piketty T.,​ Il capitale nel XXI secolo​,​ Bompiani, Milano, 2016 Rockström J., ​5 reasons why the economy is failing the environment, and humanity, 2017, www.weforum.org United Nations Climate Change Secretariat, ​Climate action and support trends, Based on national reports submitted to the UNFCCC secretariat under the current reporting framework, ​2019, ​https://unfccc.int Von Weizsäcker E. U., Wijkman A., Come On! Capitalism, Short-termism, Population and the Destruction of the Planet, ​Springer, New York, 2017 Yunus M., ​Redesigning Economics to Redesign the World​, Yunus Centre, Bangladesh, 2015 32
  • 34. Sitografia Blue Economy, ​www.theblueeconomy.org Ellen MacArthur Foundation, ​www.ellenmacarthurfoundation.org Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti - Treccani, ​http://www.treccani.it Funghi espresso​, ​www.funghiespresso.com Matrìca, ​www.matrica.it Oxfam Italia, ​www.oxfamitalia.org Novamont, ​www.novamont.com The World Bank, ​www.worldbank.org UNFCCC Sites and platforms, ​https://unfccc.int Wikipedia, l'enciclopedia libera ​www.wikipedia.org 33
  • 35. Ringraziamenti Desidero rivolgermi alla persone a me più care e che mi hanno supportato durante il mio percorso di studi presso l’Università “Alma Mater Studiorum” di Bologna. Ringrazio profondamente i miei genitori, Caterina e Bruno, per avermi sostenuto durante il periodo di stesura di questo elaborato e, più in generale, nel corso dei tre anni di formazione che mi appresto a concludere. Li ringrazio per la fiducia che hanno sempre riposto nei miei confronti e per avermi insegnato ad affrontare le sfide e le scelte con riflessività, curiosità e determinazione. Ringrazio mia nonna, Monique, che ritengo essere una persona di larghe vedute e portata per l'ascolto. Le sono grata per i consigli strategici che ha saputo donarmi nei momenti di difficoltà e per l’empatia e l’ammirazione quotidiane. Un grazie speciale lo dedico ai miei eterni alleati, Michele e Francesco, che in questi anni mi hanno dimostrato affetto, stima e solidarietà, e su cui sono certa di poter contare in qualsiasi circostanza. Ringrazio il mio relatore, il Professore Luca Lambertini, che grazie alla passione che dimostra per la sua professione, ha acceso in me maggiore interesse e curiosità per la scienza economica e, più in generale, per le scienze sociali. Infine, sono grata ai miei migliori amici, Maria Luna, Ilaria e Nicola, con cui ho condiviso dubbi, insicurezze e momenti di riflessione, oltre che occasioni di svago e divertimento. Sono loro profondamente grata per avermi garantito in questi anni la continua disponibilità al confronto e alla critica e per essere sempre stati sinceri e solidali. 34