Il 15 giugno 1910 il re Vittorio Emanuele III pose solennemente la prima pietra dell’ospedale, ma fu un fatto prettamente simbolico in quanto non erano state demolite neppure alcune casette sulla Giovecca per far posto al nuovo complesso.
Come vedremo, l'odierno Arcispedale Sant’Anna sorse poco dopo e occupò gran parte dell'area compresa tra Corso Giovecca, Rampari di San Rocco, via Mortara e via Fossato di Mortara, acquisendo alcune proprietà private. Un tempo vi insistevano, tra l’altro, alcuni complessi religiosi: i conventi di San Silvestro, di San Bernardino e di San Rocco, in gran parte demoliti nel XIX secolo.
Testi a cura di Francesco Scafuri - Comune di Ferrara
Il 15 giugno 1910 il re Vittorio Emanuele III pose solennemente la prima pietra dell’ospedale, ma fu un fatto prettamente simbolico in quanto non erano state demolite neppure alcune casette sulla Giovecca per far posto al nuovo complesso.
Come vedremo, l'odierno Arcispedale Sant’Anna sorse poco dopo e occupò gran parte dell'area compresa tra Corso Giovecca, Rampari di San Rocco, via Mortara e via Fossato di Mortara, acquisendo alcune proprietà private. Un tempo vi insistevano, tra l’altro, alcuni complessi religiosi: i conventi di San Silvestro, di San Bernardino e di San Rocco, in gran parte demoliti nel XIX secolo.
Testi a cura di Francesco Scafuri - Comune di Ferrara
1. BASILICA DI SAN PIETRO
È la più grande chiesa del mondo. Il nucleo originario fu fondato nel IV
secolo da Costantino (il primo imperatore cristiano) – sul luogo del martirio e
della sepoltura di San Pietro. Con il passare del tempo però la basilica stava
andando in rovina e si decise quindi di costruirne una nuova e più imponente.
Nel 1506, sotto il pontificato di papa Giulio II, ebbero inizio i lavori su
progetto di Bramante. Il progetto prevedeva un edificio a cupola centrale e a
croce greca, secondo i moduli architettonici del tempo, ma già alla morte
dell'architetto, nel 1514, Raffaello vi apportò modifiche, proponendo un
impianto a croce latina. Nel 1546, l'architetto Michelangelo darà la forma
definitiva al progetto, semplificando la pianta ad eliminando le sacrestie con
le torri agli angoli della piazza disegnata da Bramante. A Michelangelo,
inoltre si deve la gigantesca cupola ornata in mosaici (dai romani chiamata "il
cupolone"), una delle più imponenti opere mai create (42 metri di diametro).
Egli ne curò il progetto e la parziale esecuzione, ma morì prima di vederlo
completato e la prosecuzione dell’opera venne affidata a Giacomo della Porta.
Nelle intenzioni del papa la nuova Basilica di San Pietro doveva accogliere al
centro la propria tomba, secondo un eccezionale progetto chiesto a
Michelangelo Buonarroti. La grandiosa sepoltura rimase però non finita e
dopo la morte del papa spostata nella Chiesa di San Pietro in Vincoli.
>PIAZZA
È la più importante piazza della cristianità. Gran parte del suo fascino
architettonico è dovuto all’intervento di Bernini (1656-57) che creò il grande
un grande spazio ellittico (o piazza obliqua), collegato con essa da una piazza
trapezoidale (detta piazza retta), più piccola, con i lati che convergono sulla
facciata circondato dallo splendido colonnato a forma ovale - sembra quasi di
essere accolti da un abbraccio - che fa da contorno alla Basilica. Le due piazze
sono delimitate da un porticato formato da una schiera di colonne e pilastri di
dimensioni enormi. La balaustra sopra le colonne è coronata da statue di
Santi, alte 3,20 metri, realizzate intorno al 1670 da allievi del Bernini.
>ILLUMINAZIONE
Un’illuminazione che per secoli è stata inevitabilmente fornita da candele e
torce. All’esterno le luci brillavano soprattutto nelle grandi festività. Il
principio della “luminaria” era di rimarcare le linee architettoniche esterne
dell’edificio mediante file continue di lanternoni a candela, e di ravvivare
l’insieme con fiaccole a fiamma libera. Queste migliaia di lanternoni e di
fiaccole venivano posizionati e accesi da squadre di «sanpietrini» (istituiti a
fine Cinquecento da papa Clemente VIII Aldobrandini) che – usando
lunghissime corde – si calavano dalla cupola e si muovevano a salti lungo le
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2. pareti della Basilica. A parte le luci votive e i ceri liturgici, l’illuminazione
interna era affidata a file di candelieri posti sui marcapiani e a grappoli di
lampadari di cristallo appesi alle arcate e alle volte.
L’Ottocento segnò una prima rivoluzione: il gas fece capolino a San Pietro, in
particolare sulla Piazza, dove attorno all’obelisco egizio, vennero collocati
quattro grandi lampioni-candelabri con globi di cristallo.
La luce elettrica fece il suo ingresso nella Basilica Vaticana con l’Anno Santo
del 1900. Nel 1930 venne predisposto un impianto a corrente alternata
(perfezionato nel 1938), ri-adattando gli antichi lampadari di cristallo. Questi
impianti elettrici d’inizio secolo avevano qualche difetto: ad esempio,
sprigionavano un tale calore da produrre fumi e vapori tra le volte della
Basilica. Nel 2019 è stata inaugurata una nuova e innovativa illuminazione
interna della Basilica, realizzata da Osram. Il nuovo impianto Osram si
compone di circa 780 apparecchi che contengono circa 100 mila LED,
azionati da un «sistema digitale di controllo della luce» (ovvero un semplice
tablet).
FONTI:
digilander.libero.it
www.studiarapido.it
www.il-rinascimento.it
www.rome-museum.com
palesementeparlando.wordpress.com
www.tgtourism.tv
www.vaticanstate.va
www.illuminotecnica.com
www.stradadeiparchi.it
www.edatlas.it
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