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…“L’eros e l’Arte che
da Scandalo”…
pag. 2
Si può essere tutto ciò che si vuole, basta trasformarsi in tutto ciò che si pensa di poter essere.
dal brano “Innuendo" dei
Queen
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
Nero su Bianco
Freddy Mercury
A cura del dott. Paolo Ceccherini
Non diventerò una stella, diventerò una
leggenda! Voglio essere il Rudolf
Nureyev del rock n'roll…
Con questa sezione del report si è voluto interrogare alcuni tra i maggiori operatori nazionali ed
internazionali del mondo dell’arte e della cultura, al fine di lasciare loro esprimere un proprio personale
punto di vista sulle tendenze attuali del settore, le aspettative future.
*****
La riflessione vuole essere uno “spazio libero di espressione”, consapevoli che spesso sia utile sentire voci
diverse, per riconoscere meglio la propria.
La nudità nelle varie
rappresentazioni artistiche
crea ancora oggi scandalo.
Anche in una società
governata
dall’ipersessualizzazione e
dove i tabù sono stati ormai
quasi tutti abbattuti lo
scandalo nell’arte ha quasi
sempre a che vedere con
l’ostentazione del corpo nudo.
Facendo un rapido excursus
si ricorda che la nudità nel
corso della storia
dell’espressione artistica,
dalla letteratura alla pittura,
dalla scultura al cinema e,
qualche volta, la
ricombinazione tra alcune di
esse, si è trasformata
sostanzialmente, come bene
esprime Luca Beatrice nel suo
ultimo libro «Sex - Erotismi
nell’arte da Courbet a
YouPorn», edito da Rizzoli,
che ha esaminato il limite tra
opera d’arte da museo e
immaginario erotico.
L’erotismo lo ritroviamo
raffigurato nelle immagini fin dai
tempi remoti, nelle decorazioni
parietali delle case e nelle
ceramiche fino a che l’immagine
della donna, subirà una forte
censura e solo eccezionalmente
gli artisti potranno raffigurarla
nuda col pretesto di
rappresentare episodi biblici.
Grande successo ebbe , in un
periodo dove i valori morali
iniziarono ad essere messi in
discussione, L’origine du monde
di Gustave Courbet, dipinto
commissionato al pittore nel
1866 da Khalil-Bey, diplomatico
turco e ambasciatore
dell'impero ottomano ad Atene
per la sua personale galleria di
ritratti erotici. Nell’epoca della
Secessione Viennese, grazie al
famoso Nuda Veritas del 1899 di
Klimt il sesso in arte iniziò ad
essere trattato nei modi erotico.
più disparati riflettendo
soprattutto l'opinione che gli
artisti avevano delle donne e
cioè quella di esseri decisamente
superiori incarnando l’idea
stessa di Eros. La grande
rivoluzione però apparve
nell’arte americana degli anni
sessanta attraverso Andy
Warhol, pioniere della pop art,
che introdusse nudità, uso di
droghe, relazioni omosessuali e
personaggi transgender in quasi
tutti i suoi lavori alla Silver
Factory. Nella nostra rassegna
non potranno poi mancare i nudi
di Lucien Freud e gli scatti “di
massa” del fotografo americano
Spencer Tunick, ma neanche
Milo Manara, conosciuto
soprattutto per la sensualità
delle sue tavole e Luis Royo uno
dei più importanti illustratori
contemporanei le cui opere sono
improntate sui generi fantastico
ed erotico
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013 pag. 3A cura di Vernice Progetti Culturali
Andamento mensile del Mps Art Market Value Index degli ultimi tre anni
(22/07/2010 – 22/07/2013)
pag. 4
Il rendimento espresso dall’MPS Art Market Value Index
resta superiore agli altri due indici considerati,
raggiungendo nel triennio la performance del +92,5%,
rispetto al +51,8% dello S&P500 e al dato del -21,4% di
Piazza Affari.
Con riferimento alle performance dei 3 indici dall’inizio
dell’anno (01/01/2013) ad oggi, si registrano le seguenti
variazioni: miglior performer il MPS Art Market Value
Index (+40,6%) seguito dal S&P500 (+34,5%), chiude il Ftse
Mib (+8,4%).
* Indice costruito su un paniere di 10 società quotate su mercati finanziari internazionali e operanti nel comparto artistico, ponderato per le capitalizzazioni medie giornaliere; l’indice è
espresso in dollari poiché il fatturato del mercato artistico è realizzato prevalentemente in tale valuta (principio di competenza territoriale).
** Tutti e tre gli indici sono espressi in dollari
(Y): MPS Index Vs. FTSE Mib
(X): MPS Index Vs. S&P 500
X Y
+78,9% +10,1%
Matrice di correlazione
Fonte: Il grafico è frutto di elaborazione dell’Area Research, sulla base di dati provenienti da
info provider.
L’analisi mensile del MPS Art Market Value Index* mostra
negli ultimi tre anni (Luglio 2010 – Luglio 2013) una
correlazione con il Ftse Mib** diretta (+10,1%); rimane
positivamente correlato con il principale indice del mercato
americano (S&P 500), il dato aggiornato sull’ultima settimana si
attesta a: +78,9%.
+51,8%
+92,5%
-21,4%
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
30
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Mps Art Market Value FTSE Mib S&P 500
Andamento settimanale del Mps Art Market Value Index
(15/07/2013 al 19/07/2013)
Leggermente positivo il FTSE Mib (+5,21%). L’indice si
è confermato tra i migliori in Europa grazie ai forti rialzi
che hanno interessato il comparto finanziario con le
principali banche fortemente in positivo. Inoltre, la BCE
ha modificato le regole sul collaterale usato per il
rifinanziamento delle banche ed annunciato che sta
studiando delle modalità per aumentare i prestiti alle
piccole/medie imprese. E’ stato abbassato il rating per
gli ABS accettati come garanzia da “due AAA” a “due A-
”, riducendo lo sconto (haircut) dal 16% al 10%. Allo
stesso tempo l’istituto aumenterà i vincoli sul
collaterale composto da covered bond, modificando le
valutazioni sul rischio, in modo che l’effetto
complessivo sul collaterale sia neutrale.
Settimana in calo per il Mps Art
Market Value Index (-1,87%), in
territorio positivo il listino americano
S&P 500 (+0,71%), molto bene anche
piazza affari, che registra una decisa
salita del FTSE Mib 500 (+5,21%). Tra
le aste della settimana da segnalare
per Sotheby's, la Finest and Rarest
Wines, del 17 luglio a Londra, in cui
sono stati totalizzati oltre 1,3 milioni di
sterline. Top Lot, “Richebourg 1970
Henri Jayer “, aggiudicato per 72.8 mila
steriline rispetto ad una stima alta di
34 mila. Oltre 5,8 milioni di dollari è la
cifra battuta da Christie’s nella “First
Open: Summer Edition”, svolta a
Rockefeller Plaza di New York il 17
Luglio. La vendita ha fatto registrare
ottime percentuali di venduto, 87%
per lotto e 95% per valore. Top Lot
Jack Hamilton Bush (1909-1977), Red
Side Right , dipinto nel 1965,
aggiudicato per 603 mila dollari,
facendo segnare il record mondiale di
prezzo in asta per l’artista.
pag. 5
Fonte: Il grafico è frutto di elaborazione dell’Area Research, sulla base di dati
provenienti da info provider.
In rialzo la chiusura settimanale
dello S&P 500 (+0,71%), gli ultimi
trenta giorni sono stati
caratterizzati da due fasi principali:
inizialmente l’impatto delle parole
di Bernanke in tema di riduzione
del piano di acquisti. Tuttavia
l’allentamento dei timori di un
rallentamento immediato del piano
di QE, e il buon andamento dei
conti di Morgan Stanley hanno
continuato ad alimentare gli
acquisti. Il principale beneficiario è
stato il comparto finanziario
seguito dai sevizi per i consumatori
ed energetici.
+0,71%
-1,87%
+5,21%
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
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15/07/13
apertura
lunedì
16/07/13 17/07/13 18/07/13 19/07/13 Prezzo di
chiusura
venerdì
Mps Art Market Value S&P 500 Ftse Mib
Per poter accedere a tutti i lavori sul mercato dell’arte visita il sito:
http://www.mps.it/Investor+Relations/ResearchAnalisis/Settori/MercatoArte/default.htm
Andamento semestrale del Mps Art Global Painting Index degli ultimi sei anni
(01/01/2006 – 31/12/2012)
Il catalogo fa la differenza: la clientela è molto più attenta ed esigente
rispetto alla fase euforica del 2008, il tasso di unsold medio staziona nella
regione del 22,7% per lotto, testimoniando un livello di aspettative molto
alto.
La sostanziale stabilità del $ sulle altre due valute nel semestre, non porta
effetti valuta nella performance complessiva dell’indice globale.
Confronto
II sem 2012
VS
II sem 2011
+3,4%
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300
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400
I sem
2006
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2006
I sem
2007
II sem
2007
I sem
2008
II sem
2008
I sem
2009
II sem
2009
I sem
2010
II sem
2010
I sem
2011
II sem
2011
I sem
2012
II sem
2012
Mps Global Painting Art Index
Fonte: il grafico è frutto di elaborazione dell’Area Research, sulla base di dati provenienti dai siti delle
principali case d’aste.
 I risultati consuntivi del II semestre 2012 mostrano
numerosi fattori positivi e un ritrovato clima di fiducia
dopo la fase di assestamento degli ultimi 3 anni: il
MPS Global Painting index è in leggera crescita del
+3,4% sul secondo semestre 2011. Tuttavia il mercato
resta ancora lontano dal picco del 2008, favorito dal
boom dell’arte contemporanea e dall’effetto valuta. In
questo semestre la crescita è stata trascinata dai
comparti Old Master e Post War, in controtendenza il
Pre-war che registra una contrazione: Mps Art Post
War Index (+31,3% su II semestre 2011), Mps Art Pre
War Index (-12,11% su II semestre 2011), Mps Art
Old Masters e XIX sec. Index (-12,11% su II semestre
2011).
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
pag. 7
1895: La prima Biennale, il primo scandalo di Enzo di Martino*
Nonostante il manifesto porti la data del 22
aprile, la prima Biennale venne in realtà
inaugurata la mattina del 30 aprile 1895, alla
presenza di Umberto I e Margherita di Savoia.
Fatto non secondario se si pensa che gran parte
degli artisti espositori erano “accademici”,
molto sensibili dunque alla “ufficialità” e, come
ricorda ancora Bazzoni, l’inaugurazione «riuscì
festa veramente solenne a cui partecipò con
entusiasmo tutta la -cittadinanza».
Il successo della Prima Esposizione
Internazionale d’Arte della città di Venezia –
come allora si chiamava la Biennale – fu
immediato e clamoroso: basti pensare che i
visitatori furono ben 224.327, un numero
incredibilmente alto, specie se rapportato ai
nostri tempi. E che furono vendute 186 delle
complessive 516 opere esposte per un valore
complessivo di oltre -trecentossessantamila lire
di allora.
La grande esposizione si chiuse perciò in attivo
finanziario per il Comune di Venezia, tanto che
subito dopo venne deciso di elargire una
cospicua somma in beneficenza, destinata
all’assistenza pubblica dei poveri della città. La
Giuria internazionale assegnò il premio Città di
Venezia – praticamente il primo premio, ben
10.000 lire – a La figlia di Jorio del pittore
abruzzese Francesco Paolo Michetti (1851-
1939), sostenuto dal suo grande amico e
conterraneo Gabriele D’Annunzio. Il poeta,
infatti, aveva nei giorni precedenti scritto una
lettera a Fradeletto raccomandandogli
calorosamente di esporre
*Fonte: Tratto dal libro La Biennale di Venezia 1895-2013; Enzo Di Martino, Papiro Art
Giacomo Grosso, Supremo convegno, il dipinto scandalo alla
biennale del 1895
bene il dipinto di Michetti, «in una luce calma e
riposata».
Il premio del Ministero, anch’esso molto importante,
venne invece attribuito a Ritorno al paese natio di
Giovanni Segantini (1858-1899), suscitando non
poche perplessità e qualche polemica per i modi
divisionisti
– allora una assoluta novità – con i quali esso era
dipinto.
Altri premi vennero assegnati a Max Liebermann,
Julius Paulsen (Cassa di Risparmio) ed all’americano
James Whistler che, in quella occasione, donò un
cospicuo numero di acqueforti alle raccolte della
città di Venezia: non esisteva ancora il Museo d’Arte
Moderna di Ca’ Pesaro che venne istituito solo più
tardi, nel 1902.
La prima edizione non viene tuttavia ricordata per
questi premi ma per uno scandalo clamoroso che
fece discutere appassionatamente l’intera città e
tutta la
stampa italiana e straniera, causando perfino un
pesante intervento del Patriarca di Venezia
Giuseppe Sarto, futuro Papa con il nome di Pio X e
successivamente anche Santo.
Cosa era accaduto? Era accaduto che
dall’Accademia Albertina di Torino, raccomandato
personalmente dal suo presidente conte di
Sambuy come «opera di ardita composizione», era
giunto alla Biennale, fin dal 10 aprile, un grande
dipinto di Giacomo Grosso (1860-1938) dal titolo
Supremo convegno. Rappresentava, come lo
descrisse a suo tempo con efficacia Romolo
Bazzoni, «un feretro dal quale emergeva il volto
cadaverico d’un uomo irrigidito dalla morte,
mentre cinque donne ignude dalle membra
fresche e giovanili lo attorniavano in pose
disperate e voluttuose ad un tempo»: un grande
scandalo!
E scandalo fu per davvero tanto che a Venezia non
si parlava d’altro, con curiosità ed animazione,
ancora prima che la Biennale aprisse le porte al
pubblico dei visitatori.
Invitato dal sindaco Selvatico a visitare
l’Esposizione, il Patriarca di Venezia rispose con
una lettera nella quale, oltre a rifiutare l’invito,
scriveva che «corre in città la voce che tra le opere
d’arte da esporsi ve ne sia una che offende
altamente il pudore ed io la prego di adoperarsi
perché non sia messa in mostra». Ancora prima di
aprire i battenti la Biennale incappa dunque nel
suo primo incidente storico: sarà una costante di
tutta la sua vita centenaria. Per premunirsi il
sindaco Selvatico aveva nel frattempo chiesto un
parere sul dipinto ad una apposita commissione
presieduta da un uomo di cultura cattolico e di
grande prestigio come Antonio Fogazzaro.
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013In collaborazione con la Dott.ssa Paola Gribaudo
pag. 8
1895: La prima Biennale, il primo scandalo di Enzo di Martino*
«Il dipinto del signor Grosso – scrisse Fogazzaro
nella relazione – -rappresenta in modo violento
uno stretto, pauroso nesso fra la libidine e la
morte, onde lo spettatore è mosso ad inorridire
delle nudità che vi si ostentano bestialmente in
un atto orribile, tanto più sinistre quanto più
intere. Ci parrebbe duro di condannare questo
Supremo Convegno in nome della morale –
continuava Fogazzaro – mentre passano
dovunque senz’accusa tele spiranti una lascivia
che invita, che se qualche cosa cela, non è per
vergogna, è per arte. Quindi noi, caro Selvatico –
concludeva con decisione lo scrittore – Vi
rispondiamo unanimi: no, il dipinto non reca
oltraggio alla morale pubblica».
Era la pezza d’appoggio che consentiva al
Sindaco di dichiarare al Patriarca di aver
condiviso le sue preoccupazioni ma di doversi
conformare «a un voto così esplicito, concorde
ed autorevole». Affermando così una
indipendenza che sarà la costante di tutta la
storia della Biennale in molte altre occasioni
future, dinanzi alla quale anche il Patriarca
dovette far buon viso a cattivo gioco. Il giorno
dopo scrisse infatti a Selvatico una seconda
lettera nella quale lo ringraziava d’avergli
«comunicato il giudizio di persone superiori ad
ogni eccezione», aggiungendo però:
«quantunque nemmeno questo mi rassicuri che
il pubblico, il quale guarda al superficiale, non ne
riceva cattiva impressione».
L’episodio divenne di dominio pubblico, se ne
discuteva appassionatamente, con morbosità o
in nome della libertà di espressione, in ogni
*Fonte: Tratto dal libro La Biennale di Venezia 1895-2013; Enzo Di Martino, Papiro Art
ambiente della città, e tutti i giornali, sia quelli
italiani che stranieri, indicavano nello “scandaloso
dipinto” l’attrazione più clamorosa della Biennale,
mentre il pubblico, nonostante il quadro fosse
stato prudentemente sistemato in una saletta un
pò appartata, entrava chiedendo subito
informazioni su dove si trovasse il Supremo
convegno. Come se non bastasse verso la fine
dell’Esposizione si verificò un episodio ancora più
rumoroso perché, come ricorda Bazzoni,«avendo
stabilito la presidenza di assegnare un premio in
base a referendum popolare, il premio toccò, a
grande maggioranza, all’opera del Grosso. E
questa assegnazione provocò una nuova ondata di
discussioni e di polemiche. I cattolici ne rimasero
doppiamente offesi e gridarono allo scandalo,
-«quasicché la Presidenza della Biennale con la
sua trovata del premio popolare avesse voluto
provocarlo». Il clamore suscitato dalla vicenda fu
enorme in tutto il mondo ed attirò l’attenzione di
una spregiudicata e misteriosa compagnia – la
Venice Art & Co, probabilmente costituita apposta
nell’occasione – che acquistò il dipinto con
l’intenzione di esporlo a pagamento in vari paesi,
confidando nella “pruderie” tipica del tempo.
La prima tappa fu una città degli Stati Uniti, e pare
che l’ambiente dove era esposto prendesse fuoco
ed il dipinto andò dunque distrutto in un incendio
che molti definirono allora misterioso e forse
anche doloso. Oggi, a distanza di cento anni, si
può forse dire che questo episodio segnò per
davvero l’inizio della storia della Biennale, una
storia contrassegnata infatti da scandali,
polemiche ed incidenti
diplomatici che, lungi dall’incrinare il prestigio
dell’istituzione, ne hanno invece accresciuto la
notorietà e probabilmente fatto la fortuna.
Fin dalla prima edizione, dunque, la Biennale seppe
attrarre una straordinaria attenzione del pubblico e
dei giornali di tutto il mondo.
Ugo Ojetti, che era a quel tempo una vera e propria
autorità critica, non a caso scrisse sul Resto del
Carlino del 28 aprile del 1897 che
«la prima esposizione internazionale d’arte a
Venezia, due anni fa, parve e fu un miracolo»
perché, aggiungeva, «fino allora, chi in Italia parlava
o scriveva di qualche impresa artistica, era una
campana che suonava a morto: triste e solitario
irritava la maggioranza del pubblico affaccendata in
tutt’altre faccende e non raccoglieva che i pochi
fedeli memori della Morta gloriosa. Tutte quelle
speranze che tendevano soltanto alle riunioni di
oltre monte e di oltre mare, a Parigi o a Monaco, a
Barcellona o a Vienna, a Londra o a Zurigo –
concludeva Ojetti – ora fidano in Venezia».
Tratto dal libro La
Biennale di Venezia
1895-2013; DI Enzo Di
Martino, Papiro Art
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013In collaborazione con la Dott.ssa Paola Gribaudo
La camera turca-1963
Hervé Joncour era «uno di quegli uomini che
amano assistere alla propria vita, ritenendo
impropria qualsiasi ambizione a viverla».
Pensava che sarebbe stato così per sempre,
fino a quando, inaspettatamente, qualcosa
cambiò.
Hervé Joncour, giovane commerciante
francese, è il protagonista del romanzo Seta
(1996), scritto da Alessandro Baricco. Quando i
viaggi di Hervé lo condurranno fino in
Giappone per l’acquisto di bachi da seta, egli
comincia a vivere una specie di ossessione nei
confronti di una misteriosa e conturbante
donna, i cui occhi «non avevano un taglio
orientale, e il suo volto era il volto di una
ragazzina». Si tratta della donna di Hara Kei,
uomo con cui commercia Hervé e la cui
potenza è dimostrata proprio dalla presenza di
lei sdraiata accanto al guru. La carica erotica
del romanzo è data dalla spasmodica ricerca
della donna, delle sue linee, del suo sguardo,
della sua presenza invisibile: un’indomita
passione tessuta come trame segrete da fili di
seta. Ciò che, in particolare, consente di
ascrivere Seta nell’ambito della letteratura
erotica è la lettera indirizzata a Hervé e
riportata nella parte conclusiva del romanzo,
una lettera costruita attraverso una serie di
immagini sessuali raccontate (probabilmente
solo sognate) che non scadono mai
nell’eccesso, piuttosto nella “leggerezza della
seta”. Il desiderio del possesso è mescolato alla
dolcezza di gesti forse mai compiuti,
A cura della Dott.ssa Gisella Tropea
pag. 9
ma ardentemente agognati: il risultato è
una danza dei sensi, un perpetuarsi di atti
sensuali. Un Oriente così impenetrabile e
sobillatore di fantasticherie non può
sottrarsi dall’essere in contrasto con tutto
ciò che è sicurezza e amore: Hélène, la
giovane moglie di Hervè, che aspetta i suoi
ritorni con dedizione quasi religiosa.
Nell’immaginario degli artisti occidentali, a
partire dalla metà dell’ Ottocento, l’Oriente
ha di fatto sempre rappresentato un “altro
mondo”, la diversità, l’ esotismo ai confini
della sregolatezza. L’ Oriente offre la
possibilità di conoscere un modello nuovo
di bellezza, ma anche di accedere a nuovi
profumi, colori e sensazioni, per
immaginare e tentare nuove forme di
piacere: un Oriente di certo più
spregiudicato di fronte a certe inibizioni
occidentali. Il topos dell’amante, concubina
(spesso molto giovane) orientale sembra
essere un elemento abbastanza ricorrente
in letteratura, in arte e anche nel cinema,
tanto da poterlo considerare un leitmotiv
dell’erotismo (si pensi ad un classico della
letteratura erotica, L’amante di Duras, di
cui è celebre anche la trasposizione
cinematografica). Molte sono, pertanto, le
donne orientali che occupano la scena di
importanti dipinti, tra i quali quello di
Balthus, che a Roma ritrasse la giovane
moglie giapponese, Setsuko Ideta, in posa
sinuosa nella “Camera turca”, una stanza
L’Oriente che si sveste di seta
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
orientaleggiante ricavata nel sottotetto di
Villa Medici.
Nel dipinto Setsuko si “sveste” da odalisca
ponendo il corpo vellutato su un canapè a
fiori; la sua espressione è tanto rassicurante
quanto enigmatica.
La donna di Balthus (nella Camera così come
in altre opere) si fa emblema del segreto
carnale vistosamente celato attraverso gli
audaci profili femminili e gli effetti di luce.
Come per Seta, al fruitore potrebbe
accadere di lasciarsi sorprendere dalla
terribile tentazione di viaggiare verso
l’Oriente, o magari soltanto immaginarlo.
Gisella Tropea
Le stampe erotiche, chiamate
“shunga”, acquistano popolarità in
Giappone nel periodo che va dal
1600 al 1800, grazie all’emergere di
una classe sociale molto forte
economicamente. Stampate su
carta con tavolette di legno
intagliate, oltre al loro esplicito
erotismo, rappresentano anche un
fenomeno artistico importante.
Queste stampe offrono infatti uno
sguardo su molti aspetti peculiari
della società giapponese dell’epoca.
La parola “shunga” significa
letteralmente ‘immagini della
primavera’. La ‘primavera’ talvolta
era usata in Giappone come
metafora per alludere al sesso. Gli
shunga sono stampe erotiche
appartenenti alle xilografie
policrome della scuola “ukiyo-e”.
Le stampe rappresentano una delle
espressioni artistiche di maggior
rilievo nel periodo compreso tra il
XVII e XIX secolo. Questo periodo è
conosciuto sia come periodo Edo,
dall’antico nome di Tokyo, sia come
periodo “Tokugawa”, dal nome
della dinastia al potere.
La classe dirigente a quell’epoca era
l’aristocrazia. Accanto ai nobili però
pag. 10
c’era una vasta classe di mercanti
e artigiani molto ricchi, chiamati
“Chonin”.
I Chonin, esclusi dal potere
politico, erano desiderosi di
godersi la vita. Appassionati
frequentatori del teatro kabuki,
erano anche grandi consumatori
di ukiyo-e e shunga. Perfino i
grandi maestri dell’ukiyo-e,
dunque, lavorarono agli shunga,
che garantivano in genere migliori
guadagni.
Gli shunga nascono normalmente
in serie di 12, come i mesi
dell’anno. Hanno diversi formati:
stampe, libri, libretti ‘tascabili’. Le
stampe decoravano la casa, i libri
potevano essere presi in prestito
dai librai ambulanti, mentre i
libretti erano portati in giro
come portafortuna, sia da
uomini sia da donne.
Paolo Ceccherini, in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano
Speciale:
Shunga, Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo 1/3
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
www.mcl.lugano.ch
Kitagawa
Utamaro
pagina dal
Michiyuki koi
no hutosao
(L’inflessibile
bastone
dell’amore).
1803.
Gessai Gabimaru,
Una oiran con
l’amante, 1803 ca.
Keisai Eisen, Due
amanti, 1835-1840.
Utagawa
Kuniyoshi,
pagina da
Setsugekka
(Neve, luna e
fiori), 1840-
1845
Diverse scuole furono attive nella
realizzazione di shunga. Le scuole sono
fondate dagli artisti più famosi, e
normalmente tutti i discepoli prendono
il cognome del primo maestro. Molti
pittori shunga vivevano a Edo o a Osaka,
centri ricchi e importanti, più dell’allora
capitale imperiale Kyoto.
Fino al 1760, il cosiddetto periodo ‘dei
primitivi’, le stampe sono monocrome e
i tratti più elementari. Il ‘periodo d’oro’,
tra il 1760 e il 1820, si caratterizza per
stampe policrome, composizioni più
slanciate e più ricche. Infine nel ‘periodo
tardo’, che va fino alla fine XIX secolo, le
linee sono ardite e la tendenza è quella
di riproporre dei temi classici
reinterpretati.
Kitagawa Utamaro è forse il più famoso
disegnatore di shunga; visse tra il 1753 e
il 1806. È noto soprattutto per la sua
capacità di rappresentare la bellezza
femminile, introducendone la
componente psicologica.
Un altro maestro è Isoda Koryusai,
attivo tra il 1760 e il 1780. Koryusai era
un samurai. Divenuto un “ronin” alla
morte del suo padrone e quindi sciolto
dal vincolo di fedeltà, si dedicò all’arte.
Nishikawa Sukenobu, uno dei primitivi,
fu attivo a Kyoto. Le sue stampe in
bianco e nero, in particolare di figure
femminili, sono caratterizzate da un
pag. 11
tratto delicato.
Un maestro del periodo d’oro, invece,
è Torii Kiyonaga, il cui nome alla
nascita era Sekiguchi Shinsuke. Prese
il nome dalla scuola Torii, di cui fu il
quarto titolare. La scuola Torii era
legata alla rappresentazione degli
attori del teatro Kabuki.
Katsushika Hokusai, nato nel 1760 in
un sobborgo contadino di Edo, a 18
anni iniziò l’apprendistato come
incisore su legno. Si dedicò alla
rappresentazione del teatro kabuki e
di paesaggi, come le vedute del
Monte Fuji. Spesso è difficile
attribuire i lavori a questo maestro,
perché lungo la propria vita assunse
molti pseudonimi, probabilmente per
evitare la censura politica. A un primo
sguardo, l’amplesso e le dimensioni
smisurate degli organi genitali
sembrano l’unico ‘soggetto’ delle
stampe “shunga”.
L’aspetto erotico era importante a
più livelli: per stimolare i sensi ed
intrattenere, ed anche – forse
sorprendentemente – per educare le
giovani donne alla vita sessuale.
La scena dell’amplesso, certo, attirava
l’ attenzione degli acquirenti delle
stampe del tempo, tanto quanto oggi
quella dei visitatori. È comunque
molto interessante dedicarsi ai
dettagli oltre l’eros, ai piccoli
elementi di cornice, vero
messaggio del pittore.
Gli shunga, infatti, regalano uno
sguardo sulla società giapponese di
quel periodo: i volti, il kimono, i
mobili, il rito del tè, lo scorrere
delle stagioni, i paesaggi. Sono
dettagli che permettono di cogliere
aspetti di una borghesia ricca e
desiderosa di godersi la vita, su
molti fronti.
Alle volte gli shunga mostrano
anche ambienti domestici e
familiari, ma per lo più è il mondo
della ricca borghesia ad essere
rappresentato, la vita mondana, e
con lei gli interni delle “case verdi”,
le case a pagamento delle “geisha”
e delle “oiran”, molto pulite,
eleganti e curate.
Gli “shunga” ci permettono di
cogliere molti aspetti della società
giapponese nel periodo tra il 1600
e il 1800. Possiamo comprendere il
ruolo della donna, che - secondo
l’etica confuciana - è soggetta ad
una triplice sottomissione: serva
del padre prima, del marito poi,
infine dei figli.
I matrimoni in quel periodo sono
Paolo Ceccherini, in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano
Speciale:
Shunga, Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo 2/3
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
www.mcl.lugano.ch
Nishikawa Sukenobu, pagina da Koshoku
tamatebako (Lo scrigno del libertino)
1710-1720
Yushido Shuncho,Koshoku zue jiniko
(Immagini erotiche per 12 mesi) 1788 ca.
Kitagawa Utamaro, Ehon Komachi biki
(Abbracciare Komachi), 1802
combinati e se l’uomo non ne è
soddisfatto, ha il diritto di andare a
cercare altrove quelle passioni che non
è riuscito a trovare all’interno del
matrimonio.
Nelle grandi città c’erano interi quartieri
di donne a pagamento, detti “città senza
notte”, in cui gli uomini trovavano
“geisha” e “oiran”. Le oiran sono le
prostitute di alto bordo. Le geishe sono
invece donne che intrattengono l’uomo
raffinatamente, con musica, canto,
danza, cerimonia del tè, etc.
Le donne ritratte in atteggiamento colto
negli shunga, ad esempio mentre
scrivono, sono quasi sempre geisha:
donne colte, eleganti e raffinate. Gli
uomini, fuori dal matrimonio, non
cercavano solo avventure a pagamento,
ma vere e proprie relazioni intellettuali,
che le loro mogli poco colte non
potevano offrire.
Le oiran appaiono invece con un
abbigliamento meno raffinato, più
appariscente, piuttosto eccessivo.
Gli shunga servono anche da manuale
della buona moglie, insegnando come
comportarsi col marito.
Le rare rappresentazioni di mogli, come
la donna che allatta, si possono cogliere
grazie ad un particolare copricapo, lo
“tsunokakushi”, che poteva essere
indossato solo da donne sposate.
Paolo Ceccherini, in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano pag. 12
Il progetto di ricerca del
Museo delle Culture intitolato
‘Shunga - Arte ed Eros in
Giappone nel periodo Edo’ è
stato un’occasione
straordinaria per apprezzare
un’importante espressione
artistica di grandissimo rilievo
in Giappone fino alla fine del
XIX secolo. Le stampe erotiche,
per la loro estetica e per le
loro tematiche, hanno
esercitato un’influenza
profonda sulla cultura
giapponese contemporanea,
inclusi i Manga.
Torii
Kiyonaga,
Sode no
maki
(Rotolo per
la manica),
1785 ca.
http://www.britishmuseum.org/res
earch/research_projects/all_curre
nt_projects/shunga_japanese_art
_1600-1900.aspx
Speciale:
Shunga, Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo 3/3
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
www.mcl.lugano.ch
Utagawa
Kunisada,
Amanti,
pagina da un
volume
del1830-
1840 Utagawa
Kuniyoshi,
pagina da
Setsugekka
(Neve, luna
e fiori), 1840-
1845
Utagawa
Kunisada,
pagina da:
Shunka
shuto shiki
no nagame:
Haru, Natsu,
Aki, Fuyu no
bu (Il canto
delle quattro
stagioni),
1827
Fonte: http://onlineonly.christies.com/s/andy-warhol-at-christies-for-members-only-eyes-on-the-guise/lots/7
pag. 13
Christie’s presenta l’asta vietata ai minori… La sperimentazione negli scatti di Andy Warhol
Miguel Bose (See F. & S. IIIB.19)
ANDY WARHOL (1928-1987)
Pool Party ANDY WARHOL (1928-1987)
Sono pochi i cataloghi delle major Christies e
Sotheby’s vietati ai minori di 18 anni, ma la
vendita del mese scorso organizzata da
Christie’s aveva l’alert vietato ai minori.
Fino al 27 giugno 2013, Christie's ha messo
in vendita online una raccolta di opere
originali del leggendario artista pop Andy
Warhol, provenienti direttamente dalla
collezione della Fondazione Andy Warhol per
le arti visive. La vendita si è concentrata su
quelle opere d'arte che offrono quella che
era la visione del mondo più intima ed
esclusiva dell’artista Warhol. Questa vendita
intitolata: “Eyes on the Guise”, comprendeva
oltre 200 fotografie, stampe e disegni in cui
l'artista ha incentrato il suo sguardo unico
sul nudo maschile. Per due settimane, i
collezionisti di tutto il mondo hanno avuto
l'opportunità di fare offerte per acquistare
queste opere, la maggior parte dei quali non
sono mai state viste in pubblico.
Marc Porter, presidente di Christie America,
ha commentato: "Mentre continuiamo a
esplorare il vasto ambito delle opere di
Andy, lo spirito audace e innovativo della sua
opera si rivela a noi ancora e ancora. Spesso
spingendosi oltre i confini, e questa
selezione di immagini e disegni dimostra il
coraggio di Warhol sia nell’esplorare che nel
celebrare una identità gay che stava
emergendo nel tardo 20 secolo a New York.
Sfocando le distinzioni
tradizionali tra arte e
fotografia, Warhol dimostra
di essere un innovatore
instancabile e la sua
continua volontà di
sperimentare. In effetti,
l'ultimo decennio della sua
vita è stato considerato da
alcuni come il più innovativo
della sua carriera. Oltre alle
sue fotografie cucite,
vediamo le opere che
mostrano l'artista ad essere
stato ricco di idee
pionieristiche, sia in termini
di contenuti che di tecnica.
Halston Torso
ANDY WARHOL (1928-1987)
ANDY WARHOL
Self-Portrait in Fright Wig
unique polaroid print
Executed in 1986.
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
Querelle
ANDY WARHOL (1928-1987)
A cura del Dott. Paolo Ceccherini,
Il suo grande talento fu
oscurato dallo scandalo
causato dalla violenza
sessuale perpetrata sulla sua
persona dal proprio maestro di
arte Agostino Tassi; infatti, il
lungo processo giudiziale nel
quale il Tassi venne
condannato alimentò molte
dicerie sulla promisquità di
Artemisia che ne ostacolarono
l’affermazione come artista.
In effetti, il
termine scandalo deriva dal
greco σκάνδαλον (skàndalon),
che significa "ostacolo",
"inciampo", turbamento
morale e grave
A cura della dottoressa Stella Annesi pag. 14
Approfondimento:
Artemisia Gentileschi, Amore, trasgressione e scandalo.
Artemisia
Gentileschi (1593 -
1656)
“l'unica donna
in Italia che abbia mai
saputo di pittura,
coloritura, ad impasto e
di altri fondamentali”
sconvolgimento della
coscienza altrui.
Oggi però lontano dai
pregiudizi del tempo Artemisia
è considerata uno dei pittori
più progressisti ed
espressionisti del Barocco e
della generazione
dopo Caravaggio. La sua
grandezza è testimoniata dal
fatto che, in un'epoca in cui i
pittori di sesso femminile non
erano facilmente accettati
dalla comunità artistica o
mecenati, ella, trasferitasi in
Toscana, fu la prima pittrice a
diventare membro
della Accademia di Arte del
Disegno di Firenze. In questo periodo
Artemisia, dopo aver meditato
l’abbandono della città di Roma ove i
suoi
riconoscimenti artisticierano ormai
venuti meno, decise di mutare
temporaneamente il suo cognome in
“Lomi” (cognome originario di suo
padre) per distaccarsi dalla vicenda
dello stupro e dagli eventi della
propria vita romana.
Sicuramente l’episodio della violenza
subita plasmò l’artista; infatti, spesso
tra le sue opere troviamo molte
immagini di donne forti e che
soffrono. I suoi personaggi non
rappresentano lo stereotipo
femminile con i tratti-sensibilità,
timidezza e debolezza ma mostrano
personalità coraggiose, ribelli e
potenti.
Uno dei suoi quadri più noti è
sicuramente, Giuditta e Oloferne;
esso ritrae la decapitazione di
Oloferne, in una scena di lotta orribile
e salasso.
L’eroina della Bibbia Giuditta,
esempio di virtù e castità, viene
raffigurata nell’atto di tagliare la testa
del nemico Oloferne, condottiero
assiro da lei ingannato con la
seduzione pur mantenendo salva la
propria purezza. Alcuni critici
contemporanei in questo dipinto
hanno rivisto il desiderio femminile di
rivalsa rispetto alla violenza sessuale
subita da parte di Agostino Tassi.
È chiaro, come nei suoi lavori Artemisia sembra
trasferire la sua esperienza direttamente sulla tela;
tale teoria è supportata dal fatto che in diverse
opere dell’artista, le eroine dipinte da Artemisia
ricordano molto i suoi autoritratti. Inoltre la forza
d’animo che caratterizzò la pittrice si rispecchia
anche nel tratto del pennello audace e
determinato in cui “non vi era alcun segno di
timidezza" (Bissell, 112).
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
“Reaching art” è la rubrica in
collaborazione con Artribune
dedicata ad un approfondimento
sul pensiero e le opere degli artisti
esposti nelle principali mostre
organizzate sul territorio nazionale.
Questa settimana:
Matt Mullican - The Meaning of
Things
18 luglio-6 settembre
Spazio Culturale Antonio Ratti (ex
chiesa di San Francesco), Como
Matt Mullican (Santa Monica,
1951) è un artista americano da
sempre interessato al rapporto tra
percezione e realtà, tra capacità di
vedere qualcosa e quella di
rappresentarla. Per creare le
proprie opere Mullican utilizza
svariati medium, spaziando da
disegni e opere grafiche a sculture
e banner. Ha inoltre sviluppato un
sistema di classificazione di tutta la
materia sensibile che viene da lui
suddivisa in cinque categorie,
“Cinque Mondi”: le materie prime
naturali, il mondo reale in cui
viviamo, le arti, la lingua e la
comprensione soggettiva.
Attraverso questo sistema Mullican
tenta di osservare e classificare
tutte le esperienze umane.
E’ lo stesso concetto alla base della
mostra “The Meaning of Things” che
si incardina intorno a “Untitled”, set
di quattro stendardi. Ogni stendardo,
della misura di quasi 14 metri di
altezza per 7 di larghezza, che
scandirà nel senso della lunghezza la
navata dell'ex chiesa di San
Francesco, contiene un repertorio di
figure stilizzate che tocca ogni
aspetto del reale e dell'esperienza
umana, a loro volta suddivise in
cinque aree di colore diverso. Il
linguaggio visivo dei banner è
immediato, simile a quello dei loghi
commerciali, della segnaletica
urbana o dell'araldica. Al tempo
stesso il significato dei simboli, e
l'architettura del sistema che li
comprende,
A cura di Claudia Giraud; www.artribune.com
pag. 15
richiedono allo
spettatore la conoscenza del
codice soggettivo elaborato
dall'artista. Il quale non si stanca
mai di ripetere che la sua
complessa cosmologia è in realtà
una riflessione artistica sul modo
in cui costruiamo
collettivamente un'immagine del
reale.
Matt Mullican - The
Meaning of Things
18 luglio-6 settembre
Spazio Culturale Antonio
Ratti (ex chiesa di San
Francesco), Como
Foto: Matt Mullican,
Untitled
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
Le Proposte Della Settimana Di www.Artslife.Com – Le Aste
A cura di www.artslife.com, portale di critica ed economia dell’arte.
Calendario 22–28
Luglio 2013
22 luglio
Artcurial Hôtel Hermitage, Monte Carlo Monaco 2013
- Motori
Dorotheum Vienna Gioielli
Tajan Monte Carlo Gioielli
23 luglio
Artcurial Hôtel Hermitage, Monte Carlo Gioielli
(anche il 24)
Artcurial Hôtel Hermitage, Monte Carlo Orologi
Artcurial Hôtel Hermitage, Monte Carlo Hiquily,
Déshyquilibre - 14 sculture
Christie’s Londra Interni
Christie’s New York Interni
24 luglio
Artcurial Hôtel Hermitage, Monte Carlo Hermès
Vintage
Christie’s Londra Interni
Dorotheum Vienna Asta estiva
Dreweatts Godalming Gioielli, argenti e orologi
25 luglio
Bonhams Chester The Oak Interior (Tessuti, mobili e oggetti
d’arte)
Dorotheum Salisburgo Arte, antiquariato e gioielli
Dorotheum Vienna Gioielli
26 luglio
27 luglio
Bonhams San Francisco Vini
28 luglio
Bonhams San Francisco Design
pag. 16ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
L’appuntamento In Evidenza Della Settimana
pag. 17
Carlo Buzzi:
antologia pubblica (1990-2013)
7 luglio | 31 agosto 2013
SEDE DELLA MOSTRA
Theca Gallery
Via Pessina, 13
Lugano
CH
gallery@theca-art.com
Carlo Buzzi: un rabdomante da Venezia a Lugano (storie
di una biennale)
ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
GLOSSARIO
Mps Art Market Value Index: indice costruito su un paniere di 10 società quotate su mercati finanziari internazionali
e operanti nel comparto artistico, ponderato per le capitalizzazioni medie giornaliere; l’indice è espresso in dollari poiché
il fatturato del mercato artistico è realizzato prevalentemente in tale valuta (principio di competenza territoriale).
S&P 500: indice Standard & Poor’s della Borsa di New York calcolato sui 500 titoli a maggiore capitalizzazione nel
mercato USA.
Ftse Mib: indice che coglie circa l’80% della capitalizzazione di mercato interna italiana; è composto da società di
primaria importanza e a elevata liquidità nei diversi settori ICB.
Mps Gobal Painting Art Index: indice costruito sul fatturato realizzato dalle principali case d’asta internazionali nel
comparto dell’Arte Pittorica. In base al principio di competenza territoriale, l’indice è espresso in dollari, poiché la
maggior parte del fatturato in tale settore è realizzato in tale valuta.
pag. 18ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
CONTATTI
Autori della Pubblicazione
Paolo Ceccherini
Responsabile Art Weekly Report
Email: paolo.ceccherini@banca.mps.it
Tel:+39 0577-29-8424
Si ringrazia, il Dott. Simone D’Onofrio e il Dott. Claudio Coniglio per la preziosa collaborazione alla realizzazione del report
I grafici sono frutto di elaborazione dell’Area Research, sulla base di dati provenienti dai siti delle principali case d’aste e dai principali infoprovider.
Responsabile Area Pianificazione Strategica, Research & Investor Relations
Alessandro Santoni, PhD
Email: alessandro.santoni@banca.mps.it
Tel:+39 0577-293753
Vuoi ricevere gratuitamente via Email l’Art Weekly Report?
DISCLAIMER: La presente analisi è stata predisposta esclusivamente a fini d’informazione. Il presente documento non costituisce offerta o invito alla
vendita o all’acquisto di titoli o di qualsivoglia altro bene, esercizio o attività in esso descritti, né potrà costituire la base di alcun contratto. Nessun
affidamento potrà essere fatto per alcuna finalità sulle predette informazioni. Banca Monte dei Paschi non ha provveduto a verifica indipendente delle
informazioni e non intende fornire alcuna dichiarazione o garanzia, esplicita o implicita, in merito all’accuratezza o completezza delle informazioni
contenute nel presente documento. Nei limiti consentiti dalla legislazione vigente, la Società (inclusi suoi amministratori, partner, dipendenti, consulenti o
altri soggetti) declina ogni responsabilità in relazione a qualsivoglia informazione ovvero omissione di cui al presente documento, ovvero all’eventuale
affidamento che possa esservi fatto da alcuno. Banca Monte dei Paschi non si assume alcun impegno a fornire al destinatario alcun accesso ad
informazioni aggiuntive ovvero ad aggiornarle o correggerle. Le presenti informazioni non potranno essere estratte, riassunte, distribuite, riprodotte o
utilizzate senza il previo consenso di Banca Monte dei Paschi. La ricezione delle presenti informazioni da parte di qualsivoglia soggetto e le informazioni
stesse di cui al presente documento non costituiscono, né dovranno essere ritenute come costituenti, prestazione di consulenza all’investimento a detto
soggetto da parte di Banca Monte dei Paschi. In nessuna circostanza, Banca Monte dei Paschi, ovvero qualsivoglia azionista, controllata o dipendente della
stessa, potrà essere contattato direttamente in relazione alle presenti informazioni.
Art Weekly Report 22 luglio 2013

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Art Weekly Report 22 luglio 2013

  • 1. …“L’eros e l’Arte che da Scandalo”…
  • 2. pag. 2 Si può essere tutto ciò che si vuole, basta trasformarsi in tutto ciò che si pensa di poter essere. dal brano “Innuendo" dei Queen ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013 Nero su Bianco Freddy Mercury A cura del dott. Paolo Ceccherini Non diventerò una stella, diventerò una leggenda! Voglio essere il Rudolf Nureyev del rock n'roll…
  • 3. Con questa sezione del report si è voluto interrogare alcuni tra i maggiori operatori nazionali ed internazionali del mondo dell’arte e della cultura, al fine di lasciare loro esprimere un proprio personale punto di vista sulle tendenze attuali del settore, le aspettative future. ***** La riflessione vuole essere uno “spazio libero di espressione”, consapevoli che spesso sia utile sentire voci diverse, per riconoscere meglio la propria. La nudità nelle varie rappresentazioni artistiche crea ancora oggi scandalo. Anche in una società governata dall’ipersessualizzazione e dove i tabù sono stati ormai quasi tutti abbattuti lo scandalo nell’arte ha quasi sempre a che vedere con l’ostentazione del corpo nudo. Facendo un rapido excursus si ricorda che la nudità nel corso della storia dell’espressione artistica, dalla letteratura alla pittura, dalla scultura al cinema e, qualche volta, la ricombinazione tra alcune di esse, si è trasformata sostanzialmente, come bene esprime Luca Beatrice nel suo ultimo libro «Sex - Erotismi nell’arte da Courbet a YouPorn», edito da Rizzoli, che ha esaminato il limite tra opera d’arte da museo e immaginario erotico. L’erotismo lo ritroviamo raffigurato nelle immagini fin dai tempi remoti, nelle decorazioni parietali delle case e nelle ceramiche fino a che l’immagine della donna, subirà una forte censura e solo eccezionalmente gli artisti potranno raffigurarla nuda col pretesto di rappresentare episodi biblici. Grande successo ebbe , in un periodo dove i valori morali iniziarono ad essere messi in discussione, L’origine du monde di Gustave Courbet, dipinto commissionato al pittore nel 1866 da Khalil-Bey, diplomatico turco e ambasciatore dell'impero ottomano ad Atene per la sua personale galleria di ritratti erotici. Nell’epoca della Secessione Viennese, grazie al famoso Nuda Veritas del 1899 di Klimt il sesso in arte iniziò ad essere trattato nei modi erotico. più disparati riflettendo soprattutto l'opinione che gli artisti avevano delle donne e cioè quella di esseri decisamente superiori incarnando l’idea stessa di Eros. La grande rivoluzione però apparve nell’arte americana degli anni sessanta attraverso Andy Warhol, pioniere della pop art, che introdusse nudità, uso di droghe, relazioni omosessuali e personaggi transgender in quasi tutti i suoi lavori alla Silver Factory. Nella nostra rassegna non potranno poi mancare i nudi di Lucien Freud e gli scatti “di massa” del fotografo americano Spencer Tunick, ma neanche Milo Manara, conosciuto soprattutto per la sensualità delle sue tavole e Luis Royo uno dei più importanti illustratori contemporanei le cui opere sono improntate sui generi fantastico ed erotico ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013 pag. 3A cura di Vernice Progetti Culturali
  • 4. Andamento mensile del Mps Art Market Value Index degli ultimi tre anni (22/07/2010 – 22/07/2013) pag. 4 Il rendimento espresso dall’MPS Art Market Value Index resta superiore agli altri due indici considerati, raggiungendo nel triennio la performance del +92,5%, rispetto al +51,8% dello S&P500 e al dato del -21,4% di Piazza Affari. Con riferimento alle performance dei 3 indici dall’inizio dell’anno (01/01/2013) ad oggi, si registrano le seguenti variazioni: miglior performer il MPS Art Market Value Index (+40,6%) seguito dal S&P500 (+34,5%), chiude il Ftse Mib (+8,4%). * Indice costruito su un paniere di 10 società quotate su mercati finanziari internazionali e operanti nel comparto artistico, ponderato per le capitalizzazioni medie giornaliere; l’indice è espresso in dollari poiché il fatturato del mercato artistico è realizzato prevalentemente in tale valuta (principio di competenza territoriale). ** Tutti e tre gli indici sono espressi in dollari (Y): MPS Index Vs. FTSE Mib (X): MPS Index Vs. S&P 500 X Y +78,9% +10,1% Matrice di correlazione Fonte: Il grafico è frutto di elaborazione dell’Area Research, sulla base di dati provenienti da info provider. L’analisi mensile del MPS Art Market Value Index* mostra negli ultimi tre anni (Luglio 2010 – Luglio 2013) una correlazione con il Ftse Mib** diretta (+10,1%); rimane positivamente correlato con il principale indice del mercato americano (S&P 500), il dato aggiornato sull’ultima settimana si attesta a: +78,9%. +51,8% +92,5% -21,4% ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013 30 50 70 90 110 130 150 170 190 210 230 250 Mps Art Market Value FTSE Mib S&P 500
  • 5. Andamento settimanale del Mps Art Market Value Index (15/07/2013 al 19/07/2013) Leggermente positivo il FTSE Mib (+5,21%). L’indice si è confermato tra i migliori in Europa grazie ai forti rialzi che hanno interessato il comparto finanziario con le principali banche fortemente in positivo. Inoltre, la BCE ha modificato le regole sul collaterale usato per il rifinanziamento delle banche ed annunciato che sta studiando delle modalità per aumentare i prestiti alle piccole/medie imprese. E’ stato abbassato il rating per gli ABS accettati come garanzia da “due AAA” a “due A- ”, riducendo lo sconto (haircut) dal 16% al 10%. Allo stesso tempo l’istituto aumenterà i vincoli sul collaterale composto da covered bond, modificando le valutazioni sul rischio, in modo che l’effetto complessivo sul collaterale sia neutrale. Settimana in calo per il Mps Art Market Value Index (-1,87%), in territorio positivo il listino americano S&P 500 (+0,71%), molto bene anche piazza affari, che registra una decisa salita del FTSE Mib 500 (+5,21%). Tra le aste della settimana da segnalare per Sotheby's, la Finest and Rarest Wines, del 17 luglio a Londra, in cui sono stati totalizzati oltre 1,3 milioni di sterline. Top Lot, “Richebourg 1970 Henri Jayer “, aggiudicato per 72.8 mila steriline rispetto ad una stima alta di 34 mila. Oltre 5,8 milioni di dollari è la cifra battuta da Christie’s nella “First Open: Summer Edition”, svolta a Rockefeller Plaza di New York il 17 Luglio. La vendita ha fatto registrare ottime percentuali di venduto, 87% per lotto e 95% per valore. Top Lot Jack Hamilton Bush (1909-1977), Red Side Right , dipinto nel 1965, aggiudicato per 603 mila dollari, facendo segnare il record mondiale di prezzo in asta per l’artista. pag. 5 Fonte: Il grafico è frutto di elaborazione dell’Area Research, sulla base di dati provenienti da info provider. In rialzo la chiusura settimanale dello S&P 500 (+0,71%), gli ultimi trenta giorni sono stati caratterizzati da due fasi principali: inizialmente l’impatto delle parole di Bernanke in tema di riduzione del piano di acquisti. Tuttavia l’allentamento dei timori di un rallentamento immediato del piano di QE, e il buon andamento dei conti di Morgan Stanley hanno continuato ad alimentare gli acquisti. Il principale beneficiario è stato il comparto finanziario seguito dai sevizi per i consumatori ed energetici. +0,71% -1,87% +5,21% ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013 97 99 101 103 105 15/07/13 apertura lunedì 16/07/13 17/07/13 18/07/13 19/07/13 Prezzo di chiusura venerdì Mps Art Market Value S&P 500 Ftse Mib
  • 6. Per poter accedere a tutti i lavori sul mercato dell’arte visita il sito: http://www.mps.it/Investor+Relations/ResearchAnalisis/Settori/MercatoArte/default.htm Andamento semestrale del Mps Art Global Painting Index degli ultimi sei anni (01/01/2006 – 31/12/2012) Il catalogo fa la differenza: la clientela è molto più attenta ed esigente rispetto alla fase euforica del 2008, il tasso di unsold medio staziona nella regione del 22,7% per lotto, testimoniando un livello di aspettative molto alto. La sostanziale stabilità del $ sulle altre due valute nel semestre, non porta effetti valuta nella performance complessiva dell’indice globale. Confronto II sem 2012 VS II sem 2011 +3,4% pag. 6 0 50 100 150 200 250 300 350 400 I sem 2006 II sem 2006 I sem 2007 II sem 2007 I sem 2008 II sem 2008 I sem 2009 II sem 2009 I sem 2010 II sem 2010 I sem 2011 II sem 2011 I sem 2012 II sem 2012 Mps Global Painting Art Index Fonte: il grafico è frutto di elaborazione dell’Area Research, sulla base di dati provenienti dai siti delle principali case d’aste.  I risultati consuntivi del II semestre 2012 mostrano numerosi fattori positivi e un ritrovato clima di fiducia dopo la fase di assestamento degli ultimi 3 anni: il MPS Global Painting index è in leggera crescita del +3,4% sul secondo semestre 2011. Tuttavia il mercato resta ancora lontano dal picco del 2008, favorito dal boom dell’arte contemporanea e dall’effetto valuta. In questo semestre la crescita è stata trascinata dai comparti Old Master e Post War, in controtendenza il Pre-war che registra una contrazione: Mps Art Post War Index (+31,3% su II semestre 2011), Mps Art Pre War Index (-12,11% su II semestre 2011), Mps Art Old Masters e XIX sec. Index (-12,11% su II semestre 2011). ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
  • 7. pag. 7 1895: La prima Biennale, il primo scandalo di Enzo di Martino* Nonostante il manifesto porti la data del 22 aprile, la prima Biennale venne in realtà inaugurata la mattina del 30 aprile 1895, alla presenza di Umberto I e Margherita di Savoia. Fatto non secondario se si pensa che gran parte degli artisti espositori erano “accademici”, molto sensibili dunque alla “ufficialità” e, come ricorda ancora Bazzoni, l’inaugurazione «riuscì festa veramente solenne a cui partecipò con entusiasmo tutta la -cittadinanza». Il successo della Prima Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia – come allora si chiamava la Biennale – fu immediato e clamoroso: basti pensare che i visitatori furono ben 224.327, un numero incredibilmente alto, specie se rapportato ai nostri tempi. E che furono vendute 186 delle complessive 516 opere esposte per un valore complessivo di oltre -trecentossessantamila lire di allora. La grande esposizione si chiuse perciò in attivo finanziario per il Comune di Venezia, tanto che subito dopo venne deciso di elargire una cospicua somma in beneficenza, destinata all’assistenza pubblica dei poveri della città. La Giuria internazionale assegnò il premio Città di Venezia – praticamente il primo premio, ben 10.000 lire – a La figlia di Jorio del pittore abruzzese Francesco Paolo Michetti (1851- 1939), sostenuto dal suo grande amico e conterraneo Gabriele D’Annunzio. Il poeta, infatti, aveva nei giorni precedenti scritto una lettera a Fradeletto raccomandandogli calorosamente di esporre *Fonte: Tratto dal libro La Biennale di Venezia 1895-2013; Enzo Di Martino, Papiro Art Giacomo Grosso, Supremo convegno, il dipinto scandalo alla biennale del 1895 bene il dipinto di Michetti, «in una luce calma e riposata». Il premio del Ministero, anch’esso molto importante, venne invece attribuito a Ritorno al paese natio di Giovanni Segantini (1858-1899), suscitando non poche perplessità e qualche polemica per i modi divisionisti – allora una assoluta novità – con i quali esso era dipinto. Altri premi vennero assegnati a Max Liebermann, Julius Paulsen (Cassa di Risparmio) ed all’americano James Whistler che, in quella occasione, donò un cospicuo numero di acqueforti alle raccolte della città di Venezia: non esisteva ancora il Museo d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro che venne istituito solo più tardi, nel 1902. La prima edizione non viene tuttavia ricordata per questi premi ma per uno scandalo clamoroso che fece discutere appassionatamente l’intera città e tutta la stampa italiana e straniera, causando perfino un pesante intervento del Patriarca di Venezia Giuseppe Sarto, futuro Papa con il nome di Pio X e successivamente anche Santo. Cosa era accaduto? Era accaduto che dall’Accademia Albertina di Torino, raccomandato personalmente dal suo presidente conte di Sambuy come «opera di ardita composizione», era giunto alla Biennale, fin dal 10 aprile, un grande dipinto di Giacomo Grosso (1860-1938) dal titolo Supremo convegno. Rappresentava, come lo descrisse a suo tempo con efficacia Romolo Bazzoni, «un feretro dal quale emergeva il volto cadaverico d’un uomo irrigidito dalla morte, mentre cinque donne ignude dalle membra fresche e giovanili lo attorniavano in pose disperate e voluttuose ad un tempo»: un grande scandalo! E scandalo fu per davvero tanto che a Venezia non si parlava d’altro, con curiosità ed animazione, ancora prima che la Biennale aprisse le porte al pubblico dei visitatori. Invitato dal sindaco Selvatico a visitare l’Esposizione, il Patriarca di Venezia rispose con una lettera nella quale, oltre a rifiutare l’invito, scriveva che «corre in città la voce che tra le opere d’arte da esporsi ve ne sia una che offende altamente il pudore ed io la prego di adoperarsi perché non sia messa in mostra». Ancora prima di aprire i battenti la Biennale incappa dunque nel suo primo incidente storico: sarà una costante di tutta la sua vita centenaria. Per premunirsi il sindaco Selvatico aveva nel frattempo chiesto un parere sul dipinto ad una apposita commissione presieduta da un uomo di cultura cattolico e di grande prestigio come Antonio Fogazzaro. ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013In collaborazione con la Dott.ssa Paola Gribaudo
  • 8. pag. 8 1895: La prima Biennale, il primo scandalo di Enzo di Martino* «Il dipinto del signor Grosso – scrisse Fogazzaro nella relazione – -rappresenta in modo violento uno stretto, pauroso nesso fra la libidine e la morte, onde lo spettatore è mosso ad inorridire delle nudità che vi si ostentano bestialmente in un atto orribile, tanto più sinistre quanto più intere. Ci parrebbe duro di condannare questo Supremo Convegno in nome della morale – continuava Fogazzaro – mentre passano dovunque senz’accusa tele spiranti una lascivia che invita, che se qualche cosa cela, non è per vergogna, è per arte. Quindi noi, caro Selvatico – concludeva con decisione lo scrittore – Vi rispondiamo unanimi: no, il dipinto non reca oltraggio alla morale pubblica». Era la pezza d’appoggio che consentiva al Sindaco di dichiarare al Patriarca di aver condiviso le sue preoccupazioni ma di doversi conformare «a un voto così esplicito, concorde ed autorevole». Affermando così una indipendenza che sarà la costante di tutta la storia della Biennale in molte altre occasioni future, dinanzi alla quale anche il Patriarca dovette far buon viso a cattivo gioco. Il giorno dopo scrisse infatti a Selvatico una seconda lettera nella quale lo ringraziava d’avergli «comunicato il giudizio di persone superiori ad ogni eccezione», aggiungendo però: «quantunque nemmeno questo mi rassicuri che il pubblico, il quale guarda al superficiale, non ne riceva cattiva impressione». L’episodio divenne di dominio pubblico, se ne discuteva appassionatamente, con morbosità o in nome della libertà di espressione, in ogni *Fonte: Tratto dal libro La Biennale di Venezia 1895-2013; Enzo Di Martino, Papiro Art ambiente della città, e tutti i giornali, sia quelli italiani che stranieri, indicavano nello “scandaloso dipinto” l’attrazione più clamorosa della Biennale, mentre il pubblico, nonostante il quadro fosse stato prudentemente sistemato in una saletta un pò appartata, entrava chiedendo subito informazioni su dove si trovasse il Supremo convegno. Come se non bastasse verso la fine dell’Esposizione si verificò un episodio ancora più rumoroso perché, come ricorda Bazzoni,«avendo stabilito la presidenza di assegnare un premio in base a referendum popolare, il premio toccò, a grande maggioranza, all’opera del Grosso. E questa assegnazione provocò una nuova ondata di discussioni e di polemiche. I cattolici ne rimasero doppiamente offesi e gridarono allo scandalo, -«quasicché la Presidenza della Biennale con la sua trovata del premio popolare avesse voluto provocarlo». Il clamore suscitato dalla vicenda fu enorme in tutto il mondo ed attirò l’attenzione di una spregiudicata e misteriosa compagnia – la Venice Art & Co, probabilmente costituita apposta nell’occasione – che acquistò il dipinto con l’intenzione di esporlo a pagamento in vari paesi, confidando nella “pruderie” tipica del tempo. La prima tappa fu una città degli Stati Uniti, e pare che l’ambiente dove era esposto prendesse fuoco ed il dipinto andò dunque distrutto in un incendio che molti definirono allora misterioso e forse anche doloso. Oggi, a distanza di cento anni, si può forse dire che questo episodio segnò per davvero l’inizio della storia della Biennale, una storia contrassegnata infatti da scandali, polemiche ed incidenti diplomatici che, lungi dall’incrinare il prestigio dell’istituzione, ne hanno invece accresciuto la notorietà e probabilmente fatto la fortuna. Fin dalla prima edizione, dunque, la Biennale seppe attrarre una straordinaria attenzione del pubblico e dei giornali di tutto il mondo. Ugo Ojetti, che era a quel tempo una vera e propria autorità critica, non a caso scrisse sul Resto del Carlino del 28 aprile del 1897 che «la prima esposizione internazionale d’arte a Venezia, due anni fa, parve e fu un miracolo» perché, aggiungeva, «fino allora, chi in Italia parlava o scriveva di qualche impresa artistica, era una campana che suonava a morto: triste e solitario irritava la maggioranza del pubblico affaccendata in tutt’altre faccende e non raccoglieva che i pochi fedeli memori della Morta gloriosa. Tutte quelle speranze che tendevano soltanto alle riunioni di oltre monte e di oltre mare, a Parigi o a Monaco, a Barcellona o a Vienna, a Londra o a Zurigo – concludeva Ojetti – ora fidano in Venezia». Tratto dal libro La Biennale di Venezia 1895-2013; DI Enzo Di Martino, Papiro Art ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013In collaborazione con la Dott.ssa Paola Gribaudo
  • 9. La camera turca-1963 Hervé Joncour era «uno di quegli uomini che amano assistere alla propria vita, ritenendo impropria qualsiasi ambizione a viverla». Pensava che sarebbe stato così per sempre, fino a quando, inaspettatamente, qualcosa cambiò. Hervé Joncour, giovane commerciante francese, è il protagonista del romanzo Seta (1996), scritto da Alessandro Baricco. Quando i viaggi di Hervé lo condurranno fino in Giappone per l’acquisto di bachi da seta, egli comincia a vivere una specie di ossessione nei confronti di una misteriosa e conturbante donna, i cui occhi «non avevano un taglio orientale, e il suo volto era il volto di una ragazzina». Si tratta della donna di Hara Kei, uomo con cui commercia Hervé e la cui potenza è dimostrata proprio dalla presenza di lei sdraiata accanto al guru. La carica erotica del romanzo è data dalla spasmodica ricerca della donna, delle sue linee, del suo sguardo, della sua presenza invisibile: un’indomita passione tessuta come trame segrete da fili di seta. Ciò che, in particolare, consente di ascrivere Seta nell’ambito della letteratura erotica è la lettera indirizzata a Hervé e riportata nella parte conclusiva del romanzo, una lettera costruita attraverso una serie di immagini sessuali raccontate (probabilmente solo sognate) che non scadono mai nell’eccesso, piuttosto nella “leggerezza della seta”. Il desiderio del possesso è mescolato alla dolcezza di gesti forse mai compiuti, A cura della Dott.ssa Gisella Tropea pag. 9 ma ardentemente agognati: il risultato è una danza dei sensi, un perpetuarsi di atti sensuali. Un Oriente così impenetrabile e sobillatore di fantasticherie non può sottrarsi dall’essere in contrasto con tutto ciò che è sicurezza e amore: Hélène, la giovane moglie di Hervè, che aspetta i suoi ritorni con dedizione quasi religiosa. Nell’immaginario degli artisti occidentali, a partire dalla metà dell’ Ottocento, l’Oriente ha di fatto sempre rappresentato un “altro mondo”, la diversità, l’ esotismo ai confini della sregolatezza. L’ Oriente offre la possibilità di conoscere un modello nuovo di bellezza, ma anche di accedere a nuovi profumi, colori e sensazioni, per immaginare e tentare nuove forme di piacere: un Oriente di certo più spregiudicato di fronte a certe inibizioni occidentali. Il topos dell’amante, concubina (spesso molto giovane) orientale sembra essere un elemento abbastanza ricorrente in letteratura, in arte e anche nel cinema, tanto da poterlo considerare un leitmotiv dell’erotismo (si pensi ad un classico della letteratura erotica, L’amante di Duras, di cui è celebre anche la trasposizione cinematografica). Molte sono, pertanto, le donne orientali che occupano la scena di importanti dipinti, tra i quali quello di Balthus, che a Roma ritrasse la giovane moglie giapponese, Setsuko Ideta, in posa sinuosa nella “Camera turca”, una stanza L’Oriente che si sveste di seta ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013 orientaleggiante ricavata nel sottotetto di Villa Medici. Nel dipinto Setsuko si “sveste” da odalisca ponendo il corpo vellutato su un canapè a fiori; la sua espressione è tanto rassicurante quanto enigmatica. La donna di Balthus (nella Camera così come in altre opere) si fa emblema del segreto carnale vistosamente celato attraverso gli audaci profili femminili e gli effetti di luce. Come per Seta, al fruitore potrebbe accadere di lasciarsi sorprendere dalla terribile tentazione di viaggiare verso l’Oriente, o magari soltanto immaginarlo. Gisella Tropea
  • 10. Le stampe erotiche, chiamate “shunga”, acquistano popolarità in Giappone nel periodo che va dal 1600 al 1800, grazie all’emergere di una classe sociale molto forte economicamente. Stampate su carta con tavolette di legno intagliate, oltre al loro esplicito erotismo, rappresentano anche un fenomeno artistico importante. Queste stampe offrono infatti uno sguardo su molti aspetti peculiari della società giapponese dell’epoca. La parola “shunga” significa letteralmente ‘immagini della primavera’. La ‘primavera’ talvolta era usata in Giappone come metafora per alludere al sesso. Gli shunga sono stampe erotiche appartenenti alle xilografie policrome della scuola “ukiyo-e”. Le stampe rappresentano una delle espressioni artistiche di maggior rilievo nel periodo compreso tra il XVII e XIX secolo. Questo periodo è conosciuto sia come periodo Edo, dall’antico nome di Tokyo, sia come periodo “Tokugawa”, dal nome della dinastia al potere. La classe dirigente a quell’epoca era l’aristocrazia. Accanto ai nobili però pag. 10 c’era una vasta classe di mercanti e artigiani molto ricchi, chiamati “Chonin”. I Chonin, esclusi dal potere politico, erano desiderosi di godersi la vita. Appassionati frequentatori del teatro kabuki, erano anche grandi consumatori di ukiyo-e e shunga. Perfino i grandi maestri dell’ukiyo-e, dunque, lavorarono agli shunga, che garantivano in genere migliori guadagni. Gli shunga nascono normalmente in serie di 12, come i mesi dell’anno. Hanno diversi formati: stampe, libri, libretti ‘tascabili’. Le stampe decoravano la casa, i libri potevano essere presi in prestito dai librai ambulanti, mentre i libretti erano portati in giro come portafortuna, sia da uomini sia da donne. Paolo Ceccherini, in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano Speciale: Shunga, Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo 1/3 ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013 www.mcl.lugano.ch Kitagawa Utamaro pagina dal Michiyuki koi no hutosao (L’inflessibile bastone dell’amore). 1803. Gessai Gabimaru, Una oiran con l’amante, 1803 ca. Keisai Eisen, Due amanti, 1835-1840. Utagawa Kuniyoshi, pagina da Setsugekka (Neve, luna e fiori), 1840- 1845
  • 11. Diverse scuole furono attive nella realizzazione di shunga. Le scuole sono fondate dagli artisti più famosi, e normalmente tutti i discepoli prendono il cognome del primo maestro. Molti pittori shunga vivevano a Edo o a Osaka, centri ricchi e importanti, più dell’allora capitale imperiale Kyoto. Fino al 1760, il cosiddetto periodo ‘dei primitivi’, le stampe sono monocrome e i tratti più elementari. Il ‘periodo d’oro’, tra il 1760 e il 1820, si caratterizza per stampe policrome, composizioni più slanciate e più ricche. Infine nel ‘periodo tardo’, che va fino alla fine XIX secolo, le linee sono ardite e la tendenza è quella di riproporre dei temi classici reinterpretati. Kitagawa Utamaro è forse il più famoso disegnatore di shunga; visse tra il 1753 e il 1806. È noto soprattutto per la sua capacità di rappresentare la bellezza femminile, introducendone la componente psicologica. Un altro maestro è Isoda Koryusai, attivo tra il 1760 e il 1780. Koryusai era un samurai. Divenuto un “ronin” alla morte del suo padrone e quindi sciolto dal vincolo di fedeltà, si dedicò all’arte. Nishikawa Sukenobu, uno dei primitivi, fu attivo a Kyoto. Le sue stampe in bianco e nero, in particolare di figure femminili, sono caratterizzate da un pag. 11 tratto delicato. Un maestro del periodo d’oro, invece, è Torii Kiyonaga, il cui nome alla nascita era Sekiguchi Shinsuke. Prese il nome dalla scuola Torii, di cui fu il quarto titolare. La scuola Torii era legata alla rappresentazione degli attori del teatro Kabuki. Katsushika Hokusai, nato nel 1760 in un sobborgo contadino di Edo, a 18 anni iniziò l’apprendistato come incisore su legno. Si dedicò alla rappresentazione del teatro kabuki e di paesaggi, come le vedute del Monte Fuji. Spesso è difficile attribuire i lavori a questo maestro, perché lungo la propria vita assunse molti pseudonimi, probabilmente per evitare la censura politica. A un primo sguardo, l’amplesso e le dimensioni smisurate degli organi genitali sembrano l’unico ‘soggetto’ delle stampe “shunga”. L’aspetto erotico era importante a più livelli: per stimolare i sensi ed intrattenere, ed anche – forse sorprendentemente – per educare le giovani donne alla vita sessuale. La scena dell’amplesso, certo, attirava l’ attenzione degli acquirenti delle stampe del tempo, tanto quanto oggi quella dei visitatori. È comunque molto interessante dedicarsi ai dettagli oltre l’eros, ai piccoli elementi di cornice, vero messaggio del pittore. Gli shunga, infatti, regalano uno sguardo sulla società giapponese di quel periodo: i volti, il kimono, i mobili, il rito del tè, lo scorrere delle stagioni, i paesaggi. Sono dettagli che permettono di cogliere aspetti di una borghesia ricca e desiderosa di godersi la vita, su molti fronti. Alle volte gli shunga mostrano anche ambienti domestici e familiari, ma per lo più è il mondo della ricca borghesia ad essere rappresentato, la vita mondana, e con lei gli interni delle “case verdi”, le case a pagamento delle “geisha” e delle “oiran”, molto pulite, eleganti e curate. Gli “shunga” ci permettono di cogliere molti aspetti della società giapponese nel periodo tra il 1600 e il 1800. Possiamo comprendere il ruolo della donna, che - secondo l’etica confuciana - è soggetta ad una triplice sottomissione: serva del padre prima, del marito poi, infine dei figli. I matrimoni in quel periodo sono Paolo Ceccherini, in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano Speciale: Shunga, Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo 2/3 ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013 www.mcl.lugano.ch Nishikawa Sukenobu, pagina da Koshoku tamatebako (Lo scrigno del libertino) 1710-1720 Yushido Shuncho,Koshoku zue jiniko (Immagini erotiche per 12 mesi) 1788 ca. Kitagawa Utamaro, Ehon Komachi biki (Abbracciare Komachi), 1802
  • 12. combinati e se l’uomo non ne è soddisfatto, ha il diritto di andare a cercare altrove quelle passioni che non è riuscito a trovare all’interno del matrimonio. Nelle grandi città c’erano interi quartieri di donne a pagamento, detti “città senza notte”, in cui gli uomini trovavano “geisha” e “oiran”. Le oiran sono le prostitute di alto bordo. Le geishe sono invece donne che intrattengono l’uomo raffinatamente, con musica, canto, danza, cerimonia del tè, etc. Le donne ritratte in atteggiamento colto negli shunga, ad esempio mentre scrivono, sono quasi sempre geisha: donne colte, eleganti e raffinate. Gli uomini, fuori dal matrimonio, non cercavano solo avventure a pagamento, ma vere e proprie relazioni intellettuali, che le loro mogli poco colte non potevano offrire. Le oiran appaiono invece con un abbigliamento meno raffinato, più appariscente, piuttosto eccessivo. Gli shunga servono anche da manuale della buona moglie, insegnando come comportarsi col marito. Le rare rappresentazioni di mogli, come la donna che allatta, si possono cogliere grazie ad un particolare copricapo, lo “tsunokakushi”, che poteva essere indossato solo da donne sposate. Paolo Ceccherini, in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano pag. 12 Il progetto di ricerca del Museo delle Culture intitolato ‘Shunga - Arte ed Eros in Giappone nel periodo Edo’ è stato un’occasione straordinaria per apprezzare un’importante espressione artistica di grandissimo rilievo in Giappone fino alla fine del XIX secolo. Le stampe erotiche, per la loro estetica e per le loro tematiche, hanno esercitato un’influenza profonda sulla cultura giapponese contemporanea, inclusi i Manga. Torii Kiyonaga, Sode no maki (Rotolo per la manica), 1785 ca. http://www.britishmuseum.org/res earch/research_projects/all_curre nt_projects/shunga_japanese_art _1600-1900.aspx Speciale: Shunga, Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo 3/3 ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013 www.mcl.lugano.ch Utagawa Kunisada, Amanti, pagina da un volume del1830- 1840 Utagawa Kuniyoshi, pagina da Setsugekka (Neve, luna e fiori), 1840- 1845 Utagawa Kunisada, pagina da: Shunka shuto shiki no nagame: Haru, Natsu, Aki, Fuyu no bu (Il canto delle quattro stagioni), 1827
  • 13. Fonte: http://onlineonly.christies.com/s/andy-warhol-at-christies-for-members-only-eyes-on-the-guise/lots/7 pag. 13 Christie’s presenta l’asta vietata ai minori… La sperimentazione negli scatti di Andy Warhol Miguel Bose (See F. & S. IIIB.19) ANDY WARHOL (1928-1987) Pool Party ANDY WARHOL (1928-1987) Sono pochi i cataloghi delle major Christies e Sotheby’s vietati ai minori di 18 anni, ma la vendita del mese scorso organizzata da Christie’s aveva l’alert vietato ai minori. Fino al 27 giugno 2013, Christie's ha messo in vendita online una raccolta di opere originali del leggendario artista pop Andy Warhol, provenienti direttamente dalla collezione della Fondazione Andy Warhol per le arti visive. La vendita si è concentrata su quelle opere d'arte che offrono quella che era la visione del mondo più intima ed esclusiva dell’artista Warhol. Questa vendita intitolata: “Eyes on the Guise”, comprendeva oltre 200 fotografie, stampe e disegni in cui l'artista ha incentrato il suo sguardo unico sul nudo maschile. Per due settimane, i collezionisti di tutto il mondo hanno avuto l'opportunità di fare offerte per acquistare queste opere, la maggior parte dei quali non sono mai state viste in pubblico. Marc Porter, presidente di Christie America, ha commentato: "Mentre continuiamo a esplorare il vasto ambito delle opere di Andy, lo spirito audace e innovativo della sua opera si rivela a noi ancora e ancora. Spesso spingendosi oltre i confini, e questa selezione di immagini e disegni dimostra il coraggio di Warhol sia nell’esplorare che nel celebrare una identità gay che stava emergendo nel tardo 20 secolo a New York. Sfocando le distinzioni tradizionali tra arte e fotografia, Warhol dimostra di essere un innovatore instancabile e la sua continua volontà di sperimentare. In effetti, l'ultimo decennio della sua vita è stato considerato da alcuni come il più innovativo della sua carriera. Oltre alle sue fotografie cucite, vediamo le opere che mostrano l'artista ad essere stato ricco di idee pionieristiche, sia in termini di contenuti che di tecnica. Halston Torso ANDY WARHOL (1928-1987) ANDY WARHOL Self-Portrait in Fright Wig unique polaroid print Executed in 1986. ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013 Querelle ANDY WARHOL (1928-1987) A cura del Dott. Paolo Ceccherini,
  • 14. Il suo grande talento fu oscurato dallo scandalo causato dalla violenza sessuale perpetrata sulla sua persona dal proprio maestro di arte Agostino Tassi; infatti, il lungo processo giudiziale nel quale il Tassi venne condannato alimentò molte dicerie sulla promisquità di Artemisia che ne ostacolarono l’affermazione come artista. In effetti, il termine scandalo deriva dal greco σκάνδαλον (skàndalon), che significa "ostacolo", "inciampo", turbamento morale e grave A cura della dottoressa Stella Annesi pag. 14 Approfondimento: Artemisia Gentileschi, Amore, trasgressione e scandalo. Artemisia Gentileschi (1593 - 1656) “l'unica donna in Italia che abbia mai saputo di pittura, coloritura, ad impasto e di altri fondamentali” sconvolgimento della coscienza altrui. Oggi però lontano dai pregiudizi del tempo Artemisia è considerata uno dei pittori più progressisti ed espressionisti del Barocco e della generazione dopo Caravaggio. La sua grandezza è testimoniata dal fatto che, in un'epoca in cui i pittori di sesso femminile non erano facilmente accettati dalla comunità artistica o mecenati, ella, trasferitasi in Toscana, fu la prima pittrice a diventare membro della Accademia di Arte del Disegno di Firenze. In questo periodo Artemisia, dopo aver meditato l’abbandono della città di Roma ove i suoi riconoscimenti artisticierano ormai venuti meno, decise di mutare temporaneamente il suo cognome in “Lomi” (cognome originario di suo padre) per distaccarsi dalla vicenda dello stupro e dagli eventi della propria vita romana. Sicuramente l’episodio della violenza subita plasmò l’artista; infatti, spesso tra le sue opere troviamo molte immagini di donne forti e che soffrono. I suoi personaggi non rappresentano lo stereotipo femminile con i tratti-sensibilità, timidezza e debolezza ma mostrano personalità coraggiose, ribelli e potenti. Uno dei suoi quadri più noti è sicuramente, Giuditta e Oloferne; esso ritrae la decapitazione di Oloferne, in una scena di lotta orribile e salasso. L’eroina della Bibbia Giuditta, esempio di virtù e castità, viene raffigurata nell’atto di tagliare la testa del nemico Oloferne, condottiero assiro da lei ingannato con la seduzione pur mantenendo salva la propria purezza. Alcuni critici contemporanei in questo dipinto hanno rivisto il desiderio femminile di rivalsa rispetto alla violenza sessuale subita da parte di Agostino Tassi. È chiaro, come nei suoi lavori Artemisia sembra trasferire la sua esperienza direttamente sulla tela; tale teoria è supportata dal fatto che in diverse opere dell’artista, le eroine dipinte da Artemisia ricordano molto i suoi autoritratti. Inoltre la forza d’animo che caratterizzò la pittrice si rispecchia anche nel tratto del pennello audace e determinato in cui “non vi era alcun segno di timidezza" (Bissell, 112). ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
  • 15. “Reaching art” è la rubrica in collaborazione con Artribune dedicata ad un approfondimento sul pensiero e le opere degli artisti esposti nelle principali mostre organizzate sul territorio nazionale. Questa settimana: Matt Mullican - The Meaning of Things 18 luglio-6 settembre Spazio Culturale Antonio Ratti (ex chiesa di San Francesco), Como Matt Mullican (Santa Monica, 1951) è un artista americano da sempre interessato al rapporto tra percezione e realtà, tra capacità di vedere qualcosa e quella di rappresentarla. Per creare le proprie opere Mullican utilizza svariati medium, spaziando da disegni e opere grafiche a sculture e banner. Ha inoltre sviluppato un sistema di classificazione di tutta la materia sensibile che viene da lui suddivisa in cinque categorie, “Cinque Mondi”: le materie prime naturali, il mondo reale in cui viviamo, le arti, la lingua e la comprensione soggettiva. Attraverso questo sistema Mullican tenta di osservare e classificare tutte le esperienze umane. E’ lo stesso concetto alla base della mostra “The Meaning of Things” che si incardina intorno a “Untitled”, set di quattro stendardi. Ogni stendardo, della misura di quasi 14 metri di altezza per 7 di larghezza, che scandirà nel senso della lunghezza la navata dell'ex chiesa di San Francesco, contiene un repertorio di figure stilizzate che tocca ogni aspetto del reale e dell'esperienza umana, a loro volta suddivise in cinque aree di colore diverso. Il linguaggio visivo dei banner è immediato, simile a quello dei loghi commerciali, della segnaletica urbana o dell'araldica. Al tempo stesso il significato dei simboli, e l'architettura del sistema che li comprende, A cura di Claudia Giraud; www.artribune.com pag. 15 richiedono allo spettatore la conoscenza del codice soggettivo elaborato dall'artista. Il quale non si stanca mai di ripetere che la sua complessa cosmologia è in realtà una riflessione artistica sul modo in cui costruiamo collettivamente un'immagine del reale. Matt Mullican - The Meaning of Things 18 luglio-6 settembre Spazio Culturale Antonio Ratti (ex chiesa di San Francesco), Como Foto: Matt Mullican, Untitled ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
  • 16. Le Proposte Della Settimana Di www.Artslife.Com – Le Aste A cura di www.artslife.com, portale di critica ed economia dell’arte. Calendario 22–28 Luglio 2013 22 luglio Artcurial Hôtel Hermitage, Monte Carlo Monaco 2013 - Motori Dorotheum Vienna Gioielli Tajan Monte Carlo Gioielli 23 luglio Artcurial Hôtel Hermitage, Monte Carlo Gioielli (anche il 24) Artcurial Hôtel Hermitage, Monte Carlo Orologi Artcurial Hôtel Hermitage, Monte Carlo Hiquily, Déshyquilibre - 14 sculture Christie’s Londra Interni Christie’s New York Interni 24 luglio Artcurial Hôtel Hermitage, Monte Carlo Hermès Vintage Christie’s Londra Interni Dorotheum Vienna Asta estiva Dreweatts Godalming Gioielli, argenti e orologi 25 luglio Bonhams Chester The Oak Interior (Tessuti, mobili e oggetti d’arte) Dorotheum Salisburgo Arte, antiquariato e gioielli Dorotheum Vienna Gioielli 26 luglio 27 luglio Bonhams San Francisco Vini 28 luglio Bonhams San Francisco Design pag. 16ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
  • 17. L’appuntamento In Evidenza Della Settimana pag. 17 Carlo Buzzi: antologia pubblica (1990-2013) 7 luglio | 31 agosto 2013 SEDE DELLA MOSTRA Theca Gallery Via Pessina, 13 Lugano CH gallery@theca-art.com Carlo Buzzi: un rabdomante da Venezia a Lugano (storie di una biennale) ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
  • 18. GLOSSARIO Mps Art Market Value Index: indice costruito su un paniere di 10 società quotate su mercati finanziari internazionali e operanti nel comparto artistico, ponderato per le capitalizzazioni medie giornaliere; l’indice è espresso in dollari poiché il fatturato del mercato artistico è realizzato prevalentemente in tale valuta (principio di competenza territoriale). S&P 500: indice Standard & Poor’s della Borsa di New York calcolato sui 500 titoli a maggiore capitalizzazione nel mercato USA. Ftse Mib: indice che coglie circa l’80% della capitalizzazione di mercato interna italiana; è composto da società di primaria importanza e a elevata liquidità nei diversi settori ICB. Mps Gobal Painting Art Index: indice costruito sul fatturato realizzato dalle principali case d’asta internazionali nel comparto dell’Arte Pittorica. In base al principio di competenza territoriale, l’indice è espresso in dollari, poiché la maggior parte del fatturato in tale settore è realizzato in tale valuta. pag. 18ART WEEKLY – 22 LUGLIO 2013
  • 19. CONTATTI Autori della Pubblicazione Paolo Ceccherini Responsabile Art Weekly Report Email: paolo.ceccherini@banca.mps.it Tel:+39 0577-29-8424 Si ringrazia, il Dott. Simone D’Onofrio e il Dott. Claudio Coniglio per la preziosa collaborazione alla realizzazione del report I grafici sono frutto di elaborazione dell’Area Research, sulla base di dati provenienti dai siti delle principali case d’aste e dai principali infoprovider. Responsabile Area Pianificazione Strategica, Research & Investor Relations Alessandro Santoni, PhD Email: alessandro.santoni@banca.mps.it Tel:+39 0577-293753 Vuoi ricevere gratuitamente via Email l’Art Weekly Report? DISCLAIMER: La presente analisi è stata predisposta esclusivamente a fini d’informazione. Il presente documento non costituisce offerta o invito alla vendita o all’acquisto di titoli o di qualsivoglia altro bene, esercizio o attività in esso descritti, né potrà costituire la base di alcun contratto. Nessun affidamento potrà essere fatto per alcuna finalità sulle predette informazioni. Banca Monte dei Paschi non ha provveduto a verifica indipendente delle informazioni e non intende fornire alcuna dichiarazione o garanzia, esplicita o implicita, in merito all’accuratezza o completezza delle informazioni contenute nel presente documento. Nei limiti consentiti dalla legislazione vigente, la Società (inclusi suoi amministratori, partner, dipendenti, consulenti o altri soggetti) declina ogni responsabilità in relazione a qualsivoglia informazione ovvero omissione di cui al presente documento, ovvero all’eventuale affidamento che possa esservi fatto da alcuno. Banca Monte dei Paschi non si assume alcun impegno a fornire al destinatario alcun accesso ad informazioni aggiuntive ovvero ad aggiornarle o correggerle. Le presenti informazioni non potranno essere estratte, riassunte, distribuite, riprodotte o utilizzate senza il previo consenso di Banca Monte dei Paschi. La ricezione delle presenti informazioni da parte di qualsivoglia soggetto e le informazioni stesse di cui al presente documento non costituiscono, né dovranno essere ritenute come costituenti, prestazione di consulenza all’investimento a detto soggetto da parte di Banca Monte dei Paschi. In nessuna circostanza, Banca Monte dei Paschi, ovvero qualsivoglia azionista, controllata o dipendente della stessa, potrà essere contattato direttamente in relazione alle presenti informazioni.