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29.06.2014 - Il Gazzettino di Venezia - Il VEGA vede la fine del tunnel
- 1. «La chioma va potata per permetter-
le di crescere più rigogliosa». Tom-
maso Santini ad di Vega Scarl ha
fatto suo il paradigma dell’albero di
Andreas Kipar. La potatura riguar-
da i rami secchi, le industrie ormai
decotte o già scomparse, per far
crescere al loro posto attività innova-
tive, all’interno di un tessuto urbano.
E come fanno i rami di un albero,
che crescono dove serve, senza ri-
spettare schemi prefissati, la chio-
ma dell’albero Venezia cresce senza
rispettare le forme dei lotti dove ci
sono le vecchie fabbriche, dove ser-
ve e dove ci sarà richiesta di nuove
attività e funzioni. Al Vega e attorno
ad esso ci sono già le prime gemme,
il padiglione dell’Expo, la chiesetta
di Santa Maria del Rosario voluta da
Enrico Mattei alla fine della Secon-
da Guerra Mondiale, la nuova pista
ciclabile che presto porterà al ponte
della Libertà e a Venezia. «Sono le
gemme del primo ramo che parte
dal bar Breda, alla fermata
dell’Actv, e va fino al canale Brentel-
la, al water front» spiega Santini:
«Oltre che un quartiere di imprese,
diventerà un percor-
so culturale e artisti-
co collegato al circui-
to di Venice to Expo
2015». (e.t.)
© riproduzione
riservata
L’APPELLO DI ANDREAS KIPAR
«Imprenditoriilluminati
comeaBilbaoeAmburgo»
L’architettotraleanimedellostudiopergliimmobiliaristi
LA SCOMMESSA
«Puntiamo anche
alla residenza
con il "campus"
dell’innovazione»
SALDO POSITIVO
Affittati spazi
a nuovi clienti
tra cui il gruppo
Saipem
Il Vega Parco scientifico ha inver-
tito la tendenza. Ora finalmente
ci sono più aziende che si insedia-
no rispetto a quelle che se ne
vanno. La società ha affittato 650
metri quadrati di spazi a nuovi
clienti, 8 imprese in più tra le
quali anche il gruppo Saipem, per
110 mila euro l’an-
no di canoni su un
totale di oltre 3
milioni di euro.
Si può dire che
è fuori dal tunnel?
Assolutamente
no. Si può dire,
invece, che «dal fallimento abbia-
mo colto un’opportunità per rilan-
ciare e assicurare lo sviluppo al
Vega e all’intera area che gli sta
attorno e che vogliamo diventi
urbana» spiega Tommaso Santi-
ni, l’amministratore delegato di
Vega Scarl.
Vega, per uscire dallo stato
fallimentare in cui versa, ha chie-
sto il concordato in continuità,
nessuno dei creditori ha fatto
opposizione anche perché il pia-
no prevede il soddisfacimento
integrale delle loro richieste,
quindi si presume che il Tribuna-
le fallimentare di Venezia non
avrà difficoltà ad omologare la
richiesta. Ora la società deve
vendere parte degli immobili che
possiede per racimolare una ven-
tina di milioni di euro.
In questa fase si inserisce lo
studio realizzato da Santini assie-
me ai tecnici e con la collaborazio-
ne di Andreas Kipar, uno dei
protagonisti mondiali della svolta
verde in architettura che sin dai
primi anni Novanta sta lavorando
su e per la rinascita di Venezia.
Lo studio sarà pronto a giorni e
presto verrà presentato ai merca-
ti immobiliari internazionali.
«Parte la fase della ricerca di
fondi, attraverso sponsor e risor-
se europee, in sinergia con le
aziende insediate al Vega e i
proprietari dei terreni che, per
intenderci, vanno da Fincantieri
sino al canale Brentella» conti-
nua Santini.
Il bisogno di trovare 20 milioni
di euro per sistemare la situazio-
ne patrimoniale del Vega, in defi-
nitiva, ha scatenato un processo
virtuoso che può far nascere quel
che in altre città europee con
water front come Amburgo o
Bilbao è realtà da anni: la riquali-
ficazione di vecchie aree indu-
striali ormai agonizzanti e la loro
trasformazione in nuovi pezzi di
città dove ci sono lavoro (e questo
al Vega c’è già, dato che occupa
circa 1500 persone, il 20% dell’in-
tera Porto Marghera, con 85 im-
prese in settori innovativi che
producono un fatturato di 220
milioni di euro l’anno) e case a
prezzi accessibili anche ai giova-
ni. «In sintesi qualità della vita -
continua Santini -. Il Vega è
andato in crisi perché era come
una cattedrale nel deserto, gran
lavorio di giorno ma mancanza di
vitalità di sera, di servizi e funzio-
ni che possano connotare un tes-
suto urbano, e anche di una
viabilità decente e di connessioni
con il resto della città».
Dove ci sono già imprese inno-
vative, nei settori green, smart,
ict (tecnologia dell’informazione)
è chiaro che ne arrivano delle
altre, soprattutto se si crea il
tessuto urbano che garantisce la
vita 24 ore su 24, in termini
tecnici chiamato mixitè funziona-
le. «È come all’Aev Terraglio,
dove ci sono già tanti super e iper
mercati, con altri che si vogliono
insediare. Ecco, al Vega vogliamo
fare lo stesso, aggiungendo però
la qualità urbana che all’Aev non
c’è».
Le case, però, non ci sono ed è
difficile pensare che si possano
costruire su aree inquinate da
scarti industriali. «Bisogna pensa-
re all’area vasta, come del resto
stabilisce il Pat che mette a
sistema le aree del Vega, di via
Torino e di Forte Marghera. Spa-
zio per la residenza, dunque, ce
n’è. E in ogni caso, anche limitan-
doci agli spazi del Parco scientifi-
co, una residenza temporanea è
possibile: stiamo pensando a un
Campus dell’innovazione per chi
lavora nelle imprese».
© riproduzione riservata
L’AD SANTINI
«Tagliamolachiomaperfarlapiùrigogliosa»
IlVegavedelafinedeltunnelNuoveaziendesiinsedianonelParcoscientificochestaaffrontandoilbucoda20milioni
Mestre
I NUMERI
Il Vega occupa circa 1.500
persone, con 85 imprese
in settori innovativi che
producono un fatturato
di 220 milioni di euro l’anno
email: mestrecronaca@gazzettino.it
Redazione via Torino 110, Mestre
Tel. 041.665111 - Fax 041.665160
«A Bilbao un proprietario
terriero ha donato gli ettari
di terreno dov’è stato costrui-
to il museo Guggenheim»
racconta l’architetto Andre-
as Kipar. Nel giro di qualche
anno una città in decadenza
è rinata grazie all’enorme
indotto portato dal Museo.
«Ma è solo grazie a quel
regalo che gli altri proprieta-
ri terrieri, e lo stesso donato-
re, hanno visto aumentare in
modo esponenziale il valore
delle aree. A Marghera, inve-
ce, i proprietari pensano an-
cora in proprio, come singoli
sviluppatori di singoli lotti».
Una prima gemma del cam-
biamento per il quale sta
lavorando il Vega, assieme a
Kipar, è il padiglione per
l’Expo 2015 Venezia. L’im-
presa Condotte investe 20
milioni di euro per una gran-
de struttura vuota che avrà
sicuramente una redditività
molto bassa, perché è un
investimento sul futuro e
una scommessa sulla capaci-
tà di attrazione del padiglio-
ne che, dopo i sei mesi
dell’Expo, diventerà altro e
porterà funzioni nuove al
Parco scientifico, come in-
trattenimento, ristorazione,
tempo libero.
«Città come Bilbao o come
Amburgo ci indicano la stra-
da, ora servono imprenditori
immobiliari illuminati che
accolgano e facciano proprio
il concetto del gratis e dell’in-
vestimento a lungo termine»
continua Kipar che pochi
giorni fa ha partecipato al
convegno internazionale di
studi "Abitando Venezia"
ospitato nella se-
de del Centro Te-
desco di Studi Ve-
neziani a Palazzo
Barbarigo della
Terrazza. «E l’an-
no prossimo, con
tutti gli altri stu-
diosi, lasceremo
Venezia per ritro-
varci a Marghera
proprio nel padi-
glione dell’Expo.
Perché bisogna portare le
persone nei luoghi del cam-
biamento, dove le cose nuo-
ve accadono. Solo così potre-
mo ringiovanire anche la
città storica». È il paradig-
ma dell’albero che Kipar ha
ideato per unificare lo studio
realizzato dal Vega, con il
quale il Parco si appresta ad
affrontare i mercati immobi-
liari: un albero con le radici
in mare, al Lido e a Venezia,
il tronco lungo il ponte della
Libertà e la chioma nell’area
di Porto Marghera e Mestre
fino a Tessera, con al centro
proprio il Vega. (e.t.)
Elisio Trevisan
MESTRE
L’AMMINISTRATORE DELEGATO
«Un’area urbana attorno al centro»
«Dal fallimento abbiamo colto un’opportunità per
rilanciare il Vega. Vogliamo che l’intera area che
gli sta attorno diventi urbana» spiega Tommaso
Santini, l’amministratore delegato di Vega Scarl.
IL PARADIGMA
Via le aziende decotte
spazio a chi innova
VE XIIIDomenica 29 giugno 2014