Lo sviluppo degli apparati radicali in ambito urbano
1. le tumare generale di Bruno Vaglio
1.
Le tumare
Giardino mediterraneo senza irrigazione
Vediamo ciò che siamo pronti a vedere
dunque dobbiamo prepararci a vedere
più di ciò che riteniamo possibile.
H.D. Thoreau
2.
filosofia del giardino arido
Approccio multidisciplinare
Filosofico, scientifico, artistico, poetico, letterario, spirituale
Nomadismo disciplinare tipico del paesaggio
Un giardino deve produrre, non consumare!
3.
filosofia del giardino arido
Giardini non carini, ma biofili
giardini che non si possono creare con il denaro
ma collaborando (sognando e giocando) con la natura e forse solo davvero sentendovisi parte
l’uomo diventa artista rispetto alla natura quando l’accetta come "grande realtà presente"
giardino non è natura ma “eterno correttivo della natura”
4.
filosofia del giardino arido
La nostra idea di giardinieri non è piùù quella di fare giardini ma semmai far capire che in qualsiasi luogo c'è molto di
piùù di quanto si vede.
Vorremmo piuttosto avvicinare le persone all'ascolto della inconoscibile realtàù della terra.
Proponiamo giardinieri di mentalità non discriminante, oziosi creativi e biofili, piùù che “bei giardini” o peggio
ancora “carini”.
5.
filosofia del giardino arido
“qualsiasi pianta tu voglia coltivare, devi capirla nella sua essenza più profonda.
Il pollice verde esiste ed è un mistero solo per coloro che non sono pratici.
Il pollice verde è l’estensione di un cuore verde”.
Russel Page
..con quel empirismo delicato che si identifica nel modo più intimo con l’oggetto e così diventa vera e propria teoria
J. W. Goethe
Non è facile avere un bel giardino: è difficile come governare un regno.
Ci si deve risolvere ad amare anche le imperfezioni, altrimenti ci si illude.
Herman Hesse
6.
paesaggi e giardini a bassa energia di sussidio (minori concimazioni, potature, irrorazioni), dove gli elementi del paesaggio sono regolati
da energia propria
“più con e meno contro natura”
Pensare a paesaggi e giardini a bassa energia di sussidio è la sfida del moderno giardiniere - paesaggista.
La percentuale teorica Energia di Sussidio (% HU), intesa come percentuale di disturbo indotta dall’uomo per il mantenimento dello stato
di quell’elemento; il complementare dell’energia di sussidio è l’habitat naturale dove gli elementi del paesaggio sono regolati da energia
di primo livello o propria.
scienza e arte del giardino arido
7.
Il disegno della vegetazione non segue la tradizione locale, dominata dall’”ordine”, qui semmai si privilegia l’ARMONIA, offrendo uno spazio
morbido, ondulato, dove la distanza a cui di solito è mantenuta la natura è sostituita da una scenografia d’immersione.
Spazio vegetazionale in trasformazione e movimento, secondo una nuova sensibilità estetica europea, informale e uno stile più “naturale”.
Masse compatte e “naturalmente definite” in contrasto a quelle vaporose e leggere delle erbacce e graminacee (gariga e macchia
mediterranea)
Contrasti cromatici, tessiture di fogliami (nuance di verdi e grigi), fioriture, ecc.
scienza e arte del giardino arido
8.
Giardino moderno (in stile naturalista) dove l’individualità del paesaggista è poco evidente e tende ad esprimere la propria poetica in accordo con il tipo di
commessa.
Il giardino tende a perdere una configurazione troppo rigida e, dove sono le piante a disegnare lo spazio, l’elemento vegetale prende il sopravvento;
manufatti e strutture, largamente ridotti diventano occasioni per mettere in evidenza le composizioni di piante e le combinazioni delle fioriture (dove
prevale l’uso di specie spontanee e selvatiche autoctone).
La bellezza del giardino sta nella composizione delle piante che vengono scelte per la tessitura del loro fogliame e accostate tra loro sia in accordo sia in
contrasto; la stagionalità delle piante, cioè la loro ridotta ornamentalità in certi periodi dell’anno, non costituisce una manchevolezza estetica, ma da al
giardino quel ruolo di interprete della natura che ne costituisce l’essenza più profonda.
scienza e arte del giardino arido
9.
Le siepi potate in forma libera, che sembrano richiamare la tipica tecnica di potatura giapponese conservano l’aspetto naturale per dialogare con gli alberi
in un gioco di tessitura di fogliame e di luce (secondo Jacques Wirtz).
Qui si considerano le piante nell’intero loro percorso vitale in modo da apprezzarle anche quando sono sfiorite, o per come si muovono al vento, o per
come si comportano nella brutta stagione.
Sono messe in primo piano le piante, le perenni, spesso criticate per la manutenzione che richiedono, e le graminacee: vengono messe in evidenza la
capacità dinamiche con accostamenti che esaltano l’aspetto naturale tanto da renderle ornamentali in tutte le stagioni, in particolare in autunno.
scienza e arte del giardino arido
10.
Obiettivo: seguire il flusso naturale dei vegetali, inscriversi nella corrente biologica che anima il luogo e orientarla. Non considerare la pianta come
oggetto finito. Non isolarla nel contesto che la fa esistere.
RISULTATO: il gioco delle trasformazioni sconvolge costantemente il disegno del giardino. Tutto è nelle mani del giardiniere. È lui a concepire il giardino. Il
MOVIMENTO è il suo attrezzo, l’erba la sua materia, la vita la sua conoscenza.
È certo difficile immaginare quale aspetto prenderanno i giardini per cui è prevista un’esistenza non inscritta in nessuna forma.
A mio parere, giardini di questo tipo non dovrebbero essere giudicati sulla base della loro forma ma piuttosto sulla base della loro
capacità di tradurre una certa felicità di esistere.
il giardino in movimento
13.
il giardiniere debitore di paesaggi
<Il giardino di Bruno Vaglio non è soltanto un esercizio estetico di alto
valore, è un esempio di moderna cura ecologica che mostra la
possibilità di lavorare con la natura, utilizzando il suo genio. Questo
giardino è il risultato di una grande conoscenza del mondo vegetale e
di una grande economia di mezzi e di lavoro. Un giardino che non
consuma acqua si presenta oggi come un giardino del futuro>
15.
Estasi dello spirito
Incanto mediterraneo
approccio sinestetico per un coinvolgimento plurisensoriale del visitatore verso la piena realtà fenomenologica del luogo
La natura ci parla, ma noi siamo in grado di capirla? Sì risponde Goethe se siamo capaci di leggere non nel ma il puro apparire dei fenomeni;
se siamo in grado di vedere il seme trasformarsi in foglia, la foglia in calice, il calice in petali, il fiore in frutto e questi di nuovo in seme. Serie di forme e
trasformazioni, ecco la natura. Una totalità armonica governata da leggi aperte alla vista di chi non va alla ricerca di meccanismi e cause occulte, ma di chi si
sofferma sull'esteriorità degli organismi, che ne coglie toni e sfumature, somiglianze e differenze con altre figure.
Per vedere bene un fenomeno vegetale occorre anche saperlo creare e, in questo senso, solo i giardinieri sanno vedere veramente i paesaggi vegetali!
16.
Diventare giardinieri
Il fatto vero è che usando queste sostanze chimiche (……) la gente ha inconsapevolmente diffuso le condizioni in
cui questa paura infondata può diventare realtà.
Masanobu Fukuoka
17.
Diventare giardinieri
Giardino Senza Trucchi
Senza impianti irrigui (tubi neri)
Senza motori (rumori e gas di scarico)
Senza fertilizzanti (palline blu)
Senza pesticidi (lo sterminio dei buoni e dei cattivi)
Non esistono rifiuti
giardino carbon sink
effetti della lettiera auto fertilizzazione
auto aerazione
il vuoto
ciò che è veramente essenziale, anche nel giardino, risiede nel vuoto (onni accogliente = poiché può contenere tutto).
18.
Diventare giardinieri
diventare giardinieri
diventare giardinieri è impossibile senza uno spiccato senso di osservazione
diventare giardinieri significa fare il meno possibile (necessario) ma farlo bene
se non lo siete, come raccomandava il grande giardiniere Jorn de Précy,
dovrete diventare pigri,
dovrete osare e credere al vostro intuito
significa sentire le leggi che regolano la vita
prodigarsi ad assecondare queste leggi.
La prima legge ci dice che tutto è interconnesso.
Agire su un fattore significa intervenire sul sistema.
Il sistema tende ad un suo equilibrio
compito del giardiniere è sentirlo e poi assecondarlo.
Trovare cooperazione tra il proprio genio e il genio naturale.
19.
Diventare giardinieri
concludendo
(in tre passi)
1) Le piante, dopo averle sognate e averle proposte al giardino, dobbiamo puntare a tradulre (siano esse autoctone od esotiche) in quello che è il linguaggio
del parco e del giardino; come dobbiamo anche provare a tradurre questi spazi nei linguaggi dei paesaggi che li ospitano.
2) Dobbiamo appassionarci allo spazio, convertendoci e diventando giardinieri, solo così assicureremo il giardino alla provvisorietà che lo rende diverso
dalle altre opere del genio umano.
3) un giardino autenticamente personale non può che essere autobiografico, nel senso che il (suo) giardiniere non può evitare di trasferire la propria
nostalgia.
21.
L’identità climatica mediterranea
Mentalità mediterranea
Il clima mediterraneo è il meno esteso dei climi temperati.
Occupa appena il 2% ma raccoglie oltre il 20% della biodiversità planetaria.
Di cui 2/3 sono concentrati nel bacino mediterraneo.
È caratterizzato da un lungo periodo di siccità estiva ed inverni miti.
L'associazione di estati secche con inverni piovosi rappresenta un carattere peculiare del clima
mediterraneo (nella quasi totalità dei climi (esclusi quelli marittimi costante e quelli desertici in cui
non piove quasi mai) la maggior parte delle precipitazioni cade nel semestre caldo.
CONTRADDIZIONE FITOCLIMATICA
Il mare contribuisce a determinare il clima, il quale è temperato caldo, con escursioni termiche
giornaliere ed annue modeste (inferiori a 21 °C): infatti il mare trattiene il calore estivo e lo rilascia
durante l'inverno.
22.
L’identità climatica mediterranea
Mentalità mediterranea
Il clima mediterraneo è diffuso in 5 aree del pianeta e occupa appena il 2% del territorio emerso su cui è concentrata il 20% della
biodiversità vegetale.
2/3 - Bacino mediterraneo
1/3 - Cile (matorral)
- Sudafrica (finbos)
- Australia (malleé)
- California (chaparral)
Inverni miti ed umidi
Estati secche e calde
23.
Il bioma mediterraneo
Mappa delle zone a clima mediterraneo del pianeta
Cile (matorral)
Sudafrica (finbos)
Australia (malleé)
California (chaparral)
Bacino mediterraneo (macchia)
24.
L’identità climatica mediterranea
Mentalità mediterranea
Tra il 30° e il 40° parallelo NORD e SUD
Territori posti a EST delle correnti oceaniche fredde che danno origine alle piogge invernali (differenza con i deserti)
Sierra Nevada
Salento
25.
……………………….
Il clima mediterraneo
Il lungo periodo arido mediterraneo
ostacola la crescita delle piante e la
biochimica del suolo riducendo così la
velocità della formazione delle coperture
vegetali e dei suoli
31.
La piovosità del Salento
La piovosità del Salento va da un minimo di 600 mm ad un massimo di 900 mm annui.
Cattiva distribuzione delle piogge durante l’anno, oltre ad una irregolarità nella quantità di pioggia stagionale e annuale.
I giorni piovosi variano da un minimo di 55 ad un massimo di 75, concentrati per la maggior parte nel periodo più piovoso, tra ottobre e
febbraio.
Il periodo di aridità va da maggio a tutto settembre.
Il Salento rientra, secondo la carta biocliamtica proposta dall’UNESCO (1960) nella zona del clima termomediterraneo accentuato, con un
indice xerotermico (numero di giorni biologicamente secchi) compreso tra 125 e 138.
32.
La piovosità del Salento
Piovosità media 550 mm
Evapotraspirazione (di riferimento) 1100 mm
Deficit Idrico Climatico (DIC) 550 mm
Evapora il doppio di quanto piove!!!
Luglio (mese più arido)
Novembre (mese più umido)
33.
La piovosità del Salento
Luglio (piove 18 mm – evapotraspira 163 mm)
Condizione da piante succulente del deserto
Novembre (piove 80 mm – evapotraspira 37 mm)
Condizione da piante latifoglie di foresta temperata umida
Quindi le piante degli ambienti mediterranei devono essere innanzitutto adatte alla estrema variabilità climatica
stagionale
34.
Il terreno ideale
Terreno superficiale e roccioso purché fessurato in cui si genera una microidrologia sotterranea
Terreno profondo in cui d’estate si libera lentamente acqua dalle argille
L’importante è creare sempre degli abbondanti volumi di franco di coltivazione accogliente e di pronta abitabilità per incoraggiare le nuove radici che
vi si devono inoltrare.
Se ricco e pesante dovrà essere alleggerito (impoverito) con frazioni granulometriche grossolane che allontanino la base della pianta dalla umidità
persistente.
Queste piante amano stare all’asciutto e andarsi a prendere lontano l’acqua che serve.
35.
Le mangiatrici di ambrosia
Il terreno ideale
“Il giardino non comincia col fiore. Infatti, prima di pensare ai fiori, si deve, nel vero senso della parola, <fare la terra>, perché essa, in
realtà, in nessun luogo si trova già pronta”
“Salvo poche eccezioni, nessuna di queste piante <mangiatrici di ambrosia> ama quella vivanda grassa e volgare che noi chiamiamo
<terra da giardini>; esse vogliono cibi più asciutti e spirituali: ma chi è in grado di fornire a queste piante tali <cibi>?”
Rudolf Borchardt - Il giardiniere appassionato
36.
Il terreno ideale
Karel Capek
(sfiorato, coinvolto e infine rapito dalla passione per il giardino)
L’Anno del giardiniere
Dovresti avere un giardino quanto un palmo, dovresti avere almeno una piccola aiuola per conoscere quello che
calpesti. Allora ragazzo mio vedresti che nemmeno le nuvole sono così varie, così belle e terribili quanto il terreno
sotto i tuoi piedi. Conosceresti il terreno fangoso, freddo, pietroso e sporco; riconosceresti il terriccio areato e leggero
come il panpepato, tiepido leggero e buono come il pane, e diresti che è bello, come lo dici delle donne o delle
nuvole.
37.
Il terreno ideale
Il buon terreno è come il buon cibo, non deve essere né troppo grasso né troppo pesante né troppo freddo né troppo
bagnato né troppo secco né troppo appiccicoso né troppo duro né troppo friabile né troppo crudo; deve essere come
il pane, come il panpepato, come una focaccia, come una pasta lievitata; si deve poter spargere, ma non si deve
sbriciolare; si deve rompere sotto la vanga, ma non deve schioccare; non deve formare né banchi e né creste né lastre
né bozzi, bensì quando lo rivoltare a vanga piena ha il piacere di respirare e di frantumarsi in zolle e in terriccio
granuloso. Allora questo sarà un terreno gustoso e commestibile, educato e raffinato, un terreno profondo e tiepido,
permeabile, ventilato e morbido, insomma un buon terreno, così come ci sono buone persone; e come è noto, in
questa valle di lacrime non c’è niente di meglio.
39.
I rapporti acqua/terreno
Si aumenta la CIU (capacità idrica utile) dei suoli, aumentandone la loro permeabilità (tessitura – struttura –
dotazione organico / umica)
Sostituire le lavorazioni del terreno che disseccano i suoli, con piante di copertura e abbondanti pacciamature
minerali e organiche che ne aumentano la permeabilità grazie alla porosità di superficie creata dalla fauna
epigea e dalle radici delle piante
1 mm di acqua impregna 1 mm di terreno in un suolo agricolo condotto con l’agricoltura convenzionale
1 mm di acqua impregna 1 cm di terreno in un terreno sotto copertura (vegetazione e/o pacciamatura aorganica
e minerale)
Studi specifici hanno dimostrato che ciò equivale ad una maggiore efficienza del fronte di umettazione e di
conseguenza di dividere per tre l’irrigazione