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Vivere il Vangelo sotto le bombe

03-03-2012 di Maddalena Maltese
Fonte: Città Nuova


La comunità dei focolari in Siria affronta momenti drammatici senza perdere la speranza della pace. La
lettera della presidente del movimento: «Continuiamo a iniettare l’amore dove non c’è»

   La città di Homs continua ad essere un campo di battaglia tra l’esercito governativo e i rivoluzionari.
I bombardamenti continui hanno costretto alla fuga migliaia di persone. Alcuni membri del movimento
dei focolari sono invece rimasti: non riescono a lasciare le loro case senza rischiare la morte,
nonostante in un villaggio vicino si siano già approntati alloggi per accoglierli. «Piovono bombe
dappertutto», raccontano con particolari drammatici. «Nel nostro quartiere, a forte presenza cristiana,
si sono infiltrati i rivoluzionari. Hanno requisito le case vuote e costringono le famiglie a lasciare quelle
occupate per consegnarli a parenti ed amici fuggiti da altri quartieri. La maggior parte però viene
utilizzata come postazioni per l’attacco frontale all’esercito».I miliziani di Assad appaiono impreparati a
questo confronto diretto e si concentrano più sui bombardamenti, abbandonando intere zone della città
in mano alla controparte.


  Comincia a scarseggiare seriamente il cibo. «Stiamo usando quello che abbiamo, poi si vedrà» racconta
una delle famiglie rimaste. Manca l’elettricità da venti giorni. «Ieri sera chiusi nella stanza più sicura
della casa, sentivamo la pioggia di bombe e recitavamo insieme il rosario», racconta un’altra famiglia:
padre, madre e due bambini. Ci siamo ricordati di Chiara Lubich e della sua esperienza a Trento durante
la Seconda guerra mondiale: in mezzo alla distruzione sentiamo che solo l’Amore può cambiare i cuori e
fermare le armi».


  Il Paese ha perso la sua sicurezza: rapimenti, furti e uccisioni anche a semplice scopo di lucro
cominciano a diventare più ricorrenti. A Damasco e Aleppo, la vita sembra mantenere una parvenza di
normalità, ma i ritmi sono decisamente cambiati. Le scuole infatti modificano gli orari di ingresso e
uscita e alcune si sono trasferite in quartieri più sicuri. Il weekend, dopo i micidiali attentanti delle
scorse settimane è il momento più difficile: si ha paura e ci si muove ma con molta prudenza. Si prova
ad incontrarsi, in piccoli gruppi, per incoraggiarsi nel vivere il vangelo e nel costruire ponti di
riconciliazione pur nella precarietà e nei disagi, continuando con «fermezza a credere nel miracolo della
pace», così scrivono a Città Nuova.


  Maria Voce, presidente dei Focolari è in costante contatto con le comunità siriane e partecipa dello
smarrimento e della sofferenza per i continui bombardamenti e per gli attentati. «Chiediamo con fede
al Padre che si trovi una giusta soluzione per la fine di ogni forma di violenza, perche ritorni al più
presto la pace», ha scritto nell’ultima lettera indirizzata alle persone del movimento. E ha concluso
incoraggiandoli a «iniettare l’amore dove non c’è, attuando con intensità la Parola (del Vangelo) affinché
le cantine buie del mondo si illuminino». Tutto il movimento nel mondo si è unito a questi auspici e spera
in una soluzione immediata del conflitto che insanguina il Paese da quasi un anno.

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